IL RAPPORTO TRA FILOSOFIA CLASSICA

E IL CRISTIANESIMO

Prof. Giovanni Pellegrino
Prof.ssa Mariangela Mangieri

In questo articolo prenderemo in considerazione il complesso rapporto esistente tra la filosofia greca e romana e il Cristianesimo. Cominceremo il nostro lavoro mettendo in evidenza che nel mondo classico con la vittoria del Cristianesimo si affermò un modello di vita (bios) in grado di contrapporsi con successo a tutti i modelli di vita filosofica- pagana.

Solitamente il problema dei rapporti tra Cristianesimo e filosofia pagana è stato studiato dal punto di vista degli apporti della filosofia pagana al Cristianesimo, in vista della costruzione della teologia cristiana. In questa sede riteniamo opportuno dedicare la nostra attenzione all’altro versante di tale questione, ovvero a che cosa significò per i filosofi greci e romani il Cristianesimo.

Generalizzando al massimo si può dire che la vittoria del Cristianesimo segnò la fine della pretesa di primato avanzata dai filosofi nei confronti della maggioranza degli altri individui. Noi abbiamo messo in evidenza in un precedente articolo che essere filosofi non significava nel mondo classico avere solamente determinate conoscenze non alla portata delle masse ma significava anche adottare uno stile di vita particolare.

Con l’affermazione del Cristianesimo il filosofo pagano non poteva più essere considerato un uomo eccezionale, un modello di vita da imitare. Infatti, fin dagli inizi i cristiani furono convinti che il vero e unico modello di vita degno di essere adottato era quello proposto dal Cristianesimo.

Non mancarono pertanto durissime critiche da parte dei primi apologisti ai filosofi pagani. Per fare un esempio Tassiano e Tertulliano sottolinearono con insistenza difetti dei filosofi pagani con un forte intento polemico. Molto famosa è questa affermazione di Tertulliano: ”In che cosa sono simili il filosofo e il cristiano, i discepoli della Grecia e quelli del cielo? Che cosa hanno dunque in comune Atene e Gerusalemme? Che cosa l’Accademia e la Chiesa? ( Tertulliano, Apologetico, 46,18).

Come si vede da questa citazione di Tertulliano esisteva una forte polemica da parte di alcuni autori cristiani nei confronti dei filosofi greci e romani. Questi atteggiamenti drastici coinvolgevano nella loro condanna non solo le principali dottrine enunciate dai filosofi pagani ma anche lo stile di vita da essi adottato.
Alcuni autori cristiani come Ireneo e Tertulliano finirono per condannare anche quella che era stata per molti filosofi la motivazione che li aveva indotti a darsi alla vita filosofica, ovvero la curiosità, la meraviglia, il desiderio di conoscere.

Per fare un esempio Pireneo affermò che la curiosità dei filosofi diventava spesso la causa e la matrice delle eresie. Ma gli autori cristiani criticavano anche per altre ragioni la curiosità dei filosofi pagani. Infatti alcuni autori cristiani sostennero che anche nella curiosità dei filosofi pagani si annidavano la superbia nonché il desiderio di gloria.

Come si vede alcuni autori cristiani adottarono delle prese di posizione molto dure ed intransigenti nei confronti della filosofia greca e romana. Dobbiamo tuttavia precisare che queste prese di posizione avvenivano soprattutto nella parte occidentale dell’impero romano. Al contrario nella parte orientale di esso l’atteggiamento degli scrittori cristiani era abbastanza diverso per la semplice ragione che in quei contesti sociali e culturali la filosofia era molto più apprezzata e familiare rispetto al mondo occidentale.
In oriente scrittori cristiani avevano la tendenza ad effettuare un’importante distinzione tra lo stile di vita filosofico e le sue dimensioni dottrinali.

In seguito a tale distinzione molto importante veniva ammesso che il modello di vita filosofico rappresentava la punta più alta raggiunta dal paganesimo. Tale distinzione era inconcepibile nella parte occidentale dell’impero, nella quale la filosofia non aveva mai raggiunto l’importanza e la popolarità raggiunta nella parte orientale dell’impero. Inoltre alcune dottrine dei filosofi pagani potevano almeno in parte essere accolte a condizione che fossero compatibili con il messaggio cristiano. Comunque anche se il bios filosofico era il vertice raggiunto dal mondo pagano e anche se alcuni filosofi avevano sostenuto dottrine compatibili con il cristianesimo in ogni caso essi non potevano essere considerati dei modelli da parte dei cristiani.

Infatti i filosofi greci e romani avevano continuato a venerare le divinità pagane. In ogni caso appare evidente che gli apologisti assunsero ciascuno uno specifico atteggiamento nei confronti delle scuole filosofiche pagane. Ma a loro volta alcuni filosofi pagani non mancarono di scatenare durissime polemiche contro la religione cristiana. Anche se tali opere sono andate perse ci sono rimaste ampie tracce di esse negli scritti degli apologisti finalizzati a rispondere agli attacchi di tali filosofi pagani al cristianesimo.

Tra questi filosofi che attaccarono il Cristianesimo bisogna includere Celso e Porfirio. Celso era un filosofo platonico di cui non sappiamo nulla ad eccezione di quanto possiamo dedurre dall’opera scritta contro di lui dal cristiano Origene. Egli rispose duramente alle accuse rivolte ai cristiani da Celso nell’opera da lui scritta intitolata “Discorso vero”.
Porfirio invece è un filosofo che conosciamo bene avendo egli scritto opere molto importanti. Porfirio scrisse un testo molto significativo contro il cristianesimo intitolato “Contro i cristiani”. Dobbiamo dire che in modo abbastanza simile questi filosofi combatterono nel Cristianesimo quello che a loro sembrava un insieme di dottrine prive di senso ed irrazionali.

Ma quali erano queste dottrine irrazionali che i filosofi pagani attaaccavano e criticavano? La dottrina del Peccato Originale commesso da Adamo ed Eva, la credenza che la redenzione dell’intera umanità fosse da attribuire a Gesu. L’idea di un Dio che si fa uomo e muore in maniera infamante sulla croce ( questa per i filosofi pagani era la dottrina più assurda esistente nella religione cristiana). Inoltre questi filosofi sostenevano che esistevano evidentissime contraddizioni ed incongruenze nella Bibbia. A loro dire tali contraddizioni toglievano credibilità alla religione cristiana.

In ogni caso dobbiamo dire che le polemiche tra gli apologisti cristiani e i filosofi pagani ebbero effetti molto limitati per quanto riguarda l’esito dello scontro tra paganesimo e cristianesimo. Infatti tutti sanno che la vittoria dei cristiani sui pagani venne determinata dal cambiamento di atteggiamento degli imperatori romani nei confronti della religione cristiana.
Essi prima perseguitarono il Cristianesimo, poi lo tollerarono e infine lo appoggiarono, facendolo diventare la religione ufficiale dell’impero romano. Nel momento che gli imperatori divennero cristiani i filosofi pagani non ebbero più la possibilità di attaccare la religione cristiana dal momento che se avessero continuato la loro polemica contro di essa sarebbero stati duramente puniti dallo stato e rischiavano anche di essere linciati dal popolo.

Tuttavia anche quando il Cristianesimo ebbe il totale sopravvento sul paganesimo non rinunciò mai all’idea di considerarsi illegittimo erede della migliore filosofia pagana, identificata quasi sempre con il platonismo. A sua volta Teodoreto lodò la figura del filosofo platonico ma sostenne che tale figura non aveva mai trovato piena realizzazione nel mondo pagano. Teodoreto scorgeva nel ritratto del filosofo platonico la prefigurazine di un nuovo personaggio ovvero del monaco eremita, considerato la vera e piena realizzazione della figura ideale del filosofo platonico.

In conclusione possiamo dire che alcuni filosofi pagani diedero il loro contributo al tentativo del paganesimo di opporsi alla vittoria del Cristianesimo, senza naturalmente riuscire più di tanto ad influire sul corso degli eventi storici.

Prof. Giovanni Pellegrino
Prof.ssa Mariangela Mangieri

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