-------------------------------------- STORIA UNIVERSALE --------------------------------------

95. LA POPOLAZIONE CAMPAGNOLA

Come la cavalleria così la classe contadinaè venuta fuori dalla mescolanza di elementi liberi e non liberi. II gruppo socialmente più elevato della popolazione rustica di rango non cavalleresco è quello degli uomini liberi, i quali per essersi dedicati al lavoro agricolo non erano più idonei al servizio negli eserciti dell'epoca feudale ed in compenso erano tenuti a pagare una imposta militare che gravava sulla loro proprietà pienamente libera, imposta dalla quale naturalmente erano esenti invece i millets.

Quest'onere, per quanto fosse di natura pubblicistica, pure in quei tempi che non facevano ancora una ben netta distinzione tra diritto pubblico e diritto privato, era considerato come una menomazione della libertà. Tuttavia costoro conservarono il diritto di essere giudicati dalla giurisdizione pubblica, a differenza di altri uomini un tempo liberi che erano già stati assoggettati alla giurisdizione padronale, e dinanzi alla giurisdizione pubblica dovevano essere rappresentati.
Al di sotto del menzionato gruppo. si trovavano gli elementi non liberi: anzitutto i censuales, vassalli non propriamente servi, ma vincolati alla gleba spectu tenimenti, per ragione della terra su cui stavano e tenuti a pagare al signore fondiario censi e tassa di successione; poi all'ultimo gradino i servi, vincolati con la persona al padrone, i domestici non muniti di terre.
Questi ultimi non pagavano di regola censi, ma prestavano solamente opere e servizi, ed erano tenuti a prestarli continuamente, a differenza di alcuni che li prestavano soltanto in certi giorni.
In compenso essi ricevevano il mantenimento, ma non erano capaci di possedere nulla in proprio. Appunto da questa infima classe uscirono i ministeriali, i servi cioè che accompagnavano armati il signore in guerra, e che poi a poco a poco si elevarono di condizione sociale e vennero dal signore dotati di terre.

Sul finire dell'epoca degli imperatori svevi la posizione sociale dei ministeriali subì un miglioramento essenziale. I signori fondiari cioè cessarono per lo più di curare personalmente l'azienda agraria delle loro terre e presero l'uso di darle in fitto a questi dipendenti; il fitto era pagato in parte in natura, in parte, e in seguito sempre più prevalentemente, in denaro. Così dal XIII secolo in poi il reddito della proprietà fondiaria feudale venne a sostanziarsi in censi e affitti.

Ma col tempo la condizione degli accennati affittuari si elevò ancora di più. L'obbligo di prestar servigi che era il segno della loro posizione di soggetti non ebbe più ragione d'essere dal momento che ciascuno lavorava sul proprio fondo ottenuto in affitto, e quindi venne a cessare.
Né basta; perché molti di tali affittuari con indefesso lavoro riuscirono a mettersi in condizioni economiche tali da poter riscattare completamente il fondo dalla soggezione feudale.

È così che dal XIII secolo si formò una classe di affittuari non soggetti a vincoli feudali; a favorire siffatta evoluzione contribuì la colonizzazione interna e specialmente la grande opera di colonizzazione di alcune regioni come quelle orientali, le slave a est. Qui ai contadini fu fatta sin dall'inizio una posizione migliore, esentandoli completamente da ogni censo per i primi cinque o sette anni, dopo i quali entravano nel godimento di una enfiteusi a condizioni economiche e giuridiche abbastanza miti.

Nelle regioni occidentali poi l'emigrazione in massa di coloni verso est e la contemporanea trasmigrazione di elementi rustici nelle città provocò grave mancanza di braccia nelle campagne e conseguente richiesta di lavoro a condizioni migliori; ciò tornò a vantaggio anche dei contadini di stato servile, i quali cominciarono a trasformarsi sempre in maggior numero in piccoli esercenti, agricoltori ed industriali indipendenti, tenuti al più a prestare al signore fondiario opere e servigi in certi momenti determinati.

Di modo che la servitù della gleba andò in decadenza dappertutto e la seconda metà del XIII secolo rappresenta un momento di massima intensità nel processo di emancipazione dei contadini. Questo processo peraltro non si arrestò neppure nel XIV secolo, anzi ebbe nuovo impulso verso il 1350, quando le grandi epidemie che decimarono terribilmente la popolazione fecero nuovamente aumentare il valore della mano d'opera.

I contadini erano in possesso di terre di estensione diversa e prendevano nomi differenti a seconda della grandezza del loro podere (se possessore di 30 iugeri, o possessore di 15 iugeri, ecc.), ovvero erano semplici coloni o affittuali. Benché i contadini meglio dotati non abbiano mancato di manifestare un sensibile spirito di classe rispetto ai più poveri, pure l'omogeneità della condizione sociale ed economica dei contadini portò a conglobare sotto un concetto unico, quello dei rustici, tutti coloro che possedevano terre ricevute da un signore, le lavoravano, custodivano il bestiame e dall'azienda agricola ricavavano esclusivamente i propri mezzi di sussistenza.

Di fronte alle così dette classi superiori ed ai borghesi delle città arricchiti nei commerci, questi rustici apparvero come «povera gente», nome che finì per diventare equivalente di contadino. Una caratteristica che anche più profondamente distingueva la classe rustica dalle altre classi sociali era il più basso suo livello di cultura, e la distanza a tale riguardo aumentò sempre più a misura che gli elementi più colti o intraprendenti della classe rustica trasmigrarono nelle altre classi.

Si aggiunga che la temporanea elevazione materiale e giuridica della classe dei contadini, da noi ora descritta, non resse a lungo. Lo stesso naturale aumento della popolazione rustica influì a peggiorarne la condizione, tanto più dopo che fu cessata l'emigrazione verso i territori coloniali e le città non furono come prima aperte all'elemento rustico.

Ne derivò che, non essendo i beni contadineschi suscettibili di una illimitata divisione né potendosi l'intensificazione della coltura portare oltre un certo limite massimo, si andò formando nelle campagne un proletariato sempre più numeroso che fu assoggettato dai signori fondiari a vera e propria servitù.
Né qui si arrestò il nuovo processo di asservimento, perché i signori fondiari manifestarono la tendenza a ricondurre in stato di soggezione anche la parte possidente della popolazione rustica: un vero movimento di reazione e di ritorno all'antico al quale non poterono completamente sottrarsi neppure i liberi affittuari.

Vediamo spuntare nuove prestazioni servili od aggravarsi quelle esistenti; ogni modificazione dello stato di cose esistente di cui si offre la possibilità o l'occasione viene intrapresa a danno dei contadini ed a vantaggio dei padroni. Ritorna in tutta la sua più larga possibile applicazione la massima che «l'aria rende servi», vale a dire che ogni contadino deve avere un padrone.
Completò poi l'opera l'oppressione tributaria, giacché le assemblee degli stati territoriali composte delle classi superiori riversarono la maggior parte di questo peso sulla popolazione rustica, e la legislazione contemporaneamente la privò di molte delle sue risorse naturali, comminò pene atroci contro l'esercizio abusivo della caccia e della pesca e limitò persino l'uso da parte dei contadini della marca comune (l'«Alimende»).

Questo peggioramento delle condizioni della classe rustica si verificò verso la fine del Medio-Evo perfino nei territori coloniali dell'est e nei paesi tedeschi; ogni villaggio ha il suo signore fondiario, é limitata la libertà di movimento, di modo che i contadini sono legati alla gleba, e si estende l'ingerenza del signore negli atti di disposizione dei contadini.

Il generale malcontento dei contadini oppressi si estrinsecò isoprattutto n Germania nell'ultimo quarto del XV secolo con ripetute rivolte. Esse peraltro non ebbero tutte lo stesso carattere; in alcuni casi esse ebbero origine da determinate cause di malcontento d'indole locale e cessarono con l'eliminazione di queste cause; in altre ipotesi invece mirarono a scopi più generali i quali talvolta presentano anche una mistura di elementi sociali e religiosi che si spingono sino ad assumere una tinta teocratica.

Spesso poi a questi movimenti agrari si accompagnano manifestazioni di uno spirito rivoluzionario nelle città. Se non che con le insurrezioni i contadini non solo non ottennero quasi mai nulla, ma spesso peggiorarono la loro condizione. Per conseguenza la popolazione rustica - ad esempio la Germania - rimase completamente esclusa dal partecipare alla vita politica della nazione. Soltanto al margine settentrionale del regno (se prescindiamo dalla Confederazione svizzera) si conservarono nel Medio-Evo delle comunità rustiche autonome, cioè nella Frisia e nel Dithmarschen.

In Franci come in Germania sparì completamente la classe degli uomini liberi che non facevano professione delle armi e non prestavano servizio militare; specialmente nel nord della Francia, dove ebbe la massima diffusione il feudalesimo, questi elementi liberi si posero sotto la protezione di un signore pagandogli in compenso un censo sulle loro proprietà e discendendo così in sostanza allo stesso livello dei servi della gleba. Da questi ultimi, i quali giuridicamente erano liberi, si distinsero da principio i veri e propri servi de corpore, ma la condizione dei servi col tempo si elevò; la vera schiavitù scomparve in gran parte; i servi ebbero in concessione delle terre e poterono acquistarne essi medesimi pagando un censo.

Gli stessi padroni procedettero ripetutamente nel proprio interesse a vaste manomissioni di servi verso un compenso in denaro; così nel 1298 in linguadoca; nel 1315 poi e nel 1318 tutti i servi dei demani regi ebbero facoltà di riscattarsi a questo modo; ma la loro liberazione si ridusse in sostanza alla cessazione di alcuni dei pesi più opprimenti che li gravavano.

Anche la posizione dei liberi decimarci o censuali del resto migliorò in grazia dello spirito di associazione della classe. Essi cioè formarono delle associazioni per l'esercizio di imprese di comune utilità. Forti della loro solidarietà, ottennero poi anche il diritto di eleggersi magistrati propri nei loro villaggi, e qua e là la facoltà di istituire tribunali di giurati loro pari ed una certa partecipazione alla stessa giurisdizione padronale. Le singole associazioni locali, col favore della corona, si unirono persino in lega per combattere abusi, ecc., anzi la classe rustica così organizzata acquistò transitoriamente importanza politica; nel 1484 i suoi delegati vennero infatti chiamati in seno all'assemblea degli stati generali.

Ciò malgrado non bisogna farsi un quadro troppo roseo delle condizioni della classe rustica francese sulla fine del Medio-Evo; essa rimase soggetta a tutte le prestazioni ed angherie feudali, ed il naturale aumento della popolazione portò ad un sempre maggiore frazionamento delle terre e quindi ad un continuo peggioramento della situazione economica dei contadini.

In Inghilterra invece lo svolgimento fu sotto molti riguardi analogo a quello descritto per la Germania. Verso il 1300 il vassallaggio era diffuso in tutto il paese; i contadini erano vincolati e soggetti, ma solo la minoranza era in vera e propria condizione di servitù; la gran massa era legata alla gleba, ma personalmente libera e, non priva di ogni diritto. Questa parte della popolazione rustica aveva il godimento dei demani e, organizzata in corporazioni, era capace come ente di proprietà.
Il censo che essa doveva pagare al signore fondiario lo prestava per lo più mediante opere, ma nella prima metà del XIV secolo lo sviluppo dell'economia monetaria fece sostituire alle opere il denaro e rallentò i vincoli di dipendenza personale che l'antico ordinamento portava per conseguenza col suo sistema di prestazioni di servigi.

Anche in Inghilterra questo processo di emancipazione venne affrettato dalla peste che in tre volte tra il 1348 ed il 1369 portò via quasi la metà della popolazione. Della scarsezza di braccia e dell'aumentato pregio della mano d'opera che ne derivò i contadini cercarono di trarre profitto riunendosi in leghe. Viceversa i padroni reagirono sperando a loro volta di ripristinare l'antico stato di cose. Ne scaturirono torbidi e persino sollevazioni pericolose, in cui è caratteristico il sistema dei contadini di distruggere le prove della loro soggezione per rendere impossibile il ritorno allo statu quo ante.

Ed essi in sostanza finirono per vincere; la servitù della gleba scomparve di fatto, e fin verso la metà del XV secolo andò sempre aumentando di numero la classe dei «yeomen», liberi affittuari. Ma l'ulteriore estensione di questo sistema fu impedito dal mutamento che in seguito intervenne nella politica industriale inglese, per cui si prese a favorire soprattutto l'industria ed il commercio dei panni; ciò infatti spinse su vasta scala l'allevamento degli ovini per la produzione delle lane, provocò la trasformazione in pascoli di vaste estensioni di terreno coltivato e la decadenza di una massa di piccoli coltivatori ridotti con quei nuovi mestieri al grado di salariati con una misera mercede.

Di modo che sulla fine del Medio-Evo anche in Inghilterra la situazione di costoro è spesso assai precaria.
La casa del contadino medioevale é impiantata e disposta per servire agli scopi pratici immediati; é una leggera costruzione in legno o fango facile a disfarsi e che da principio a mala pena può meritare il nome di immobile. Un cubo che oltre il piano terreno presenta una cantina ed una soffitta. Al centro del piano terreno si trova il vestibolo che in origine era l'unico ambiente, dal quale a poco a poco furono separate piccole altre camere-sgabuzzini e principalmente la grande che rimaneva per l'uso giornaliero della famiglia con una grande stufa, dietro la quale vi erano i letti per i genitori e i bambini. In fondo al vestibolo stava la cucina col focolare e gli utensili; il focolare è sempre sormontato da una cappa per raccogliere il fumo.
Accanto alla cucina si hanno talora altri ambienti, ed anche in soffitta sono disposte delle stanze per farvi dormire i figli più adulti o i servi, o per depositarvi le derrate. Alla soffitta conduce una scala molto semplice di legno. Il tetto è coperto di paglia o di canna e nelle regioni montane anche di assicelle assicurate talvolta con pesanti pietre.

Scarso il mobilio; il mobile principale é il letto che è molto semplice anche se qualche volta gli si dedica una certa cura, nel mobile come nelle coperte; nelle regioni in cui è intensivo l'allevamento delle oche si incontrano anche coperte di piuma, detti "piumini".
La servitù - dove questa esiste - invece dorme su sacconi di paglia o su una semplice stuoia. In mezzo al tinello é situata una larga tavola attorno alla quale siede tutta la famiglia. Per sedere si servono sopra tutto delle panche; rare le sedie che sono invece sostituite da sgabelli.
Armadi e casse, spesso dipinti a colori vivaci, sono adibiti a custodirvi gli abiti e le stoviglie, assi che formano delle scansie sono infissi alle pareti e reggono varie stoviglie e oggetti di uso comune.
Alla casa d'abitazione accedono delle dipendenze ad uso agricolo, le quali per lo più formano tutto un corpo con la stessa casa, si hanno inoltre capannoni, stalle, anche colombaie, tettoie, ecc. Nessuna di queste case coloniche, sia pure la più povera, manca dell'orto o giardino che di solito si estende in parte davanti all'abitazione ed in parte, anche maggiore, dietro di essa.
Ogni podere rustico é cintato, né gli edifici colonici possono essere costruiti ad arbitrio; anzi molto spesso incontriamo regolamenti edilizi per queste costruzioni ed un servizio di polizia per vigilare alla loro osservanza.

Le singole case di un villaggio sono collegate da viottoli; dove questi convergono o si incrociano si apre la piazza del villaggio, adorna di tigli e di panche di pietra. Qui si erge, oltre la chiesa, di regola anche la casa comunale che contiene pure le carceri; di più vi si trova l'albergo del villaggio che ha carattere di locale pubblico dato in esercizio a tempo ad un concessionario privato a cui sono prescritti i prezzi per i cibi e le bevande.
Lo scopo originario di questo locale è quello di servire da posto di ristoro per i viandanti estranei; in seguito vi si aggiunse il permesso di albergare la notte degli ospiti. Solo col tempo questo albergo cominciò ad essere frequentato anche dagli abitanti del villaggio e divenne la "taverna" non di rado luogo di orge e di ubbriachezza. Un cerchio di botte e più tardi una frasca sospesa sulla porta indica l'albergo. Fra i locali pubblici del villaggio é anche da annoverare il bagno ma che col tempo si trasforma esso pure in taverna.

Il villaggio é circondato da una cinta che serve per lo meno ad offrirgli la prima difesa contro attacchi repentini; allo stesso scopo sono talora disposti degli sbarramenti o il cimitero vien chiuso mediante un solido muro.

 

Noi ora visitati i castelli e dato uno sguardo alla campagna
andiamo in città...

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