ANNO 1935

la GUERRA IN ETIOPIA
l'incidente - STRESA
IL discorso di Mussolini
inizio della guerra - logistica zero
l
e sanzioni - il mistero SAMUEL HOARE


L'uomo al centro degli Ascari è il padre dell'Autore - Asmara -dicembra 1935.

In Africa

Prima di procedere ad un esame della situazione che si è venuta creando, particolarmente per il fatto dello atteggiamento dell'Inghilterra, fra l'Italia e la Società delle Nazioni, in relazione al conflitto italo etiopico, sarà forse utile riassumere le fasi della vertenza, precedenti all'ultima sessione del Consiglio della S.d.N. della quale dovremo occuparci con maggior dettaglio.

Si era compiuto appena da qualche anno il lungo e faticoso ciclo delle operazioni per la riconquista integrale della Libia, quando nell'aprile del 1934 lo Stato Maggiore italiano veniva chiamato ad un nuovo e più arduo compito. Era "la difesa integrale della Colonia eritrea" contro eventuali propositi aggressivi del Governo etiopico e non solo da questo ma anche della popolazione insofferente ai vari colonizzatori scesi in Africa con fucili e cannoni a portare via la loro terra. In questo modo - come era in uso a quei tempi imperialistici - vi si erano stabiliti già gli Inglesi (in Somalia Britannica) e i Francesi (in Somalia Francese). L'Italia dopo l'avventura crispina a fine Ottocento, aveva solo due modeste colonie, ricevute col Trattato di Versailles del 1919, dopo la fine della prima guerra mondiale. L'Italia voleva una parte della Somalia Francese e Inglese in cambio della rinuncia alla ripartizione delle ex colonie tedesche tra le forze dell'Intesa. Invece (nella "vittoria mutilata", "l'Italia ottenne solo scarse briciole del ricco bottino coloniale" l'Oltregiuba dalla Gran Bretagna, ed un piccolo ampliamento in Libia.
(Mussolini nel discorso del 2 Ottobre, non manca di ricordarlo - vedi più avanti)

Quella in Africa assieme ad Assab (già acquistata fin dal 1882 dalla compagnia Rubattino per i suoi commerci sul Mar Rosso), era appunto la Colonia Eritrea. Per la difesa di questa colonia dagli indigeni furono previsti un contingente di 1105 ufficiali delle varie armi, corpi e servizi, 605 sottufficiali e circa 2500 uomini di truppa, più alcuni reparti organici per i vari lavori logistici su questo protettorato,

I FATTI - ll 5 dicembre dello scorso anno (1934) degli armati abissini, in numero di circa 1500, attaccarono di sorpresa il presidio italiano di Ual Ual. Nonostante l'enorme sproporzione delle forze degli attaccanti, il presidio poté resistere fino all'arrivo di qualche rinforzo, col cui intervento fu possibile mettere in fuga l'avversario. (Ma non si sa come andarono in realtà le cose, se era un vero e proprio attacco, oppure infatizzata solo qualche fucilata di isolati gruppi abissini col dente avvelenato per le occupazioni della loro terra).

Il Rappresentante italiano ad Addis Abeba fu subito incaricato dal Governo Italiano di richiedere al Governo etiopico delle scuse e delle indennità per i danni a persone e cose, calcolata secondo gli usi locali. Il Governo abissino rispose alla nota richiedendo, sulla base dell'art. 5 del Trattato italo-etiopico, l'applicazione della procedura arbitrale. Bisognava in sostanza valutare bene i fatti che erano accaduti, non precipitare quanto era accaduto.

Da parte italiana si fecero delle pretestuose riserve circa la opportunità e la possibilità di applicare quella procedura arbitrale. Il Governo etiopico, invece di rispondere alla Legazione italiana, indirizzò al Segretario Generale della L.d.N. un telegramma invocante l'intervento della Lega.

Il pretesto di Ual Ual, propagandandolo come una provocazione per farne una causa "giusta", viene subito trasformato in una "necessità" improrogabile, e conduce MUSSOLINI a rompere gli indugi - dopo gli incidenti - per intervenire militarmente in Africa, in Abissinia, con un vastissimo consenso in Italia che gli viene perfino da chi è stato finora all'opposizione.

(alcuni analisti riferiscono che la 2nda guerra mondiale ebbe inizio proprio da questo banale episodio. L'indifferenza o le ipocrite ostilità delle altre nazioni, la stupidaggine delle sanzioni, buttarono l'isolato Mussolini nelle braccia di Hitler)


IL 2 GENNAIO, l'Etiopia come abbiamo già detto preoccupata si rivolge alla Società delle Nazioni per essere salvaguardata dentro i propri territori; nel frattempo il 7 gennaio Francia e Italia firmano un accordo per alcune colonie. Poi con un altro patto segreto la Francia (colloqui con Laval a Roma)  lascia per la questione Etiopica, "mani libere" a Mussolini (anche se Laval in seguito negherà).

Il Duce forte di questo appoggio inizia a fare i preparativi militari; richiama alle armi alcune classi, forma due divisioni, istituisce gli alti comandi e fa partire il 5 FEBBRAIO circa 35.000 uomini per l'Africa.

Questa missione inizia a muoversi, giunge sul posto, ma nessuno, né Mussolini né i suoi generali hanno presente una meta ben precisa. Le intenzioni del piano DE BONO, che ci teneva tanto a questa guerra (già in Africa il 7 gennaio, come Alto Commissario per la Colonia, ne diventa il Comandante Superiore il 28 marzo), contempla un'immediata offensiva militare, ma Mussolini temporeggia, la sua deve essere una mossa politica, non ancora una vera e propria guerra d'aggressione. Vuole intimorire, convincere, inviando con questa iniziativa solo dei messaggi all'Europa.
Dunque una forza insufficiente per una vera e propria "grande conquista", addirittura persino carente per una difesa efficiente in caso di attacco. Infatti come numero di uomini, sono quasi la metà di quelli inviati da Crispi trentanove anni prima e finita molto male.
Inoltre manca totalmente una strategia. De Bono è solo un militare non ha nessuna preparazione logistica, soprattutto in luoghi come questi.

A stravolgere le buone o le cattive intenzioni, a far rompere quegli equilibri di forze create a Versailles con la Società delle Nazioni, a ciel sereno (ma dopo i risultati del voto nella Saar dello scorso anno)  piomba il 16 marzo sull'Europa la denuncia  di Hitler, che non intende più rispettare le clausole di quell'umiliante trattato, soprattutto i punti relativi al disarmo. Più che comunicare, con il suo stile da tribuno, avverte che non parteciperà più a nessuna conferenza della Società d. N.; annuncia che ha ristabilito il servizio militare obbligatorio; e in parallelo viene costituita una aviazione militare.
Insomma è un'altra sfida dopo la tensione creata lo scorso anno in Austria.

Mentre De Bono scalpita in Africa, Inghilterra, Francia e Italia con questa nuova preoccupazione sollecitano una riunione straordinaria della Società delle Nazioni. Per il motivo Hitler, non per l'Africa.

L'11 APRILE si svolge l'incontro a Stresa. Viene riaffermato il trattato di Locarno, decidendo di fare fronte comune contro la inquietante Germania di Hitler e del suo nazismo in preoccupante ascesa.
La "questione etiopica" di Mussolini passa in secondo piano. Ma quando se ne parla  Mussolini non chiede se può invadere l'Etiopia, ma rassicura e afferma che  "l'Italia non vuole mettere in pericolo la pace, ... dell'Europa".
 Ma la virgola e la pausa è come voler dire  "ma dell'Africa SI, quindi non interferite".
Gli ambigui partecipanti capiscono benissimo e se non prendono una netta posizione, significa che anche qui a Stresa a Mussolini  gli hanno lasciato "le mani libere".  Francia e Inghilterra fanno solo "scena"; cercano di salvare il prestigio della Società delle Nazioni  ma ognuna delle due potenze sta facendo la "sua sceneggiata" in malafede. Gli inglesi, infatti (zitti, zitti e all'insaputa della Francia) stanno negoziando con Hitler il Patto Navale che verrà poi firmato il 18 giugno. Un patto che concede libertà d'azione alla Germania di riarmarsi; un accordo questo che va contro le decisioni stipulate dalle grandi potenze (e soprattutto verso la Francia) a Versailles.

Ma non sono meno ambigui gli stessi Francesi, che all'insaputa degli inglesi, pure loro tentano degli approcci con la "Nuova Russia" e fanno patti segreti con Mussolini in funzione antitedesca per tutelare l'Austria (patto sull'indipendenza austriaca, in verità già congiunto  con gli stessi inglesi, nel settembre precedente a Ginevra)

L'atteggiamento degli inglesi sono forse quelli di invogliare Hitler a rivolgersi a Est in funzione antibolscevica, "bestia nera dei britannici". Mentre gli interessi francesi, come al solito sono di contrastare l'atavica egemonia inglese (Non hanno mai dimenticato i tempi di Napoleone). L'alleanza con il fascismo di Mussolini del resto a Laval non dispiaceva (Sostenitore dell' appeasement, dopo l'occupazione nazista lui diventerà il capo del governo Vichy -1942-1945)

Forse a Stresa l'unico che aveva veramente capito da mesi il "pericolo" di quel "caporale" tedesco era proprio Mussolini. Ma aveva capito anche un'altra cosa: diffidare di Francesi e Inglesi, che tra di loro c'era sempre astio. Lui lo scorso anno dopo i "fatti austriaci" era stato il solo uomo a osare, e aveva agito non con le parole ma con i fatti, mandando al Brennero nell'arco di ventiquattrore quattro divisioni sul confine per difendere l'indipendenza dell'Austria.
Questa indipendenza
l'avevano sancita a Versailles le grande potenze; invece quando Hitler poi invase l'Austria, la Gran Bretagna si defilò dicendo che "non prevedeva impegni sul continente", e la Francia mandò a dire che "non si sentiva abbastanza forte per intervenire".
L'Italia con o senza Mussolini, quel giorno venne a trovarsi in una difficilissima posizione. Cioè sola!
Chiunque avrebbe capito che Hitler non lo avrebbe fermato più nessuno. Gli altri non lo capirono! O c'erano altri progetti; che poi furono sconvolti? (vedi il patto Russo-Tedesco che sconcertò tutti; Mussolini in primis.

(In quei giorni a Mosca c'erano rappresentanti sia Inglesi che Francesi, e anche, e ognuno di loro all'insaputa dell'altro avevano intenzione di fare patti con Mosca, con intenzioni antitedesche, ma furono intempestivi. Hitler li bruciò sul posto).
Non dimentichiamo cosa accadde poi nel 1939; con l'invasione nazista-russa della Polonia, anche lì, Francia e Inghilterra (le due protettrici, "sulla carta") fecero la "mossa", ma poi entrambe non si "mossero". Così la posizione dell'Italia non divenne solo difficilissima, ma divenne critica, quando le armate tedesche, reduci dalla Polonia, tutte disimpegnate erano sui confini, pronte a "far qualcos'altro" non solo in Italia ma anche in Francia e Inghilterra. E nelle ultime due lo fecero eccome !!).
 
L'11 APRILE a Stresa, Mussolini, dopo la figuraccia al Brennero, per l'Abissinia si fa ancora più determinato, sfrutta bene le ambiguità e non si pente della sua scelta.  La spedizione in Abissinia l' ha ormai del resto già messa in moto, si sta rivelando secondo le informazioni De Bono vincente, e a quel punto non accetterebbe più nessun diktat dai presenti (falsamente) preoccupati di un massiccio intervento militare italiano in Africa. Insomma pochi si stracciano le vesti, e sia la Francia (che ha fatto un patto segreto con l'Italia contro un'eventuale invasione tedesca dell'Austria) e sia l'Inghilterra che ha fatto a sua volta altri patti segreti con la Francia all'insaputa dell'Italia, non prendono posizione, ma riescono a far credere al mondo che si sono uniti in  funzione antitedesca.

Quasi avallando l'intervento di Mussolini e a screditare gli abissini, la Società delle Nazioni pubblicherà  un rapporto, reso pubblico poi da una massiccia propaganda negativa, dove l'Etiopia figura ancora fra quelle nazioni che praticano la schiavitù. Insomma l'intervento di Mussolini sarebbe quasi una missione di civiltà in questi territori "barbari", dove l'imperatore SELASSIÉ siede sul trono che fu di Salomone, e ha un impero che non ha mai cambiato dinastia da 2000 anni.

Il 24 GIUGNO Mussolini fa il colpo di teatro, minaccia di uscire dalla Società delle Nazioni; ipocritamente EDEN, il Segretario di Stato inglese, lo biasima per l'intervento.
Salvo poi scoprire in seguito che l'Inghilterra (tanto disgustata per l'intervento di Mussolini) ha fatto 6 giorni prima, il 18 GIUGNO, un doppio gioco peggiore degli italiani, visto che ha negoziato proprio con Hitler, all'insaputa di Italia e Francia un patto navale con i tedeschi. - Diranno poi, e si giustificheranno, in funzione e con finalità antibolscevica. Ma doppio gioco era!
(e a sua volta il doppio gioco lo fece poi Hitler alleandosi proprio con i russi con il ricordato sopra Patto Ribbentrop-Molotov)


Il 9 LUGLIO la commissione per la pace Etiopia-Italia non giunge a nessuna pacificazione, si rimanda tutto in agosto, quando sono fatte alcune proposte a Mussolini per desistere dalla sua decisione di iniziare l"avventura" africana. Mussolini quelle proposte le ritiene umilianti e le rifiuta in blocco. Si sente quasi offeso. Volevano concedergli una piccola banale striscia di territorio desertico. 

Il 3 SETTEMBRE ci sono ancora schermaglie, infine la rottura totale. L' 11 Settembre 51 Paesi su 54 aderenti alla Società delle azioni, minacciano delle gravi sanzioni se Mussolini osa proseguire nella sua decisione di dichiarare guerra al popolo abissino.

La Germania già in contrasto con la Società delle Nazioni, si dichiara neutrale di fronte al conflitto etiopico, e quindi Mussolini ora può contare (ufficialmente) solo sui rifornimenti di Hitler che però non può oiù inviare via mare (su La Manica c'è lo sbarramento inglese per le navi tedesche) ma solo via terra, carbone, acciaio e altro. Così paradossalmente invece di punire la Germania questa, ora diventa la "grande beneficiaria" della situazione, una vera manna dal cielo per la sua produzione e quindi un notevole beneficio economico.
Anche questo nessuno dei 51 paesi lo ha previsto!!!

Inoltre con un'ipocrita combine, con una intesa segreta, che segreta non è più di tanto, spunta l'aiuto inglese che vende addirittura merce alla Germania e che poi questa vende all'Italia. - I motori Rolls Royce per gli aerei italiani, seguono appunto questa strada, e Mussolini lo sa benissimo.
Sembra, e Mussolini lo vuol far credere, l'inizio di un vero strangolamento dell'economia; un isolamento politico ed economico dell'Italia. Ma le sanzioni hanno mille crepe e si rivelano un grosso bluff degli Stati Europei nei confronti dell'Italia, come abbiamo appena visto sopra con questi ambigui traffici.

In Italia parte una feroce campagna stampa contro i Paesi ostili alle decisioni di Mussolini. Parossistica quella contro gli inglesi, veline ai giornali raccomandano perfino di non fare uso di vocaboli inglesi e di evidenziare ogni fatto negativo sul costume degli stessi. Danno fastidio persino le insegne dei locali chiamati da alcuni anni con l'anglofono vocabolo Bar, si sostituisce con il surrealistico paesano termine, "qui si beve" o il vecchio e atavico "Osteria". Si è insofferenti perfino per la chiave inglese, la si chiama "chiave morsa". E guai a nominare Week End, Starace obbliga a dire "sabato fascista".

Nello stesso tempo per trovare i fondi necessari alla guerra, si promuove un prestito nazionale, detto del "cinque per cento", che ha notevole fortuna, in pochi giorni permette di incassare allo Stato otto miliardi di lire. Contemporaneamente scattano aumenti vari e nuove tasse sugli immobili e sugli affari.

L'11 SETTEMBRE a Ginevra, SAMUEL  HOARE (non dimentichiamo questo nome - lui è già ministro degli esteri inglese) corre per la poltrona di premier e sfrutta la sua grande occasione di propaganda elettorale cavalcando lo sdegno dei suoi potenziali elettori. Fa un discorso che ha eco in tutto il mondo. E' durissimo e come vedremo del tutto falso e ipocrita. Con un tono forte, deciso, spavaldo e anche plateale grida davanti ai rappresentanti di 54 Paesi "E' giunta l'ora di bloccare Mussolini, perché Hitler ne prenda nota".
(nessuno immagina nemmeno lontanamente che è tutta una sceneggiata - vedi oltre).

IL 12 SETTEMBRE cioè il giorno dopo, Hoare non fa solo parole, ma anche fatti (e questo gli porta non pochi consensi); fa salpare 144 navi verso il Mediterraneo dirette a Malta. Tutti pensano a un potente blocco del Canale di Suez che sbarra la strada a Mussolini per l'Arica. Ma é una spregiudicata e sfacciata mossa propagandistica, solo per vincere le elezioni. Nessuno si sogna di bloccare le navi nè Malta nè tantomeno a Suez.
Le elezioni si tengono il 14 novembre, quando in Africa le ostilità sono iniziate da oltre un mese e mezzo. Il 15 Novembre i risultati sono 431 seggi a favore di Hoare contro 184. L'essere "contro Mussolini" ha abbondantemente ripagato!
Ma lui (Qui la sorpresa! ma pochi conoscono questo retroscena) Hoare non é contro Mussolini, anzi è un suo carissimo amico! Vedi più avanti.

Mussolini abbiamo visto sta attendendo proprio questo risultato elettorale, infatti, il 15 HOARE a elezioni vinte da poche ore, telefona subito al nostro ambasciatore a Londra, GRANDI "e adesso cosa possiamo fare per voi?'" "come vi possiamo sbloccare la situazione?".
Grandi chiama Mussolini alle ore 14 dello stesso giorno. E le intese fra Londra e Roma sembrano essere molto chiare, e Mussolini cosa fa'?, alle ore 16 manda quel telegramma "segreto e personale" a DE BONO che leggeremo più avanti, e convoca immediatamente BADOGLIO, che dopo ventiquattrore parte immediatamente per l'Africa a sostituire De Bono e quindi a dare la spallata decisiva e risolutiva alla "guerra da vincere ad ogni costo con "ogni mezzo", e, su "questo" non transigo, vincere subito!" gli impone Mussolini.

In pratica gli inglesi con HOARE, e i francesi con LAVAL hanno dato carta bianca a Mussolini. Hanno accettato l'invasione dell'Etiopia che non subirà solo quella,.... come vedremo alla fine di questo anno.

A Milano, in Duomo, il cardinale SCHUSTER celebra due eventi insieme, un Te Deum per l'anniversario della fondazione del Fascismo; e nello stesso tempo sulla grande piazza nella commozione generale benedice i gagliardetti dei reparti di quell' "esercito fatto di uomini impegnati a portare la luce della civiltà in Etiopia".
Plaude tutta la stampa nazionalista e la borghesia italiana e gli industriali (grandi affari in vista per loro), mentre la massa attende fiduciosa la facile conquista della "terra delle banane per tutti".

Socialisti e comunisti questa volta "pregano" anche loro, ma dietro altre quinte e sperano che la guerra si trasformi in una totale disfatta fascista. Inizia il disfattismo, mentre i giovani fascisti con la fede nel Duce salgono sulle navi diretti in Africa, fiduciosi; del resto da De Bono e da tutti è stata definita "solo una scampagnata".
Diremo più avanti quanti furono gli "eroi dell'Abissinia e quanti ingenti mezzi furono necessari per fare "questa scampagnata".

RITORNIAMO AL 2 OTTOBRE

Il 2 OTTOBRE Mussolini dal balcone di Palazzo Venezia e dalla radio, con la popolazione in attesa su tutte le piazze d'Italia per ascoltarlo, fa il suo storico discorso e comunica con la "mobilitazione generale", l'inizio della guerra in Africa.
Il giorno dopo, dall' Eritrea, le truppe che via via vi si erano già state stanziate (circa 110.000 uomini) iniziano l'invasione dell'Etiopia.

Nel discorso fatto da Mussolini, c'è un vero compendio di retorica, di esaltazione, ma soprattutto di vittimismo. Si scaglia contro le Nazioni che vogliono impedire la sua espansione coloniale, e in primo luogo l'Inghilterra. Ma è tutto un bluff. Una grande sceneggiata da recitare in un modo teatrale. Mussolini ha solo preso la palla al balzo ben sapendo che nessuno lo ostacolerà nella sua "conquista dell'Impero". Lo vedremo più avanti perché.

IL DISCORSO


(originale apparso su Civiltà Fascista del 3 ottobre 1935, pag. 861-862)


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In Italia intanto si svolgono manifestazioni plateali di appoggio. Partono reggimenti di volontari. I personaggi più in vista, fanno a gara nell'imbarcarsi. Vuol partire perfino GUGLIELMO MARCONI per dare l'esempio. Mentre i gerarchi in massa, tutti vogliono il posto al sole (come nelle Crociate) in una guerra che si crede brevissima, una "guerra lampo". Il Vescovo di Fidenza benedice i battaglioni in partenza e quello di Ancona fa affiggere un manifesto a sostegno delle gesta dei soldati italiani "chiamati a compiere il loro dovere".

3 OTTOBRE. Scatta l'ora X. L'attacco è fulmineo. DE BONO con le truppe italiane scatena la grande offensiva. 110.000 uomini alle 5 del mattino varcano il confine etiopico e puntano su Adua; il 6 OTTOBRE conquistano la famosa città abissina.

In Italia impazziscono dalla gioia, tutti in piazza, caroselli fino al mattino per la riconquista dopo quarant'anni di questa singolare città, un luogo che era rimasto nell'immaginario collettivo. Non era mai stato dimenticato il disastro italiano sull'Amba Alagi e quello di Adua - la propaganda fece il resto, preparò il terreno della rivalsa di quella storica cocente sconfitta.

Il 7 OTTOBRE - Scattano le operazioni belliche: Gli italiani avanzano, hanno davanti 110 chilometri di deserto, con piste appena visibili, ma che nell'entusiasmo percorrono e dopo un mese riescono a occupare l'8 Novembre MACALLÉ.

Il padre di chi scrive, Giuseppe Gonzato (nella foto di apertura) che guida i convogli dei rifornimenti logistici, fa presente che non si può andare oltre; i rifornimenti dei camion sono critici, manca nafta, gomme, pezzi di ricambio, ma soprattutto la micidiale e finissima sabbia grippa e paralizza ogni meccanismo, e più che soldati ci vorrebbero meccanici, pezzi di ricambio, macchine adatte. Quindi la situazione dal punto di vista logistico strategico é molto critica. Fra l'altro ci si era spinti così avanti (oltre 240 km.) in una zona molto aperta dove non era stata fatta nessuna ricognizione ai lati, quindi molto pericolosa. Non era insomma una "scampagnata".

DE BONO che non é un grande stratega, ha già 70 anni,  ma neppure è uno stupido, ascolta questi consigli e si blocca, intuisce che andare avanti può diventare pericoloso. Ma a Roma MUSSOLINI freme, vuole cinicamente che si vada avanti ad ogni costo. Per sei giorni De Bono temporeggia. E' la sua condanna! Mussolini il 15 novembre sta attendendo la grande notizia da Londra (che abbiamo già accennato sopra - Hoare primo ministro); la riceve alle ore 14, e già alle ore 16 invia un telegramma a Macallé. "De Bono sei troppo vecchio, ti sostituisco con Badoglio, e tu torna a casa).

L'11 OTTOBRE, 51 Stati dei 54 appartenenti alla Società delle Nazioni applicano la minaccia e ricorrono alle sanzioni economiche verso l'Italia per l'aggressione all'Etiopia.

Il 18 novembre 1935, fecero seguito le seguenti sanzioni economiche:
* divieto per le nazioni facenti parte della società delle Nazioni di mandare armi ..e munizioni in Italia;
* divieto di concedere prestiti al governo di Roma;
* divieto di importare merci italiane;
* divieto di esportare in Italia merci che potessero essere utili all’industria di guerra
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Ma è un'altra sceneggiata! E rovinò in maniera irreparabile i rapporti con molti stati. Ma anche con la stessa Francia. Che inizia a vigilare i comportamenti inglesi. E rifornisce gli abissini con le sue micidfiali bombe "Dum Dum"

Infatti, é necessario ora ritornare in Inghilterra. Immediatamente dopo l'invasione Italiana la popolazione inglese ha cambiato subito la buona opinione su Mussolini. Approva sia la condanna della Società delle Nazioni e pure le Sanzioni.

Ma qui spunta l'ambiguo personaggio di SAMUEL HOARE, ministro degli esteri dei conservatori che é -come abbiamo accennato sopra- in piena campagna elettorale per le elezioni di novembre. E' proprio lui a fare la voce grossa. A condannare l'invasione. A minacciare con le navi inglesi il blocco del Mediterraneo per impedire agli italiani l'aggressione all'Etiopia. (recita bene!)

IL 7 DICEMBRE  Mussolini col Discorso sulle Sanzioni inaugura il periodo Autarchico della Nazione, e invita a donare l'oro alla patria così duramente colpita dalle "nazioni plutocratiche e invidiose". Ma sa che non é vero! Indirettamente riceve aiuti proprio dall'Inghilterra, quella che sta facendo tanta scena. E altrettanto la sta facendo la Francia.

Il 9 DICEMBRE - Gli elettori inglesi iniziano ad accorgersi di essere stati giocati, anzi sono stati da HOARE truffati. 
A farlo capire é l'Echo del Paris (abbiamo detto che la Francia non si fidava e vigilava!!) che con un esplosivo editoriale rivela che "l'Italia con il consenso inglese e francese si accinge a pasteggiare sul cadavere dell'Etiopia". Gli inglesi sono quasi increduli ma iniziano a interrogarsi.

L'11 DICEMBRE in concerto sia Hoara (che ha vinto le elezioni) sia Laval propongono in segreto (ma non più di tanto, la stampa è implacabile) all'Italia di Mussolini una "soluzione diplomatica" del conflitto, concedendo alcuni territori e altri diritti. Forse Mussolini intuisce dalla stampa parigina e inglese la bufera che si sta scatenando su Hoare e Laval; e pur lusingato temporeggia, non risponde.
Infatti in Inghilterra scoppia lo scandalo, ed é il finimondo. I conservatori si strappano i capelli. HOARE il 17 dicembre é costretto a dimettersi. Il 22 gennaio tocca a Laval dimettersi. (li hanno presi quasi con le mani nel sacco).
Ma anche questa é tutta una sceneggiata dei conservatori. Il prossimo anno Hoare, lo ritroveremo ben saldo sulla sua poltrona, e questa volta come Ministro della Marina Inglese. Che è poi la  "regina" delle armi per l'isola britannica, a vocazione marinara da sempre.

Il giorno dopo le dimissioni di Hoare, Mussolini, mentre inaugura Pontinia, con un discorso (che è di politica estera) risponde al nuovo premier inglese che dopo l'uscita di scena di Hoare si è subito insediato, Antonhy Eden, affermando che lui non si piega a soluzioni diplomatiche, ma che è determinato ad andare fino in fondo; il che significa "nessun blocco per l'Africa!".

Per andarci in Africa l'Italia, con pochi mezzi e con pochi soldi, per sostenere lo sforzo bellico, il giorno stesso parte la "giornata della fede"; cioè donare l'oro alla Patria.  (ne parleremo in altre pagine)

Ma chi era SAMUEL HOARE?

Mussolini lo aveva conosciuto quando era colonnello del servizio segreto inglese in Italia nella Grande Guerra fin dal 1917, e non si erano mai più persi di vista, sempre in reciproco contatto e in amicizia. Perfino finanziatore nel 1919 quando creò il suo giornale. Conquistato il potere, Mussolini questa amicizia ovviamente la curò e la intensificò maggiormente quando Hoare arrivò ai vertici.  Era insomma una utile "talpa" dentro il governo inglese.
Il "gioco" delle 144 navi inglesi nel Mediterraneo che dovevano far desistere dall'impresa etiopica Mussolini, era stata una grande e concordata messa in scena, durata tre settimane, tempo sufficiente Hoare per accaparrarsi i voti degli inglesi, poi con Mussolini  Hoare una volta primo ministro sarebbe diventato un suo complice. (una bel concertato torto alla Francia).

Purtroppo in queste prime battute il gioco fu scoperto dal "viglie" giornale parigino. Ma senza tanti danni, visto che ritroveremo più tardi Hoare a comandare uno dei più importanti apparati della difesa inglese: la Marina.
(Con questa vecchia amicizia, quanti dubbi allora sorgono - Non solo, ma il 20 luglio del 1943, a pochi giorni dalla sua destituzione, Mussolini fa dei passi proprio verso Hoare, per sganciarsi dai tedeschi. Infatti Hoare lo troviamo a Lisbona come ambasciatore inglese, che però dagli emissari è inavvicinabile (Mussolini, lui lo ha ormai scaricato) quando Castellano andò a Madrid per concordare l'armistizio con gli "alleati").

Ma sapendo con quanto indignato calore Mussolini aveva attaccato l'Inghilterra nel discorso delle sanzioni (che si sgonfieranno subito il 9 dicembre perché a questo punto nessuno le rispetterà più) dobbiamo convenire che entrambi recitarono bene la parte da grandi attori. (basta riascoltare il discorso delle Sanzioni e conoscere questo farsesco retroscena).
(altri episodi  li ritroveremo più avanti)

Ma ritorniamo alla guerra. Liquidato De Bono, BADOGLIO appena arrivato in Africa (il 16 novembre)  non ha la vita facile. Subisce da parte degli Etiopi proprio quella che aveva temuto DE BONO, cioè una controffensiva micidiale con varie guerriglie lungo il percorso. E' costretto non solo ad abbandonare l'avanzata ma a indietreggiare con grave perdite visto che dalle tanto temute fasce laterali sbucavano a valanghe i soldati di ras IMMIRU'. Questi fecero scempio con le sciabole degli uomini del contingente del maggiore CRINITI.
Viene  persa Axum, lo Sciré, il Tembien e si indietreggia ancora il 17 dicembre. Ci sia avvia al disastro. A BADOGLIO gli ritorna il pessimismo, soprattutto quando vede gli abissini dotati di buoni armamenti e con una guerriglia micidiale portata avanti conoscendo bene il terreno, le foreste e il deserto. Badoglio aveva affermato - quando non era stato d'accordo con le idee di De Bono per l'invasione - che "la guerra nelle condizioni in cui é l'Italia, rischia di durare 7 anni" (e non si era proprio per nulla sbagliato!). Ora nel dramma gli ritorna quel pensiero.

Alcuni storici affermano che la guerra mondiale iniziò in questi giorni. Hitler potè alzare la cresta con la (ininfluente) Società delle Nazioni, e Mussolini rimasto solo gli si buttò nelle braccia.

Intanto a Roma con le brutte notizie MUSSOLINI é infuriato, sta ricevendo una grande delusione dai dispacci di BADOGLIO. Ed é ancora di più infuriato e sulle spine quando, scoppiato lo scandalo in Inghilterra (lo abbiamo anticipato sopra)  il suo amico Hoare deve dare le dimissioni.
Sta attendendo chi metteranno ora ministro degli esteri. E la amara  realtà arriva ventiquattrore dopo, il 18 dicembre quando prende la poltrona l'odiato EDEN, che in precedenza come Segretario della Società delle Nazioni era stato proprio lui la sua bestia nera.

Se Mussolini non accelera gli eventi, presto e subito, la credibilità del regime sia all'interno che all'estero è compromessa, salta tutto. L'Africa potrebbe diventare la sua Caporetto. Come abbiamo già letto sopra, il 18 fa il discorso battagliero a Pontinia, e sa che ormai solo una grande accelerata offensiva definitiva può far cambiare la situazione.

Ma in Etiopia sta crollando tutto. Il 19 DICEMBRE altro dispaccio disperato di BADOGLIO dall'Africa, che chiede uomini, uomini e uomini (ne andranno alla fine  400.000), e intanto comunica l'ultima disfatta ad Abbi Addiì e non sa cosa fare, come risolvere la situazione vedendo che le bombe che sganciano gli aerei non servono a nulla, si neutralizzano nella sabbia, cadono, fanno flop e non causano alcun danno. Anche perché gli etiopi preferiscono non fare concentramenti, ma operare in gruppi sparsi; al vero e proprio scontro loro preferiscono la guerriglia. Del resto non potrebbero fare altro. Non hanno aerei, non hanno cannoni, non hanno armi pesanti ma solo buoni fucili (tedeschi !?) e conoscono bene il terreno, l'ambiente e il clima, questa è la loro unica risorsa e la sfruttano molto bene a proprio vantaggio .

Ma MUSSOLINI ha mandato a dire di impiegare ogni mezzo, "bisogna vincere la guerra ora e subito con "ogni mezzo"; e lui Badoglio "i mezzi" li impiega. Quelli più disumani.

Il padre dell'autore che scrive, il 20 DICEMBRE dal porto di Massaua con i suoi camion (un'Impresa di trasporti piemontese che da anni si trova sul posto e che gli è stata totalmente requisita - uomini e mezzi) fa quasi 100 viaggi su un camion 3Ro fino alla base aerea italiana e vi trasferisce migliaia di quintali (circa 2000 qli) di barili e fusti contenenti sostanze chimiche. Sono gas soffocanti, vescicatori, gas tossici, gas all'irzina, all'iprite (quelli che sono ultimamente venuti alla ribalta alla guerra di Saddam Hussein contro i Curdi nel 1989-90 - meglio conosciuto come "gas mostarda", un vescicante d'estrema potenza. Usati nella 1a G.M. dai tedeschi, nel 1919 dagli inglesi, nel 1922 dalla Spagna. Ma anche (?) dagli americani nel 1943 - Vedi disastro di Bari > ).

Il 23 DICEMBRE i fusti sono caricati sugli aerei e sganciati sui nemici, che però non provocano subito l'effetto sperato, i barili cadono e si sfasciano provocando poche vittime. Viene quindi adottato un nuovo sistema micidiale, dei nebulizzatori sistemati sulle ali degli aerei, poi questi in formazione affiancata, in squadre di 8-10 passano e ripassano a tappeto sugli Etiopi di Immirù che nascosti nella boscaglia si stanno preparando ad attaccare come detto sopra in formazioni sparse.

Invece della cometa di Natale, che annunciava il Salvatore, il 24 Dicembre dal cielo venne giù ripetutamente una sottile e nebbiosa pioggia devastante e terrificante; cadeva sul terreno, sui corsi d'acqua, sui villaggi, seminando morte su uomini e animali, soldati e civili, su capanne e villaggi.
Più che il danno vero e proprio nell'esercito etiope, come numero degli uomini morti, ebbe l'effetto di distruggere e annientare il morale di tutto il Paese. La strategia degli etiopi, che era quella di combattere con la guerriglia, era a queste condizioni, una lotta impari, e ovviamente ne fu stravolta.
Nelle radure e nella boscaglia dove si rifugiavano e da lì operavano, non c'era scampo, la morte veniva dal cielo, dall'aria che li stanava e li annientava. Con la bocca arsa si buttavano nelle acque dei fiumi e dei laghi, ma questi erano avvelenati e morivano boccheggiando. La guerra chimica-batteriologica non era stata neppure presa in considerazione. La morte dal cielo e dall'aria non sapevano neppure cos'era. Morivano come le zanzare.

Ma BADOGLIO ne é entusiasta, raggiante telegrafa a Roma "tale impiego ha dato buoni effetti sui nemici, molto efficaci. Ora hanno tutti il terrore dei nostri gas" e li impiega perfino spavaldamente anche nelle retrovie, sui villaggi, sui civili. Poi gli vennero alcuni scrupoli e allora mandò a dire agli etiopi in quale zona il giorno dopo sarebbero passati i suoi aerei a seminare la silenziosa e invisibile morte. "Preparatevi a fuggire o sarete annientati, quando, dove e come vogliamo".
Alla fine non ci fu più bisogno di impiegarli, bastavano questi annunci terrificanti e le strade diventavano libere.

L'Italia era partita - dicevano - per portare la civiltà, e il 31 DICEMBRE era su tutti i giornali del mondo con questa vergogna, ormai di dominio pubblico. Un orrore! La morte dall'alto, silenziosa, terrificante e invisibile. 
Eppure qualcuno con questo metodo non si... "divertiva" abbastanza.

Dal libro Voli sulle Ambe del figlio di Mussolini, Vittorio: : 'Neghelli è presto un mare di fiamme. La popolazione fugge per la boscaglia circostante. Si vedono dall'alto i microbi neri percorrere velocemente la zona scoperta, scappando in tutte le direzioni; si distinguono finanche le nuvolette di polvere sollevate dai fuggiaschi... Oh, la gioia infernale dell'aviatore, che vede saltare l'obiettivo colpito! Chi non ha mai provato questa terribile voluttà distruttrice, non sa esattamente di cosa sia impastato l'uomo. In questi momenti non c'è posto per la pietà umana... Il paese nemico è bombardato, sconvolto metro a metro, sviscerato. Ovunque rovine e fumi d'incendio. Per gli abissini non vi è più requie...'

"Le bombette incendiarie danno più soddisfazione, almeno si vede fuoco e fumo. Bruciammo ben bene tutta quella zona, ma non c'era già più gente....I superstiti una bella sventagliata e l'abissino era a terra. Era una caccia isolata all'uomo, come al solito, e l'apparecchio per conto suo frugava ogni buco annusando l'abissino...Era un lavoro divertentissimo, di un effetto tragico , ma bello". (!!!)

In Africa c'era anche un giovane gionalista: INDRO MONTANELLI, che con molto zelo razzista, scriverà un articolo per Civiltà Fascista nel numero di gennaio dove fra l'altro dice.
" Razzismo, questo è un catechismo che, se non lo sappiamo, bisogna affrettarsi a impararlo e ad adottarlo. Non si sarà mai dei dominatori, se non avremo la coscienza esatta di una nostra fatale superiorità. Coi negri non si fraternizza. Non si può. Non si deve. Almeno finchè non si sia data loro una civiltà..... non cediamo a sentimentalismi...niente indulgenze, niente amorazzi. Si pensi che qui debbon venire famiglie, famiglie e famiglie nostre. Il bianco comandi. Ogni languore che possa intiepidirci di dentro non deve trapelare al di fuori".

E aggiungeva, " Nessuno di noi si augura che la guerra finisca
abbiamo un solo desiderio: continuare! ".

Fu accontentato !!!!
(Indro Montanelli. dicembre 1935. Da "Civiltà fascista" N.1, gennaio 1936 - che abbiamo in originale)

< < < < L'intero articolo di 4 pagine originali lo riportiamo qui

NOI QUI CONTINUIAMO CON L'ANNO 1936

iniziando con gli incitamenti ad andare in Africa
i riti propiziatori, le canzoni con le belle abissine ecc... > > >

poi ci saranno i fatti del 1936 cioè
la "grande avventura"

L'ITALIA VERSO IL SUO IMPERO > > >

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