CAPITOLO 11
Guerre sante…ma non troppo! (A.D. 1600-1699)
L'Europa del Seicento - La Guerra dei trent'anni - Francia in salita…
Spagna in discesa!
La rivoluzione inglese, e la questione irlandese. - L’Italia sotto la
dominazione spagnola
L' ultima crociata - L’America del Seicento - L’Asia del Seicento.
I
L'Europa del Seicento
All'inizio del XVII l'Europa era
più divisa che mai, politicamente e religiosamente.
Nelle tante guerre che si sono svolte, dal 1600 in poi, c'è spesso
stata una componente religiosa, ma è difficilissimo capire, se, e fino
che punto, i contendenti erano veramente convinti di fare una "guerra
santa".
Anche nelle prime crociate, chi combatteva si aspettava anche una ricompensa
"terrena", ma, negli ultimi due secoli, l'Europa si era "laicizzata",
e la religione contava molto, molto meno!
L'avvento della Riforma aveva riacceso il fervore religioso di molti.
I protestanti avevano tradotto la Bibbia nelle loro lingue e avevano cominciato
a leggerla in pubblico e in privato. Anche i cattolici per non essere da meno
loro avversari erano diventati, all'inizio, più “praticanti".
Il fanatismo religioso alla fine del XVI secolo, era la regola, per cattolici
e protestanti…ma fino a che punto un fanatico é veramente religioso?
Prima della Riforma le nazioni dell'Europa occidentale, tutte cattoliche,
si facevano la guerra lo stesso. Le differenze religiose avevano creato solo
un altro motivo di conflitto.
Che cosa animava di più un soldato nel Seicento: la religione o il
sentimento d’appartenenza alla propria nazione (o regione, o città)?
Certo non è stato un caso che, popoli già nemici, si sono ritrovati
poi ad avere anche una religione diversa.
Spagna cattolicissima contro Inghilterra e Olanda Protestanti.
Polonia cattolica, contro Prussia protestante, e Russia ortodossa.
Persino territori vicini, divisi da antiche rivalità regionali e commerciali,
finirono per abbracciare religioni diverse. Questo vale per Belgio e Olanda,
ma anche per tanti principati e città della Germania.
Anche nelle Isole Britanniche la Scozia (in contrapposizione alla vicina Inghilterra
“anglicana”) aveva scelto la fede calvinista, mentre l'Irlanda
era rimasta cattolica…
Un caso particolare è quello della Francia che aveva nemici sia cattolici
che protestanti, e teneva (forse per questo) una posizione ambigua.
Il re di Francia favoriva gli stati protestanti tedeschi contro gli Asburgo
ma all'interno (nonostante l'editto di Nantes) continuava a contrastare gli
Ugonotti, che per salvaguardare la loro autonomia cominciarono ad appoggiarsi
all'Inghilterra protestante…
Ancora più complicata era
la situazione nel centro Europa dove gli Asburgo, che avevano ancora il titolo
d’imperatore, cercavano di estendere il loro dominio effettivo.
Nel 1612, divenne imperatore Mattia d'Asburgo che era anche re di Boemia e
d’Ungheria.
La corona dell'Ungheria (ancora sotto il dominio turco) era solo virtuale,
ma i territori controllati dagli Asburgo erano comunque molto estesi: da Trento
a Vienna, da Praga a Trieste…
In Germania si erano formate due leghe: una di principi cattolici e l'altra
di principi protestanti.
I protestanti cercarono appoggio dall'Inghilterra e dall'Olanda (e anche della
Francia!), mentre i principi cattolici erano i naturali alleati degli Asburgo
…
Gli Asburgo erano cattolici, ma nei loro territori i protestanti, più
o meno tollerati, erano tanti.
La comunità protestante più numerosa era in Boemia dove, anche
questa volta, la lotta religiosa finì per diventare una guerra di liberazione
nazionale.
I protestanti boemi temevano di perdere la loro libertà religiosa,
ma tutti i Cechi non gradivano di essere diventati parte di un impero dominato
dagli Austriaci…
Nel 1618 i protestanti boemi, guidati dal conte di Thurn, assaltarono il Castello
di Praga e buttarono giù dalla finestra tre rappresentanti dell'imperatore.
Questo episodio, noto come "la defenestrazione di Praga", diede
inizio a quella che poi fu chiamata la "Guerra dei trent'anni".
Questa guerra fu la più sanguinosa delle tante tra cattolici e protestanti,
ma (almeno!) fu anche l'ultimo conflitto tra nazioni cristiane che può
essere, almeno in parte, definito come "guerra santa"!
II
La Guerra dei trent'anni
Mattia d'Asburgo morì poco
dopo lo scoppio della ribellione della Boemia.
Il suo successore fu suo cugino Ferdinando II che si trovò ad affrontare
non più una semplice rivolta, ma una grande guerra che metteva in pericolo
l'esistenza stessa del suo impero.
A favore dei boemi si schierarono tutti i principi tedeschi protestanti, in
particolare Giovanni Giorgio Elettore di Sassonia, e Federico, elettore del
Palatinato, che fu nominato dagli insorti, re di Boemia al posto di Ferdinando.
Gli eserciti di Federico e del conte di Thurn marciarono su Vienna, e la misero
sotto assedio.
Ferdinando II cercò allora degli alleati.
In Germania ottenne l'appoggio di Massimiliano di Baviera, capo della Lega
cattolica.
Un altro importante alleato fu Filippo III di Spagna, che con le sue truppe
attaccò il Palatinato.
Nel 1620 le truppe austriache e bavaresi marciarono all'interno della Boemia.
I ribelli tentarono un ultima resistenza in quella che poi fu chiamata la
"battaglia della montagna bianca" vicino Praga.
E' la fine dei protestanti boemi, ma anche dell'Indipendenza dei Cechi, che
rimasero sotto gli Asburgo fino al 1918.
Rimaneva aperta la questione del
Palatinato, invaso dalla truppe bavaresi e spagnole.
Federico, sconfitto, e abbandonato anche da molti principi protestanti, era
disposto a rinunciare ad ogni pretesa sul trono di Boemia, ma l'imperatore
aveva promesso, lo stesso Palatinato a Massimiliano di Baviera…e ogni
promessa é debito!
Nel 1623 l'imperatore cedette il titolo d’elettore del Palatinato a
Massimiliano, ma questo atto spostava l'equilibrio della Germania eccessivamente
a favore dei cattolici, e dell'imperatore.
Tutte le potenze protestanti si mobilitarono: Inghilterra, Olanda, Danimarca,
Svezia…ma nessuno si decideva a mandare truppe. Anche Luigi XIII di
Francia (o meglio il suo primo ministro, il cardinale Richelieu!) tentennava,
diviso tra l'antica rivalità con gli Asburgo, e la sua avversione per
i protestanti con cui in Francia era in guerra…
L’unico che si decise ad
intervenire, a difesa dei protestanti, fu re Cristiano di Danimarca, ma non
fu di nessun aiuto. Nel 1626 l'esercito di Cristiano fu clamorosamente sconfitto
a Lutter, e la stessa Danimarca fu invasa. Il re fu costretto a promettere
a Massimiliano che si sarebbe per sempre tenuto fuori dalle "faccende
interne" dell'impero.
La guerra sembrava volgere in favore dei cattolici…anzi dell'Imperatore
che cominciava a credere di poter ridare significato al Sacro Romano Impero…
Poi nella guerra intervennero altre due potenze (Svezia e Francia), e la guerra
prese un andamento completamente diverso.
Nel 1629 la Svezia, con la mediazione
della Francia, aveva terminato una lunga guerra con la Polonia, annettendosi
vasti territori sul Baltico.
Re Gustavo Adolfo di Svezia voleva di più. Intendeva approfittare della
guerra in Germania per ingrandirsi verso sud.
Naturalmente anche Gustavo Adolfo assunse il ruolo di "difensore della
fede protestante", ma questo non gli impedì di prendere accordi
(all’inizio solo finanziari) col re cattolico Luigi XIII (e col cardinale
Richelieu!) che, nel 1628, avevano sconfitto i protestanti che occupavano
la fortezza della Rochelle.
Nel 1632 Gustavo Adolfo sbarcò
in Pomerania, e, con l'appoggio dei principi di Sassonia e Brandeburgo, avanzò
verso sud, fino a Monaco e a Praga.
L'unico in grado di resistergli era il generale Wallestein che riconquistò
la Boemia e avanzò verso la Sassonia. Nella battaglia di Lutzen ci
fu uno scontro di esito dubbio: la vittoria viene di solito attribuita agli
Svedesi, ma re Gustavo Adolfo morì in battaglia, ed entrambe le parti
ebbero gravissime perdite.
Dopo la morte del loro re gli svedesi furono guidati da Axel Oxenstirna che
organizzò un'alleanza tra gli stati protestanti tedeschi contro l'imperatore.
Presto però fu chiaro che l'obiettivo primario della Svezia era l'annessione
dei territori tedeschi sul baltico (in particolare la Pomerania) già
occupati.
Questo fece nascere tensioni tra la Svezia e gli stati tedeschi del nord,
Sassonia e Branderburgo.
Nel 1634 Wallestein fu assassinato e nel 1635 l'imperatore fece la pace con
Sassonia e Brandeburgo (pace di Praga).
A questo punto la "guerra dei trent'anni" perse completamente il
suo carattere di guerra di religione.
I primi principi protestanti tedeschi fecero la pace con l'imperatore cattolico
in cambio del riconoscimento della loro autonomia, e della libertà
religiosa.
Gli interessi di parte presero definitivamente il sopravvento su ogni scrupolo
religioso…
Nello stesso anno la Francia entrò
direttamente in guerra contro gli Asburgo d'Austria e, soprattutto di Spagna.
La lunga guerra per il predominio in Germania non era ormai pìù
santa, ma continuava più sanguinosa di prima.
Il contributo dei francesi si rivelò determinante, mentre la Spagna
cominciò ad entrare in crisi.
Nel frattempo morirono anche molti dei protagonisti della guerra.
Nel 1637 morì l'imperatore Ferdinando II: al suo posto salì
al trono Ferdinando III.
Nel 1642 morì il cardinale Richelieu: al suo posto Luigi XIII nominò
il cardinale Mazzarino.
Nel 1643 morì anche il re Luigi XIII: il cardinale Mazzarino divenne
il tutore del piccolo Luigi XIV
Infine arrivò la pace….
Nella "pace" di Westfalia,
(1648) finalmente viene ammesso il principio della tolleranza religiosa.
Per la prima volta il culto privato delle minoranze religiose è consentito,
sia negli stati cattolici, che in quelli protestanti, anche se con molte limitazioni.
Il principio del "cuius regio eius religio” viene abbandonato e
cattolici e protestanti possono finalmente professare la loro fede senza seguire
i capricci del loro principe.
I confini degli stati tedeschi (ormai centinaia!) subiscono molti cambiamenti.
I grandi Elettori del Sacro Romano Impero diventano otto...ma elettori di
che?
Il Sacro Romano Impero è finito da un pezzo, ma gli Asburgo continueranno
a fregiarsi del titolo per altri 150 anni.
Gli Asburgo conservano però la Boemia (oltre all'Austria e a parte
dell'Ungheria).
Anche senza la Germania il dominio degli Asburgo è un impero di dimensioni
tutt'altro che disprezzabili, e le ambizioni espansionistiche della dinastia
si sposteranno, d'allora in poi, in direzione sud (l'Italia!), e sud- est
(Ungheria, turchi permettendo!).
Chi trasse più vantaggio,
dalla pace di Westfalia, furono le potenze entrate per ultime in guerra: la
Svezia, (che ottenne e il dominio sul Baltico), e la Francia, che conquistò
l'Alsazia e altri territori di confine.
Ci guadagnò anche l'Olanda, mentre la Spagna iniziò la sua lunga
decadenza.
Intanto la più sanguinosa (ed ultima) delle guerre di religione europee
era finita. .
In Europa ci saranno altre guerre, ancora più sanguinose, ma saranno
chiamate in un altro modo!
III
Francia in salita… Spagna in discesa!
La pace di Westfalia non segnò
la fine delle ostilità tra Francia e Spagna.
Spagna e Francia stipularono la sospirata pace solo nel 1659 (Pace dei Pirenei).
La pace fu coronata dal matrimonio tra Luigi XIV e Maria Teresa, figlia del
re Filippo IV. La Spagna dovette rinunciare a tutti i suoi territori al confine
tra Francia e Germania (ad eccezione del Belgio) e in più al Rossiglione.
L'impero spagnolo stava andando a pezzi.
Il colpo più grave gli Spagnoli l'avevano ricevuto nel 1640 con la
secessione del Portogallo, e delle sue colonie (già in buona parte
occupate dagli olandesi!).
La guerra col Portogallo finì solo nel 1688, e la Spagna dovette accettare
l'indipendenza portoghese, e la supremazia inglese.
Certo alla Spagna restavano ancora enormi territori (in America, Belgio e
Italia), ma gli spagnoli non riuscivano più a neanche a difendersi.
Che cosa aveva ridotto in questo
stato il grande impero di Filippo II?
Gli storici protestanti ne danno la colpa soprattutto, all'influenza della
religione cattolica, troppo conservatrice, che avrebbe frenato l'espansione
economica, e il progresso, della Spagna, e tutte le nazioni cattoliche (Italia
compresa, naturalmente!).
Al contrario la dinamica dottrina calvinista favorirebbe una politica di libero
mercato…e le stesse libertà democratiche!
Questa teoria é accettata come un dogma nei paesi anglosassoni (i vincitori!):
ma è giusto che la prendano per buona, ora, anche i paesi di cultura
cattolica?
Innanzitutto per trovare una relazione tra la dottrina calvinista della predestinazione
con il mercantilismo (o addirittura la democrazia!) bisogna arrampicarsi sugli
specchi!
Gli inglesi, (e gli olandesi) che lo hanno fatto, probabilmente, hanno solo
voluto conciliare la loro secolare vocazione mercantilistica con la loro religione.
Potevano farlo senza problemi... visto che non c'era un papa a contraddirli!
Non dimentichiamo poi che anche la Francia (potenza egemone in Europa per
i due secoli successivi) è sempre stato un paese a grande maggioranza
cattolica. Non sono stati certo gli Ugonotti (sempre in minoranza) a guidare
la Francia!
Più giustamente si potrebbe
invece far notare che in tutti gli imperi, soprattutto in quelli troppo ricchi,
i dominatori tendono a rilassarsi, ed inizia la decadenza!
Decadenza che è stata affrettata dalla cattiva politica, e dalla debolezza,
dei re Filippo III e Filippo IV, che con Filippo II avevano in comune solo
il nome!
Filippo III, in particolare, ebbe la pessima idea di cacciare dalla Spagna
i "Moriscos" (mori convertiti), per una stupida politica discriminazione
razziale, mettendo l'economia spagnola in ginocchio.
Inoltre Filippo III, sprecò anche enormi risorse per un secondo tentativo
di invadere l'Inghilterra. Come poteva il re sperare in un successo quando
non riusciva a difendere dagli inglesi neanche le coste di Spagna e Portogallo,
e tanto meno il loro impero coloniale?
Nel 1665 morì Filippo IV e salì al trono Carlo II, un bambino
di quattr'anni, e anche di salute cagionevole!
In Europa Luigi XIV, e gli Asburgo d'Austria cominciarono già discutere
su come spartirsi quello che rimaneva nell'impero spagnolo, ma Carlo II riuscì
a restare al trono fino al 1700.
IV
La rivoluzione inglese, e la questione irlandese.
Il primo popolo europeo a tagliare
la testa al proprio re fu quello inglese.
Il parlamento inglese fece decapitare Carlo I più di un secolo prima
che Luigi XVI salisse sulla ghigliottina.
Tra rivoluzione inglese e rivoluzione francese ci sono delle analogie, ma
anche importanti differenze. Una di queste è la spinta religiosa dei
rivoluzionari inglesi, originata da gruppi protestanti che si facevano chiamare
"Puritani".
I Puritani erano una setta calvinista, che criticava la Chiesa Anglicana perché
assomigliava troppo a quella cattolica.
I Puritani avevano fortemente criticato la regina Elisabetta, per come aveva
organizzato la Chiesa inglese, ma erano ancora più ostili ai re Stuart,
giudicati troppo teneri con i cattolici, o come dicevano loro "papisti"
(molti inglesi e americani usano ancora questo termine spregiativo!).
La situazione si aggravò quando salì al trono Carlo I, che si
rivelò anche un tiranno, un nemico delle libertà parlamentari
inglesi.
Troppi, oggi, danno per scontate le equazioni:
Protestantesimo = Libertà Democratiche — Cattolicesimo = monarchia assoluta
Nel XVII secolo, tutte le monarchie
erano assolute…anche nei paesi scandinavi luterani, o nei principati
tedeschi calvinisti…per non parlare della Russia ortodossa!
La religione cattolica non ha mai impedito ai comuni italiani, o alle città
libere tedesche di creare delle piccole repubbliche con ampia partecipazione
del ceto medio mercantile: questo era quanto di più vicino alla democrazia
che sembrava possibile…fino alla Rivoluzione Francese!
Inoltre Carlo I non era cattolico.
Carlo semplicemente proseguì la politica di Erico VIII e di Elisabetta,
cercando di imporre la religione anglicana (cioè una Chiesa obbediente
al re) a tutti i suoi sudditi, compresi i puritani inglesi, i presbiteriani
scozzesi, e i cattolici irlandesi.
Carlo I cercò di affermarsi come sovrano assoluto, ma anche in questo
non era diverso dai suoi predecessori. Tutti i re di Inghilterra, prima di
lui, avevano cercato di evitare ogni forma di controllo da parte del Parlamento
inglese.
I poteri del Parlamento, oltretutto, non erano ben definiti, anche se gli
inglesi erano riusciti ad affermare il principio che ogni nuova tassa dovesse
essere approvata dall'assemblea...
Nel 1628 il re Carlo I si rivolse al Parlamento per chiedere autorizzazione
per nuove tasse.
Per uno strano scherzo del destino queste tasse servivano per finanziare la
causa protestante, in Francia. I soldi erano destinati agli Ugonotti asserragliati
a La Rochelle.
Carlo I combatteva i calvinisti inglesi, ma appoggiava i protestanti francesi!
Il re d'Inghilterra era convito che quest’approvazione era solamente
un atto formale, anche perché i puritani inglesi avrebbero dovuto essere
più che favorevoli! Invece incontrò ostacoli.
Con gran disappunto, Carlo I fu costretto a venire a patti col Parlamento.
Il re dovette accettare (in cambio delle nuove tasse) un nuovo atto "
poi noto come "Petition of Rights", che non solo riconfermava i
diritti del Parlamento, in materia fiscale, ma limitava notevolmente i poteri
del re, in materia di libertà individuali dei cittadini.
Per il Carlo era un affronto!
Il re sciolse il parlamento… ma non era finita!
Carlo I fu costretto a convocare, di nuovo, il Parlamento nel 1640. C'era
bisogno di altre tasse per pagare le spese della guerra contro i ribelli calvinisti
scozzesi.
Questa volta, l'opposizione del parlamento fu ancora più dura.
Il parlamento cominciò ad avanzare pretese che andavano molto al di
là delle politica fiscale del re. Nell’assemblea c'erano degli
estremisti (i "levellers" e i "diggers" che chiedevano
riforme tipo il suffragio universale, o addirittura una specie di comunismo
"ante litteram".
Si sparse la voce (vera o no) che Carlo I volesse fare assassinare i capi
dell'opposizione, che lasciarono in tutta fretta il Parlamento.
Era la guerra civile.
Fu una "guerra santa"? Non proprio, anche se i partigiani del re
erano (naturalmente!) fautori della Chiesa Anglicana, mentre gli oppositori
Puritani erano calvinisti.
I Puritani, guidati da un piccolo proprietario terriero, Oliver Cromwell,
alla fine sbaragliarono le truppe del re.
Carlo I scappò in Scozia. I presbiteriani cercarono un accordo col
re. Non riuscendoci, lo vendettero (letteralmente!) al Parlamento Inglese.
Il Parlamento era diviso: molti avrebbero preferito un accordo col re.
Carlo I tergiversò; poi cercò di scappare. Fu ripreso, arrestato,
e decapitato.
Oliver Cromwell fu nominato Lord
Protettore della nuova repubblica inglese.
Oggi Cromwell è diventato un mito per inglesi e americani. Tuttora
é osannato dagli storici protestanti (i soliti vincitori!).
Il “Lord Protettore” governò Inghilterra, Scozia e Irlanda
con pugno di ferro, manovrando, (e anche sciogliendo!) il parlamento, e rivelandosi
un dittatore ancora più spietato di Carlo I.
Cromwell cercò di realizzare una repubblica borghese, mettendo da parte
i "levellers" e i "diggers" a cui si era prima appoggiato.
Ma voleva veramente una repubblica?
Il “Lord Protettore” rifiutò il titolo di re (lo fecero
anche Cesare e Napoleone), ma pretese che la sua carica fu ereditaria!
Alla sua morte (nel 1656) il titolo di Lord Protettore passò al figlio
Richard, che non aveva stessa tempra del padre.
Si riaprì la lotta per il potere. Alla fine, nobili e borghesi accettarono
di rimettere sul trono il figlio del re decapitato, Carlo II, a condizione
che mantenesse le “riforme della rivoluzione” (ossia la supremazia
del Parlamento!).
Nel 1660 Carlo II fece il suo ingresso trionfale a Londra.
Con la restaurazione finì la repubblica inglese, ma non i conflitti
religiosi e politici in Inghilterra.
Alla morte di Carlo II (nel 1685) salì al trono il fratello Giacomo
II che aveva un terribile "difetto": era cattolico, un “papista”!
Il parlamento aveva tollerato la sua salita al trono solo perché Giacomo
non aveva figli maschi, e le sue figlie (Maria e Anna) erano protestanti.
Giacomo promosse una politica di "riconciliazione nazionale". Proclamò
la libertà religiosa per tutti: anglicani, calvinisti e cattolici.
Poi, il re fece un terribile "errore": ebbe un figlio maschio, cattolico!
Scandalo! Una dinastia cattolica in Inghilterra?!
Nel 1688 il parlamento detronizzò Giacomo II che fu costretto a fuggire
in Francia.
Il nuovo re fu Guglielmo III, marito di Maria Stuart, figlia di Carlo II.
Guglielmo era "protestante DOC": apparteneva alla famiglia degli
Orange, l'attuale case reale olandese!
La salita al trono di Guglielmo III è celebrata oggi, dagli storici
inglesi e americani, come il trionfo della democrazia calvinista contro l'assolutismo
cattolico.
In effetti, con Guglielmo d’Orange la democrazia inglese fece un importante
passo avanti.
Guglielmo doveva il suo trono al Parlamento, e (appunto per questo!) fu costretto
ad accettare il "Bill of Right", che ancor oggi è il fondamento
della monarchia costituzionale inglese.
E' anche vero però che Giacomo II aveva concesso libertà religiosa
per tutti, mentre con Guglielmo III i cattolici (gli odiati papisti!) tornarono
ad essere perseguitati…
I cattolici erano in gran maggioranza
in Irlanda. Solo in Irlanda del Nord c’erano molti protestanti, ma solo
per la politica di “pulizia etnica” promossa dai re d’Inghilterra
e, soprattutto da Cromwell, che aveva assegnato a coloni inglesi e scozzesi
le terre migliori.
Giacomo II cercò di recuperare, almeno, il trono d’Irlanda.
Nel Marzo 1689 Giacomo II sbarcò a Kinsale, e marciò verso Dublino,
dove il parlamento irlandese lo riconobbe come re, e decretò la restituzione
delle terre espropriate ai cattolici. Poi Giacomo marciò verso nord,
e mise sotto assedio Derry ( oggi Londonderry!).
Derry riuscì a resistere fino all’arrivo delle navi di Guglielmo
d’Orange, nel Luglio 1689.
Cattolici e protestanti si affrontarono nella battaglia sul fiume Boyne, avvenimento
che ancora oggi gli estremisti “orangisti” festeggiano ogni anno,
il 12 Luglio.
Questa battaglia segnò la fine delle ambizioni di Giacomo II, ma anche
delle speranze degli irlandesi, di vedere riconosciuta la loro identica etnica,
e la loro religione.
Da allora, in Irlanda, tra cattolici e protestanti, fu per secoli “guerra
santa”.
Ancora adesso l''Irlanda del Nord è, l'unico posto al mondo dove cattolici
e protestanti combattono ancora tra loro!
VI
L’Italia sotto la dominazione spagnola
L’Italia (con la Spagna)
è l’unico paese europeo dove c’è stata la Controriforma,
senza la Riforma!
Nei domini spagnoli, e nello Stato Pontificio, l’Inquisizione era sempre
in agguato, pronta a colpire chiunque desse il minimo segno di “dissidenza”.
La Spagna controllava direttamente Lombardia, Italia meridionale, Sicilia
e Sardegna.
La situazione della Lombardia, è perfettamente descritta dal Manzoni,
nei “Promessi Sposi.
Ancora peggiore era la situazione a Napoli, dove ci fu la nota rivolta del
popolano “Masaniello”.
La Toscana era un granducato indipendente,
governato dai Medici.
In Toscana c’era una relativa libertà, che permise a Galileo
di portare avanti i suoi studi, che sarebbero stati alla base della fisica
moderna.
Purtroppo anche lo scienziato cadde sotto le grinfie dell’Inquisizione,
quando, nel 1630, pubblicò “Il dialogo dei massimi sistemi”
in cui sosteneva la teoria eliocentrica. Fu costretto a ritrattare tutto,
e ad accettare il “dogma aristotelico” (non cattolico!) che la
terra era al centro dell’Universo.
Sembra che poi disse:
Eppur si muove!
Questa frase riassume lo stato
d’animo di un cattolico, costretto a scegliere tra scienza e fede: almeno
per come la fede era intesa dalla corte pontificia, in quel periodo.
Secoli dopo la Chiesa Cattolica ha chiesto scusa!
Nello Stato Pontificio i papi erano sempre più isolati, e impotenti.
Nel 1605 salì al potere al trono di Pietro, col nome di Paolo V, il
cardinale Camillo Borghese, che rimase famoso, come promotore di tante opere
d’arte, ma anche per il suo nepotismo.
Scriveva il solito Pasquino:
Dopo i Carafa, i Medici, e
i Farnese,
or si deve arricchir casa Borghese.
Paolo V ebbe la chiara dimostrazione
di quanto poco ora contasse il papato quando la repubblica di Venezia negò
al papa l’estradizione di due sacerdoti, rei di delitti comuni.
Il papa colpì con ” l’Interdetto”, il divieto, cioè,
di celebrare ogni cerimonia religiosa nell’intera Repubblica di S. Marco.
Una misura estrema e spropositata: infatti, l’Interdetto a Venezia fu
completamente ignorato, e i preti continuarono tranquillamente a celebrare
messa, alla faccia del papa!
Fu “guerra santa”, ma, come si disse allora, solo “guerra
di penne”.
Dal nord Europa arrivarono inviti a Venezia a aderire alla Riforma, ma alla
fine tutto si rimise a posto, e i veneti rimasero cattolici…ma a modo
loro!
L’influenza del papa era
ancora minore sui re e principi europei.
I re cattolici di Francia e Spagna ignoravano sistematicamente ogni “suggerimento”
del papa, ma, in compenso, non mancavano di intervenire, ad ogni Conclave,
per cercare di imporre un candidato di loro gradimento.
Un papa dopo l’altro, Roma si arricchiva d’opere d’arte,
ma perdeva influenza politica.
Nel 1655 papa Alessandro VII invitò a Roma Cristina di Svezia, la figlia
di Gustavo Adolfo che si era convertita alla religione cattolica, e aveva
rinunciato al trono.
Forse il papa contava sull’effetto propagandistico della conversione
dell’ex- regina. Di fatto Cristina animò la vita mondana e i
salotti letterari romani, ma non recò nessun vantaggio alla Chiesa
Cattolica.
Intanto i turchi si erano fatti
di nuovi minacciosi, contro Venezia, che si trovava, di nuovo, costretta a
fare con loro una “guerra santa”, invece che i soliti affari.
Del resto gli affari di Venezia non andavano più tanto bene. Ormai
tutto il commercio con l’Oriente era in mano a Portoghesi, Olandesi,
Inglesi…
La Repubblica di San Marco non era più una grande potenza commerciale,
e tanto meno militare.
Nel 1645 i turchi sbarcarono nell’isola di Creta, veneziana da più
di quattro secoli.
L’isola (che i Veneziani chiamavano Candia) era forse la colonia in
cui era avvenuta la migliore integrazione tra greci e veneziani: nell’isola
era anche fiorita un’interessante letteratura in lingua neo-greca, ma
tutto era destinato a finire.
La “guerra di Candia” fu lunga e sanguinosa. Vi presero parte
anche truppe dello stato pontificio.
Il papa riuscì perfino a convincere il “re sole” a mandare
un modesto contingente, ma sotto le bandiere del papa, non quelle della Francia.
Luigi XIV ufficialmente continuava ad essere alleato dell’impero ottomano,
contro il vecchio nemico asburgico.
Nel 1669, nonostante gli eroici sforzi dei difensori, la capitale dell'isola,
Candia (oggi Hiraclion) cadde in mano dei turchi. Come spesso succede, anche
stavolta ci furono alcuni che accolsero l'invasore come "liberatore".
Dopo i primi massacri, anche quei pochi ebbero il modo di disilludersi!
Ci furono varie rivolte, ma l'isola rimase turca per più di due secoli!
Alla notizia della caduta di Candia papa Clemente IX morì di crepacuore.
Il solito Pasquino, scrisse, con ironia discutibile, il suo epitaffio:
Tu che cerchi il suo tumulo
sappi che giace qui
Clemente nono. Per Creta fu mutato in polvere.
VII
L' ultima crociata
Nel 1648 salì al potere
il sultano Maometto IV che aveva ancora il sogno di far diventare l'impero
ottomano un impero universale.
Dopo la conquista di Creta, le truppe turche intensificarono gli attacchi
verso nord, in Ucraina (contro la Polonia) e in Ungheria (contro gli Asburgo).
Nel 1683 i turchi giunsero, ancora una volta, alle porte di Vienna.
La situazione era talmente critica che l'imperatore Leopoldo I abbandonò
la sua capitale, rifugiandosi a Linz, dove sperava di ricevere rinforzi dalla
Germania.
Papa Innocenzo IX mobilitò tutta la cristianità per quella che
fu " l'ultima crociata".
I turchi erano più forti di quanto erano mai stati, e gli Asburgo,
da soli, non erano in grado di fermarli. Erano in gioco le sorti di tutta
le nazioni cristiane, e anche della nascente civiltà europea moderna
(oggi chiamata civiltà occidentale!)
Questa volta al papa risposero in tanti.
Innanzi tutto il re di Polonia Giovanni III Sobieski, ma anche molti principi
tedeschi, cattolici e protestanti.
I più riluttanti erano l'Elettore del Brandenburgo (che nel frattempo
era anche diventato re di Prussia), e naturalmente Luigi XIV, che continuava
la sua politica filo turca.
IL Re Sole approfittava anzi delle difficoltà degli Asburgo per ingrandirsi,
a spese dei piccoli stati tedeschi. La diplomazia del papa riuscì,
questa volta, a fargli assumere almeno un atteggiamento neutrale.
Gli Asburgo fecero aggiungere nelle insegne imperiali l'immagine della Madonna:
un’altra volta i cristiani si rivolgevano alla Vergine, nei momenti
più critici!
Il 12 settembre 1683, l'inviato
del papa, dopo aver celebrato la Messa, (servita dal re di Polonia!) benedisse
l’esercito cristiano. Poco dopo a Kalhenberg, presso Vienna, 65.000
cristiani affrontarono in battaglia campale 200.000 ottomani.
La battaglia durò tutto il giorno e terminò con un’epica
carica all’arma bianca, guidata da Sobieski in persona, che provocò,
finalmente, lo sfacelo dell’Armata ottomana.
Il 13 settembre Leopoldo i rientrò a Vienna da trionfatore. Il vero
vincitore, Giovanni Sobieski, inviò al papa le bandiere turche catturate,
accompagnandole con le parole:
“Veni, vidi, Deus vicit”
Come successe a Lepanto, il papa
diede il merito della vittoria alla Vergine Maria. Anzi il 12 Settembre è
diventa la festa del "Nome di Maria"
A differenza della battaglia di Lepanto, la battaglia di Vienna segnò
veramente, l'inizio della decadenza dell'impero ottomano.
Il generale Qara Mustafa fu fatto decapitare dal sultano, e lo stesso Maometto
IV, nel 1687, fu deposto.
Intanto, contro i turchi in fuga, nel 1684 era stata proclamata la "Lega
Santa".
Quanto era Santa quella Lega?
La verità era che adesso che (finalmente!) l'impero ottomano era in
crisi, tutti si affrettavano a trarne profitto.
Il maggior guadagno lo ebbero gli Asburgo che occuparono tutta l'Ungheria
(di cui l'imperatore prese la corona, non più solo virtuale!), insieme
alla Transilvania.
Anche i serbi delle "Kraine" si mobilitarono contro i turchi, (con
i croati!), ma gli Asburgo non avevano alcun interesse a creare uno stato
serbo indipendente.
Tutti i territori conquistati rimasero agli Asburgo d’Austria. La resa
dei conti tra Serbi e Austriaci, sarebbe arrivata molto più tardi…
La Repubblica di Venezia colse
l'occasione per rifarsi delle sue ultime sconfitte.
Nel 1688, dalle isole Ionie, le truppe veneziane sbarcarono in Morea (che
oggi è tornata a chiamarsi Peloponneso) occupando poi anche Corinto
e Atene.
Poteva essere la nascita della Grecia moderna…ma quando le truppe veneziane
salirono sull’Acropoli di Atene, per issarvi lo stendardo col leone
alato, trovarono il Partenone distrutto dai loro stessi cannoni!
Quello che era stato il tempio di Athena Parthenos (il simbolo della Grecia
antica) era diventato prima una chiesa, e poi una moschea. Negli ultimi tempi
era caduto in rovina, e i turchi l’avevano adibito a deposito delle
polveri da sparo.
Forse la distruzione del Partendone fu il primo motivo di contrasto tra greci
e veneziani.
Certo i veneziani si dimostrarono governanti molto migliori dei turchi, ma
erano lo stesso dei “padroni”, degli stranieri! Non rimarranno
a lungo, in Morea!
La Polonia recuperò (per
breve tempo) la parte dell’Ucraina che i turchi avevano ultimamente
occupato, ma non trasse nessun altro frutto dalla vittoria sui turchi.
Giovanni III Sobieski fu il suo ultimo grande re. Dopo di lui, i nobili litigiosi
ridussero lo stato polacco in rovina.
Nel secolo successivo la Polonia sarebbe addirittura scomparsa dalle carte
geografiche, spartita tra Russia, Prussia, e la stessa Austria che Giovanni
Sobieski aveva salvato!
La Russia sottrasse ai turchi
la città di Azov, ottenendo così il suo primo porto sul Mar
Nero.
Un piccolo, ma significativo, successo per l’ultimo stato di religione
ortodossa ancora indipendente.
Presto i russi (impegnati allora soprattutto contro svedesi e polacchi) cominceranno
anche ad espandersi verso sud.
La pace di Carlowitz del 1699
tra i turchi e la "Lega Santa" segnò l’inizio della
lunga decadenza dell’Impero ottomano, che sarebbe durata fino al 1918.
Ormai le nazioni cristiane si erano convinte che i turchi non erano più
un pericolo per l’Occidente, e stavolta avevano ragione!
Non ci furono più “Leghe Sante”, e, negli anni successivi,
Veneziani, Austriaci, e Russi, combatterono contro i turchi badando solo al
proprio tornaconto.
Chi ne pagò lo scotto furono le popolazioni cristiane dei balcani,
che rimasero ancora a lungo sotto il giogo ottomano: …ma di loro ai
vincitori di Carlowitz importava ben poco!
VIII
L’America del Seicento
Le guerre che gli Europei hanno
combattuto tra loro nel XVII secolo, hanno avuto un contraccolpo anche in
America.
All’inizio del Seicento la potenza dominante nel Nuovo modo era sempre
la Spagna che controllava tutta l’America del Sud, più il Messico
e la Florida.
Più tardi arrivarono anche inglesi, francesi e olandesi.
Spagnoli e portoghesi sfruttavano vergognosamente gli indios, ma spesso i
preti presero le parti degli indigeni, e la Chiesa Cattolica divenne l’unico
baluardo degli indios contro le prepotenze dei coloni “creoli”.
Non erano forse tutti uguali di fonte a Dio…anche se alcuni erano più
“uguali” di altri?
Interessante è un “esperimento” che i Gesuiti tentarono
in Paraguay, dove nacquero molte comunità di indios amministrate direttamente
dall’Ordine.
In queste "Reducciones" non c’era proprietà privata,
ma gli indigeni avevano turni di lavoro ragionevoli, vitto decente, e alloggi
confortevoli …almeno secondo gli standard dell’epoca.
Gli indios avevano anche una relativa libertà.
Potevano anche lasciare le comunità…ma per andare dove?
I latifondisti vicini non erano d’accordo, e fecero tutte le pressioni
che potevano per fare chiudere le comunità. Ci riusciranno solo nel
secolo successivo.
***
Gli olandesi s’installarono nei Caraibi (Antille olandesi), e in Guyana.
Dopo l’unione del Portogallo con la Spagna gli olandesi attaccarono
anche il Brasile (mal difeso), imponendo il loro dominio ai coloni portoghesi.
Gli olandesi non pensavano certo a fare una guerra santa. Pensavano solo al
profitto, anche se dominare (e sfruttare) gli odiati cattolici dava loro qualche
piccola soddisfazione in più!
Dopo che il Portogallo ritornò un regno indipendente i coloni portoghesi
si ribellarono e, con l’aiuto degli inglesi, il Portogallo tornò
in possesso della sua colonia più importante.
Nel 1623, gli olandesi s’insediarono anche in Nord America comprando
dagli “indiani” (in cambio di pochi “gioielli” da
quattro soldi) l’isola di Manhattan dove fondarono una città,
che chiamarono “Nuova Amsterdam”.
Anche gli inglesi s’insediarono
nei Carabi, ma le loro colonie più importanti inglesi furono in Nord
America.
I primi coloni sbarcarono in Virginia, nel 1584.
Nel 1620, sulla nave “Mayflower” arrivarono in Massachussets i
“Padri Pellegrini” calvinisti, antenati dei futuri “Yankees”
Cominciarono presto gli scontri con gli indiani.
Non furono guerre sante, perché i coloni non avevano nessun’intenzione
di convertire gli indigeni: volevano solo la loro terra.
Una leggenda racconta che un capo indiano, inviò ai coloni una simbolica
minaccia: un fascio di frecce avvolte in una pelle di serpente. I coloni risposero
inviando una pelle piena di pallottole!
Presto gli indiani furono cacciati da tutta la costa orientale dei futuri
Stati Uniti.
I coloni erano quasi tutti protestanti, per lo più calvinisti, riparati
in America per sfuggire alle persecuzioni della Chiesa Anglicana.
Unica eccezione fu il Maryland, colonia creata da inglesi cattolici, ma a
maggioranza protestante: per due secoli il Maryland fu l’unica località
in cui cattolici e protestanti potevano vivere gli uni accanto agli altri
con pari diritti (o quasi!).
Nel 1664 gli inglesi conquistarono anche Nuova Amsterdam, che divenne New
York, e gli olandesi furono cacciati dal Nord America.
Questo fu solo un capitolo della guerra che inglesi e olandesi combatterono
in Europa, Asia e America. Una guerra tra nazioni protestanti (una volta alleate
contro la Spagna cattolica) in lotta per i soliti vecchi motivi: ricchezza
e potere!
***
I primi coloni Francesi sbarcarono in Canadà, nel 1608.
Anche i francesi, naturalmente, dovettero combattere con gli indiani, ma i
rapporti tra indigeni e nuovi arrivati furono, in genere, migliori che nelle
colonie inglesi.
Tra le due comunità furono stesi vari trattati, in genere rispettati.
I coloni francesi erano tutti cattolici. Le autorità francesi non si
fidarono a mandare in America degli Ugonotti, per paura che facessero lega
con i “fratelli calvinisti” del vicino Massachussets.
Con i Francesi arrivarono anche i Gesuiti, che istituirono varie missioni
tra gli indiani.
I missionari gesuiti presero spesso posizione a favore degli indiani, denunciando
i trafficanti che corrompevano i loro convertiti con l’alcol.
I più importanti successi i gesuiti li ottennero con la tribù
degli Uroni.
Altri missionari cercarono invano di convertire i più feroci Irochesi
andando incontro al martirio: oggi sono onorati dalla Chiesa Cattolica col
nome di Martiri Canadesi.
Dal Canadà i francesi cominciarono ad espandersi verso l’attuale
stato americano del Maine venendo a contatto con i coloni inglesi...ma i veri
scontri incominciarono solo nel XVIII secolo.
IX
L’Asia del Seicento
In India, nel XVII secolo, l'impero
mussulmano Mogol entrò in crisi, mentre in molte regioni del centro-nord
cominciò ad affermarsi il regno Maratha, di religione indù.
I capi Maratha originariamente combattevano per gli stati musulmani indiani.
La situazione cambiò quando Shivaji, si ribellò al sultano del
Bijapur, e formò nella regione del Pun uno stato indipendente.
Nel 1674, Shivaji si fece incoronare "raja". Quando morì,
nel 1680, il regno Maratha era ancora un piccolo stato, ma nel secolo successivo
sarebbe diventato un impero.
La guerra tra Maratha e i regni mussulmani assunse spesso caratteri di "guerra
santa".
Nel secolo successivo l’ostilità tra indù e mussulmani
diverrà ancora più aspra, e porterà, nel ventesimo secolo,
nella nascita del Pakistan, e nelle guerre sante successive.
Intanto nella penisola indiana
avevano cominciato ad installarsi anche inglesi, olandesi, e francesi.
Il potere britannico in India fu inizialmente esercitato dalla Compagnia delle
Indie Orientali, che creò una stazione commerciale a Surat, nel Gujarat,
nel 1612.
Nel 1690 gli inglesi si stabilirono anche a Calcutta, nel Bengala.
Gli inglesi consideravano l'India essenzialmente come una risorsa economica
e non si occupavano minimamente della cultura, e delle religioni del suo popolo.
Nell’India portoghese, invece
i Gesuiti fecero gli stessi “errori” che in Etiopia.
Nel 1599, sotto la presidenza dell'arcivescovo di Goa, Alessio de Maneses,
si celebrò il sinodo di Diamper, in cui, di fatto, ci cercò
di "latinizzare" completamente la chiesa indiana.
Tra i cattolici latini e gli eredi di S. Tommaso c'erano differenze dottrinali
(legate ad antiche divergenze sulla natura di Cristo) ma soprattutto formali
(organizzazione gerarchica e riti differenti).
Oggi la Chiesa Cattolica riconosce alle Chiese Orientali un'ampia autonomia:
allora no!
Come in Etiopia gli indigeni si ribellarono e nel 1653 si arrivò ad
uno scisma…
Il papa, allora, inviò in India il vescovo carmelitano Sebastiani.
Il vescovo era quasi riuscito ad arrivare ad una conciliazione, quando arrivarono
gli olandesi.
Nel 1662 gli olandesi occuparono Cochin, (l'ultimo baluardo portoghese) e
una delle loro prime azioni evento fu l'immediata espulsione dei missionari
Poi cominciarono a distruggere le chiese e monumenti cattolici….
Infine anche i calvinisti più arrabbiati capirono, che era più
conveniente (economicamente!) cercare un "modus vivendi" con cattolici
della regione. Gli olandesi autorizzarono anche la permanenza in India ai
carmelitani scalzi, purché non appartenessero al Patronato portoghese.
Adesso molti indiani della regione sono tornati al cattolicesimo. Sono divisi
in molte comunità, ognuna gelosissima della sua autonomia…
***
Nel 1644 i Mancesi invasero la
Cina, deponendo l’ultimo imperatore Ming e dando inizio ad una nuova
dinastia, i “Ching”.
Nella millenaria storia della Cina molte dinastie avevano tenuto il trono
del Celeste Impero da Confucio in poi.
La tradizione confuciana imponeva di obbedire all’imperatore, solo finché
aveva “il Mandato del Cielo”. Se una dinastia era sconfitta voleva
dire che “il Mandato del Cielo”, era passato ad altri (cinesi,
o anche stranieri)…
I cinesi del nord non tardarono a convincersi che i Ching avevano ottenuto
“il Mandato del Cielo”.
Nel sud invece gli ultimi fedeli dei Ming tentarono una rivolta contro l’invasore.
Gli europei all’inizio non sapevano con chi schierarsi.
I Gesuiti in particolare avevano ottimi rapporti con i Ming. Molti mandarini,
a Pechino, si erano convertiti al cristianesimo. Molti erano i cristiani anche
a Macao e Canton.
Perfino alcuni pretendenti al trono dei Ming si fecero battezzare!
I cristiani cinesi non erano sicuri su chi aveva veramente il “il Mandato
del Cielo”.
La situazione fu chiara solo nel 1681, quando i ribelli furono completamente
sconfitti.
Allora anche i Gesuiti si convinsero che Dio era dalla parte dei Ching, e
cercarono di riconquistare le posizioni perdute.
Alcuni di loro riuscirono ad entrare alla corte dell’imperatore Kangxi.
I gesuiti riuscirono ad impressionare Kangxi, con le loro conoscenze scientifiche
astronomia, e anche medicina. Alcuni missionari curarono anche l’imperatore,
colpito da malaria, con una nuova medicina: il chinino!
Da allora il cristianesimo in Cina fu tollerato, ma non riuscì mai
ad espandersi come i Gesuiti speravano.
Ad ostacolare i Gesuiti furono anche i: Domenicani e i Francescani, che protestarono
col papa per i “riti cinesi” (troppo cinesi!) che i Gesuiti avevano
promosso, da Matteo Ricci in poi.
Forse il papa avrebbe preso posizione a favore dei Gesuiti, se gli avessero
dimostrato che i “riti cinesi” avevano veramente spinto la Cina
verso il cristianesimo.
Col senno di poi, possiamo dire che l’idea di adattare le forme esteriori
del culto alla cultura locale è stata una mossa giusta. Magari i Gesuiti
l’avessero fatto in Etiopia e in India!
Purtroppo i sacerdoti non avevano potuto (o voluto) andare fino in fondo,
favorendo la formazione di una chiesa cinese, cattolica, ma non legata agli
interessi dei coloni europei…
Nel 1700 tutte le future potenze coloniali avevano basi in Cina, ed il divario
scientifico e tecnologico tra Europa ed Asia aumentava.
Le armi degli europei erano già nettamente superiori a quelle dei cinesi,
ma non tanto da permettere a poche migliaia di avventurieri di dominare un
impero con centinaia di milioni di abitanti.
Non ancora!
***
Nel 1603, Tokugawa Iyeyasu si
fece nominare shogun, e stabilì la sede del suo governo a Yedo (l'odierna
Tokyo).
Lo shogun mise tutti i daimyo sotto il suo controllo, costringendo i loro
parenti prossimi a vivere alla sua corte quali ostaggi. La stessa corte imperiale
fu sottoposta alla sorveglianza costante dei funzionari dello shogun, delegati
a Kyoto.
Iyeyasu era favorevole al commercio e alle nuove idee. Non perseguitò
i cristiani che accettavano la sua autorità…almeno non subito!
Lo shogun cercò invece di creare rapporti con altri europei (olandesi
e inglesi), per contrastare l’eccessivo potere dei portoghesi.
Da inglesi e olandesi, Iyeyasu imparò che non tutti i cristiani erano
uguali, e che era possibile metterli uno contro l’altro, e intanto imparare
da loro.
D’altra parte, le idee cristiane, (ed europee in genere), potevano sovvertire
l’ordine sociale che Iyeyasu aveva ripristinato. Sotto certi aspetti
i protestanti potevano essere ancora più pericolosi dei cattolici.
Nel 1623 salì al potere lo shogun Iemotsu, che decise di isolare il
Giappone dal resto del mondo.
Cominciarono a piovere decreti d’espulsione contro gli stranieri, e
i missionari in particolare.
Solo pochi mercanti cinesi e olandesi (confinati nell'isola di Deshima, in
prossimità di Nagasaki) furono ammessi a commerciare, e solo attraverso
funzionari shogunali in veste d’intermediari.
Nel 1637 scoppiò nella penisola di Shimabara una rivolta tra la popolazione
giapponese convertita al cristianesimo.
Contro la fortezza cristiana ribelle di Hara furono inviate imponenti forze
di terra (forse 200000 soldati) e di mare (navi giapponesi e cinesi).
Le cannonate arrivarono anche da un mercantile olandese!
L’assedio durò mesi. I cristiani resistettero eroicamente, ed
ebbero la peggio solo quando cominciarono a mancare cibo e munizioni.
Fu la prima (e unica) guerra santa in Giappone, e terminò con lo sterminio
di 37.000 insorti.
Il capo della rivolta (un ragazzo di neanche diciotto anni!) si chiamava Amakusa
Shiro: la sua testa fu poi portata come trofeo a Nagasaki.
Da allora nessun giapponese osò dichiararsi pubblicamente cristiano.
Solo nel XIX secolo, dopo il ritorno degli occidentali in Giappone, alcuni
discendenti di quei cristiani osarono avvicinarsi agli europei, chiedendo
se anche loro credevano in Cristo, alla Madonna…e al papa!
Oggi i discendenti dei “cristiani dimenticati” sono poche migliaia,
ma la loro stessa esistenza fa riflettere. A tanti non piace la storia con
i se…ma cosa poteva diventare, oggi, un Giappone cristiano?
Intanto Amakusa Shiro è ricordato con una statua nel castello di Hara...
ma molti giapponesi lo conoscono soprattutto come un personaggio di una serie
di videogiochi!
CAPITOLO
12 >
Lumi a ovest - Buio pesto a est. (A.D. 1700-1788)
L'Europa del Settecento - Le guerre di successione - Guerra santa
nei Balcani
La "Santa Russia" - La laica America - La "mistica" India
- L'Estremo Oriente
Verso la Rivoluzione.