(P36)  LA RIVOLUZIONE SOVIETICA
                 PRIMO DOPOGUERRA IN EUROPA-ITALIA

La rivoluzione sovietica

Agli inizi del '900, nonostante avesse avviato l'industrializzazione del paese, la Russia zarista si reggeva su un governo assolutistico e su strutture sociali di tipo semifeudale. Nel 1917 gli enormi sacrifici imposti dalla guerra spinsero il popolo russo, che viveva da secoli in condizioni miserevoli di vita, ad insorgere contro il regime zarista.

La spinta rivoluzionaria partita da Pietrogrado nel febbraio del 1917 porto' all'abdicazione dello zar e all'istituzione di un governo provvisorio guidato prima da liberali, poi da socialisti moderati. Con la successiva rivoluzione d'ottobre il potere fu  assunto dai bolscevichi guidati da Lenin, il quale emano' una serie di decreti, che stabilivano la cessazione della guerra (conclusa con la durissima pace di Brest-Litovsk il 3 marzo 1918), la distribuzione della terra ai contadini, il controllo delle fabbriche da parte degli operai.

La reazione all'instaurazione del regime socialista fu aspra. Il governo bolscevico dovette combattere una lunga e drammatica guerra civile scatenata dalle forze controrivoluzionarie, che avevano formato le armate bianche in cui militavano soldati e ufficiali dello sconfitto esercito zarista, appoggiate all'esterno dai paesi dell'Intesa, e affrontare una gravissima crisi economica, sottoponendo ogni attivita' produttiva a un ferreo controllo statale (comunismo di guerra, 1917-1921).

Il comunismo di guerra non riusci' tuttavia a sanare la crisi economica del paese, e nel 1921 Lenin fece adottare una nuova politica economica (NEP), che restituiva all'iniziativa privata alcuni settori produttivi. Nel 1922 il congresso del Partito Comunista proclamo' l'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche. Morto Lenin nel 1924, la guida del paese fu assunta da Stalin, la cui linea prevalse su quella dell'opposizione capeggiata da Trotzkij.

Liquidata la NEP, Stalin procedette a liberarsi sistematicamente dei suoi avversari politici, instaurando in URSS un regime basato sulla polizia e sul terrore. Egli mediante piani quinquennali avvio' il paese a una progressiva industrializzazione e alla collettivizzazione dell'agricoltura. La violenta opposizione dei contadini piu' ricchi fu duramente repressa.

Il rigido e autoritario sistema di governo di Stalin, condannato dai suoi successori, porto' tuttavia l'URSS ad aggiungersi al numero delle grandi potenze mondiali.

Il primo dopoguerra in Europa
e in Italia

Il primo decennio del dopoguerra fu dominato dal problema delle gravosissime riparazioni imposte alla Germania e dall'opera della SOCIETA' DELLE NAZIONI, sorta per iniziativa del presidente degli Stati Uniti, Wilson, allo scopo di escludere per il futuro il ricorso alla guerra. Ma gli stessi Stati Uniti, una volta caduto Wilson, si rifiutarono di entrare nella Societa' delle Nazioni che si dimostro' ben presto inadeguata al suo compito. L'Inghilterra, perduta le supremazia mondiale, all'interno assistette all'affermazione del partito Laburista come grande partito di opposizione; all'esterno dovette affrontare i problemi creati dai movimenti per l'indipendenza nazionale sorti nelle colonie e nei dominions. In Francia rimasero al governo i conservatori nonostante i socialisti vedessero aumentato il numero dei loro deputati in Parlamento.

In Germania, la repubblica di Weimar dovette affrontare un drammatico dopoguerra; la crisi finanziaria (crollo del marco), la miseria, la terribile disoccupazione favorirono da un lato i tentativi rivoluzionari delle forze di sinistra, dall'altro l'avanzata dei nazionalisti che non si rassegnavano alla sconfitta.

Nel Medio Oriente la Turchia, sorta dallo smembramento dell'impero ottomano, trovo' in Ataturk un uomo capace di dare un volto moderno al paese. Iraq e Palestina divennero mandati dell'Inghilterra, Libano e Siria mandati francesi.

L'Egitto ottenne nel 1922 l'indipendenza.

In Italia il primo dopoguerra fu segnato da una profonda crisi sociale ed economica. Il governo Nitti, stretto fra l'opposizione di destra e di sinistra e incapace di risolvere la questione di Fiume (occupata da D'Annunzio nel 1919), fu costretto a dimettersi. Giolitti risolse il problema fiumano (trattato di Rapallo, 1920), ma la sua neutralita' nei confronti dei socialisti e dei fascisti servi' soltanto a incoraggiare le violenze di questi ultimi.

Della crisi approfitto' Mussolini, capo del partito Fascista, il quale conquisto' il potere con un colpo di mano (marcia su Roma, 1922). Incaricato dal re di formare il governo, egli riusci' a stroncare ogni opposizione.
L'assassinio del deputato socialista Matteotti nel 1924 sembro' scuotere il paese e mettere in forse il governo fascista; Mussolini pero' riusci' a mantenere il potere e a instaurare la dittatura abolendo tutte le liberta' costituzionali.

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