LA CONCEZIONE DELLA STORIA
di Wilhelm Bousset


(Lubecca 1865 - Giessen 1920)
Storico del cristianesimo tedesco, lo portarono a intendere il cristianesimo ellenistico come una frattura
rispetto a quello giudaico e come un fenomeno sincretistico.
Rispose a questo indirizzo trovavando il loro limite nella concezione storica del cristianesimo
come frutto di un incontro tra diverse culture e religioni.

Prof. Giovanni Pellegrino
Prof.ssa Mariangela Mangieri

La concezione della storia di Bousset è dominata dalla tesi che l’intero corso della storia umana è diretto dalla provvidenza, tesi negata già ai suoi tempi dai libertini contro i quali Bousset si scagliò con forza.

I libertini dichiararono una vera e propria guerra alla divina provvidenza sostenendo che la distinzione tra il concetto di bene e quello di male era ingiusta e irrazionale. Bousset era convinto che la teoria dell’esistenza della provvidenza era il più potente freno dei comportamenti immorali. In effetti i libertini eliminarono l’idea della provvidenza dalla storia per sostenere l’esistenza della libertà.

In ultima analisi i libertini volevano condurre la loro vita in assoluta libertà senza preooccuparsi dell’esistenza di Dio. Come Hegel anche Bousset non nega che a prima vista non si veda nella storia ne’ ragione ne’ giustizia , poichè la storia del mondo non fa differenza tra uomini pii e uomini malvagi. Essa è un campo di passioni e di interessi dove il male ha successo e la giustizia naufraga. Ma Bousset confutando gli argomenti dei libertini, afferma successivamente che questa impressione immediata di apparente disordine risulta da un punto di vista che è troppo vicino al suo oggetto.

Bousset afferma che se ci distacchiamo e guardiamo la storia da maggiore distanza, da una prospettiva eterna, il quadro cambia e dell’apparente assurdità si rivela una giustizia nascosta. Bousset mette in evidenza che l’unica deduzione ragionevole che si può formulare dal fatto che attualmente non c’è ancora giustizia nella storia è che l’uomo ha ancora qualcosa da aspettarsi dal futuro o più propriamente dall’eternità.

Secondo Bousset in vista del giudizio universale dobbiamo vivere in una continua incertezza fino a quando tutto non sarà risolto da un’ultima decisione irrevocabile divina. Dio ha a dispoziome un tempo infinito per attuare il suo disegno e perciò non dobbiamo essere impazienti per quanto riguarda gli avvenimenti terreni. La fede nella provvidenza secondo Bousset deve suscitare negli uomini due sentimenti fondamentali: non ammirare nessuna gloria terrena e non avere paura di nessuna miseria. Di conseguenza il cristiano deve ricordarsi che anche se è giunto al culmine della gloria terrena le cose possono cambiare totalmente e improvvisamente secondo la provvidenza divina.

Bousset concepì la sua storia universale dalla creazione del mondo fino alla creazione del nuovo impero occidentale cristiano fondato da Carlo Magno.

Bousset sostenne che la monarchia francese era l’erede dell’impero romano e del sacro romano impero di Carlo Magno. Vogliamo ricordare che Bousset scrisse la sua opera al fine di utilizzarla per l’educazione del suo discepolo, figlio di Luigi XIV. Se confrontiamo l’opera di Bousset con quella di Agostino potremo notare che l’opera di Bousset rivela maggiore sensibilità storica per l’importanza della storia politica nonché maggiore interesse per il rapporto causa-effetto degli eventi storici. Questo non deve sorprendere dal momento che l’opera di Bousset è soprattutto una storia della chiesa trionfante secondo il modello di Eusebio il consigliere di Costantino.

La prima parte dell’opera di Bousset traccia lo schema basato sulla successione di dodici epoche e di sette età nella storia del mondo senza fare nessuna distinzione tra eventi sacri e profani.

Secondo Bousset la settima età, iniziata con la nascita di Gesù Cristo e anche l’ultima poiché i regni possono sorgere e finire, ma la chiesa di Cristo è eterna. A detta del filosofo francese la religione cristiana non è soltanto fondata sulle scritture più antiche e perciò più autorevoli ma può anche contare su un’ininterrotta tradizione storica.
La seconda parte dell’opera di Bousset ha come argomento la storia della religione cristiana, mentre la terza parte ha come argomento la storia dei regni mondiali.

Le tre date principali dell’opera di Bousset sono il 4004 A.C.( la data della creazione),il 1754 ovvero la fondazione di Roma e l’anno 1, ovvero l’anno di nascita di Gesù.


Bousset parla della sua opera di una Civitas Dei che va da Abramo alla Chiesa trionfante e di una Civitas Terrena che va dall’impero egiziano a quello romano. Tale distinzione tra storia sacra e profana è necessaria alla comprensione dei caratteri peculiari di entrambe ma non esclude la loro correlazione.

Bousset è convinto che la storia sacra e quella profana vanno di pari passo nel cammino dei secoli. In ultima analisi non solo la storia sacra ma anche il sorgere e il decadere dei regni terreni deve essere spiegato con l’azione della provvidenza.
Bousset è convinto che nel corso della storia esiste un senso e un significato ultimo dovuto all’azione della provvidenza. La manifestazione più evidente della provvidenza divina della storia del genere umano è per Bousset la storia del popolo ebreo ovvero il popolo eletto da Dio che ha un ruolo di fondamentale importanza.

Gli altri regni terreni sono legati al progetto divino più indirettamente in seguito alla parentela con la storia di Israele. Ma secondo Bousset della storia politica vi sono molti altri esempi di intervento divino: tale intervento ha come conseguenza il compimento di un piano nascosto divino che rappresenta il significato religioso della storia politica. L’esempio più clamoroso della realizzazione di tale piano divino è la provvidenziale coincidenza della “ pax romana” sotto Augusto con la nascita di Gesù in quanto la pax romana era il presupposto necessario per la diffusione del Vangelo e della Chiesa.

In estrema sintesi possiamo dire che per Bousset nella storia non accade nulla che non sia stato predeterminato dalla volontà di Dio.

L’autore francese è convinto che il fatto che le profezie presenti nella bibbia si siano sempre realizzate dimostra l’esistenza di un senso ultimo nella storia dovuto all’azione della provvidenza. Per Bousset la realizzazione di tali profezie era la più convincente di tutte le prove possibili in grado di dimostrare che la storia dei regni terreni serviva in ultima analisi alla vittoria della chiesa cristiana. Certamente Dio non rivela tutti i giorni la sua volontà riguardo ai re e alle monarchie che eleva od abbatte.

Bousset sostiene che Dio insegna ai regnanti due grandi verità fondamentali: in primo luogo che è Dio stesso che crea i regni per darli a chiunque voglia. In secondo luogo Dio in qualunque momento lo ritiene opportuno e giusto pone i remi della terra al servizio dei piani che egli ha concepito.
La storia fornisce agli uomini un prezioso insegnamento, la bella lezione della vanità della grandezza e della gloria terrena , dal momento che i regni muoiono proprio come i loro sovrani. Infatti Bousset mette in evidenza che lo spaventoso ammasso di rovine riscontrabile nella storia umana dovrebbe insegnare agli uomini che tutte le cose umane sono fugaci ed assolutamente fragili.

Bousset dopo aver descritto le cause particolari della grandezza e della decadenza di Roma, nell’ultimo capitolo della sua opera ripropone ancora una volta il problema della provvidenza. L’alterna vicenda degli eventi storici a detta di Bousset appare come puro caso soltanto alla nostra ignoranza incapace di vedere lontano.

A ben considerare esiste nella storia un ordine sistematico divino il cui risultato finale è predeterminato nelle sue cause più remote. Tuttavia quest’ordine risulta sconosciuto agli esseri umani che sono gli agenti della storia. Tale descrizione dei processi storici formulata da Bousset concorda con la dottrina hegeliana dell’astuzia della ragione. Tuttavia a nostro avviso la troppo rigorosa applicazione della fede nella provvidenza per comprendere e spiegare i processi storici è abbastanza discutibile. Un uso più moderato della provvidenza sarebbe stato molto più convincente e meno discutibile. Probabilmente l’assolutizzazione del ruolo della provvidenza nella genesi dei processi storici come tutte le assolutizzazioni toglie credibilità alle teorie e alle speculazioni filosofiche.

Prof. Giovanni Pellegrino
Prof.ssa Mariangela Mangieri

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