CAPITOLO 11
Guerre sante…ma non troppo! (A.D. 1600-1699)
L'Europa del Seicento - La Guerra dei trent'anni - Francia in salita… Spagna in discesa!
La rivoluzione inglese, e la questione irlandese. - L’Italia sotto la dominazione spagnola
L' ultima crociata - L’America del Seicento - L’Asia del Seicento.


I
L'Europa del Seicento

All'inizio del XVII l'Europa era più divisa che mai, politicamente e religiosamente.
Nelle tante guerre che si sono svolte, dal 1600 in poi, c'è spesso stata una componente religiosa, ma è difficilissimo capire, se, e fino che punto, i contendenti erano veramente convinti di fare una "guerra santa".
Anche nelle prime crociate, chi combatteva si aspettava anche una ricompensa "terrena", ma, negli ultimi due secoli, l'Europa si era "laicizzata", e la religione contava molto, molto meno!
L'avvento della Riforma aveva riacceso il fervore religioso di molti.
I protestanti avevano tradotto la Bibbia nelle loro lingue e avevano cominciato a leggerla in pubblico e in privato. Anche i cattolici per non essere da meno loro avversari erano diventati, all'inizio, più “praticanti".
Il fanatismo religioso alla fine del XVI secolo, era la regola, per cattolici e protestanti…ma fino a che punto un fanatico é veramente religioso?
Prima della Riforma le nazioni dell'Europa occidentale, tutte cattoliche, si facevano la guerra lo stesso. Le differenze religiose avevano creato solo un altro motivo di conflitto.
Che cosa animava di più un soldato nel Seicento: la religione o il sentimento d’appartenenza alla propria nazione (o regione, o città)?
Certo non è stato un caso che, popoli già nemici, si sono ritrovati poi ad avere anche una religione diversa.
Spagna cattolicissima contro Inghilterra e Olanda Protestanti.
Polonia cattolica, contro Prussia protestante, e Russia ortodossa.
Persino territori vicini, divisi da antiche rivalità regionali e commerciali, finirono per abbracciare religioni diverse. Questo vale per Belgio e Olanda, ma anche per tanti principati e città della Germania.
Anche nelle Isole Britanniche la Scozia (in contrapposizione alla vicina Inghilterra “anglicana”) aveva scelto la fede calvinista, mentre l'Irlanda era rimasta cattolica…
Un caso particolare è quello della Francia che aveva nemici sia cattolici che protestanti, e teneva (forse per questo) una posizione ambigua.
Il re di Francia favoriva gli stati protestanti tedeschi contro gli Asburgo ma all'interno (nonostante l'editto di Nantes) continuava a contrastare gli Ugonotti, che per salvaguardare la loro autonomia cominciarono ad appoggiarsi all'Inghilterra protestante…

Ancora più complicata era la situazione nel centro Europa dove gli Asburgo, che avevano ancora il titolo d’imperatore, cercavano di estendere il loro dominio effettivo.
Nel 1612, divenne imperatore Mattia d'Asburgo che era anche re di Boemia e d’Ungheria.
La corona dell'Ungheria (ancora sotto il dominio turco) era solo virtuale, ma i territori controllati dagli Asburgo erano comunque molto estesi: da Trento a Vienna, da Praga a Trieste…
In Germania si erano formate due leghe: una di principi cattolici e l'altra di principi protestanti.
I protestanti cercarono appoggio dall'Inghilterra e dall'Olanda (e anche della Francia!), mentre i principi cattolici erano i naturali alleati degli Asburgo …
Gli Asburgo erano cattolici, ma nei loro territori i protestanti, più o meno tollerati, erano tanti.
La comunità protestante più numerosa era in Boemia dove, anche questa volta, la lotta religiosa finì per diventare una guerra di liberazione nazionale.
I protestanti boemi temevano di perdere la loro libertà religiosa, ma tutti i Cechi non gradivano di essere diventati parte di un impero dominato dagli Austriaci…
Nel 1618 i protestanti boemi, guidati dal conte di Thurn, assaltarono il Castello di Praga e buttarono giù dalla finestra tre rappresentanti dell'imperatore.
Questo episodio, noto come "la defenestrazione di Praga", diede inizio a quella che poi fu chiamata la "Guerra dei trent'anni".
Questa guerra fu la più sanguinosa delle tante tra cattolici e protestanti, ma (almeno!) fu anche l'ultimo conflitto tra nazioni cristiane che può essere, almeno in parte, definito come "guerra santa"!

II
La Guerra dei trent'anni

Mattia d'Asburgo morì poco dopo lo scoppio della ribellione della Boemia.
Il suo successore fu suo cugino Ferdinando II che si trovò ad affrontare non più una semplice rivolta, ma una grande guerra che metteva in pericolo l'esistenza stessa del suo impero.
A favore dei boemi si schierarono tutti i principi tedeschi protestanti, in particolare Giovanni Giorgio Elettore di Sassonia, e Federico, elettore del Palatinato, che fu nominato dagli insorti, re di Boemia al posto di Ferdinando.
Gli eserciti di Federico e del conte di Thurn marciarono su Vienna, e la misero sotto assedio.
Ferdinando II cercò allora degli alleati.
In Germania ottenne l'appoggio di Massimiliano di Baviera, capo della Lega cattolica.
Un altro importante alleato fu Filippo III di Spagna, che con le sue truppe attaccò il Palatinato.
Nel 1620 le truppe austriache e bavaresi marciarono all'interno della Boemia. I ribelli tentarono un ultima resistenza in quella che poi fu chiamata la "battaglia della montagna bianca" vicino Praga.
E' la fine dei protestanti boemi, ma anche dell'Indipendenza dei Cechi, che rimasero sotto gli Asburgo fino al 1918.

Rimaneva aperta la questione del Palatinato, invaso dalla truppe bavaresi e spagnole.
Federico, sconfitto, e abbandonato anche da molti principi protestanti, era disposto a rinunciare ad ogni pretesa sul trono di Boemia, ma l'imperatore aveva promesso, lo stesso Palatinato a Massimiliano di Baviera…e ogni promessa é debito!
Nel 1623 l'imperatore cedette il titolo d’elettore del Palatinato a Massimiliano, ma questo atto spostava l'equilibrio della Germania eccessivamente a favore dei cattolici, e dell'imperatore.
Tutte le potenze protestanti si mobilitarono: Inghilterra, Olanda, Danimarca, Svezia…ma nessuno si decideva a mandare truppe. Anche Luigi XIII di Francia (o meglio il suo primo ministro, il cardinale Richelieu!) tentennava, diviso tra l'antica rivalità con gli Asburgo, e la sua avversione per i protestanti con cui in Francia era in guerra…

L’unico che si decise ad intervenire, a difesa dei protestanti, fu re Cristiano di Danimarca, ma non fu di nessun aiuto. Nel 1626 l'esercito di Cristiano fu clamorosamente sconfitto a Lutter, e la stessa Danimarca fu invasa. Il re fu costretto a promettere a Massimiliano che si sarebbe per sempre tenuto fuori dalle "faccende interne" dell'impero.
La guerra sembrava volgere in favore dei cattolici…anzi dell'Imperatore che cominciava a credere di poter ridare significato al Sacro Romano Impero…
Poi nella guerra intervennero altre due potenze (Svezia e Francia), e la guerra prese un andamento completamente diverso.

Nel 1629 la Svezia, con la mediazione della Francia, aveva terminato una lunga guerra con la Polonia, annettendosi vasti territori sul Baltico.
Re Gustavo Adolfo di Svezia voleva di più. Intendeva approfittare della guerra in Germania per ingrandirsi verso sud.
Naturalmente anche Gustavo Adolfo assunse il ruolo di "difensore della fede protestante", ma questo non gli impedì di prendere accordi (all’inizio solo finanziari) col re cattolico Luigi XIII (e col cardinale Richelieu!) che, nel 1628, avevano sconfitto i protestanti che occupavano la fortezza della Rochelle.

Nel 1632 Gustavo Adolfo sbarcò in Pomerania, e, con l'appoggio dei principi di Sassonia e Brandeburgo, avanzò verso sud, fino a Monaco e a Praga.
L'unico in grado di resistergli era il generale Wallestein che riconquistò la Boemia e avanzò verso la Sassonia. Nella battaglia di Lutzen ci fu uno scontro di esito dubbio: la vittoria viene di solito attribuita agli Svedesi, ma re Gustavo Adolfo morì in battaglia, ed entrambe le parti ebbero gravissime perdite.
Dopo la morte del loro re gli svedesi furono guidati da Axel Oxenstirna che organizzò un'alleanza tra gli stati protestanti tedeschi contro l'imperatore.
Presto però fu chiaro che l'obiettivo primario della Svezia era l'annessione dei territori tedeschi sul baltico (in particolare la Pomerania) già occupati.
Questo fece nascere tensioni tra la Svezia e gli stati tedeschi del nord, Sassonia e Branderburgo.
Nel 1634 Wallestein fu assassinato e nel 1635 l'imperatore fece la pace con Sassonia e Brandeburgo (pace di Praga).
A questo punto la "guerra dei trent'anni" perse completamente il suo carattere di guerra di religione.
I primi principi protestanti tedeschi fecero la pace con l'imperatore cattolico in cambio del riconoscimento della loro autonomia, e della libertà religiosa.
Gli interessi di parte presero definitivamente il sopravvento su ogni scrupolo religioso…

Nello stesso anno la Francia entrò direttamente in guerra contro gli Asburgo d'Austria e, soprattutto di Spagna. La lunga guerra per il predominio in Germania non era ormai pìù santa, ma continuava più sanguinosa di prima.
Il contributo dei francesi si rivelò determinante, mentre la Spagna cominciò ad entrare in crisi.
Nel frattempo morirono anche molti dei protagonisti della guerra.
Nel 1637 morì l'imperatore Ferdinando II: al suo posto salì al trono Ferdinando III.
Nel 1642 morì il cardinale Richelieu: al suo posto Luigi XIII nominò il cardinale Mazzarino.
Nel 1643 morì anche il re Luigi XIII: il cardinale Mazzarino divenne il tutore del piccolo Luigi XIV
Infine arrivò la pace….

Nella "pace" di Westfalia, (1648) finalmente viene ammesso il principio della tolleranza religiosa.
Per la prima volta il culto privato delle minoranze religiose è consentito, sia negli stati cattolici, che in quelli protestanti, anche se con molte limitazioni.
Il principio del "cuius regio eius religio” viene abbandonato e cattolici e protestanti possono finalmente professare la loro fede senza seguire i capricci del loro principe.
I confini degli stati tedeschi (ormai centinaia!) subiscono molti cambiamenti.
I grandi Elettori del Sacro Romano Impero diventano otto...ma elettori di che?
Il Sacro Romano Impero è finito da un pezzo, ma gli Asburgo continueranno a fregiarsi del titolo per altri 150 anni.
Gli Asburgo conservano però la Boemia (oltre all'Austria e a parte dell'Ungheria).
Anche senza la Germania il dominio degli Asburgo è un impero di dimensioni tutt'altro che disprezzabili, e le ambizioni espansionistiche della dinastia si sposteranno, d'allora in poi, in direzione sud (l'Italia!), e sud- est (Ungheria, turchi permettendo!).

Chi trasse più vantaggio, dalla pace di Westfalia, furono le potenze entrate per ultime in guerra: la Svezia, (che ottenne e il dominio sul Baltico), e la Francia, che conquistò l'Alsazia e altri territori di confine.
Ci guadagnò anche l'Olanda, mentre la Spagna iniziò la sua lunga decadenza.
Intanto la più sanguinosa (ed ultima) delle guerre di religione europee era finita. .
In Europa ci saranno altre guerre, ancora più sanguinose, ma saranno chiamate in un altro modo!

III
Francia in salita… Spagna in discesa!

La pace di Westfalia non segnò la fine delle ostilità tra Francia e Spagna.
Spagna e Francia stipularono la sospirata pace solo nel 1659 (Pace dei Pirenei).
La pace fu coronata dal matrimonio tra Luigi XIV e Maria Teresa, figlia del re Filippo IV. La Spagna dovette rinunciare a tutti i suoi territori al confine tra Francia e Germania (ad eccezione del Belgio) e in più al Rossiglione.
L'impero spagnolo stava andando a pezzi.
Il colpo più grave gli Spagnoli l'avevano ricevuto nel 1640 con la secessione del Portogallo, e delle sue colonie (già in buona parte occupate dagli olandesi!).
La guerra col Portogallo finì solo nel 1688, e la Spagna dovette accettare l'indipendenza portoghese, e la supremazia inglese.
Certo alla Spagna restavano ancora enormi territori (in America, Belgio e Italia), ma gli spagnoli non riuscivano più a neanche a difendersi.

Che cosa aveva ridotto in questo stato il grande impero di Filippo II?
Gli storici protestanti ne danno la colpa soprattutto, all'influenza della religione cattolica, troppo conservatrice, che avrebbe frenato l'espansione economica, e il progresso, della Spagna, e tutte le nazioni cattoliche (Italia compresa, naturalmente!).
Al contrario la dinamica dottrina calvinista favorirebbe una politica di libero mercato…e le stesse libertà democratiche!
Questa teoria é accettata come un dogma nei paesi anglosassoni (i vincitori!): ma è giusto che la prendano per buona, ora, anche i paesi di cultura cattolica?
Innanzitutto per trovare una relazione tra la dottrina calvinista della predestinazione con il mercantilismo (o addirittura la democrazia!) bisogna arrampicarsi sugli specchi!
Gli inglesi, (e gli olandesi) che lo hanno fatto, probabilmente, hanno solo voluto conciliare la loro secolare vocazione mercantilistica con la loro religione. Potevano farlo senza problemi... visto che non c'era un papa a contraddirli!
Non dimentichiamo poi che anche la Francia (potenza egemone in Europa per i due secoli successivi) è sempre stato un paese a grande maggioranza cattolica. Non sono stati certo gli Ugonotti (sempre in minoranza) a guidare la Francia!

Più giustamente si potrebbe invece far notare che in tutti gli imperi, soprattutto in quelli troppo ricchi, i dominatori tendono a rilassarsi, ed inizia la decadenza!
Decadenza che è stata affrettata dalla cattiva politica, e dalla debolezza, dei re Filippo III e Filippo IV, che con Filippo II avevano in comune solo il nome!
Filippo III, in particolare, ebbe la pessima idea di cacciare dalla Spagna i "Moriscos" (mori convertiti), per una stupida politica discriminazione razziale, mettendo l'economia spagnola in ginocchio.
Inoltre Filippo III, sprecò anche enormi risorse per un secondo tentativo di invadere l'Inghilterra. Come poteva il re sperare in un successo quando non riusciva a difendere dagli inglesi neanche le coste di Spagna e Portogallo, e tanto meno il loro impero coloniale?
Nel 1665 morì Filippo IV e salì al trono Carlo II, un bambino di quattr'anni, e anche di salute cagionevole!
In Europa Luigi XIV, e gli Asburgo d'Austria cominciarono già discutere su come spartirsi quello che rimaneva nell'impero spagnolo, ma Carlo II riuscì a restare al trono fino al 1700.


IV
La rivoluzione inglese, e la questione irlandese.

Il primo popolo europeo a tagliare la testa al proprio re fu quello inglese.
Il parlamento inglese fece decapitare Carlo I più di un secolo prima che Luigi XVI salisse sulla ghigliottina.
Tra rivoluzione inglese e rivoluzione francese ci sono delle analogie, ma anche importanti differenze. Una di queste è la spinta religiosa dei rivoluzionari inglesi, originata da gruppi protestanti che si facevano chiamare "Puritani".
I Puritani erano una setta calvinista, che criticava la Chiesa Anglicana perché assomigliava troppo a quella cattolica.
I Puritani avevano fortemente criticato la regina Elisabetta, per come aveva organizzato la Chiesa inglese, ma erano ancora più ostili ai re Stuart, giudicati troppo teneri con i cattolici, o come dicevano loro "papisti" (molti inglesi e americani usano ancora questo termine spregiativo!).
La situazione si aggravò quando salì al trono Carlo I, che si rivelò anche un tiranno, un nemico delle libertà parlamentari inglesi.
Troppi, oggi, danno per scontate le equazioni:

Protestantesimo = Libertà Democratiche — Cattolicesimo = monarchia assoluta

Nel XVII secolo, tutte le monarchie erano assolute…anche nei paesi scandinavi luterani, o nei principati tedeschi calvinisti…per non parlare della Russia ortodossa!
La religione cattolica non ha mai impedito ai comuni italiani, o alle città libere tedesche di creare delle piccole repubbliche con ampia partecipazione del ceto medio mercantile: questo era quanto di più vicino alla democrazia che sembrava possibile…fino alla Rivoluzione Francese!
Inoltre Carlo I non era cattolico.
Carlo semplicemente proseguì la politica di Erico VIII e di Elisabetta, cercando di imporre la religione anglicana (cioè una Chiesa obbediente al re) a tutti i suoi sudditi, compresi i puritani inglesi, i presbiteriani scozzesi, e i cattolici irlandesi.
Carlo I cercò di affermarsi come sovrano assoluto, ma anche in questo non era diverso dai suoi predecessori. Tutti i re di Inghilterra, prima di lui, avevano cercato di evitare ogni forma di controllo da parte del Parlamento inglese.
I poteri del Parlamento, oltretutto, non erano ben definiti, anche se gli inglesi erano riusciti ad affermare il principio che ogni nuova tassa dovesse essere approvata dall'assemblea...
Nel 1628 il re Carlo I si rivolse al Parlamento per chiedere autorizzazione per nuove tasse.
Per uno strano scherzo del destino queste tasse servivano per finanziare la causa protestante, in Francia. I soldi erano destinati agli Ugonotti asserragliati a La Rochelle.
Carlo I combatteva i calvinisti inglesi, ma appoggiava i protestanti francesi!
Il re d'Inghilterra era convito che quest’approvazione era solamente un atto formale, anche perché i puritani inglesi avrebbero dovuto essere più che favorevoli! Invece incontrò ostacoli.
Con gran disappunto, Carlo I fu costretto a venire a patti col Parlamento. Il re dovette accettare (in cambio delle nuove tasse) un nuovo atto " poi noto come "Petition of Rights", che non solo riconfermava i diritti del Parlamento, in materia fiscale, ma limitava notevolmente i poteri del re, in materia di libertà individuali dei cittadini.
Per il Carlo era un affronto!
Il re sciolse il parlamento… ma non era finita!

Carlo I fu costretto a convocare, di nuovo, il Parlamento nel 1640. C'era bisogno di altre tasse per pagare le spese della guerra contro i ribelli calvinisti scozzesi.
Questa volta, l'opposizione del parlamento fu ancora più dura.
Il parlamento cominciò ad avanzare pretese che andavano molto al di là delle politica fiscale del re. Nell’assemblea c'erano degli estremisti (i "levellers" e i "diggers" che chiedevano riforme tipo il suffragio universale, o addirittura una specie di comunismo "ante litteram".
Si sparse la voce (vera o no) che Carlo I volesse fare assassinare i capi dell'opposizione, che lasciarono in tutta fretta il Parlamento.
Era la guerra civile.
Fu una "guerra santa"? Non proprio, anche se i partigiani del re erano (naturalmente!) fautori della Chiesa Anglicana, mentre gli oppositori Puritani erano calvinisti.
I Puritani, guidati da un piccolo proprietario terriero, Oliver Cromwell, alla fine sbaragliarono le truppe del re.
Carlo I scappò in Scozia. I presbiteriani cercarono un accordo col re. Non riuscendoci, lo vendettero (letteralmente!) al Parlamento Inglese.
Il Parlamento era diviso: molti avrebbero preferito un accordo col re.
Carlo I tergiversò; poi cercò di scappare. Fu ripreso, arrestato, e decapitato.

Oliver Cromwell fu nominato Lord Protettore della nuova repubblica inglese.
Oggi Cromwell è diventato un mito per inglesi e americani. Tuttora é osannato dagli storici protestanti (i soliti vincitori!).
Il “Lord Protettore” governò Inghilterra, Scozia e Irlanda con pugno di ferro, manovrando, (e anche sciogliendo!) il parlamento, e rivelandosi un dittatore ancora più spietato di Carlo I.
Cromwell cercò di realizzare una repubblica borghese, mettendo da parte i "levellers" e i "diggers" a cui si era prima appoggiato. Ma voleva veramente una repubblica?
Il “Lord Protettore” rifiutò il titolo di re (lo fecero anche Cesare e Napoleone), ma pretese che la sua carica fu ereditaria!
Alla sua morte (nel 1656) il titolo di Lord Protettore passò al figlio Richard, che non aveva stessa tempra del padre.
Si riaprì la lotta per il potere. Alla fine, nobili e borghesi accettarono di rimettere sul trono il figlio del re decapitato, Carlo II, a condizione che mantenesse le “riforme della rivoluzione” (ossia la supremazia del Parlamento!).
Nel 1660 Carlo II fece il suo ingresso trionfale a Londra.

Con la restaurazione finì la repubblica inglese, ma non i conflitti religiosi e politici in Inghilterra.
Alla morte di Carlo II (nel 1685) salì al trono il fratello Giacomo II che aveva un terribile "difetto": era cattolico, un “papista”!
Il parlamento aveva tollerato la sua salita al trono solo perché Giacomo non aveva figli maschi, e le sue figlie (Maria e Anna) erano protestanti.
Giacomo promosse una politica di "riconciliazione nazionale". Proclamò la libertà religiosa per tutti: anglicani, calvinisti e cattolici.
Poi, il re fece un terribile "errore": ebbe un figlio maschio, cattolico!
Scandalo! Una dinastia cattolica in Inghilterra?!
Nel 1688 il parlamento detronizzò Giacomo II che fu costretto a fuggire in Francia.
Il nuovo re fu Guglielmo III, marito di Maria Stuart, figlia di Carlo II.
Guglielmo era "protestante DOC": apparteneva alla famiglia degli Orange, l'attuale case reale olandese!
La salita al trono di Guglielmo III è celebrata oggi, dagli storici inglesi e americani, come il trionfo della democrazia calvinista contro l'assolutismo cattolico.
In effetti, con Guglielmo d’Orange la democrazia inglese fece un importante passo avanti.
Guglielmo doveva il suo trono al Parlamento, e (appunto per questo!) fu costretto ad accettare il "Bill of Right", che ancor oggi è il fondamento della monarchia costituzionale inglese.
E' anche vero però che Giacomo II aveva concesso libertà religiosa per tutti, mentre con Guglielmo III i cattolici (gli odiati papisti!) tornarono ad essere perseguitati…

I cattolici erano in gran maggioranza in Irlanda. Solo in Irlanda del Nord c’erano molti protestanti, ma solo per la politica di “pulizia etnica” promossa dai re d’Inghilterra e, soprattutto da Cromwell, che aveva assegnato a coloni inglesi e scozzesi le terre migliori.
Giacomo II cercò di recuperare, almeno, il trono d’Irlanda.
Nel Marzo 1689 Giacomo II sbarcò a Kinsale, e marciò verso Dublino, dove il parlamento irlandese lo riconobbe come re, e decretò la restituzione delle terre espropriate ai cattolici. Poi Giacomo marciò verso nord, e mise sotto assedio Derry ( oggi Londonderry!).
Derry riuscì a resistere fino all’arrivo delle navi di Guglielmo d’Orange, nel Luglio 1689.
Cattolici e protestanti si affrontarono nella battaglia sul fiume Boyne, avvenimento che ancora oggi gli estremisti “orangisti” festeggiano ogni anno, il 12 Luglio.
Questa battaglia segnò la fine delle ambizioni di Giacomo II, ma anche delle speranze degli irlandesi, di vedere riconosciuta la loro identica etnica, e la loro religione.
Da allora, in Irlanda, tra cattolici e protestanti, fu per secoli “guerra santa”.
Ancora adesso l''Irlanda del Nord è, l'unico posto al mondo dove cattolici e protestanti combattono ancora tra loro!

VI
L’Italia sotto la dominazione spagnola

L’Italia (con la Spagna) è l’unico paese europeo dove c’è stata la Controriforma, senza la Riforma!
Nei domini spagnoli, e nello Stato Pontificio, l’Inquisizione era sempre in agguato, pronta a colpire chiunque desse il minimo segno di “dissidenza”.
La Spagna controllava direttamente Lombardia, Italia meridionale, Sicilia e Sardegna.
La situazione della Lombardia, è perfettamente descritta dal Manzoni, nei “Promessi Sposi.
Ancora peggiore era la situazione a Napoli, dove ci fu la nota rivolta del popolano “Masaniello”.

La Toscana era un granducato indipendente, governato dai Medici.
In Toscana c’era una relativa libertà, che permise a Galileo di portare avanti i suoi studi, che sarebbero stati alla base della fisica moderna.
Purtroppo anche lo scienziato cadde sotto le grinfie dell’Inquisizione, quando, nel 1630, pubblicò “Il dialogo dei massimi sistemi” in cui sosteneva la teoria eliocentrica. Fu costretto a ritrattare tutto, e ad accettare il “dogma aristotelico” (non cattolico!) che la terra era al centro dell’Universo.
Sembra che poi disse:

Eppur si muove!

Questa frase riassume lo stato d’animo di un cattolico, costretto a scegliere tra scienza e fede: almeno per come la fede era intesa dalla corte pontificia, in quel periodo.
Secoli dopo la Chiesa Cattolica ha chiesto scusa!
Nello Stato Pontificio i papi erano sempre più isolati, e impotenti.
Nel 1605 salì al potere al trono di Pietro, col nome di Paolo V, il cardinale Camillo Borghese, che rimase famoso, come promotore di tante opere d’arte, ma anche per il suo nepotismo.
Scriveva il solito Pasquino:

Dopo i Carafa, i Medici, e i Farnese,
or si deve arricchir casa Borghese.

Paolo V ebbe la chiara dimostrazione di quanto poco ora contasse il papato quando la repubblica di Venezia negò al papa l’estradizione di due sacerdoti, rei di delitti comuni.
Il papa colpì con ” l’Interdetto”, il divieto, cioè, di celebrare ogni cerimonia religiosa nell’intera Repubblica di S. Marco.
Una misura estrema e spropositata: infatti, l’Interdetto a Venezia fu completamente ignorato, e i preti continuarono tranquillamente a celebrare messa, alla faccia del papa!
Fu “guerra santa”, ma, come si disse allora, solo “guerra di penne”.
Dal nord Europa arrivarono inviti a Venezia a aderire alla Riforma, ma alla fine tutto si rimise a posto, e i veneti rimasero cattolici…ma a modo loro!

L’influenza del papa era ancora minore sui re e principi europei.
I re cattolici di Francia e Spagna ignoravano sistematicamente ogni “suggerimento” del papa, ma, in compenso, non mancavano di intervenire, ad ogni Conclave, per cercare di imporre un candidato di loro gradimento.
Un papa dopo l’altro, Roma si arricchiva d’opere d’arte, ma perdeva influenza politica.
Nel 1655 papa Alessandro VII invitò a Roma Cristina di Svezia, la figlia di Gustavo Adolfo che si era convertita alla religione cattolica, e aveva rinunciato al trono.
Forse il papa contava sull’effetto propagandistico della conversione dell’ex- regina. Di fatto Cristina animò la vita mondana e i salotti letterari romani, ma non recò nessun vantaggio alla Chiesa Cattolica.

Intanto i turchi si erano fatti di nuovi minacciosi, contro Venezia, che si trovava, di nuovo, costretta a fare con loro una “guerra santa”, invece che i soliti affari.
Del resto gli affari di Venezia non andavano più tanto bene. Ormai tutto il commercio con l’Oriente era in mano a Portoghesi, Olandesi, Inglesi…
La Repubblica di San Marco non era più una grande potenza commerciale, e tanto meno militare.
Nel 1645 i turchi sbarcarono nell’isola di Creta, veneziana da più di quattro secoli.
L’isola (che i Veneziani chiamavano Candia) era forse la colonia in cui era avvenuta la migliore integrazione tra greci e veneziani: nell’isola era anche fiorita un’interessante letteratura in lingua neo-greca, ma tutto era destinato a finire.
La “guerra di Candia” fu lunga e sanguinosa. Vi presero parte anche truppe dello stato pontificio.
Il papa riuscì perfino a convincere il “re sole” a mandare un modesto contingente, ma sotto le bandiere del papa, non quelle della Francia. Luigi XIV ufficialmente continuava ad essere alleato dell’impero ottomano, contro il vecchio nemico asburgico.
Nel 1669, nonostante gli eroici sforzi dei difensori, la capitale dell'isola, Candia (oggi Hiraclion) cadde in mano dei turchi. Come spesso succede, anche stavolta ci furono alcuni che accolsero l'invasore come "liberatore". Dopo i primi massacri, anche quei pochi ebbero il modo di disilludersi!
Ci furono varie rivolte, ma l'isola rimase turca per più di due secoli!
Alla notizia della caduta di Candia papa Clemente IX morì di crepacuore.
Il solito Pasquino, scrisse, con ironia discutibile, il suo epitaffio:

Tu che cerchi il suo tumulo sappi che giace qui
Clemente nono. Per Creta fu mutato in polvere.


VII
L' ultima crociata

Nel 1648 salì al potere il sultano Maometto IV che aveva ancora il sogno di far diventare l'impero ottomano un impero universale.
Dopo la conquista di Creta, le truppe turche intensificarono gli attacchi verso nord, in Ucraina (contro la Polonia) e in Ungheria (contro gli Asburgo).
Nel 1683 i turchi giunsero, ancora una volta, alle porte di Vienna.
La situazione era talmente critica che l'imperatore Leopoldo I abbandonò la sua capitale, rifugiandosi a Linz, dove sperava di ricevere rinforzi dalla Germania.
Papa Innocenzo IX mobilitò tutta la cristianità per quella che fu " l'ultima crociata".
I turchi erano più forti di quanto erano mai stati, e gli Asburgo, da soli, non erano in grado di fermarli. Erano in gioco le sorti di tutta le nazioni cristiane, e anche della nascente civiltà europea moderna (oggi chiamata civiltà occidentale!)
Questa volta al papa risposero in tanti.
Innanzi tutto il re di Polonia Giovanni III Sobieski, ma anche molti principi tedeschi, cattolici e protestanti.
I più riluttanti erano l'Elettore del Brandenburgo (che nel frattempo era anche diventato re di Prussia), e naturalmente Luigi XIV, che continuava la sua politica filo turca.
IL Re Sole approfittava anzi delle difficoltà degli Asburgo per ingrandirsi, a spese dei piccoli stati tedeschi. La diplomazia del papa riuscì, questa volta, a fargli assumere almeno un atteggiamento neutrale.
Gli Asburgo fecero aggiungere nelle insegne imperiali l'immagine della Madonna: un’altra volta i cristiani si rivolgevano alla Vergine, nei momenti più critici!

Il 12 settembre 1683, l'inviato del papa, dopo aver celebrato la Messa, (servita dal re di Polonia!) benedisse l’esercito cristiano. Poco dopo a Kalhenberg, presso Vienna, 65.000 cristiani affrontarono in battaglia campale 200.000 ottomani.
La battaglia durò tutto il giorno e terminò con un’epica carica all’arma bianca, guidata da Sobieski in persona, che provocò, finalmente, lo sfacelo dell’Armata ottomana.
Il 13 settembre Leopoldo i rientrò a Vienna da trionfatore. Il vero vincitore, Giovanni Sobieski, inviò al papa le bandiere turche catturate, accompagnandole con le parole:

“Veni, vidi, Deus vicit”

Come successe a Lepanto, il papa diede il merito della vittoria alla Vergine Maria. Anzi il 12 Settembre è diventa la festa del "Nome di Maria"
A differenza della battaglia di Lepanto, la battaglia di Vienna segnò veramente, l'inizio della decadenza dell'impero ottomano.
Il generale Qara Mustafa fu fatto decapitare dal sultano, e lo stesso Maometto IV, nel 1687, fu deposto.
Intanto, contro i turchi in fuga, nel 1684 era stata proclamata la "Lega Santa".
Quanto era Santa quella Lega?
La verità era che adesso che (finalmente!) l'impero ottomano era in crisi, tutti si affrettavano a trarne profitto.
Il maggior guadagno lo ebbero gli Asburgo che occuparono tutta l'Ungheria (di cui l'imperatore prese la corona, non più solo virtuale!), insieme alla Transilvania.
Anche i serbi delle "Kraine" si mobilitarono contro i turchi, (con i croati!), ma gli Asburgo non avevano alcun interesse a creare uno stato serbo indipendente.
Tutti i territori conquistati rimasero agli Asburgo d’Austria. La resa dei conti tra Serbi e Austriaci, sarebbe arrivata molto più tardi…

La Repubblica di Venezia colse l'occasione per rifarsi delle sue ultime sconfitte.
Nel 1688, dalle isole Ionie, le truppe veneziane sbarcarono in Morea (che oggi è tornata a chiamarsi Peloponneso) occupando poi anche Corinto e Atene.
Poteva essere la nascita della Grecia moderna…ma quando le truppe veneziane salirono sull’Acropoli di Atene, per issarvi lo stendardo col leone alato, trovarono il Partenone distrutto dai loro stessi cannoni!
Quello che era stato il tempio di Athena Parthenos (il simbolo della Grecia antica) era diventato prima una chiesa, e poi una moschea. Negli ultimi tempi era caduto in rovina, e i turchi l’avevano adibito a deposito delle polveri da sparo.
Forse la distruzione del Partendone fu il primo motivo di contrasto tra greci e veneziani.
Certo i veneziani si dimostrarono governanti molto migliori dei turchi, ma erano lo stesso dei “padroni”, degli stranieri! Non rimarranno a lungo, in Morea!

La Polonia recuperò (per breve tempo) la parte dell’Ucraina che i turchi avevano ultimamente occupato, ma non trasse nessun altro frutto dalla vittoria sui turchi.
Giovanni III Sobieski fu il suo ultimo grande re. Dopo di lui, i nobili litigiosi ridussero lo stato polacco in rovina.
Nel secolo successivo la Polonia sarebbe addirittura scomparsa dalle carte geografiche, spartita tra Russia, Prussia, e la stessa Austria che Giovanni Sobieski aveva salvato!

La Russia sottrasse ai turchi la città di Azov, ottenendo così il suo primo porto sul Mar Nero.
Un piccolo, ma significativo, successo per l’ultimo stato di religione ortodossa ancora indipendente.
Presto i russi (impegnati allora soprattutto contro svedesi e polacchi) cominceranno anche ad espandersi verso sud.

La pace di Carlowitz del 1699 tra i turchi e la "Lega Santa" segnò l’inizio della lunga decadenza dell’Impero ottomano, che sarebbe durata fino al 1918.
Ormai le nazioni cristiane si erano convinte che i turchi non erano più un pericolo per l’Occidente, e stavolta avevano ragione!
Non ci furono più “Leghe Sante”, e, negli anni successivi, Veneziani, Austriaci, e Russi, combatterono contro i turchi badando solo al proprio tornaconto.
Chi ne pagò lo scotto furono le popolazioni cristiane dei balcani, che rimasero ancora a lungo sotto il giogo ottomano: …ma di loro ai vincitori di Carlowitz importava ben poco!

VIII
L’America del Seicento

Le guerre che gli Europei hanno combattuto tra loro nel XVII secolo, hanno avuto un contraccolpo anche in America.
All’inizio del Seicento la potenza dominante nel Nuovo modo era sempre la Spagna che controllava tutta l’America del Sud, più il Messico e la Florida.
Più tardi arrivarono anche inglesi, francesi e olandesi.
Spagnoli e portoghesi sfruttavano vergognosamente gli indios, ma spesso i preti presero le parti degli indigeni, e la Chiesa Cattolica divenne l’unico baluardo degli indios contro le prepotenze dei coloni “creoli”.
Non erano forse tutti uguali di fonte a Dio…anche se alcuni erano più “uguali” di altri?
Interessante è un “esperimento” che i Gesuiti tentarono in Paraguay, dove nacquero molte comunità di indios amministrate direttamente dall’Ordine.
In queste "Reducciones" non c’era proprietà privata, ma gli indigeni avevano turni di lavoro ragionevoli, vitto decente, e alloggi confortevoli …almeno secondo gli standard dell’epoca.
Gli indios avevano anche una relativa libertà.
Potevano anche lasciare le comunità…ma per andare dove?
I latifondisti vicini non erano d’accordo, e fecero tutte le pressioni che potevano per fare chiudere le comunità. Ci riusciranno solo nel secolo successivo.

***
Gli olandesi s’installarono nei Caraibi (Antille olandesi), e in Guyana.
Dopo l’unione del Portogallo con la Spagna gli olandesi attaccarono anche il Brasile (mal difeso), imponendo il loro dominio ai coloni portoghesi.
Gli olandesi non pensavano certo a fare una guerra santa. Pensavano solo al profitto, anche se dominare (e sfruttare) gli odiati cattolici dava loro qualche piccola soddisfazione in più!
Dopo che il Portogallo ritornò un regno indipendente i coloni portoghesi si ribellarono e, con l’aiuto degli inglesi, il Portogallo tornò in possesso della sua colonia più importante.
Nel 1623, gli olandesi s’insediarono anche in Nord America comprando dagli “indiani” (in cambio di pochi “gioielli” da quattro soldi) l’isola di Manhattan dove fondarono una città, che chiamarono “Nuova Amsterdam”.

Anche gli inglesi s’insediarono nei Carabi, ma le loro colonie più importanti inglesi furono in Nord America.
I primi coloni sbarcarono in Virginia, nel 1584.
Nel 1620, sulla nave “Mayflower” arrivarono in Massachussets i “Padri Pellegrini” calvinisti, antenati dei futuri “Yankees”
Cominciarono presto gli scontri con gli indiani.
Non furono guerre sante, perché i coloni non avevano nessun’intenzione di convertire gli indigeni: volevano solo la loro terra.
Una leggenda racconta che un capo indiano, inviò ai coloni una simbolica minaccia: un fascio di frecce avvolte in una pelle di serpente. I coloni risposero inviando una pelle piena di pallottole!
Presto gli indiani furono cacciati da tutta la costa orientale dei futuri Stati Uniti.
I coloni erano quasi tutti protestanti, per lo più calvinisti, riparati in America per sfuggire alle persecuzioni della Chiesa Anglicana.
Unica eccezione fu il Maryland, colonia creata da inglesi cattolici, ma a maggioranza protestante: per due secoli il Maryland fu l’unica località in cui cattolici e protestanti potevano vivere gli uni accanto agli altri con pari diritti (o quasi!).
Nel 1664 gli inglesi conquistarono anche Nuova Amsterdam, che divenne New York, e gli olandesi furono cacciati dal Nord America.
Questo fu solo un capitolo della guerra che inglesi e olandesi combatterono in Europa, Asia e America. Una guerra tra nazioni protestanti (una volta alleate contro la Spagna cattolica) in lotta per i soliti vecchi motivi: ricchezza e potere!
***
I primi coloni Francesi sbarcarono in Canadà, nel 1608.
Anche i francesi, naturalmente, dovettero combattere con gli indiani, ma i rapporti tra indigeni e nuovi arrivati furono, in genere, migliori che nelle colonie inglesi.
Tra le due comunità furono stesi vari trattati, in genere rispettati.
I coloni francesi erano tutti cattolici. Le autorità francesi non si fidarono a mandare in America degli Ugonotti, per paura che facessero lega con i “fratelli calvinisti” del vicino Massachussets.
Con i Francesi arrivarono anche i Gesuiti, che istituirono varie missioni tra gli indiani.
I missionari gesuiti presero spesso posizione a favore degli indiani, denunciando i trafficanti che corrompevano i loro convertiti con l’alcol.
I più importanti successi i gesuiti li ottennero con la tribù degli Uroni.
Altri missionari cercarono invano di convertire i più feroci Irochesi andando incontro al martirio: oggi sono onorati dalla Chiesa Cattolica col nome di Martiri Canadesi.
Dal Canadà i francesi cominciarono ad espandersi verso l’attuale stato americano del Maine venendo a contatto con i coloni inglesi...ma i veri scontri incominciarono solo nel XVIII secolo.

IX
L’Asia del Seicento

In India, nel XVII secolo, l'impero mussulmano Mogol entrò in crisi, mentre in molte regioni del centro-nord cominciò ad affermarsi il regno Maratha, di religione indù.
I capi Maratha originariamente combattevano per gli stati musulmani indiani.
La situazione cambiò quando Shivaji, si ribellò al sultano del Bijapur, e formò nella regione del Pun uno stato indipendente.
Nel 1674, Shivaji si fece incoronare "raja". Quando morì, nel 1680, il regno Maratha era ancora un piccolo stato, ma nel secolo successivo sarebbe diventato un impero.
La guerra tra Maratha e i regni mussulmani assunse spesso caratteri di "guerra santa".
Nel secolo successivo l’ostilità tra indù e mussulmani diverrà ancora più aspra, e porterà, nel ventesimo secolo, nella nascita del Pakistan, e nelle guerre sante successive.

Intanto nella penisola indiana avevano cominciato ad installarsi anche inglesi, olandesi, e francesi.
Il potere britannico in India fu inizialmente esercitato dalla Compagnia delle Indie Orientali, che creò una stazione commerciale a Surat, nel Gujarat, nel 1612.
Nel 1690 gli inglesi si stabilirono anche a Calcutta, nel Bengala.
Gli inglesi consideravano l'India essenzialmente come una risorsa economica e non si occupavano minimamente della cultura, e delle religioni del suo popolo.

Nell’India portoghese, invece i Gesuiti fecero gli stessi “errori” che in Etiopia.
Nel 1599, sotto la presidenza dell'arcivescovo di Goa, Alessio de Maneses, si celebrò il sinodo di Diamper, in cui, di fatto, ci cercò di "latinizzare" completamente la chiesa indiana.
Tra i cattolici latini e gli eredi di S. Tommaso c'erano differenze dottrinali (legate ad antiche divergenze sulla natura di Cristo) ma soprattutto formali (organizzazione gerarchica e riti differenti).
Oggi la Chiesa Cattolica riconosce alle Chiese Orientali un'ampia autonomia: allora no!
Come in Etiopia gli indigeni si ribellarono e nel 1653 si arrivò ad uno scisma…
Il papa, allora, inviò in India il vescovo carmelitano Sebastiani. Il vescovo era quasi riuscito ad arrivare ad una conciliazione, quando arrivarono gli olandesi.
Nel 1662 gli olandesi occuparono Cochin, (l'ultimo baluardo portoghese) e una delle loro prime azioni evento fu l'immediata espulsione dei missionari
Poi cominciarono a distruggere le chiese e monumenti cattolici….
Infine anche i calvinisti più arrabbiati capirono, che era più conveniente (economicamente!) cercare un "modus vivendi" con cattolici della regione. Gli olandesi autorizzarono anche la permanenza in India ai carmelitani scalzi, purché non appartenessero al Patronato portoghese.
Adesso molti indiani della regione sono tornati al cattolicesimo. Sono divisi in molte comunità, ognuna gelosissima della sua autonomia…
***

Nel 1644 i Mancesi invasero la Cina, deponendo l’ultimo imperatore Ming e dando inizio ad una nuova dinastia, i “Ching”.
Nella millenaria storia della Cina molte dinastie avevano tenuto il trono del Celeste Impero da Confucio in poi.
La tradizione confuciana imponeva di obbedire all’imperatore, solo finché aveva “il Mandato del Cielo”. Se una dinastia era sconfitta voleva dire che “il Mandato del Cielo”, era passato ad altri (cinesi, o anche stranieri)…
I cinesi del nord non tardarono a convincersi che i Ching avevano ottenuto “il Mandato del Cielo”.
Nel sud invece gli ultimi fedeli dei Ming tentarono una rivolta contro l’invasore.
Gli europei all’inizio non sapevano con chi schierarsi.
I Gesuiti in particolare avevano ottimi rapporti con i Ming. Molti mandarini, a Pechino, si erano convertiti al cristianesimo. Molti erano i cristiani anche a Macao e Canton.
Perfino alcuni pretendenti al trono dei Ming si fecero battezzare!
I cristiani cinesi non erano sicuri su chi aveva veramente il “il Mandato del Cielo”.
La situazione fu chiara solo nel 1681, quando i ribelli furono completamente sconfitti.
Allora anche i Gesuiti si convinsero che Dio era dalla parte dei Ching, e cercarono di riconquistare le posizioni perdute.
Alcuni di loro riuscirono ad entrare alla corte dell’imperatore Kangxi.
I gesuiti riuscirono ad impressionare Kangxi, con le loro conoscenze scientifiche astronomia, e anche medicina. Alcuni missionari curarono anche l’imperatore, colpito da malaria, con una nuova medicina: il chinino!
Da allora il cristianesimo in Cina fu tollerato, ma non riuscì mai ad espandersi come i Gesuiti speravano.
Ad ostacolare i Gesuiti furono anche i: Domenicani e i Francescani, che protestarono col papa per i “riti cinesi” (troppo cinesi!) che i Gesuiti avevano promosso, da Matteo Ricci in poi.
Forse il papa avrebbe preso posizione a favore dei Gesuiti, se gli avessero dimostrato che i “riti cinesi” avevano veramente spinto la Cina verso il cristianesimo.
Col senno di poi, possiamo dire che l’idea di adattare le forme esteriori del culto alla cultura locale è stata una mossa giusta. Magari i Gesuiti l’avessero fatto in Etiopia e in India!
Purtroppo i sacerdoti non avevano potuto (o voluto) andare fino in fondo, favorendo la formazione di una chiesa cinese, cattolica, ma non legata agli interessi dei coloni europei…
Nel 1700 tutte le future potenze coloniali avevano basi in Cina, ed il divario scientifico e tecnologico tra Europa ed Asia aumentava.
Le armi degli europei erano già nettamente superiori a quelle dei cinesi, ma non tanto da permettere a poche migliaia di avventurieri di dominare un impero con centinaia di milioni di abitanti.
Non ancora!
***

Nel 1603, Tokugawa Iyeyasu si fece nominare shogun, e stabilì la sede del suo governo a Yedo (l'odierna Tokyo).
Lo shogun mise tutti i daimyo sotto il suo controllo, costringendo i loro parenti prossimi a vivere alla sua corte quali ostaggi. La stessa corte imperiale fu sottoposta alla sorveglianza costante dei funzionari dello shogun, delegati a Kyoto.
Iyeyasu era favorevole al commercio e alle nuove idee. Non perseguitò i cristiani che accettavano la sua autorità…almeno non subito!
Lo shogun cercò invece di creare rapporti con altri europei (olandesi e inglesi), per contrastare l’eccessivo potere dei portoghesi.
Da inglesi e olandesi, Iyeyasu imparò che non tutti i cristiani erano uguali, e che era possibile metterli uno contro l’altro, e intanto imparare da loro.
D’altra parte, le idee cristiane, (ed europee in genere), potevano sovvertire l’ordine sociale che Iyeyasu aveva ripristinato. Sotto certi aspetti i protestanti potevano essere ancora più pericolosi dei cattolici.
Nel 1623 salì al potere lo shogun Iemotsu, che decise di isolare il Giappone dal resto del mondo.
Cominciarono a piovere decreti d’espulsione contro gli stranieri, e i missionari in particolare.
Solo pochi mercanti cinesi e olandesi (confinati nell'isola di Deshima, in prossimità di Nagasaki) furono ammessi a commerciare, e solo attraverso funzionari shogunali in veste d’intermediari.
Nel 1637 scoppiò nella penisola di Shimabara una rivolta tra la popolazione giapponese convertita al cristianesimo.
Contro la fortezza cristiana ribelle di Hara furono inviate imponenti forze di terra (forse 200000 soldati) e di mare (navi giapponesi e cinesi).
Le cannonate arrivarono anche da un mercantile olandese!
L’assedio durò mesi. I cristiani resistettero eroicamente, ed ebbero la peggio solo quando cominciarono a mancare cibo e munizioni.
Fu la prima (e unica) guerra santa in Giappone, e terminò con lo sterminio di 37.000 insorti.
Il capo della rivolta (un ragazzo di neanche diciotto anni!) si chiamava Amakusa Shiro: la sua testa fu poi portata come trofeo a Nagasaki.
Da allora nessun giapponese osò dichiararsi pubblicamente cristiano.
Solo nel XIX secolo, dopo il ritorno degli occidentali in Giappone, alcuni discendenti di quei cristiani osarono avvicinarsi agli europei, chiedendo se anche loro credevano in Cristo, alla Madonna…e al papa!
Oggi i discendenti dei “cristiani dimenticati” sono poche migliaia, ma la loro stessa esistenza fa riflettere. A tanti non piace la storia con i se…ma cosa poteva diventare, oggi, un Giappone cristiano?
Intanto Amakusa Shiro è ricordato con una statua nel castello di Hara... ma molti giapponesi lo conoscono soprattutto come un personaggio di una serie di videogiochi!

CAPITOLO 12 >
Lumi a ovest - Buio pesto a est. (A.D. 1700-1788)
L'Europa del Settecento - Le guerre di successione - Guerra santa nei Balcani
La "Santa Russia" - La laica America - La "mistica" India - L'Estremo Oriente
Verso la Rivoluzione.

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