RELIGIONI
CRISTIANESIMO
E RELIGIOSITA' CINESE

 di Giovanni De Sio Cesari
( http://www.giovannidesio.it/ )
(testo concesso a "Storiologia")

INDICE: Premessa Religione cinese Evoluzione Nestoriani Riti cinesi Colonialismo
Situazione attuale Conclusione
PREMESSA
In Cina come come d'altronde nella maggior parte del mondo non cristiano il Cristianesimo viene identificato positivamente o negativamente come la religione degli "americani" con il quale termine si indicano poi tutti gli stati industrializzati e ricchi dell'Occidente (Italia compresa). D'altra parte anche troppo spesso in  Europa si pensa che il Cristianesimo si identifichi con la nostra civiltà, come se noi ne avessimo una specie di monopolio. In effetti si tratta di un errore di prospettiva. Il cristianesimo non può essere identificato con una singola, particolare civiltà (come forse può essere fatto per l'Islam): esso  ha un carattere universale, ha informato di se' molte civiltà diverse. Abbiamo infatti tante civiltà cristiane: furono cristiani il Sacro Impero Romano, il Medioevo, l'Età Moderna, vi è un Cristianesimo nel  mondo laico contemporaneo  ma anche abbiamo un Cristianesimo etiopico (Copti), un Cristianesimo arabo (Caldei, Melkiti,), un Cristianesimo indiano (Malabar): tante civiltà diverse, ma un'unica fede religiosa.
Come abbiamo potuto notare ad esempio nelle recenti vicende  un cristiano caldeo dell'Iraq non si sente meno irakeno o meno arabo dei suoi compatrioti mussulmani 
Non si può identificare nemmeno il Cristianesimo con i paesi ricchi: attualmente la maggior parte dei cattolici (specie se consideriamo quelli effettivamente praticanti e non solo quelli battezzati) si trova in paesi poveri (Sud America, Africa Filippine) e, d'altra parte alcuni paesi ricchi (Giappone e altri del pacifico) non sono affatto cristiani.
Nemmeno possiamo identificare il Cristianesimo con la cultura borghese occidentale. Nessuna civiltà infatti può dirsi compiutamente cristiana e tanti aspetti della civiltà occidentale stridono con principi cristiani: la voce del Papa si eleva continuamente contro alcuni aspetti di essa come d'altronde avveniva nel passato per tutte le altre civiltà.
La possibilità di un vero sviluppo del Cristianesimo in Cina passa attraverso il superamento di questo errore di base: fino a che il Cristianesimo sarà visto in Cina come la religione degli " americani" si potranno avere delle conversioni più o meno numerose ma esso non informerà mai quell'immenso paese fiero, e a giusta ragione, della sua grande tradizione culturale, 
Riportiamo l'autorevole  parere di un cattolico cinese, padre Joseph Wong:
 

Affinché la cristianità possa prendere piede in Cina è necessario collegare la dottrina e la pratica cristiana alla cultura cinese. Guardiamo l’esempio del Buddismo. Giunse in Cina dall’India e fu inizialmente rigettato come religione straniera. Ma i missionari buddisti ebbero pazienza e saggezza. Dopo alcuni secoli di lotta per sopravvivere, il buddismo fu in grado di adattarsi e integrarsi con la cultura tradizionale cinese. Alla fine vi fu un buddismo cinese e da allora è diventato la principale religione della Cina e dei paesi dell’Asia orientale. Il Cristianesimo è stato introdotto in Cina quattro secoli fa in modo degno di nota. Per ragioni differenti non si è ancora radicato in modo stabile. Forse ciò che gli antichi padri greci fecero immettendo il messaggio giudeo-cristiano nel mondo greco-romano o ciò che il grande missionario gesuita Matteo Ricci fece collegando la dottrina cristiana con la cultura cinese dovrebbe offrirci un esempio in questo nuovo sforzo di portare il messaggio cristiano al popolo cinese. Sia la dottrina che la spiritualità cristiana hanno bisogno di essere inculturate.  Non soltanto la cultura cinese avrebbe beneficio dal messaggio cristiano ma lo stesso Cristianesimo si arricchirebbe nell’incontro con le antiche e sagge tradizioni della Cina e dell’Oriente.

( Padre Joseph Wong osb è professo dal 1997 del monastero di Big Sur, New Camaldoli, della congregazione Camaldolese, fondato in California, USA, nel 1958.)

Nel cosi detto Concilio di Gerusalemme gli Apostoli, sotto l'impulso forse soprattutto di  Paolo ma sulla autorità di Pietro presero una storica decisione: i cristiani non dovevano necessariamente  osservare le complicate regole della legge ebraica.  Grazie a questa decisione il Cristianesimo potè diffondersi in tutto l'Impero Romano e poi nel mondo: il Cristianesimo non si legava a una tradizione culturale di un singolo popolo ma era rivolto proprio a tutte le genti, ciascuna secondo le proprie tradizioni.

Rileggiamo il relativo racconto degli Atti degli Apostoli:

Atti 15:5

Ma alcuni della setta dei farisei, che erano diventati credenti, si alzarono dicendo: «Bisogna circonciderli,( i non ebrei) e comandar loro di osservare la legge di Mosè»

 Allora gli apostoli e gli anziani si riunirono per esaminare la questione. Ed essendone nata una vivace discussione, Pietro si alzò in piedi e disse: «Fratelli, voi sapete che dall'inizio Dio scelse tra voi me, affinché dalla mia bocca gli stranieri udissero la Parola del vangelo e credessero. E Dio, che conosce i cuori, rese testimonianza in loro favore, dando lo Spirito Santo a loro, come a noi; e non fece alcuna discriminazione fra noi e loro, purificando i loro cuori mediante la fede.Or dunque perché tentate Dio mettendo sul collo dei discepoli un giogo che né i padri nostri né noi siamo stati in grado di portare? Ma noi crediamo per essere salvati mediante la grazia del Signore Gesù allo stesso modo di loro...................... non si debba turbare gli stranieri che si convertono a Dio; ma che si scriva loro di astenersi dalle cose contaminate nei sacrifici agli idoli, dalla fornicazione, dagli animali soffocati, e dal sangue.

Per la evangelizzazione della Cina occorrerà che la identificazione fra  cristianità e Occidente-ricco  venga superata e il Cristianesimo calato nella tradizione cinese

La tradizione filosofica cinese s'altronde non è contraria al Cristianesimo ma anzi pur non essendo cristiana tuttavia può agevolmente armonizzare con esso .

 

LA RELIGIONE CINESE

Se chiediamo a persona non particolarmente interessata al  problema  quale sia la religione prevalente dei Cinesi ci sentiamo rispondere che è il Buddismo o il Taoismo o il Confucianesimo. In realtà il problema è complesso e va chiarito. La definizione più esatta proposta dagli studiosi occidentali della   religione tradizionale di quel paese è "Universismo cinese". Bisogna chiarire di che si tratta.

Il Cristianesimo come l'ebraismo e l'Islam si fonda sulla Rivelazione: si ritiene cioè che vi sia stata una la manifestazione diretta di Dio in un certo determinato periodo storico e attraverso determinate persone. Per l'ebraismo si tratta dei profeti Biblici, il Cristianesimo ritiene che  Dio stesso si sia incarnato in un uomo chiamato Gesù, i mussulmani che Dio abbia direttamente dettato a Maometto le sue volontà ( poi raccolte nel Corano)

In Cina, come d'altronde in quasi tutte le religioni non legate all''ebraismo non si ammette una "rivelazione". La religione nasce dall'uomo stesso, dalla sua attività investigativa o semplicemente dall'osservazione comune della natura e si incarna in tradizioni, usi e costumi. Nelle tre religioni rilevate esistono dei limiti ben precisi, invalicabili: un mussulmano crede  nella parola di Maometto e un Cristiano in Cristo: vi possono  essere somiglianze e concordanze  ma non si può essere a un tempo mussulmani e cristiani.

In Cina invece si possono seguire contemporaneamente varie concezioni religiose più o meno concordanti. Un cinese può essere a un tempo buddista, taoista e seguace di Confucio nella misura in cui  queste dottrine o parti di esse siano conciliabili. Anche i riti religiosi  sono  tradizioni, usi costumi e non pretendono di avere un valore assoluto. Per un cristiano il battesimo non è solo una tradizione ma un atto effettivamente necessario alla salvezza, per un mussulmano esiste un modo di pregare prescritto direttamente da Dio 
Per un cinese  in sostanza ognuno segue e adora Dio secondo convinzioni personali, che trovano più o meno riscontro nelle tradizioni .

La figura fondamentale della religiosità orientale è l'Illuminato ( il" budda" in sanscrito) cioè l'uomo che attraverso la meditazione ha raggiunto la via per conoscere Dio e la rivela agli altri uomini 

Questo fatto comporta anche un diverso apporto fra religione e filosofia.

Nelle religioni rivelate vi è sempre un dualismo fra la filosofia intesa come pensiero dell'uomo e la religione intesa  come Rilevazione di Dio: nella nostra tradizione culturale il rapporto fede e ragione è stato sempre  un problema fondamentale,

Nella cultura Cinese invece religione e filosofia coincidono: ogni filosofo ha una sua concezione religiosa, ogni religione è il pensiero di un filosofo  

D'altronde situazione analoga abbiamo anche nel mondo antico greco- romano anche se ivi la speculazione religiosa non raggiunse ampiezze e complessità paragonabili a quelle cinesi 

In  effetti volendo fare un quadro delle religiosità cinese  occorre fare una storia della filosofia cinese. (vedi: Da Confucio al dopo-Mao)

 

EVOLUZIONE DEL PENSIERO CINESE

La storia della filosofia e della religione cinese è molto ampia  tuttavia molte sue strutture fondamentali sono facilmente confrontabili  e presentano analogie, a volte molto forti, con il pensiero cristiano. Fermo restando che in essa, come abbiamo chiarito, manca sempre l'idea di una Rivelazione diretta di Dio. Diamo qualche sommario cenno.

CONFUCIO: Il suo pensiero non è orientato in senso metafisico. Egli intendeva enunciare  le leggi  che possano reggere la società ma  non le riteneva una sua creazione. Nel suo pensiero, esattamente come in quello cristiano, le leggi civili devono corrispondere alle leggi morali che derivano  direttamente al cuore degli uomini da Dio (Cielo: tien) : pertanto i principi morali non  vengono giustificati razionalmente ma considerati come autoevidenti  facendo appello alla interiorità dell'uomo secondo un principio comune con il  Cristianesimo con il quale ha in comune anche un principio fondamentale :

Fa agli altri quello che vorresti facessero a te

TAOISMO invece è orientato in senso metafisico e religioso. Il concetto essenziale è il Tao ( la via) che è l'armonia del tutto, è Dio ma in effetti è qualcosa che non possiamo  veramente comprendere ed esprimere ma che possiamo cogliere nella profondità ma che non puo essere espressa:

"Quelli che sanno non dicono e quelli che dicono non sanno  

analogamente a quanto afferma Dante :

Trasumanar significar per verba non si poria (Paradiso Canto I)

Il Cristianesimo, dai primi anacoreti ai tanti ordini mistici  medioevale e anche moderni (clausura) ha battuto strade simili. Nel Cristianesimo come nel Taoismo vi è pure un analogo anelito alla "fuga dal mondo".

 

IL MAESTRO MO - (Mo tse 479-391 a. C. ) ha un pensiero che presenta impressionanti analogie con quello cristiano . La sua teoria può essere compendiata nell'amore universale. Bisogna amare tutti gli esseri umani senza distinzione. Se si ama solo la propria famiglia  allora siamo disposti a fare il male delle altre famiglie per il vantaggio della nostra, se si ama solo il proprio popolo allora siamo disposto a fare agli altri  popoli la guerra alla quale egli era assolutamente e radicalmente contrario.  Deprecava anche il  lusso e lo sfarzo dei potenti  il cui costo ricadeva sui ceti poveri riecheggiando l'evangelico " guai a voi o ricchi! "  Anche la concezione di un Dio personale ("Shang-ti": Signore del cielo) e di  un castigo e un premio dopo la morte lo avvicinano al Cristianesimo.

BUDDISMO - sostiene  la illusorietà di tutta la realtà, vede il mondo come il male radicale analogamente a  correnti più o meno ereticali del pensiero cristiano.Ciò non vuol dire che il buddista non compia il suo dovere nella società:come nel Cristianesimo, la destinazione ultramondana dell'uomo non significa necessariamente fuga dal mondo stesso . 

Il concetto di "vanità del mondo "si trova anche nel Cristianesimo  ma in un significato molto diverso: il cristiano non nega la  effettiva esistenza del mondo ma solo che  la sua vera patria  è il cielo. Il Nirvana  buddista viene considerato come "annullamento (come lo intese anche Schopenahuer) ma in effetti si parla anche di uno stato di "ineffabile beatitudine " 

Funzione paragonabili ai Santi del  cattolicesimo hanno i Boddishatva": persone che pure avendo raggiunto la soglia del Nirvana tuttavia rinunciano ad entrarvi momentaneamente per aiutare gli altri uomini nel loro difficile cammino.

I PRINCIPI UNIVERSALI E LO SPIRITO UNIVERSALE - Queste due scuole si contesero la cultura cinese dal X al XVII secolo. Possono essere  paragonate alle due correnti fondamentali del pensiero della Scolastica cristiana:  la corrente aristotelica (con massimo esponente in S. Tommaso) e quella  Platonica  (con il costante riferimento a S. Agostino ) 

Si posero lo stesso problema: la fonte della verità: nel linguaggio della nostra tradizione filosofica-religiosa medioevale diremmo che per i primi  gli "universalia" sono "in re" e quindi la scienza nasce dalla contemplazione delle creature di Dio (S. Tommaso) mentre per i secondi gli "universalia" sono "ante rem" e pertanto la conoscenza ci viene essenzialmente dalla nostra interiorità per illuminazione di Dio (S. Agostino).

IL RITORNO AGLI HAM - si tratta di un movimento legato alla crisi del 1600  che portò al a conquista della Cina e al trono un popolo  straniero: i Manciu.

Si incolparono, infatti, della decadenza dell'Impero proprio le scuole dei Principi Universali e dello Spirito universale e si volle tornare  al pensiero "originario" di Confucio e poi degli altri classici  con un grande fervore ideale e anche filologico.

Il movimento può essere  paragonato al nostro Umanesimo. In entrambi è presente  una certa istanza laica ma non antireligiosa e si ritorna a un pensiero antico che era sempre stato presente nella storia della cultura ma che ora viene visto nella sua presunta " purezza originaria" 

Platone ed Aristotele erano sempre considerati la base della filosofia medioevale ma erano stati interpretati secondo una visione cristiana: l'Umanesimo cerca di restituirne la visione originaria (Averroismo, neo-platonismo rinascimentale), e il processo si estende a tutti i campi della cultura. Analogamente in Cina con il "ritorno agli Han" Confucio e gli altri classici, sempre presenti nella cultura  cinese, vengono riletti senza le sovrastrutture delle grandi scuole neo-confuciane .

INCONTRO CON L'OCCIDENTE - Quando la Cina si aprì all'Occidente in Europa dominava il Positivismo e altre correnti  più o meno ostili al Cristianesimo. La cultura occidentale apparve quindi ai cinesi che già erano  in una  atmosfera "laica" essenzialmente come una concezione antireligiosa e avvicinarsi all'Occidente significava anche il ripudio delle tradizioni religiose.

La rivoluzione comunista poi  portò alla radicale e violenta lotta contro ogni forma di religione vista come nemica fondamentale del proletariato.

 

NESTORIANI

Dopo il concilio di Calcedonia del 451 nel quale si condannò  l'eresia di Nestorio una parte della cristiani della Mesopotamia  non accettò la condanna e si formò quindi una chiesa autonoma detta appunto comunemente Nestoriana. Essa fu molto attiva nell'evangelizzazione verso l'Asia centrale e gia nel VI secolo padri della chiesa  greci parlarono di una loro ingresso in Cina. Con l'invasione mussulmana si perse ogni contatto diretto  con questi gruppi che furono ignorati non solo in  occidente ma anche nella terra d'origine, in Mesopotamia. Della loro presenza noi abbiamo un documento nell'antica capitale X'ian; si tratta di una grande stele scritta in parte in caratteri cinesi e in parte in caratteri e lingua siriaca . Essa fu conosciuta dai Gesuiti alla metà del 1600 e si conserva ancora. Riporta la data del 7 gennaio del 781 d. C. sotto il regno  dell'imperatore Kien chung della dinastia dei Tang e sotto il patriarcato  di un certo   Mar Khnanishu. Essa parla della diffusione della chiesa,  e del decreto imperiale che ne permette il culto. Segue un inno religioso e i nomi di  persone che reggono varie cariche. A quanto si capisce, però, si tratta di un gruppo straniero, anche se intergrato, che conserva la religione dei padri più che una religione diffusa presso i cinesi.

Marco Polo, della cui attendibilità tuttavia non possiamo essere sicuri, parla di cristiani nestoriani presenti  in Cina anche con posti di rilievo alla corte del Gran Kan alla fine del XII  secolo. Quando i Gesuiti arrivarono in Cina nel 1600 non trovarono però questa comunità anche se riferiscono che alcuni  cinesi mostravano i residui di alcuni usi cristiani. Probabilmente le comunità furono disperse con la caduta della dinastia mongola degli Yuan e la presa di potere  della dinastia nazionale dei Ming alla fine del 1300.

Comunque il Cristianesimo nestoriano non ha avuto alcun rilievo nella storia e nella cultura cinese restando sempre una religione di una comunità straniera. 

 

LA CONTROVERSIA DEI RITI CINESI

Il primo vero rapporto della Cina con il Cristianesimo si ebbe all'arrivo degli europei in seguito alle scoperte geografiche. Dalla fine del 1500 missionari cattolici si recarono in Oriente e iniziarono un'opera di evangelizzazione accurata e profonda raccogliendo notevoli successi tanto che sembrò che l'Oriente potesse divenire tutto cristiano, come  avveniva per le Americhe . In realtà solo le Filippine, diretto possedimento spagnolo abbracciarono il Cattolicesimo. In Giappone dopo un ampia diffusione il Cristianesimo fu perseguitato sanguinosamente  e fini con lo sparire. Molto complessi furono gli avvenimenti in Cina. 

Il primo grande missionario cattolico in Cina fu il gesuita italiano MATTEO RICCI . Nel 1582 egli giunse in Cina. Si impegnò nello studio profondo della lingua e della cultura cinese di cui divenne tanto esperto da poter confrontarsi con successo con gli intellettuali confuciani di cui adottò anche la foggia dell'abbigliamento. Nel 1601 fu ammesso a Pechino presso la corte imperiale e fu molto apprezzato per le conoscenze astronomiche che riportava dall'Occidente; addirittura  fino alla fine dell'impero nel 1911 la funzione di direttore della "casa delle matematiche", un istituto astronomico imperiale, fu riservato ancora a un gesuita. In seguito gli altri Gesuiti che seguirono padre Ricci continuarono nella sua linea. I Gesuiti, anche se  di origine straniera si presentavano come partecipi della cultura cinese e quindi il Cristianesimo non veniva visto come qualcosa di straniero, di barbaro. Per un popolo come i Cinesi che ritenevano di essere il "centro" del mondo la cosa era fondamentale: i Gesuiti speravano in tal modo di convertire la Cina nel suo insieme partendo dalla classe dirigente. Il loro  atteggiamento però scatenò quello che è passato alla storia come la CONTROVERSIA DEI RITI CINESI  

I Gesuiti ritenevano che il pensiero confuciano e, in genere, i riti religiosi Cinesi non fossero  incompatibili con il Cristianesimo. In seguito però missionari cattolici francescani e domenicani che operavano al seguito degli spagnoli nel sud della Cina (e non nella capitale  come i Gesuiti)  invece ritennero che essi fossero manifestazioni pagane, di indubbio valore religioso che non potevano essere assolutamente tollerate; si ebbe allora una controversia che durò oltre un secolo e  appassionò non solo gli ambienti religiosi ma anche uomini di cultura europei e intellettuali cinesi compreso anche personalmente alcuni imperatori 

La discussione in particolare verteva su tre aspetti:

  •  il termine con cui designare Dio: in cinese non esiste propriamente una parola  specifica. Per i Gesuiti si poteva benissimo usare l'antico termine confuciano "tien" ( cielo) o anche "Shang-ti" (Signore supremo ) pur esso tradizionale: per i loro avversari invece bisognava usare il termine nuovo "tien -chu" (signore del cielo): ovviamente non si trattava solo di una questione  linguistica ma di una continuità o rottura con la tradizione cinese
  • i riti nei templi confuciani: periodicamente i  cinesi si riuniva nei templi dedicati a  Confucio e quivi davanti alla sua statua intonavano  canti e "preghiere". Per i Gesuiti non si trattava di veri e propri templi in quanto mai Confucio era stato considerato  un Dio e  nemmeno un inviato di Dio: si trattava invece di una funzione civile, di fedeltà alla nazione , i canti e le "preghiere" erano solo un atto di omaggio al filosofo. Per i loro avversari invece si trattava proprio di un culto idolatra
  • le tavolette degli antenati: i cinesi  usavano avere in casa delle "tavolette" dedicate agli antenati. Davanti ad esse essi recitavano preghiere, bruciavano incenso  e presentavano anche offerte. Per i Gesuiti si trattava semplicemente di una manifestazione di rispetto per gli antenati defunti, un modo per rinsaldare i valori della famiglia e le sue tradizioni. Per gli avversari invece effettivamente i cinesi credevano che presso le tavolette ci  fossero gli spiriti degli antenati e che si aspettavano da essi aiuti concreti.

La questione si trascinò per oltre un secolo.

Crediamo che in effetti avessero ragione sia i Gesuiti che i loro oppositori: a un certo livello di cultura i riti  avevano solo un valore civile ma per il popolo essi erano effettive  manifestazioni religiose. D'altra parte questa dualità è tipica di ogni religione. Si pensi per esempio nello stesso ambito cristiano, al culto delle immagini: per la ortodossia le immagini sono solo immagini ma per il popolo spesso l'immagine ha un valore miracoloso di per se. Si noti come questa questione fece esplodere le sanguinose guerre dell'iconoclastia nell'alto medioevo. Discorso simile si può fare anche per le reliquie che spesso assumono a livello popolare un valore "magico". Anche il culto dei santi cattolici si presta a equivoci: per la ortodossia solo Dio può fare miracoli, il Santo può solo intercedere: ma per la religiosità popolare il santo "fa" il miracolo e ci sono santi più potenti di altri e magari ogni città esalta la potenza del proprio santo patrono  a discapito di quella dei patroni delle città vicine. 

 La questione dei " Riti cinesi" fu  rimessa al giudizio del pontefice e si ebbero decisioni incerte e contrastanti  per oltre un secolo . Nel 1747 alla fine Roma condannò senza appello i "riti cinesi".  Si prescrisse a tutti i missionari operanti in Cina un impegno esplicito a non tollerare i "riti cinesi". Il tentativo di presentare il Cristianesimo in veste cinese cosi fallì. i missionari continuarono nello loro opera ma furono espulsi e ostacolati dalle  autorità e soprattutto furono visti come estranei in una civiltà tanto orgogliosa di se stessa.

Solo nel 1939 Pio XII  ammise la possibilità, a certe condizioni ,della liceità dei riti cinesi: ma ormai la Cina aveva da tempo voltato pagina.

 

NELL'ETA' DEL COLONIALISMO 

Dopo la guerra dell'oppio (1842) la Cina fu costretta ad aprirsi all'Occidente. Anche se gli Europei non fecero della Cina una colonia tuttavia essi vi dominarono ampiamente spartendola anche in zone di influenza. In questa situazione, legato al predominio europeo il Cristianesimo fece molti proseliti in Cina anche basandosi sugli aiuti economici che essi potevano offrire a una  popolazione oppressa dalla fame e dalla miseria. Vi fu il fenomeno  doloroso dei "cristiani del riso": molti cinesi erano pronti a dirsi cristiani, a farsi battezzare  a presenziare agli uffici religiosi pur di assicurarsi una scodella di riso dall'aiuto generoso e ingenuo dei missionari.  Ma inevitabilmente  il Cristianesimo veniva visto come come una specie di terza colonna degli Europei. I movimenti nazionalistici furono infatti ostili. La rivolta dei Boxer alla fine dell'800 si scatenò proprio contro i cristiani cinesi perpetrando un terribile massacro e solo dopo che gli europei tentarono di intervenire a favore dei cinesi cristiani perseguitati  i Boxer attaccarono gli europei stessi.

In seguito gli Europei imposero il rispetto dei cristiani il cui numero si accrebbe anche nella prima parte del 900 ma restando però sempre una sorta di corpo estraneo.

 

LA SITUAZIONE ATTUALE

Con l'avvento del Comunismo nel 1949 si è avuto una lotta generale alle religioni. In particolare il governo cinese promosse nel 1957 una Chiesa Cattolica Patriottica che rompesse ogni rapporto con Roma vista come una alleata del capitalismo e degli americani. In parte i cattolici Cinesi  resistettero e subirono feroci persecuzioni, in parte si piegarono alle  circostanze riuscendo stentatamente a sopravvivere .

Il dramma si ebbe soprattutto  durante la Rivoluzione Culturale: qualsiasi attività religiosa collettiva di qualunque fede  fu impedita; tutte le chiese e cappelle cristiane sequestrate ed adibite alle più diverse attività (magazzini, fabbriche) i preti e i vescovi furono inviati in campi di lavoro spesso in regioni distanti ed in attività molto pesanti; le suore costrette a ritornare in famiglia; devastato quanto poteva essere distrutto e non serviva ad altro (perfino  i cimiteri e le lapidi). Questa distruzione di tutto ha coinvolto, anche se con diversa gravità, tutte le Chiese cristiane e tutte le religioni. Ciò ha impedito la continuità tra le generazioni: attualmente noi abbiamo, come in tanti altri paesi ex comunisti d'altronde, sacerdoti o molto giovani o molto anziani: manca quella generazione di mezzo che in genere è l'ossatura del clero (come di qualunque altra organizzazione)

Le conseguenze sull'economia della "rivoluzione culturale" e in generale del modello maoista furono  catastrofiche sul piano economico.  Ancora vivente Mao allora la Cina iniziò a voltare decisamente pagina avviandosi a una economia di mercato che oggi permette alla  Cina incredibili tassi di sviluppo, intorno al 10% annuo. 

Un movimento studentesco tendente a portare in Cina ordinamenti democratici di tipo occidentale fu stroncato nella sanguinosa repressione di Tien'ammen

La situazione culturale della Cina attualmente è pertanto veramente singolare: ufficialmente il marxismo è ancora la ideologia di stato, il ritratto di Mao campeggia ovunque, il suo mausoleo è ancora la meta di pellegrinaggi di milioni di Cinesi. Dall'altra parte ormai il pensiero di Mao  è quanto mai lontano dalla Cina moderna tutta immersa in una economia di mercato. 

Parimenti  antiche culture e filosofie ritenute  "criminali" anzi  "demoniache"   nel marxismo della versione maoista vengono tollerate e rifioriscono, in qualche misura, peraltro difficile da stabilire religioni nuove e antiche  

Tuttavia la Cina  non ha mai abbandonato l'ateismo ufficiale. Vi è addirittura ancora un premio nazionale assegnato ogni  anno a che si distingue nella lotta (solo culturale, per fortuna) alle credenze religiose 

Dopo la morte di Mao, con il nuovo corso pragmatico della politica cinese si è sperato in una normalizzazione dei rapporti con il Vaticano ma questo non è avvenuto, anche se  la libertà religiosa dei cattolici è molto più ampia.

Negli anni 90 comunque la Chiesa Cattolica è risorta,  la vita collettiva è ripresa. Gli edifici ecclesiastici sono stati in buona parte, anche se con molta lentezza, restituiti; i seminari hanno ripreso a funzionare; le vocazioni al sacerdozio o alla vita religiosa, a quanto pare, sono riprese con un ritmo simile a quello di molti paesi del cosiddetto terzo mondo; la Bibbia  viene stampata e diffusa per canali interni; aiuti economici consistenti per nuove strutture (tipografie, edifici) arrivano in qualche modo dall’estero – dalle fondazioni e dagli ordini religiosi – anche se la Chiesa è complessivamente povera ed i cristiani sono prevalentemente presenti nelle campagne ed esterni ai grandi fenomeni di sviluppo di questi anni.

 La Chiesa cattolica, nel suo insieme, resta ancora divisa  in aderenti alla Chiesa Patriottica  cattolica e in fedeli a Roma (clandestini) in proporzioni difficili da accertare, forse 5 milioni per parte. I motivi delle divisione sono legati solo al rapporto col Vaticano, ma non ad altre questioni teologiche . Del resto, la teologia dei seminari "patriottici" è stata riconosciuta ortodossa dal Vaticano e in essi vengono invitati a tenere conferenze esponenti esterni al cattolicesimo cinese.

Altra questione spinosa è quella della nomina dei vescovi. Periodicamente Pechino ottiene dagli aderenti alla "chiesa patriottica" la consacrazione di nuovi vescovi  del tutto ignorando Roma. Così facendo, le strutture della Chiesa che aderiscono all’Associazione hanno libertà d’azione molto maggiore, riconoscimenti, facilitazioni, rapporti ufficiali con l’apposito Ufficio Statale per gli Affari religiosi

Ad aggravare la situazione c’è il problema di Taiwan: il Vaticano non ha formalmente interrotto i rapporti con l’isola, dove si trovano molti cattolici, come Pechino reclama per normalizzare i rapporti con Roma.

Soprattutto poi non ha giovato ai rapporti  fra Vaticano e Cina anche la beatificazione come martiri di 120 cristiani uccisi dai Boxer intorno al 1900: secondo le autorità cinesi alcuni di essi si erano macchiati di crimini comuni  ma soprattutto tutti vengono visti come espressione del colonialismo europeo.

Recentemente il cardinale Etchegaray ha dichiarato:

"Si è ancora nella stagione evangelica in cui non si può separare il grano dal loglio. Tanto più che si tratta in fondo di una sola Chiesa in cui una fede comune cerca, a poco a poco, di superare ciò che fino a questo momento separa sfortunatamente ‘clandestini’ ed ‘ufficiali’. Il tempo rende le loro frontiere sempre più porose, almeno in certe regioni in questo immenso paese dove tutto è mobile....Prima di partire, avevo detto chiaramente che nessuno dei miei passi avrebbe potuto essere interpretato come un’approvazione delle strutture della Chiesa ufficiale [patriottica]. Sono le persone che m’interessano prima di tutto, ma non potevo raggiungerle se non attraverso un’Associazione legata al governo e onnipresente"

 

La "Chiesa  Cattolica Patriottica" e  quella restata  fedele a Roma non hanno seguito però il rinnovo del Concilio Vaticano II  e sono rimaste  a un cattolicesimo di oltre 50 anni fa: ad esempio la messa viene ancora celebrata con il sacerdote rivolto con le spalle ai fedeli e talvolta anche in latino.

 

CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE

A noi sembra che la grande cultura cinese  sia come addormentata: lo sviluppo economico prende il sopravvento su ogni speculazione filosofica. Dal 1992 i Cinesi hanno visto il loro grande vicino,  la Unione Sovietica,  crollare miseramente in una crisi economica spaventosa perchè in essa alla fine del comunismo si è sostituito il nulla. Il liberismo e l'economia di mercato non si creano da soli  se cade il comunismo ma sono conquiste lunghe e difficili.

Il momento che attraversa la Cina dal punto di vista economico è un momento magico, la Cina sta superando il gap che si era aperta nell'800 rispetto all'occidente: Shangai e Canton rassomigliano sempre di più a Boston e Chicago: i Cinesi hanno paura che un mutamento politico e culturale possa mettere in crisi il loro sviluppo, hanno sotto gli occhi  le folle di moscoviti costretti dalla miseria  a scavare nell'immondizia. 

Noi crediamo che con il progresso economico la Cina farà rifiorire la sua millenaria filosofia e che essa sarà in grado di competere anche culturalmente con gli Europei.

Nel nuovo contesto in cui i principi del marxismo ormai sono solo vuoti involucri ma d'altra parte le credenze religiose tradizionali appaiono irrimediabilmente superate: noi riteniamo che il Cristianesimo potrebbe espandesi e fiorire in Cina come un giorno fiorì in Europa. 

Non vi è dubbio poi che la divisione fra le due chiese cattoliche  sarà superata.

Noi riteniamo che la Cina possa aprirsi al Cristianesimo solo seguendo la via tracciata dai Gesuiti. La Cina non può essere terra di missione della stessa natura dell'Africa. Quivi la civiltà è essenzialmente quella europea: l'abbandono delle tradizioni tribali significa in effetti adottare le lingue europee, la civiltà europea e quindi anche la religione europea sia pure con tutti gli adattamenti necessari

Ma la Cina possiede una civiltà antica e illustre almeno quanto quella   europea, soprattutto una coscienza altissima di se stessa, d'altronde ben motivata. Potrà accettare una religione proveniente dall'esterno (come accettò il buddismo) solo nella misura in cui essa riuscirà a  farsi cinese. 

 di Giovanni De Sio Cesari
( http://www.giovannidesio.it/ )
(testo concesso a "Storiologia")

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