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Elisabetta regina d'Ungheria

Tutto ciò che Elisabetta ha fatto per l'Ungheria le viene ampiamente ripagato, il popolo la adora e i rapporti diplomatici sono diventati buoni, anche da quando il conte Giula Andrassy, fa da tramite tra lei e il paese. Andrassy è bello, ricco, ha vissuto per molto tempo all'estero, perché perseguitato politico e condannato all'impiccagione per i suoi precedenti rivoluzionari. Ora che è stata concessa l'amnistia, può godersi la sua patria, senza nascondersi, ma soprattutto può frequentare l'imperatrice, per ragioni politiche certo, ma, al di là di ogni ragione politica, egli vede in Elisabetta la donna, di cui sicuramente è innamorato devoto.
L'8 giugno 1867 è una data memorabile, F. Giuseppe ed Elisabetta vengono incoronati sovrani d'Ungheria. Alle quattro del mattino un rimbombo di cannoni ha annunciato alla gente di Buda l'evento straordinario. La cerimonia si svolge sfarzosa e solenne nella cattedrale Mathias, ove risuonano le note della Messa dell'incoronazione di Liszt; sarà G. Andrassy ad incoronare il suo re e la "sua" regina. L'Impero, così rinnovato su base dualistica, assume la denominazione di Impero austro - ungarico e viene ripartito in due zone, l'una di qua dal Leitha o Cisleitania, soggetta al governo imperiale di Vienna, l'altra, Transleitania, sottoposta al governo reale di Budapest. Fanno parte della prima zona le antiche province austriache, Boemia, Galizia, le regioni adriatiche; della seconda l'Ungheria, la Transilvania, la Croazia, Fiume, la Slavonia. Due sono i Parlamenti; esercito, affari esteri, finanze sono comuni.

Dal nuovo ordinamento traggono vantaggio soprattutto gli Ungheresi. L'Impero non troverà nemmeno per questa via il giusto equilibrio, in quanto le minoranze nazionali, come i Cechi, gli Slovacchi, i Polacchi, i Croati, gli Italiani, man mano che raggiungeranno una più completa maturità politica, si impegneranno sempre più in una lotta decisa, per ottenere maggiore autonomia. Sarà conseguenza naturale per l'Austria spingere i propri interessi verso l'Oriente, atteggiamento che la porterà inevitabilmente a scontrarsi con la Russia, con la quale i rapporti si sono già guastati, per i precedenti storici.

Il 1867 che è iniziato serenamente per i due reali d'Austria, si addensa di nubi verso la metà del suo corso: Massimiliano muore a Querétaro il 19 giugno, undici giorni dopo l'incoronazione del fratello. Il suo nemico, Juarez, lo ha fatto prigioniero e, in barba al codice d'onore, lo condanna a morte, per crimini contro la nazione messicana. La sentenza viene eseguita entro tre ore e l'Arciduca viene fucilato con sei proiettili al petto.


 

La moglie Carlotta, figlia del re dei Belgi, impazzisce di dolore . 

La vendetta degli Aztechi, per il male e le torture che i seguaci di Carlo V hanno procurato ad essi, si concretizza e la vittima sacrificale è proprio lui, Massimiliano. Questa vicenda ispirerà Giosuè Carducci, un po' di tempo dopo, a scrivere l'ode barbara "MIRAMAR". Il poeta, recatosi a Trieste, nel 1878, visitò il castello di Miramar in una giornata piovosa e tetra, traendone un'impressione profonda. La poesia parla appunto del crudele destino del giovane arciduca e della Nemesi storica, per cui i lontani nipoti devono espiare le colpe degli avi.



Ahi! mal tu sali sopra il mare nostro,
figlio d'Asburgo, la fatal Novara.
Teco l'Erinni sale oscura e al vento
apre la vela….
per la tenèbra tropicale. il dio
Huitzilopotli, che il tuo sangue fiuta,
e navigando il pelago co 'l guardo
ulula - Vieni.
Quant'è che aspetto! La ferocia bianca
strussemi il regno ed i miei templi infranse,
vieni, devota vittima, o nepote
di Carlo quinto.
Non io gl'infami avoli tuoi di tabe
marcenti o arsi di regal furore;
te io voleva, io colgo te, rinato
fiore d'Asburgo,
e a la grand'alma di Guatimozino
regnante sotto il padiglion del sole
ti mando inferia, o puro, o forte, o bello
Massimiliano.-


Nuovi eventi lieti e tristi

Verso la metà del 1867 Elisabetta scopre di aspettare un altro bambino, ora è più sicura di sé, più forte. Non permetterà a nessuno di manipolarle anche questo figlio, come è successo per Gisella e Rodolfo, è anche maggiormente matura e consapevole nell'affrontare la nuova gravidanza. Sta attenta a non commettere imprudenze, non cavalca come faceva un volta e non si sforza agli attrezzi ginnici, ha deciso che partorirà in Ungheria. Il parto, infatti, avviene a Buda - Pest il 22 aprile 1868: è una bimba a cui viene dato il nome di Maria Valeria. Cosciente della dura educazione imposta agli altri figli, memore della sorte crudele che le ha strappato Sofia, Elisabetta moltiplica le premure nei confronti dell'ultima nata, quasi ossessivamente. Anche questa volta una femmina non ha creato entusiasmo, soprattutto tra gli Ungheresi che volevano un erede, per farne il loro re.

Il ménage familiare tra Sissi e Franz sembra aver trovato un equilibrio, finalmente si accettano per quel che sono e conoscono le loro differenze, che sanno di non poter cambiare. La passione ha ceduto il passo ad un amore solido, intriso di fiducia ed affetto reciproco.
Nel contesto europeo frattanto nasce una nuova minaccia, a metà del 1870, c'è di nuovo una guerra ed è ancora l'insaziabile Prussia ad attaccare, le sue grinfie adesso si sono posate sulla Francia. I due belligeranti sono agguerritissimi, nessuno sottovaluta l'altro ma neanche se stesso. L'Austria non interverrà al fianco di Napoleone III, per vari motivi, sebbene negli ultimi anni ci sia stato un riavvicinamento tra le due corone.
In primo luogo l'esercito austriaco non è equipaggiato a dovere, per affrontare un altra guerra, inoltre la Russia ha dichiarato di essere pronta ad intervenire come alleata dei prussiani, se l'Austria scenderà in campo con la Francia. A Francesco Giuseppe non resta che stare a guardare l'evoluzione dei fatti.

Dopo effimeri successi francesi, l'1 settembre 1870 a Sedan crolla l'impero di Napoleone e a distanza di tre giorni viene instaurata la repubblica (è la terza dopo quelle del 1792 e del 1848 ), la Francia consegna alla Germania l'Alsazia e la Lorena, mentre il 18 gennaio del 1871, nella magnifica reggia di Versailles, viene proclamato l'impero tedesco. Di questa vittoria esultano alcuni tedeschi d'Austria ma ancor di più gli Italiani che vedono finalmente aperta la via per Roma, sbarrata troppe volte da Pio IX e impedita dalla Convenzione di settembre (1864), con la quale era stato stabilito che la Francia avrebbe ritirato le truppe, entro due anni, da Roma, mentre il governo italiano si impegnava a difendere lo stato pontificio, da qualunque attacco esterno.

L'Italia, in seguito ai fatti negativi accaduti in Francia, si ritiene sciolta dal patto, stretto con essa e decide l'occupazione di Roma. Una volta tanto il Papa si mostra clemente e ordina alle truppe pontificie di non spargere altro sangue e di non opporre resistenza ai bersaglieri. Forse gli pesano sulla coscienza i tristi episodi di Aspromonte e di Mentana.
La Prussia è ormai potente e pericolosa, forse per tutta l'Europa e certo i sovrani d'Asburgo sono preoccupati, ma Elisabetta non vuol approfondire più di tanto gli sviluppi politici, è troppo impegnata nei suoi numerosi viaggi, che la tengono quasi costantemente lontano da Vienna, da quella corte che lei detesta. Il marito, dal canto suo, si è rassegnato a questa realtà e si accontenta di ritrovare la moglie ogni tanto nelle sue varie tappe, gli basta sapere che Sissi è felice, in compagnia della figlia e della dama di corte ungherese Ida Ferenczy, sua devota accompagnatrice, ormai da tanto tempo. 

Nei suoi frequenti spostamenti l'imperatrice conosce la contessa Maria Festectis, le due donne simpatizzano quasi subito, alcune cose le accomunano come l'amicizia per Andrassy, l'amore per l'Ungheria e la loro intelligenza. Quando Elisabetta chiede a Maria di diventare una delle sue dame di compagnia, lei esita, è troppo fiera per entrare in un ruolo, che, per quanto prestigioso, sarà sempre abbinato all'obbedienza. Si arrenderà presto, per divenire anch'essa una compagna devota e ammirata, pur riconoscendo, nell'estrema sensibilità e nell'obiettività che la caratterizzano, i difetti della sua regina. In una pagina del suo diario, scrive così:
" Non è una persona banale. In tutto ciò che dice si percepisce una vita contemplativa. Peccato che perda tutto il suo tempo a rimuginare e non abbia assolutamente nulla da fare. E' portata all'attività spirituale, il suo istinto di libertà è tale che qualsiasi restrizione le sembra terribile."

Una delle sedi preferite dall'imperatrice è il Tirolo e precisamente nel castello di Merano; è lì che riceve la notizia delle gravi condizioni fisiche della suocera. Di fronte allo spettro della morte tutto si pianifica, anche l'astio, ed Elisabetta è sconvolta e addolorata. L'arciduchessa ha soltanto sessantasette anni, ma si sente vecchia ed ha perso la voglia di vivere, dopo la morte del figlio prediletto, in più non si riconosce in quel mondo così trasformato dagli eventi storici . Colpita da una polmonite, che va ad infiacchire un corpo ed uno spirito già prostrato, si spegne nel maggio del 1872.


I figli di Elisabetta crescono

E' il 1873, Elisabetta ha trentacinque anni e suo marito Francesco Giuseppe ne ha quarantadue, quando Gisella, la loro figlia, si sposa.- Perché tanta fretta ? - si chiede la madre, conscia del fatto che a sedici anni non è giusto perdere la libertà, come è successo a lei. Ma chi soffre di più è Rodolfo, che piange calde lacrime, vedendo la sorella allontanarsi al braccio del marito. E' troppo sensibile e segnato da una rigida educazione, volta a farne un uomo. L'anno successivo l'imperatrice diventerà nonna, suo nipote nasce l'8 gennaio del 1874, ma il lieto evento non la scuote più di tanto, la sua vita è un susseguirsi di mete, a volte anche estenuanti, soprattutto per le dame che l'accompagnano; inoltre le viene regalata una bellissima vettura, munita di tutti i confort che lei potrà agganciare al suo treno speciale o ai rapidi internazionali.
Strasburgo…l'isola di Wight….Londra…Parigi…Corfù…Elisabetta non si ferma mai. Coltiva, oltre alla passione per i viaggi, quella di sempre, l'equitazione. A Godollo ha fatto costruire un maneggio dove si addestra come un campionessa. Ma nella sua frenetica vita non dimentica che il tempo sta passando, la paura della vecchiaia e dello sfiorire della sua bellezza sono comunque vivi in lei. 

Nel 1878 ritorna a Londra, questa volta accompagnata da Rodolfo, che ha diciannove anni ed è un giovane molto attraente, elegante e sensibile come la madre, ma il suo animo è cupo, i suoi occhi velati di tristezza. Francesco Giuseppe non può seguire la moglie, deve vigilare sul suo impero, ora più che mai. La questione balcanica ha origini antiche e non è mai stata risolta definitivamente, per le fameliche mire dei governi europei .

Con l'alleanza dei Tre Imperatori (Germania- Austria- Russia ), il Bismarck aveva superato abilmente il contrasto che divideva Russia e Austria, per il cammino verso l'oriente. Ma il focolaio del malcontento si riaccende proprio nel congresso di Berlino (13 giugno - 13 luglio ), in cui la Russia vede annullati tutti i suoi vantaggi, essendole stato precluso lo sbocco nel mar Egeo, poiché ha dovuto riconoscere, suo malgrado, la Serbia e il Montenegro come stati indipendenti. L'Austria, invece, ottiene l'incarico di amministrare la Bosnia e l'Erzegovina, che annetterà nel 1908 e terrà strette a sé fino allo scoppio della I guerra mondiale. 

Nel 1879 Vienna festeggia le nozze d'argento dei sovrani ed un anno dopo Rodolfo si fidanza con la principessa Stefania del Belgio. Le nozze verranno celebrate il 10 maggio del 1881. Elisabetta sa che quello non è un matrimonio d'amore, inoltre non vede nella nuora una donna capace di rendere suo figlio felice. Il tempo passa inesorabile e con lui trascina la vita, i ricordi, le gioie e i dolori; Sissi sente sfuggirgli la giovinezza e anche l'ultima figlia, l'essere che più ama al mondo. 
Maria Valeria ha scelto, come compagno, l'arciduca Francesco Salvatore, un Asburgo appartenente al ramo toscano, di contro il matrimonio di Rodolfo precipita nella crisi e la nascita di una bimba non contribuisce a salvarlo. 

Luigi II di Baviera è ormai un recluso vivo, la pazzia lo ha devastato ed è soltanto un vecchio di poco più di quarant'anni malato e abbrutito, specialmente dopo la morte del suo adorato Wagner. Gli psichiatri stendono un rapporto sulle sue condizioni: "Poiché la malattia ha completamente distrutto, in Sua Maestà, l'esercizio del libero arbitrio, si deve prendere in considerazione il fatto che è incapace di conservare il potere e non solo per un anno, ma per il resto dei suoi giorni".
Posto sotto la stretta sorveglianza di medici e infermieri, muore in circostanze misteriose, nelle acque del lago di Starnberg, insieme col medico Gradden, nel 1886
Alla notizia Elisabetta reagisce male e si dispera, presa dal rimorso di non aver potuto far niente per lui.


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