ANNO 1923 (6)

LE ASSOCIAZIONI

L' OSSATURA DEL CONSENSO

prima parte
I REDUCI DELLA GUERRA - I FASCI ITALIANI ALL'ESTERO (STORIA E STATUTO) - I CIMITERI DI GUERRA -
ASSOCIAZIONE CADUTI IN GUERRA - ASSOCIAZIONE MUTILATI E INVALIDI - ASSOCIZIONE VOLONTARI - ISTITUTO NASTRO AZZURRO -

seconda parte
ASSOCIAZIONE COMBATTENTI - ASSOCIAZIONE UFFICIALI IN CONGEDO - FEDERAZIONE ARDITI D'ITALIA - ASSOCIAZIONE BERSAGLIERI - ASSOCIAZIONE ALPINI D'ITALIA - ASSOCIAZIONE DEL FANTE - FEDERAZIONE GARIBALDINI - ASSOCIAZIONE GRANATIERI - FEDERAZIONE CARABINIERI - L'OPERA NAZ. INVALIDI - L'OPERA NAZ. COMBATTENTI - OPERA NAZ. ORFANI

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(queste LEGGI varate nel primo periodo del Fascismo (1923) sono state successivamente aggiornate, e per non ripeterci nel parlarne all'atto della loro gestazione o modifiche,
sono prese dal Consuntivo Ufficiale Pubblicazione Nazionale dell'anno 1928;
trattano tutte le leggi che riportiamo, la loro storia, la natura delle stesse, i commenti ufficiali)
(i testi sono integrali e fedeli alla citata "pubblicazione" che possediamo in originale)

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Da pag. 319 a pag. 368

I REDUCI DELLA GUERRA

Giorno memorabile quello della Vittoria. Giorno in cui parve che gli italiani si fossero tutti d'un tratto ritrovati, riconosciuti, affratellati; e che, sull'Altare della Patria vittoriosa, al cospetto di Dio, volessero deporre ogni loro dissenso ed ogni loro egoismo.
Purtroppo non doveva essere così !
Il popolo italiano, che tanto aveva sofferto e lacrimato nei quattr'anni di durissima guerra, doveva ancora salire un nuovo Calvario. Quello per cui fu dovuto vercare nuovo sangue all'interno per salvare l'Italia dal baratro della dissoluzione e del bolscevismo.
Intanto i combattenti tornavano. Tornavano sereni e pieni di fierezza. E nel giorno del ritorno, stretti al collo dei cari, gonfi di commozione e di tenerezza, essi, i superstiti, ebbero ancora un sussulto, un fremito ed una lacrima per tante madri, per tante spose, per tanti figli che invano avrebbero atteso il bacio dei loro Eroi.
Tornavano i combattenti. Ma l'orizzonte della Patria si rannuvolava e diventava sempre più buio. Tutti i fulmini stavano per scatenarsi, mentre ancora non erano spenti i clamori festosi della più lieta esultanza.
Ricominciava il Calvario !
Come una mareggiata ributta a galla i rottami e la zavorra, la guerra parve aver ributtato, da tutte le cloache, tutti i rifiuti e tutti i detritri della società. Per opera di questi, infatti, non appena essa fu terminata si ebbero rivolgimenti e sommosse, episodi di cieca ribellione in quasi tutti gli Stati del mondo.

La Russia, con le sue rivoluzioni, pareva avesse trasmesso nei popoli lo spirito malefico della distruzione, la febbre della guerra civile, la bramosia di rinunciare alla civiltà. Così, anche in Italia, una turba d'illusi e d'incoscienti, di fatui chiacchieroni, di immemori e di vinti dalla Vittoria, si levò con veemenza inconsueta contro la Patria a rimproverarle la guerra ed a rinnegarne i meravigliosi frutti. Di fronte a ciò, il popolo italiano, che tante prove di virilità aveva date nelle alterne vicende della immane tragedia, che aveva vissuto momenti sublimi di fraterna solidarietà nei giorni della disfatta, che non era arretrato di fronte alle penose incognite d'una ripresa, alle più estenuanti privazioni, fu preso da smarrimento; sembrò perdere la fede.
Gli uomini di Governo, deboli, smarriti a loro volta, non seppero impedire tanto ingiustificata sommossa e subirono l'onta del predominio della piazza. Gli stessi partiti della Patria, che avevano sostenuto la guerra, che si proclamavano i veri rappresentanti dell'ordine e che dicevano di essere i difensori della Vittoria e dei combattenti, si smarrirono pur essi nel pantano della più sterile demagogia parolaia, liberalesca e quietista. I Capi di tali partiti, anzichè al bene della Nazione, sembravano tendere ogni sforzo a salvare la loro posizione politica, ad appagare le loro personali ambizioni.
In tutto questo smarrimento, per tanta arrendevolezza governativa, la turba dei caporettisti e dei facinorosi si fece sempre più aggressiva e numerosa. L' Italia in breve divenne un mare agitato e si divise in fazioni tumultuanti. Qua e là guizzarono così le fiamme della rivolta.
I combattenti tornavano. Ma su quelle stesse piazze in cui erano stati compiuti i riti più belli di devozione alla Patria i rinnegati, i falsi pastori del popolo, si ergevano pieni di rancore ad impedire che vi fossero eretti gli archi di trionfo per gli Eroi di ritorno dalla gesta immortale.

Era Capo del Governo d' Italia un uomo senz'anima e senza fede, che ai primi clamori della piazza fu preso da paura; per cui pensò che fosse più patriottico, più onorevole e più conveniente cedere alle brame incomposte dei facinorosi anzichè imporre a tutti l'autorità dello Stato ed il rispetto alle Leggi. Anzi, Cagoja, mentre con l'amnistia del 7 settembre 1919 dischiudeva le galere ai disertori, ammoniva i reduci di stare «calmi» e di non «urtare» il popolo con manifestazioni patriottiche; poi ordinò che gli Ufficiali dell'Esercito vittorioso vestissero l'abito borghese e che circolassero disarmati ed infine tollerò che i combattenti e gli stessi militari in servizio venissero derisi, vilipesi e malmenati dai più indegni rivoltosi e dai disertori stessi.
Purtroppo gli artefici di Vittorio Veneto anzichè plauditi, onorati, aiutati e sorretti, furono abbandonati da tutti i Governi della democrazia e del liberalismo. Non ebbero cioè efficace protezione. Le stesse provvidenze che per essi erano state emanate parvero irridere ai loro molti bisogni, per il freddo spirito burocratico col quale venivano attuate.

Ma i veri combattenti non persero la fede per questo. Temprati al fuoco di cento battaglie, nobilitati dal sangue, ripresero sereni la lotta in difesa della loro esistenza. Essi sentivano che avrebbero nuovamente vinto; sapevano che la Patria non poteva nè doveva morire. Ebbero fiducia in se stessi; speranza nella bontà della causa.
Così, ripudiando le promesse e le lusinghe di tutti i partiti che si affannavano per attrarli, affluendo nelle ASSOCIAZIONI che ad opera dei migliori erano sorte o stavano sorgendo, i combattenti riannodarono le fila della loro immensa legione. Riunitisi ovunque, strinsero il patto della fratellanza più vera; giurarono di difendere la Vittoria e se stessi; di lottare contro l'ingratitudine e contro la viltà. Per il bene dei vivi; per la gloria dei morti.
Nei giorni grigi e dolorosi della ribellione, in cui pareva che l'Italia perisse sotto i colpi della violenza sovversiva, anche all'Estero si oprava attivamente ai nostri danni. Le stesse Nazioni che dovevano la loro salvezza alla nostra entrata in guerra nel momento più critico per esse, ci furono contro o si mostrarono fredde.

Ma uomini grandi e virtuosi, in quei giorni di clamore piazzaiolo all'interno e di ricatti all'esterno, vegliavano le sorti della Patria. Erano uomini della schiera dei combattenti, e scesero in campo decisi a vincere, pronti a morire.
Benito Mussolini, il fiero assertore dei più nobili sentimenti di Patria, aveva fondato i Fasci di Combattimento. Gabriele D'Annunzio, indomito e fedelissimo propugnatore delle maggiori aspirazioni della stirpe, aveva mosso da Ronchi alla salvezza di Fiume e dei fratelli Dalmati.
L' Italia era salva !
Il sorgere dei FASCI di COMBATTIMENTO, che trassero nella falange dei reduci i migliori e più puri uomini d'azione e di pensiero, fu un avvenimento veramente benefico e confortante. Con l'appoggio dei Fasci, disinteressato quanto vigoroso e spontaneo, i combattenti poterono più validamente affermare il loro diritto alla vita di pace e riprendere i posti di lavoro e di comando, ai quali, mentre essi facevano scudo dei loro petti al nemico sui campi di battaglia, si erano disperatamente attaccati quelli che non avevano sentito la bellezza del pericolo, la poesia del sacrificio, la nobiltà del dono.
Innumeri sono gli episodi dolorosi attraverso i quali dovettero avanzare i reduci per rompere il triste alone d'irriverenza e d'ingratitudine che li aveva circondati nei giorni del ritorno. Memorabile è quello della minacciosa irruzione dei mutilati nell'aula del Parlamento, ove un'Assemblea di smarriti, di deboli e d'indegni rappresentanti della Nazione, attendeva di essere violentemente sollecitata per promulgare la legge che riconosce ai minorati di guerra il diritto di mettere al servizio della collettività nazionale le loro residue capacità lavorative.

Sì, ricordiamolo, la lotta fu dura, penosa e talvolta ingrata. Ed in questa seconda difesa della Patria molti dovettero versare ancora generosissimo sangue; tanti perirono. Sono quelli i Caduti doppiamente santi; sono quelli i fiori più belli da cui è nata la nuova primavera d' Italia.
Per quegli eroi i Fasci di Combattimento raggiunsero la mèta; per Essi i reduci vinsero l'ingratitudine e la viltà di tutti i negatori del loro sacrificio; per Essi Vittorio Emanuele di Savoia, il Re della Vittoria, potè vedere risorgere il Suo Regno.

* * *
Fu soltanto in seguito all'avvento del Regime Fascista che avvenne la vera, fraterna, efficace valorizzazione dei combattenti. In Regime Fascista non più con occhio freddo, inanimato e burocratico si attuarono le provvidenze in loro favore; non più con spirito di condiscendenza umiliante si guardarono i loro bisogni; ma con cuore aperto, con animo sincero, con sentimento di esaltazione.
Benito Mussolini, combattente fra i combattenti, che chiamò i mutilati di guerra la più vera « aristocrazia della Patria », non tralascia mai occasione per onorare la memoria dei Caduti; per esaltare gli artefici di Vittorio Veneto e per attenuare il santo dolore degli orfani, delle madri e delle spose di tutti gli Eroi. Sotto il Suo Governo, lo spirito della Vittoria presiede alle maggiori glorie dell' Italia Imperiale.

Oggi, grazie al Regime Fascista, a Benito Mussolini, i reduci tutti sono oggetto della più sincera ammirazione nazionale; godono di molti benefici governativi e sono sorretti da fiorenti Istituzioni che ne curano efficacemente una sempre maggiore ascesa. Sono infine inquadrati in magnifiche, vitali Associazioni che tutelano nobilmente i loro interessi.
Di questo belle Istituzioni ed Associazioni vediamo ora le finalità, le opere e le benemerenze. Ma in brevissimi sunti, poichè il sottoscritto deve necessariamente contenersi nel minore spazio possibile malgrado che il tema, essendo dei più aderenti allo spirito di questa pubblicazione, meritasse di essere svolto ampiamente e da meno modesta persona.


L' ASSOCIAZIONE NAZIONALE FAMIGLIE DEI CADUTI IN GUERRA

L'Associazione Nazionale Famiglie dei Caduti in Guerra fu costituita nel 1923 ed eretta in Ente Morale con decreto n. 280 del 7 febbraio 1924.
Prima di questa Istituzione ufficiale esisteva una associazione di Madri, Orfani e Vedove di guerra che, oltre ad avere stenta vitalità, non rappresentava veramente tutte le famiglie dei Caduti, limitandosi ad accogliere nel proprio seno solo: madri, orfani e vedove.
L'attuale organismo creato dal Regime è perciò più rispondente ai fini di una più estesa assistenza e protezione, e meglio abbraccia il concetto di onorare, nelle famiglie, tutti indistintamente i gloriosi Caduti.
L'Associazione, della quale possono far parte genitori, vedove, orfani e fratelli di Caduti, ha lo scopo di valorizzare i sacrifici dei morti per la Patria, mantenendo vivo il culto della loro memoria e gli ideali pei quali Essi s'immolarono e di provvedere all'assistenza morale e materiale delle loro Famiglie, integrando l'aiuto diretto che a queste dà lo Stato con la pensione di guerra.
Organi dell'Associazione sono il Comitato Centrale in Roma e i Comitati Provinciali, esistenti in ogni provincia d'Italia, nonchè le Sezioni costituite nei diversi Comuni, le quali fanno capo al proprio Comitato Provinciale.
L'Associazione Nazionale Famiglie dei Caduti in Guerra conta oggi 92 Comitati Provinciali, 2197 Sezioni (tra Italia ed Estero) e 220.000 soci, in continuo aumento. L'Associazione ha alle sue dipendenze cinque Case di Riposo per vecchi genitori di Caduti, con 327 letti, tre Laboratori per congiunti, nonchè qualche ambulatorio nei centri maggiori. Attualmente è retta da un Commissario del Governo, il Conte Valentino Orsolini Cencelli, Deputato al Parlamento, che ne cura lo sviluppo con spirito fascista sotto la diretta sorveglianza del Duce.
Fra le associazioni nate dalla guerra è questa una delle più importanti e delle più tutelate dal Governo poichè, nel culto dei loro grandi Eroi, le famiglie dei Caduti si sono riunite in fraterna comunione d'intenti e colla volontà più decisa di sempre più benemeritare della Patria. E la Patria fascista, la Patria che trae lo spirito e la forza dalla virtù del sacrificio, ha dato loro il posto d'onore; ovunque ! Le famiglie degli Eroi sono una cosa sacra per la Nazione tutta e sono l'orgoglio della Rivoluzione che le ha difese, aiutate e protette con provvidenze che nessun altro Stato del mondo può vantare.

Il Re, Mussolini, tutte le alte Gerarchie della nuova Italia, non tralasciano mai occasione per accostarsi alle famiglie dei Caduti con puro sentimento di venerazione e con alto spirito di solidarietà. Ma il Re e Mussolini possono a loro volta contare sulla più assoluta fedeltà di questa imponente e nobilissima massa d'Italiani. Ora e sempre.

L'ASSOCIAZIONE NAZIONALE MUTILATIE INVALIDI DI GUERRA

"Mussolini ricorda ed esalta dieci anni di opere e di fededei Mutilati di guerra".

« Ricordo perfettamente come nacque la Grande Associazione Nazionale fra Mutilati e Invalidi di Guerra che oggi celebra - con orgoglio e con purezza - il decimo annuale della sua gloriosa e feconda attività.
Fu a Milano nella primavera del 1917, in un momento nel quale la guerra stagnava su tutti i fronti e veniva sottoposta a dura prova la resistenza morale di tutti i popoli. La costituzione dei primi nuclei fra i Mutilati ed Invalidi di Guerra si appalesò, di li a pochi mesi, provvidenziale.
Quando, nell'estate del 1917, la Nazione Italiana attraversò un periodo di giornate grigie - come altre Nazioni prima e dopo - i Mutilati e Invalidi costituirono quel Comitato d'Azione che, nel Paese e al Piave, giovò grandemente a rinfrancare gli spiriti dei cittadini e dei soldati. I giovinetti del '99 partirono in guerra in una atmosfera di patriottismo ardente e deciso, creata - anche e sopratutto - dai Mutilati e Invalidi i quali agivano con la enorme suggestione dell'esempio, e colla irresistibile eloquenza del sacrificio compiuto.
Venne la vittoria dell'ottobre e quindi il dopoguerra. L'Associazione moltiplicò i suoi inscritti: la guerra aveva imposto un grande tributo di sangue alla Nazione ! Ma la massa dei Mutilati e Invalidi doveva essere fondamentalmente sana se un tentativo di dividerla - con pretesti assurdi e iniqui di classe - fallì miseramente. Intanto sorgeva il Fascismo che sin dalla prima adunata del marzo 1919 metteva come primo postulato nel suo programma l'esaltazione della Vittoria e di coloro che l'avevano conquistata: primi fra tutti quelli che portavano nelle carni martoriate il segno del dovere e del dolore.

Oggi l'Associazione Nazionale fra Mutilati e Invalidi di Guerra, guidata con tanta saggezza e intelligenza da Carlo Delcroix, può, con tranquilla coscienza, festeggiare il suo decimo annuale.
È una Associazione potente per numero e, quel che più conta, ordinata moralmente, perchè fusa nello spirito della concordia. Aggiungo ch'essa ha assolto egregiamente ai suoi due compiti fondamentali. Uno di essi - di natura morale - consiste nel serbare intatto e vivente l'amore di Patria e l'orgoglio della Vittoria; l'altro di natura assistenziale consisteva in una sistemazione di pensione che permettesse ai Mutilati e Invalidi di vivere decorosamente.
Il Governo Fascista, colla legge sulle Pensioni di Guerra, una delle prime del Regime, ha cercato di andare incontro ai giusti desiderata dell'Associazione.
Comincia oggi il nuovo secondo decennio.
L'inizio avrà una consacrazione solenne: la costruzione della Casa Madre del Mutilato in Roma. Segno di forza e di coscienza. Proposito di continuità.
Sono sicuro che come nei dieci anni trascorsi - carichi di eventi - così nel futuro la grande famiglia dei Mutilati e Invalidi - alla quale sono fiero di appartenere - sarà sempre pronta ad ogni appello della Patria ».
Roma, 23 Aprile 1927 - Anno V. MUSSOLINI".

L'Associazione Nazionale Mutilati nacque a Milano nell'aprile del '17 quando un gruppo di stroncati degenti nelle cliniche intuivano e discutevano il problema del domani dei reduci minorati di guerra e delle famiglie dei Caduti nel suo duplice aspetto di problema materiale e spirituale, di difesa e di elevazione. Un Comitato provvisorio gettava le basi del Sodalizio, compilava lo Statuto e il 24 agosto dello stesso anno, con Decreto di S. E. il Prefetto di Milano, l'Associazione era riconosciuta come Ente giuridico mentre si iniziava, da parte dei dirigenti, l'opera di organizzazione e di propaganda nei depositi reggimentali e negli ospedali.
L'apostolato dei primi nuclei doveva ricevere una nuova investitura di fuoco e di sangue e l'Associazione doveva svolgere i primi potenti sforzi per ricondurre la Nazione, insidiata da una propaganda materialistica subdola e corrosiva a ravvedersi a stringersi all'Esercito dei suoi figli nel momento in cui le armate Austro-Tedesche tentavano sul fronte dell' Isonzo, bagnato di tanto generoso sangue italiano, di spezzare con la nostra la resistenza degli Eserciti e delle Nazioni alleate.
Dal 28 ottobre al 30 novembre del '17 il territorio della Patria è invaso: i mutilati costituiscono un Comitato di azione e mentre assumono a viso aperto la difesa del Generalissimo, Luigi Cadorna, formano una legione di volontari che ritorneranno al fronte e organizzano nel Paese una appassionata propaganda per la resistenza interna.
Da Firenze Carlo Delcroix, il poeta fanciullo, incatenato al suo letto di dolore, ammonisce:
«Noi abbiamo sofferto sacrificandoci ma soffriremmo ancora più se la nostra carne e il nostro sangue cadendo sulla terra ingrata dovessero fecondare germi di desolazione e di vergogna».
Il Comitato Centrale in un manifesto al Paese, afferma:
« È necessario che tutto il popolo italiano dica ben forte in questi momenti il suo atto di fede nei destini della Patria: il nemico non deve passare, non passerà ».

E un rogo acceso per ogni contrada e la Nazione arde dell'amore che i mutilati hanno saputo risvegliare: fra gli apostoli della resistenza ricordiamo con Carlo Delcroix, Fulceri Paolucci De Calboli e il bersagliere Benito Mussolini. La saldatura fra Esercito e Nazione si è fatta infrangibile; la resistenza delle truppe si afferma risolutamente; i giovanissimi vanno alla guerra cantando e la Vittoria tornerà poi a risplendere sul Piave e nell'alba fulgida di Vittorio Veneto.
Il 4 novembre'18, il Comitato Centrale nell'annunciare al Paese la Vittoria e l'avvenuta unificazione della Patria italiana traccia le linee del proprio programma ed oggi non si possano rileggere tali postulati programmatici senza ammirarne l'antiveggenza e la fede che li ha dettati e senza provarne una profonda commozione!:
«La Nazione Italiana deve rinnovarsi e in primo luogo deve creare nei suoi figli la nuova coscienza civile; è necessario che ogni cittadino acquisti la coscienza di essere un fattore attivo del progresso nazionale e la coscienza dei diritti che gli spettano e dei doveri che gli incombono».
« I mutilati e gli invalidi hanno saputo essere nell' Italia nostra aristocrazia del sacrificio e aristocrazia della virtù, esempio ammirabile a tutte le Nazioni ».
« Rinnovarsi deve anche la vita politica delle Nazioni. Per noi tutti i vecchi partiti sono morti; lo Stato quale lo concepivano i nostri padri è trapassato. Non è questione di riformare questo o quello Istituto; si tratta di mutare la sostanza, come è mutato l'animo del cittadino deve mutare il costume politico. I difensori e costruttori della Patria hanno acquistato col sangue e col patimento il diritto di essere i fattori della sua riorganizzazione secondo gli ideali della guerra ».

Nel primo congresso dell'Associazione tenuto in Roma nel '18 mentre ancora arde la guerra sul fronte, i problemi della difesa della Patria sovrastano i problemi dell'assistenza; non è tempo di chiedere, è tempo di dare ancora ogni propria attività alla Nazione impegnata nella grande contesa Europea. Nel secondo congresso tenuto nel '19 in Palermo sono affrontati, per la prima volta i problemi delle pensioni e del lavoro; i fanti ritornano alle loro case col dono della Vittoria e i bisogni materiali e morali si manifestano subito grandissimi, forse superiori alle possibilità stesse della Nazione.

L' Istituto delle Pensioni di Guerra non era adeguato alle necessità del momento e alle mutate condizioni economiche della Nazione; basti pensare che l'assegno massimo per il grande mutilato di guerra era rappresentato da L. 1.410.- annue mentre il problema del collocamento della mano d'opera si presentava insolubile perchè nè i privati nè lo Stato si adattavano all'idea di dare lavoro e mercede a persone ritenute totalmente o parzialmente improduttive.
Le delusioni non tardano e sono di un duplice ordine esterno ed interno, morale e materiale.
I diritti della Nazione sono osteggiati e limitati al convito della pace; la nostra Vittoria, la sola grande Vittoria degli Eserciti alleati in campo aperto messa in dubbio; il bottino coloniale e le riparazioni divisi fra le Nazioni già ricche; qualche popolo vinto considerato vincitore; Fiume e Zara contestate e la Dalmazia negata mentre i nostri fanti meravigliosi tenevano piantate le aquile a Innsbruk e a Sebenico. I governanti d' Italia, parlamentari senza fede, mentre rinunciavano ai frutti della Vittoria nei consessi internazionali non sapevano valorizzarla di fronte al popolo scontento e lentamente l'idra sovversiva si impadroniva del Paese.

L'Associazione Mutilati pure legata ai suoi problemi di categoria che ne assorbivano la maggiore parte di attività vigila perchè le forze reduci non siano intaccate e la riserva di uomini e di animi mantenuta intatta; nel suo disprezzo per tutti i partiti essa svolge un'opera assidua di propaganda e di irradiazione dell'idea di Patria insegnando l'orgoglio del sacrificio compiuto e della Vittoria conquistata e aiuta così potentemente la reazione ai veleni del bolscevismo e del disfattismo badando, come bene ha rilevato l' On. Delcroix di tenere le posizioni minacciate.
Un tentativo dei partiti estremi di costituire una lega socialista fra mutilati e invalidi di guerra è prontamente stroncato: i mutilati affrontano gli avversari nelle piazze e nei comizi e la Vittoria resta alla Associazione; la battaglia assai significativa aveva assunto qua e là i caratteri di una vera e propria lotta antisovversiva.
Nello stesso tempo di fronte a certe rivendicazioni dei popoli vinti fatti audaci dal malore interno, l'Associazione intuisce la importanza del problema delle popolazioni allogene e accoglie nelle sue fila gli ex militari dell'Esercito nemico e li organizza nell'Alto Adige e nella Venezia Giulia offrendo loro la solidarietà dei mutilati italiani per un equo trattamento di pensione e perchè fossero loro estese le provvidenze legislative deliberate o da deliberare a favore dei minorati italiani.

Nel novembre 1920 l'Associazione constata, con amara ironia, che « Il mondo ufficiale si è finalmente deciso a celebrare la Vittoria ».
Nel '20 e nel '21 i mutilati strappano con la violenza, invadendo i Ministeri e occupando la Camera dei Deputati, gli indispensabili aumenti delle pensioni di guerra e il collocamento di diverse migliaia di agenti e di impiegati statali.
Il Governo del tempo tenta di attrarre nella propria orbita l'Associazione ma nel congresso tenutosi a Firenze sul finire del 1920 Carlo Delcroix respinge sdegnosamente alla proposta di iscrivere il Sodalizio alla Confederazione Generale del lavoro, provoca la caduta del Comitato Centrale in carica e, epurate le gerarchie associative, prende le redini della Associazione per guidarla con mano ferma ai suoi più alti destini.
Sempre nell'anno 1921 l'Associazione riesce a conquistare la legge 1312 sul collocamento obbligatorio degli invalidi iniziando quel processo di integrazione degli assegni di pensione con il reddito del lavoro e di sistemazione dei minorati di guerra che rappresenta uno dei maggiori successi del Sodalizio invidiatoci da tutte le Associazioni Estere di invalidi e mutilati.

Il Governo dell'on. Giolitti cerca nelle elezioni generali la soluzione della crisi che la Nazione attraversa: altre categorie di reduci si gettano nella mischia elettorale ma l'Associazione, che già si era astenuta dalle elezioni nittiane del '19, rifiuta la sua partecipazione alle elezioni giolittiane perchè non può avere contatti con gli uomini che contrari all'intervento dell' Italia in guerra non potevano intendere il prestigio e i diritti della Vittoria.
La fiaccola della ribellione è agitata a Fiume da Gabriele D'Annunzio mutilato e socio della Associazione; a Milano un altro grande mutilato e socio della Associazione, Benito Mussolini ha fondato fino dal marzo '19, i fasci italiani di combattimento che avevano come programma la rivendicazione dello spirito della Vittoria dentro e fuori i confini della Patria.
La rivolta auspicata dalla Associazione fino dal 1918 balena ormai all'orizzonte e fra i primi martiri della rivoluzione la nostra famiglia annovera con orgoglio il Capitano Giulio Giordani, presidente dei mutilati di Bologna che cade vittima della ferocia comunista sul proprio banco di Consigliere Comunale, Lombardini Rizieri, presidente dei mutilati di Massa e Luigi Platania.
Nel '22, a Zara, la Città martire, l'Associazione tiene il suo quarto congresso importante perchè in vista del delinearsi della vittoria delle forze nazionali l'Associazione chiarisce la sua apoliticità affermando « di non volersi estraniare dalla vita nazionale pur non potendo e non volendo svolgere azione di partito »; e perchè in esso sono gettate le basi della futura riforma del regime delle pensioni di guerra e sono concretate nuove richieste a favore dei grandi invalidi e mutilati.
Il duello fra la vecchia e la nuova Italia si svolge drammatico non tanto nell'aula del Parlamento dove una ventina di fascisti sono entrati come Deputati, ma nel Paese dove le nere giovanili falangi dei gregari operano rapidamente accrescendo di numero e di ardore la colonna in marcia.

Il 28 ottobre del 1922 la giovinezza d'Italia occupa la Capitale e assume il potere dello Stato sotto la guida di Mussolini.
L'Associazione Mutilati fiera di avere preparato, con la sua azione di resistenza, il terreno all'assalto rivoluzionario, saluta con giubilo lo storico evento e per la prima volta dà la sua piena e aperta adesione a un Governo dopo avere mantenuto fermo per un lustro il suo atteggiamento di assoluta opposizione a tutti i Governi
« I fatti oggi attuano con ritmo vertiginoso quello che è stato sempre il pensiero fermo e chiaro della nostra Associazione: abbia l' Italia non un Governo di parte, ma un Governo di uomini nuovi, un Governo di uomini forti che chiamino le sane energie nazionali a lavorare per il bene supremo della Patria ».


L'Associazione è ormai schierata con le forze del Regime che è la espressione dell' Italia trincerista e può abbandonare la sua pregiudiziale contro i partiti e contro la politica militante.
Quando nel novembre del '24 le residue forze della opposizione parlamentare tentano la sortita contro il Governo della rivoluzione è ancora Carlo Delcroix, Presidente della Associazione, che respinge nel nome dei reduci l'attacco insidioso avvertendo che tra i vecchi partiti e le nuove forze d' Italia è impossibile l'intesa perchè fra di loro è passato il torrente di sangue della guerra.
Con Decreto in data 19 aprile 1923 n. 850 il Governo nazionale statuisce: «Che la rappresentanza degli interessi morali e materiali dei minorati e la loro tutela presso il Governo e presso l'Opera Nazionale per la protezione e l'assistenza degli invalidi di guerra è riconosciuta esclusivamente alla Associazione Nazionale fra mutilati ed invalidi di guerra ».
Il provvedimento, importante dal punto di vista morale, ha determinato lo scioglimento della Associazione tubercolotici di guerra.
La prima richiesta che la nostra ha rivolto al Governo nazionale è stata quella che fosse riconosciuta come festa nazionale la data della dichiarazione di guerra - 24 maggio 1915.

Nel luglio del '23 è emanata la legge 1491. che sotto il nome di « riforma tecnico giuridica delle norme vigenti sulle pensioni di guerra » unifica e dà una sistemazione definitiva alle varie disposizioni legislative in materia di pensioni di guerra e stabilisce nuove tabelle organiche delle invalidità e degli assegni che sono elevati fino a corrispondere ai bisogni e ai desideri dei minorati di guerra.
Nei congressi di Fiume (1924) e di Bolzano (1926) l'Associazione afferma la sua adesione al Regime e allo Stato fascista e tutta la sua azione è ormai rivolta, sul terreno morale e politico, ad armonizzare le manifestazioni della Associazione con il ritmo di vita e con le aspirazioni della Nazione rinnovata allo scopo di fondere spiritualmente le proprie forze con le forze parallele del Regime.
A tale scopo l'Associazione ha svolto nel paese una fervida opera di organizzazione raggiungendo la cospicua cifra di duecentomila associati distribuiti in 400 Sezioni e 1200 Sottosezioni ed una vasta azione di propaganda tendente alla formazione di una sempre più salda coscienza civile nel popolo. Sono state tenute diecine e diecine di grandi adunate nei maggiori centri d' Italia; pellegrinaggi nazionali ai campi di battaglia e di gloria; ambascerie all'Estero, memorabili quella nell'America del Sud e la più recente nel Belgio, entrambe sotto la guida di Carlo Delcroix, dove la rappresentanza dell'Associazione ebbe accoglienze trionfali con risultati importanti di natura morale e politica.

Significativa è stata la visita a Roma dei mutilati Alto Atesini per rendere omaggio al Capo del Governo
al Presidente dell'Associazione e per riconoscere nelle vestigia della città eterna i seni e le forme della patria comune.
Particolare cura ha dato l'Associazione, in armonia con le direttive dello Stato, alla riorganizzazione delle Sezioni all'Estero creando nuovi gruppi fra le maggiori colonie di italiani in terra straniera. L'Associazione ha in special modo rivolta la sua attenzione alla attività allo sviluppo delle Sezioni di Parigi, Marsiglia e Bruxelles e a quelle del bacino mediterraneo, Tunisi. Alessandria d'Egitto, Cairo Algeri ecc. inviando di frequente suoi membri a vigilarne l'operato.
Nel campo sociale appare di grande rilievo il patto concluso, auspice S. E. il Capo del Governo, fra l'Associazione Nazionale Mutilati e la Confederazione Nazionale dei Sindacati Fascisti, patto che è stato in seguito completato con analoghi accordi intervenuti con la Segreteria generale del Partito Fascista per l'inquadramento degli invalidi dipendenti dallo Stato e dagli altri Enti Pubblici e con le Associazioni Fasciste dei datori di lavoro per il tesseramento gratuito dei soci appartenenti a dette organizzazioni.
Il patto con la Confederazione Nazionale dei Sindacati fascisti prevede oltre la equivalenza della tessera di mutilato con la tessera sindacale la rappresentanza dell'Associazione Mutilati nei Direttori Provinciali e Nazionali dei Sindacati di categoria, nel Patronato Nazionale e negli Uffici di collocamento della mano d'opera sindacata.

Il patto ha per l'Associazione un duplice valore, assistenziale e morale, perchè consente di portare l'azione tutoria dell'Associazione sul terreno dei rapporti contrattuali di lavoro in relazione alla mano d'opera invalida e perchè segna l'inizio di una vasta ed effettiva partecipazione dell'Associazioné alla vita sindacale, amministrativa e politica della Nazione.

Altra interessante manifestazione della compiutezza raggiunta dal Sodalizio è rappresentata dalla creazione in ogni centro d'Italia delle « Case dei Mutilati» che raccolgono le sedi sociali delle Sezioni con gabinetti di cura, sale di riunione, di lettura ecc. e che si trasformeranno in avvenire in case di riposo per i mutilati che ne abbiano bisogno e con la fondazione in Roma della « Casa Madre » opera d'arte severa e grandiosa che. posta fra Castel S. Angelo e la mole del Palazzo di Giustizia starà nel tempo a significare la esaltazione del sacrificio di guerra e la perfezione raggiunta dalla attività assistenziale della Associazione.

Nel campo delle pensioni di guerra dopo la legge 27 maggio '23 n. 2491 sono stati emanati i decreti 1383 dell'agosto '24 e '28 del maggio '26 che hanno portato nuovi aumenti agli assegni delle categorie più disagiate e hanno introdotto concetti innovatori nella legislazione. Per dare un'idea dei progressi ottenuti basterà ricordare che dalle originarie L. 1410 annue, come massimo, la pensione del grande invalido, sul grado di soldato, è salita a L. 18.480
La materia delle pensioni ed i problemi relativi hanno raggiunto la loro sistemazione definitiva ed è possibile affermare che gli assegni di pensione concessi dalla legge italiana, al valore attuale stabilizzato della moneta, sono fra i più elevati di quelli concessi dalle varie Nazioni che hanno partecipato alla guerra.
Nel campo dell'Assistenza specifica l'Associazione ha ottenuto dal Governo una serie di provvidenze tali da far ritenere la nostra legislazione all'avanguardia della legislazione europea.
Basterà ricordare la costituzione dell' « Opera Nazionale per la protezione e l'assistenza agli Invalidi della guerra »; la legge sul collocamento obbligatorio degli invalidi nelle aziende private e presso gli enti pubblici; la costituzione di case economiche e popolari in ogni centro d' Italia; la legge sulla concessione dei mutui agrari, ecc.
L'Associazione tra aziende private e amministrazioni pubbliche ha collocato oltre centomila mutilati e invalidi così ripartiti: Aziende private 65.000; amministrazioni statali 20.000; aziende parastatali 3000; amministrazioni comunali e provinciali 12.000.
I mutilati italiani raccolti tutti nel seno dell'Associazione, risoluti i problemi assistenziali e del lavoro, inaugurano oggi la loro « Casa» che è il simbolo di una missione compiuta e del prestigio e della dignità raggiunte dal Sodalizio; ma è sopratutto il segno della concordia raggiunta da tutte le classi del popolo italiano che onora il sacrificio e la Vittoria; perchè nella rinascita nazionale che dal Fascismo e dal suo Capo assume volto e destino è pur sempre la Vittoria che irradia della sua luce di gloria le falangi della giovinezza che ascendono baldanzose le cime dell'avvenire.
Roma, 9 ottobre 1928. Anno VI.


L'ASSOCIAZIONE NAZIONALE VOLONTARI DI GUERRA

Dopo Vittorio Veneto i volontari di guerra, pur senza costituire ufficialmente un Sodalizio, formarono dei vivaci raggruppamenti che fornirono nel 1919 molti ottimi elementi alle prime sezioni di quei Fasci di Combattimento che dovettero sanguinosamente lottare per liberare l' Italia dalla follia rossa e ridare alla Vittoria, mutilata e offesa, la gloria immortale conquistata da 700.000 morti.
Perciò, a Milano e a Firenze, molti volontari di guerra fin da principio operarono in primissima linea a fianco del Duce e cooperarono alla fondazione dei primi Fasci di combattimento; infine costituirono il fior fiore di quei Legionari che, partendo da Ronchi, dettero Fiume all' Italia.
A Roma, anche, moltissimi volontari di guerra tennero vivacemente il campo e dissero sempre audacemente la loro parola di rivolta contro la debolezza dei governi demo-liberali e contro l'opera disgregatrice di Cagoja.
L'azione offerta da questi volontari di guerra, nel periodo che va dal 1919 all'ottobre del 1922, è consacrata solennemente in alcuni capitoli della storia del Fascismo, con ordini del giorno votati dal Comitato Centrale dei Fasci prima, e dal Gran Consiglio poi.
Passato il periodo dell'azione cruenta, i volontari di guerra decisero di riordinare le loro file. E sotto gli alti auspici di Giovanni Giuriati, Ministro d'Italia, si radunarono a Roma i rappresentanti di Milano, di Firenze e dell' Urbe deliberando di costituire un'Associazione Nazionale che seguisse come condotta politica «il bene e l'interesse della Patria, della cui unità è simbolo il Re e della cui forza operante è anima il Duce».
Lo scopo dell'Associazione Volontari di Guerra è di natura «culturale e politica» e l'opera sua si svolge non solo nel territorio nazionale, ma ovunque vi sia da affermare e difendere il diritto della Patria Italiana.
Fin dalla fondazione fu nominato Presidente Onorario dell'Associazione Benito Mussolini e Comandante d'Onore Gabriele d'Annunzio.

Il I Convegno Nazionale fu inaugurato sul Campidoglio, ove, alla presenza di S. M. il Re e sull'Ara di Giulio Cesare fondatore dell'Impero, il Duce consegnò ai volontari di guerra la bandiera intessuta dalle donne milanesi nel 1858, con le seguenti parole « Consacro questa vostra bandiera con coscienza « tranquilla e con animo assolutamente puro. Sono sicuro che essa, in pace e in guerra, sarà sempre il segno «di raccolta per tutti i giovani animosi i quali vorranno « seguire il vostro mirabile esempio. E se domani gli «eventi esigeranno altri sacrifici, io sono sicuro che voi sarete ancora una volta fra i primi e vi trascinerete « dietro tutte le forze della Nazione, in modo che attraverso questa coordinazione di sforzi e di sacrificio si «possano attingere tutte le mète e raggiungere tutte «le vittorie ».
E giusto ricordare che nei giorni del fatto Matteotti, quando tanti purtroppo defezionavano, solo l'Associazione Volontari di Guerra in un ardito Ordine del giorno chiese che il Duce assumesse «la dittatura».

Dopo sei anni di lavoro tenace e con la povertà più francescana l'Associazione Nazionale Volontari di guerra, con la fusione dei prodi Volontari Giuliani, della gloriosa Legione Trentina fondata da Cesare Battisti, degli audaci e tenaci Volontari Libici, degli appassionati Volontari Ciclisti e di quelli umili e silenziosi d' Oltre Oceano, è oggi veramente una potentissima forza al servizio della buona causa e del Regime in attesa di formare l'avanguardia delle future Legioni Imperiali.
Alla grande Associazione Nazionale è anche federata l'Associazione dei Volontari della Repubblica di S. Marino, che ne ha riconosciute le gerarchie, lo Statuto sociale e lo spirito animatore.
Eugenio Coselschi, Presidente dell'Associazione, fissò i capisaldi dell'azione spirituale del sodalizio: azione che si è mirabilmente affermata e divulgata anche attraverso il periodico settimanale La Volonta d'Italia, organo dei volontari italiani. Il battagliero e vivace settimanale, fra l'altro, agita a fondo la questione adriatica per la redenzione di tutta la Dalmazia e, chiamandosi apertamente imperialista, divulga i principi dell'azione politica che il Convegno di Sardegna tracciò ai volontari, per l'affermazione risoluta dell'imperialismo integrale.

Il Governo Nazionale ha dato ai volontari di guerra uno speciale segno di riconoscimento istituendo per loro, con R. Decreto 24 maggio 1923, una medaglia di benemerenza.
All'Associazione sono inscritti alcuni Principi Reali, molte Medaglie d'Oro, molti Ministri, Senatori, Prefetti, Deputati e Podestà d'Italia.
Amelia Filzi, la madre eroica del martire Fabio e dei prodi Fausto e Mario, è stata nominata la Madre spirituale dei volontari di guerra italiani.
Il Consiglio Nazionale dell'Associazione proclamò Soci d'Onore Paolo Boselli, Augusto Turati, Carlo Delcroix, Umberto Nobile e Francesco De Pinedo.
Oltre 150 Sezioni vivono in Italia e all' Estero, inquadrando circa ventimila organizzati e mantenendo deste le tradizioni del volontariato, per rivendicare il diritto dell' Italia sulle terre ancora disgiunte dalla Madre Patria.
L'Associazione Nazionale Volontari di Guerra ha promosso altri due Convegni Nazionali che riuscirono imponenti: il primo fu tenuto in Sardegna il 24 maggio 1927 e il secondo a Zara il 24 maggio 1928.
Il Convegno di Sardegna nominò Presidente dell'Associazione Eugenio Coselschi e riconfermò a Segretario Generale Augusto Pescosolido, che ricopre tale carica fin dal Convegno di Roma.
I volontari italiani, inquadrati così, sono oggi una forza imponente e pronta alle nuove battaglie che, come ha detto recentemente l'invitto Condottiero del Carso si debbono ancora combattere.

L'ISTITUTO DEL NASTRO AZZURRO

Venne fondato in Roma il 26 febbraio 1923 ed ebbe tale nome da S. E. Mussolini che, nel Natale di Roma dello stesso anno (21 aprile), con solenne cerimonia in Campidoglio, gli consegnò pure l'Orifiamma ornato del Fascio Littorio.
L' Istituto del Nastro Azzurro conta oggi Sezioni e Gruppi in ogni centro d'Italia ed ha fiorentissimi nuclei all'Estero. È stato eretto in Ente Morale con Decreto del 31 maggio 1928 e di esso possono far parte tutti i combattenti che «avendo ottenuto per atti di valore compiuti esclusivamente in presenza del nemico una
ricompensa al Valor Militare, non abbiano macchiata, con disonesto o riprovevole comportamento, la purezza originaria di essa». Per disposizione del Duce possono pure farne parte gli Ufficiali e militari di truppa in servizio attivo.
L' Istituto del Nastro Azzurro, conferendo ai propri associati un Emblema Araldico, costituisce il «corpo nobiliare del valore » e si propone di affermare ed esaltare all' interno e all' Estero le virtù militari italiane la coscienza dei doveri verso la Patria; promuovere fiancheggiare tutte le iniziative che mirino ad onorare la Vittoria ed a ravvivare il ricordo degli eroismi compiuti; costituire un Museo che raccolga e conservi i ricordi di guerra dei decorati; ed infine, di giudicare le questioni morali e cavalleresche, mediante una Corte d' Onore obbligatoria per i soci e liberamente aperta a tutti i cittadini.
Dell'Istituto del Nastro Azzurro sono Soci d'Onore gli eroici Caduti, i Reggimenti ed i Comuni decorati al Valor Militare; nonchè le associazioni: Famiglie dei Caduti, Mutilati, Combattenti, Volontari e Arditi di guerra.
Vi sono inscritti i Principi Reali, il Capo del Governo, i Marescialli d'Italia, il Duca del Mare, molti Ministri
personalità decorati al Valor Militare; quasi tutte le Medaglie d'Oro.
L'Istituto è retto da un Consiglio nazionale di sette membri, di cui il Presidente e il Vice-Presidente sono nominati dal Capo del Governo (attualmente sono la Medaglia d'Oro prof. Amiclare Rossi e l' On. Vico Pellizzari), ed ha per organi consultivi il Consiglio ed il Congresso Nazionale. Ne è Segretario generale, fin dalla fondazione, il comm. Maurizio Barricelli.

Inquadrato così, l' Istituto opera con intensa attività nel movimento di elevazione spirituale della Patria promovendo varie manifestazioni di propaganda e di fede e partecipando alle opere più nobili di beneficenza e solidarietà nazionale. Fra le più significative manifestazioni dell' Istituto sono da annoverarsi: la celebrazione della Giornata Azzurra e Coloniale, che si svolge il 26 Marzo d'ogni anno in occasione della ricorrenza dell'istituzione della Medaglia d' Oro al Valore Militare da parte di Re Carlo Alberto; la pubblicazione di Albi d'Oro e d'Onore dei Caduti, delle « Donne Eroiche Italiane » e dei viventi decorati al Valor Militare; nonchè l'organizzazione di Convegni e Pellegrinaggi ai luoghi della guerra. Importante e solenne riuscì il Pellegrinaggio alla « Trincea delle Frasche » che, ad iniziativa della Sezione di Milano, si svolse il giorno di Pasqua del 1927 per celebrare l'Eroe Filippo Corridoni.

Nel 1925 l' Istituto concorse con oltre 50.000 lire alla sottoscrizione del « dollaro » ed in tutte le occasioni di raccolta di denaro per iniziative patriottiche esso porta un contributo veramente imponente e significativo.
L' Istituto del Nastro Azzurro è una delle più nobili creazioni dell' Italia guerriera e fascista; merita perciò, con i mutilati e i combattenti la definizione di « nuova, potente aristocrazia sorta dalla guerra » fattane dal Duce.


la seconda parte

ASSOCIAZIONE COMBATTENTI - ASSOCIAZIONE UFFICIALI IN CONGEDO - FEDERAZIONE ARDITI D'ITALIA - ASSOCIAZIONE BERSAGLIERI - ASSOCIAZIONE ALPINI D'ITALIA - ASSOCIAZIONE DEL FANTE - FEDERAZIONE GARIBALDINI - ASSOCIAZIONE GRANATIERI - FEDERAZIONE CARABINIERI - L'OPERA NAZ. INVALIDI - L'OPERA NAZ. COMBATTENTI - OPERA NAZ. ORFANI
continua > > >

dalla PUBBLICAZIONE NAZIONALE UFFICIALE,
(con l'assenso del capo del governo), 1928

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