ANNO 1981

CRONOLOGIA DELL'ANNO ( 1a PARTE )

 


Febbraio: LO "STRAPPO DEL PCI"

Marzo: L "affare P2"

Aprile: SONO IO IL BURATTINAIO

Giugno: IL "SUICIDIO" di CALVI

BERLINGUER SI CONFESSA E FA IL PROFETA

L'IMPERO TV CHE STA PER NASCERE (dal nulla?)

 

ITALIA INFLAZIONE DA TERZO MONDO 21,7 per cento
In Banca interessi del 30-35%



UN RIEPILOGO PRIMA DI ANDARE AI SINGOLI MESI

La Lira é svalutata del 6% mentre il tasso di sconto raggiunge fin da inizio anno la quota record 19 %.
Record che dura qualche settimane, poi è una continua serie di record.
Per accontentare un paio di grande aziende nelle loro esportazioni, si penalizzano tutte le importazioni di prodotti di consumo che ormai - nell'Italia anni '80- sono diventati necessari.
(é il solito "giochetto" ricatto che è diventato da ormai trent'anni una consuetudine).(Finirà forse nel 2000 con la moneta unica? In caso affermativo quel paio di aziende entrereanno in difficoltà)

Il boom? un ricordo! L'industria con gli addetti al 36 % si fa sorpassare dai servizi che salgono al 51%, mentre l'agricoltura ha il 13 % di addetti ma produce solo il 3,6% del PIL. I disoccupati sono già l' 11% pari a 1.712.914.
Se l'agricoltura nel 1971 contava 3.243.000 occurati scesi nel 1981 a 2.759.000, la stessa industria da da 8.350.000 è passata a 7.727.000.

ALLA BORSA, IL 7 LUGLIO il terrore corre sul filo, i ribassi dei titoli del 20% la fanno bloccare per sei giorni, e altri ribassi del 10% quando riapre (cose da Terzo Mondo!) 
Un quinto di tutto il patrimonio industriale Italiano é perso in una sola mattinata, poi quando riapre tocca quasi un terzo.
Il 9 luglio il Senato vota il nuovo governo SPADOLINI, la Camera l' 11, e il 13 riapre la borsa. La paura (Calvi-Sindona) sta contagiando tutti.

Appaiono in questi anni, in tutta evidenza le distorsione delle scelte politiche economiche degli anni 1960-70 che hanno avuto delle grandi ripercussioni anche socio culturali; non hanno permesso al Paese, nell'occasione storica, di cambiare aspetto come molti Paesi europei che anzi paradossalmente l'Italia ne ha favorito il decollo, esportando agli stessi paesi prodotti che non conveniva loro produrre, preferendo invece distribuire -e con successo- le proprie  risorse alle infrastrutture sia nel settore industriale che in quello agricolo, di cui abbiamo già accennato negli anni Sessanta.

L'Italia, o meglio solo alcune grandi aziende, mirando solo alle esportazioni con prodotti competitivi  a bassi salari, e incentivando le grandi migrazioni al nord per calmierare  i bassi salari, hanno così permesso di accelerare e dilapidare un grande patrimonio come quello della piccola impresa e dell'agricoltura, il primo non è stato per nulla valorizzato ma semmai sacrificato alla "Grande" industria che però in questi primi anni 1980 é arrivata al suo capolinea, conosce la sua crisi, si auto-ridimensiona e in certi casi chiude del tutto.

Le diversità dell'operosità biologica ambientali è solo una "favola del poi" raccontata dai saccenti di turno. Lo sviluppo economico e il boom dell'Italia lo si deve unicamente ai dati che abbiamo visto nel 1961. Il 60% della forza lavoro nel triangolo industriale del Nord proveniva proprio dal Sud e da Est (dal Veneto). E guai se non fosse esistito questo grande serbatoio di genti che prima  non avevano mai visto in tasca denari in contanti! 
E senza questa manovalanza  non sarebbe stato possibile il "Miracolo Economico".

Ma non solo in termini di forze lavoro e quindi di produzione industriale. Con un sofisticato programma di simulazione sul computer, tenendo conto i dati degli anni 1955-'70 della produzione alimentare del Nord (in questi anni questa era quasi totalmente assente - basta leggere un qualsiasi annuario dell'epoca) rispetto a quella del Sud (solo qui concentrata e da qui prelevata, e sempre sottopagata), si evince che il Nord ne era totalmente dipendente (e, anche se non sembra, lo è tuttora! Il Nord ha solo il 24 % di alimentari a sua disposizione nel suo territorio.

Se il modello di sviluppo del Nord fosse stato adottato politicamente o mutuato senza impedimenti a Sud e ad Est, con la forte domanda del triangolo Nord (apparentemente opulento ma senza trattori, camion, agricoltura razionale, diversificata, e senza soprattutto manodopera umile) ci sarebbe stata una svalutazione del potere d'acquisto su molti prodotti di prima necessità dal 400 al 500% in 4 anni! (Dal 1959 al 1963) Le conseguenze nella simulazione è che ci sarebbe stato un totale crak, la paralisi! Inoltre la competitività dei beni durevoli nei confronti dell'estero sarebbe stata del tutto impossibile (auto, gomma, elettrodomestici bianchi, chimica ecc.)

Infatti in Italia dal 41 % addetti nell'agricoltura nel 1958, si é precipiti al 14 % nel 1963. Uno spopolamento biblico; senza intervenire contemporaneamente a razionalizzare i pochi rimasti costretti ad ammirare sconsolatamente i campi incolti perché privi di macchinari e di forze giovani.
Una massa che si calcola essere stata nel corso di alcuni anni di circa 5 milioni (altri dicono 8 milioni) di individui tutti in cerca di un modesto (tale era) guadagno in comparti dove non si richiedeva ne' arte ne' parte, cui seguì per quanto bassa, una redditività (una "droga" a piccole dosi)  un trend di consumi (come spesa) in 5 anni pari a quelli di un'intera generazione. Si scatenò l'euforia di un popolo fino allora povero!

Nel vercellese, con la grande produzione di riso, negli anni '55-'60 non esistendo ancora le macchine (si trapiantava, si mondava, e si raccoglieva ancora a mano) ci si accorse nella stagione del '55 alla "prima chiamata" (messa a dimora delle piantine) che la disponibilità di manodopera sul luogo era il 3% di quella necessaria. Ci si diede da fare per far arrivare a più riprese "i treni delle mondine" dal Veneto.

Ne arrivarono 50.000, paga 1/3 (!) di un operaio dell'industria e come alloggio un giaciglio per terra nelle stalle delle grandi fattorie della Baraggia e della Lomellina, dove in grandi capannoni, dormivano affiancate anche 300 belle e robuste contadinotte provenienti dal Veneto.
(Proviamo a pensare quanto sarebbe costato quel riso a prezzi di paga normali, senza la manodopera sottopagata veneta!!)
E quanto sarebbe costata una Fiat 600?  Perchè altrettanti 50.000 quasi tutti del Veneto furono inviati nei primi anni '50, nelle miniere del Belgio con la disumana e umiliante legge varata il 19 ottobre 1945. Questa era un'intesa di quel governo, che si impegnava a dare all'Italia 2 quintali di carbone al mese per ogni italiano mandato a lavorare nelle sue miniere, dove nessun belga voleva più lavorare. Il governo con il successivo accordo del 23 giugno del 1946 lo ampliò e sottoscrisse l'impegno per favorire l'invio in Belgio di 50.000 italiani. Il contingente necessario per questo scambio uomini-carbone fu quasi interamente messo insieme nel Nord Est, nel Veneto (dal vicentino 23.000) che si avviarono a scendere nelle miniere di Marcinelle a Charleroi affinchè l'Italia potesse avere carbone per le sue acciaierie (1.200.000 quintali-anno) che andranno a far nascere "il miracolo" (!) italiano. Potremmo benissimo pensare che ogni 600 nata, le sue lamiere erano bagnate dal nero sudore di un veneto e in certe circostanze drammatiche anche di sangue (come a Marcinelle, 8 Agosto 1956- 262 minatori soffocati nella miniera, di cui 136 erano veneti).

A titolo di comparazione, si ricorda che negli anni 1955-'65 molti alimentari quasi tutti di produzione meridionale (frutta, verdura, pasta, farina da pane, vino da taglio, ecc.) veniva pagata alla produzione un decimo del prezzo rispetto ai quelli poi praticati a Torino, Milano, Genova. Mentre gli addetti alla raccolta o alla trasformazione, quasi totalmente precaria, ricavava da una giornata di 10 ore di lavoro un quinto e anche un ottavo di uno stipendio di un operaio comune di Milano o Torino.

(Il fenomeno si ripresenterà allo stesso modo nei prossimi anni '90. Per la raccolta agricola delle derrate alimentari si dovrà ricorrere alla manodopera straniera. Non sempre con contratti regolari, spesso sottopagati, e normalmente alloggiati in fatiscenti baracche. (non molto diversa dalla Torino anni Sessanta). Una manodopera che sopravvive a disagi che gli italiani non sono più capaci di sostenere, né dispone più di questa "forza-lavoro" al suo interno come negli anni Sessanta nel Nord.
(Oggi, anno 2000, nelle Valli di Chiampo, nelle grandi maleodoranti concerie che producono quasi la totalità delle pelli dell'intero mercato italiano, lavorano (alla data 1998) già il 50% di stranieri, in alcune fabbriche anche l' 80%. Più nessun italiano vuol fare questi lavori, così come nessun piemontese o lombardo negli anni '60 voleva più mondare, raccogliere il riso, o andare nelle stalle, o fare gli scaricatori ai mercati generali).

Nel corso dell'anno c è un'altra lacerazione nel Paese. LA LEGGE 194, dell'ABORTO - Non era bastata l'esperienza del referendum al divorzio. L'organizzazione cattolica "Movimento per la vita" (Casini in testa) promuove un analogo referendum per abolire la legge. Lo smacco è ancora più grande dei risultati ottenuti con divorzio, infatti, il 67,9% degli italiani vota per il "No" all'abrogazione della legge.
Ma gli osservatori affermano che la batosta sarebbe stata ancora più grande se non ci fosse stato una generale  mobilitazione di alcuni grandi personaggi della DC e del clero. E paradossalmente anche dalla sinistra. che non voleva perché temeva (come nel divorzio) una guerra di religione.

COSI' I RISULTATI: Valle d'Aosta 73,3%. Piemonte 73,9%. Lombardia 63,2%. Trentino Alto Adige 49,7$. Veneto 56,6%. Friuli Venezia Giulia 69,8%. Emilia-Romagna 76,8%. Toscana 75,4%. Marche 67,5%. Umbria 76,9%. Lazio 71,5%. Molise 60,3%. Abruzzi 65,2%. Canpania 67,5%. Puglia 65,2%. Basilicata 65,6%. Calabria 63,6%. Sicilia 67,1%. Sardegna 63,7%.
Da notare l'uniformità del voto fra regioni del nord e del sud. E brutto colpo anche nella zona più cattolica d'Italia: Il Veneto.

Altro avvenimento a inizio anno (a gennaio - vedi), la polemica sulla liberazione di GIOVANNI D'URSO, sequestrato dalla BR in dicembre; i comunicati dei brigatisti scatenarono una battaglia sull'informazione, fra il pro e il contro la pubblicazione dei comunicati o la semplice informazione sugli inquietanti avvenimenti.

 

I SINGOLI MESI

 15 GENNAIO - Viene liberato GIOVANNI D'URSO rapito dalle BR il  12 dicembre dello scorso anno. Per lasciarlo libero richiedevano - con vari comunicati inviati alla stampa- la liberazione di tutti i prigionieri politici e la chiusura delle carceri speciali. Il 24 dicembre era stato chiuso il carcere dell'Asinara (con molte polemiche di alcuni politici di aver ceduto alle richieste della BR) ma poi il 31 dicembre a Roma veniva ucciso il generale dei carabinieri Enrico Galvaligi, il responsabile coordinamento carceri. Altro dramma.
Si scatena una campagna pro e contro la stampa  che pubblica o non pubblica i comunicati o le informazioni sui drammi che sta vivendo il paese. I maligni affermano CHE chi vuole il black out è allora connivente.

Il 2 gennaio un giornalista dell'Espresso pubblica gli interrogatori della Br fatte al D'Urso per far conoscere al pubblico le loro richieste, ma viene incriminato dalla magistratura per non aver denunciato i suoi informatori. Scoppia la polemica deontologica, che il giornalista non deve fare lo 007 approfittando dei privilegi della sua posizione (dicono alcuni), nè però deve sostituirsi agli inquirenti che svolgono indagini (dicono altri).

Radicali e socialisti si schierano a favore delle richieste delle Br, che vorrebbero pubblicate sui giornali le lettere di proteste di alcuni reclusi nelle carceri di Palmi e Trani e dei loro comunicati. 
In Tv (sfruttando uno spazio a disposizione dei radicali) compare la figlia del sequestrato leggendo (con la voce rotta dall'emozione) un comunicato agghiacciante delle Br, dove definisce suo padre un "boia", poi si rivolge ai giornali "la responsabilità è vostra e di quelle persone che per ragioni incomprensibili  spaventose hanno deciso il black out".

Mentre la moglie del D'Urso cerca disperatamente di far pubblicare una lettera sui giornali "... che oggi si ergono a giudici del destino della vita di mio marito, vi chiedo di farvi sentire, gridare forte la vostra voce, dite che non condividete una scelta fatta sulle vostre teste, che non siete per la morte di un padre di famiglia...aiutatemi...ho bisogno di voi"

Un altro appello viene lanciato da Leonardo Sciascia a uno dei direttori dei giornali "Il sottostare la ricatto e molto più nobile e proficuo, in questo momento, che il rifiutarvisi...i giornali non sono il governo...la decisione di pubblicare sui vostri giornali le farneticazioni delle Br è un ricatto doloroso e infame, ma nell'effetto quei loro comunicati possono conseguire sui vostri giornali ha un risvolto di cretineria e di ridicolo".
Ad appoggiare le parole di Sciascia ci sono le vedove di molti uccisi dalle Br (Moro, Tobagi, Casalegno...) ma a non aderire le vedove Galli, Alessandrini e altre che chiedono la liberazioni D'Urso "senza condizioni".

I giornali tornarono a dividersi sulla pubblicazione dei documenti dei brigatisti. Qualcuno minaccia i giornalisti di applicare la legge sull'apologia di reato e l'istigazione a delinquere

Il "silenzio stampa" su proclami, giudizi, minacce e richieste delle Br divide i giornali italiani.
 Decisero per il silenzio: la Rai Tv, il Corriere della Sera, il Tempo, il Giornale Nuovo, il Giorno, l'Avvenire.
Per il non silenzio: il Manifesto e l'Avanti. Si riservarono di decidere caso per caso, distinguendo i proclami dalla cronaca: La Repubblica, La Stampa, il Messaggero, il Secolo XIX, Paese Sera e l'Unità. A questi si aggiunse il Tg2.

  Giuliano Zincone pubblica il documento sul "Lavoro" (del gruppo Rizzoli) poi si dimette.
Un durissimo attacco  il 6 gennaio da Eugenio Scalfari "Tacere non si può".  "Qui bisogna essere molto chiari. Le richieste sono vere e proprie notizie, indispensabili per avvertire il pubblico di quanto accade, indispensabili per controllare, come è nostro dovere, l'operato del potere esecutivo.
Non daremo spazio ai proclami (perche riteniamo che siamo di fronte a bande criminali)  ma continueremo a pubblicare tutte le informazioni che le riguardano, ivi comprese le loro richieste, con il dichiarato intento di farle conoscere alla pubblica opinione, affinchè siano giudicate come meritano e drasticamente respinte". "Staccare la spina non si può senza uscire dalla professione e senza lasciare al buio noi stessi e la pubblica opinione.......I lettori non sono dei minorenni incapaci d'intendere i messaggi che gli vengono indirizzati...."

L'8 gennaio Eugenio Scalfari attacca ancora dopo che  il generale dei carabinieri Cappuzzo aveva affermato davanti a Forlani: "La repressione di polizia da sola non risolve il problema della criminalità politica e comune...ci vogliono altri metodi di intervento, altri mezzi, altre sedi". Incitava il governo a fare il dovere suo e lo ammoniva che il terrorismo non può essere sconfitto con la pura e semplice repressione militare, quello che alcune persone pensanti sostengono da tempo.
 Forlani rispose semplicemente additando l'Arma all'esempio della nazione.

Scalfari attacca: "Il Presidente del consiglio indica l'Arma dei carabinieri  come garanzie, esempio della nazione a cui tutta la gente onesta d'Italia guarda ad essa con fiducia e ai suoi comportamenti deve adeguarsi. Abbiamo anche noi fiducia nei carabinieri; ma non riteniamo affatto che essi siano la nostra sola garanzia, nè soprattutto il solo modello al quale il paese debba conformarsi. "Usi obbedir tacendo": é così che ci vorrebbe, onorevole Forlani? Vediamo con qualche preoccupazione qualche attinenza tra il "black.out" sulle notizie praticato da alcuni giornali e il "black-out" che nelle stesse ore compie il presidente del Consiglio per quanto riguarda i doveri e le responsabilità primarie del governo, nel momento in cui sembra indicare i carabinieri come i soli "supplenti" possibili alle carenze e alle difficoltà della situazione. Se tutti si mettono a staccare la spina, il buio sarà totale."

C'è anche un intervento di Livio Zanetti (direttore dell'Espresso)  "I casi sono due: o rinunciamo a documentare e descrivere i fatti del terrorismo, o non rinunciamo. Se non rinunciamo e vogliamo entrare in contatto con quel mondo per riportare informazioni, dobbiamo trovare un canale che non può essere altro che un canale terrorista: non si scappa. Bisogna poi fare un'altra considerazione. Ossia che, avere un contatto con un terrorista e subito dopo denunciarlo significa rischiare la vita. Nobile gesto, ma non si può chieder al cronista di essere Pietro Micca.
Non chiedo al giornalista di fare l'eroe integrale. E poi in genere i "popoli di eroi" sono popoli privi di informazione"....."Oppure chiediamo al Parlamento e all'Ordine dei giornalisti che cosa dobbiamo fare: se occuparci o no di terrorismo"

Il 15 Febbraio Giovanni D'Urso viene liberato dopo che alcuni quotidiani hanno pubblicato i documenti dei brigatisti detenuti e un volantino delle Br.

Polemiche e discussioni in Parlamento con richiesta della fiducia il 16, che viene però accordata, nonostante la mancata presa di distanza da parte del presidente del consiglio Forlani.

20 GENNAIO -IL NUOVO PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI -  Il repubblicano RONALD REGAN presta giuramento nelle mani del presidente della Corte Suprema e assume ufficialmente la carica e i poteri del 40° Presidente degli Stati Uniti.
E al giuramento di Regan chi era stato invitato ed era presente? GELLI!

I FATTI IN POLONIA e LO "STRAPPO"  del PCI
(riuniamo gli avvenimenti anche dell'82 per restare nel tema)

9 FEBBRAIO - Preoccupazioni a Est. Inizia in Polonia, nella provincia di Gora uno sciopero a tempo indeterminato.
Mentre a Varsavia:
"10 febbraio Varsavia - Dopo le dure critiche espresse dal vice ministro Grabski durante la riunione del comitato centrale del Poup, che si è conclusa nella notte, si è dimesso il primo ministro Pinkowski".(Comunicato Ansa ore 01,43)
"Il generale Wojciech Jaruzelski - attuale ministro della difesa - viene nominato primo ministro. - Le principali tappe della carriera di Jaruzelski: maggio 1960, capo della direzione politica dell'esercito; maggio 1962, viceministro della difesa; aprile 1968, ministro della difesa. Per quanto riguarda la militanza politica, Jaruzelski è entrato nel Poup nel 1948, per essere nominato nel 1964, membro del comitato centrale: dal 1970 è membro supplente dell'Ufficio politico. E' deputato den Sejm (parlamento) dal 1961 (dal comunicato stampa Ansa, 18 ottobre 1981, ore 18,24).
Buona parte dei rappresentanti del Poup polacco propone una risoluzione per proclamare lo stato di emergenza nel paese e la sospensione degli scioperi.
"Varsavia, 18 ottobre - Il Segretario del Poup Stanislaw Kania, si è dimesso, non viene sostituito, ma prende il suo posto lo stesso primo ministro Jaruzelski" (ib. ore 18,24).
In Novembre il Comitato del Poup concede pieni poteri al governo per permettergli di opporsi in modo efficace alle azioni "nocive al paese", e invita il parlamento a emanare un decreto per "utilizzare mezzi straordinari d'azione nell'interesse e protezione di tutti i cittadini".
A Dicembre svolta drammatica a Varsavia: sgomberata con la forza la scuola degli ufficiali pompieri occupata dagli allievi in sciopero dal 18 novembre. I "mezzi straordinari" iniziano a far precipitare la situazione in Polonia. Appare chiaro che  un Colpo di Stato è già avvenuto.

In Italia per i fatti in Polonia che stanno marciando verso sentieri controrivoluzionari, prima in Marzo al XVI Congresso del PCI a Milano, si assiste a uno "strappo" dall'URSS in una relazione del Segretario, e si esprime anche se ancora velatamente lo stesso Berlinguer il 15 dicembre su Tribuna Politica parlando della Nato. "non ha messo in discussione il Patto Atlantico, ma ha affermato la necessità che l'Italia si muova al suo interno con più autonomia"

Ma si attende con impazienza, anche un testo-risposta a fine dicembre della direzione del Pci "sui drammatici fatti di Polonia". Che arriva!

"Roma 29 Dicembre - E' stato reso noto il testo della "risoluzione" discussa nei giorni scorsi dalla direzione del Pci "sui drammatici fatti di Polonia". Nel documento è detto tra l'altro: " Nei paesi dell'Est Europeo si è di fronte a processi involutivi e a crisi ricorrenti, che mettono in discussione la concezione monolitica del potere, la mancanza di istituzioni che rappresentino effettivamente le articolazioni della società, l'idea del socialismo come modello e non come un processo storico che si sviluppa su scala mondiale nei modi più diversi. Bisogna quindi prendere atto che anche questa fase dello sviluppo del socialismo, che ebbe inizio con la Rivoluzione d'Ottobre, ha esaurito la sua forza propulsiva". "Il mondo - dice ancora il documento - è andato avanti, si è trasformato, grazie anche a questa vicenda storica. Si tatta di superarla, guardando avanti" (Comun. Ansa del giorno 29 dicembre, ore 17,49)

Sarà poi l'on. ARMANDO COSSUTTA a commentare la "risoluzione " il prossimo 12 gennaio 1982 con la famosa frase "ma questo è uno strappo!" Infatti....

"Roma 12 Gennaio 1982 - Comitato centrale del Pci l'on. Cossutta ha detto: "Il giudizio liquidatorio sulle società socialiste si compemdia nella formula dell'esaurimento delle capacità propulsive rivoluzionarie delle stesse società socialiste fin qui realizzate. Si pretende che ad esse si possano e si debbano riconoscere meriti storici, ma non un ruolo attuale nel processo rivoluzionario mondiale. Mi si dica se questo non è uno strappo?" (ib. ore 14,52)

Per la "risoluzione" di Berlinguer, non si fa attendere un attacco della Pravda al PCI.

"Mosca - 24 Gennaio 1982 - Usando toni di una virulenza senza precedenti, il Cremlino ha oggi risposto al Pci. "Nell'attuale situazione internazionale - scrive la Pravda in un editoriale di cinque colonne piene- i capi del Pci mostrano, con i loro attacchi all'Urss, di voler rinunaciare alla grande dottrina del marxismo-leninismo e di essersi avviati su strade opportuniste e revisioniste". Il quotidiano del Pcus non esita a usare gli aggettivi "Mostruoso", "inammissibile", "sacrilego", "assurdo" per spiegare che il Pci non riconosce la "ferma politica di pace" dell'Urss e cerca di demolire i "grandi successi del socialismo reale" (Ib. ore 10,58)

E Berlinguer risponde agli attacchi il giorno dopo!

"Roma 25 Gennaio -  Berlinguer "La concezione stessa di un solo "socialismo reale" rispetto ala quale ogni altra concezione o programma socialista sarebbe pura velleità è da respingere nettamente". E' quanto afferma un articolo che l'Unità pubblicherà domani in risposta all'articolo della Pravda, che il quotidiano del Pci ha riposrtato integralmente stamani. "Una risposta societica - scrive il giornale - l'attendavamo, più che naturale e legittima. Ci è giunta. Il suo tono non è qiello proprio  do chi voglia esaminare i fatti, contrapporre argomento a argomento, ragionare e dimostare, ma piuttosto quello di chi pretende di esprimere un supremo giudizio politico-religioso, derivante da una funzione di "guida" che da gran tempo è stata dichiarata conclusa e che in questi anni abbiamo sempre contestato e rifiutato" (ib. ore 22,28)-

Il 2 MARZO del 1983, Berlinguer al XVI congresso del PCI di Milano, con un'altra realzione riconferma lo "strappo" dall'URSS. Il documento finale sarà approvato con il voto contrario dei 7 cossuttiani e 7 astensioni. Ma viene comuqnue rieletto segretario.


 20 MARZO - I giudici della Corte di Assise d'Appello di Catanzaro assolve dal reato di strage - per insufficienza di prove- tutti gli imputati maggiori dell'attentato di Piazza Fontana del 12 dicembre 1969 a Milano che causò la morte di 16 persone; Franco Freda e Giovanni Ventura sono condannati a 15 anni (3 condonati) di reclusione solo per associazione sovversiva.

MA LO SCANDALO E' UN ALTRO

L'Italia che conta, trema. Si parla già da mesi dei 500 grandi esportatori di valuta, ed ecco spuntare i 962 iscritti alla fantomatica P2. 

Tutto inizia il 17 marzo di quest'anno.

Da notare che negli Stati Uniti al giuramento del nuovo Presidente Reagan, invitato e presente c'è un personaggio italiano: Licio Gelli.
Mentre in Italia si sta indagando sul dissesto Sindona-Ambrosiano-Calvi

"Arezzo, 17 marzo 1981- La villa di Licio Gelli a Castiglion Fibocchi in provincia di Arezzo è stata perquisita dai carabinieri per ordine dei magistrati milanesi Gherardo Colombo e Giuliano Turone. Sembra che si sia trovata, fra l'altro, una lista di 962 iscritti alla loggia, denominata P2, di cui Licio Gelli è "maestro venerabile"
(Comunic. Ansa del 17 marzo 1981, ore 12,18)

"6 MAGGIO 1981 - Roma - La sede della massoneria italiana a Palazzo Giustiniani è stata perquisita per ordine della magistratura romana. L'operazione è stata compiuta dai carabinieri, che per tutta la notte scorsa, sotto la direzione del sostituto procuratore DOMENICO SICA, hanno esaminato numerosi carteggi e il contenuto di tutti gli archivi". ( Ib. ore 13,27).
Al centro dell'inchiesta c'è l'attività della Loggia P2, il cui capo è LICIO GELLI. Il suo nome è balzato più colte in questi ultimi tempi alla ribalta della cronaca. Ciò ha indotto il procuratore Achille Gallucci ad ordinare l'apertura di un'inchiesta che comunque non interferirà sui procedimenti che su Gelli sono in corso da tempo in altre città italiane. La procura vuole accertare la fondatezza delle numerose accuse che in questi ultimi tempi sono state rivolte da quotidiani e settimanali alla Loggia P2, della quale farebbero parte personaggi di primo piano della vita nazionale"
( Ib. ore 16,30).

"21 MAGGIO 1981 - ROMA - L'ufficio stampa della presidenza del consiglio dei ministri ha distribuito in serata l'elenco dei nomi degli iscritti alla P2. Si tratta di fotocopie. Ogni nome è preceduto da un numero di fascicolo e da un numero di gruppo; segue un "codice", al quale talvolta segue il numero della tessera e un appunto relativo alle quote sociali".
(Ib. ore 00,22).

Nella lista ci sono 52 alti ufficiali dei carabinieri, 50 dell'esercito, 37 della Guardia della Finanza, 29 della marina, 11 questori, 5 prefetti, 70 imprenditori, 10 presidenti di banca, 3 ministri in carica, 2 ex ministri, il segretario di un partito di governo, 38 deputati, 14 magistrati.

 Ma chi è mai questo Licio Gelli che già Paese Sera parlava di lui?
Un "gran burattinaio" egli si definisce in un'intervista. Sembra che abbia una copia dei fascicoli (rapporti) personali che, per ordine del governo, il Sifar avrebbe dovuto bruciare tutti nell'inceneritore di Fiumicino il 10 agosto del 1974. E proprio per questi rapporti del servizio segreto in suo possesso viene colpito da un mandato di cattura per procacciamento di notizie sulla sicurezza dello stato. 
Lui fugge all'estero. Verrà poi arrestato a Ginevra nel settembre dell'82, mentre sta prelevando da un "conto" 180 miliardi. Evade dal carcere un anno dopo. Poi si costituisce e viene estradato dalla Svizzera in Italia nel febbraio del 1988, ma solo per alcuni reati; per gli altri non potrà essere processato, sebbene il suo nome sia stato coinvolto nell'omicidio Pecorelli, nell'affare Sindona, e perfino nella strage di Bologna.

 Ma proseguiamo la cronaca di quest'anno e anche dei successivi per dare un quadro completo sugli sviluppi della vicenda.

"22 MAGGIO 1981 - Roma -  Ordine di cattura per Licio Gelli. La procura della repubblica ha emesso ordine di cattura contro Licio Gelli e contro l'ex ufficiale dei carabinieri Antonio Viezzer. Ad entrambi viene contestato l'art. 257 del codice penale che punisce lo spionaggio politico o militare con al reclusione non inferiore a 15 anni". (Ib. ore 17,48)


5 GIUGNO 1981- Il tenente colonnello Luciano Rossi, l'ufficiale che era stato chiamato dal sostituto procuratore a testimoniare sulla Loggia P2, e sul ritrovamento dei documenti a Castel Fibocchi,  viene rinvenuto cadavere al secondo piano della sede del nucleo centrale della polizia tributaria in via dell'Olmata a Roma. E stato trovato con un colpo di pistola sparato con la sua calibro 9 d'ordinanza alla tempia. Si parla subito di suicidio e il caso subito archiviato.
 E' il primo "cadavere eccellente", e il primo "suicidio".

7 LUGLIO 1981 - Primo effetto (o panico) degli "affaires" P2 (Corriere, Calvi, Gelli. Ambrosiano, Sindona ecc.). La Borsa di Milano dopo una valanga di vendite che fa bruciare in un mattino miliardi su miliardi con un ribasso dei titoli del 20% sono sospese le contrattazioni e viene chiusa per 6 giorni. Quando riapre il 13, i titoli perdono un altro 10%.

9 LUGLIO  1981 - Roberto Calvi tenta il suicidio in carcere. Ha assunto dei barbiturici e si è svenato il polso destro con una lametta da barba. E' stato rinvenuto dopo cinque ore, alle sette del mattino. Ricoverato al Mangiagalli è fuori pericolo. Il mattino alle 9 doveva presentarsi dal sostituto procuratore Gerardo d'Ambrosio.
Si svolge una movimentata seduta in Parlamento. Longo sulla P2 (c'è anche il suo nome fra gli iscritti) parla di "scandalismo" su tutta la vicenda e si dichiara "inorridito da certe Pubbliche amministrazioni nei riguardi di presunti iscritti alla P2".

"Anche CRAXI dedica la parte più significativa del suo intervento alla P2 e alla magistratura. Secondo il leader socialista nell'indagine sulla Loggia massonica sono stati commessi degli "errori", il primo dei quali è stato di assumere come vera tutta la lista ritrovata nelle valigie di Gelli, col risultato di mescolare "notori farabutti" con "galantuomini" (Ma non fa i nomi dei "farabutti").
Ma continua "...è cresciuta una campagna che a un certo punto ha cominciato a puzzare di maccartismo, che ha fatto vittime spingendo molti alla disperazione e financo a suicidio"
Craxi sferra l'attacco specifico alla magistratura milanese, colpevole di aver messo le manette a Calvi "Quando si colpiscono finanzieri che rappresentano in modo diretto o indiretto gruppi che contano per quasi metà del listino di Borsa è difficile non prevedere incontrollabili reazioni psicologiche. Il tentato suicidio di Calvi ripropone con forza il clima inquietante di lotte di potere condotte con spregiudicatezza e violenza intimidatoria, contro il quale bisogna agire per ristabilire la normalità dei rapporti tra Stato e cittadini"

("Con questo ragionamento i russi non sarebbero dovuti entrare a Berlino per il timore che Hitler si fosse ammazzato" è stata la battuta di un deputato".(La Repubblica, sabato 11 luglio 1981, articolo di Lucio Caracciolo).

(Da notare: che, "Secondo la ricostruzione fornita da Franco Giustolisi sull'Espresso del 4 ottobre 1981 e che Calvi nella sostanza non smentì mai, mentre si trovava in carcere avrebbe confessato ai giudici di aver aperto una linea di credito estero su estero a favore del PSI tramite il banco Andino-Ambrosiano. Il credito ammontava a 26 miliardi di lire. Una iniziativa nella speranza di essere in qualche modo protetto dalle "persecuzioni" della procura milanese". 

Craxi smentì sempre vibratamente tutta la faccenda. (Nota riportata a piè dell'intervista fatta a Calvi da Enzo Biagi su La Repubblica, l'1 agosto, 1981 (appena Calvi si era ripreso dal tentato suicidio)  pubblicata nello speciale "Dieci anni 1981", supplemento a "La Repubblica" n. 59 del 11-3-1986)

Non meno "inquisitorio"......
"PICCOLI della DC con il suo attacco alla magistratura ha assunto toni apocalittici: "Non possiamo nascondere la nostra inquietudine nel vedere così rapidamente bruciate le tappe che portano attraverso l'uso di strumenti di giustizia a situazioni di palmare e clamorosa ingiustizia. Il lavoro dei tribunali troppe volte sconfina dal campo del diritto a quello della politica, per converso, la lotta politica emigra indecorosamente nel terreno della giustizia"..."bisogna far cessare lo spettacolo inverecondo di certi modi di azioni giudiziarie, per cui si hanno verdetti emanati a priori" Al termine del suo "grido di libertà", Piccoli ha chiesto al Guardasigilli Darida di "esercitare il suo potere di indagine" sul caso Calvi"
(Ib.)

(di simili discorsi li sentiremo anche a tangentopoli, ma anche dopo, quando un famoso imprenditore volle "scendere in campo" pur avendo in corso vari procedimenti giudiziari)

Il 24 luglio il Governo Spadolini decide lo scioglimento della loggia P2, nell'ambito delle norme che puniscono le società segrete e i loro appartenenti.
Il 9 dicembre viene formata la commissione d'inchiesta sulla P2 (20 deputati e 20 senatori) presieduta dalla democristiana Tina Anselmi. Al suo insediamento ha affermato "Non lasceremo nulla di intentato per far luce di verità su un fenomeno tanto inquietante nella vita della repubblica" (Ansa 9 dic. 1982, ore 14,32).


anticipiamo alcuni fatti avvenuti poi successivamente

"TREMA LA MILANO DEGLI AFFARI!" 
E MOLTI QUESTA NOTTE NON DORMIRANNO"


"13 SETTEMBRE 1982 - Roma- Licio Gelli è stato arrestato a Ginevra" (Ansa. ore 18,45).
"E' finita dopo 500 giorni la latitanza di Licio Gelli, il capo della loggia massonica P2, protagonista del più grande scandalo italiano del dopoguerra. In una intervista, poco prima che venisse alla luce la vicenda della P2, disse che da piccolo sognava di fare il burattinaio. Non era una battuta. Per anni Licio, toscano di 63 anni, è stato il burattinaio di alcune tra le più oscure vicende o, come lui stesso ha sempre detto. "il confessore di questa repubblica". 
Figlio di un mugnaio, nato a Pistoia, a 17 anni, nel '36,  venne espulso "da tutte le scuole del regno". Volontario nella guerra civile in Spagna con il corpo di spedizione fascista, tornò in Italia 18 mesi dopo e scrisse il libro "Il fuoco". Nel 1941 era in Jugoslavia come rappresentante fascista a Cattaro e dopo l'8 settembre 1943 aderì alla repubblica di Salò. In quel periodo a Pistoia, secondo alcuni documenti, fece il doppio gioco, aiutando anche alcuni partigiani. Dopo la liberazione andò in Argentina, paese al quale è sempre rimasto legato.
Negli anni Cinquanta cominciò la sua carriera di industriale nella società di materassi "Permaflex".
Agli inizi degli anni Settanta divenne dirigente della "Giole" di Arezzo".
( Comunic. Ansa, del 13 settembre 1982, ore 20,33).


Un ora dopo: ore 21,20 - "Roma - LA TELA DEL RAGNO DI LICIO GELLI -  Ma il potere che ha accumulato negli anni non nasce dalla sua attività industriale. La sua fortuna coincide con il suo ingresso nella massoneria, dove, con pazienza, negli anni Sessanta cominciò a tessere la sua tela. Iniziato in una loggia toscana, Gelli divenne nel 1972 segretario organizzativo della loggia "Propaganda due", la più esclusiva di tutto il "Grande Oriente d'Italia", nata ai primi del '900 con lo scopo di farvi aderire personaggi pubblici desiderosi però di riservatezza. Era infatti una loggia in cui i "fratelli" non si conoscevano tra di loro ed erano esentati dal partecipare a riunioni. Lino Salvini il "grande maestro" dell'epoca la demolì, ma Gelli nel 1975 la ricostruì e partì per quell'impresa che, sei anni dopo, ha fatto cadere un governo, perdere il posto a ministri, generali, ufficiali dei carabinieri, giornalisti.
Amico intimo di Lopez Rega, oscuro personaggio che guidò l'Argentina alla fine degli anni Settanta, nominato consigliere diplomatico, con tanto di passaporto speciale, divenne, per "fratellanza massonica" amico e depositario dei segreti di MICHELE SINDONA, da tempo latitante. L'Aver messo la mano in segreti è stato uno dei motivi che gli hanno aperto le porte della Roma politica, ancora sotto il terrore del crac provocato dal finanziere di Patti, Sindona gli presentò CALVI, il presidente del Banco Ambrosiano e uomo di tutte le transazioni targate P2. Ma è stata proprio l'inchiesta su Sindona a provocare la fine dell'impero di Gelli. I magistrati milanesi che indagavano sull'omicidio AMBROSOLI vollero vedere le carte del maestro venerabile e mandarono in tutta segretezza a marzo una pattuglia di finanzieri nella villa e nell'ufficio di Gelli a Cariglion Fibocchi. Ne uscirono molte ore dopo con quattro valigie di documenti:
vi erano tutti i segreti della P2".
(Comun. Ansa, 13 settembre 1982, ore 21,20).


(viene sequestrato il famoso "PIANO RINASCITA DELL ITALIA" - vedi testo> > )
(Il progetto per "una nuova Italia")


Nel 1982 si svolgono le indagini. Il 17 Marzo 1983, viene depositata la sentenza ordinanza riguardante alcuni episodi emersi durante la vicenda della Loggia P2.

"Il magistrato ha prosciolto in pratica tutti gli imputati o ha applicato l'amnistia e solo in alcuni casi ha stralciato fatti sui quali dovranno essere fatti accertamenti. Per quanto riguarda i circa 200 dipendenti pubblici che erano stati indiziati per aver partecipato ad una associazione segreta, il giudice ha deciso per l'archiviazione, in quanto il fatto all'epoca della loro associazione non era previsto come reato" (Ib. 17 marzo, ore 12,49).
"Licio Gelli  è stato amnistiato per la truffa ai danni degli iscritti alla P2, e per quanto riguarda l'accusa di rivelazioni di segreto d'ufficio in concorso con Calvi"
(Ib. ore 14,14).

"Ma con questa sentenza il discorso sulla p2 non deve considerarsi concluso. Altre vicende saranno oggetto di indagini. Tra queste l'uccisione di Mino Pecorelli, delitto per il quale recenti rivelazioni fatte da un pentito hanno rilanciato le indagini che si ricollegano sempre alla figura di Gelli, in quanto sarebbe stato proprio il capo della P2 a decretare l'eliminazione del direttore di "Op". Gelli inoltre deve sempre rispondere di cospirazione politica mediante associazione nella sua veste di capo assoluto e manovratore unico della P2" (Comun. Ansa, del 17 marzo 1982, ore 15,40).

"10 AGOSTO 1983 - Ginevra- Licio Gelli sarebbe fuggito dal carcere di Champ Dollon, dove era detenuto dal 12 settembre dell'anno scorso. La notizia è stata appresa da fonti bene informate"
(Ib. 10 agosto 1983, ore 11,13).

Qualche giornale titola avanzando i dubbi e  preoccupazioni. I dubbi perché il successivo 19 agosto la Svizzera ha concesso finalmente l'estradizione (ormai inutile). E preoccupazioni perché si pensa che sia stato rapito (la pagine del giornale é quella riportata nell'agosto 1983 - vedi)
Altri avanzano inquietanti dubbi: è stato fatto evadere dopo le pressioni delle banche? Lo hanno forse rapito e lo ritroveremo appeso sotto qualche ponte?

"9 MAGGIO 1984 - Roma - La RELAZIONE ANSELMI - Le liste trovate nella villa di Gelli nel 1981 sono autentiche. Licio Gelli faceva parte dei servizi segreti fin dal 1950. La P2 è una organizzazione che aspira non alla conquista del potere nelle sedi istituzionali ma al controllo di esse in forma surrentizia. Sono alcune delle affermazioni contenute nella prerelazione, di circa 200 cartelle, che la presidente Tina Anselmi ha letto alla commissione parlamentare sulla Loggia P2, facendo il punto su ciò che è emerso durante l'indagine e offrendo una chiave di lettura dell'"universo piduista". (Ib. ore 19,19)

"Nelle conclusioni del capitolo che analizza il progetto politico della P2, l'Anselmi afferma che la loggia  di Gelli entra come elemento decisivo in alcune vicende finanziarie -quella di Sindona e quella di Calvi, che hanno interessato il mondo economico italiano - "in modo determinante". In questo contesto, la loggia P2 ha anche acquisiti il controllo del maggior gruppo editoriale italiano, mettendo in atto nel settore primario della stampa quotidiana una operazione di concentrazione di testate non confrontabili ad altre analoghe e riconducibili a sia pur preminenti centri di potere economico. La presidente si pone quindi l'interrogativo se "non esista una sproporzione tra l'operazione complessiva e il personaggio (Gelli) che di essa appare l'interprete". (Ib. ore 19,57)

"Roma - Ancora sulla relazione Anselmi - Ricorrendo ad una metafora, la Anselmi ha parlato di una piramide il cui vertice è costituito da Licio Gelli, e di un'altra piramide sopra a questa, rovesciata, che vede il suo vertice inferiore appunto in Licio Gelli. "Questi è infatti il punto di collegamento fra a piramide superiore, nella quale vengono identificate le finalità ultime, e quella inferiore, dove esse trovano pratica attuazione". Quale forse si agitino nella struttura superiore "non ci è dato di conoscere sia pure in termini sommari, al di là dell'identificazione del rapporto che lega Gelli ai servizi segreti". (ib. ore 21,25)

"10 LUGLIO 1984 - La commissione P2 ha concluso oggi suoi lavori, approvando a larga maggioranza la relazione (31 voti favorevoli, quattro contrari). La commissione era oggi alla sua 147ma seduta, L'inchiesta si è protratta per oltre due anni e mezzo. Intervenendo per dichiarazione di voto, il democristiano Padula, ha detto che la DC non ritiene preclusi ulteriori approfondimenti sulla vicenda P2 e ha negato che ci siano stati "processi alle streghe"; ha tenuto anche a sottolineare che "non si possono trarre conclusioni personali da un documento che per sua natura non può contenere nessun dispositivo su condizioni particolari; a ciascuno deve essere assicurata la possibilità di precisare la propria posizione personale". (Ib. ore 19,06).

21 SETTEMBRE 1987 - "Ginevra - Licio Gelli si è costituito stamani a Ginevra. Lo hanno annunciato i suoi avvocati"  Si vuole costituire perchè non vuole finire i suoi giorni da fuggitivo, e intende affrontare i suoi giudici tanto in Italia quanto in Svizzera" (Ib. ore 11,19).

19 NOVEMBRE 1991 - "Dopo dieci anni si è conclusa con il rinvio a giudizio di 16 persone, tra le quali Licio Gelli, l'istruttoria penale sull'attività della loggia P2. I reati contestati vanno dalla cospirazione politica, allo spionaggio, al millantato credito, all'attentato contro la costituzione. Il GI ha disposto innanzitutto il rinvio a giudizio per i reato principale, la cospirazione politica, di Umberto Ortolani, dei generali Franco Picchiotti, Gianadelio Maletti, raffaele Giudice, Pietro Musumeci e Giulio Grassini, del colonnello Antonio Vezzier, del capitano Antonio Labruna. Del reato era imputato anche  Gelli, ma non essendo stato estradato per questa accusa, il magistrato ha disposto per lui il non luogo a procedere." (Ib. ore 12,19)

"Gelli è stato anche prosciolto dalle imputazioni di procacciamento di notizie riguardanti la sicurezza dello stato, di rivelazioni di segreti d'ufficio e di estorsione (ai danni di Roberto Calvi). Gelli risponderà invece di millantato credito nei confronti dei magistrati di Milano in relazione all'inchiesta sul dissesto del Banco Ambrosiano e di calunnia nei confronti degli stessi magistrati. Tutta l'attività, secondo 'accusa, fu svolta in funzione degli obiettivi perseguiti dalla loggia massonica P2, che mirava a diventare un centro di potere in grado di condizionare il funzionamento dello stato. (Ib. ore 14,05).

16 APRILE 1994 - Roma - "La loggia massonica P2 non fu una struttura che cospirò contro lo stato. Lo ha stabilito la corte di assise di Roma, che ha assolto gli imputati, perchè il fatto non sussiste, dall'accusa di cospirazione politica mediante associazione. I giudici hanno condannato Licio Gelli a 17 anni di reclusione, di cui cinque condonati, per millantato credito, calunnia e procacciamento di documenti contenenti notizie riservate, e il generale Gianadelio Maletti a 14 anni, di cui cinque condonati, per procacciamento di notizie riservate. Assolti gli altri imputati, fra i quali Ortolani, il colonnello Vezzier e il capitano Labruna. Il PM che aveva chiesto la condanna di tutti, ha preannunciato che ricorrerà in appello; prima ha detto "Se mai è esistita una associazione di condizionamento, questa è la P2" (Ib. ore 10,51)

Termina così una lunga vicenda che era partita indicando tutti criminali, e che invece si è rivelata essere (secondo le commissioni, i processi, e gli stessi coinvolti) una associazione con dentro molti arrivisti, tanti schiocchi, e qualcuno si è assolto da solo affermando di essere stato "tanto cretino".
Ma la vicenda non è stata poi così tanto sciocca. E neppure tanto ridicola.
Ci sono stati crolli di imperi bancari, la rovina di case editrici (Rizzoli) le tempeste dentro i giornali (Il Corriere della Sera), tanti licenziamenti, dimissioni di governi, di ministri; tanti atti di espiazione di alcuni personaggi coinvolti, e anche lutti. 


(qui la storia di ROBERTO CALVI finito impiccato al Ponte dei Frati di Londra)


Tutto termina nel '94, nella settimana che  Berlusconi forma il suo governo,  Andreotti viene indagato, e il processo Enimont si chiude, dopo aver tenuto banco con tutta la casta politica nella dissoluzione più totale.

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