LE ORIGINI
DELLA FILOSOFIA IN GRECIA



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Prof. Giovanni Pellegrino
Prof.ssa Mariangela Mangieri

In quest’articolo ci interesseremo della questione riguardante le origini della filosofia nell’antica Grecia.

Prima di affrontare tale tematica cercheremo di stabilire cosa significava essere filosofi nell’antica Grecia. Nella cultura moderna i filosofi greci sono stati presentati in vari modi: educatori degli altri uomini, depositari di un sapere ancora allo stadio embrionale, antesignani degli scienziati, intellettuali più o meno sistematici.

Probabilmente nessuna di queste immagini costruite nel mondo moderno danno un’idea che combaci perfettamente con i tratti del filosofo greco antico. Infatti egli era un uomo eccezionale per se’ e per gli uomini tra i quali viveva, sia che si trattasse di uomini potenti o di individui comuni.

Il punto decisivo sta nel fatto che nell’antica Grecia, almeno a partire dal IV secolo a.C. la filosofia non fu mai soltanto un insieme di dottrine. Al contrario la filosofia mirò soprattutto a presentarsi agli occhi dei non filosofi come uno stile di vita particolare, “ bios” distinto dagli altri.
Per dirlo in maniera più semplice i filosofi nel mondo greco adottarono modalità diverse da quelle adottate dagli altri uomini nella costruzione dei rapporti interpersonali. Tali diverse strategie comportamentali adottate nei rapporti sociali erano fondamentali nella costruzione dell’identità del filosofo nel mondo greco.

Se si perde di vista tale fatto non si puo’ comprendere che cosa significasse essere filosofi nel mondo greco. In estrema sintesi essere filosofi significava costruirsi un’identità che era molto diversa da quella dei non filosofi.
Tuttavia l’identità dei filosofi greci si costruiva anche attraverso l’utilizzazione che essi facevano delle conoscenze e dei valori tradizionali.

Nei confronti della tradizione i filosofi greci adottarono tre atteggiamenti molto diversi tra loro: a) rifiuto totale della tradizione, B) accettazione assiale di essa, C) accettazione totale.

A questi tre atteggiamenti diversi corrispondevano altrettante immagini diverse del filosofo agli occhi degli uomini del suo tempo. Per fare un esempio nel caso che un filosofo si dimostrasse fortemente critico nei confronti della tradizione, subiva una forte stigmatizzazione sociale in quanto era considerato un “deviante” e diventava spesso il classico capro espiatorio all’interno della polis.

Spesso il rapporto con la polis non fu facile per i filosofi anche quando esisteva solamente un rifiuto parziale delle conoscenze dei valori tradizionali.

Detto ciò torniamo ad occuparci dell’argomento centrale di tale articolo ovvero le origini della filosofia in Grecia.

Generalmente le origini della filosofia in Grecia si fanno risalire al IV secolo a.C. con l’ attività speculativa dei cosìddetti presocratici. Risulta di grande importanza porsi la seguente domanda: perché consideriamo filosofi tale personaggi del IV sec a.C.?
Le risposte che gli studiosi hanno dato a tale domanda sono molteplici. Alcuni li hanno considerati filosofi perché hanno elaborato spiegazioni razionali degli eventi naturali e della loro ciclicità senza ricorrere all’azione degli dei. Altri li considerano filosofi perché attribuiscono validità universali alle loro osservazioni dal momento che tali personaggi tentavano di sostenere tali osservazioni con argomentazioni di carattere logico.

Infine tali pensatori sono stati considerati filosofi perché erano portatori dì un sapere per quei tempi eccezionale ancora indiviso con la maggior parte degli individui, cosìcchè sono stati visti come gli iniziatori e i fondatori della razionalità moderna occidentale.

Comunque sia occorre riconoscere che alcune di tali prerogative appartengono anche ad altri personaggi come, ad esempio gli storici e i medici del V secolo a. C. Inoltre, appare evidente che sotto il nome di filosofia la nostra tradizione culturale comprende nozioni diverse e a volte anche contrastanti. A nostro avviso l’unica ragione incontrovertibile che ci fa considerare questi antichi personaggi filosofi è il fatto che la stessa tradizione filosofica li consideri filosofi.

ARISTOTELE fece diventare tali pensatori gli antesignani della propria ricerca. Tuttavia egli, separò con criteri abbastanza arbitrari alcuni personaggi da altri, con la diretta conseguenza che oggi noi siamo abituati a considerare Talete e Senofane filosofi mentre non consideriamo filosofo Solone.

Tutto ciò avviene perché siamo condizionati dal pensiero di Aristotele. Dobbiamo comunque mettere in evidenza il fatto che nei testi che abbiamo a disposizione la parola “filosofo” non è presente prima del IV sec a. C. L’unico testo che documenti la presenza di tale parola in un periodo antecedente al IV sec a.C. è un frammento di ERACLITO, nel quale si afferma: ”gli uomini filosofi devono essere indagatori di molte cose”.

Tuttavia è molto probabile che siamo in presenza di un uso polemico di tale parola. Appare infatti molto difficile pensare che Eraclito si collocasse tra costoro, dal momento che il suo atteggiamento nei confronti dell’estensione del sapere in senso quantitativo era tutt’altro che positivo. Infatti Eraclito all’estensione del sapere sembra preferire la sua profondità (oggi la definiremo con la parola “ specializzazione”.
Con tutta probabilità Eraclito col termine filosofi intendeva riferirsi soprattutto ai pitagorici. Se tale ipotesi fosse esatta si dovrebbe supporre che essi usassero tale parola per definire se stessi.

Effettivamente un aneddoto che risale forse ad Eraclide Pontico attribuisce a Pitagora l’invenzione di tale appellativo per designare delle persone che si dedicavano alla contemplazione disinteressata.

1 (Diogene Laerzio, Le vite e le dottrine dei filosofi celebri, I,12).
Ma è sovente messa in dubbio dagli studiosi l’attendibilità di tale aneddoto che secondo molti sarebbe la proiezione all’indietro nel tempo di una tematica propria del IV sec. a.C.

2 (Cicerone, Tusculane, V 3, 8). Tucidite usa il verbo filosofare per definire l’atteggiamento di una parte degli ateniesi che amavano il sapere senza però estraniarsi dalla vita pubblica.

3 ( Tucidite, La guerra del Peloponneso, II 40). Non dobbiamo ora dimenticare che Tucidite considerava dovere di tutti i cittadini ateniesi la partecipazione all’ attività politica della città. Di conseguenza lo storico greco condannava duramente quei cittadini che per amore della filosofia si allontanavano dalla vita politica disinteressandosi delle sorti della propria città.
Con tutta probabilità Tucidite quando affermava ciò aveva in mente il comportamento di filosofi come Anassagora che avevano abbandonato la propria città per dedicarsi alle attività intellettuali in una città che non era quella nella quale era nato.

Una tragedia di Euripide ovvero” l’Antiope” può essere considerata la prova che intorno al 420 a. C. esisteva un dibattito riguardante la preferibilità di una vita dedicata alla politica rispetto ad una vita dedicata allo studio e alla contemplazione disinteressata sul modello di Anassagora. Egli doveva senz’altro essere il punto di riferimento per tutti gli ateniesi che non davano importanza alla politica per dedicare tutto il loro tempo alla filosofia.

Detto ciò riteniamo concluso il nostro discorso riguardante le origini della filosofia nell’antica Grecia.

Prof. Giovanni Pellegrino
Prof.ssa Mariangela Mangieri

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