1941
HITLER INVADE LA RUSSIA
e fa suonare la Walkiria

22 GIUGNO

22 GIUGNO - ore 02.00 -  Churchill chiama sulla linea rossa Stalin"Stanno arrivando! adesso sono sicuro che ci crederai". Stalin non voleva credere ai suoi continui allarmi, e fa il sorpreso anche ora, ma lui sa cosa ha nei suoi arsenali. (vedi la "SORPRESA a SMOLENSK" >> > - ma soprattutto il suo asso nella manica è stato l'incontro con "IL GIAPPONESINO A MOSCA" >> >
Alle ore 02.00 anche a Roma alla Farnesina arriva la notizia dell'invasione, a Ciano, mentre Mussolini è andato in vacanza a Riccione. Ma oltre la notizia alla ore 2,30, arriva anche una lettera di Hitler a Mussolini, anticipata però via fono. Che gli annuncia l'invasione.

"Duce, Vi scrivo questa lettera nel momento in cui preoccupanti meditazioni che hanno durato mesi ed una interminabile, logorante attesa trovano a loro fine nella più grave decisione della mia vita. Io credo che dopo aver considerato il quadro della più recente situazione russa e dopo aver esaminato numerosi altri rapporti, non potrei assumermi la responsabilità di una ulteriore aspettativa, e credo innanzitutto che non vi sia altra via per allontanare questo pericolo al di fuori di una ulteriore attesa che però condurrebbe alla rovina la più tardi in questo anno o nel prossimo.
La situazione: l'Inghilterra ha perduto questa guerra. Col diritto di colui che affoga, essa si afferra ad ogni pagliuzza che possa servirle come ancora di salvezza, tuttavia, naturalmente, alcune speranze non mancano di una certa logica. L'Inghilterra ha sinora condotto le sue guerre con l'aiuto del continente. La distruzione della Francia -l'eliminazione di tutte le posizioni della Europa occidentale- conducono gli sguardi dei bellicisti britannici sempre nuovamente verso il punto dal quale essi avevano cercato di iniziare la guerra: la Russia sovietica.
Entrambi gli Stati, la Russia sovietica e l'Inghilterra, sono ugualmente interessati al collasso dell'Europa, resa impotente da una lunga guerra; dietro questi due Stati sta in agguato e sobillatrice l'Unione Nordamericana.
Dalla liquidazione della Polonia in poi si mostra nella Russia sovietica una conseguente tendenza che - anche se con abilità e cautela- si riporta tuttavia direttamente alla vecchia tendenza bolscevica della diffusione del regime sovietico.
Il prolungamento della guerra, necessario a tale scopo, dovrebbe raggiungersi tenendo impegnate le forze tedesche ad oriente, in modo da impedire al comando tedesco di assumersi la responsabilità, specie nel campo della guerra aerea, di un attacco in grande stile ad occidente.(...)
Lo spiegamento delle forse russe - ho sottoposto al generale Jodl l'ultima situazione- è enorme. Si può dire che tutte le forze russe disponibili si trovano alla nostra frontiera. Oltre a ciò, dall'inizio della stagione calda, si lavora a numerose fortificazioni. (...)
Mi sono deciso, sotto tali condizioni a porre fine all'ipocrita gioco del Cremlino...(...).
La decisione definitiva è avvenuta oggi alla 7 di sera (...)
Da quando ho preso questa decisione, sento il mio spirito nuovamente libero....marciando a fianco della Russia in un certo senso mi è sempre sembrato di rinnegare tutto il mio passato, le mie idee, i miei precedenti impegni. Sono felice di essermi adesso liberato da questo tormento"
(Lettere/Documenti  Mussolini-Hitler, King Features Syndacate, New York, 1946)
(Poi in Lettere/Documenti - Doc. N. 44, Hitler a Mussolini, Rizzoli, 10-6-1946)
Mussolini,  buttato giù dal letto a Riccione, perfino infastidito,  si affretta a rispondergli la notte stessa
"Fuhrer, Mi rendo perfettamente conto che lunghe meditazioni hanno preceduto la Vostra decisione.....(...) La liquidazione del problema russo reca, a mio avviso, i vantaggi seguenti: (...) c) ci riporta alle nostre concezioni dottrinarie che solo necessità di carattere tattico ci avevano costretto ad abbandonare sia pure temporaneamente; d) fa di nuovo convergere verso l'Asse tutte le correnti antibolsceviche esistenti nel mondo in generale e in quello anglo-sassone; e) può ricondurre la Russia rinnovata ridotta di volume e liberata dal bolscevismo nel cerchio di una leale collaborazione economica col resto dell'Europa (...)  
La vostra decisione di prendere alla gola la Russia ha trovato in Italia una adesione entusiastica...(...) In una guerra che assume questo carattere, l'Italia non può rimanere assente, vi ringrazio quindi di aver accolto la partecipazione di nostre forze terrestre e aeree ...(...)"

(Lettere/Documenti  Mussolini-Hitler, King Features Syndacate, New York, 1946)
(Poi in Lettere/Documenti - Doc. N. 45,  Mussolini a Hitler, Rizzoli, 10-6-1946).
Ore 3,15: scatta l’operazione “Barbarossa”, l’invasione dell’Unione Sovietica. Già il 21 luglio 1940 Hitler aveva ordinato ai suoi generali di elaborare un piano d’attacco contro l’URSS. Un’altra direttiva in tal senso, la n. 21, era stata emanata dal Fuhrer il 18 dicembre dello stesso anno. Il piano era stato rielaborato due volte. Nella versione originaria si prevedevano due offensive principali, La prima su Mosca e su Kiev, con un’azione di copertura a nord, in direzione di Leningrado. Nella seconda elaborazione, pur restando Mosca l’obiettivo principale, era prevista anche un’avanzata in Ucraina con forze provenienti dalla Romania, nonché una più massiccia spinta su Leningrado. Secondo il piano definitivo, lo sforzo più immediato sarà esercitato su Leningrado, con una contemporanea pressione in direzione di Smolensk ed infine Mosca.
L’attacco coglie i sovietici quasi completamente di sorpresa; il concentramento dell’immensa armata tedesca è avvenuto senza che il nemico sia riuscito a rendersi conto della situazione di estremo pericolo. Il successo degli invasori, che contano di concludere la campagna prima dell’inverno, è travolgente: i tedeschi sfondano su quasi tutta la linea.

NELLO STESSO GIORNO L'ITALIA DICHIARA GUERRA ALLA RUSSIA 

Il giorno 26 giugno a Verona, Mussolini passa in rassegna le truppe  italiane pronte a partire. E la divisione Torino il primo contingente del Corpo di Spedizione italiano in Russia - CSIR - poi il 10 luglio, partono le divisioni Pasubio e Principe Amedeo duca d’Aosta e la legione Camicie nere Tagliamento, per il fronte orientale.

Il Fuhrer ha posto il suo Quartier Generale (convenzionalmente chiamato Wolfsschanze - Tana del Lupo) in Prussia Orientale, in una foresta presso Rastenburg.
Le truppe tedesche sfondano clamorosamente le linee sovietiche in ogni settore salvo quello meridionale, dove la loro penetrazione è scarsa a causa dell’accanita resistenza sovietica. D’altronde, le forze russe, oltre a difettare di veicoli a motore per gli spostamenti rapidi, non sono schierate a ridosso della frontiera (che è nuova e scarsamente fortificata), ma scaglionate in profondità, su fasce che vanno dai 100 ai 500 km.
I tedeschi traggono pieno vantaggio dalla sorpresa. Così credono in un primo momento, nei primi  giorni. Anche se la "sorpresa" sarà poi quella russa. Inizialmente utilizzata male, ma poi dopo pochi giorni, Guderian, l'asso dei carristi tedeschi (lui l'inventore delle panzer division) iniziò a essere preoccupato: "I russi cominciano a imparare. Qui ora la faccenda si fa seria..."


Guderian il "mago" delle panzerdivision scriveva "sorpreso" e amareggiato ""Tutti i dati del nostro controspionaggio indicavano che avremmo dovuto batterci contro 200 divisioni russe (i tedeschi ne avevano 170 Ndr) mentre qui già ora ne abbiamo individuate non meno di 370 (...) "inoltre i carri sovietici risultano molto pericolosi, i T 34 sono carri muniti di tale corazze che i proiettili della nostra artiglieria vi rimbalzano senza provocare alcun danno".
(Altro che impreparato Stalin!! All'amico del "Patto" ha tenuto nascosto ogni cosa. E altre amare sorprese sono in programma).


Sette ore dopo l’inizio dell’attacco tedesco, Molotov ne dà l’annuncio al popolo sovietico: “Alle 4 di stamane, senza dichiarazione di guerra e senza che alcuna rivendicazione fosse stata avanzata all’Unione Sovietica, truppe tedesche hanno assalito il nostro paese, attaccato in molti punti la nostra frontiera e bombardato dall’aria Zitomir, Kiev, Sebastopoli, Kaunas e alcune altre località. I morti e feriti superano i duecento. Analoghi attacchi aerei e d’artiglieria sono stati anche compiuti partendo dal territorio romeno e finnico. Questo inaudito attacco al nostro paese è un atto di perfidia che non ha uguali nella storia delle nazioni civili. E' stato compiuto nonostante l’esistenza di un patto di non aggressione tra l’Unione Sovietica e la Germania.., e benché il governo tedesco non sia mai stato in grado di sollevare la minima lamentela per inadempienze dei propri obblighi da parte dell’Unione Sovietica. Pertanto l’intera responsabilità di quest’atto di rapina deve essere fatta ricadere sui governanti nazisti.., il governo dell’Unione Sovietica è profondamente convinto che l’intera popolazione del nostro paese farà il suo dovere... Il governo fa appello a voi, uomini e donne, cittadini dell’Unione Sovietica, perché vi raduniate ancora più strettamente attorno al glorioso partito bolscevico, al governo sovietico e al nostro grande capo. compagno Stalin. La nostra causa è buona. Il nemico sarà sconfitto. La vittoria sarà nostra”.
Stalin parlerà al popolo solo undici giorni dopo. Con un tono un po' diverso, non chiamando i russi compagni, non accennando al bolscevismo, e neppure al partito (ricevendo qualche critica). 
Viene costituito d’urgenza un Comitato supremo di difesa (Stavka) e sono richiamati alle armi 15 milioni di uomini. 

23 GIUGNO - Il successo dei tedeschi è spettacolare. Nel settore dello Heeresgruppe Nord, il LVI corpo corazzato (gen. Manstein) del IV Panzergruppe (Hoepner) ha superato l'importante viadotto di Ariogala sul fiume Duhysa. in Lettonia, a 80 krn dal punto di partenza. Nel settore centrale, superato di slancio il fiume Bug a monte e a valle di Brest Litovsk, i carri di Gudenian (XXIV corpo corazzato, gen. von Schweppenburg, e XLVII corpo corazzato, gen. Lemelsen) sono attestati a Kobrin e a Pruzany, ossia a 65 e 75 km dalla linea di frontiera, mentre quelli di Hoth (LXII corpo corazzato, gen. Kuntzen, e XXXIX corpo corazzato, gen. Schmidt) hanno conquistato Merec e Alytus prendendo intatti i ponti sul Niemen con un’avanzata di 90 km. Nel settore meridionale, a sud del Pripet, i progressi del I Panzergruppe di Kleist sono invece modesti, data la forte concentrazione su quel fronte di truppe sovietiche (56 divisioni di cui 16 corazzate).
La Luftwaffe seguita a infliggere colpi durissimi al nemico (1200 aerei sono stati distrutti al suolo o in combattimento prima di mezzogiorno del 22, primo giorno di operazioni).
Alle grandi unità sovietiche, in preda al caos, giungono dallo Stato Maggiore Generale direttive che rivelano una totale ignoranza della realtà della situazione, come quella impartita al comando del fronte sud-occidentale di sferrare una grande offensiva e di conquistare entro il 24 Lublino, 50 chilometri entro le linee (che invece sono già occupate dal nemico).
25 GIUGNO - Nel settore meridionale, i tedeschi occupano Dubno, importante centro a nord-est di Leopoli (Lwòw), le ali corazzate dello Heeresgruppe Centro, comandate da Guderian e da Hoth, raggiungono Baranovici, Lida e Borodecno, oltre 200 chilometri a est di Bialystok (dove si trova il comandante del fronte occidentale sovietico, Pavlov). Si delinea la minaccia di accerchiamento per la 3a, 10a e 4a armata sovietiche.
Sul fronte settentrionale, i sovietici attaccano il dispositivo difensivo dei finnici; sono contrattaccati nella zona di Murmansk.
Il giorno dopo, n
el settore settentrionale, il IV Panzergruppe di Hoepner dilaga in Lituania e conquista Daugavpils, sulla Dvina, stabilendo teste di ponte oltre il fiume. Nel settore dello Heeresgruppe Centro, i carri di Guderian e di Hoth stabiliscono un primo contatto a Slonim, tra Baranovici e Bialystok.

29 GIUGNO - Nel settore centrale, i corpi corazzati di Hoth (III Panzergruppe) e di Guderian (Il Panzergruppe) si congiungono, dopo una nuova manovra a tenaglia, presso Minsk, isolando in un’immensa sacca le truppe sovietiche nella zona di Gorodisce, cittadina della Bielorussia a sud-ovest di Minsk, presso Baranovici. In Finlandia, i finnici attaccano i russi in Carelia, mentre nell’estremo Nord tedeschi provenienti dalla Norvegia e finlandesi sono impegnati nella zona di Murmansk-Petsamo (oggi Pecenga). Sono in gioco l’unico porto sul Mare di Barents quasi sempre libero dai ghiacci e una miniera di nichel, di grande importanza strategica. L’obiettivo ultimo dell’offensiva in Carelia è il congiungimento con lo Heeresgruppe Nord tedesco.

30 GIUGNO - Nel settore centrale, i tedeschi occupano Bobrujsk e stabiliscono una testa di ponte oltre la Beresina (Berezina). Nel frattempo eliminano la grande sacca di Bialystok, distruggendo quanto resta della 10à armata sovietica.
Lo Heeresgruppe Sud prende Leopoli (Lwow, Lvov) e investe la linea Stalin, sistema di fortificazioni del tutto trascurato dai sovietici dopo l’avanzamento del confine in Polonia. La minaccia su Kiev prende sempre maggiore consistenza.

Ma i tedeschi iniziano ad essere preoccupati, anzi è preoccupato lo stesso Hitler, ha bisogno di aerei, e fa sospendere le offensive sull'Inghilterra. 
Preoccupato scrive a Mussolini il 30 giugno (rispondendo nello stesso tempo alla sua lettera del 22)
"Duce, Mi rallegro infinitamente che i nostri due punti di vista  nelle grandi questioni concernenti il destino dei nostri popoli si identifichino così perfettamente. Credo che la settimana trascorsa, considerata sotto l'aspetto politico, ha confermato in maniera clamorosa le nostre vedute. E' accaduto ciò che io stesso nel primo momento non osavo affatto sperare. L'Europa è stata strappata in gran parte ad un disinteresse veramente letargico. Molti Paesi si vedono obbligati a prendere ormai in questa nostra lotta contro il bolscevismo una posizione che sarà il principio di una più larga comprensione della nostra comune politica che in fondo è veramente europea. (...) 
La più importante constatazione che io e i miei generali abbiamo fatto è stata una che veramente ci ha sorpresi nonostante tutte le previsioni. Duce, se questa lotta non fosse avvenuta ora, ma anche soltanto pochi mesi o un anno più tardi, noi avremmo - per quanto possa essere terribile questo pensiero- perduta la guerra.

"....La lotta che ora si svolge da 8 giorni, mi da' la possibilità di comunicarvi in poche linee un quadro generale della situazione. La piu' importante constatazione che io ed i miei generali abbiamo fatto è stata una che veramente ci ha sorpresi nonostante tutte le previsioni. L'Armata russa "stava"(*) approntando uno schieramento di forze con mezzi che andavano molto al di la' di quanto noi sapevamo o anche solo ritenevamo possibile. Sono otto giorni che attacchiamo, ma non si è rimarcata alcuna diminuzione della loro aggressività.
I Russi hanno tirato fuori una sorpresa di cui noi purtroppo non avevamo alcuna idea. Un gigantesco carro armato del peso di 52 tonnellate, con una corazza di 75 mm, con un cannone da 7,62 cm e tre mitragliatrici. Siamo impotenti di fronte a questi mezzi corazzati che attualmente sono i più forti. Hanno numerose formazioni motorizzate e possiedono quasi tutte propri reparti corazzati. Combattono col fanatismo più stolto, indifferenti ai sacrifici, con la brutalità primitiva di un animale. I combattimenti che ora hanno luogo qui da otto giorni appartengono ai più gravi che le truppe tedesche hanno dovuto sostenere sinora".
Accetto con gratitudine la Vostra generosa offerta...Che le nostre armate marcino fianco a fianco proprio contro il nemico mondiale bolscevico mi sembra un simbolo della lotta di liberazione condotta da Voi Duce, e da me. (...).

(Lettera a Mussolini, del 30 giugno 1941, da Lettere e Documenti di Hitler e Mussolini, dal 1939 al 1943 - Kinkg Features Syndacate, New York, 1946).


3 LUGLIO - Per la prima volta dall’inizio dell’invasione, Stalin piuttosto preoccupato parla alla radio al popolo sovietico. Il suo esordio è insolito, ma certo adatto alle circostanze: “cittadini, fratelli e sorelle, combattenti del nostro esercito e della nostra marina. Parlo a voi, amici miei!”. 
Ha smesso di indossare i panni del dittatore, fa discorsi patriottici. L'uomo delle "purghe", delle fucilazioni, della deportazione dei suoi migliori generali, non li chiama ora Compagni, fratelli, sorelle, ma "amici miei"
“Una grave minaccia incombe sulla patria.” Ma i tedeschi, afferma, non sono invincibili. E si richiama all’esempio di Napoleone
ricordando -proprio lui- le eroiche gesta dei generali zaristi del passato, li nomina uno per uno, rammenta agli "amici" La Battaglia di Poltava del 1709, quando i russi di Pietro il Grande iniziarono la tattica di bruciare città e paesi e ogni cosa prima di ritirarsi; poi rammenta ai suoi concittadini la sconfitta di Napoleone con  il "miracolo" di  Kutuzov (che usò la stessa tecnica di Pietro il Grande)

Sprona i russi a resistere a oltranza contro l'invasore, facendo la terra bruciata davanti a lui. Ogni atto di codardia sarà punito: “Tribunali militari devono giudicare immediatamente chiunque, per panico o viltà, intralci la nostra difesa, indipendentemente dalla posizione o dal grado”. Annuncia l’avvenuta costituzione del Comitato nazionale di difesa dello stato (presieduto da Stalin e formato da Molotov, Vorosilov, Malenkov e Beria), incita alla guerra partigiana dietro le linee nemiche, ordina la mobilitazione di tutte le risorse del paese. “Tutte le forze del popolo devono essere impiegate per abbattere il nemico. Avanti verso la vittoria!” In sostanza, e con molto acume psicologico, Stalin fa appello al patriottismo russo più che alle ideologie bolsceviche.

Sono costituiti anche battaglioni operai nelle grandi città. Tutti gli uomini dai 16 ai 60 anni e le donne da 18 a 50 sono tenuti a far parte dei gruppi di difesa civile. La resistenza dovrà essere a oltranza; la linea da tenere ad ogni costo, secondo i responsabili sovietici, è quella che va da Smolensk a Mosca.

Mentre il gen. Franz Halder, capo di S.M. Generale tedesco, annota sul suo Diario che può essere considerato assolto il compito assegnato alle forze armate tedesche, di schiacciare il grosso del nemico al di qua della Dvina e del Dnepr.

9 LUGLIO - La resistenza dei russi ha termine in tutte le sacche attaccate dai tedeschi: fino a questo momento, l’Armata Rossa ha perso 2500 carri armati e 300.000 suoi uomini sono caduti prigionieri. 40 divisioni sono state annientate nel settore di Bialystok.
Il II e III Panzergruppen (Guderian e Hoth), riuniti nella 4a armata corazzata, avanzano oltre i fiumi Dnepr e Dvina in direzione di Smolensk, sulla strada di Mosca.
Ma nel settore meridionale, inaspettatamente i sovietici sferrano un violento contrattacco nella zona di Korosten (a ovest di Kiev), contrattacco che viene respinto con severo impegno da parte del I Panzergruppe di von Kleist. Respinto il contrattacco  le truppe corazzate tedesche avanzano fino a soli 16 km da Kiev, ma la tenacissima resistenza sovietica le obbliga a segnare il passo.
Smolensk ancora dai tempi di Gengis Khan ha sempre portato sfortuna a tutti.
E qui che Guderian annota
nel suo diario "I russi cominciano a imparare. Qui ora la faccenda si fa seria..."

12 LUGLIO - Churchill non annota, ma ascolta le radio e nel sentire queste notizie era saltato sulla sedia ("seguii ora per ora gli eventi di Smolensk, e le ore cominciarono ad essere tante, tante; poi diventarono giorni").
Il 12 luglio Churchill non aveva più dubbi ("senza la svolta di Smolensk, non avrei mai fatto questo passo, ma non avremmo mai vinto la guerra" scriverà poi nella sue Memorie.) Se voleva vincere era costretto ad allearsi con "il diavolo" Stalin.
Due giorni prima ha già fatto una proposta al "diavolo", il 12  viene stipulato un patto di mutua assistenza tra Gran Bretagna e URSS. Le due parti si impegnano a non firmare una pace separata.

14 LUGLIO - Nel settore settentrionale, i tedeschi minacciano ormai direttamente Leningrado. La difesa sovietica, compromessa dalla disorganizzazione, non è brillante come in altri settori del fronte. Della gravità della situazione si rendono pienamente conto i responsabili.  Lanciano un proclama rivolto “a tutte le unità della direzione nord-occidentale” in cui si legge: “Una diretta minaccia d’invasione nemica incombe su Leningrado. Mentre le truppe schierate dal Mare di Barents fino a Tallinn e Hangò combattono valorosamente contro le orde dei corpi d’assalto nazisti e finlandesi difendendo ogni palmo della nostra amata terra sovietica, le truppe del fronte centro-occidentale (ossia quelle del settore di Leningrado), spesso non respingendo gli attacchi nemici e abbandonando le posizioni senza nemmeno combattere, incoraggiano con il loro comportamento la sempre crescente arroganza dei tedeschi.
Certi codardi non soltanto abbandonano il fronte senza ordine, ma seminano il panico tra i soldati buoni e valorosi. In qualche caso, non soltanto ufficiali e responsabili politici non fanno nulla per arginare il panico, ma con la loro vergognosa condotta lo accrescono e provocano la disorganizzazione sul fronte”. L’ordine proseguiva avvertendo che chiunque avesse abbandonato le linee senza l’ordine dei superiori sarebbe stato giudicato da un tribunale da campo che ne avrebbe ordinato la fucilazione “senza tenere alcun conto del grado o dei precedenti”. Come si vede, si ammette la criticità della situazione, mentre si afferma la volontà di tener duro ad ogni costo.
Tuttavia davanti a Leningrado nei successivi giorni si sviluppa un contrattacco dei russi nella parte meridionale della “linea Luga”, tra il Lago Ilmen e Solcy. Gli sforzi proseguiranno fino al 18, ma il massimo che i sovietici riescono a ottenere è di ritardare l’avanzata nemica. Le divisioni improvvisate con l'Opolcenie, la milizia cittadina reclutata a Leningrado, sono volonterose ma inesperte. Vanno allo sbaraglio contro i carri armati tedeschi, che ne fanno strage.
Centinaia di migliaia di uomini e donne sono frattanto mobilitati per erigere fortificazioni. Si costruiscono più linee di difesa: una dalla foce della Luga a Cudovo, Gatèina, Urick, Pulkovo e quindi lungo la Neva; un’altra “esterna”, da Peterhof a Gatcina, Pulkovo, Kolpino e Koltusi, a est della città e a nord della Neva. Altre linee sono apprestate nelle immediate vicinanze della città e una nei sobborghi settentrionali, di fronte ai finlandesi. Alla fine, saranno complessivamente scavati 540 km di fossati anticarro, 640 km di barriere di filo spinato, 25.400 km di trincee scoperte, erette 5000 postazioni per cannoni e mitragliatrici in legno e cemento, nonché barriere formate con alberi abbattuti per una lunghezza di 300 km.

16 LUGLIO - Hitler è ottimista. Fa già le spartizioni. Convoca nel suo Quartier Generale Gòring, Keitel, Larrers, Bormann e il teorico del nazismo Rosenberg per esporre loro gli obiettivi del Reich in Oriente: suddivisione di parte dei territori occupati in quattro Commissariati del Reich e diretta annessione al “Grande Reich” dello province più ricche, tra cui la Crimea. Rosenberg viene designato capo di un nuovo Ministero per i territori orientali occupati. Suo compito sarà non solo lo sfruttamento di quei territori a beneficio dell’economia tedesca, ma anche la loro “bonifica” politica, con l’eliminazione dei comunisti e la deportazione degli ebrei.

17 LUGLIO - Il generale Giovanni Messe assume il comando del CSIR (Corpo di Spedizione Italiano in Russia).
62.000 uomini. Messe ne ha preso il repentino comando  per l' improvvisa malattia del suo superiore generale ZINGALES ammalatosi nel suo viaggio di trasferimento. MESSE mantenne il comando fino al 9 luglio del 1942, quando dopo essersi lamentato un po' di tutto; furibondo  non fece neppure le consegne a GARIBOLDI -inviato a sostituirlo e se ne ritornò a casa in Italia, senza neppure incontrarlo.

19 LUGLIO - Iniziano i primi dissapori fra i generali tedeschi e il comando. L’OKW stabilisce che, dopo aver annientato le forze sovietiche nel settore di Smolensk, il II Panzergruppe di Guderian e la 2a armata, abbandonando l’offensiva contro Mosca, pieghino a sud per travolgere la 5a armata sovietica di Potapov, circondare Kiev e congiungersi, con una manovra a tenaglia, con il I Panzergruppe di von Kleist. Guderian è contrario all’abbandono della spinta su Mosca, ma le sue obiezioni sono respinte.
I
mprovvisamente viene cioè messo da parte l'obiettivo Mosca (che impreparata com'era in questa fase sarebbe caduta in pochi giorni se ascoltavano Guderian perché forse lo spettro di Napoleone apparve ad Hitler a dare miti consigli. Così dirottò il grosso delle sue forze armate verso i preziosi granai dell'Ucraina e i pozzi di petrolio della Crimea e del Caucaso. Riuscendo in brevissimo tempo a: 1) conquistare  tutto il territorio sempre a causa delle deficienze di alcuni generali russi; 2) a fare 300.000 morti; 3) a impossessarsi di 1000 carri armati e di 4000 cannoni. 

27 LUGLIO
- Gran perdita di tempo nel settore centrale, tuttavia i tedeschi completano l’accerchiamento delle forze sovietiche a Smolensk. Ma i sovietici riescono a organizzare all'esterno una nuova linea di resistenza a 40 km a est della città, e rivelano una certa superiorità in fatto di artiglierie. Nel “calderone” di Smolensk, altra sorpresa, dopo i micidiali carri T 34, fanno la loro comparsa i mortai multipli lanciarazzi (velocità di fuoco 320 razzi in 25 secondi) detti “Katiuscia”, montati su speciali carri, che incutono un sacrosanto terrore ai tedeschi ignari dell’esistenza di questa stranissima nuova arma. E anche questa Stalin non l'aveva preparata solo per farci i fuochi artificiali.

30 LUGLIO - Churchill dopo Smolensk (che resiste ancora) è riuscito a convincere il Presidente degli Stati Uniti ad aiutare "il diavolo". Il consigliere del presidente Roosevelt Harry Hopkins vola a Mosca per concordare l’invio di aiuti all’URSS. Due giorni dopo incominciano ad affluire in URSS i primi aiuti americani.

Nello stesso giorno i tedeschi proseguono i combattimenti contro i sovietici chiusi nella sacca di Smolensk. Ma la resistenza dei russi è particolarmente tenace nel settore Orsa-Vitehsk, a ovest di Smolensk. Poi improvvisamente, nello stesso settore centrale, le forze sovietiche guidate da Timosenko scatenano una robusta controffensiva a Gomel (a sud di Mogilov) contro le teste di ponte stabilite dall’ala destra dello Heeresgruppe Centro sulla riva sinistra del Dnepr.
Il 5 AGOSTO tuttavia Smolensk soccombe. A detta dei tedeschi, 700.000 russi vi sono rimasti intrappolati, e 310.000 sono stati fatti prigionieri. I sovietici ammettono la perdita di 9 divisioni, 3000 tra carri armati e mezzi cingolati, circa 1000 aerei.
Finalmente i tedeschi si sono liberati da questo incubo.  L'incubo ora ce l'ha Stalin

Stalin assume il comando delle forze armate. Ma ben presto
depresso, butterà il bastone di comando, e  prenderà una decisione storica. Un mattino di ottobre manderà a chiamare  uno sconosciuto giovane generale nella lontana Leningrado dove costui ha salvato la città dall'occupazione tedesca organizzando una ottima difesa, per chiedergli dei pareri. E questo generale si permette perfino di contraddirlo. Ma è lucido, razionale, convincente. Stalin forse per la prima volta capitola davanti a un suo subalterno, che nemmeno conosce. Gli affiderà il comando generale di tutte le operazioni. Come fece lo Zar con Kutzov contro Napoleone, e gli è quasi omonimo, si chiama Zukov. (ne riparliamo più avanti)
INTANTO IN ITALIA SI PARTE !!!
4 AGOSTO - Sensibile agli eventi positivi in Russia, e tenendo fede alla proposta fatta con la lettera del 22, poi con Hitler che rispondendo il 30 ha gradito la sua generosa offerta (che abbiamo letto in precedenza), a Mantova, Mussolini presenzia alla partenza per la Russia della Legione delle Camice Nere con un discorso: iL DISCORSO VIENE RIPORTATO DAL l Popolo d'Italia, del 5 agosto 1941
Legionari!
"Un grande onore e un sommo privilegio vi attendono e sono sicuro che voi lo sentite nell'animo vostro di combattenti. L'onore e il privilegio di partecipare  ad un'autentica battaglia di giganti.....Vinceremo perchè la storia dice  che i popoli i quali rappresentano le idee  del passato devono perdere dinanzi ai popoli che rappresentano le idee dell'avvenire". (La parola del Condottiero alle Camicie nere, Mussolini -
Questo il titolo del giornale sopra)

Nella stessa pagina un titolo:  "Uno scritto" - (questo si scriveva!)
UN BEL PANEGIRICO !!
di M. Antonescu - Sempre dal Il Popolo d'Italia, del 5 agosto 1941
-
"IN OCCASIONE DELLA MOBILITAZIONE GENERALE,
LA PARTENZA DEI SOLDATI INVIATI  IN RUSSIA"
" Evocare la personalità del Duce in queste ore di lotta degli stati civili per la costruzione di un Nuovo Mondo in un'Europa salvata, acquista oggi il carattere di un vero omaggio. Poiché vent'anni fa un giovane rivoluzionario, ultima espressione del vecchio genio politico latino, ha ingaggiato la lotta contro l'anarchia sociale, non solamente facendo crollare i vecchi ordinamenti, ma anche costruendo uno spirito nuovo, sulle rovine di quello vecchio.
Non so se sono i grandi avvenimenti a creare i grandi uomini o se sono i grandi uomini che sollevano gli avvenimenti alle loro grandezze. Ma é merito del rivoluzionario BENITO MUSSOLINI di aver portato per primo in Europa la lotta contro l'anarchia sociale, che cresceva all'ombra di un vecchio Stato.
Il Duce Mussolini ha fatto crollare lo Stato retorico. Ha sostituito il sistema della coesione nazionale a quello della lotta verbalesca ed ha fondato la Nazione su base realiste e di solidarietà professionale.
Ma il principio del Governo lo ha legato all'idea di una autorità totalitaria. Lo Stato Fascista, lo Stato del Duce Mussolini é uno Stato prammatico, non filosofico; mistico, non razionalista; eroico, non criticista; governamentale, non parlamentare; unitario, non federalista: nazionale, non individualista.
E' merito di Benito Mussolini aver donato al nostro secolo il primo Stato Nuovo, creatore di un  Nuovo Mondo, lo Stato Fascista, espressione di una nuova civiltà politica.
Ha trovato l'Italia avvilita dalla gloria fittizia di una pace perduta dopo una guerra vinta inutilmente. Ha trovato l'ordine sociale in decomposizione, l'ordine economico capovolto e il pericolo comunista della decomposizione nazionale minacciante l'intero destino italiano.
Il Fondatore del Fascismo ha iniziato la lotta contro il pericolo della catastrofe, innalzando con la lotta della Camicie Nere non solo un nuovo Stato italiano, ma una nuova forza statale, che doveva aprire la strada al Mondo Nuovo, al Nuovo Secolo; perché l'anarchia sociale cresciuta nel corpo del vecchio Stato non poteva essere combattuta solo con la repressione, ma doveva essere sostituita da una creazione organizzativa.
Da allora Roma Eterna, la Roma dei Cesari, fonde il suo prestigio sulla forza di questo suo nuovo tribuno della latinità e riempie di gloria la nuova antichità delle mura dell'Impero Romano di altri tempi. L'Italia di oggi, l'Italia del DUCE MUSSOLINI, guarda al Mediterraneo non offuscato dall'anarchia sociale come l'ha trovato il Duce, ma lanciando l'Impero verso gli orizzonti romani, così come la storia ha ordinato al fascismo.
Tutta la lotta, tutta la forza di creazione del DUCE, tutta l'espressione del nuovo Stato, fondato sulla mistica eroica della lotta nazionale unitaria e sulla sana collaborazione del lavoro di tutte le classi organizzate in corporazioni; tutto questo nuovo ordinamento nel quale le camicie nere hanno impresso il ritmo della loro nuova mistica, può essere riassunto concentrato, testimoniato, inteso nella formula del Duce, che rimarrà eternata nei secoli: "Se avanzo seguitemi, se indietreggio uccidetemi, se mi uccidono vendicatemi". (Ndr.) Questa frase non è di Mussolini, ma di Henry - Rivoluzione Francese) Con questa consegna ha incominciato il Duce la lotta contro l'anarchia che minacciava di travolgere nel comunismo l'Italia di ieri; con questo segno il Duce ne ha innalzato la potenza in un orizzonte di impero; con questo simbolo egli ha aperto il ritmo della vita eroica dell'Europa Nuova, che doveva assumere, della Germania nazionalsocialista, la proporzione costruttiva di una Nuova Civiltà.
La figura del Duce significa la sicurezza che per opera di questa nuova fede l'anarchia sociale crollerà, il sentimento nazionale trionferà e l'Europa si salverà per il consolidamento del Nuovo Stato, del Nuovo Mondo.
La lotta che oggi si svolge contro il comunismo, raccogliendo in un solo slancio tanta fede nuova che combatte l'anarchia sociale per l'unità del continente e per la difesa della civiltà, questa lotta é un'altra testimonianza della vittoria spirituale del Duce.
Ai soldati italiani che combattono per questa fede, ai fascisti del Duce, rispondiamo non solo con l'eco della comprensione di questo Mondo Nuovo, ma anche con il vecchio pulsare del nostro sangue latino e con la volontà di sacrificio per i nostri diritti e per la nuova fede".
M. Antonescu - Il Popolo d'Italia, del 5 agosto 1941
e a fianco dello stesso articolo (lo riportiamo sotto) un altro scritto di Mario Appelius  (l' autore del motto "Dio stramaledica gli inglesi" Ndr.)

"Un'occhiata generale" -
"E' conveniente dare una occhiata generale nella battaglia del Mediterraneo nella quale noi italiani abbiamo una funzione dominante....La lotta infuria da sei settimane senza tregua, dal  Mar Bianco al Mar Nero. E' una battaglia di movimento, d'un carattere speciale che può essere definita "battaglia di distruzione...Forze germaniche combattono valorosamente al nostro fianco nella più completa fraternità d'armi... La lotta continua. La vigilanza è intensa. La preparazione attivissima.
"....noi dell'Asse, affondiamo ai nostri nemici Anglo-Americani, tre navi e tre aerei ogni uno che costruiscono; una proporzione che ci garantisce la vittoria sicura". -  

Questa era la propaganda sui giornali; a scrivere è Mario Appelius 
Gli Italiani ci credevano! La stampa funzionava bene! Era ben pilotata. Di servi non ne mancavano. C'erano pennivendoli in quantità.
Invece la verità era un'altra: per ogni nave italiana affondata gli Anglo-americani ne varavano 12, e per ogni aereo abbattuto ne costruivano 145; di automezzi 180 rispetto a 1 dell'Italia. 
E l'America non era ancora entrata in guerra!

Appelius probabilmente non era informato cos'era l'America!
9 AGOSTO - Ad Argentia, nella baia di Placentia (Terranova) si incontrano il premier Winston S. Churchill e il presidente Franklin D. Roosevelt. Il primo, accompagnato dal capo di Stato Maggiore Imperiale Sir John Dill e dal primo Iord dell’Ammiragliato Sir Dudley Pound, è giunto a bordo della nuovissima corazzata Prince of Wales; il secondo, coi suoi consiglieri, è giunto sull’incrociatore Augusta. L’indomani a bordo della prima unità, ha inizio la conferenza atlantica nella quale saranno enunciati i principi della CARTA ATLANTICA, che definiscono gli scopi di guerra delle democrazie.

Churchill preme con grande energia sul presidente per sollecitare l’intervento americano. Ne ottiene una garanzia in caso di attacco giapponese contro la Malesia, Singapore e le Indie Olandesi. Ma nel contempo gli americani lanciano un duro monito a Tokyo: “Ogni ulteriore espansione nipponica condurrebbe a una situazione in cui il governo degli Stati Uniti si vedrebbe costretto a prendere contromisure, anche se queste dovessero portare alla guerra”. La conferenza dura fino al 14 agosto.
Alla Carta Atlantica, il 24 settembre danno la loro adesione 15 governi (alcuni dei quali in esilio): Australia, Belgio, Canada, Cecoslovacchia, Francia, Gran Bretagna, Grecia, Iugoslavia, Lussemburgo, Norvegia, Nuova Zelanda, Paesi Bassi, Polonia, Sudafrica, URSS.

12 AGOSTO - Hitler intanto sul fronte, sa di aver perso tempo. E' quasi convinto di dover passare l'inverno in Russia. Con la direttiva n. 34 viene sospesa temporaneamente l’offensiva verso Mosca per appoggiare con parte delle forze le operazioni degli altri gruppi di armate per occupare la Crimea, il distretto industriale di Charkov e il bacino carbonifero del Donec. Ma soprattutto i preziosi granai dell'Ucraina
e i pozzi di petrolio del Caucaso. 

25-29 AGOSTO - Mussolini vola a far visita al Quartier Generale di Hitler. Per due giorni ha colloqui con lui e con altri responsabili politici e militari tedeschi; quindi ispeziona in compagnia del Fuhrer il fronte sud, e passa in rassegna col mar. von Rundstedt e col gen. Messe le truppe italo-tedesche che hanno partecipato alle ultime operazioni. E insiste con Hitler nel voler ancor più ampliare la partecipazione italiana nelle campagna di Russia con altri uomini;  che al rientro poi mobilita e che partiranno nel prossimo febbraio formando così l'armata ARMIR, portando gli uomini a 235.000 unità, al comando di GARIBOLDI.

10 SETTEMBRE - Forze congiunte degli Heeresgruppen Centro e Sud convergono su Kiev, scontrandosi con l’accanita resistenza sovietica. Il Gruppo corazzato di von Kleist sfonda sul Dnepr; cosi anche il Gruppo corazzato di Guderian, che raggiunge Konotop. Il 12 settembre i Panzergruppen di von Kleist e Guderian si congiungono a Romny, 170 km a est di Kiev, chiudendo in un’enorme sacca la 5a e la 38a armata sovietica di Budénnij e Timosenko.

il 19 SETTEMBRE la battaglia di Kiev è conclusa. I tedeschi occupano la città. 
Secondo le fonti tedesche, nella sacca i sovietici perdono oltre 600.000 prigionieri, 2500 pezzi di artiglieria e 1000 carri armati. Sempre secondo fonti tedesche, dall’inizio delle operazioni al 31 agosto la Wehrmacht ha avuto sul fronte orientale 86.000 morti, 20.000 dispersi, 292.000 feriti. Circa 4000 uomini sono caduti prigionieri dei sovietici.

Il 27 SETTEMBRE - Inizia la conquista della Crimea, il 29 il bacino del Don. L'8 ottobre i tedeschi  raggiungono Mariupol sul Mar d’Azov: 7 divisioni sovietiche sono accerchiate.
In pochi giorni dopo aspri combattimenti l'armata tedesca occupa tutta la Crimea. Tutta la regione industriale meridionale dell’URSS è ormai in mano tedesca.
Riescono le armate in brevissimo tempo a: 1) conquistare  tutto il territorio sempre a causa delle deficienze di alcuni generali russi; 2) a fare 300.000 morti e 100.000 prigionieri; 3) a impossessarsi di 1000 carri armati e di 4000 cannoni.  E' una vittoria così facile e avvenuta così in fretta che Hitler commette  il suo secondo grande fatale errore. Ci ripensa, crede che anche sulla strada verso il Cremlino sia tutto così semplice come nel settore meridionale  e decide di sferrare l'attacco a Mosca prima dell'inverno.

2-3 OTTOBRE - Hitler ha deciso! Ha inizio l'operazione. Cambia perfino nome all'invasione, non più "Barbarossa" ma "Taifun", Operazione Tifone". Ricompatta le divisione, ad alcune da sud ordina  marcia indietro e riparte da Smolensk,  perchè  intende dare il colpo d'ariete alla capitale bolscevica. Farla finita. Organizza perfino una squadra -quando entrerà a Mosca- per far demolire il Cremlino e per far deviare la Moscova per cancellarla dalla faccia della Terra.
E' così sicuro di vincere, che parla alla radio la mattina dopo, al popolo tedesco come una guerra  già terminata.  "Dichiaro oggi che la Russia è stata battuta e non risorgerà più". Non è ancora a Mosca ma con i suoi generali è lapidario "basta dare ora un calcio alla porta". Anche a Mosca ne sono convinti tutti, da Stalin, a Molotov, dai generali fino all'ultimo moscovita. Del resto l'avanzata dei tedeschi finora è stata travolgente, è proprio un "tifone".  46 divisioni di fanteria con alcune migliaia di cannoni, 16 divisioni corazzate e 8 motorizzate marciano speditamente verso la capitale russa per annientarla.

Tutti aspettano la caduta di Mosca contando i giorni e le ore, e a loro volta i tedeschi aspettano impazienti l'attacco e la fine dell'ultima battaglia. Su Mosca iniziano a volare i primi bombardieri sganciando le prime bombe. A questo punto anche i più ottimisti ormai vedevano nero.
L’ala destra dello Heeresgruppe Centro (2a armata corazzata, Panzergruppe di Guderian), sfondate le difese russe a Gluchov, irrompe verso Orèl per poi piegare rapidamente a nord in direzione di Tula, a circa 200 km da Mosca. La 2a armata punta verso Brjansk, su cui converge parte dei corazzati di Guderian. La 4a armata e il IV Panzergruppe (Hoepner) sfondano l’ala destra del fronte occidentale sovietico (Konev) a est di Roslavl puntando su Vjazma. Sulla stessa città convergono da nord i carri del III Punzergruppe (Hoth).
Il fronte russo a Brjansk, difeso dalla 43a 3a  50a e 13a armata e comandato da Timosenko, incomincia a sgretolarsi. Si formano due grandi sacche, a nord e a sud di Brjansk, mentre più a nord una terza sacca si formerà presso Vjazma.
Nel settore centrale sfruttando il successo del IV Panzergruppe (Hoepner), il XL Corpo corazzato (Stumme) si lancia verso Vjazma.
Il 6 ottobre i tedeschi superano la linea Rzev- Vjazma e avanzano verso Mozajsk, a soli 80 km da Mosca. Ma per l’eroica resistenza opposta dai sovietici, sei giorni dopo la aggireranno puntando verso sud in direzione di Kaluga.

7 OTTOBRE - Stalin non sa più cosa fare, è perfino depresso, anche dal settore meridionale. I tedeschi
raggiungono Mariupol sul Mar d’Azov: 7 divisioni sovietiche sono accerchiate.
Il Panzergruppe (von Kleist), dopo aver attraversato il Dnepr e la Samara e aggirato la 9a e la 18a armata sovietiche, ha raggiunto Berdjansk e fa prigionieri 100.000 russi.
Stalin 
manda a chiamare  uno sconosciuto giovane generale nella lontana  Leningrado anche questa assediata, ma dove sembra abbia fatto questo generale un piccolo miracolo organizzando una geniale difesa. Il generale Kutzov ha fermato Napoleone alla porte di Mosca, e Stalin spera che sia  questo generale Zukov  (anagrammaticamente quasi omonimo) a fermare per almeno un mese Hitler alle porte della città. Il tipo che gli si presenta davanti ha carattere, ha la sua opinione sulla guerra, del tutto diversa dai suoi colleghi e da quella di Stalin, e si permette perfino di contraddirlo. Ma è lucido, razionale, convincente. Stalin forse per la prima volta capitola davanti a un suo subalterno, che nemmeno conosce. Gli affida il comando generale di tutte le operazioni. E' la sua ultima speranza, e  spera anche in un altro alleato: il "generale inverno". 
Stalin è sfacciatamente fortunato!

8 OTTOBRE -
L'uomo nuovo vola a fare una veloce ricognizione sui campi di battaglia, e quando la sera dal cielo scende  l'aereo di Zukov sull'aeroporto, con lui sta scendendo dal cielo la prima neve sui campi di battaglia e su Mosca.
Saranno i due protagonisti della "Battaglia di Mosca". Zukov organizza la sua battaglia, e la neve e  il gelo disorganizza quella di Hitler.

10 OTTOBRE - Il gen. Zukov assume il comando del Fronte occidentale creato per difendere Mosca. Gli è affiancato quale consigliere e responsabile politico N. Bulganin.
Intanto due milioni di moscoviti, uomini, donne, vecchi e bambini, si sono riversati alle porte della capitale, per difenderla, scavando 100 chilometri di fossi, mettendo 284 chilometri di reticolati, 1000 chilometri di trincee; c'è tanta confusione ma resistono comunque e fanno ritardare l'avanzata. La neve alleata non è ancora ghiaccio, è quasi pioggia ed è quasi meglio, perchè forma la micidiale rasputiza; i campi di battaglia diventano mari di fango, l'avanzata dei tedeschi rallenta; cannoni, automezzi, carri armati s'impantanano, ci sono 100-85 chilometri per Mosca, ma si avanza a tre quattro chilometri al giorno. Tuttavia i tedeschi arrivano ugualmente a Viasma e Brjansk. L'armata russa di Timosenko è annientata; circa 660.000 uomini cadono prigionieri.
16 OTTOBRE - A Mosca cadono quasi le speranze, le forze tedesche hanno occupato Vaidal. La capitale è presa  dal  “bolscioi drap” = “grande panico”, i tedeschi sono quasi alle porte, tutti quelli che riescono a farlo fuggono a oriente. Molti Commissariati del Popolo e tutto il corpo diplomatico evacuano a Kujbysev, oltre il Volga. La città -pur avendo proclamato lo stato d'assedio- è nel disordine, si verificano atti di diserzione che sono repressi con ferrea energia, passati per le armi sul posto, senza processo. Stalin fa sapere che resterà Mosca a difendere la città fino all'ultimo sangue, e questo ridà animo ai moscoviti; se lui resta significa che la situazione non è proprio così disperata.
Intanto il Panzergruppe di Hoepner sta occupando Mozajsk, a est di Mosca, uno dei cardini del sistema difensivo della capitale.
 In una entrata di Mosca, c'è la
famosa lapide che segna il limite dove si sono arrestate le armate di Napoleone; alcuni sconsolati la guardano, bei tempi, ma non c'erano mica i bombardieri come ora, altri invece sperano nell'impossibile. E l'impossibile arriva.

17 OTTOBRE altra pioggia, altro fango, tanto fango, tanta rasputiza. Ed ecco il terzo protagonista che si è fatto onore a Smolensk, entra nuovamente in scena, il T 34, possente e pesante  ma con i suoi cingoli larghi il doppio di quelli tedeschi, che si sono già impantanati; quelli si muovono a 40 chilometri all'ora, i tedeschi a 16; il T 34 era di 52 tonnellate, quelli tedeschi 22; ma soprattutto i primi avevano una corazza da 7,5 mm. invulnerabile ai cannoni tedeschi, e un micidiale cannone da 7,62 che invece perforava e distruggeva i carri tedeschi con una corazza troppo debole. 
(PER LA STORIA DEL T 34 - VEDI QUI)

 
Questa volta i T 34 -sotto la regia di Zukov- intervengono non in modo disordinato, ma vanno incontro ai carri tedeschi disponendosi in grosse formazioni "alla tedesca". " Erano veloci, ci venivano incontro, noi sparavamo con i nostri cannoni,  vedevamo i proiettili colpirli, ma non accadeva niente, e loro ci venivano addosso, e dovevamo arretrare, arretrare. Per far qualcosa dovemmo usare i cannoni antiaerei" dirà un tedesco. I T 34 ritardano così l'avanzata, e trattengono lo sfondamento. Questo ritardo di quattro giorni  è più che sufficiente per far cambiare il corso della storia.

25 OTTOBRE - La grande offensiva tedesca contro Mosca  è già compromessa sia per la tenace resistenza sovietica, sia per le avverse condizioni atmosferiche. Il 28 ottobre i carri armati di Guderian fanno un ultimo tentativo di sfondare le difese e si lanciano in un attacco nella zona fra TuIa e Serpuchov, a sud della capitale di Mosca. Ma il fango e la resistenza russa li paralizzano.

Le
armate di Hitler sono nei pressi di Borodino; qui quelle di Napoleone erano state fermate da Kutzov. Erano tutti cattivi presagi: la data dell'invasione, il quasi omonimo Zukov, Borodino, le porte di Mosca inavvicinabili.
Durante la  notte, questa volta non cade la neve, ma cade in basso il mercurio del termometro. Il "Generale inverno" arrivava molto in anticipo a dare una mano a Zukov: 10 gradi sotto zero. Il gelo più che sui campi di battaglia scese nelle vene dei generali tedeschi. Il fantasma di Napoleone si aggirava ormai dappertutto, nelle tende, nei quartieri generali e in tutte le t
rincee, almeno per chi conosceva bene la storia. Hitler fece l'ottimista "meglio così, sul ghiaccio i panzer si muovono meglio". Però al gelo i tedeschi non sono abbastanza preparati, alcune attrezzatura e il vestiario l'hanno racimolato in fretta e furia; perchè non dimentichiamo erano partiti per combattere una sola estate. Il tutto doveva durare 8 settimane, o al massimo 100 giorni, mentre ora sono a migliaia di chilometri da Berlino. Tra i tedeschi iniziano e si moltiplicano i casi di congelamento.
L'unico a saltare di gioia è invece Zukov che oltre ad avere l'alleato "generale inverno" fra poco avrà pure disponibile le prime divisioni ritirate dalla Siberia che entreranno in azione.

7 NOVEMBRE - Al gelo di 12 gradi sotto zero, si aggiunge la neve. I generali tedeschi ora il "fantasma bianco" ce l'hanno proprio davanti. Eppure Hitler vola a Monaco a fare un euforico discorso; afferma esagerando  le perdite russe: 10 milioni tra morti, feriti e prigionieri, che  l’URSS ha perso il 60-75% del suo potenziale industriale e delle risorse di materie prime. “Per quanto a lungo possa durare la guerra, l’ultimo battaglione sarà tedesco... Si sta decidendo il destino dell’Europa per mille anni..."

10 NOVEMBRE - Ma al suo rientro sulle zone di operazioni, le difficoltà sono diventate molte e in alcuni settori anche piuttosto critiche. Hitler cambia un'altra volta i piani. Convinto che l’operazione “Barbarossa” (che prevedeva l’arrivo fino al Volga) non si concluderà entro l’anno, fissa i nuovi obiettivi delle sue armate in Russia. A sud, von Rundstedt dovrà prendere Sebastopoli e Rostov sul Don (Rostovna-Donu), passare il fiume, conquistare Majkop e la zona petrolifera del Kuban. Al centro, von Bock rinnoverà l’offensiva contro Mosca, che dovrà essere presa con un’ampia manovra a tenaglia. Al nord, von Leeb deve congiungersi con i finlandesi, isolando del tutto Leningrado.

12 NOVEMBRE  -
Si decidono nuovi i piani per l' offensiva contro Mosca: il Panzergruppe di Guderian, protetto sul fianco da una armata, avanzerà da Tula verso Kolomna; un'altra armata attaccherà frontalmente per impegnare il maggior numero possibile le armate sovietiche; il III Panzergruppe di Hoth e il IV di Hoepner, coperti sul fianco sinistro dalla 9a armata, passeranno il canale Moskva-Volga e aggireranno Mosca da nord, volgendo poi a sud-est per congiungersi con le forze di Guderian avanzanti da Tula.
Ma iniziano i primi screzi tra generali, e fra i generali e Hitler. A parte le sue decisioni strategiche, per alcuni generali i mezzi affidati per compiere le operazioni a loro assegnate sono limitati, lo stesso Guderian è costretto a trasformare un suo corpo corazzato di 350 carri, in una “brigata” di appena 50 carri.

15 NOVEMBRE - Tuttavia -come vuole Hitler- incomincia la nuova offensiva per la conquista di Mosca, su vari fronti. Il 25 novembre  i reparti che devono forzare il canale Moskva-Volga conquistano Klin, Solnecnogorsk e Istra, quest'ultima arriva da nord-ovest a una cinquantina di chilometri dalla capitale. Mentre nella zona meridionale  il I Panzergruppe completa l’occupazione di Rostov, ma per poco. I sovietici si preparano per il contrattacco. Che lanceranno il 29 novembre con violenza inaudita e riconquistano Rostov e Taganrog, minacciando addirittura di accerchiamento le forze nemiche. Von Rundstedt si vede costretto a ordinare la ritirata dietro la linea del fiume Mius; ritirata che fa infuriare Hitler che lo destituisce con Von Reichenau. E' il primo a essere liquidato per non aver eseguito i suoi ordini, che Hitler seguita a modificare, senza avere una visione globale della situazione.
 
Intanto siamo al 4 dicembre.
e domani "5 dicembre" cambia la Storia
LA DIFESA DI MOSCA
E IN CONTEMPORANEA PEARL HARBOR (nella successiva pagina)
5-7 DICEMBRE - Quello che in Russia non era accaduto in 140 anni accadde nell'alba di questo fatidico giorno 5. Ci si sveglia con 35 gradi sotto zero. I carri armati non partono, le armi non sparano.
A queste temperature tutto diventa fragile, anche l'acciaio, scotta, scarnifica la pelle solo a toccarlo. Inizia il dramma. I cannoni quando sparano si sbriciolano, i vivoli di volata (la punta
estrema  dove escono i proiettili) dei fucili e dei mitragliatori si aprono come le foglie dei carciofi. Sparando i primi colpi, per lo sbalzo di temperatura, le canne s'arroventano stemperano l'acciaio e il vivolo di volata si apre, appunto come un carciofo.
 Ma a parte i mezzi e le armi, migliaia di uomini sono vittime di congelamento. Drammi anche nelle cose più banali e prosaiche. I servizi igienici che di solito in un campo militare sono all'aperto o in una tenda, divenne un grosso problema. Di giorno e di notte. Non bastava appartarsi fuori in un angolo, moltissimi pagarono questa imprudenza. Poi gli stivali, gli scarponi: se si toglievano caldi alla sera era poi impossibile calzarli al mattino. Se invece si tenevano addosso si rischiava il congelamento perché i tedeschi li avevano col numero giusto del piede, quindi troppo aderenti,
mentre i russi hanno imparato da due secoli a portare d’inverno scarponi fuori misura - due numeri in più - per creare all'interno una camera d'aria calda, per far muovere il piede, o poterli -all'occorrenza- imbottire di lana o paglia per proteggersi dal gelo. Si cammina forse male, a ciondoloni, ma in compenso si va molto lontano!

Il gelo ha paralizzato i nibelunghi giunti quasi a 35 chilometri dalla capitale.
Alcuni zelanti ufficiali tedeschi -già sicuri di entrarci di lì a poche ore- avevano già predisposto come doveva avvenire la parata della vittoria sulla Piazza Rossa. Pronto il bozzetto del monumento da metterci in mezzo. Era perfino pronta la lista gerarchica di coloro che dovevano intervenire alla festa.

Invece il generale russo Lellushenko riesce a bloccare una divisione tedesca proprio sull'autostrada di Mosca. E' il primo fatto positivo dall'inizio dell'invasione, ma d'ora in poi per i russi ha inizio il conto alla rovescia della riscossa.
Protagonista è il geniale Zukov, ancora il T 34, l'impiego dei siberiani, e una "trovata"  del generale Molotov. Questa volta il T 34 non usa solo i micidiali cannoni, ma diventa pure un potente mezzo di traino delle grande slitte piene di "bianchi soldati".  Dalla Siberia gli sono giunte tre armate scelte, sedici divisioni, abituate a combattere con uomini e mezzi a temperature rigide. Sono i cosacchi, i mongoli, gli uomini del Turkestan.
I T 34 si trascinano dietro a 40 kmh sulla neve le slitte dei siberiani  imbacuccati nelle loro calde pellicce, con stivali anfibi di pelo e bottiglie di Wodka "a volontà". C'è una ragione di tanta abbondanza,  le bottiglie svuotate - ha insegnato Molotov-  diventano dei micidiali proiettili:  i siberiani le riempiono di benzina e con una sola di queste, sfrecciando riparati dietro gli invulnerabili carri T 34, le lanciano e incendiano i panzer bloccati da gelo, dalla neve e dal morale sempre più basso dei non più invincibili Sigfrido. Basta ora una bottiglia per fermare tonnellate di ferraglia. E se le bottiglie sono tante anche l'intera offensiva tedesca.

E mentre quella tedesca si esaurisce davanti a Mosca per difetto di mezzi e per le terribili condizioni climatiche, la controffensiva la lanciano invece i russi che hanno accumulato tutte le possibili riserve umane e materiali. Si lanciano su tutti i fronti e in particolare su quello della difesa di Mosca. Sono circa 88 divisioni di fanteria, 15 di cavalleria e 1500 carri armati, contro 67 divisioni tedesche. L’obiettivo dei russi è sfondare l'accerchiamento. Ben presto i sovietici  impongono la loro superiorità (anche perchè stanno imparando i "blitz" dai tedeschi). Guderian chiede invano a Hitler di consentire a una rettifica difensiva del fronte. Compresa quella a nord-ovest di Mosca, ove sono concentrate le punte della 9a armata tedesca e del III e IV Panzergruppen, dove drammaticamente 7 armate sovietiche premono; così a sud di Mosca, a Tula-Kasira- Mihajlov, contro il Il Panzergruppe, quando 3 armate sovietiche e un corpo d’armata di cavalleria sferrano il loro attacco. I tedeschi sono nettamente sorpresi dalla violenza e dalla consistenza dell’attacco russo.
Il giorno dopo, il 6, i sovietici penetrano per una profondità di 18 km entro le linee del III Panzergruppe (a nord di Mosca). Mentre a sud della capitale, il II Panzergruppe di Guderian resiste disperatamente contro le preponderanti forze nemiche.

L'11 DICEMBRE i sovietici annunciano la liberazione di 400 località nella zona di Mosca, comprese Solnecnogorsk e Istra e la distruzione di 17 divisioni tedesche, di cui 7 corazzate e 3 motorizzate. Anche Rogacev e Stalinogorsk sono state riconquistate. E' il momento migliore della controffensiva russa.
 
Il 15 DICEMBRE - La situazione dei tedeschi diventa precaria nella zona settentrionale (Schlusselburg) pur assediando Leningrado. Diventa critica al centro a sud-ovest di Mosca. Diventa drammatica nel settore meridionale (Kaluga, Crimea, Sebastopoli).
 
Il 18 DICEMBRE Hitler costringe von Brauchitsch a rassegnare le dimissioni e assume personalmente l’OKH (il comando supremo dell’esercito). C’è una vera rivoluzione negli alti comandi: lo Heeresgruppe Centro è affidato a von Kluge in sostituzione di von Bock; lo Heeresgruppe Nord passerà il 15 gennaio 1942 da von Leeb a von Kuchler; il 18 gennaio il comando dello Heeresgruppe Sud sarà assegnato a von Bock in sostituzione di von Reichenau, deceduto per colpo apoplettico.

  Ma a fine dicembre tutti i dintorni di Mosca non devono temere più nulla. Zukov ha già vinto!
I tedeschi tallonati dai russi, iniziano una rovinosa ritirata, per tutto il 1942, 1943, 1944, e 1945 quando i russi giungono alle porte di Berlino.

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