MOTOCICLISMO - STORIA
Le
origini della motocicletta si confondono, s' intrecciano per
poi dividersi con quelle dell'automobile e della bicicletta. Dopo
l'invenzione del motore, il primo ad applicarlo su un veicolo a tre
ruote è il francese FEDERICO MILLET, che brevetta il 22 dicembre
del 1888 la "Bicyclette à petrol Soleil". Non è già più
una bicicletta ma non é nemmeno nè una motocicletta nè
un'automobile. Il
tedesco non ha però insistito per creare un veicolo a tre o due ruote,
ma - é proprio il caso di dirlo - ha preso un'altra strada; cioè si
è concentrato e impegnato nella costruzione di una carrozza
a quattro ruote. I
brevetti di tutti questi motori erano piuttosto deboli, non si poteva
certo impedire di copiare il sistema (che era il frutto di tanti cervelli)
nè impedire di mettere un motore a un veicolo di qualsiasi
tipo. A ideare qualcosa di molto particolare è Bouton; mette un piccolo motore collegato direttamente sulla ruota anteriore attraverso la forcella che funge anche da manubrio; ma é sempre a tre ruote (nella foto sopra). Da questa idea a dare l'impulso definitivo e a creare qualcosa di diverso sono due fratelli russi: i WERNER. Emigrati a Parigi apprendono l'arte sia del motore che della bicicletta; costruiscono un veicolo a due ruote, utilizzano l'idea di Bouton, ma aboliscono posteriormente una ruota e il sedile, riprendendo l'idea della bicicletta draisina, con il sedile sopra la forcella della ruota posteriore. La loro idea funziona; all'inizio molti ruzzoloni (come per la bicicletta) poi il cervello fa il suo dovere, impara a equilibrare il corpo con impercettibili movimenti. Ne costruiscono alcuni esemplari e li mettono in commercio il 17 gennaio del 1898. E' MICHELE WERNER a coniare la allusiva parola; abbandona il termine "biciclo a motore", e ritiene più corretto chiamarlo MOTO-CICLO, o meglio ancora MOTOCICLETTA al femminile, perchè ormai sta diventando "l'amante" più desiderata dagli uomini di ogni ceto. All'inizio del secolo il nuovo veicolo é notevolmente diffuso. Si moltiplicano i modelli per opera dei francesi Rivierre, Fournier, De Dion, Rambaud, Gareau, Gillardot; dei tedeschi Hildebrand, Wolfmuller; non mancano gli italiani con Figini, Lazzati, Castellazzi, Rosselli, Edoardo Bianchi; infine gli inglesi con i due fratelli Goyan e Stevens, che fondano la nota AJS, iniziando la produzione in serie, ma anche la sfida con le moto del continente. Le competizioni non mancarono. La prima uscita della moticletta che si conosca, é la Parigi-Bordeaux del 1895; riservata indistintamente a tutti i veicoli a motore; vi parteciparono insieme a tante stramberie motozizzate anche due "motociclette" ma non ancora tali. La prima gara in assoluto di motociclette si svolse in Inghilterra a Richmond il 29 novembre 1897. Vinse C. Jarriot su una Fournier. L'attenzione in questi primi anni fu rubata principalmente dalle automobili; qui, nella pagina Automobilismo, sono documentate le numerose gare e le associazioni già sorte in questi anni in tutta Europa. Erano competizioni proposte soprattutto dai benestanti possessori delle prime "auto-gioiello", che costavano quanto una casa; le prime furono privilegio riservato solo all'ambiente dell'alta borghesia che trasfigurò l'automobile; non in un mezzo meccanico ma in un simbolo dello snobismo, una passione riservata a una casta Ma se l'auto privilegiava una elite tronfia, elegante e impettita, la motocicletta al contrario amava l'uomo selvatico, dotato di molta perizia, aspirava a essere cavalcata dall'ardimento, non desiderava altro che fondersi in un unico corpo col pilota. L'abbraccio della potenza del mezzo meccanico con l'agilità del pilota avvenne, creando la "selvaggia bellezza" della motocicletta; fino al punto che facendo riferimento ai mitici figli di re Issione i seguaci delle due ruote presero il nome di Centauri. Il
giorno della loro grande popolarità arrivò nel 1902 con le grandi
imprese sportive: la Parigi-Vienna, nel 1903 la Parigi-Madrid (che
però fu fermata dopo la prima tappa) e la leggendaria sfida
tra Francia e Inghilterra; in pista per affermare chi costruiva
le migliori moto. L'anno
dopo nel 1904 in Francia nasce il Motocycle Club France, e contemporaneamente
la Federation International des Club Motocycliste. Molte
gare internazionali coinvolsero nell'agonismo tutti gli amanti della
motocicletta. Non
mancarono in Italia gli appassionati, ma soprattutto non mancarono
i "maghi" dei motori. A Milano nel 1911 si costituisce il
primo Moto Club d'Italia. Nel 1912 si organizza il primo Campionato
di Motociclismo. Nel 1913 la prima competizione di grande rilievo:
l'Audax. Nello stesso anno MAFFEIS toccò i 116 km/h. In pochi anni l'Italia si rivelò stupefacente nel campo motoristico (moto, auto, aerei, navi - conquistarono tutti i record); la più preparata, la più agguerrita e la più creativa nazione del mondo, sia nel primo dopoguerra sia nel secondo. Intelligenza,
passione e abilità di piloti e meccanici, fecero decollare
il motociclismo italiano ai vertici mondiali, dominando. I nomi delle
motociclette e dei piloti italiani sulle strade e negli autodromi
di tutto il mondo divennero leggendari, fino agli anni Settanta.
La GILERA nasce nel 1909, la BENELLI nel 1911, la GUZZI nel 1921, seguì poi la MORINI, la DUCATI, la LAVERDA, la GARELLI, la MOTOBI, la MONDIAL e molte altre ancora. Un'altra azienda si distinse e dominò la scena mondiale nel secondo dopoguerra per molti anni, la AGUSTA; per la costruzione e le strepitose vittorie della sua MV. Mentre la Aermacchi collaborò per la costruzione in Italia su licenza americana: delle famose moto HARLEY- DAVIDSON. Dai libri d'oro delle maggiori competizioni mondiali risulta evidente la superiorità delle marche italiane fino a un certo periodo. Il
Campionato Mondiale di Motociclismo inizia per la prima volta nel
1949, con cinque classi: 125, 250, 350, 500, Sidecar. La Classe 50
cc. venne aggiunta solo nel 1962.
|
< ritorno TAB. STORIE DI SPORT