L’EGEMONIA DI ATENE
NELL'ETA' DI PERICLE

Lo rimproveravano Pericle che spendeva troppi denari per le monumentali costruzioni
"Userò allora i miei denari, però com'è giusto, metterò nei monumenti la mia firma, non quella di Atene".

L'ETA' D'ORO DEL PERIODO DI PERICLE >>>>>>

Prof. Giovanni Pellegrino

In questo articolo prenderemo in considerazione il periodo dell’egemonia ateniese durante l’età di Pericle.



Nei decenni che seguirono alla vittoria contro i persiani si verificò una sorta di spartizione in “sfere d’influenza” fra le due poleis principali.
Sparta accentuò i suoi caratteri di potenza terrestre agricola e militare e limitò il suo raggio d’azione al Peloponneso di cui pure faticava a mantenere il controllo soprattutto per le ribellioni degli iloti.

Atene si sviluppò come potenza navale e commerciale gestendo traffici sempre più importanti nell’Egeo e nel mar Nero e affermando la propria egemonia nel mondo greco insulare.

Per un certo periodo questa spartizione dei ruoli e del potere garantì una certa stabilità al mondo greco. Sparta era disposta ad accettare l’espansione ateniese pur di mantenere il proprio equilibrio sociale e politico interno. Mentre Atene guidata dall’aristocratico Cimone era interessata a mantenere buoni rapporti con Sparta espandendo nel contempo la propria potenza nell’Egeo.

Cimone dominò la scena politica ateniese dal 471 al 461 a.C. quando venne ostracizzato su iniziativa delle correnti più democratiche guidate da Pericle il grande uomo politico che governò Atene fino alla morte avvenuta nel 429 a.C.

In questi 30 anni definiti “l’età di Pericle” Atene conobbe il suo massimo sviluppo sotto ogni aspetto. Dal punto di vista politico fu l’epoca in cui la democrazia ateniese si consolidò e si ampliò. Atene era ormai una città che non si fondava più sulla terra ma sull’artigianato e sui commerci e nella quale i ceti sociali non aristocratici (artigiani mercanti contadini persino i salariati) avevano assunto una tale importanza da guadagnarsi il diritto di guidare in prima persona la polis.

D’altra parte nel 451 a.C. Pericle introdusse una legge sulla cittadinanza molto restrittiva: poteva essere cittadino ateniese solo chi era figlio di genitori entrambi ateniesi.

La legge mirava a limitare e stabilizzare il numero dei cittadini ateniesi dato che essi godevano di diritti sempre più ampi e costosi per lo stato.
Dunque anche la democraticissima Atene si mostrava sempre molto restia a includere nella sfera della cittadinanza membri esterni.

L’Atene di Pericle (che fu eletto stratego per 15 anni di seguito dal 443 al 429 a.C. dominando incontrastato la vita politica della città) era la più florida e popolosa città della Grecia ed inoltre era anche la più grande città del Mediterraneo. Si stima che contasse da 40.000 a 60.000 cittadini maschi adulti cui si devono aggiungere le donne i bambini e gli stranieri residenti chiamati meteci che i commerci attiravano in gran numero.
Secondo le stime più attendibili i meteci che risiedevano ad Atene erano da 10.000 a 20.000. Ma i imeteci non potevano votare l’assemblea né possedere terre. Inoltre dovevano versare una tassa particolare e dare il loro contributo in guerra.
Tuttavia erano tutelati dalla legge ed erano ben integrati nella vita della città che riconosceva il loro ruolo fondamentale nell’artigianato e nei commerci.

Per quanto riguarda gli schiavi non è possibile sapere quanti fossero. Tuttavia la stima di 100.000-150.000 schiavi presenti ad Atene appare la più ragionevole e probabile.
Nell’insieme da 300.000 a 500.000 persone risiedevano nell’Attica su un totale di forze 2 milioni totale di greci.
Pericle fece di Atene la capitale economica politica e culturale della Grecia egli favorì la presenza in città dei maggiori intellettuali (filosofi poeti artisti).
Realizzò un grandioso programma di edilizia pubblica che ebbe il suo culmine e il suo capolavoro nella ricostruzione dell’acropoli devastata dai persiani.

Grandiosa fu anche la costruzione del Partenone il grande tempio dedicato ad Atene.
(che abbiamo visto in apertura )

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Come veniva finanziato tutto questo? In Grecia non esistevano le imposte come noi le intendiamo. Le entrate dello stato ateniese derivavano dalle tasse portuali (circa il 2% del valore delle merci) delle proprietà pubbliche (come le miniere d’argento del laurio) dalle multe e dalla tassa sui meteci.
I cittadini benestanti partecipavano alle spese pubbliche (dalla costruzione delle navi all’allestimento degli spettacoli teatrali) versando contributi volontari chiamate liturgie. I fondi rimanenti non potevano venire che da una sola fonte ovvero i tributi degli alleati.

Gli oppositori di Atene e di Pericle sostenevano che la città attica mantenesse la propria democrazia a spese degli altri greci. In effetti i tributi versati dalle città alleate erano necessari per pagare gli altri costi della distribuzione delle cariche pubbliche nonché per ottenere e mantenere il consenso del demos interessato allo sviluppo della flotta ai commerci e alle opere pubbliche.

Prenderemo ora in considerazione la politica estera di Pericle.
Nei confronti dei persiani Pericle fu inizialmente tutt’altro che accomodante. Infatti egli tra il 461 e il 455 a.C. inviò una spedizione in Egitto in appoggio a una ribellione anti persiana che lì si era accesa. Il totale fallimento di questa iniziativa lo convinse però a instaurare rapporti più pacifici con i persiani per mezzo della pace di Callia del 449 a.C.

I persiani accettarono di non entrare più con le loro navi nell’Egeo che divenne così in pratica un mare ateniese. A loro volta i greci si impegnavano a non intromettersi negli affari persiani. Molto tesi erano i rapporti con Sparta. Infatti frequenti erano gli scontri diretti e indiretti tra la lega di Delo e la lega del Peloponneso.

Tale lega comprendeva Sparta e i suoi alleati.
Nel 446 a.C. le due potenze rivali sottoscrissero una pace trentennale. Con tale pace venne stabilito che le città neutrali fossero libere di aderire all’una o all’altra coalizione e che ogni controversia venisse risolta per via diplomatica. Tale pace trentennale era un tentativo di garantire una certa stabilità in Grecia riconoscendo all’avversario l’egemonia nel rispettivo campo.

Tuttavia tale tentativo di garantire la stabilità nel mondo greco fallì non reggendo alla prova dei fatti. Infatti tale pace trentennale nella primavera del 431 a.C. venne infranta.
Di conseguenza iniziò tra le due città un lungo conflitto passato alla storia come Guerra del Peloponneso.

Dobbiamo mettere in evidenza che tale guerra si concluse con la sconfitta di Atene. La guerra del Peloponneso fu per i greci di allora qualcosa di simile alle nostre guerre mondiali.

Vogliamo concludere tale articolo mettendo in evidenza che lo sfrenato imperialismo ateniese fu la causa principale della guerra nel Peloponneso.
In conclusione riteniamo opportuno riportare le parole con le quali Tucidide definì la guerra del Peloponneso: "Il più grande sconvolgimento che abbia interessato i greci e una parte dei barbari e che si sia esteso per così dire alla maggior parte dell’umanità”

Prof. Giovanni Pellegrino

 

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