Considerazioni sul pensiero di
Plotino



In questo articolo prenderemo in considerazione i principali elementi del pensiero di Plotino , il maggior rappresentante del neoplatonismo.
Il neoplatonismo è l’ultima manifestazione del platonismo nel mondo antico .

Sebbene Plotino presenti il suo pensiero come un semplice sviluppo del platonismo il suo sistema costituisce una filosofia nuova e profondamente originale in cui sono presenti alcuni dei motivi più tipici della filosofia greca . In Plotino infatti troviamo elementi del pensiero di Parmenide Eraclito dei pitagorici di Platone di Aristotele e degli Stoici.

Plotino pur partendo dalla molteplicità delle cose pone immediatamente in maniera decisa l’unità delle cose . Infatti argomenta il filosofo la molteplicità sarebbe impensabile senza l’unità . Ovviamente afferma Plotino gli esseri minori hanno meno unità mentre gli esseri maggiori ne hanno di più finché di grado in grado si giunge all’ Uno assoluto da cui tutto deriva e grazie a cui i molti sono.

In conclusione per Plotino se la radice dell’essere è l’unità la radice dell’universo è l’Uno , il cosiddetto Uno primo .
Plotino afferma che l’Uno in quanto principio dei molti è radicalmente diverso da tutto ciò di cui è principio .
Innanzitutto l’Uno è infinito ( apeiron) .

Superando ogni riserva mentale circa il concetto di infinito Plotino giunge al concetto metafisico dell’infinito come “ illimitatezza della potenza” precisando appunto che l’Uno occorre concepirlo infinito per il fatto che la sua potenza non è circoscritta . In quanto infinito l’Uno è privo di forma e di figura. E siccome dove non c’è forma non c’è neppure essere o essenza l’Uno è aldilà dell’essere e aldilà della sostanza.

Per gli stessi motivi l’essere è al difuori di ogni determinazione quantitativa e spazio-temporale . In sintesi in quanto infinito l’Uno non può essere definito mediante attributi finiti. In virtù di questa sua natura trans-finita l’Uno risulta inesauribile e ben lungi dal con= figurarsi come argomento di discorso e oggetto di scienza pertanto appare come l’assolutamente Altro .

Di conseguenza dell’Uno si può soltanto dire ciò che non è e assolutamente non ciò che è . In tal modo Plotino da inizio a quella che in seguito sarà chiamata “ teologia negativa”.
Per teologia negativa si intende la teoria secondo la quale ogni discorso su Dio può essere fatto solo per via negativa ossia affermando non ciò che egli è ma solo ciò che egli non è.


Il termine è successivo a Plotino ma si applica bene al suo pensiero .
Tuttavia ispirandosi a Platone Plotino parla dell’Uno anche in termini di Bene sottolineando il fatto che egli è tale soprattutto in relazione al mondo il quale non può fare a meno di rapportarsi a lui come ad un supremo oggetto di desiderio.

L’Uno può anche essere detto Causa senza dimenticare che l’espressione vale solo per noi uomini in quanto noi possediamo qualcosa di Lui mentre Egli in realtà persevera in sé stesso . Ma se Dio è l’assolutamente altro dal mondo Plotino rischia di contraddirsi tutte le volte che ne parla o pretende di fornire una qualche determinazione positiva .

Ma come è possibile filosofare sull’ Uno e sui suoi rapporti con il mondo?

Plotino che vuole salvare al tempo stesso la trascendenza ineffabile dell’Uno è la spiegazione del mondo tramite l’Uno ricorre a un linguaggio allusivo e metaforico.
Ma tale linguaggio non elimina ma sposta soltanto la contraddizione ma quali sono i due interrogativi di fondo che scaturiscono dalla sua filosofia?
i due interrogativi in questione sono : perché dall’Uno derivano i molti? Come avviene tale derivazione?

Circa il primo interrogativo Plotino afferma che nella sua perfezione l’Uno non ha certo bisogno del mondo.
Ma allora perché l’Uno non rimane unico?
Plotino risolve il problema con l’immagine figurata di una “ sovrabbondanza “ d’essere che non può fare a meno di “ traboccare” e di “ generare”. Il mondo secondo Plotino non è una realtà intenzionalmente voluta dall’Uno ma è un prodotto che scaturisce inevitabilmente dall’essere “ ridondante” dell’Uno.

Al secondo interrogativo Plotino risponde con i concetti-metafora di irradiazione e di emanazione .
Tali concetti vengono espressi dal filosofo con una serie di immagini famose .

La più celebre di tali immagini è certamente quella in cui il procedere del reale da un principio supremo è identificato con l’irradiarsi della luce da una fonte luminosa centrale.
Altrettanto note le immagini del fuoco che emana calore , della neve che produce il gelo e della sostanza odorosa che emana il profumo.
In generale possiamo dire che l’emanazione plotiniana si configura come un processo per cui dall’Uno derivano necessariamente i molti attraverso una serie di gradi d’essere sempre meno perfetta a mano a mano che ci si allontana dal principio iniziale.

Il processo di emanazione del mondo da Dio si concretizza secondo Plotino in una serie di ipostasi ( realtà sostanziali per sé sussistenze). La prima ipostasi è l’Uno stesso concepito come realtà che è impotenza le cose che da lui si irradiano .La seconda ipostasi è l’Intelletto che sorge da una contemplazione dell’Uno ma che rispetto all’assoluta semplicità di quest’ultimo implica già uno sdoppiamento tra soggetto pensante ed oggetto pensato.
Ma che cosa pensa l’intelletto?

Plotino rifacendosi alla concezione aristotelica di Dio risponde che esso pensa tutti gli infiniti pensieri pensabili ossia quei modelli eterni delle cose che sono le idee platoniche .
In tal modo se l’Uno è potenza di tutte le cose l’intelletto è l’esplicazione di tutte le forme dell’essere.

Per Plotino la terza ipostasi è l’Anima .
L’Anima da un lato guarda l’Intelletto da cui riceve la luce dell’essenze archetipe.
Dall’altro lato l’Anima guarda ciò che è dopo di lei e lo ordina tramite le idee con= siderate non solo come modelli o archetipi ma anche come forme plasmatrici nonché forze vivificanti .
Così l’Anima ha una parte superiore che è rivolta all’intelletto ed una parte inferiore che è rivolta al corpo che da essa emana.

Unendosi al corpo l’Anima diviene “ Anima del mondo" e Provvidenza ( sia pure in un senso diverso da quello cristiano).
Infatti per Provvidenza Plotino non intende un’azione divina consapevole ed intenzionale bensì solo l’ordine che automaticamente si stabilisce ai livelli inferiori per il fatto stesso che essi riproducono a loro modo l’unità dei livelli superiori e ne sono l’immagine in forma sempre più sfocata.

L’Uno intelletto e l’Anima universale costituiscono il mondo intellegibile.
Il mondo corporeo che deriva dall’Anima implica anche per la sua formazione un altro principio.
Questo è principio è la materia che Plotino concepisce negativamente ossia come privazione del positivo.
La materia si trova all’estremità inferiore della scala alla cui sommità c’è Dio.
Essa è l’oscurità che comincia là dove termina la luce.
Come tale la materia è non essere e male intendendo con questi termini non l’opposto del bene e dell’essere ma la loro assenza o privazione.
Iniziato con la discesa dell’Uno nei molti il circolo cosmico termina con il ritorno dei molti all’Uno.
Collocate tra l’Uno e la materia le Anime non possono fare a meno di avvertire il richiamo dell’Uno l’essere dal quale nacquero .

Di conseguenza la “ nostalgia dell’Uno” si configura come la cifra metafisica di tutto il pensiero di Plotino il quale si riporta alla vita come a una sorta di esilio .
Secondo Plotino il ritorno all’Uno è un itinerario che l’uomo può iniziare e percorrere solo mediante il ritorno a sé stesso e l’abbandono delle cose esteriori. Da ciò l’appello di Plotino alla coscienza intesa come raccoglimento ed autoascolto interiore.
L’uomo è costituito da materia ed Anima .
Le singole anime sono parti o meglio immagini o riflessi dell’Anima del mondo.
L’Anima del mondo penetra e vivifica la materia ma rimane in sé stessa unica e indivisibile .

Ribadiamo che l’uomo per tornare all’Uno deve utilizzare vere e proprie vie del ritorno che risiedono nell’arte nell’amore e nella filosofia.
L’arte è la contemplazione della bellezza la quale essendo forma emergente della materia si configura platonicamente come il riflesso dell’idea ovvero come lo splendore dell’intellegibile nel sensibile .

Per mezzo dell’Amore l’uomo si solleva gradualmente dalla contemplazione della bellezza corporea a quella incorporea la quale è immagine o riflesso del Bene. Infine con la filosofia l’uomo procede verso la fonte stessa della bellezza ossia verso l’Uno in sé.

Concludiamo tale articolo mettendo in evidenza che all’Uno-Dio l’Uomo può giungere solo attraverso l’estasi ossia per mezzo di un amoroso contatto e di una sovrarazionale immedesimazione con l’ineffabile .

Prof. Giovanni Pellegrino

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