DOPO COSTANTINO
CRISI DELL'IMPERO ROMANO D'OCCIDENTE
DA COSTANTINO A TEODOSIO
Prof. Giovanni Pellegrino
Dopo la morte di Costantino egli lasciò l’impero ai tre figli ma le rivalità tra i fratelli finirono per lasciare in vita, uno solo di essi Costanzo II che fu imperatore unico dal 353 al 361 .
I problemi che egli dovette affrontare furono gli stessi di quasi tutti gli imperatori del IV secolo : le ripetute incursioni dei popoli germanici e l’attivismo dei persiani .
Giuliano cugino di Costanzo II era stato associato al potere già nel 335 e aveva dato prova di grandi doti militari distinguendosi in una vittoriosa campagna contro la popolazione germanica degli alamanni . Giuliano nel 361 rimase l’unico imperatore romano ma già due anni dopo nel 363 morì sul fronte orientale nel corso dell’ennesima spedizione contro i persiani .
Il suo breve regno è passato alla storia soprattutto per il rilancio della religione tradizionale e un ridimensionamento dei privilegi che da Costantino in avanti erano stati riconosciuti al clero e alla chiesa nel suo complesso .
In particolare Giuliano varò una serie di misure che ponevano limiti rigidi alla possibilità per i maestri cristiani di insegnare nelle scuole e che finanziavano collegi sacerdotali e templi della religione pagana.
È importante chiarire che Giuliano non era un isolato pur nell’impero già fortemente cristianizzato del pieno IV secolo . Infatti i culti tradizionali contavano ancora molti seguaci non solo nelle campagne e nelle aree periferiche dove la diffusione del nuovo credo faticava a giungere ma anche all’interno dell’elite aristocratica.
Non a caso la battaglia tra fautori e avversari del cristianesimo proseguì ancora a lungo nei decenni successivi e per la fine del IV secolo si può addirittura parlare di una rinascita pagana .
I cristiani non perdonarono a Giuliano il tentativo di promuovere il ritorno al paganesimo e lo bollarono con l ‘appellativo infamante di apostata ovvero traditore in riferimento al fatto che aveva abbandonato la fede cristiana nella quale era stato educato da bambino .
Si trattò comunque di un episodio di breve durata che si chiuse con la morte dell’imperatore.
Il patto di ferro tra apparato ecclesiastico e potere politico avviato da Costantino era ormai un dato irreversibile al quale nessuno dei successori fu disposto a rinunciare .
Dopo la morte prematura di Giuliano l’impero si divise nuovamente : i generali dell’esercito reduci dall’infelice campagna contro la Persia scelsero come successore Valentiniano che assunse il controllo dell’Occidente affidando invece al fratello Valente quello delle province orientali.
Valente rinunciò a intraprendere nuove iniziative contro i persiani : la strategia romana in Oriente si limitò alla costante ricerca di una tregua con l’impero sasanide.
Intanto però una nuova crisi si prospettava subito al di là del confine danubiano.
Gli unni un popolo nomade che proveniva dal cuore dell’Asia avevano iniziato da tempo a spostarsi verso occidente premendo sulle tribù germaniche che incontravano via via sul loro cammino e in particolare su una delle popolazioni che componevano la vasta etnia gotica quella dei visigoti. Gli unni cavalieri abilissimi evitavano gli scontri in campo aperto utilizzando piuttosto la tattica del “ colpisci e fuggi” . Essi nelle loro scorrerie dimostravano una ferocia incredibile facendo terra bruciata e non risparmiando nessuno.
Di fronte a questa minaccia i visigoti furono sospinti sempre più verso il basso corso del Danubio e alla fine si decisero a chiedere ospitalità ai romani.
L’ospitalità era una istituzione che prevedeva l’assegnazione alle popolazioni germaniche stanziate all’interno dell’impero di parte delle terre o delle rendite dei latifondisti i quali erano anche tenuti a fornire loro vitto e alloggio . In cambio i germani giuravano fedeltà all’imperatore e si impegnavano a proteggere e difendere i territori in cui si insediavano .
In realtà la scelta di accogliere i visigoti era senza alternative dal momento che l’esercito non era in condizione di impedire alle tribù germaniche l’ingresso nei territori dell’impero. Inoltre Valente dovette pensare che i visigoti una volta stanziati entro i confini avrebbero potuto costituire un utile cuscinetto contro gli unni.
Ma le procedure di insediamento dei visigoti nei territori loro assegnati in Tracia si rivelarono immediatamente problematiche . Infatti si trattava di migliaia e migliaia di individui per i quali mancavano strutture di prima accoglienza in territorio romano.
Come se non bastasse i militari caricati dell’operazione si abbandonarono a più di un abuso prendendo con sé in molti casi i bambini goti per farne propri schiavi o facendosi corrompere per consentire ai goti di tenere le armi che avrebbero dovuto essere loro requisite.
L’altissima tensione e il crescente malcontento dei visigoti divennero in breve tempo una vera e propria rivolta . In questa situazione già fortemente compromessa Valente affrontò lo scontro coi visigoti senza attendere rinforzi dall’imperatore d’occidente .
Fu un errore gravissimo dal momento che nel 378 i romani subirono ad Adrianopoli in Tracia una delle sconfitte più disastrose della loro storia nella quale perse la vita lo stesso imperatore .
La fine non era ancora arrivata .
All’inizio del 379 l’augusto d’Occidente Graziano affidò lo scacchiere orientale a Teodosio un brillante generale spagnolo.
Egli trasse le inevitabili conseguenze dal disastro di Adrianopoli prendendo atto di quella che era ormai una situazione irreversibile cioè la presenza di visigoti all’interno del territorio imperiale .
Teodosio nel 382 strinse un accordo che permetteva loro di insediarsi aldiquà del confine in qualità di federati e dunque di stranieri regolarmente residenti sul suolo romano.
Il patto prevedeva che il popolo germanico conservasse le proprie leggi e il proprio governo e ne esentava dal pagamento delle tasse e li obbligava semplicemente a non attaccare i sudditi dell’impero e a contribuire alla difesa delle frontiere dell’area che era stata loro assegnata.
Tuttavia dobbiamo dire che la scelta di Teodosio anche se sul momento poteva servire a contenere la pressione dei barbari rappresentava un arma a doppio taglio.
In primo luogo essa veniva percepita dai popoli accolti nei confini come un segnale di debolezza dei romani.
In secondo luogo e di conseguenza quegli stessi popoli erano inevitabilmente portati ad alzare il prezzo della loro neutralità o della loro collaborazione.
Negli anni successivi molti goti riuscirono a raggiungere posizioni di potere nell’esercito e nella burocrazia contribuendo a creare una classe dirigente tecnicamente mista romano barbarica .
Dobbiamo dire che tale processo fu bruscamente interrotto dalla reazione anti barbarica creatasi dopo la morte di Teodosio .
Più durature nei loro effetti furono le scelte di Teodosio in materia di politica religiosa. Dopo il fallimento del tentativo di ripristino del paganesimo promosso da Giuliano si era tornati per lo più al modello di Costantino riconoscendo a tutte le fedi religiose una sostanziale libertà di culto.
Teodosio al contrario manifestò sin dal 380 la propria linea intransigente emanando insieme a Graziano il cosiddetto editto di Tessalonica con il quale il cristianesimo veniva proclamato unica religione dell’impero romano.
Contestualmente l’imperatore varò una serie di misure punitive che colpivano tanto gli eretici quanto soprattutto i pagani.
Infine con una serie di ulteriori provvedimenti Teodosio ribadì il divieto per tutti gli abitanti dell’impero di celebrare in qualsiasi forma culti pagani e persino di visitare i templi delle antiche divinità.
Concludiamo tale articolo mettendo in evidenza che il divieto di frequentare i templi pagani e più in generale la netta presa di posizione dell’imperatore contro i culti tradizionali ponevano le premesse per ulteriori misure contro il paganesimo che infatti si verificarono sotto i successori di Teodosio.Prof. Giovanni Pellegrino