Nel
1691, nasce un curioso veicolo a due ruote, costruito dal francese
Ozanam, che richiama molto vagamente la moderna bicicletta. Ha due
ruote una piccola e una grande sormontata da un rozzo telaio
con un sedile posto in alto, con vicino un tozzo manubrio
fisso. Un secolo dopo appare il "celerifero" (o
velocifero), costruito da Mede de Sivrac; . Il moto lo si ottiene
spingendo a terra o con il piede sinistro o con il destro, spesso
percorrendo brevissimi tratti con i piedi sollevati.
Fu
così battezzato veloci-pede (veloce
con il piede)
Nel 1816 il barone Karl Friedick Drais costruisce quella che già
appare simile alla moderna bicicletta. Su un telaio di legno
ci sono due ruote uguali, ha un manubrio snodabile sulla prima
ruota, mentre sulla seconda un sedile in legno; é la DRAISINA
Di modelli "draisienne" (in italiano draisina) nel corso
del secolo ne appaiono moltissimi, sempre con alcuni perfezionamenti;
ma uno in particolare é quello con il telaio in acciaio costruita
da un meccanico inglese: Birch.
Da questo momento lo si chiama bi-ciclos dal greco bi e
kri-kos = doppio cerchio.
Pensare
di aggiungere i pedali sembrava inutile, perchè si riteneva impossibile
mantenere l'equilibrio.
Ma non avevano fatto i conti col nostro straordinario cervello.
Che dopo un certo periodo inizia a reagire tramite i riflessi incondizionati
con delle compensazioni spaziali equilibristiche di una complessità
tale che per la matematica sono tuttora incomprensibili. Con tutta
la tecnologia che possediamo - i super computer - nessuno al mondo
é riuscito a costruire un automa ciclista. C'e' in palio un
miliardo di dollari chi risolve questo complesso problema. Ma i
matematici ritengono che sia estremamente più facile mandare un
uomo su Marte che non mandare un banale pupazzo su una bicicletta.
Le
tappe successive portano la bicicletta all'evoluzione definitiva,
quando nel 1855 Michaux aggiunge i pedali;
nel 1868 due meccanici Guilmet e Mayer inventano la trasmissione
a catena;
nel 1869 Surinay aggiunge al mozzo delle ruote i cuscinetti a sfere;
ed infine Dunlop (che di mestiere fa il veterinario) per
eliminare i contraccolpi delle ruote della Draisina regalata
al figlio, studia la situazione, poi il 7 dicembre 1888, sperimenta
la sua idea: una camera d'aria al posto delle rigide gomme piene;
nasce così il pneumatico.
Dunlop vista la sorprendente scorrevolezza che la sua invenzione
procura alla bicicletta, propone ad una squadra di ciclisti inglesi
che stavano preparandosi ad una gara, di montare le "sue gomme".
Ovvio dire che la squadra vinse la gara, il pneumatico ebbe
un successo strepitoso, ed altrettanto é ovvio che Dunlop non si
dedicò più alla veterinaria, ma solo a costruire stabilimenti in
tutto il mondo di pneumatici.
E'
l'inizio del vero ciclismo agonistico, anche se già esistevano in
precedenza numerose gare, che potremmo chiamare sfide di
pionieri della bicicletta chiamati ora ciclisti.
Una di queste prime gare a grande partecipazione è quella
disputata nel 1865: il Gran Premio di Amiens.
Gli
anni che seguono sono densi di gare un po' ovunque. Nel 1869 viene
fondata la prima società ciclistica della storia, il Velo Club Parisien,
che vince una sfida del secondo appena nato Velo Club Londinese,
in casa propria su un circuito.
Nello
stesso anno, 1869, le due società organizzano moltissime altre gare,
ma tre in particolare, con una grande partecipazione di tifosi
perchè si svolgono questa volta su strada.
In Francia si corre la Parigi-Rouen, mentre in Inghilterra
la Londra-Brighton.
Pochi mesi dopo organizzata dal Club parigino, si corre la Tolosa-Caraman-Tolosa.
In
Italia, imitando la nuova svolta data dai parigini, la prima
gara sempre su strada viene organizzata l'anno dopo, nel 1870 con
la Firenze-Pistoia, non sempre ripetuta, così da perdere il primato
della prima classica corsa in linea, che invece conquista la Milano-Torino
pur battezzata nel 1876.
Gli
sportivi della bicicletta in Italia aumentano un po' ovunque. Ci
pensa a riunirli in una grande società Pavia, che fonda
nel 1875, l' Unione Velocipedistica Italiana. Nel 1881 sia i Veloclub
cittadini sia i soci, sono ormai tanti, abbastanza per organizzare
il primo Campionato Nazionale su Strada.
Mentre in Francia nascono due classiche nel 1896: la Parigi-Rubaix
e la Parigi Tours.
In
Italia arriviamo al 1900, quando gli atleti volendo partecipare
alle grandi famose gare che si svolgono all'estero,
costituiscono l'Unione Ciclistica Internazionale. Appena
in tempo!
Infatti,
in Francia dalle gare in linea, si sta mettendo in cantiere una
grande corsa a tappe: Il TOUR de FRANCE. Viene disputato per la
prima volta nel 1903, e a viNcerlo è proprio un italiano, di venti
anni, MAURIZIO GARIN. Un Trionfo!
In pochi anni questo successo italiano fa diffondere velocemente
la bicicletta; si arriva così a varare il Giro di Lombardia
nel 1905, la Milano Sanremo nel 1907, ed infine il GIRO d'ITALIA
nel 1909.
Nel
1921 venne organizzato il primo Campionato
Mondiale su Strada a Copenaghen, ma era riservato solo ai
dilettanti.
I professionisti dovettero attendere il 1927. Fu disputato a Adenau,
in Germania. Un trionfo memorabile per il ciclismo con gli
italiani ai primi 4 posti: Binda, Girardengo, Piemontesi,
Belloni.
Tutto
quello che poi seguì è negli Albi d'Oro delle corse e nella Storia
dello Sport.