GIUSEPPE CASTELLANO

L'uomo dell'Armistizio

Qui nell'immagine si vedono il Generale statunitense Walter Bedell Smith che sta firmando, osservato dal Generale dell’Esercito italiano Giuseppe Castellano (in borghese abito scuro) con accanto il giovane avv. palermitano VITO GUARRASI (in borghese abito chiaro) cugino di Enrico Cuccia (originario di Piana degli Albanesi Palermo, marito di Idea Socialista, figlia di Alberto Beneduce). Un uomo il Guarrasi che sarà al centro nevralgico della politica e dell’economia siciliana per i successivi 50 anni (ved. politica petrolifera isolana dell’ENI, rapporti con Enrico Mattei ...

(Chi era Vito Guarrasi ? vedi http://www.claudiofava.it/siciliani/memoria/pol/pol03.htm

e http://www.italiasociale.org/articoli2006/notizie160106-1.html

.... ebbe rapporti più tardi, con GRAZIANO VERZOTTO.

( chi era Graziano Verzotto ? http://www.misteriditalia.com/casomattei/MATTEIIntervVerzotto.pdf


GIUSEPPE CASTELLANO era nato a Prato nel 1893, ma trascorse molti anni in Sicilia, regione dalla quale era originaria la sua famiglia.
Militare di carriera partecipa alla Prima Guerra Mondiale.
Allo scoppio della Seconda, prende parte alla campagna di Jugoslavia come ufficiale di Stato Maggiore della 2a Armata, è collaboratore del generale Ambrosio comandante della stessa.

Oltre che aiutante Castellano è un amico fidato del suo superiore. E s'intendono perfettamente, senza tante parole, con lo sguardo.
Nel 1942, dopo aver conosciuto Galeazzo Ciano diventandone amico, caldeggiò la nomina proprio del suo generale, come Capo di Stato Maggiore in sostituzione di Cavallero.

Ambrosio il 1 febbraio 1943, salito al vertice, tenne sempre con sè l'"amico" Castellano come "generale addetto".
Era il più giovane generale dell'Esercito Italiano, nell'ambiente dello Stato Maggiore, dotato di intelligenza e di spirito d'iniziativa (in mesi che entrambe le due qualità in Italia scarseggiavano).

Amicizia con Ciano, e molto vicino al duca D'Aquarone ministro della Real Casa, nel critico periodo dei primi mesi del 1943. Ma quando si ebbe l'impressione che tutto era ormai perduto, fu Castellano ad assumersi certe responsabilità, e a presentare un proposta per scalzare Mussolini, e nello stesso tempo a fornire un piano per fronteggiare una eventuale reazione dei fascisti e quella più temuta: la  reazione tedesca sul territorio italiano. 

Questo quando nessuno - politici, generali, sovrani- osava prendere delle drastiche decisioni, o assumersi delle responsabilità.

Dopo il 25 luglio, Castellano dopo aver organizzato anche  l'arresto di Mussolini, a operazione compiuta, si dedicò completamente alle due questioni molto scabrose e molto complesse: una era quella di risolvere il problema delle trattative con gli alleati per un armistizio onorevole; l'altra, come e quando sganciarsi dai tedeschi. 

Contatti con gli alleati c'erano già stati a Lisbona, e anche molto tempo prima, purtroppo tutti senza risultati, anche per i tanti pasticci creati con gli emissari o le ambiguità di chi doveva promuovere questi contatti con tutte le precauzioni possibili.
Sganciarsi da un alleato e addirittura mettersi contro non era certo una cosa facile.

Tutti volevano buttare a mare Mussolini, fare una pace separata, ma non sapevano come fare.
Badoglio dirà poi in seguito nelle sue "Memorie", che il progetto fu concepito in maggio-giugno. Mentre sappiamo da un documento reperito al Dipartimento di Stato americano, che esiste una lettera di Eden all'incaricato di affari degli Stati Uniti a Londra in data 1 febbraio 1943 che afferma "Un nostro rappresentante ha appreso che il maresciallo Badoglio è desideroso di assumere il potere e di stabilire in Italia un governo militare. E' in contatto con il maresciallo Caviglia che lo assisterebbe in tale progetto. Il maresciallo Badoglio ha proposto di inviare il maresciallo in Cirenaica per discutere un'azione coordinata entro e fuori d'Italia per rovesciare il governo fascista".

Tra Caviglia (rigoroso antifascista) e Badoglio non c'erano dei buoni rapporti. E se Badoglio lo tira in ballo è solo perchè gli faceva comodo, lui sapeva di essere considerato dagli inglesi troppo compromesso con il fascismo.

Dopo l'incontro dello S.M. a Tarvisio, e altre cinque armate tedesche entrate dal Brennero, le cose precipitano. Si teme cioè che i tedeschi abbiano sentore di cosa vogliono fare gli italiani.
 
L'incontro a Tarvisio (del 6 agosto) dei due Stati Maggiori, era avvenuto in un clima di diffidenza reciproca. Anzi con molti sospetti.
L'Italia chiedeva inutilmente ai tedeschi di far rientrare in Italia alcuni reparti (e a Berlino si chiedevano perchè?),  mentre i tedeschi ammassavano truppe ai confini e già alcune divisioni tedesche erano entrate in Italia senza informare l'Alto Comando italiano (e a Roma si chiedevano perchè?).

Secondo i tedeschi il governo di Badoglio fin dal 25 luglio stava cercando di firmare una pace separata col nemico. E Hitler prendeva dunque delle precauzioni con il "Piano Alarico" in caso di "tradimento", pronto a scendere dal Brennero e invadere l'Italia.

L'Italia dunque doveva fare in fretta. Più il tempo passava più si dava tempo ai tedeschi di organizzare una invasione dell'Italia. Sondaggi informali c'erano stati (principessa Josè) e già si sapeva  nell'incontro anglo-americano avvenuto a Casablanca; per l'Italia era stata stabilita una sola formula "resa senza condizioni" (unconditioned surrender). Umiliante insomma e senza eccezioni.
Se si volevano riprendere contatti queste erano i punti di partenza di eventuali trattative, senza sconti.

Finchè il 10 agosto Ambrosio, fu lui a prendere in mano (senza compromettersi troppo) la "patata bollente" incaricando proprio Castellano a fare seri approcci. Senza fare tante parole, come il solito. Senza dargli tante spiegazioni. Doveva solo partire. E agire!
Ma Castellano aveva bisogno di un ordine, delle credenziali, delle istruzioni. Non aveva nulla in mano.
Chiese di incontrarsi con Badoglio, Guariglia, l'Alto Comando. Nulla! Scantonavano tutti. Nessuno voleva assumersi delle responsabilità. Se la missione (rischiosa) falliva tutti lo avrebbero sconfessato.
Magari fatto passare per matto (come il famoso Hess, in Inghilterra).

Castellano si dimostrò di essere l'uomo giusto al momento giusto e comprese come doveva agire.
Come rischiare di persona. Come comportarsi. Cosa dire. Cosa fare.

Il 12 agosto nella massima segretezza, in borghese e con un nome di copertura, con un viaggio avventuroso, parte per Madrid, ma solo il 17-19 agosto, non avendo credenziali, a fatica riesce a fissare un incontro a Lisbona con l'ambasciatore inglese Sir Samuel Hoare, con il capo di Stato Maggiore delle forze alleate del Mediterraneo Bedell Smith, con il generale Strong capo dell'Intelligence Service delle forze alleate, e Mr Kennan  incaricato d'Affari degli Stati Uniti. 
A Lisbona furono gettate le basi di un armistizio, breve ma esplicito. 
Il famoso "Armistizio Corto" (con poche parole "Resa incondizionata. Consegna delle tre armi, Marina, Aviazione, Esercito")
I dettagli delle clausole politiche, economiche e finanziarie si rimandavano in un secondo tempo.

Il 27 agosto Castellano rientrò a Roma, con la anticipata indicazione della data 3 settembre, che il governo italiano avrebbe dovuto firmare; governo che però rese difficile il lavoro a Castellano. Il grande dilemma di Badoglio e del Re, era che bisognava firmare l'armistizio "al buio", prendere o lasciare era la tremenda proposta: ed era una "resa senza condizioni". 
"Resa incondizionata dell'Italia"(questa frase era sottintesa ma non ancora scritta)
Tuttavia c'era scritto "consegna delle tre armi, Esercito, Marina, Aviazione".
(che è il massimo di una resa)  
Il tutto su un  "foglietto" che elencava 13 punti e ognuno in poco più di una riga: 

SHORT MILITARY ARMISTICE

Lì 3 settembre 1943
Le seguenti condizioni di armistizio sono presentate dal generale Dwight D. Eisenhower, Generale Comandante delle Forze armate alleate, il quale agisce per delega dei Governi degli Stati Uniti e della Gran Bretagna, e nell'interesse delle Nazioni Unite, e sono accettate dal Maresciallo Badoglio, Capo del Governo italiano.

1)
Immediata cessazione di ogni attività ostile da parte delle Forze Armate Italiane.

2)
L'Italia farà ogni sforzo per sottrarre ai tedeschi tutti i mezzi che potrebbero essere adoperati contro le Nazioni Unite.

3)
Tutti i prigionieri e gli internati delle Nazioni Unite saranno rilasciati immediatamente nelle mani del Comandante in Capo alleato e nessuno di essi dovrà essere trasferito in territorio tedesco.

4)
Trasferimento immediato in quelle località che saranno designate dal Comandante in Capo alleato, della Flotta e dell'Aviazione italiane con i dettagli del disarmo che saranno fissati da lui.

5)
Il Comandante in Capo alleato potrà requisire la marina mercantile italiana e usarla per le necessità del suo programma militare navale.

6)
Resa immediata agli Alleati della Corsica e di tutto il territorio italiano sia delle isole che del Continente per quell'uso come basi di operazioni e per altri scopi che gli Alleati riterranno necessari.

7)
Immediata garanzia del libero uso di tutti i campi di aviazione e dei porti navali in territorio italiano senza tener conto del progresso dell'evacuazione delle forze tedesche dal territorio italiano. Questi porti navali e campi di aviazione dovranno essere protetti dalle forze armate italiane finché questa funzione non sarà assunta dagli Alleati.

8)
Tutte le forze armate italiane saranno richiamate e ritirate su territorio italiano da ogni partecipazione alla guerra da qualsiasi zona in cui siano attualmente impegnate.

9)
Garanzia da parte del Governo italiano che, se necessario, impiegherà le sue forze armate per assicurare con celerità e precisione l'adempimento di tutte le condizioni di questo armistizio.

10)
Il Comandante in Capo delle forze alleate si riserva il diritto di prendere qualsiasi provvedimento che egli riterrà necessario per proteggere gli interessi delle forze alleate per il proseguimento della guerra; e il Governo italiano s'impegna a prendere quelle misure amministrative e di altro carattere che il Comandante in Capo richiederà, e in particolare il Comandante in Capo stabilirà un Governo militare alleato su quelle parti del territorio italiano che egli giudicherà necessario nell'interesse delle Nazioni alleate.

11)
Il Comandante in Capo delle forze armate alleate avrà il pieno diritto d'imporre misure di disarmo, smobilitazione e demilitarizzazione.

12)
Altre condizioni di carattere politico, economico e finanziario a cui l'Italia dovrà impegnarsi ad eseguire, saranno trasmesse in seguito.
FIRMATARI
Per il Maresciallo Pietro Badoglio Capo del Governo Italiano f.to GIUSEPPE CASTELLANO. Gen. di Brigata addetto al Comando Supremo Italiano
Per Dwight Eisenhower, generale dell'Esercito degli S.U.A., Comandante in Capo delle Forze Alleate f.to WALTER B. SMITH, Magg. Gen. dell'Esercito degli S.U.A. Capo di Stato Maggiore.
PRESENTI
On. HAROLD MACMILLAN, Ministro Residente britannico presso il Quartier Generale delle Forze Alleate - ROBERT MUTPHY, rappresentante personale del Presidente degli Stati Uniti - ROYER DICK, Commodoro della Reale Marina britannica, Capo di Stato Maggiore del Comandante in Capo del Mediterraneo - LOWELL. W. ROOKS, Magg. Gen. dell'Esercito degli S.U.A. Sottocapo di Stato Maggiore, C-3, presso il Quartier Generale delle Forze Alleate.
FRANCO MONTANARI, interprete ufficiale italiano - Brigadiere KENNETH STRONG,
Sottocapo di Stato Maggiore, G-2, presso il Quartier Generale delle Forze Alleate.

Cassibile, 3 Settembre 1943

Leggendo e storcendo la bocca, il boccone da mandare giù era molto amaro. Perché sia il Re sia Badoglio volevano restare al potere.
Inoltre non vogliono arrendersi ma solo cambiare campo.
Mentre la sconfitta è vicina,  la Sicilia é già invasa e un imminente sbarco sulla penisola è ormai questione di ore. Dove? non si sa, nè gli anglo-americani vogliono dire quando e come, anche se le navi sono già in alto mare.

Con arroganza, fuori dalla realtà, i due sono disposti a firmare soltanto nel caso che gli anglo-americani, sbarcando in Italia, diano loro l'opportunità di combattere contro i tedeschi al loro fianco (qui i due sono proprio fuori dalla realtà; strategicamente sono insensati; come se uno sbarco lo si potesse improvvisare in pochi giorni, e farlo dove volevano loro due (di fatto già vinti).

Insomma per il nuovo incontro del 30 agosto fissato in Sicilia, Castellano doveva mostrarsi più rigido, spuntare condizioni più favorevoli, addirittura dire agli anglo-americani cosa dovevano o non dovevano fare. Dove e quando.
Il consigliere presidenziale Harry Hopkins commentò ironicamente "Non mi piace l'idea di questi due che cambiano campo quando si rendono conto che stanno per essere sconfitti e che si rivolgono a noi perché li aiutiamo a restare al potere"

Affrontando un rischioso e avventuroso viaggio, il 30 agosto Castellano,  raggiunge Cassibile nei pressi di Siracusa per definire il nuovo incontro con gli alleati; ma non per accettare la loro proposta, e tantomeno firmarla, ma per far sapere che  Roma chiedeva di combattere a loro fianco.
E ancora una volta senza credenziali, dunque senza alcuna delega a firmare. Solo con qualche appunto di Badoglio su un  foglietto; uno in particolare, che il governo avrebbe annunciato l'armistizio soltanto dopo lo sbarco di sufficienti forze sulla penisola, meglio se Civitavecchia-Roma. Facendo sperare ai "NUOVI "ALLEATI"che gli italiani si sarebbero uniti spontaneamente per cacciare via i tedeschi dalla capitale.

Essendo oltre che pretenzioso (quel "soltanto"), e vago (quello "sperare")
Castellano si sentì rispondere che le condizioni - già dettate a Lisbona - potevano essere soltanto accettate o respinte, ma non discusse.
Che non erano disposti a trattare da potenza a potenza, né che si poteva liquidare la cosa, in così poche righe, tra vincitori e vinti.

Lo scoramento di Castellano dovette essere evidente, fino al punto che Bedel Smith gli risollevò il morale "Le clausole sì sono dure, ma sono formali, se starete al nostro fianco i termini reali saranno ben diversi"
Lo sbarco comunque sulla penisola non era una passeggiata, e sia ad Alexander che a Eisenhover un eventuale appoggio degli italiani non sarebbe dispiaciuto. Fu così deciso di prendere in considerazione un aviosbarco su Roma. Che qualcosa insomma si poteva fare, se era questo che voleva Badoglio. Non fu facile convincere il generale Clark a privarsi della divisione aerotrasportata, ma alla fine Eisenhover la spuntò (inviando a Roma TAYLOR; questa fase l'abbiamo già narrata nelle pagine inerenti BADOGLIO

Il 31 Castellano rientrò a Roma con in mano lo stesso "foglietto"; "prendere o lasciare" e con la novità come zuccherino; cioè l'aviosbarco su Roma da concordare.

A Roma... "presero", non avevano alternative (quel giorno sull'Adriatica ci fu il più terribile bombardamento di tutta la guerra, con Pescara rasa al suolo). Castellano il 2 settembre tornò a volare a Cassibile per la firma; ma nessuno (ancora una volta) gli aveva dato un documento formale di delega. 
Ci fu una sfuriata in piena regola. Ma insomma erano negoziatori o spie quelli che mandavano giù da Roma?

Alexander il più infuriato tagliò corto "se non firmate entro ventiquattrore saremo costretti a radere al suolo Roma". Eisenhover che nel locale dove doveva svolgersi la firma era sempre rimasto in disparte, intervenne comprensivo ma anche deciso: "dovete pensare che ci avete fatto la guerra per tre anni, e molti di noi sono morti per opera vostra. Mica possiamo trattare queste cose con tanta faciloneria".

Fu ritardata la storica seduta in attesa del documento.
Poi alle ore 17,15 del 3 settembre, sotto una tenda, lo S"HORT MILITARY ARMISTICE" fu sottoscritto da Castellano per l'Italia e da Bedell Smith per gli alleati.
Le condizioni erano le stesse, cioè dure; ma con il supremo favore il privilegio di sparare qualche colpo contro i tedeschi, in una guerra che l'Italia aveva già perso, e gli alleati avevano già vinta.

Mai più avrebbero pensato i nuovi alleati che l'intero stato maggiore dell'esercito italiano si sarebbe dato alla fuga di notte dopo aver letto l'armistizio, e che l'intero esercito italiano senza ordini si "squagliasse" in poche ore. E altrettanto questo non lo pensavano i tedeschi.

Nello stesso giorno, il 3, mentre Castellano firmava, Badoglio  in un incontro
al mattino alle ore 9,30 con l'Ambasciatore tedesco a Roma RAHN, che forse ha sentore di cosa sta accadendo,  chiese con apprensioni qual'era l'atteggiamento dell'Italia, "perchè Hitler è sospettoso, vuole sapere cosa sta bollendo in pentola". 

Badoglio lo tranquillizza : "Sono il piu' vecchio generale d'Italia, mi chiamo Badoglio, mi riesce incomprensibile la diffidenza di Hitler; vi do' la mia parola d'onore ( !!!! ) che marceremo con voi fino in fondo, abbiate fiducia". (!!!)
Anche VITTORIO EMANUELE III presente al colloquio, ribadisce la fedeltà e la lealtà nei confronti dell'alleato "Dica al Furher che l'Italia non capitolerà mai, è legata alla Germania per la vita e per la morte" .

Badoglio, il Re, lo Stato Maggiore, ritardano per cinque giorni il comunicato, poi
l'8 SETTEMBRE  alle ore 19,45, Badoglio dà l'annunzio alla radio.
Ma Radio Algeri  alle ore 17,30 ha già reso pubblico il testo di Eisenhower in tutto il mondo, e alle alle ore  18 è lo stesso Eisenhover a confermarlo con poche parole
 " The Italian Government has surrendered its Armed Forces unconditionally"
"Il Governo italiano ha dato ordine alle sue forze armate di arrendersi senza condizioni"

(Questo discorso di Eisenhower lo abbiamo in originale. Lo metteremo in seguito).
(e non è un armistizio! è una resa senza condizioni! Che significa consegnare le armi, la marina e l'aviazione nelle mani del vincitore)


"...di Badoglio non mi fidavo più" , così si giustificherà
Eisenhover  per averlo anticipato di due ore alla radio. Del resto aveva le navi sul Tirreno pronte per lo sbarco a Salerno, e non voleva correre rischi di incontrare sulla spiaggia due nemici; ne bastava uno.

Badoglio letto il messaggio (in effetti era un disco, diffuso alla radio ogni 15 minuti), prepara le valige, e poche ore dopo, lui, tutto il quartier generale e con il Re in testa si danno alla fuga.

Chi sta scrivendo queste note, li ha visti in faccia tutti; perchè quel giorno, il 9 settembre, i fuggiaschi erano tutti a casa sua; a Chieti (non a Pescara, come tutti gli storici scrivono) a Palazzo Mezzanotte. Dalle 9 del mattino fino alle ore 24, quando poi nella notte fuggirono in borghese, lasciandoci una montagna di divise, con tanti gradi, stellette e... mille patacche appiccicate).

Quello che accadde dopo è riportato in altre pagine.

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Eisenhower volle poi conoscere Castellano e instaurò con lui rapporti cordiali,  mantenuti anche dopo la fine della guerra; anche quando lui fu eletto Presidente degli Stati Uniti.

GIUSEPPE CASTELLANO è morto a Porretta Terme nel 1977.

Storicamente molto interessanti i tre volumi che ha lasciato scritto:
"Come firmai l'armistizio", "La guerra continua", e "Roma Kaputt".

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vedi anche "Quel pasticcio dal 25 luglio all'8 settembre"

 

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