RELAZIONE DELL'AMMIRAGLIO ERNEST J. KING
Comandante in Capo della Flotta degli Stati Uniti e Capo delle Operazioni Navali


LA GUERRA NEL MEDITERRANEO

GLI SBARCHI NELL'AFRICA SETTENTRIONALE

Nel luglio 1942, dopo parecchi mesi di discussioni e di studi da parte degli Stati Maggiore Riuniti Alleati, fu deciso di effettuare degli sbarchi nell'Africa settentrionale e di metter là le nostre truppe di fronte all'esercito tedesco. L'importanza strategica di questa mossa appare oggi più evidente che mai, giacchè le truppe che sbarcarono in Nord-Africa passarono poi dalla Sicilia alla penisola italiana, dove impegnarono ingenti forze terrestri nemiche.

L'invasione dell'Africa settentrionale era un'operazione molto complicata: anzitutto, data l'incertezza dei rapporti tra le forze francesi in quella zona ed il governo di Vichy, la situazione politica nell'Africa settentrionale andava trattata con la massima accortezza diplomatica. Evidentemente, noi avevamo tutto l'interesse ad effettuare gli sbarchi senza incontrare resistenza: tutto stava dunque a persuadere i Francesi a non opporsi alla nostra azione. Tuttavia, non potevano rischiare di rivelare i nostri piani; dovemmo quindi trattare con le autorità francesi con la massima discrezione. Avvenne così che le truppe francesi resistettero all'inizio, ma pochi giorni dopo aderirono ad un armistizio.

Si presentava poi un'altra difficoltà di esecuzione: era stato deciso che le forze partecipanti all'invasione dovessero consistere di unità britanniche ed americane; ed il carattere delle operazioni era tale, che le forze americane dovevano essere parte dell'esercito e parte della marina. Furono quindi stabilite in conformità le gerarchie tra i comandanti: il tenente generale (ora generale) Eisenhower fu nominato comandante in capo delle forze alleate; l'ufficiale di marina più elevato in grado alle sue dipendenze era l'ammiraglio Sir Andrew Browne Cunningham, della marina britannica.

Il piano prestabilito prevedeva tre punti di attacco: Orano ed Algeria, entrambi porti algerini del Mediterraneo, e Casablanca, sulla costa atlantica del Marocco francese. Le forze di assalto destinate ad eseguire gli sbarchi ad Orano e ad Algeri consistevano di truppe dell'esercito americano appoggiate da unità navali britanniche (salvo piccole eccezioni). Le forze d'assalto assegnate allo sbarco a Casablanca consistevano interamente di forze americane. La presente relazione tratta soprattutto della partecipazione navale americana a queste operazioni.

Il contrammiraglio (ora vice-ammiraglio) H. K. Hewitt, a cui fu affidato il comando delle forze navali americane destinate ad appoggiare lo sbarco a Casablanca (il maggiore generale-ora tenente generale-George S. Patton comandava le truppe dell'esercito nell'attacco) lasciò gli Stati Uniti il 24 ottobre, e tutto il movimento si svolse senza incidenti. Il 7 novembre le forze si separarono ed i tre gruppi d'assalto, la forza di copertura (agli ordini del contrammiraglio R. C. Giffen) e le squadre aeree procedettero indipendentemente verso le posizioni loro assegnate per le operazioni di sbarco.

LE OPERAZIONI NEL MAROCCO FRANCESE

no svolte da forze americane al comando del contrammiraglio Hewitt, fino a quando il quartier generale del generale Patton non fu stabilito sulla spiaggia ed egli non fu pronto ad assumere il comando. II nostro piano prevedeva uno sbarco principale a Fedala, a circa 22 km. a nord di Casablanca ed a Safi, a 200 km. a sud di Casablanca. L'obiettivo dello sbarco principale era l'occupazione di Casablanca dalla parte di terra; quello dello sbarco a Port Lyautey era l'aerodromo poco distante; quello dello sbarco a Safi, in primo luogo l'occupazione del porto mediante un attacco frontale e poi l'eventuale assistenza nell'occupazione di Casablanca.

Nelle prime ore del mattino dell'8 novembre, poco dopo lo sbarco delle nostre truppe, le batterie costiere aprirono il fuoco sulle forze navali che proteggevano lo sbarco a Fedala. Queste batterie costiere furono impegnate a varie riprese durante tutta quella mattina dall'Augusta, dalla Brooklyn, e da cacciatorpediniere di scorta.
Nelle prime ore del pomeriggio le batterie costiere di Punta Fedala erano in nostre mani.
L'8 novembre ebbero luogo tra Fedala e Casablanca parecchie azioni navali. Poco dopo l' alba otto sottomarini lasciarono Casablanca, ed altri tre furono affondati agli ormeggi. Nelle prime ore del mattino due cacciatorpediniere capo-flottiglia francesi e cinque cacciatorpediniere fecero una sortita e si misero in posizione di fronte a Fedala, ma il tiro delle nostre artiglierie li costrinse a ritirarsi. Poco dopo l'incrociatore leggero francese Primaguet uscì anch'esso e raggiunse gli altri cacciatorpediniere francesi al largo del porto. La formazione dirimpetto a Fedala fu subito impegnata dall'Augusta e dalla Brooklyn e dalle navi di copertura. Ad eccezione di una nave di trasporto di truppe, che riuscì a rientrare in porto, tutte le navi francesi furono o affondate o costrette ad arenare. Nel frattempo, la nostra forza di copertura, che comprendeva la Massachusetts, la Wichita e la Tuscaloosa, più quattro cacciatorpediniere, scambiarono dei tiri d'artiglieria con le batterie costiere di El Hank, con la corazzata francese Jean Bart, che era all'ancora in porto, e con le forze francesi che erano uscite da Casablanca.

Un'altra azione ebbe luogo il 10 novembre. Nel tardo pomeriggio le navi nemiche si misero in posizione fuori del porto di Casablanca ed aprirono il fuoco sulle nostre truppe che rano già a terra: dopo ciò, l'Augusta e quttro cacciatorpediniere si piazzarono di fronte a Casablanca ed impegnarono le due navi nemiche. Mentre era in quella posizione, l'Augusta fu presa di mira dalle artiglierie della Jean Bart, per cui l'Augusta ed i cacciatorpediniere di scorta si ritirarono immediatamente.
La Jean Bart, tra l'8 ed il 10 novembre, era stata affondata mentre era all'ormeggio, ma l'acqua nel porto era bassa, ed essa poteva continuare a tirare.
Grazie all'eliminazione delle forze francesi a Casablanca, gli sbarchi a Fedala furono coronati da successo, ma le perdite successivamente subite furono gravi.
L'11 novembre furono silurati le navi da trasporto di truppa Joseph Hewes, la petroliera Winooski ed il cacciatorpediniere Hambleton. La Hewes "colò a picco in un'ora; le altre due navi furono più tardi rimorchiate a Casablanca per le necessarie riparazioni. Il 12 novembre le navi da trasporto di truppa Hugh L. Scott e Edward Rutledge furono silurate e presero fuoco immediatamente. È probabile che tutte queste perdite siano state dovute ad attacchi di sottomarini dell'Asse.

L'ATTACCO A SAFI

L'attacco a Safi fu effettuato in gran parte da due cacciatorpediniere, il Bernadou ed il Cole, appoggiati dall'artiglieria di una squadra di copertura al comando del contrammiraglio L. A. Davidson e consistente della corazzata New York, dell'incrociatore Philadelphia e del cacciatorpediniere Mervine. Il Bernadou, che trasportava truppe dell'esercito, ed il Mervine con a bordo personale di marina, fecero un'audace incursione nel porto nelle prime ore del mattino dell'8 novembre e sbarcarono le truppe senza incontrare gravi difficoltà.

PORT LYAUTEY

Gli sbarchi iniziali a Port Lyautey si svolsero con relativa facilità; ma più tardi le nostre truppe incontrarono tenace resistenza alla foce del fiume Oued Sebou, e le batterie costiere non furono silenziate fino al 9 novembre. Le navi che coprivano gli sbarchi con artiglieria navale ed appoggio aereo erano la Texas, la Savannah ed un certo numero di cacciatorpediniere agli ordini del contrammiraglio Monroe Kelly.

L'OPERAZIONE DI ORANO

L'appoggio navale per gli sbarchi a Orario fu prestato dalle forze navali britanniche. Tuttavia, per facilitare la conquista di Orano, si decise di occupare il porto di Arzeu, a circa 40 km. ad est di Orano; infatti, con un'azione audace e perfettamente eseguita, un piccolo gruppo di assalto, agli ordini del capitano di vascello Walter Ansel occupò il porto nelle prime ore dell'8 novembre.
Un piccolo reparto della marina americana comandato dal capitano di corvetta George D. Dickey fu inoltre destinato ad assistere le forze navali britanniche. Questo reparto, insieme con alcune unità dell'esercito, fu imbarcato su due navi britanniche, la Walney e la Hartlett, che erano prima due battelli della guarda costiera americana; ma entrambe le navi, entrando in porto la mattina del 1° novembre, furono avvistate ed affondate.

L'OPERAZIONE DI ALGERI

Una divisione di quattro navi da trasporto di truppa americane faceva parte della formazione destinata alle operazioni di sbarco ad Algeri; queste navi erano partite dalla Gran Bretagna in modo da arrivare sulla costa algerina contemporaneamente alle forze che giungevano sulla costa marocchina dagli Stati Uniti. Nel tardo pomeriggio del 7 novembre fu silurato il Thomas Stone: le truppe che vi erano imbarcate, scesero nei battelli da sbarco a più di 250 km. di distanza da Algeri. Dopo un viaggio avventuroso, durante il quale alcuni dei battelli andarono perduti, riuscirono a raggiungere la costa algerina: ma, quando arrivarono, le ostilità erano ormai cessate.
La nave da trasporto Leedstown fu attaccata dall'aviazione tedesca la sera dell'8 novembre, ed ancora una volta nel pomeriggio successivo; infine fu silurata ed affondata; le perdite di vite umane furono lievi.

Essendo stato concluso l'armistizio l'11 novembre, cessò la resistenza delle forze francesi e, per ciò che riguarda l'immediata partecipazione delle forze navali degli Stati Uniti, l'operazione ebbe termine. Nel frattempo, tuttavia, fu istituita sulla costa orientale del Marocco francese una frontiera marittima, agli ordini del contrammiraglio John L. Hall, Jr. ed una base di operazioni navali ad Orano, al comando del contrammiraglio A. C. Bennett.
Le forze navali degli Stati Uniti partecipanti a queste operazioni appartenevano alla flotta atlantica.

GLI SBARCHI IN SICILIA

Nel maggio 1943 le forze tedesche erano state eliminate dalla Tunisia, e la nostra potenza offensiva era tale, che potevamo ormai fare dei piani strategici ben definiti, per attaccare il nemico nel suo stesso territorio. Scegliemmo la Sicilia come obiettivo immediato e cominciammo i preparativi per un'operazione anfibia su vastissima scala. In linea generale, l'operazione si svolgeva in due modi: il primo consisteva nell'avvicinare le truppe alle località prescelte per gli sbarchi in navi trasporto e quivi trasbordarle su battelli minori per i veri e propri sbarchi; il secondo consisteva nel trasportare le truppe direttamente alle spiagge dal loro punto d'imbarco.

Come le operazioni dell'Africa settentrionale, gli sbarchi in Sicilia dovevano essere compiuti da forze combinate britanniche ed americane. Al generale Eisenhower fu affidato il comando del corpo di spedizione ed all'ammiraglio Cunningham il comando di tutte le forze navali che prendevano parte all'azione. Agli ordini di questi ufficiali erano tre formazioni, una della quali (con i soliti provvedimenti per il passaggio di comando) agli ordini del vice ammiraglio Hewitt e del tenente generale George S. Patton. L'aviazione era al comando del brigadiere generale (ora maggiore generale) Carl Spaatz. Secondo il piano prestabilito, gli sbarchi dovevano aver luogo in sei punti della Sicilia. Tre di quegli obiettivi, e precisamente Scoglitti, Gela e Licata, sulla costa meridionale della Sicilia, dovevano essere attaccati dal corpo di spedizione americano.
La presente relazione concerne soprattutto le attività delle forze navali americane partecipanti all'azione.

In previsione dell'imminente operazione, navi da trasporto di truppa, incrociatori e cacciatorpediniere furono radunati ad Orano e ad Algeri; parecchi tipi di battelli da sbarco furono concentrati a Tunisi ed a Biserta. Tuttavia ci furono alcune eccezioni in questa distribuzione di navi. Il 5 luglio, le navi più grosse della formazione destinata a Scoglitti lasciarono Orano ed il giorno successivo furono raggiunte dalle navi della squadra diretta a Gela, che aveva salpato da Algeri. Quando la formazione passò davanti a Tunisi ed a Biserta, fu raggiunta dalle imbarcazioni minori.

SCOGLITTI

Lo sbarco a Scoglitti, effettuato nelle prime ore del mattino del 10 luglio e preceduto da bombardamento delle batterie e delle posizioni costiere da parte delle nostre unità navali, incontrò una resistenza relativamente lieve, giacchè le truppe italiane abbandonarono le posizioni al primo attacco. Gli sbarchi a Scoglitti furono in parte eseguiti direttamente dalle navi alla spiaggia, e in parte dalle navi alle imbarcazioni e da queste alla spiaggia; a metà mattina tutte le truppe erano già sulla spiaggia.

GELA

Negli sbarchi a Gela, più che in quelli a Scoglitti, le truppe furono trasportate direttamente sulla spiaggia. Le truppe sbarcarono, conformemente ai piani prestabiliti, e la prima ondata incontrò scarsa resistenza; ma la seconda ondata incontrò violenta opposizione e subì gravi perdite, fino a quando le batterie costiere non furono silenziate dal tiro degli incrociatori leggeri Savannah e Boise.

LICATA

Per lo sbarco a Licata quasi tutte le truppe furono trasportate direttamente da costa a costa con piccoli battelli. Dopo aver incontrato una certa resistenza, occupammo tutta la spiaggia nelle prime ore della mattina e cominciammo a scaricare i rifornimenti. Perdemmo tuttavia il cacciatorpediniere Maddox e lo spazzamine Sentinel, che furono entrambi colpiti da bombe ed affondati.

Dopo lo sbarco a Licata, le forze che vi partecipavano furono sottoposte ad intenso bombardamento aereo, che durò tre giorni. Durante quegli stessi tre giorni il nemico lanciò anche un contrattacco con carri armati, in una posizione da cui poteva colpire le spiagge e le nostre navi. Ma, appena l'attacco coi carri armati si sviluppò, i nostri incrociatori e cacciatorpediniere si accostarono ed aprirono il fuoco contro di essi, prima ancora che potesse entrare in funzione il fuoco anticarro dalla spiaggia. Il tiro delle artiglierie navali fu tanto efficace, che i carri armati furono costretti a ritirarsi. Il momento avrebbe potuto diventare critico: infatti, se non ci fosse stato il tiro di appoggio dalle nostre navi o se esso fosse stato meno perfetto, le nostre truppe di sbarco sarebbero state probabilmente ricacciate in mare.

ll 13 luglio quasi tutte le nostre navi, avevano finito di scaricare ed avevano lasciato quel settore.
Via via che le nostre truppe avanzavano dalla costa verso l'interno, la loro avanzata era coperta di tanto in tanto da tiri d'artiglieria navale.

Durante il periodo 12-14 luglio gli incrociatori e cacciatorpediniere bombardarono Porto Empedocle e Agrigento, e tale bombardamento fu uno dei fattori che contribuirono alla caduta delle due città il 17 luglio. Seguì poi un breve periodo di stasi, per ciò che concerne le operazioni navali (era tuttavia già arrivato un secondo contingente di truppe) e fu soltanto alla fine del mese che le nostre forze furono di nuovo direttamente impegnate in un attacco.

Il 31 luglio altre truppe furono trasportate a Palermo e le navi da trasporto furono attaccate dall'aviazione tedesca nel porto di Palermo; esse furono tuttavia efficacemente protette dai nostri cacciatorpediniere.
Durante tutto il mese di agosto la marina appoggiò i movimenti delle forze terrestri, che avanzavano su Messina. I tiri delle artiglierie navali distrussero batterie costiere, strade, ponti ed altri obiettivi, ed il 17 agosto una formazione di incrociatori e cacciatorpediniere procedette verso l'Italia meridionale.

SBARCHI SULLA TERRAFERMA ITALIANA

Gli sbarchi sulla terraferma italiana erano la logica conseguenza dell'occupazione della Sicilia. Poco dopo la fine della campagna siciliana, le forze britanniche cominciarono ad attraversare lo Stretto di Messina, e, per assistere queste truppe che procedevano su per la penisola, fu preparato un attacco combinato anglo-americano dietro la linea di battaglia, tra gli Inglesi e le truppe dell'Asse.

Si prescelse la parte della costa italiana che si estende da Capo Circeo alla punta meridionale del Golfo di Policastro, e che comprende gli importanti porti di Napoli, Gaeta e Salerno. Il punto preciso della zona scelta per l'attacco iniziale fu la baia di Salerno, che offriva varie spiagge adatte per gli sbarchi.

Benché le truppe che effettuarono lo sbarco fossero composte di unità separate, alcune esclusivamente inglesi, altre esclusivamente americane, le forze navali di appoggio erano miste e poste al comando del vice ammiraglio Hewitt. Esse furono tuttavia divise in due gruppi, uno dei quali prevalentemente inglese, l'altro prevalentemente americano. Il gruppo d'attacco americano (meridionale) fu destinato l servizio di copertura dello sbarco a Salerno.

II grosso del convoglio americano si riunì ad Oranoo, mentre le forze britanniche s'inquadrarono a Tripoli, a Palermo, a Termini Imerese ed a Biserta, ed a cominciare dal 5 settembre le navi salparono ad una ad una dai punti di adunata.

Lo sbarco fu effettuato la mattina del 9 settembre, e, pur essendo stato coronato da successo, incontrò subito opposizione da parte dei Tedeschi, che nei due giorni successivi sferrarono una serie di attacchi aerei. Oltre a ciò, il fuoco delle artiglierie nemiche era intensissimo, più di quanto non lo fosse stato fino ad allora ed ostacolava i nostri movimenti più di quanto non avessimo previsto. Tuttavia, nonostante questa resistenza (tra cui parecchi contrattacchi, molto efficacemente frustrati, come a Licata, dal tiro delle nostre unità navali) il porto di Salerno fu conquistato il 10 settembre e, dopo aspri combattimenti nei pressi di Salerno durante l'11 ed il 12, fu occupata Battipaglia.

Il 13 ed il 14 settembre il nemico riuscì a riconquistare del terreno precedentemente occupato dalle nostre truppe.-Ma le unità navali continuarono a sbarcare rifornimenti e rinforzi, e le navi da guerra alleate, tra cui corazzate, incrociatori e cacciatorpediniere bombardarono le posizioni nemiche. Durante il resto dell'operazione, le nostre forze navali riuscirono a far pervenire un costante flusso di rifornimenti alle varie spiagge, bombardarono obiettivi costieri, aiutarono a respingere attacchi aerei ed infine il 1° ottobre occuparono Napoli in seguito ad intenso bombardamento.

Per parecchi mesi le nostre forze navali continuarono ad operare nella zona del Mediterraneo soprattutto per rifornire le nostre truppe in quella regione e per tenere aperte le vie di comunicazione.

Il 21 gennaio 1944 una formazione anglo-americana sbarcò ad Anzio, e vi stabilì una testa di ponte. La formazione anfibia che partecipò all'operazione era agli ordini del contrammiraglio F. J. Lowrv. Gli incrociatori ed i cacciatorpediniere effettuarono tiri di copertura.

segue

PARTE QUARTA
COLLABORAZIONE e CONCLUSIONE > >

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