HIRO HITO

Assistette allo sfacelo del Giappone

Hiro-Hito, imperatore del Giappone, fu l'ultimo a mantenere (durante la prima parte del suo regno) l'idea sintoísta della divinià imperiale. 

Hiro-Hito
nacque a Tokio il 29 di aprile del 1901, e fu educato da importanti figure militari.

La sua infanzia è contrassegnata da rigore e disciplina, tanto che a fianco degli studi tradizionali è forgiato dai tutori attraverso la pratica militare. Ben presto, a soli vent'anni, viene nominato reggente, a causa soprattutto delle condizioni di salute del padre, che versava in uno stato di malattia cronica. Copre questo ruolo fino al 1926, fino a che sale finalmente al trono. Chiama il suo regno "Showatenno" (che si può tradurre con le parole "era della brillante armonia").

Un'altra peculiarità che segna per così dire la sua modernità e il suo essere un punto di svolta nel costume e nella mentalità del Sol Levante è l'esser stato il primo principe giapponese ad allontanarsi dal territorio nazionale, dopo che ebbe modo di visitare l'Europa.

Durante i primi 19 anni del suo regno, Hiro-Hito non prese parte attiva alla politica, abbandonando il governo giapponese nelle mani dei militari ultranazionalisti, e questo ebbe come risultato l'espansionismo, la guerra con la Cina (1937-1945) e l'alleanza militare con le potenze dell'Asse (1940), che poi  coinvolse il Giappone nella II Guerra Mondiale. 
Fedele alla sua educazione militare, il primo ventennio del suo regno è lasciato nelle mani di un'élite militare, con la grave conseguenza che all'interno di essa si scatenano inevitabilmente forze ed interessi non proprio chiari e cristallini. Anzi, il desiderio espansionistico con cui questa classe dirigente contrassegna la politica giapponese porterà dritti dritti ad un sanguinoso conflitto con la Cina della durata di quasi dieci anni. In seguito, poi, il Giappone si vedrà coinvolto nel ben più grave conflitto mondiale, fino a subire la tragica sconfitta per mezzo della bomba atomica sganciata dagli americani. Infatti, il Giappone si era alleato con la potenza nazista creata da Hitler, nella speranza di diventare una costola del Reich nel cuore dell'Oriente e così dominarlo.

(ma a dire il vero, il Giappone a un certo punto (nel '41) era contro Hitler, e lo prova l'incontro avvenuto con Stalin
1941 - LA BEFFA DI STALIN A HITLER CON "IL GIAPPONESINO" > > >

Hiro-Hito è stato l'ultimo sovrano a essere ritenuto l'incarnazione della divinità (in ossequio alle credenze della fede scintoista), seppure questa credenza sia stata ritenuta valida solo durante i primi anni di regno.

Il 6 agosto la prima bomba atomica fu sganciata su Hiroshima. I giapponesi sbigottiti diedero con un comunicato il cessate le ostilità a tutti i reparti in armi, gli americani analizzarono i punti e le virgole di quel messaggio, loro volevano la resa incondizionata (la solita poco saggia e miope richiesta che in Europa aveva protratto la guerra per altri due anni - vedi anche l'ambiguo Armistizio in Italia).
Poi senza porsi altri scrupoli sulle virgole e i punti che potevano essere chiariti, e dopo aver intercettato i colloqui fra giapponesi e russi per una resa (solo il giorno prima la Russia aveva dichiarato Guerra la Giappone) decisero di sganciarne un'altra il 9 a Nagasaki che avrebbe reso del tutto inutile quella resa (messa in scena) dei giapponesi con Stalin.
La Russia con la risolutiva e determinata soluzione americana, dovette ridimensionare le sue pretese non solo nel sud-est asiatico, ma anche in Europa.
Il Giappone se voleva la resa doveva trattarla solo con gli americani. Altrimenti c'erano pronte altre 10 bombe atomiche sugli aerei.

In effetti le motivazioni in Giappone le abbiamo lette, erano politiche e non avevano nulla a che vedere con una preoccupazione bellica, MC ARTHUR il giorno 5 agosto aveva messo in pista a rullare 1100 bombardieri, 333 erano i micidiali B.29, voleva radere al suolo il giorno dopo, il 6 all'alba, Tokio (che era già un cumulo di macerie). Ma lo fermarono, si voleva attendere gli sviluppi dopo i due "esperimenti" atomici. MC ARTHUR saputo l'esito micidiale voleva precipitare le cose, voleva subito impiegare le altre "favolose" 10 bombe atomiche su Tokio sui suoi B.29 già in rullaggio. Se fossero state veramente sganciate avrebbero fatto 3 milioni di vittime senza alcun risultato militare, che in quel momento non serviva, perché le due bombe in effetti erano cadute sul Giappone, ma erano state indirizzate a Mosca, ai russi, che infatti poi alla conferenza di pace si dovettero sedere con molto imbarazzo, non potendo chiedere nulla sulle spartizioni, la guerra in Oriente  l'avevano vinta gli americani, mentre loro avevano dichiarato guerra al Giappone solo 24 ore prima con lo scopo di chiuderla subito dopo con una pace e (così si illudevano) relative spartizioni assieme agli anglo-americani. Insomma i russi stavano per beffare gli americani, ma proprio loro rimasero beffati.

CHE COSA AVVENNE
quel 6 agosto a Hiroshima


In un secondo questa palla di fuoco irradiò milioni di gradi sulla città
In questo secondo, 86 000 persone arsero vive all'istante.
In questo secondo, altre 72 000 persone subirono gravi ustioni


In questo secondo, 6.820 case furono sbriciolate e scagliate in aria dal risucchio di un vuoto d’aria, per chilometri di altezza nel cielo sottoforma di una colossale nube di polvere.
In questo secondo, furono spazzati via altri 3.750 edifici, le cui macerie si incendiarono.
In questo secondo, raggi mortali di neutroni e raggi gamma, bombardarono
il luogo dell’esplosione per un raggio di un chilometro e mezzo
e le donne colpite in seguito partorirono mostri.

In questo secondo, l’uomo, che Dio aveva creato a sua immagine e somiglianza, ha compiuto, con l’aiuto della scienza (che dicono dovrebbe "civilizzare") , il primo esperiemnto per trasformarsi in mostri.
ESPERIMENTO RIUSCITO !!

Colonnello Tibbets, il puntatore:
"Non mi posi un problema morale: feci quello che mi avevano "ordinato di fare".

(Che è poi quello che all'incirca dissero i "vinti" processati a Norimberga).

"Al ritorno dalla sua missione il colonnello Tibbits è stato decorato".

(Comun. Ansa, 8 agosto, ore 03.30)

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Song of  HIROSHIMA
(A ricordo del 6 agosto 1945)
di 
Koki Kinoshita

Dove è stata distrutta la città,
dove ci sono ora le ceneri dei nostri amati,
dove c'era l'erba verde
e le bianche piante,
il raccolto  é stato funesto.
Perciò, fratelli e sorelle, vigilate e badate 
che non venga mai la terza bomba atomica.


Un lampo, un ciclone di fuoco, un fungo gigantesco che saliva al cielo, poi un vento della forza di 1200 chilometri e la città scomparve dalla faccia della Terra,  non con una morte nera ma con un abbagliante sole sceso sulla terra. Vite umane liquefatte, ritornate atomi, calcinati i corpi, ustionati, piagati e contaminati dalle radiazioni dal punto zero fino a dodici chilometri di raggio. Nemmeno l'Apocalisse aveva mai accennato ad un castigo divino così sterminatore.

Fu questione di un attimo, per molti abitanti appena il tempo di percepire l’immenso lampo luminoso. Nella zona dell’ipocentro la temperatura balzò in meno di un decimo di secondo a 3000-5000-50.000- 800.000 °C. Ogni forma di vita nel raggio di ottocento metri svanì in seguito all’evaporazione dovuta al tremendo calore.

Truman informato dello sgancio, secondo i presenti, esclamo' "É questo il più grande avvenimento della Storia". Il Giappone invece non si era ancora nemmeno reso conto di quanto era accaduto; una città intera, alla radio, ai telefoni, sembrava scomparsa, volatizzata;  pochi minuti prima era stato sì segnalato ma quasi con noncuranza un solo aereo in quella zona, ad altissima quota, ma poi più nulla;  eppure la città si era "eclissata".
Ed era proprio così, non esisteva più, e alcuni esseri umani sull'asfalto avevano lasciato solo l'ombra di un sole devastatore fabbricato da altri umani; la loro anima era salita in cielo insieme a quel lampo che aveva visto il pilota nello sganciarla, ma pure i loro corpi stavano salendo in cielo insieme al grande fungo, perché tutti corpi erano diventati polvere.

NISHIMA, il fisico nucleare giapponese, quando solo il giorno dopo gli arrivarono le prime notizie, ebbe un dubbio, ma fece appena il tempo ad intuire che era stata una esplosione nucleare, che subito su Nagasaki si levò un altro lampo. Altri 102.275 morti e un'altra città in cenere. Un altro "esperimento", questa volta una bomba al Plutonio, un'altra dimostrazione della "favolosa potenza distruttiva" che ora ha l'uomo che "giudica", che ha concepito un'arma micidiale e con questa "punisce" altri uomini.

Un filosofo fu più amaro "Gli utopisti non sanno produrre ciò che concepiscono, noi invece non sappiamo concepire ciò che abbiamo prodotto". (e non immaginava di certo che di quelle bombe ne avremmo costruite circa 48.000. Un deterrente?  Anche questa un UTOPIA.

15 AGOSTO - Alle ore 16 il Giappone, annunciò alla radio il messaggio di HIRO HITO. Parlò con una voce quasi irreale, piena di dolore ma decisa, commovente ma autorevole; l'imperatore, rivolgendosi a milioni di giapponesi di tutto il paese che ascoltavano nelle piazze, negli uffici, nelle case, sulle navi, nelle caserme, nei campi di battaglia, tutti in ginocchio, lesse la breve capitolazione.
Mai, in nessun altro momento della storia umana, così tanta gente irruppe in lacrime. C'era il dolore, l'umiliazione, la tragedia, ma anche l'innegabile senso di sollievo che il terribile incubo del "sole atomico" era finito.
La Seconda Guerra Mondiale pure.


Il primo intervento decisivo di Hiro-Hito in assunti polítici fu appunto in quel giorno di agosto 1945, quando personalmente parlando alla radio sollecitò l'accettazione della Dichiarazione di Potsdam, che chiedeva la resa incondizionata del Giappone, aprendo così il vicolo cieco in cui era intrappolato il governo sui termini di pace, e facilitando il cammino per una conclusione delle ostilità.

Mentre Hiro Hito parlava - in una giornata spettrale e caliginosa che nessuno aveva mai visto prima in vita sua - a milioni di giapponesi in ginocchio, 200.000 esseri umani, inconsapevoli che il loro sacrificio aveva messo la parola fine alla guerra mondiale, si aggiravano ancora sulle loro teste, in atomi e molecole che volteggiavano nell'aria insieme alle nuvole rossastre in un cielo tetro;  Hiro Hito con la sua voce commosse, ma uomini e donne si sentirono profondamente turbati non solo per le sue parole, ma perchè erano tutti coscienti che a ogni loro respiro, nell'aria, c'era una piccolissima parte di quelle anime volate in cielo in un lampo, e che i loro corpi sottoforma di atomi e molecole erano in quello strano pulviscolo, con il colore della sabbia, che modellavano quelle stranissime e cupe bronzee nuvole. I 200.000 erano tutti dentro lì.

Il 14 di agosto del 1945 Hiro-Hito trasmise la resa incondizionata del Giappone agli alleati. Poi Hiro-Hito cooperò con le forze di occupazione degli Stati Uniti per convertire il Giappone in uno Stato democratico, e il 1 di gennaio del 1946 negò pubblicamente la sua divinità. Approvò la Costituzione del 1947 che creava una monarchía costituzionale e limitò i suoi incarichi ad aspetti cerimoniali, sforzandosi di ristabilire il prestigio della famiglia imperiale, compromessa per la sua associazione col militarismo. 

Nonostante fosse indicato come complice nei piani di guerra giapponesi, gli alleati concordarono in non sottomettere Hiro-Hito al giudizio per crimini di guerra del 1946-1948, concentrandosi, invece, nel generale Tojo Hideki, primo ministro durante il conflitto. 

Per ristabilire definitivamente la propria immagine, rinsaldandola a livello popolare e cercando di contribuire alla pace sociale, Hirohito e la moglie intensificano i contatti con la popolazione giapponese e, nel decennio tra il 1970 e il 1980, la coppia imperiale viaggia in Europa occidentale e negli Stati Uniti effettuando visite diplomatiche all'insegna dell'amicizia e della riconciliazione. Uomo colto e dai molteplici interessi, l'imperatore si dedicava non saltuariamente allo studio della biologia marina, ricevendo anche notevoli riconoscimenti per le sue ricerche nel settore.

Muore il 7 di gennaio del 1989, dopo una lunga infermità, circondato da grandi onori e avendo riconquistato la stima del suo popolo.

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