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EUROPA: NUOVE IDEOLOGIE - NUOVE CONCEZIONI


214. 23) - * IL MOVIMENTO OPERAIO - IL CAPITALISMO -
* LO SVILUPPO DELL'INDUSTRIA

LA CONDIZIONE DELLA CLASSE LAVORATRICE

Federigo Engels, un uomo d'intelletto, di cuore, e d'incorruttibile probità, visitò nel principio del periodo tra il '40 e il '50 i distretti industriali inglesi, per conoscere de visu lo stato della questione operaia.
La credibilità dell'Engels é riconosciuta dai più insigni economisti. Le sue informazioni erano terribili. Della folla delle sue osservazioni riproduciamo letteralmente alcuni pochi luoghi; anzi tutto qualcosa intorno alle abitazioni operaie nel quartiere di Little Ireland a Manchester.

"In una buca piuttosto profonda, che in un semicerchio é circondata dal Medlock e da tutti e quattro i lati di alte fabbriche, da alte rive o da ammucchiamenti di terra, giacciono in due gruppi circa 200 tuguri, per lo più con muri di dietro in comune per ogni due quartieri, dove in complesso abitano circa 4000 uomini, quasi soltanto Irlandesi.
I tuguri sono vecchi, sudici e della specie più meschina; le strade ineguali, scabre e in parte non lastricate e senza scoli; una infinità d'immondizie, di spazzatura e di poltiglia nauseabonda giace da per tutto fra tante pozzanghere; l'atmosfera é appestata dalle esalazioni di esse e ottenebrata e appesantita dal fumo di una dozzina di fumaioli delle fabbriche.

"Una folla di donne e di ragazzi cenciosi vi si aggira, sudici come i porci, che si trovano a loro agio fra i cumuli di cenere e nelle pozzanghere; insomma, tutta quella topaia presenta una vista così spiacevole, così ripugnante come appena le più brutte masserie sull'Irk. La gente, che vive in questi tuguri cadenti, dietro le finestre rotte e otturate con pezzi di tela oleata, le porte screpolate e gli stipiti imputriditi o addirittura nelle buie, umide cantine, fra questo sterminato sudiciume e puzzo, in questa atmosfera, quasi a bella posta, rinchiusa, la gente deve veramente trovarsi nel grado più basso dell'umanità.

"Ma che cosa si deve dire, se si sente che in ciascuna di queste casupole, che tutt'al più ha due stanze e la soffitta, e forse anche una cantina, abitano in media 20 persone, e che in tutto il distretto solo a circa 120 persone tocca una latrina - naturalmente, per lo più, del tutto insufficiente -, e che nonostante ogni predica dei medici, nonostante l'eccitazione, in cui cadde, al tempo del colera, la polizia sanitaria sullo stato della «piccola Irlanda», pur tuttavia oggi, nell'anno di grazia 1844, tutto si trova quasi nelle stesse condizioni del 1831?»

Nessuna retorica umanitaria può superare l'impressione, che produce l'oggettiva relazione di un così chiaroveggente e umano testimone oculare. Chi ha letto una sola volta queste cose non le dimenticherà per tutta la vita. Le tristi condizioni di abitazione del proletariato operaio di Manchester durarono, solo un po' mitigate, al principio dell'età, di cui ci occupiamo, e non si lasciarono indietro se non spesso di troppo le condizioni delle abitazioni proletarie di altri luoghi industriali inglesi e, come vedremo, anche continentali.

A ciò si aggiungeva una insufficiente nutrizione e vestiario, tutte cose, che facilitavano il deterioramento fisico e morale. Del resto l'Engels non disconosceva che la totalità degli operai industriali inglesi non viveva per nulla in queste condizioni indicibilmente sconsolate. Alla miseria della vita privata si accompagnava di frequente uno sfruttamento all'incirca sconfinato dell'energia lavoratrice del proletariato. Le notizie intorno alle condizioni del lavoro inglese, che sono giunte a noi dal principio del XIX secolo, ci appaiono come una grottesca leggenda.

Engels faceva una comparazione fra le sorti del libero lavoratore inglese del 1845 e il servo della gleba del 1145.
« Il servo, scriveva Federico Engels, era un
glebae adscriptus, incatenato alla zolla; anche il libero lavoratore lo é, per mezzo del Cottage-System ; il servo doveva al signore il jus primae noctis, il libero lavoratore deve al fabbricante non soltanto ciò, ma il diritto di ogni notte. Il servo non poteva acquistare nessuna proprietà e il proprietario glie la poteva togliere ; anche il libero lavoratore non ha nessuna proprietà e non può acquistarne nessuna a causa della pressione della libera concorrenza; e ciò che nemmeno il normanno faceva, ciò fa il fabbricante si arroga per mezzo del Truck-system l'amministrazione anche di ciò che può consumare il lavoratore per i suoi bisogni personali. Il rapporto del servo al padrone era regolato per mezzo della legge, le quali erano rispettate perché rispondevano al costume, e per mezzo del costume medesimo ; ma il rapporto del libero lavoratore al proprietario è regolato da leggi, che non sono rispettate perché esse non rispondono né al costume, né all'interesse del padrone. Il padrone del suolo non poteva liberare il servo dalla zolla e nemmeno la zolla dal servo, cioé in generale non poteva venderlo; la moderna borghesia costringe il lavoratore a vendersi esso stesso. Il servo era schiavo del pezzo di terra sul quale era nato ; il lavoratore é schiavo dei bisogni più necessari e del denaro.
Entrambi sono schiavi della cosa. Il servo ha una garanzia per la sua esistenza nell'ordine sociale feudale, nel quale ognuno ha il posto proprio ; il libero lavoratore non ha nessuna garanzia, poiché egli ha un posto nella società soltanto quando la borghesia ne ha bisogno ; altrimenti egli é ignorato o considerato come non esistente. Il servo si sacrifica al suo signore in guerra ; il lavoratore delle fabbriche, in pace. Il signore del servo era un barbaro, egli considerava il suo servo come un capo di bestiame ; il signore del lavoratore é un civilizzato, egli considera questi come una macchina. Breve, la cosa é la stessa e se c'é svantaggio da qualche lato, lo svantaggio é tutto dalla parte del libero lavoratore
» (F. ENGELS, Lage der arbeit. Klasse in Engl., 2a ed., pag. 187).

Né sembra che sia retorica. Il signor SchulzeGaevernitz, che probabilmente non aveva sotto gli occhi il quadro dell'Engels, scrive: «Si é parlato di schiavi bianchi prodotti dal moderno sistema delle fabbriche. Questa è qualche cosa più di una semplice maniera di dire ; poiché nonostante qualche esterna differenza, le condizioni del proletariato operaio generata dalla grande industria, somiglia intimamente a quella degli schiavi in ciò che esso sembra senza alcuna speranza incatenato al minimo delle sussistenze e che manca nell'operaio alcun interesse al suo lavoro. Da ciò gli osservatori contemporanei trassero la legge di bronzo del salario: essi avevano innanzi agli occhi, come é dato a noi vedere, solo quella fase industriale che segna la transizione dalla piccola alla grande impresa e che si prolunga soltanto dove il passaggio é ritardato» (
SCHULZE-GAEVERNITZ, loc. cit., pag. 42).

Il professore Adolfo Herkner racconta nella sua nota opera "La questione operaia" un fatto indubitabile, che dà un concetto palpitante della generale valutazione del lavoratore inglese nel primitivo periodo industriale:
"Interrogato da una commissione della Camera alta, se la durata del lavoro per 16, 17, 18, e perfino per 23 ore fosse dannosa a giovanetti, un medico si espresse in senso negativo".
All'ulteriore domanda:
"Siccome lei mette in dubbio che un ragazzo debba soffrire per un lavoro di 23 ore, sarebbe in dubbio anche per un lavoro di 24 ore?"
Egli dichiarò:
" Io non sono in grado d'indicare un limite sotto le 24 ore".
"Fatti straordinari mi hanno dato motivo di dubitare dei luoghi comuni, che si spacciano intorno a questa materia".
E così parlava non solo un medico, ma parecchi".

Le sorprendenti opinioni degli specialisti sulla dietetica della forza lavorativa umana erano, purtroppo, tutt'altro che facezie teoriche. Per una cultura morale e intellettuale delle moltitudini mancava nel proletariato industriale inglese, in generale, ogni base, prima della seconda metà del secolo.

Secondo l'eccellente opera di Gustavo Steffens "L'Inghilterra come potenza mondiale e come Stato civile" nel periodo tra il '30 e il '40 imparava gli elementi della lettura in Leeds un bambino su 41, in Birmingham uno su 38, in Manchester uno su 35, in Londra uno su 27.
Anche l'Engels ricorda esempi di ignoranza, che gettano la più brutta luce sulle condizioni dell'istruzione popolare inglese del periodo fra il '40 e il '50.

Non erano, per lo più, malanni sociali, che spiegano la continua ascesa delle cifre della criminalità inglese? Secondo le tabelle ministeriali della delinquenza in Inghilterra e nel Galles il numero delle catture criminali sommava:
nell'anno
» » 1805 a 4.605
» » 1810 » 5.146
» » 1815 » 7.898
» » 1820 » 13.710
» » 1825 » 14.437
» » 1830 » 18.107
» » 1835 » 20.731
» » 1840 » 27.187
» » 1841 » 27.760
» » 1842 » 31.309
Queste cifre gravano soprattutto su i distretti industriali. Dalle indagini giudiziarie risultarono del resto interessanti fatti sul rapporto fra delinquenza e istruzione.
Nel 1842 cioè di 100 delinquenti in media 32,35 non sapevano né leggere né scrivere: 58,32 solo appena appena: 6,77 bene: 0,32 avevano avuto un'istruzione superiore. Per un resto di 2,34 mancano le notizie.

Le condizioni inglesi offrono l'immagine più espressiva della degenerazione proletaria. L'Inghilterra ha la più notevole storia industriale e quindi anche la più notevole storia operaia.
La storia dell'industria inglese fu con i suoi fenomeni concomitanti l'archetipo dell'evoluzione continentale, maturante più tardi. Non si può comprendere e apprezzare scientificamente la genesi delle dottrine socialiste, né l'importanza storica del movimento operaio, se non si conoscono in qualche modo le reali premesse, da cui risultarono teoria e pratica del movimento operaio.

Ma con la teoria e la pratica del movimento operaio ha soprattutto a che fare il terzo quarto del secolo (1850-1875).

In Francia le condizioni non erano migliori. Così é detto in un rapporto dell'economista I. A. Blanqui intorno allo stato dei lavoratori nel dipartimento della Senna inferiore:
«L'estremo affollamento della popolazione nelle città, i pericoli igienici delle abitazioni, esempi contagiosi, gli abusi del regime industriale, l'incertezza dei rapporti di lavoro, la trascuratezza dei fanciulli, sono questi i contrassegni generali dei grandi centri industriali, e questi contrassegni si trovano nella più notevole intensità nel territorio della Senna inferiore.
Questi sono i motivi, per cui questo dipartimento, che tanto si segnala per la sua agricoltura, oggi é infestato dal duplice flagello del pauperismo e delle utopie, e si trova al primo posto fra tutti i focolari di disordini sociali.
Per ciò si tratta di mostrare i punti più sensibili della sua costituzione industriale.
I due fenomeni più deplorevoli sono le tristi condizioni igieniche delle abitazioni e l'abuso del lavoro industriale dei fanciulli. Su questa via si trasmette il male di generazione in generazione. Sempre di nuovo coglie i fanciulli nella loro prima età adolescienziale; sempre di nuovo crea una popolazione malaticcia, inferma, che la priva ad un tempo della forza di resistenza fisica e del suo valore morale.
Comunque Stato e Comuni possano fare sforzi, per quanto si affatichino a curare anche la divulgazione della cultura o istruzione, finché il fanciullo non può nascere e vivere in una casa sana e passabile, finché é legato alla fabbrica prima del tempo, invece di frequentare la scuola, non c'é niente da sperare per l'elevazione fisica e morale delle classi lavoratrici.

Lo stato veramente deplorevolissimo delle abitazioni operaie di Rouen... esige nel nome del pudore e dell'umanità una riforma radicale, energica e immediata. Profondamente convinto dell'influsso decisivo che questa riforma eserciterebbe sulla classe lavoratrice, mi sono risoluto a palesare il male in tutto il suo orrore e ad appellarmi dal fondo dell'anima mia a tutti gli uomini d'onore, a tutte le madri di famiglia per scongiurare una calamità, che ancor oggi appena si conosce.
Non basta dire crude verità ai lavoratori, se essi deviano dal retto sentiero...

L'intera Francia deve sapere finalmente che migliaia d' uomini accanto a noi vivono in uno stato che é peggiore dello stato di natura; poiché i selvaggi hanno luce, ma gli abitanti del quartiere urbano di Saint-Vivíen non ne hanno. Queste orribili abitazioni costano tra 60 centesimi e 2 franchi la settimana. Quasi mai ci sono vetri nei telai delle finestre. I pianterreni sono in qualche luogo così umidi che le loro pareti sono coperte di muschio... I proprietari delle case, spesso poveri come i loro affittiuari non fanno alcuna riparazione ...

L'unico rimedio sarà la demolizione... Nessuno potrebbe valutare il totale abbattimento di queste misere abitazioni secondo il suo valore e il vantaggio. Di qui dipende la rovina della famiglia... Il padre si affretta a fuggire da questa inospitale casa e cerca nella bettola un asilo contro l'orrore, che la casa gli suscita.
La moglie vi rimane sola con i figliuoli, se non é costretta dalla fame a lasciare i ragazzi a sé stessi o alla vigilanza d'una bonaria vicina. L'uomo torna a casa solo per sospirare o per imprecare, e si avvezza un po' per volta alle maniere brutali, che mettono alla disperazione la parte più debole e infelice della famiglia.

Io ho studiato con scrupolosa cura la vita privata di numerosi lavoratori ed oso affermare che lo stato antigienico delle abitazioni é la radice di tutta la loro miseria, di tutte le loro colpe, di tutta la loro disgrazia sociale... Con rare eccezioni si può con il semplice esame delle abitazioni giudicare delle condizioni sociali d'una famiglia operaia ».

Ancor più orribili erano le relazioni intorno allo stato degli operai industriali di Lilla. Basta con queste tristissime cose. Nell'osservazione scientifica s'affaccia la domanda: Come si spiega l'incontro verticale miseria, sotto la cui pressione viveva la classe lavoratrice dei nostri paesi civili nella seconda metà del XIX secolo?
Le cause stavano nello sviluppo della grande industria, che risale alla fine del secolo XVIII e che modificò la costituzione del corpo sociale, in modo che il pensiero sociologico trapassò dalla dottrina liberale del XVIII secolo a idee diverse di ordinamento socialistico.
L'evoluzione della grande industria però interessa sotto duplice aspetto; sotto quello tecnico e sotto quello economico. Il lato tecnico della grande industria è contrassegnato dall'uso della macchina da lavoro: il lato economico dell'accumulazione del capitale.

 

LO SVILUPPO DELL'INDUSTRIA

Federigo von Hellwald, l'autore d'una storia della civiltà, scritta conforme allo spirito darwiniano, dichiara a buon diritto: « La macchina, più che la filantropia, ha abolito la schiavitù e la servitù della gleba, ma solo per sostituirle con una schiavitù d'altra specie. Essa ha generato il quarto stato ».
Questi sono gli effetti sociali della macchina; la quale non ha in fine nessun potere metafisico. Eppure essa ha conseguito risultati, che più o meno si sottraevano ad ogni arbitrio umano. Le invenzione tecniche da principio furono dovute ad impulsi economici altrettanto spesso che ad un'indipendente sperimentazione scientifica. Ma l'utilizzazione economica delle invenzioni tecniche, da cui derivano gli effetti civili e soprattutto sociali della macchina, è, in ogni tempo, dipesa immediatamente da determinati motivi economici.

Così è assodato che senza l'introduzione della macchina da lavoro nel processo della produzione sarebbe stato impossibile l'immenso sviluppo del patrimonio capitalistico, ma che anche la formazione materiale delle macchine da lavoro presupponeva notevoli accumulamenti di capitale.
Il carattere giuridico di proprietà del capitale qui per i principi non sarebbe venuto in questione, ma ci venne storicamente. Poichè é un evidente fatto storico che l'ordinamento economico del capitale privato ha in numerosissimi casi ostacolato l'enorme sviluppo della tecnica industriale, o per lo meno lo ha svalutato.

Lo stile del lavoro tecnico era nella prima metà del secolo essenzialmente diverso da quello della seconda: esso non era scientifico, ma primitivo. «Senza esperienza», disse recentemente un oratore ufficiale del Politecnico d'Aquisgrana, «senza calcoli si collocarono con libero sentimento tecnico ponti ad arco di ghisa, che ancor oggi servono al loro scopo. La fiducia in essi però non si radicò, nel difetto d'ogni fondamento scientifico».
Una tecnica ferroviaria scientifica incominciò a fiorire più energicamente solo nel quinto decennio del secolo XIX.

Anche nella produzione di macchine da lavoro industriale proprio di questo periodo si imposero le norme di un rigidissimo carattere scientifico. Un conoscitore della storia industriale, l'ingegnere e professore Oechelhuser, ha espressamente richiamato l'attenzione su questo fatto.
D'altra parte, la produzione delle macchine da lavoro aveva potuto fin dai tempi più remoti mancare almeno di un calcolo scientifico. Il professore Werner Sombart scrisse nella sua Economia del Popolo tedesco nel secolo XIX. «L'invenzione della macchina a vapore, che indubbiamente è una figlia del pensiero scientifico naturalistico, appartiene del tutto al secolo XVIII. Ma non dobbiamo dimenticare che, se anche l'idea della macchina a vapore, che è nata dal moderno spirito scientifico naturalistico, si svolse nel secolo XVIII, però la sua attuazione rimase legata fin
dentro nel secolo XIX alle limitazioni della tecnica empirica, ed erano limitazioni molto rigide.
Con cesello, martello, e con semplicissimi apparecchi di trivella si effettuò al principio del XIX secolo la costruzione delle macchine; era piuttosto ancora opera del falegname che del magnano, poiché il ferro era trattato in maniera empirica, all'antica, e non si trovava in quantità indeterminata. Cosicché possiamo dire a ragione: anche l'era della macchina a vapore comincia solo nel XIX secolo, massimamente in Germania".

"Ciò che vale però per le macchine a vapore, non vale meno per tutte le macchine da lavoro... Anche esse non si debbono considerare appartenente alla tecnica moderna, finchè la loro preparazione avviene in forma puramente empirica, come succedeva tuttavia dovunque al principio del secolo XIX".

Tra il 1840 e il 1860 si succederono uno dietro l'altro quegli efficaci risultati dell'investigazione scientifica naturalistica, che acquistarono subito dopo tale data, il titolo di età scientifico-naturalistica, e avviarono anche per la tecnica un periodo di procedimenti veramente razionali.
Fino dal 1828 Federigo Wóhler rimosse con la sintesi dell'urea il mistico orrore davanti alla materia organica; la teoria metafisica della biodinamica era distrutta.
Nel 1842 Roberto Mayer nelle sue ricerche intorno al calore scoprì la legge della conservazione dell'energia. Nel 1844 Liebig stampò le sue preziose lettere chimiche; nel 1856 Helhmholz incominciò a pubblicare il suo Manuale dell'ottica fisiologica: nel 1859 Darwin pubblicò la Formazione della specie mediante la selezione naturale; e nell'anno medesimo Bunsen e Kirchhoff analizzarono lo spettro.

In molti casi cominciò ad operare sulla tecnica contemporanea direttamente il singolare risultato scientifico-naturalistico, in tutti lo spirito scientifico indirettamente. L'opera tecnica dell'inventore divenne, sotto l'influsso della scienza naturale, per dirlo col Sombart, riferendosi alla medicina: «da quella che era un'occupazione dilettantesca esercitata, occasionalmente da parroci pieni di spirito e da ingegnosi barbieri, un'attività professionale di dotti specialisti ».

Come si espresse il Sombart in quella energica caratteristica generale: «L'audacemente provocatorio: io so! si sostituisce al modesto orgoglioso: io posso! Io so, perchè i pilastri di legno di un ponte non infradiciano, se stanno nell'acqua; io so, perché l'acqua tien dietro al pistone di una tromba; io so, perché il ferro si fonde se v'introduco dell'aria; io so, perché la pianta cresce meglio se concimo il terreno; io so, io so, io so: questa è la divisa dei nuovi tempi, con cui il processo tecnico si modifica fondamentalmente ».

È facile, scorgere che una tecnica scientifica assicurava l'economia della produzione delle macchine in misura ben diversa dall'antica tecnica empirica. Ma il fatto era economicamente decisivo. Le invenzioni tecniche fondamentali, perfino le premesse dell'industria elettrotecnica, appartengono alla prima metà del XIX secolo, anzi alla fine del XVIII. Nella seconda metà del XIX secolo si trattò di circa due:
principalmente della diffusione delle invenzioni tecniche nel campo così progredito della produzione, poi d'un ininterrotto perfezionamento di queste invenzioni;
di un aumento scientificamente organizzato della loro produttività qualitativa e quantitativa, in altre parole, della loro forza e della loro precisione.

Il periodo, di cui ci occupiamo, é contrassegnato anche da parecchie notevoli innovazioni tecniche! Nel 1860 il francese Lenoir costruì il prototipo del motore a gas, che in breve tempo l'industria automobilistica, incominciò a celebrarne il suo trionfo.
D'importanza incomparabilmente maggiore fu, d'altra parte, la scoperta del principio della dinamo nel 1867 per opera di Werner Siemens, il quale assicurò l'avvenire della produzione dell'energia elettromagnetica. Nessun Tedesco deve ricordare il nome di Werner Siemens senza ammirazione. La personalità del Siemens era un'unità singolare di grande organizzatore, di geniale ingegnere, di uomo lucido, dal cuore ardente; forse il più nobile tipo nella storia degli industriali tedeschi. Il
Siemens ha raccontato la sua vita in un'opera straordinariamente simpatica: Ricordi della mia vita, comparsi nell'ultima edizione nel 1885. Questa autobiografia é la storia dell'evoluzione della grande industria tedesca in generale, guardata per il tramite d'uno spirito oltremodo personale; un'opera, che appartiene al meglio della nostra letteratura.

Ancora un'invenzione tecnica d'importanza mondiale sta nei limiti del nostro periodo, poiché nel 1860 il fisico tedesco Filippo Reis concepì il primo telefono elettrico. Anche la trivellazione della prima sorgente petrolifera, avvenuta nel 1859, non può essere dimenticata in questa nostra esposizione. Assai significativo per l'incremento dell'industria é il numero delle macchine a vapore, il quale salì negli anni e nei paesi seguenti:

Come si comportò nel grande processo dell'evoluzione tecnica il capitale?
Il 1848 fu uno degli anni più importanti nella storia della nuova economia europea. In questo anno avvennero tre notevoli scoperte in tre luoghi: le scoperte dei giacimenti auriferi californiani e australiani, e quelle delle miniere di mercurio americane.
Presso la Banca prussiana i depositi privati volontari dal gennaio all'agosto 1851 salirono da 4.75 a 9,33 milioni di talleri: «cosicché la banca, che non sapeva che cosa farsi del denaro, si vide il 1° ottobre 1851 costretta al provvedimento senza esempio nelle aziende bancarie di preavvisare il periodo più lungo, in cui i depositi privati potevano rimanere presso di essa ».

Le riserve metalliche della Banca prussiana salivano il 1° gennaio 1851 a 10,8 milioni di talleri; ma il 31 ottobre 1851 erano già a 23,7 milioni di talleri. L'enorme sovrabbondanza di metalli nobili provocò, nell'intero cerchio della sua efficacia, una frettolosa attività di fondatori di industrie; tal quale come in seguito il risarcimento di guerra francese del 1871 produsse in Germania una febbrile speculazione capitalistica.
In misura maggiore che questa età più recente il principio del periodo tra il 1850 e il 1860 merita il nome di una vera e propria età di fondatori d'industrie.

Appunto quel periodo più antico dei creatori d'industrie vide il trionfo della forma moderna delle imprese dovute al gran capitalismo, cioè la società per azioni. Delle 3712 società per azioni, esistenti nell'Impero tedesco nel 1896, si formarono notoriamente 179 dal 1850 al 1860, 242 dal 1861 al 1870.
Inoltre é accertato l'anno della fondazione soltanto di 3077 società. È assai istruttiva la partecipazione dei singoli rami della produzione alla costituzione delle società per azioni in Germania. Qui seguono le cifre:

Nel 1855 il capitale delle società ferroviarie francesi fu valutato a 1951 milioni di franchi, quello delle società di credito francesi a 867 milioni; nel 1864 il capitale azionario delle società ferroviarie francesi ammontava a quattro miliardi.
La società della linea Parigi-Orleans distribuì per lunghi anni dal 1865 quasi regolarmente dividendi di 11,2 per cento; la società del Chemin de fer de l'Est dal 1863 in media per lunghi anni dividendi di 6,50 per cento.
Quale punto dello sviluppo della grande banca moderna si segnala la fondazione del Credit mobilier parigino, avvenuto alla fine del 1852 sotto gli auspici di Napoleone III, per opera dei fratelli Emilio ed Isacco Péreire, due ebrei portoghesi. Non è privo d'interesse che questi due ingegneri organizzatori del capitale francese e internazionale partivano da idee socialiste: essi erano impressionati dalla dottrina scientifico-finanziaria del sansimonismo.

Lo sviluppo del cotonificio inglese e dell'esercizio in media é dimostrato dal professore Giulio Lehr nel suo libro, uscito postumo nel 1895, intorno alla. produzione e al consumo mediante le seguenti cifre. In Inghilterra esistevano:

Le ricerche statistico-industriali della Prussia e dell'Unione doganale del periodo fra il 1860 e il 1870 furono elaborate dagli economisti Viebahn e Schmoller. Dalla solida opera dello Schmoller "Per la storia della piccola industria tedesca nel XIX secolo" si può, per esempio, ricavare che addirittura la produzione alimentare della Prussia era già prevalentemente industriale.
Secondo lo Schmoller le fabbriche prussiane per oggetti di consumo avevano nel 1861 un complesso di 168.963 persone; le botteghe dell'industria alimentare invece un personale di 107.092.
Se con Schmoller noi mettiamo insieme le cifre delle persone occupate nelle fabbriche alimentari, nelle botteghe di generi alimentari e alberghiera, nel commercio delle vettovaglie, del vino e dei cereali, ne risulta per il 1861 un numero di 450.000 persone occupate nell'industria alimentare.

Quanti ne spettavano a industrie in grande? Delle 50.319 fabbriche, mulini e stabilimenti 338 impiegavano un complesso di oltre 50 persone. Il numero degli addetti ai 338 grandi stabilimenti sommava a 50.245; erano in un computo relativo l'11 per % delle 450.000 persone occupate nell'industria alimentare.
La grande industria era la forma preferita dalla produzione dello zucchero, il cui personale nel 1861 toccava una media di 159 persone.

Ma manca una parte nel quadro della vita economica della seconda metà del XIX secolo, se non c'indugiamo un momento nella considerazione dello sviluppo delle comunicazioni e dello scambio internazionale delle merci, che si svolge parallelo al primo.
Secondo i dati della Grande encyclopédie, in Francia nel terzo quarto del secolo XIX il rapporto fra la superficie, il numero degli abitanti, la lunghezza delle rotaie, il trasporto dei passeggeri e il movimento postale era questo:

 


La Germania nel 1850 era rappresentata da due navi a vapore. L'aumento della celerità nel viaggiare si ricava dalle seguenti cifre. Il tempo della traversata da Liverpool a Nuova York richiedeva nel 1850 13 giorni, nel 1860 11, nel 1870, 9 giorni.
Sotto ogni aspetto la costruzione delle navi si ammodernava. Le marine mercantili si adoperavano a ingrandire la capacità delle loro navi e al tempo stesso ad accrescere la forza motrice delle macchine il più possibile. Ogni perfezionamento del carattere tecnico della navigazione importava una diminuzione del premio d'assicurazione, quindi un forte risparmio nel trasporto delle merci.
L'applicazione del vapore alla navigazione significava un'elevazione dell'industria del ferro: la navigazione a vapore esigeva il passaggio dai materiali da costruzione di legno a quelli di ferro.
Il progresso nello sviluppo delle ferrovie risulta dal seguente prospetto internazionale. Il nostro pianeta possedeva:

La Germania non rimase addietro in questa evoluzione, quantunque da per tutto all'introduzione di questa innovazione si opponesse una vera diffidenza. Il Treitschke racconta nel quarto volume della Storia tedesca un aneddoto divertente. Il consiglio superiore medico di Baviera avrebbe ammonito seriamente il Re Luigi I che il vapore avrebbe immancabilmente prodotto ai viaggiatori e agli spettatori gravi malattie cerebrali, e per porvi quindi riparo, almeno per gli spettatori, il piano della ferrovia dovrebbe esser recinto da un alta impalancatura. La storia procede oltre queste ingenue considerazioni.

Secondo Sombart la lunghezza delle ferrovie in Germania assommava:

Un economista francese calcolava per il 1864 il risparmio, derivante dall'uso della ferrovia, nel movimento di merci e di passeggeri in confronto del trasporto non meccanico, a 500 milioni di franchi; quindi gli interessi di un capitale di dieci miliardi, mentre il capitale allora investito nelle strade ferrate francesi arrivava soltanto, come abbiamo visto, a quattro miliardi.

Il cavo sottomarino fra Dover e Calais è stato già ricordato. L'impresa dell'americano Ciro Field, che nel 1854 tentò di congiungere mediante un cavo l'America e l'Europa, fallì per deficienze tecniche. Dopo parecchi tentativi andati a monte la congiunzione alla fine riuscì; il 27 luglio 1866 gli ingegneri del «Great Eastern» compirono l'opera, di cui - in quel periodo - non vi é l'uguale per importanza nel campo della civiltà.

Finalmente bisogna ricordare l'opera grandiosa del francese Lesseps, che con indomabile energia eseguì il taglio dello stretto di Suez. Assai caratteristico nella storia del traffico internazionale é lo sviluppo delle esposizioni mondiali. La prima esposizione universale avvenne a Londra nel 1851. I dati statistici, anche se molto differenti fra loro, intorno a questa prima esposizione e alle successive sono oggi così accettati:

(da Arturo Labriola - Storia del Capitalismo")
"La storia della macchina a vapore è stata fatta tante volte che non vale più la pena di ripeterla. Sappiamo che l'invenzione di Newcomen, perfezionata da Watt (Vedi la storia in SCEIVENOR, History of the iron trade, pag. 91 e seg.), fu dapprima usata per il prosciugamento delle miniere, poi trovò una larga applicazione nella metallurgia. Così in due diversi modi questa invenzione creava una ricchezza, che fino allora gli uomini non avevano avuto a loro disposizione e nello stesso tempo una domanda di lavoro, che il vecchio sistema manifatturiero non avrebbe potuto mai presentare.
Ma mentre nell'ora stessa in cui la concorrenza della macchina operatrice muoveva le braccia come l'uomo, essa faceva strage in mezzo ai lavoratori, disoccupandone ogni giorno una massa sempre maggiore; la macchina motrice apriva al suo impiego campi fino allora nemmeno sognati e con le infinite possibilità di sviluppo che sembravano celarsi nel suo seno, distruggeva la minaccia contenuta nella adozione del sistema meccanico per gli operai
.

"La macchina a vapore creava la metallurgia, sviluppava l'industria mineraria - aprendo campi nuovi al lavoro umano - ma doveva poi interamente rivoluzionare l'industria dei trasporti, tanto terrestri che marittimi.

"Lo sviluppo, dovuto al vapore, dei mezzi di trasporto e di penetrazione, mise tutti gli uomini in rapporto fra di loro e creò il mercato universale. Un colpo d'occhio alle due tabelle che seguono mostra in quali proporzioni l'industria dei trasporti si é estesa (
CAUDERLIER, op. cit., pag. 156)

SVILUPPO DEI MEZZI DI TRASPORTO NEL XIX SECOLO.

Marina (merci in tonnellate)

Anni - - - - Battelli a vapore - - Velieri - - - - - - Totale

1816 - - - - - - 1.500 - - - - - 3.415.100 - - - - - -3.410.600
1830 - - - - - 30.200 - - - - - 4.016.000 - - - - - - 4.040.200
1840 - - - - - 97.000 - - - - - 4.556.000 - - - - - - 4.653.000
1850 - - - - 216.800 - - - - - 6.983.900 - - - - - - 7.200.700
1860 - - - - 764.600 - - - - 10.712.000 - - - - - 11.476.600
1870 - - - 1.109.100 - - - - 12.352.600 - - - - - 14.061.700
1880 - - - 4.745.700 - - - - 12.267.500 - - - - - 18.013.000
1890 - - - 8.286.747 - - - - 10.540.051 - - - - - 18.826.798
1900 - - 12.165.251 - - - - - 8.347.596 - - - - - 20.512.877


"Come si vede, l'incremento maggiore si é avuto nei trasporti a vapore. I battelli a vela hanno avuto anch'essi una certa espansione proporzionale allo sviluppo del traffico, ma ci vuol poco a capire che l'incremento avutosi nella navigazione a vela é un risultato dello sviluppo del traffico e della espansione del mercato, entrambi effetto della introduzione dei nuovi sistemi produttivi.

"Purtroppo le scoperte tecniche della nuova epoca - quelle scoperte tecniche a cui si doveva l'enorme accrescimento del prodotto della società - dovevano porre il capitale su di un piedestallo, dal quale il lavoratore non sarebbe riuscito più a farlo scendere.
L' alto costo delle nuove macchine spostava dalla parte del capitale il predominio economico. Quelle ricchezze inoperose, che si erano venute accumulando nel corso del processo storico, con lentezza più o meno grande, trovavano adesso un campo dove investirsi. La macchina conferiva subito un monopolio rispetto al lavoratore e al produttore indipendente. Il capitalista sapeva bene che producendo secondo i nuovi sistemi, il più basso costo del proprio prodotto gli avrebbe permesso di sottrarre ai produttori indipendenti, ai manifattori delle più varie specie, i loro clienti
(« Capitalism obtained a footing and held its ground in the cloth trade, because of the facilities which the wealthy man enjoyed for purchasing materials, or for meeting the market The invention of mechanical appliances for the textile trades gave a still greater adpantage to the richer employer, as compared with the domestic weaver », CUNNINGHAM, The growth of english industry in modern times, vol. III, pag. 614 e seg.).

"Il meccanismo segna l'epoca del trionfo del capitalismo nella produzione. Data infatti dal sistema automatico l'assoggettamento della produzione -rimasta sinora aperta ai manifattori indipendenti al capitale. Ma col macchinismo divien necessario adottare anche altri sistemi di gestione industriale. Bisognava abbandonare completamente la tradizione. Occorrevano uomini nuovi, gente che comprendesse le nuove esigenze industriali. Sorse così la classe degli imprenditori, i quali toglievano a prestito i capitali dalla gente ricca del loro paese e li investivano nelle industrie (
« The most vital changes hitherto introduced into industrial life, centre around this growth of business UNDERTAKERS », A. MARSHALL, Principles of Economies, 25 ed., pag. 37).

"Gli imprenditori organizzarono il nuovo sistema produttivo e regolarono i rapporti della fabbrica. I capitalisti si limitavano a percepire gli interessi del loro capitale; anzi nacque così la differenza fra l'interesse puro del capitale e il profitto dell'imprenditore.
Il profitto dell'imprenditore era la differenza che restava dal prodotto netto, dopo pagati gli interessi del capitale. Si farneticò dopo se fosse il compenso del lavoro di direzione o del rischio che l'imprenditore si assumeva. Lì per lì, quando il sistema nacque, evidentemente le cose dovettero essere considerate in altro modo. L'imprenditore era colui che aveva fiducia nel nuovo sistema e vantava evidentemente un diritto a goderne i vantaggi maggiori. Quanto al capitalista, esso si limitava a impiegare capitali forse nelle sue mani inoperosi."
(Arturo Labriola - Storia del Capitalismo")

Ma com'era prevedibile: I problemi suscitavano i problemi, non solo di natura scientifica e finanziaria ma anche sociale. E infatti ora passiamo a questi problemi che in breve tempo nacquero e sorsero in parallelo :

segue:

215. 24)- * SORGONO LE NUOVE DOTTRINE ECONOMICHE
* GLI INIZI DEL MOVIMENTO OPERAIO > > >

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