IL FALLIMENTO
del sindacalismo nel 1980.

Nel Paese Italia degli anni '60 con il famoso periodo del "Miracolo Economico" gli italiani tutti, senza arte ne parte avevano creato un diffuso benessere (disse in seguito il Politico Bassetti; "noi non ne saremmo stati capaci, gli italiani si, e per fortuna ci è andata bene"). Anche senza alcun studio, e solo con la 5a elementare, si poteva aprire una attività.
Si sviluppò il commercio, l'artigianato, l'impreditoria; si aprirono 500.000 negozi, 500.000 artigiani lavoravano nei sottoscala ma ben presto creando vere grande imprese, iniziando a 17-20 anni nel fare qualche maglione fino a diventare un impero. O un martinit con la 5 elementare che adrà a creare un impero degli occhiali; e tanti altri. E proprio con questi intarprendenti, i più bravi erano diventati i "padroni"- quelli sempre odiati dai comunisti ammiratori del bolscevismo russo, dove ogni attività era guidata dallo Stato o meglio comandati dagli incaricati, che non erano di certo degli imprenditori.
In Italia, tutte le vendite avvenivano con denaro circolante in contante, che era perfino messo dentro le buste paga degli stipendi. E proprio per questo nacque l'odio e le gelosia delle banche che presto intervennero e si fecero sentire; nel '71 fu abolita la famosa "Legge" del "libero commercio". Iniziò l'era burocratica, tutto doveva passare dai vari uffici sorti nelle Città e i Comuni, che erano poi i feudi dei nuovi politici - sempre di più in crescita - dentro nelle varie Giunte, Annone, Camere di Commercio.

Erano poi solo quest sedi che rilasciavano permessi per aprire una attività. Bisognava inoltre negli scambi fra imprenditori, artigiani e commercianti fare sempre fatture, dove bisognava calcolare la percentuale di l'Ige (poi Iva) che avevano per alcuni prodotti diverse aliquote da versare all'Erario; ed infine fare la dichiarazione dei redditi. Tutte queste burocratiche operazioni fecero chiudere in brevissimo tempo i 500.000 negozi e le altre 500.000 attivìtà artigianali. Solo i contadini con i loro prodotti ne erano esenti, così anche le bancarelle dei mercati rionali. Ma dove anche qui doveano pagare al Comune lo spazio pubblico che occupavano detto "diriito plateatico" (riprendendo un antico tributo d'origine feudale). Che fu poi esteso anche ai tavolini e le sedie che un bar metteva fuori dal suo locale.
Nel fare la dichiarazione dei redditi non era così semplice (ancora oggi occorrono 140 pagine di istruzioni). Non tutti erano in grado di farlo, dovevano ricorrere a una miriade di commercialisti.
E chi subentrò a quelli che si ritirarono? La grande distribuzione!!; quasi tutta in mano a poche grandi società che si formarono. Le stesse Coop della sinistra, da semplici cooperative si trasformarono in Società. Questa volta il "padronato" cambiò nome subentrando anonimi "azionisti", che diventarono così dei "superpadroni".

In questa anomale crescita, solo una grande azienda si distingueva dalle altre. Quella di Adriano Olivetti a Ivrea, che aveva già creato una fabbrica nuova, unica al mondo (quella delle macchine da scrivere) oltre ad aver realizzato un villaggio-modello per i suoi dipendenti, con la sua "Comunità", in un periodo storico in cui si fronteggiavano "capitalismo e comunismo". Olivetti credeva che fosse possibile creare un equilibrio tra solidarietà sociale e profitto, un vero "socialismo sociale".
Ma al culmine della sua opera, morì improvvisamete per un malore - si disse per una ischemia, ma non fu eseguita nessuna autopsia. Lui, con la sua azienda - oltre che nel sociale e a costruire macchie da scrivere, calcolatrici ecc., era molto impegnato nella grande sfida nella nascente elettronica informatica, che sarebbe stata capace in breve di influenzare tutto il mondo economico. Suoi i primi computer con i transistori (Elea 9003). Aveva accanto un genio Mario Tchou, che morì pochi mesi dopo anche lui in uno strano incidente. In azienda vi era già un giovane genialoide Federico Faggin che - quando chiusero il nascente settore informatico - dovette emigrare negli USA, dove in seguito andò a creare il Microprocessore. Facendo decollare la Silicon Walley nel settore informatico. Addio alla nascente "Ivrea Walley".

I due decessi, decretarono la fine del progetto Elea, ed anche la fine della nascita dell'informatica in Italia, che stava creando un "indesiderato" nuovo "padrone" Olivetti. Non gradito nè agli altri padroni né agli stessi sindacati. Il nome di "Grande Azienda Nazionale" in Italia doveva essere uno solo: quella di Agnelli, anche se vi era ancora alla direzione Valletta che ormai anziano dovette anche lui cedere e inchinarsi all'erede il "padrone" della Fiat,

Agnelli, fra le sue molte incursioni finanziarie - possedeva anche quote della Olivetti - ma tutte furono presto cedute. In Italia dove esserci un solo "padrone". Dopo i 27 anni di conduzione di uno straordinario Valletta.

Infatti prima la direzione era dal 1939, dopo la prematura morte di Edoardo Agnelli, in mano proprio a Vittorio Valletta. Che diventò subito dominus indiscusso dell'azienda (fino al 1966). Un uomo capace, geniale, intraprendente, che superò anche il periodo della guerra. Il CLN comunista lo aveva accusato di essere un collaborazionista dei nazisti-fascisti. Ma a sua difesa chiamò gli inglesi che l'avevano aiutato a fare il "doppio gioco" evitando che l'industria torinese fosse fagocitata dai nazisti di Hitler.
Quando Valletta - tornò a dirigere mise a tacere le malelingue, sbrigativamente dicendo "e adesso mettiamoci tutti a lavorare!". Gianni Agnelli l'erede, aveva in quel 1946 solo 25 anni. Nell'ambiente imprenditoriale tutti avevano pensato che la Presidenza e la conduzione sarebbe passata a lui. Ma il giovane Agnelli fino allora non si era mai occupato dell'azienda, quindi era impreparato, così seguitò a dirigere l'azienda Valletta che fu il vero protagonista della ricostruzione della Fiat e della sua grande espansione negli anni '50-'60. Fino al 1966, quando lasciò il bastone di comando all'ormai 45 enne Gianni Agnelli. (Valletta 83enne morì poi l'anno dopo per una emorragia).

Il nuovo Presidente non aveva certo le capacità di Valletta, soprattutto nella sua creatività imprenditoriale fatta di sudori suoi e dei suoi dipendenti. Così messosi a dirigere l'azienda, Agnelli iniziò a disfarsi di alcune produzioni che - secondo lui - davano poco profitto ed entrò nel mercato finanziario partecipando, acquisendo o cedendo azioni estere nel settore auto (Peugeot, Citroen Mercedes ecc), ma anche in altri settori. Operazioni non sempre riuscite. Cedette alcune azioni a De Benedetti che lo fece pure entrare a dirigere la Fiat al posto di Valletta, ma che inspiegabilmente ne uscì appena 100 giorni dopo. Indubbiamente ci furono delle incomprensioni.
(anni dopo confessò "io ero un Borghese, lui invece voleva fare il Re. il "padrone").
De Bendetti alla Olivetti nel 1978 vi era entrato come azionista di riferimento e ne diventò anche Presidente. Negli USA Steve Jobs stava fondando la Apple ma aveva problemi finanziari, chiese alla Olivetti di entrarci con 200 mila dollari offrendo anche il 20% della sua Apple. De Bendetti rifiutò. (Se accettava - con l'impero che poi fondò l'Apple) con quel 20%, la Olivetti oggi varrebbe 520 miliardi !!!!!!!!!!!!!!!! ).



In quell'azionariato creato da Agnelli, arrivò perfino a fine '79 a cedere al libico Gheddafi un 17% delle azioni. (una spregiudicatrezza poco gradita dagli USA). Ciononostante le sue scelte portarono a un forte calo della produttività della Fiat che riuscì a non costruire 270.000 auto. Portando l'azienda a perdere i 51%, del valore finanziario, proprio nel momento che stavano decollando le aziende automobilistiche giapponesi. Agnelli con i politici a Governo, più volte era riuscito a far svalutare la lira, per poter vendere meglio le sue auto all'estero, che impedivano anche nel contempo le vendite in Italia di auto estere sue concorrenti, che a parità di modelli - anche in quelle più economiche - sarebbero costate in Italia un 30-40% in più. Acquistò anche l'Alfa (ma per un solo motivo) stava andando in mano ai giapponesi, ma poi non ne increntò la produzione. Ci provò anche con Enzo Ferrari, per la grande notorietà nel mondo delle sue sempre vincenti auto. Ma anche in questo caso Ferrari anche lui non "voleva un Re", ma voleva comandare lui: diventò così solo una azienda a parte.
Insomma ad Agnelli non ne andava bene una; intanto i suoi debiti crescevano mentre la produzione invece diminuiva e molti lavoratori venivano lasciati a casa. I sindacati si fecero allora più duri, cominciarono a minacciare con degli scioperi anche i reparti che invece producevano. Una situazione che diventò presto insostenibile.

Da Milano si mosse Cuccia (il mago della finanza in Italia), che in un acceso colloquio con Agnelli, le disse chiaro e tondo che "con il blocco di alcune produzioni state entrando in un baratro: ci sono i Sindacati che vi hanno già dichiarato guerra; sollecitano scioperi generali, e temo che così si possa arrivare a una vera propria insurrezione di tutte le maestranze, operai e impiegati. Se rimanete al Vs. posto, e con i debiti che avete, vedo già un clamoroso fallimento della Fiat". - Poi aggiunse: "Dovete smettere di fare il "Padrone" dovreste ritirarvi e cedere la direzione ad uno dei bravi Manager che avete". E gli fece anche il nome ROMITI.
I sindacati negli anni precedenti a partire dal "Miracolo Economico" (ma anche dopo) avevano sempre partecipato a degli incontri con i nuovi soggetti emergenti che da operai erano diventati poi pure loro degli arroganti "nuovi" "padroni" che guardavano solo al proprio profitto. Tuttavia all'inizio, questi incontri furono abbastanza costruttivi, migliorarono di molto gli stipendi - quando certe richieste furono accettate - dando vita alle "paghe sindacali".
Ma nacquero in seguito alcuni sindacati soprattutto di Sx che il potere anche a loro piaceva e non aspettavano altro nello scendere in piazza per disfarsi di tutti gli "odiati padroni" come un Agnelli, incitando le folle a ribellarsi e a fare scioperi, scioperi, scioperi.
A quel punto, nei primi mesi del 1980, con ancora in circolazione un Agnelli, come quello menzionato sopra, si diedero inizio agli scioperi ancora più selvaggi, ad oltranza, mettendo perfino picchetti ai cancelli per non far entare i "crumiri". E questo andò a peggiorare la situazione causando l'intera paralisi delle produzioni Fiat.

Una Fiat che stava precipitando sempre di più in peggio. Agnelli seguendo il "consiglio" di Cuccia, alla fine cedette per davvero il posto a Romiti. E lui per prima cosa mentre dell'agosto del 1980 erano in corso le ferie, volle aggirarsi attorno ai cancelli perennemente presidiati dai sindacati sempre più arroganti. E scoprì che in mezzo a loro non c'erano operai, ma circa 2000 personaggi che erano diventati dei veri pofessionisti sindacali con agganci con altri oscuri colleghi all'interno per seminare zizzanie. Questi poi incontrandosi nei presidiati cancelli parlavano di tutto - allegramente - ma non di problemi sindacali. Rientrato negli uffici, Romiti, fece un'analisi dettagliata e realistica della situazione. E prima ancora che rientrassero dalle ferie, l'11 settembre fece un elenco di gente all'interno indesiderata; 14.490 soggetti da licenziare, per tanti motivi, ma il primo era di aver causato con delle minacce ai lavoratori nei vari reparti della fabbrica la totale paralisi delle produzioni dell'intera Fiat.
La notizia dei licenziamenti si sparse in un baleno nei cancelli presidiati. Per i successivi 35 giorni, notte e giorno, i sindacati avevano smesso allegramente di parlare, e picchettarono ad oltranza tutti i cancelli, un vero e proprio assedio dell'intera Fiat. Si pensò anche al peggio con i dissidenti (i "crumiri") che volevano invece entrare a lavorare perché era da più di un mese senza stipendi. Qualcuno invitò lo Stato per essere pronto ad intervenire con l'esercito.

Da Roma si mosse Berliguer, Lui volle scendere a Torino, convinto di portare solidarietà ai sindacati. Proprio lui (l'inventore del "compromesso storico" fra Dc e PC naufragato per la morte di Moro) voleva nel colloquiare essere vicino a loro- ma si trovò di fronte a gente che nemmeno gli rivolse la parola. Fu (pentendosi) il suo un umiliante fallimento. Era il 14 ottobre. Ma il giorno dopo ci fu anche il totale fallimento di quell'intero anomalo minaccioso sindacato fuori ai cancelli.

Era il 15 ottobre. Stufi della arroganza di questi infidi soggetti, scesero in strada 40.000 dipendenti - operai e impiegati decisi di tornare al lavoro. I cancelli di Mirafiori si svuotarono subito di "pseudo" sindacalisti. Fu la fine del sindacalismo d'assalto, e che proprio perchè fatto in questo modo si dimostrò non solo inconcludente, ma fallimentare.
Tornarono i "padroni", ma per poco e in un altra veste: i politici DC e PCI che però non erano stati all'altezza di intervenire nella critica situazione. Del resto non vi era riuscito nemmeno Berlinguer pur essendo del PCI.
Ne apparve uno (nei primi anni 80 e fino al 1990) molto singolare (questa volta era un Socialista) che iniziò lui a comportarsi come un "padrone" imponendo alle imprese i suoi voleri e i favori; ma con in cambio una "Dazione" per il suo partito. Quando poi anni dopo - nel 1992 - scoppio' "Tangentopoli", con tanti indagati che provocarono tanti arresti, processi, suicidi, Lui si difese in tribunale e in Parlamento dicendo: "dazioni ai partiti? ma lo fanno tutti!!" rivelando così che tutta la politica era diventata marcia. O peggio, erano diventati loro dei parassitari nuovi "padroni" dell'imprenditoria e anche di quella bancaria. Patti scellerati ma che non sappiamo chi li iniziò per primo.

Finì un 'era, e lo sconquasso e il coinvolgimento a tangentopoli causò lo scioglimento dei due maggiori partiti fino allora dominanti DC e PSI. Fu meno toccato il PCI - ma solo perchè non aveva poteri su quella "genuflessa" imprenditoria il cui tornaconto era legato alle cosiddette "dazioni ambientali". Il PCI con Occhetto, già si stava preparando per le prossime elezioni, con la annunciata "sua poderosa macchina da guerra elettorale" per vincerle.
Ma accadde l'imprevisto: un famoso imprenditore - che anche lui aveva ricevuto favori per le sue numerose attività imprenditoriali e che si era anche fortemente indebitato, per non fallire volle lui "Scendere in Campo" nella Politica. Lo fece con due singolari alleati: la nascente "Lega nord," di Bossi e l'appoggio del partito più odiato dalla sinistra, la "Destra" (detta fascista) di Fini e della Mussolini.
(I due alle elezioni a Roma e Napoli avevano preso il 45% e il 44% dei voti) E pur essendo i due partiti tra di loro incompatibili (Bossi: "con i fascisti non prenderò mai nemmeno un caffe".) con la "discesa in campo" dell'imprenditore con il suo nuovo partito, lui opportunisticamente, ne candidò uno a Nord e l'altro a Sud. Vincendo le elezioni - contro ogni previsione - Inaugurando fino allora in Italia un "nuovo padronato". Che però fece iniziare una forte opposizione a SX chiamandosi tutti pretestualmente "antifascisti".

E alla FIAT come finì dopo quel 1980 ? Inziò il sistema del "lavoro a domicilio". Agli operai più capaci fecero una proposta. "Trovati un locale, magari nel tuo garage, di diamo noi alcune macchine - che pagherai in seguito con il tuo lavoro - e ci fornirai a noi alcuni pezzi" - Questo voleva dire scavalcare i sindacati. A Torino questi "autonomi" nel giro di qualche anno non diventarono solo 1000, 5000, 10.000, ma 20.000. La loro produzione veniva poi pagata dopo 6 mesi. Ciononostante il "nuovo sistema" diede lavoro a molti, anche se il lavoro veniva fatto non nelle solite 8 ore, ma lavorando giorno e notte, anche se appagati e in piena autonomia e senza i vecchi ricatti sindacali.


E non aggiungo il seguito, sul nuovo corso della Politica. che troverete in altre pagine come

"La discesa in campo" in Politica di un noto imprenditore >>>>>

 

Anche se non possiamo non citare il "Sindacalismo" di oggi. Che sembra tornare a quello del 1980 visto sopra.
Sembra che sia finiti i tempi dei molti imprenditori capaci e con loro le altrettanto capaci maestranze, che da un po' di tempo, entrambi ora se ne vanno all’estero. I primi perché super tassati, mentre i secondi ci vanno per gli stipendi quasi doppi. (con i politici che non hanno capito cosa sono questi "nuovi" e "vitali" "vasi comunicanti" (che uno ha bisogno dell'altro) nè applicano i Governi le "detassazioni" agli imprenditori - supertassati con il 45-46%, quando all'estero è la metà ma anche con lo zero assoluto. Inutile che il sindacalista Landini strilla per dare maggior stipendi ai lavoratori. I lavoratori ottengono maggior stipendi se l'azienda è in grado di lavorare e di sopravvivere. Con le tante tasse ci guadagna sì l'erario ma diventa poi un "boomerang"; gli imprenditori e anche le loro maestranze poi fuggono, causando danni a tutta l'economia del Paese. Non si possono rimpiazzare delle maestranze capaci, con dei soggetti (le "nuove risorse") che di certo non possono diventare dalla sera alla mattina dei dipendenti collaboratori capaci, o degli addetti a sofisticati congegni sempre più presenti anche nel fare dei semplici stuzzicadenti. Tutto è ormai tecnologico! E lo sarà fra breve sempre di più.
Centri di formazione specifici - nel ns. sistema istruzione - che insegnano le nuovissime tecnologie, non esistono nemmeno per gli italiani, figuriamoci per le "nuove risorse" che non sanno nemmeno la nostra lingua, figuriamoci in quella della - fra pochisimo - nuova avanzante tecnologico linguaggio della "intelligenza artificiale !!!.

Landini strilla con i suo pacchetto di iscritti, ma che sono poi solo un decimo di tutti i lavoratori italiani (2.500.000 su 23,3 milioni - e 2.500.000 di pensionati su 16 milioni). Vi sono infatti tanti altri sindacati e tanti lavoratori con partite Iva.
E oltre a strillare é anche inutile che faccia delle manifestazioni in piazza che dovrebbero essere mirate a seri colloqui con gli imprenditori assieme ai politici che sono al Governo. Ma sono inutili quando per fare questi colloqui invita a parlare una P.M. Meloni sul palco e poi lei viene accolta non solo da fischi, ma al posto degli spettatori, mettono degli striscioni con scritte "parli non in nostro nome" e schierano davanti al palco file di pupazzi ad ascoltarla. Sono blasfemie le prime e vere insolenza le seconde. Che tipo di colloqui costruttivi possono nascere così?
Poi anche la
Schlein dopo aver sentito il varo della legge della Meloni che detassa i produttori: "detassare loro é una vergogna, nei confronti dei lavoratori" (che dovrebbe invece chiamare "collaboratori").
Ma con cosa i "produttori" li pagano i loro "collaboratori" se poi sono gli stessi imprenditpori super-tar-tassati?.

 

Si ha la vaga impressione che in sindacati guardano a quello'ART.1 della Costituzione Russa del '47 da noi poi copiata (con la ns, N.1) ma con un distinguo non da poco. (per fortuna nostra) (vedi Entrambe le 2 Costituzioni >>>>>>

QUELLA ITALIANA DICEVA - ART. 1 - Fondata sui lavoratori quella Italiana
( il lavoratore può esercitare liberamente, come contadino , come artigiano o imprenditore in tutti i settori. E se uno è molto attivo e bravo, produce di più. Ha un buon profitto e quindi si ingrandisce, assumendo e pagando dei lavoratori. (qui subito il sindacato ha iniziato a dire che èra diventato uno "sfruttatore", "un odiato padrone".)

QUELLA RUSSA INVECE DICEVA - ART. 1 Fondata sul lavoro del popolo russo.
(qui "il lavoro" era solo quello organizzato dello Stato. Viene ben specificato all'Art. 6 - dove si dice "La terra, il sottosuolo, le acque, le foreste, le officine, le fabbriche, le miniere, le cave, i trasporti, le ferrovie, le banche, le imprese agricole sono organizzate dallo Stato e sono proprietà dello Stato, cioé patrimonio di tutto....IL POPOLO (!??)(!!??). (questa organizzazione non sempre era guidata da un capace dirigente; ma da un politico. (quindi con i suoi ovvi limiti)

 

Da noi dall' inizio ‘900 alcuni attivi e capaci lavoratori diventarono dei grandi imprenditori che hanno fatto decollare l'Italia produttiva. Certo all'inizio pure loro sfruttavano gli analfabeti, gli ignoranti, non quelli capaci come loro che si era dati da fare con il cervello, lavorando 10-15 ore al giorno. E se proprio dovevano ricorrere agli analfabeti, a loro gli dava un pezzo di pane. E non certo avrebbero dovuto - logicamente - con loro spartire il profitto. Altri tempi !!! Già nel Ventennio e poi del dopoguerra cambiarono molte cose. Ci fu il "Miracolo" degli anni '60. Ma il miracolo fu dovuto semplicemente al "Libero Commercio", dove ognuno poteva intraprendere una attività commercale, artigianale, imprenditoriale senza un titolo di studio e senza gli ostacoli della burocrazia. (che venne purtroppo dopo)
Abbiamo già ricordato: Si aprirono in Italia 500.000 negozi, 500.000 artigiani, 500 bancarelle allestite dai contadini in tutte le città. Che scatenarono le gelosie, soprattutto delle banche, visto che tutti gli scambi avvenivano in contanti. Perfino le buste paga avevano dentro contanti. Presto si inventarono l'IGE (poi IVA) la fatturazione di ogni cosa, le Annone comunali per i permessi, le Camere di Commercio, ed iniziarono a dominare le grande catene di distribuzione. (che all'inizio erano 4-500 ma tutte in mano a 4-5 grandi finanziarie). Sparirono negozi, artigiani e via via anche imprenditori. Quelli che rimasero dovettero fare patti (con le dazioni) con i politici (famosa fu poi "Tangentopoli"), dove un capo politico indagato si difese dicendo "ma lo fanno tutti"., rivelando così che era nata una politica marcia con le "bustarelle").

Ma tempi neri simili al primi '900 sembrano ritornati oggi con l'arrivo delle "nuove risorse" che giungono in una Italia che é non solo in pieno declino demografico, ma c'è una fuga delle maestranze capaci (formatisi spesso da soli non essendoci una "formazione") e che non possono da soli chiedere miglioramenti salariali al loro datore di lavoro, perche lui é disperato quanto loro per le tasse e la burocrazia. Si salvano - entrambi - solo se vanno all'estero. E restano nel ns. Paese solo quegli italiani che prendono contributi e poi lavorano anche in nero perchè conviene; o lavorano solo quelli delle "nuove risorse", che essendo degli incapaci lavorano pure questi occasionalmente in nero. Non di certo questi ultimi sono usciti da un periodo di apprendistato o (oggi) da centri di formazione per i nuovi tecnologici lavori. (com'erano appunto il proletariato e i contadini del primo '900).

Ho detto "non essendoci formazione". Le istituzioni, la Scuola sono del tutto assenti (e non solo da oggi) nel preparare le nuove generazione di studenti a quelle tecnologie che allora avanzavano, e peggio ancora oggi dove fra non molto stravolgeranno il mercato del lavoro in certi settori chiave. Intendo la "Intelligenza artificiale" che presto andrà a rendere obsoleti molti settori.

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E ne so qualcosa io, per la mia passata esperienza nel campo proprio dell'informatica nel corso di 43 anni (!!!). Ho dovuto fare tutto da solo - ma a mie spese - proprio negli anni '80. (esperienze ampiamente descritte nelle mie tante pagine di "Storiologia" - soprattutto nella mia storia biografica-personale).


Iniziai in un piccolo negozio dove incominciai a vendere i primi Home Computer, (Texas, Commodor, Sharp ecc.) molto semplici, utilizzati per lo più per giocare. Ebbero un succeso enorme tra gli entusiastici giovani. Ne vendetti ca. 6000, a industrie, banche, scuole, professionisti

Un Ministro della Ricera Scientifica, che forse aveva capito il momento che stavamo vivendo, mi chiamò "Imprenditore Tracciante" dedicando a me e a Faggin una serata alla Fiera dell'Elettronica (e in TV 3 ore) con lo staff di Piero Angela. Si era appena capito che stavamo andando verso un mondo nuovo.
Infatti negli USA nata la Silicon Walley, tutto il mondo dell'elettronica era stato sconvolto dall'invenzione del microprocesore di Faggin (l'uomo che era stato costretto ad emigrare negli USA dopo la chiusura (vista sopra) in Italia della Olivetti).
E proprio tramite Faggin importai PRIMO IN ITALIA il Personal Computer: il PC 80 IBM. Uscito negli USA, ma che ne fu bloccata la produzione dall'anti-trust; perchè accusata l'IBM di monopolio. In effetti aveva già un monopolio dei grandi computer a transistor, i 360. Alla IBM la nuova "creatura" erano tutti convinti che presto ogni persona, ogni ufficio, avrebbe avuto sulla sua scrivania un PC IBM 80. Ne prevedevano una invasione mondiale. Ecco perchè lo chiamarono "Personal".



Quando mi arrivò questo esemplare - ancora un prototipo ma con caratteristiche futuristiche (doppio disco, vano cartucce, tastiera senza fili all'infrarosso) che operava e aveva una capacità di memoria quasi quanto i grandi".- Mi ci buttai anima e corpo intuendo che presto avrebbero rivoluzionato l'intera economia. E che presto il PC , sarebbe stato il sogno di tutti. Ma l'avevo intuito solo io, tuttavia - con i grandi affari già ottenuti - aprii un nuovo grande negozio, che non esisteva nemmeno a Milano (dove poi ci andai appoggiandomi a un negozio in Piazza Duomo nel mezzanino della Metropolitana).
Il mio lo allestii nel mio nuovo grande negozio con tanti posti a sedere per far provare e quindi far stregare chi lo toccava. Ma erano soprattutto giovani. E furono poi loro a far decollare l'informatica in Italia. Già a 20-22 anni mi facevano già dei programmi professionali (che poi io duplicavo e poi vendevo ai soci del mio Club (ero arrivato a 12.000 soci). Con la rivista che io stesso facevo con i miei computer, la spedivo e li informavo delle novità in arrivo e tutti i programmi disponibili. Linguaggi, e programmi che già alcuni professionisti utilizzavano.


Avevo deciso con ostinazione di Laurearmi da solo. Avevo un Professore di matematica che veniva tutti giorni a toccare i Computer. Decisi di regalargnene uno purchè mi insegnasse la logica della matematica richiesta dai computer. E con lui imparai qualcosa. Poi ebbi la fortuna di avere fra i clienti anche uno dei 5 che si erano laureati a Pisa nel primo corso di informatica condotto dal Prof. Faedo. Uno era di Vicenza e regalai anche a lui un computer per insegnarmi tutto sul linguaggio macchina, gli esagrammi, le strighe in binario, la logica boleana. Sei mesi dopo riuscivo a costruire programmi d'ogni tipo.

Purtroppo la mia pubblicità fu sprecata, il computer non era il "sogno di tutti" se guardavo ai professionisti, alle Istituzioni, e alle scuole di ogni grado. Tutti lo ignoravano il PC. Tutti disinteressati a una nuova "formazione" per ovvia carenza che loro stessi possedevano. Dove questi, solo loro sapevano già tutto.
Per fortuna che avevo due figli d'oro. SUSANNA >> che poi andò a far parte di una Software House della IBM per i nuovi AS 400.
E MARCELLO >>, che laureatosi in ingegneria informatica con una Tesi rivoluzionaria, scritta con il nuovo linguaggio Java. Utilizzato poi dalla FIAT, per la diagnostica a distanza delle auto sparse per il mondo. Poi fce qualche importante lavoro a Milano, ma malpagato, poi emigrò in Svizzera in un grande gruppo che curava la sicurity di molte banche. Oltre a contribuire alla creazione di una Banca On Line.

Solo un professore mio cliente, vedeva molto lontano e scrisse un articolo sul giornale locale. "L'Informatica a scuola sarà sempre più presente..."Nessuno ormai dubita che la scuola deve avvicinarsi al mondo del computer. Gli studenti ormai - anche giocandovi - già vivono in questo ambiente e certamente lo vivranno in un modo sempre più ampiamente informatizzato. La scuola non può ignorare la realtà della "Didattica Digitale". Occorre senza dubbio una alfabetizzazione informatica". (Indubbiamente era in anticipo sui tempi. La D.D. l'abbiamo vista partire solo nel 2020 a causa del Covid).

Presi la decisione io a voler fare a mie spese la "Formazione". Iniziai a voler far conoscere il Computer ai professori di una Scuola Magistrale. Fatta la dimostrazione davanti a una cinquantina di professori, quelli della Direzione mi liquidarono, quasi umiliandomi: "I computer non ci interessano. Si puo' vivere e sopravvivere anche senza quel giocattolo, del tutto inutile al nostro Sapere e alla nostra "didattica logico verbale"; con quella figurativa (come fa il suo computer) ci si potranno fare al massimo solo i giochi, e forse, passata la moda, neppure più quelli!".
Una Professoressa fu ancora più irriverente e timorosa: "dite voi che la didattica digitale tramite il computer sarà il domani dei nostri studenti; bravi !! così poi a noi ci daranno un calcio nel sedere e ci manderanno a casa".

ED ERA UNA SCUOLA MAGISTRALE !!! PER I FUTURI INSEGNANTI DEL 2000 !!! MA ERAVAMO NEL BUIO ANNO 1983!!

Un giornalista forse gli dava fastidio la mia pubblicità, scrisse "Lei signor Franco legge troppa fantascienza, vedrà che sopravviveremo anche senza i suoi computer". - Un "giornalista" che non aveva ancora capito il mondo dove stava vivendo.

Più lungimirante fu il famoso direttore trentennale (morto a 102 anni) dell'Agenzia ANSA Sergio Lepri. Quando iniziai "Storiologia", credendo nel mio lavoro, mi fece pervenire i libbroni con tutti i comunicati stampa Ansa degli ultimi 50 anni. Ma anche i grandi libbroni con inseriti gli antichi testi - riprodotte in fac simile - delle antiche notizie degli ultimi 500 anni.
Pur possedendo io una nutrita e rara biblioteca di 30.00 volumi BIBLIOTECA >>>>

Ma a proposito di "giocattolo", lo considerarono tale anche i POLITICI. Alla finanziaria votarono l' introduzione dell' IVA su i computer con il 34%, considerandoli un "oggetto voluttuario", un "giocattolo". Scrissi una furibonda lettera al giornale, che arrivò nei banchi del Parlamento. Dicevo che dovevano vergognarsi!! (qualcosa capirono, perché rimisero l'iva al 22%)
Ma paradossalmente (fu quasi una beffa) la mia locale Camera di Commercio mi fece presente che non potevo vendere i Computer, "non avendo io la regolare TAB 14 del Commercio per la vendita di "Macchine d'Ufficio", ma avevo solo quella di Giocattoli". (Camera di Commercio e Governo avevano due opinioni diverse!!
Ma era un giocattolo o una macchina d'ufficio?'

E un "giocattolo" sembrò anche il Modem che usava la linea telefonica ed anche una radio da amatori per collegarsi a un computer. Costruito proprio a Vicenza per conto della Supercortemaggiore, era utilizzato dalle piattaforme petrolifere marine per i contatti di fine giornata con la terra ferma.
Mi venne in mente di proporlo a una grande Banca Italiana onde permettere il contatto della Sede e una sua Filiale. Andai a fare una dimostrazione. Funzionò tutto perfettamente, connettendo Sede e Filiale; ma poi giunto l'A.D. mi disse, "Bene, ma per noi "questa roba" non potrà mai essere usata e tanto meno utilizzata, i nostri conti non possono circolare su un banale filo telefonico".
Il Modem, lui lo chiamava "questa roba".

Con "questa roba" un giornalista di Vicenza che scriveva sul giornale locale articoli umanistici, Arte, Musica, Teatro quindi non un tecnico, fu il primo e raro dei giornalisti ad acquistarmi un computer con Modem. Poche settimane dopo tutta la redazione di Vicenza che prima si collegava con Verona dettando per telefono nella Tipografia del Giornale, da quel momento inviarono tutti gli articoli tramite via modem.

Ma "questa roba" interessò anche un mio Socio dl Club a Roma, dove il modem non c'era ancora. Lui quando telefonava per sapere qualcosa sul computer, diceva sempre "sono Mario da Roma". Un giorno mi telefona, "Sono Mario, parto da Roma e mi vengo a prendere il modem". Davanti a mio negozio si fermarono due auto della polizia e un auto Blu. Scese ed entrò un arzillo 75 enne; "Ciao Franco sono Mario da Roma, sono venuto a prendermi il modem". - Una settimana dopo mi telefonò " con il modem vado benissimo, stando casa in pantofole mi collego con Milano". LUI era il Presidente della Corte di Cassazione !!

 

E Presidente lo era anche quello della RAI..............

 

Ma non era finita. Un mio cliente che aveva acquistato un computer era diventato così bravo che un giorno mi presentò un programma. Lui lavorava al Catasto; il suo programma era l'introduzione di tutti i dati di un immobile per averli all'istante senza dover consultare faldoni su faldoni. Andammo insieme a proporlo alla direzione. Ma ecco intromettersi un sindacalista interno che obiettò: "No qui il computer non entra; dove andranno poi a finire i 40-50 addetti che ora scrivono quei dati in faldoni? Vogliamo delle assicurazioni su questi impiegati".
CHIUSA LA PARENTESI. - IL COMPUTER CI ENTRERA' 15-20 ANNI DOPO.

A quel punto decisi così solo io a fare una "Formazione". Avevo ogni mattina un giovane ingegnere che mi chiese se poteva venire la mattina a fare pratica sui vari computer prima di acquistarne uno. Poi mi chiese se poteva venire anche il pomeriggio. Ma quando c'era molta gente qualcuno accanto a lui gli chiedeva qualcosa.
Acconsentii alla sua presenza per tutto il giorno, dicendogli anche, che se imparava molto lo avrei magari anche assunto.
(già pensavo io di fare poi della pubblicità vantando l'insegnamento sui computer di un ingegnere). Mal me ne colsi. Era passato un solo mese. Quando mi venne in negozio accompagnato da un Sindacalista, che mi disse che non gli davo uno stipendio. Precisai che lui imparava per se stesso, e che non mi aveva fatto alcun programma. "Questo non ha importanza, io so che lui insegna ai suoi clienti. Ho dei testimoni". Mi fece un lungo verbale: dovevo poi dare al suo assistito 6 mesi arretrati di stipendio come professionista. Ovviamente quell'ingegnere non lo feci più venire al mio negozio. E neppure ne volli degli altri.
FINI' TUTTO CON TANTA AMAREZZA LA MIA AVVENTURA di voler fare il "formatore".


MA NON ERA FINITA CON I SINDACATI. Molti venivano da Milano al mio negozio di Vicenza (come il mio non esisteva in tutta Milano) per procurarsi programmi e periferiche, ma anche gli stessi computer. Decisi così di aprire nel mezzanino di Piazza Duomo una succursale appoggiandomi a un negozio già esistente. La domenica e il lunedì (quando noi a Vicenza eravamo chiusi) mandavo a Milano mia figlia che era già esperta pur avendo solo 16 anni. Ma ecco comparire anche qui i soliti sindacati. Chiesero al negoziante - convinti che la sfruttavano - il regolare contratto di lavoro. Che ovviamente lui non aveva, ma l'avevo io, che l'avevo assunta nel mio negozio di Vicenza già quando aveva 14 anni. Se ne andarono ma non prima di essersi accertati agli uffici di Vicenza se era vero quanto detto dal negoziante di Milano.
Quando lo venni a sapere ne ero indignato.

Ma di queste "chiusure mentali" ne ebbi molte altre. Una delle tante fu questa, quasi ridicola: vi erano dei contributi per chi come imprenditore iniziava una "Attività innovativa". Io pur avendo avuto il successo "innovativo" con i computer (le vendite e la Fiera accennata sopra lo testimoniavano) non ebbi il minimo contributo; mentre andò invece a un tale che nel suo appartamento aveva iniziato una banale Scuola di Inglese. Questa era per loro una "Attività innovativa".
CHE DELUSIONE !!

Ma sono deluso anche oggi. Dopo aver fatto questa "Storiologia", che ora é diventata enorme (20.836 cartelle, pari a 500 libri e ha ricevuto fino ad oggi oltre 2 miliardi di visite), dovendomi pagare tutte le spese del server (e non voglio inserire della pubblicità per certi argomenti trattati - anche tragici - piuttosto io chiudo) inizio ad aver difficoltà, visto che nessuno mi aiuta economicamente. Per tale rischio di chiusura ho voluto scrivere a un Presidente della Repubblica se è possibile ricevere qualche contributo da qualche istituzione ( visto che si collegano al mio sito ogni giorno migliaia di studenti di ogni grado - addirittura lo stesso Senato mi ha richiesto alcuni documenti, tabelle, cartine. E così anche la RAI. Oltre i tanti - perfino eccessivi - complimenti riportati in queste pagine >> Albo d'Oro dei visitatori >>> Assieme a qualche euro come donazione.

MA NON HO RICEVEUTO NESSUNA RISPOSTA!!! . - Deve essere che sono solo io il "pazzo" che pensa alle "innovazioni" come quelle nel passato raccontate sopra.
Ma la "didattica digitale" non è nata ieri, io ci marcio da 43 anni e sono già da 20 anni che i giovani vanno su internet a leggere in cerca di qualcosa. La didattica con il "sistema verbale" (come dicevano quei professori ricordati sopra) sta tramontando. E fra poco arriverà anche la tecnologia dell' "Intelligenza Artificiale", che parlarne già oggi sembra una eresia (da "fantascienza" direbbe ancora quel giornalista citato sopra) . Ma sarà sconvolgente !!! I Sindacati saranno solo utili ai pensionati e non più ai lavoratori. Tantomeno utili alle "nuove risorse", tutti giovani ma ancora analfabete.

 

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O
ggi, teniamolo sempre presente - in Italia (fin da oggi - anni 2020) si avrà sempre più bisogno per produrre innovativamente, tanto e bene, con delle rapide decisioni degli imprenditori (perfino aumentando gli stipendi in piena autonomia) che possono sembrare “irrazionali”; ad esempio ciò che ha fatto Rana; ha aumentato gli stipendi dei suoi 700 dipendenti (ma che lui non a sproposito chiama "collaboratori") del 25%; ha fatto una assicurazione per ognuno di loro, e per le donne neo madri che vogliono lavorare paga lui le spese delle loro babysitter. Decisioni che oltre ad essere etiche sono anche delle scelte strategiche, che fanno aumentare anche la produttivita nella sua azienda. (sono dei "vasi comunicanti" dei "collaboratori" dell'imprenditore, che hanno bisogno dei "profitti e costi" reciprocamente.
(Rana forse non dimentica di essere stato anche lui un pioniere del "lavoro", visto che anche senza studi a partire da un negozietto di pasta fresca, andrà poi a creare un impero). Con i soldi dello Stato? No, con il duro lavoro!

Le nostre "ricchezze" oggi con la crisi, le inflazioni, le sanzioni imposte, gli aiuti per le oscure guerre, le costose accoglienza "umanitarie", stanno mandando l'Italia in coda ai tanti paesi europei. Le stiamo bruciando queste ricchezze, anche se non quelle di alcuni "ricchi" italiani. Ma "ricco" significa chi ha un alto profitto, e ricchi diventano anche quelli che pagano in nero, usando manodopera a basso costo. E non dimentichiamo quei "ricchi" addetti alla politica nazionale, provinciale, comunale & soci (che non sanno nemmeno cosa costa un chilo di pane) che prendono però 10-20-30 volte di più di un normale stipendio, e alcuni anche 20 volte con i vitalizi. Dove ovviamente paghiamo tutti noi.

Non bastano per loro i soldi? "Bisogna prenderli da sotto il materasso degli italiani", come dice una nostra "intelligente" politica. Ma al massimo i poveracci possono metterci qualche migliaio di euro per le spese correnti, per gli imprevisti. Quelli che hanno invece più di 100.000 euro non li portano in banca, perchè sopra tale cifra potrebbe essere trattenuta in caso di una crisi della stessa banca, e li portano all'estero. Nella vicina Svizzera e Austria ci sono più CC. di italiani che non abitanti.

AUGURI A TUTTI

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