Analisi e contributi critici allo studio della storia italiana
di F. R. (Francesco Rossi) e  L. M. (Luca Molinari)

(per "Storiologia" e "Cronologia" )

 
L’ITALIA UNITA - 1861 - 2000     Analisi del sistema politico italiano

1
* LE TAPPE DELL’UNIFICAZIONE (di F.R.)
* ll Regime politico liberale (1861-1922) (di F.R.)

“Il nostro secolo prova, dunque, che la vittoria degli ideali di giustizia e di eguaglianza 
è sempre effimera, ma, se si riesce a salvaguardare la libertà, si può, tuttavia, 
ricominciare da capo. […] non bisogna disperare, neppure nelle situazioni più disperate.”(Leo Valiani)

“La parola regime in Inghilterra è sinonimo di sistema politico,
 in Sud America indica i governi autoritari guidati dai militari 
 in Italia, molto più semplicemente, sta ad indicare i governi che non ci piacciono.”(Anonimo)


PREMESSA

In queste pagine abbiamo raccolto alcuni nostri articoli e brevi saggi riguardanti la storia dell’Italia unitaria dal 1861 ai giorni nostri. La storia italiana è ricca di avvenimenti e fatti di notevole e significativo interesse che valgono la pena di essere studiati ed analizzati per meglio comprendere da dove veniamo, chi siamo e dove possiamo andare (sarebbe troppo bello sapere dove andiamo, ma non ci è dato il dono della preveggenza …). È impossibile essere esaustivi in poche pagine, ma è estremamente facile cadere nella banalità: senza alcuna pretesa, dunque, nella prima parte abbiamo cercato di ripercorrere le tappe che hanno segnato i sistemi politici che si sono succeduti nel nostro paese, ponendo in luce qualche aspetto che ci sembra degno di nota e permette di seguire il filo degli eventi.
Nella seconda parte di questo lavoro, invece, ci sono alcuni nostri saggi che vogliono presentare un panorama della storia italiana attraverso alcuni suoi momenti focali e fondamentali, molti dei quali sono stati veri nodi cruciali delle vicende italiane.
Ogni saggio riporta esclusivamente le opinioni dell’autore. Speriamo che queste pagine possano servire a dare un'idea ordinata della storia istituzionale del nostro paese e, perché no, invoglino il lettore ad approfondirne qualche aspetto.
( Bologna, 20 settembre 2000 Francesco Rossi Luca Molinari )

LE TAPPE DELL’UNIFICAZIONE
  
Nel 1859 Savoia e Francia sconfiggono l'Austria, ottenendo Lombardia, Emilia Romagna e Toscana. 
L'anno seguente (1860), con lo sbarco dei Mille guidato da Garibaldi, si avrà l'annessione del Regno delle Due Sicilie e, a seguito dell'intervento dell'esercito sabaudo, sceso per impedire che i Mille arrivassero a Roma, l'annessione di Marche e Umbria.
 
Il sistema politico italiano nasce il 17 marzo 1861, con la prima seduta del parlamento italiano.
Ulteriori tappe dell'unificazione italiana passano attraverso la guerra austro-prussiana (1866), che porterà all'annessione del Veneto e del Friuli, in cambio della neutralità italiana, e attraverso la guerra franco-prussiana (1870) che, tenendo impegnati i francesi, non permetterà loro di intervenire in appoggio al papato, lasciando, quindi, via libera alla conquista di Roma. La prima guerra mondiale, infine, sarà interpretata come quarta ed ultima guerra d'indipendenza e porterà al completamento dell'unità italiana. 
  
Gruppi che si oppongono all'unificazione 

- legittimisti (legati ai sovrani destituiti) 
- cattolici (a seguito della conquista di Roma nel 1870 ed alla fine del potere temporale del Papa) 


* il Regime politico liberale 
(1861-1922) 
  
La nascita dell'Italia unita si pone, in qualche modo, in continuità col Regno di Sardegna: lo Statuto Albertino era già stato adottato nel 1848, inoltre la numerazione dei re segue quella del Regno sabaudo (il primo re d'Italia è Vittorio Emanuele II). 
Lo Statuto Albertino è una costituzione flessibile (diversamente dalla Costituzione Italiana attualmente in vigore): si può modificare con una legge ordinaria e non c'è alcun organo che ne garantisca l'effettiva osservanza.
  
 FASI 

- 1861-1876: governo della destra storica 
- 1876-1900: governo della sinistra storica 
- 1901-1914: età giolittiana 
- 1914-1922: fine del regime liberale 
  
  
Periodo della destra storica (1861-1876) 

Gli obiettivi principali che il governo persegue in questo periodo sono: 
- unificare lo Stato con l'aiuto delle potenze europee; 
- garantire l'ordine pubblico contro il brigantaggio; 
- risanare il bilancio (obiettivo portato a compimento da Minghetti, all'epoca Ministro del Tesoro, nel 1876). 
  
Periodo della sinistra storica (1876-1900) 

Nel 1876 sale al governo Agostino Depretis, esponente della sinistra liberale, a cui succederà, nel 1887, Francesco Crispi. Si delinea in questi anni lo Stato di diritto, che, per Vittorio Emanuele Orlando, è una persona giuridica, diversa da governo e società, fonte del sistema giuridico. Questo Stato-persona ha la sovranità, che, pertanto, non è né del Re, né, tantomeno, del popolo. Questo principio trova una sua realizzazione nell'opera svolta da Crispi, che mira ad una profonda riforma dell'organizzazione centrale e periferica dello Stato per rafforzarne l'autorità. Da questa riforma ne escono rafforzati il governo e l'amministrazione centrale e periferica.
Nel 1883 si dissolve la differenza tra sinistra e destra (entrambe liberali), dando luogo al trasformismo. La maggioranza che sostiene il governo è mutabile e composta da gruppi di centro, mentre in parlamento nasce l'Estrema (formazione composta da Radicali, Repubblicani e Socialisti). 
Negli ultimi due decenni dell'Ottocento si assiste alla crisi di fine secolo, caratterizzata da: 
- governi instabili, 
- grandi conflitti sociali. 
Durante il governo presieduto dal gen. Pelloux (1898-1900), esponente della destra, si verificano dimostrazioni che vengono represse con l'artiglieria: ciò provoca una forte opposizione parlamentare, inizialmente da parte dell'Estrema, poi anche da parte della sinistra liberale di Giolitti e Zanardelli. 
  
Età giolittiana (1901-1914) 

È caratterizzata dalla figura di Giovanni Giolitti Presidente del Consiglio (con brevi intervalli). Giolitti ha una grande conoscenza dell'amministrazione pubblica, che gli serve per gestire il governo e i prefetti (che, praticamente, rappresentano il governo nelle città). 
È ormai in vigore un regime parlamentare: il parlamento ha molta importanza, mentre al Re viene lasciato un ruolo marginale. La maggioranza parlamentare è centrista, trasformista e instabile; obiettivo di Giolitti sarà quello di integrare socialisti e cattolici. 
Nel 1912 diviene legge una riforma elettorale, che verrà applicata alle elezioni del 1913, con la quale viene introdotto il suffragio universale maschile: i maschi analfabeti possono votare a ventun'anni, se hanno fatto il servizio militare, altrimenti a trent'anni. 
  
Fine del regime liberale (1914-1922) 

Nel marzo 1914 Giolitti si era dimesso per, poi, ritornare dopo un breve intervallo (come era a avvenuto in passato), ma questa volta i suoi piani falliscono, poiché nel giugno 1914 scoppia la 1^ guerra mondiale. L'Italia, allo scoppio del conflitto, si mantiene neutrale, ma il 26 aprile 1915, con la firma del Patto di Londra, si impegna ad entrare in guerra a fianco di Francia, Gran Bretagna e Russia: il 24 maggio 1915 vengono consegnate le dichiarazioni di guerra.
  
Scontro neutralisti/interventisti 

Neutralisti: socialisti, cattolici, liberali giolittiani. 
Interventisti: anarchici, repubblicani, socialisti riformisti (Bonomi, Bissolati), liberali conservatori (Salandra, Sonnino), nazionalisti (Rocco, De Stefani). 
  
Caratteri della 1a Guerra Mondiale 

- lunga 
- con molte perdite 
- con momenti di crisi (Caporetto 1917) 
  
Eredità della 1a Guerra Mondiale 

- problemi sociali 
- problemi economici 
- problemi politici 
  
Nel 1919 una nuova riforma elettorale estende ancora di più il suffragio: possono votare tutti i cittadini maschi che abbiano compiuto ventun'anni e, transitoriamente, coloro che, pur non avendo compiuto i ventun'anni d'età, abbiano prestato servizio militare in reparti mobilitati in zona di guerra. Cambia anche il sistema elettorale: il maggioritario cede il posto al proporzionale. 
Alle elezioni politiche del 16 novembre 1919 i liberali perdono la maggioranza in Parlamento: il partito socialista ufficiale ottiene il 32,3% ed il partito popolare il 20,5%.


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