Amedeo IX, figlio 
                      di Lodovico, nacque in Thonon nel febbraio del 1435. Fu 
                      religiosissimo, giusto e caritatevole, ma non fu certo un 
                      valoroso guerriero nè un abile politico. Ad un anno, 
                      fu fidanzato con VIOLANTE, o Jolanda, di Francia (sorella 
                      di Luigi XI) che sposò poi a diciassette anni e con 
                      la quale si ritirò a vivere a Bourg-en-Bresse, per 
                      star lontano dalla Corte, agitata da disordini e da discordie 
                      senza fine.
                      « Riconoscendosi disadatto alle arti del governo, 
                      scrive uno storico, era venuto nella determinazione 
                      di cedere ad altri la successione paterna, tanto più 
                      che andavano aumentando gli accessi di epilessia di cui 
                      soffriva. Quando morì suo padre nel 1465, volle mandare 
                      ad effetto questo suo desiderio, e lo -avrebbe fatto se 
                      non gliela avesse fermamente impedito sua moglie Violante, 
                      donna di forti spiriti e capacissima di governo ». 
                       Della moglie VIOLANTE parleremo in fondo.
                     L'autorità 
                      ed il prestigio di Amedeo IX furono fin da principio tanto 
                      deboli, che nel 1468 Luigi XI di Francia diede in moglie 
                      la sorella di lui, Bona di Savoia, a Galeazzo Maria Sforza, 
                      senza neppur curarsi di avvertirlo. In quello stesso anno, 
                      Filippo di Savoia tornò dalla Francia, dove era stato 
                      prigioniero di Luigi XI per desiderio del padre, al quale 
                      si era ribellato, e dal duca Amedeo suo fratello fu nominato 
                      luogotenente del Ducato. Come tale, Filippo guerreggiò 
                      contro il marchese di Monferrato che voleva sottrarsi agli 
                      obblighi stipulati con la Casa di Savoia, e lo costrinse 
                      a riconoscerli. 
                    Frattanto, gli 
                      altri fratelli del duca agivano a loro piacimento nei rispettivi 
                      domini, senza curarsi affatto dell' autorità sovrana. 
                      Filippo, per propria iniziativa e contro il volere di Amedeo, 
                      andò in aiuto del duca di Borgogna, ch'era in guerra 
                      contro il re di Francia. Così aumentavano sempre 
                      più nel ducato di Savoia il disordine e la confusione, 
                      mentre l'influenza francese vi si accentuava, facendo prevedere 
                      gravi conseguenze, e mentre alcuni dei fratelli dello stesso 
                      duca non si astenevano dal provocarvi discordie.
                     Amedeo IX, 
                      più che mai afflitto dal suo gravissimo male e più 
                      che mai inetto a governare, si decise nel 1469 a convocare 
                      gli Stati Generali, per render nota la sua volontà 
                      di ritirarsi a vita privata istituendo una reggenza presieduta 
                      dalla duchessa Violante (o Jolanda) sua moglie. Questa decisione 
                      attirò sulla duchessa l'odio violento dei cognati, 
                      Filippo, Giacomo e Lodovico, che si ritenevano in diritto 
                      di partecipare alla reggenza.
                     Nella guerra 
                      civile che ne seguì, i fratelli del duca riuscirono 
                      ad impadronirsi di Amedeo e del castello di Monmeliano. 
                      In quel frangente, lui ondeggiò tra i fratelli e 
                      la moglie, cedendo ora a quelli, ora a questa. La duchessa 
                      finì con l'avere il sopravvento, perchè era 
                      sostenuta dai Piemontesi e da un gran numero di Savoiardi, 
                      e perchè ottenne dal fratello, re di Francia, un 
                      notevole aiuto di armati.
                     Ricuperata 
                      la libertà, Amedeo andò a stabilirsi a Vercelli, 
                      perchè il clima di Chambéry era pericoloso 
                      per la sua malferma salute. Visse in quella città 
                      per qualche tempo, dedicandosi con gran fervore alle pratiche 
                      religiose e alle opere benefiche, e vi morì il 30 
                      marzo 1472, dopo essersi privato di tutto ciò che 
                      aveva di prezioso o di superfluo, per darlo ai poveri.
                     Francesco di 
                      Sales, e dopo di lui parecchi cardinali, tra i quali Maurizio 
                      di Savoia, si adoperarono per farlo canonizzare. La causa 
                      non giunse a termine; ma Innocenzo XI pose Amedeo IX nel 
                      novero dei beati, approvò il culto pubblico della 
                      sua memoria e concesse che fosse celebrata annualmente la 
                      sua festa il 30 marzo.
                     Questo duca 
                      di Savoia ebbe dieci figli Lodovico, primogenito, morì 
                      in tenerissima età. FILIBERTO I e CARLO I successero 
                      al padre. Un altro Carlo morì giovanissimo in Francia. 
                      Bernardo e Claudio non vissero oltre l'età infantile. 
                      Giacomo fu marchese di Gex. Delle tre femmine, Anna fu moglie 
                      di Federico d'Aragona, che divenne re di Napoli nel 1496; 
                      Maria sposò prima Filippo di Baden e poi Giacomo 
                      d'Assay, signore di Plessis; Lodovica, dopo aver sposato 
                      per volontà del padre Ugone d'Orange, principe di 
                      Chàlons, ottenendo però di rimanere in istato 
                      di verginità, si ritirò quando fu vedova in 
                      un convento, vi morì in concetto di santità 
                      e fu poi beatificata.
                    VIOLANTE 
                      ( o JOLANDA)
                      moglie di Amedeo IX
                      (n. 1436 - m. 1478)
                     Il matrimonio 
                      di questa principessa, figlia di Carlo VII re di Francia, 
                      con Amedeo IX di Savoia, venne deciso dai suoi genitori 
                      e da quelli di Amedeo, in occasione di un loro incontro 
                      a Tours, mentre Violante era ancora lattante. Così, 
                      fin dall'infanzia ella seppe che sarebbe divenuta duchessa 
                      di Savoia.
                      Dopo il matrimonio, Amedeo IX la condusse a vivere a Bourg-en-Bresse, 
                      lungi dalle feste, dalle agitazioni e dagl'intrighi della 
                      Corte sabauda.
                     Salita al trono 
                      a fianco d'un uomo debole, malato e dalla natura negato 
                      alla politica, seppe con la sua rara intelligenza governare 
                      per il marito, il quale infine, come abbiamo visto, la nominò 
                      Reggente, nel 1469. Questa nomina suscitò, l'abbiamo 
                      già detto, tempeste d'odio, drammatiche e violente.
                     La reggenza 
                      della duchessa Violante (o Jolanda) fu giudicata in modo 
                      vario, e il maggior biasimo che gli storici espressero nel 
                      parlare di questa donna innegabilmente dotata di grandi 
                      qualità, fu quello, da lei meritato, di aver contribuito 
                      ad aumentare l'influenza e l'ingerenza francese nelle cose 
                      del ducato di Savoia. Essendo una principessa di Francia, 
                      ella non avrebbe potuto seguire una politica diversa; ma 
                      certo non meritò che le fosse attribuita la responsabilità 
                      di aver suscitata in Savoia la guerra civile, che fu invece 
                      la conseguenza inevitabile della singolare e delicata condizione 
                      in cui ella si trovò, di dover difendere dopo l'abdicazione 
                      del marito i diritti di un figlio, contro le avide aspirazioni 
                      dei cognati.
                     Certo ella 
                      fu molto energica e molto abile. Fu anche assai colta, e 
                      risulta che fra le aspre lotte che caratterizzarono la sua 
                      reggenza non trascurò di dare incremento agli studi, 
                      alle arti, alle opere di pubblica utilità. Ordinò 
                      a Perinetto del Pino di trascrivere, ordinandole e completandole, 
                      le antiche cronache dei principi di Savoia, già compilate 
                      da Giovanni d'Oronville per ordine d'Amedeo VII, e fece 
                      pubblicare il Corpus delle leggi dello Stato, con 
                      le aggiunte fattevi da Amedeo VIII. Tentò inoltre 
                      di rendere in parte navigabile la Dora Baltea; fece costruire 
                      il castello di Moncalieri; fondò un ospizio per i 
                      poveri, a Ginevra alcuni monasteri, e gli ospedali di Chambéry 
                      e di Conflarns, il primo per le malattie contagiose, il 
                      secondo per i lebbrosi.
                     Nel 1471, sfuggita 
                      ai cognati mentre Amedeo IX veniva fatto prigioniero, seppe 
                      ottenere, con le forze che il re di Francia mandò 
                      in suo aiuto, di essere confermata nella reggenza dagli 
                      stessi principi ribelli (Filippo, Giacomo e Lodovico di 
                      Savoia) e poi acconsentì ad accettare, perchè 
                      la pace non fosse più turbata, l'istituzione d'un 
                      Consiglio di cui essi potessero far parte.
                     Morto Amedeo 
                      IX, lasciando ancora fanciullo il suo erede FILIBERTO I, 
                      Jolanda, in un'assemblea pubblica dei Tre Stati, ed in presenza 
                      degli ambasciatori di Milano, fu dichiarata tutrice del 
                      nuovo duca ed ancora reggente dello Stato. Questa investitura 
                      dispiacque a Filippo, conte di Bressa, che tentò 
                      di suscitare una nuova guerra civile, ma non vi riuscì, 
                      perché ebbe contrari i suoi stessi fratelli, riconciliatisi 
                      con la duchessa. La quale però, poco dopo, commise 
                      l'errore di inimicarsi imprudentemente gli Svizzeri e di 
                      aiutare Carlo il Temerario, duca di Borgogna, nella sua 
                      sfortunata guerra nel 1476, non ottenendo altro risultato 
                      che quello di farsi rapire e imprigionare nel castello di 
                      Rouvre, da Carlo stesso, che aveva, a quanto sembra, delle 
                      ottime ragioni per non fidarsi più di lei.
                     Allora, per 
                      volontà del re di Francia, il governo degli Stati 
                      Sabaudi venne diviso tra i fratelli Lodovico di Savoia vescovo 
                      di Ginevra, che ebbe il potere sulla Savoia, e Filippo conte 
                      di Bressa, a cui fu dato il Piemonte. Ma gli Stati, fedeli 
                      alla duchessa Jolanda, raccolsero gente ed insorsero per 
                      difendere il paese, non trascurando di mandare ambasciatori 
                      a Carlo il Temerario perchè ordinasse la liberazione 
                      della loro sovrana. Lodovico, approfittando della scarsa 
                      vigilanza dei custodi del castello di Rouvre, liberò 
                      la cognata, facendole però giurare solennemente di 
                      essere ormai nemica del re di Francia. Ma Filippo non volle 
                      restituire a Jolanda il governo del Piemonte, e allora ella 
                      ebbe il grave torto di rivolgersi a Galeazzo Maria Sforza 
                      per cacciare il cognato.
                     Per fortuna 
                      i feudatari e il clero s'avvidero che lo Sforza, fingendo 
                      di agire a vantaggio della duchessa, mirava unicamente al 
                      proprio interesse, tendendo a conquistare delle terre, e, 
                      dopo il saccheggio di alcune borgate, organizzarono una 
                      efficace difesa contro l'invasore. Filippo dovette finalmente 
                      decidersi a ritirarsi nelle sue terre. Lo Sforza si allontanò, 
                      e venne poi ucciso a tradimento, a Milano da tre congiurati 
                      (1476). Jolanda riprese la reggenza, e il paese potè 
                      godere di un periodo di pace, che però non durò 
                      molto, poichè la reggente morì in Moncrivello 
                      il 29 agosto 1478.Una 
                      cronaca del tempo dice che la morte di lei « fu 
                      grave danno per la patria e per il dominio, giacchè 
                      la Duchessa era stata una sovrana prudente, ed aveva mantenuto 
                      i sudditi in buona giustizia, buona pace e quiete senza 
                      illeciti balzelli ».
                     A Jolanda, 
                      la Casa di Savoia dovette l'acquisto della contea di Villars 
                      e di alcune altre terre considerevoli. A ciò si deve 
                      aggiungere ch'ella seppe dare ai figli un'ottima educazione 
                      militare, letteraria e civile. L'adolescente duca Filiberto 
                      ebbe, per merito della madre, maestri di grande dottrina, 
                      quali Francesco Beroaldo, Nicolò da Tarso e Francesco 
                      Filelfo, che gl'insegnarono l'eloquenza la grammatica greca 
                      e latina e la storia, cosicchè, quasi bambino, egli 
                      potè pronunciare davanti all'Assemblea degli Stati, 
                      una breve orazione che gli valse l'ammirazione generale. 
                      Jolanda, morendo, lo lasciò appena tredicenne, quindi 
                      ancora incapace di assumere il governo dello Stato ereditato 
                      dal padre.