(P27)  CRISI DELLA SANTA ALLEANZA
               LO SVILUPPO ECONOMICO IN EUROPA

La crisi della Santa Alleanza

La politica di equilibrio che aveva in gran parte ispirato il congresso di Vienna fu messa alla prova nel 1821 quando, sulla scia dei moti rivoluzionari della Spagna, di Napoli e del Piemonte, si accesero in Grecia numerosi focolai di rivolta contro la dominazione turca. L'impero ottomano si estendeva sull'Africa settentrionale, il Medio Oriente, l'Anatolia e i Balcani; di fatto la sua autorita' era molto debole e divisa fra i vari pascia' (o vicere') e principi locali. Le grandi potenze (Austria, Russia, Gran Bretagna, Francia) ambivano a raccogliere l'eredita' dell'impero ottomano, ma ciascuna voleva impedire che le altre ricavassero dallo sfacelo di quest'ultimo vantaggi eccessivi.

Percio', mentre gli ambienti liberali di tutta Europa appoggiavano generosamente gli insorti greci, i governi delle grandi potenze mantenevano un cauto atteggiamento e si studiavano a vicenda.

Nel 1827 il caso venne in aiuto dei Greci che avevano duramente lottato per la liberta': la battaglia di Navarino, ingaggiata per cause fortuite e conclusasi con la distruzione della flotta ottomana, sanci' praticamente l'indipendenza della Grecia.

La catena di reazioni contro i regimi assolutisti registro' un altro episodio in Francia, nel luglio 1830, quando la borghesia liberale parigina, esasperata dalla politica oppressiva di Carlo X, suscito' una rivolta che si concluse con la fuga del re. Il trono fu offerto a un nobile di idee progressiste, Luigi Filippo d'Orleans, il quale si affretto' a concedere una costituzione liberale.

L'avvento al trono di Luigi Filippo suscito' fra i liberali di tutta Europa speranze, purtroppo eccessive, che sfociarono in due episodi. Nel 1830 i belgi si sollevarono contro l'unione con gli Olandesi, cui li aveva costretti il congresso di Vienna. Francia e Gran Bretagna, che avevano interesse a indebolire il regno dei Paesi Bassi, appoggiarono i belgi, bloccando un progetto di intervento repressivo della Santa Alleanza. Piu' sfortunati furono i Polacchi e i Modenesi. I primi, sollevatisi a Varsavia contro la dominazione zarista, non ricevettero alcun aiuto esterno e la loro rivolta fu soffocata dai Russi.

I secondi insorsero nel 1831 confidando nell'aiuto di Luigi Filippo. La ribellione si estese subito ad altre citta' dell'Emilia, ma l'intervento francese non ci fu, e l'insurrezione fu, ancora una volta, domata dagli Austriaci.
Le idee liberali, tanto dibattute in Europa in questo periodo, ebbero un riflesso, ma pacifico e forse piu' costruttivo che altrove in Gran Bretagna. Il partito della borghesia liberale (gli whig), andato al potere, introdusse importanti riforme, come quella elettorale, che piu' tardi sarebbero state un punto di riferimento per le democrazie del continente.



Lo sviluppo economico europeo
e la questione sociale

Durante gli ultimi decenni del XVIII secolo e la prima meta' del XIX ebbe luogo la cosiddetta "rivoluzione industriale", provocata dall'impiego di nuove fonti di energia, dall'invenzione delle prime macchine industriali e, conseguentemente, dalla radicale trasformazione dei metodi di produzione.

Iniziata in Inghilterra, per molteplici ragioni di cui la piu' importante fu il fortissimo incremento demografico e quindi l'accresciuta domanda di beni di consumo, questa rivoluzione era destinata a sconvolgere, nel campo economico e sociale, tutte le vecchie abitudini, a modificare i rapporti tra imprenditori e lavoratori. Le prime ad affermarsi furono le industrie tessili, ma in seguito, a causa della crescente richiesta di macchinari, importantissima divenne l'industria meccanica e siderurgica; l'industria estrattiva ebbe di conseguenza un enorme incremento. Le nuove macchine rivoluzionarono anche il campo dei mezzi di trasporto: nel 1807 lo statunitense Fulton costrui' la prima imbarcazione a vapore; nel 1814 l'inglese Stephenson applico' la macchina a vapore a una locomotiva. Contrariamente a quanto succedeva in Inghilterra, in Italia l'agricoltura rimase l'attivita' prevalente, mentre assai meno favorita fu l'industria, fatta eccezione per quella tessile del nord.

In Inghilterra e poi in tutta Europa la rivoluzione industriale ebbe gravi ripercussioni sociali; i progressi dell'agricoltura e l'aumento demografico provocarono una forte emigrazione verso i nuovi centri industriali. Questi lavoratori, che per l'eccesso di manodopera vivevano nella paura della disoccupazione ed erano costretti ad accettare inumane condizioni di lavoro, costituirono una nuova classe sociale cui fu dato il nome di proletariato. Fin dai primi decenni dell'800, fremiti di ribellione cominciarono a scuotere le masse operaie e la "questione sociale" si impose in tutta la sua gravita'.

Agli sforzi del proletariato di organizzarsi per difendere i loro diritti vennero incontro i primi assertori del socialismo. In Inghilterra, Robert Owen introdusse per primo nelle sue fabbriche innovazioni igieniche e sanitarie e mise in atto importanti esperimenti di collaborazione tra padroni e operai; alla sua azione sociale fece riscontro sul piano politico il "movimento cartista".

In Francia Saint-Simon e Proudhon elaborarono teorie per una diversa organizzazione della societa'. Karl Marx contrappose a questo socialismo, che egli giudicava utopistico, il proprio socialismo scientifico, pubblicando  insieme a Friedrich Engels il MANIFESTO DEL PARTITO COMUNISTA.

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