ANNO 1923 (2)

L'ITALIA FASCISTA -

RIFORMA SCUOLA, "LIBRO E MOSCHETTO"


LA POLITICA SULL''INFANZIA - LA SCUOLA E IL MOVIMENTO GIOVANILE BALILLA - LA POLITICA DEMOGRAFICA - LA RIFORMA SCOLASTICA - I GRUPPI UNIVERSITARI - LIBRO E MOSCHETTO
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(queste LEGGI varate nel primo periodo del Fascismo (1923) sono state successivamente aggiornate, e per non ripeterci nel parlarne all'atto della loro gestazione o modifiche,
sono prese dal Consuntivo Ufficiale Pubblicazione Nazionale dell'anno 1928;
trattano tutte le leggi che riportiamo, la loro storia, la natura delle stesse, i commenti ufficiali)
(i testi sono integrali e fedeli alla citata "pubblicazione" che possediamo in originale)

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Libro e moschetto, fascista perfetto

LA POLITICA SULL'INFANZIA
PER LA TUTELA FISICA E MORALE DELLA STIRPE

"C' è bisogno di dire che l'avvenire della razza - considerato in tutto il suo multiforme e poliedrico aspetto - è uno di quei problemi che maggiormente interessano e preoccupano la lungimirante azione del Fascismo? Questo movimento di popolo, ideato dal genio di un Uomo che ha saputo interpretare i bisogni, le aspirazioni più profonde della stirpe, guarda all'avvenire come all'epoca della più completa o totalitaria realizzazione dei suoi postulati e delle sue speranze e nel frattempo cerca di preservare intatte tutte le forze - morali e materiali della Nazione - e di potenziarle al massimo grado.
L'azione del Governo, in questo campo importantissimo della sua vasta attività, si svolge sopratutto (per non parlare dei provvedimenti diversi emanati in materia di polizia, di sanità pubblica e di igiene) attraverso due grandi organi: l'Opera Nazionale per la protezione e l'assistenza alla Maternità e all'infanzia (OMNI) e l'Opera Nazionale Balilla (ONB) per l'assistenza e l'educazione fisica e morale della Gioventù.

"Per quanto concerne la prima si può affermare, senza tema di smentita, che l'Italia in materia di legislazione assistenziale è già all'Avanguardia di tutte le nazioni civili.
La legge 10 dicembre 1925 con il relativo regolamento 15 aprile 1926 disciplina e coordina in modo razionale ed organico tutti gli istituti pubblici e privati per l'assistenza sociale della madre e dell'infanzia. La Direzione di tutti i servizi e di tutte le varie forme di protezione è affidata all'Opera Nazionale, la quale costituisce un ente parastatale, dotato di personalità giuridica e sovvenzionato dallo Stato. Presenta delle analogie con l'opera Nazionali dell' Infanzia istituita recentemente nel Belgio.
Senonchè mentre l'istituzione belga limita la sua attività alla prima infanzia e alla lotta contro la mortalità infantile, quella italiana ha finalità più complesse e più vaste. Infatti nella nostra Opera la legge attribuisce il compito di provvedere «alla protezione e all'assistenza delle gestanti e madri bisognose e di tutte le varie categorie di fanciulli abbondanti, deboli e anormali, dalla nascita all'età di 18 anni compiuti». Spetta altresì all'Opera Nazionale il compito "di favorire la diffusione delle norme e dei metodi scientifici di igiene prenatale e infantile nelle famiglie e negli Istituti ed invigilare l'applicazione delle disposizioni legislative e regolamentari in vigore per la protezione della maternità e dell'infanzia".

"La legge detta anche norme per la protezione materiale e morale dei fanciulli allo scopo di preservarli da tutti i pericoli d'ordine fisico e spirituale che possono minacciarli. Fra le norme di carattere igienico ricorderemo il divieto delle bevande alcooliche nelle scuole, nei convitti e in tutti gli istituti di educazione e di ricovero ai fanciulli e agli adolescenti minori di 15 anni; il divieto del fumo e del tabacco ai giovanetti della stessa età.
Per la difesa morale della fanciullezza ricorderemo,fra le molte provvidenze, la censura sugli spettacoli cinematografici e i criteri di selezione i quali dispongono che i fanciulli debbono essere esclusi da quegli spettacoli che rientrano nel genere passionale e poliziesco, mentre si ritengono particolarmente adatte ai giovanetti la proiezione di pellicole che riproducono opere di arte, città, paesaggi, storia e costumi di popoli, fenomeni ed esperimenti scientifici, lavorazioni agricole o impianti industriali, o che abbiano soggetti tendenti ad esaltare le virtù patriottiche, civili e religiose. Per ciò che concerne le previdenze assistenziali del Governo fascista, menzioneremo qui tra le altre il problema dei ciechi nati, che dopo 70 anni dacchè la questione era stata per la prima volta affacciata al Parlamento Subalpino dall'On. Buffa in un'interpellanza a Camillo di Cavour, il 31 dicembre 1923 veniva emanato un decreto legge che estende ai ciechi e ai sordomuti il beneficio dell'istruzione obbligatoria, e venivano stanziati fondi por integrare gli sforzi fatti dalla privata beneficenza.

L'OPERA NAZIONALE BALILLA - LA FORZA DEL PARTITO

"L'opera per la protezione della maternità e dell'infanzia è integrata dall'Opera Nazionale Balilla - La pupilla del Regime- che ha per scopo di educare e migliorare, - fisicamente e moralmente - la gioventù perchè cresca atta ai compiti che la Patria rinnovellata sarà per assegnarle.
L'una e l'altra istituzione perseguono finalità delicatissime e di suprema importanza: la formazione materiale e spirituale di quelle generazioni cui il Fascismo dovrà commettere la più intensa, la più piena, la più ardua realizzazione dei suoi principi, dei suoi ideali.
Si comprende quindi perchè ogni vero fascista circondi di tanta simpatia questa organizzazione «vergine come l'infanzia stessa che è chiamata ad educare, pura nella sua atmosfera missionaria».

"L'Opera Nazionale accoglie due poderosi e disciplinati organismi: quello dei Balilla e quello degli Avanguardisti. Al primi appartengono i fanciulli dagli 8 ai 14 anni; ai secondi i giovani dai 14 ai 18 anni.
Vantaggi considerevoli sono assicurati agli iscritti alle due organizzazioni quali :"la preferenza nella concessione di borse di studio e speciali agevolazioni nella prestazione del servizio militare".
L'Opera poggia in una misura assai modesta sulle finanze dello Stato (1 milione all'anno sul bilancio del1' Interno) mentre ricava un contributo cospicuo dalle quote dei soci iscritti e dal generoso patriottico concorso di Enti pubblici e privati.
Con recente deliberazione del Consiglio dei Ministri l'Opera Balilla ha assorbito l'attività e le mansioni dell' Ente nazionale per l'educazione fisica. Attualmente l'Opera si avvia ad accogliere nei suoi ranghi un milione e mezzo di giovani.
Risale a circa due anni fa il provvedimento, di eccezionale importanza, per cui ogni avanguardista giunto all'età di 18 anni entra di diritto nel Partito e nella Milizia. È la cosiddetta Leva Fascista che, con grande solennità, per due anni consecutivi si è svolta il 23 marzo, giorno anniversario della fondazione dei Fasci. Questa fresca linfa di giovinezza che ogni anno, ad epoca fissa, viene immessa nel Partito, costituisce per ovvie ragioni, un apporto di altissimo valore, specie ove si pensi che, a cominciare dal '27 sono state chiuse per gli adulti tutte le iscrizioni al Partito, nel quale oramai non si entra se non per la trafila delle Avanguardie.

LA POLITICA DEMOGRAFICA DEL FASCISMO

"Alla tutela fisica e morale della razza si collega l'energica azione spiegata dal Governo di Mussolini contro le insidie del neo-malthusianismo che attentano all'integrità della famiglia e allo sviluppo demografico del nostre paese. Nessuno dubita che il progressivo aumento della poputazione non sia per l'Italia il mezzo e l'arma più efficace di quella valorizzazione ed espansione di nostra gente nel mondo che è a cuore di ogni buon italiano. È stata costituita recentemente - per l'iniziativa del Ministro dell'Interno - una Commissione incaricata di studiare e proporre i mezzi di ordine amministrativo e di polizia sociale atti a fronteggiare il pericolo di una diminuzione delle nascite.
Mentre scriviamo queste note Gerarchia pubblica un articolo importantissimo di Benito Mussolini, nel quale il grande Statista, dopo un accurato esame delle attuali condizioni demografiche, getta il grido di allarme per la minaccia che incomberebbe sull' Italia, ove la lieve diminuzione delle nascite verificatasi in questi ultimi tempi nei maggiori centri urbani non si arrestasse e la Nazione non riprendesse il suo movimento demografico ascensionale.

"Il Capo del Governo si pone il problema se le leggi adottate per arrestare il regresso delle nascite hanno avuto o possono avere un'efficacia qualsiasi. E continua:
«Su questo interrogativo si è discusso animatamente e si continuerà a discutere ancora. La mia convinzione è che se anche le leggi si fossero dimostrate inutili, tentare bisogna, così come si tentano tutte le medicine anche e sopratutto quando il caso è disperato ».
«Ma io credo che le leggi demografiche - e le negative e le positive - possono annullare o comunque ritardare il fenomeno, se l'organismo sociale al quale si applicano è ancora capace di reazione. In questo caso più che leggi formali vale il costume morale e sopratutto la coscienza religiosa dell'individuo. Se un uomo non sente la gioia e l'orgoglio di essere «continuato» come individuo, come famiglia, e come popolo; se un uomo non sente per contro la tristezza e l'onta di morire come individuo, come famiglia e come popolo, niente possono le leggi -anche e vorrei dire soprattutto se- draconiane. Bisogna che le leggi siano un pungolo al costume. Ecco il mio discorso va direttamente ai fascisti e alle famiglie fasciste. Questa è la pietra più pura del paragone alla quale sarà saggiata la coscienza delle generazioni fasciste. Si tratta di vedere se l'anima dell'Italia Fascista è o non è irreparabilmente impestata di edonismo, borghesismo, filisteismo....
In un' Italia tutta bonificata, coltivata, irrigata, disciplinata: cioè fascista, c'è posto e pane ancora per dieci milioni di uomini. Sessanta milioni d'Italiani faranno sentire il peso della loro massa e della loro forza nella storia del mondo».

LA RIFORMA SCOLASTICA

"Il Regime fascista che ha investito del suo potente soffio rinnovatore, tutte le forme della vita nazionale non poteva trascurare il problema della scuola, quel problema che i precedenti governi demoliberali erano stati incapaci a risolvere. La Riforma - chiamata da Benito Mussolini fascistissima - che Giovanni Gentile attuò nei primi anni del Regime, nonostante le inevitabili imperfezioni e manchevolezze inerenti, ove più ove meno, in tutte le cose umane, rappresenta un grande indiscutibile progresso nel campo culturale pedagogico. Essa ha ridato agli studi quella disciplina, quella serietà d'indirizzo che da più anni era venuta mancando e, partendo da una visione unitaria e organica del problema educativo, ha reso più agili e più sostanziosi e meglio rispondenti al concetto formativo della cultura, i vecchi programmi.

"Non è qui il caso di tracciare nemmeno per sommi capi, il disegno della Riforma Scolastica quale venne dal legislatore attuata nei vari ordini di istituti. Questo soltanto diremo, che l'opera del Gentile è stata e sarà proseguita e integrata dai suoi successori, fermi restando i criteri ispiratori che la promossero. Verrà così risolto il problema della istruzione professionale unificato in un unico Ministero (quello della P. I.) e adattato alle condizioni e alle esigenze economiche nella Nazione e ai principi sanciti nella stessa Carta del Lavoro: compito importante nella vita nazionale affidato ai ministri della P.I., e studiato in armonia con le iniziative delle Associazioni sindacali.
Intanto constatiamo che la Scuola Nazionale - al pari della stampa - è diventata e va sempre più diventando uno dei massimi strumenti spirituali del Regime.

I GRUPPI UNIVERSITARI FASCISTI

"La Federazione Universitaria «Alfredo Orian» che aveva dato un contributo non indifferente nel periodo eroico del Fascismo tanto che una buonissima parte dei martiri della Rivoluzione sono studenti Universitari, prese subito sviluppo con la creazione dei gruppi Universitari in ogni sede di Università.
Il Partito Fascista s'interessò moltissimo dello sviluppo dei nuclei universitari, i quali - come ben giustamente disse il Duce - dovranno dare la classe dirigente di domani. E perciò il Segretario del Partito creò in seno alla Direzione stessa un organismo nuovo perchè curasse ogni iniziativa nel campo cultutale e di previdenza e ancora desse sviluppo all'educazione fisica trascurata quasi sinora nelle Università.

"Il Fascismo che vuole la gioventù sana, doveva realizzare in ciascuna sede universitaria la costruzione di circoli e di campi sportivi attrezzati per la preparazione fisica dei giovani. E accanto ai circoli ginnastici e schermistici sono sorte anche delle biblioteche e delle sale di lettura per indirizzare specialmente i nuovi giovani nella realizzazione pratica della Rivoluzione Fascista, cioè dello Stato corporativo.
E come dimenticare d'altra parte l'impulso formidabile che il Fascismo ha dato allo Sport sotto tutte le forme, come non riconoscere e non ammirare ad esempio l'organizzazione del Fascismo Universitario che ha avuto due anni or sono la sua degna consacrazione nella superba adunata di Santa Gorizia e nelle Olimpiadi Romane ?"


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LIBRO E MOSCHETTO
DALLA GENERAZIONE DELLA GUERRA A QUELLA DEL FASCISMO


«Libro e Moschetto» è il motto tratto dall'animo del nostro popolo e il nuovo comandamento.
Obbedienti e disciplinati i giovani, nelle quadrate schiere, lo seguono, le mille centurie lo invocano, sentono nell'anima la sua gravità, sentono la fierezza dell'obbedienza. Questa generazione nuova che non ha vissuto l'ora del martirio e della gloria, ma che non ha più al suo fianco scettici e accomodanti, sente tutto il fascino del dovere e nell'anima cristallina vede un avvenire pieno di battaglie e di realizzazioni, una Nazione consapevole dei suoi destini.
L'anima giovanile che pulsa, questa primavera ricca di promesse e di sempre verdi energie, questa nuova vita che si afferma, che cerca di sprigionare la sua forza trattenuta, è quella stessa che dall'inizio alla fine della grande guerra rimase fedele alla scuola del sacrificio.
«Senza sacrificio e senza sangue, nulla si conquista nella Storia». Nulla si conquista nella vita.

"Quella gioventù che, stanca degli indugi, già nel '15 s'era trovata intorno a Benito Mussolini, che nelle vie e nelle piazze delle nostre città, combatteva le prime battaglie, sul Piave vinse la guerra. Intuiva già allora tutta la potenza degli avvenimenti, tutta la grandezza dell' Uomo, tutta la certezza dell'avvenire; e nell'anima generosa proclamava ancora una volta che la guerra era una necessità della Storia, un fenomeno naturale nell'evoluzione di un popolo, che la gemma purissima della stirpe doveva sbocciare dal sangue dei martiri.
La guerra è il fatto per cui un popolo resiste all'ingiustizia a prezzo del suo sangue.
Esisteva l'ingiustizia per il popolo italiano, o per ragione di eventi o per ignavia di uomini, esisteva l'iniquità dei confini; vi era, dunque, ragione legittima di guerra fino alla soddisfazione. E la guerra divenne così, dopo la religione, il primo ufficio degli uomini.
La religione insegna il diritto, la guerra lo difende, la prima è la parola di Dio, la seconda diviene il suo braccio.
Accorrevano i volontari nelle trincee a fondare la nuova Italia, a promuovere l'unione dei gruppi sparsi, la concordia nella casa comune, nella nuova disciplina, a reclamare l'autorità di un comune Governo, a intensificare la cooperazione per cui doveva maturarsi la comune vittoria.

"Nasceva la classe guerriera: le funzioni dei gruppi si specificavano ed apparecchiavano la formazione del nuovo potente organismo politico.
Temprati nel dolore e nella paziente attesa, questi giovani uscirono dalla guerra robusti nell'anima, educati più all'azione che alle costruzioni teoriche, capaci di realizzare: teso lo spirito, abituato alle battaglie, inquadrati, sempre pronti a marciare, con la visione di un'epopea negli occhi, la nostalgia dei riti, delle insegne e dei gridi di guerra nell'anima.
Refrattari a ogni disordine, anelanti al lavoro, desiderosi di comando e di obbedienza, nel caos del dopoguerra, talvolta piccolo, minuscolo manipolo, i giovani trascinarono le grandi masse e dove queste, ancora sorde, erano avverse, trascinarono i bambini assetati d'avventura, di azione rapida, di pericolo. E come nella grande guerra anche allora i «precocemente giovani» abbandonarono il libro per il moschetto.
Questa gioventù invocava un Capo, la massa reclamava un Uomo, l'Uomo che dicesse la parola semplice, animato da quella fede che smuove le montagne, che parlasse ad un popolo annoiato di programmi, che parlasse, non per mascherare il pensiero, ma dicesse la parola viva che spinge all'azione: si attendeva il condottiero delle avanguardie, che sentisse la politica nella realtà della vita, quella politica che tutto invade e tutto domina, la politica materiata di fatti.
"L'Uomo d'eccezione», che, al disopra e al difuori dell'ambiente, avesse saputo "reagire all'ambiente", che avesse fatto generare dalla massa amorfa il nuovo tipo di italiano, che avesse saputo inserire nella vita italiana un'era nuova, accelerarne il ritmo, esaltare i valori nazionali, inaugurare quello che la storia chiamerà: il periodo di Romagna: che avesse innalzato sulle rovine di un materialismo pavido e scettico, il vessillo della speranza.
Venne l'Atteso dalla terra che dall'Appennino scende all'Adriatico. Visse i suoi anni migliori dove si vive pericolosamente e si sa generosamente morire, nella terra di Alfredo Oriani. Quest'ambiente che dette il clima morale alla prima educazione del Duce è divenuto oggi la scuola delle nuove generazioni.
A scuotere le masse agnostiche, a convertire i negatori, sorreggere gli sfiduciati e raccogliere gli sbandati, era necessaria una seconda guerra «non meno vittoriosa della prim».

"Il movimento dei giovani rincalzava l'ondata nazionale e la seconda guerra divenne lotta furibonda, senza tregua, talvolta poteva sembrare senza speranza; la gioventù col suo sangue lavava l'onta delle rinuncie. Semplice e veritiera divenne la vita delle giovani schiere, raccolte in unità fattiva ed efficace, nel cuore la fede della personalità. Si aveva coscienza che si stava concludendo un periodo di storia nazionale e che in quel momento occorreva l'azione ad ogni costo.
«La Rivoluzione deve avere sopratutto un metodo»; i grandi fatti della storia non si improvvisano, le personalità si preparano, la massa non agisce se non condotta da anime forti. Si trattava di agire e Benito Mussolini divenne il profeta dell'azione, l'azione l'oggetto della sua dialettica ardente: Egli divenne centro di attrazione agli impazienti che mal sopportavano il lento processo naturale, insofferenti di ogni negazione.
E come l'educatore che sollecita il libero sviluppo dell'alunno con una buona didattica, così Mussolini, educatore eccelso, accelerò il processo di rivolgimento intensificando l'insegnamento diretto particolarmente alla parte più giovane della Nazione, che doveva essere aiutata con ogni sforzo.
Doveva essere aiutata quella gioventù, speranza del domani, che andava incontro alle lotte della vita con i suoi dubbi, e che talvolta andava incontro alle sconfitte; doveva essere orientata l'anima giovanile esposta alle bufere negli anni dello sviluppo, doveva essere condotta con energia, guidata sulla retta via, da una mano tesa per sorreggerla, per liberarla dai suoi lacci.

"Cinquant'anni di menzogne avevano preceduto la guerra ed i convenzionalismi radicati nella classe dirigente non erano più capaci a cancellare il senso di profonda amarezza che le imbelli rinunzie all'interno e la sconcertante ironia all'estero avevano umiliato l'Italia.
Nel caos che regnava mentre ancora si attendeva che gli «immortali principi» dessero una soluzione meccanica alla libertà, all'uguaglianza; mentre si calpestava la dignità del lavoro, la verità era ridotta a questione di numero, di peso e di misura, con la conseguente meccanizzazione di una massa anarchica, conculcata la personalità, occorreva demolire rapidamente e sulle rovine erigere saldamente la nuova gerarchia.
Compresero i giovani, come lo comprendono ora, che gli insegnamenti del Duce restituivano il popolo alla sua realtà, compresero che un popolo di cinquanta milioni con una grande storia doveva uscire nel mondo alla conquista di un primato, doveva o espandersi o morire, o vivere pericolosamente o essere sopraffatto dagli altri.
Era necessario che il singolo uscisse dal proprio guscio, dai confini della propria famiglia, entrasse nella Nazione a dominare il vasto orizzonte delle sue necessità, assumesse funzioni e responsabilità secondo le proprie forze, vivesse la vita in tutta la sua drammaticità e sentisse la voce della Storia.
E se il «dolciume umanitari» di un recente passato aveva oscurato la via, era necessario fare il cammino a ritroso e rievocare l'esempio di Roma, quello delle gloriose repubbliche, mantenere viva l'anima guerriera per rigenerare la stirpe. Era suonata l'ora degli uomini di buona volontà, l'ora della giovinezza chiamata a «riacquistare il senso dell'avvenire».

"Occorreva proiettare l'impeto dei giovani nel futuro e perpetuarlo nelle generazioni dell'avvenire, assicurarne la pedagogia tradizionale, mantenere tutto l'apparato che aveva accompagnato questa sublime riscossa con lo stesso scenario, con tutta la sua bardatura.
Sorse così per volere del Duce quell'istituzione il di cui nome rievoca tutta un'epopea di giovinezza, tutta la poesia dell'anima dei nostri fanciulli : l'Opera Nazionale Balilla.
Le sue falangi son chiamate Legioni, poichè in questo «vivaio del Regime» si educano i Legionari della nuova Roma Fascista.
Il Fascismo è impeto e forza dinamica, non è riposo, è formazione continua, ricerca di perfettibilità, ricerca affannosa, senza tregua, è lotta senza quartiere contro il "quieto vivere", contro la chiacchiera, è la sferza della vita che incalza, l'aculeo che punge e spinge a riguadagnare il tempo perduto, è la volontà del Capo che si realizza e diviene azione, è ansia nell'obbedire alla potenza di un comando che non ammette titubanza.

"Educare significa generare socialmente, perpetuare nella società, generare nello spirito, nella tradizione, significa per noi mantenere vivo l'impeto dell'intervento, il sacrificio della trincea, l'ansia fascista delle suo ore più drammatiche. Per noi significa ancora perpetuare quei lineamenti morali abbozzati nei giorni tristi, perfezionati nel sacrificio, purificati nel dolore, e perpetuarli nelle giovani generazioni, nelle anime più pronte ad accoglierli, per cui la grande massa cittadina e rurale vivrà alla presenza delle necessità nazionali, sentirà il pulsare degli ideali, la speranza dell'avvenire, ed agognerà alla gloria, avrà, quindi, l'anima maschia, guerriera, disciplinata, capace di darsi senza chiedere.
Anima guerriera, si, ma presente a tutte le realtà, a tutte le necessità del momento, poichè «questa grande Italia noi tutti la stiamo costruendo giorno per giorno, pietra su pietra».
Dobbiamo costruire, preparare, formare, educare. Tutti gli insegnamenti che, per la ricchezza di avvenimenti, ci furono dati da questo magnifico squarcio di storia recente sono implicitamente contenuti nel motto simbolico: Libro e Moschetto.

"Libro e Moschetto, significa serietà e disciplina, vuol dire sana cultura nostra e bellicosità: ammonisce, sopratutto, d'imparare a meditare ed operare; è il binomio simbolico della nuova educazione.
E se i giovani avranno di fronte a sè l'aureola luminosa di questo motto, le generazioni di Balilla e le future saranno capaci d'uniformarvisi nel cuore e nell'intelletto, saranno le generazioni purissimamente italiche.
Avremo la gioventù dedicata ai gloriosi compiti del domani, gioventù in cui vibri e si dimostri ad ogni suo atto la presenza dell'attimo vitale che la possiede; ispirata alle grandi gesta degli eroi, chiari e nascosti, gioventù che in un sobbalzo meraviglioso sappia offrire alla Terra che le fu madre, tutta la porpora del suo sangue, gioventù che abbia davanti a sè l'aurora del martirio e sappia alimentare e mantenere sano e libero per il suo moto eterno quell'impeto che accelera il ritmo della vita.
Educhiamo per far si che quest'impulso, come in noi fu pulsante viatico di energie, faccia erigere alte le fronti e, nel silenzio della più santa delle discipline, nello slancio del più puro entusiasmo, mostri i cuori pronti all'obbedienza.

"Educhiamo col libro, attraverso il quale, pagina per pagina, si riscontri l'impronta italica dell'arte, della scienza e dell'eroismo. E necessario mantenere accesa la fiaccola del nuovo rinascimento nazionale negli intenti e nelle opere.
Una nuova letteratura sorge di già, tenace nella sua sicura marcia, a mostrare la sua anima bellica ed esploratrice del mondo, con le sue narrazioni di fatti eroici della terra, del mare e del cielo; letteratura narratrice di fatti che suscitano entusiasmi e meraviglie.
I giovani devono entusiasmarsi, devono meravigliarsi, devono conoscere lo stupore: «l'uomo che non sa stupirsi, l'uomo che non ha l'abitudine dello stupore, non è che un paio di lenti dietro le quali mancano gli occhi ».
Occorre resuscitare il libro che cooperi all'educazione dell'ardire. Il vecchio libro non basta più, la guerra ha aperto uno squarcio negli animi che il vecchio libro non può colmare. Si deve porre la vita più vicina alla realtà di tutti i giorni, renderla più consona all'atmosfera d'azione e d'imprevisto che ci avvolge.
Dobbiamo richiamare le avventure che abbiano per sfondo un valore individuale, messo alla prova dei più moderni o magari dei futuri mezzi di offesa e di difesa.

"La nuova gioventù cerca nelle avventure ansiosamente il saettar dei caccia, la fuga dei velivoli su cieli rossi di guerra; si agogna al brillar dell'occhio misterioso d'un periscopio in attesa vigilante; si attende, in ascolto, l'angoscioso battito di una radio sperduta, si chiede di conoscere il minaccioso serpeggiare sotterraneo della chimica presente e futura.... tutto ciò chiede la nuova fantasia.
Occorre tener desto nella gioventù lo spirito di vedetta; mantenere vivo l'amore al pericolo, già naturalmente presente nell'anima giovanile, la bellezza e l'efficacia dell'azione individuale, la necessità delle competizioni, delle sfide, delle vittorie, ottenere che l'occhio limpido e deciso sappia fissare la meta nella sicurezza di raggiungerla e che dinanzi alle difficoltà del cimento esso non si offuschi mai.

"A compiere quest'opera è chiamato il nuovo libro italiano. E perchè non venga tradita quell'educazione della personalità morale che si vuole determinare nella nuova gioventù, su cui erigere la nuova personalità politica del cittadino fascista, del futuro milite della Patria, è necessaria una letteratura costruttrice di tutta una varia ed appassionante visione del mondo stretto ad unità da un profondo senso morale ed eroico della vita.
Anche le fantasticherie e le ragazzate devono risolversi nella più severa legge della vita umana, nel suo divenire faticoso, attraverso la storia di una coscienza sempre più certa della propria consacrazione al dovere.
"I libri di erudizione scientifica dovranno mostrare il divenire del mondo e della vita nel loro aspetto naturale e sociale, quale esso è realmente, e contribuire alla formazione morale intitolata alla forza volitiva dell'uomo; quindi contenere nella elaborazione di dati e fenomeni, la storia dello sforzo con cui l'uomo osserva e lavora, far sentire tutto il dramma dell'Universo. Dovranno essere visioni del lavoro umano nelle sue più coraggiose espressioni.

"Il libro di storia sarà pervaso dalla passione cittadina di un popolo e dovrà destare il vivo senso di responsabilità per il patrimonio spirituale che i giovani devono cercare e trasmettere; dovrà contenere possenti rilievi di personalità chiarificatrici e dominatrici di eventi.
L'eroe si forma nel ragazzo.
E noi, che vogliamo eroica l'educazione, vogliamo anche il libro soffuso di eroismi, palpitante di intensa drammaticità, morale, religioso, qualunque sia il suo particolare contenuto.
Vogliamo considerato l'uomo oltre l'ambiente e oltre il destino: educare alla considerazione della vita sociale e di quelle concrete e storiche realtà su cui si debbono celebrare le vittorie dello spirito.
Chi è stato spesso davanti alle nostre Legioni di avanguardie ed ha visto mille e mille occhi fissi su di
lui, pieni di domande, che nel loro eloquente silenzio chiedono risposta, aiuto e luce, sente tutta la responsabilità del momento, si sente attratto dalla pedagogia del moto fascista e vede la necessità di dare il bando a tutte le considerazioni precettistiche in cui finora stava imprigionata la nostra educazione.
Dalla nostra storia passata e recente, dalle repotenti necessità della vita abbiamo appreso a moralizzare i ragazzi per le vie della realtà, spiritualizzata nei suoi motivi di virtù operante, ponendo l'animo del giovane pure di fronte a miserie e dolori che devono essere superati.

"In quest'ardua missione i nostri scrittori dovranno aiutarci e nell'esprimere la loro personalità, con quello stile, ricco di fascino, vibrante di commozione e di fede, che avvince l'anima vergine, dovranno lanciare l'appello che invita alle battaglie, lanciare la forza giovanile affinchè operi nel corpo della Nazione.
Eviteremo noi i difetti di una letteratura che, senza alcun criterio formativo, non cerca altro che di solleticare la curiosità. Eviteremo che nei ragazzi si desti la malattia dell'oscurità, la conoscenza delle più ignobili viltà nascoste da fittizi tendoni di teatrali gesti di generosità e di valore, affinchè una nuova mentalità investa di potenti soffi duraturi d'entusiasmo le schiere balde dei Balilla e delle Avanguardie e ne chiarifichi lo spirito dotandolo, con robuste radici, di disciplina cosciente e di volontà inflessibile ed allora giungeremo rapidamente al moschetto.

"Moschetto: è l'ordine affinchè ogni avanguardia mantenga armato lo spirito, teso verso gli obiettivi segnati dal Duce, nello sforzo di raggiungerli tutti e divenire quale Egli comanda d'essere.
Moschetto ! Nella risoluzione pratica, necessaria o contingente, di questo comando che ci sovrasta accadrà che i nostri giovani sapranno imbracciarla, l'arma fedele, con dimestichezza, con gioia impaziente.
E così armati sapranno seguire il Duce sulla via della gloria, contro le passioni, contro le avversità del destino, contro la fatica, con la visione del pericolo nell'anima.

"Marceranno, avanti, così come sanno marciare i giovani, tutta l'energia tesa verso la mèta, accompagnati dall'ansia dei cuori materni che oggi già assecondano la nostra gioventù ed infondono nei giovani il coraggio, quel senso di religioso eroismo che tempera le anime e le fortifica per le battaglie del corpo e dello spirito, conferisce loro il crisma della benedizione, senza arrestarle nell'aspra via di una coraggiosa esistenza.
La silenziosa offerta materna, offerta e sacrificio che muta ogni affanno in benedizione, sarà loro possente viatico nella faticosa ascesa; sorretti e vigilati da quest'ansia materna, che accompagna l'eterno e giocondo processo di emancipazione, i Balilla diverranno avanguardie, le avanguardie cittadini fascisti, militi ed apostoli di un'idea destinata a varcare i confini della Patria".

RENATO RICCI
PUBBLICAZIONE NAZIONALE UFFICIALE,
(con l'assenso del capo del governo)

DEI GRUPPI UNIVERSITARI (GUF) DEDICHEREMO PAGINE A PARTE NEL 1932
NEI "LITTORIALI", OVVERO LE "OLIMPIADI CULTURALI DEL FASCISMO"
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