AVIAZIONE

Seconda Guerra Mondiale
Luftwaffe

Erich Alfred “Bubi” Hartmann
L’Asso degli Assi


di Alessandro Rao

Nelle numerose pagine di questo sito dedicate all’Aviazione mondiale, e soprattutto ai rispettivi Assi, non è stato menzionato il più grande in assoluto, indicato dalle classifiche ufficialmente riconosciute da tutte le Nazione belligeranti: Erich Alfred Hartmann con le sue 352 vittorie.

A suo tempo, conosciuto nella Luftwaffe con l’appellativo di “Bubi” (Bambino) proprio per quell’aspetto giovanile, mentre da parte alleata, per le sue azioni temerarie nei cieli, come “Black devil” (Diavolo nero).

In realtà, nella sua lunga attività bellica attestò una notevole conoscenza tecnica dei velivoli impiegati nei combattimenti, sia alla manutenzione, che alla struttura, formulando addirittura, consigli alle ditte fabbricanti per ottimizzarne il pilotaggio.

** E qui, ricordiamo le storiche affermazioni inerenti l'aviazione da caccia, rilasciate a suo tempo dal nostro asso Col. Adriano Mantelli (1913-1995): durante il volo, un pilota forma un tutt'uno con la tecnologia del velivolo, fino ad amarne un particolare tipo.
Infatti, quello di Hartmann, era sempre un Messerschmitt Bf 109**

Benché i caccia tedeschi, conquistarono moltissime vittorie, circa il 40% furono abbattuti nella prima metà del conflitto. Tuttavia, il divario notevole fra le vittorie della Luftwaffe e quelle dell’USAF, era dipeso dalla diversa permanenza in azione: mentre i piloti statunitensi erano sostituiti dopo sei mesi con i nuovi bene addestrati, aumentando notevolmente il tasso di sopravvivenza, i tedeschi invece rimanevano sempre gli stessi, trovandosi così fino all'ultimo giorno di guerra in zona operativa.

Ancora, un’altra considerazione di una certa rilevanza, era la modalità con la quale venivano omologate le vittorie. Gli statunitensi, più rigorosi a convalidarle, in quanto, ricorrevano alle cine fotomitragliatrici, conteggiando anche il mezzo velivolo abbattuto contemporaneamente da due diversi piloti. Per l’omologazione delle vittorie tedesche, frequentemente venivano attribuite con testimonianze degli altri piloti della stessa squadriglia, e non sempre rispondenti all’esatta attribuzione. Tale sistema, fra l’atro, era favorito dagli stessi comandanti, allo scopo di creare esempi eroici per le nuove reclute.

Nonostante le varie considerazioni anzidette, finalizzate esclusivamente alla ricerca della verità storica, Hartmann, rimane un grandissimo pilota da caccia, e ancora nel dopoguerra, con incarichi rilevanti nella ricostituita Luftwaffe. Un personaggio, la cui biografia, è sicuramente piena di numerosi episodi drammatici ai quali con la sua tenacia, è riuscito a sopravvivere, altresì, dalle tante controversie politiche dopo il conflitto.

Nasce il 19 Aprile del 1922 a Weissach nel Baden-Württemberg. Il padre Alfred è un medico e la madre Elisabeth Machtholf, appassionata sportiva, in particolare proprio al volo, in possesso del brevetto di pilota. Solo dopo un anno arriva il fratello, che sarà nominato anch’egli Alfred.
Purtroppo, il padre incontra notevole difficoltà ad esercitare la sua professione di medico, per cui con tutta la famiglia si trasferisce a Changsha (Cina centro-meridionale) dove apre un ambulatorio. Ma la buona volontà non è premiata perché proprio in quegli anni i cinesi non garantivano la sicurezza agli occidentali, pertanto, rientrano in Germania e riprendono le vecchie attività.

Hartmann, appena quattordicenne, sotto la guida materna, ormai infatuato dal volo, consegue il brevetto per alianti e non solo, dopo circa 3 anni, addirittura quello di aereo a motore. Frequenta le scuole superiori, fino all’età di 18 anni, quando ormai la sua passione lo avvia verso il pilotaggio nell’ambito militare, arruolandosi prima nell’Esercito per passare alla Luftwaffe ad Aprile del 1940.

Solo dopo sei mesi viene spostato al “Flieger Ausbildung Regiment 10” (Reggimento di addestramento per aviatori) basato a Neukuhren (Prussia) nel quale dimostra tutta la sua abilità a salvarsi da tre atterraggi disastrosi, conseguendo la promozione a pilota da caccia.

Nuova destinazione a Marzo del 1941 presso Gatow (Berlino) alla “Luftkriegsschule 2” (2ª Scuola di guerra aerea) dove acquisisce un ulteriore perfezionamento alle tecniche del combattimento aereo. A Febbraio del 1942, nuovo trasferimento all’aeroporto di Zerbest-Anhalt (Sassonia) presso la “Jagdfliegerschule 2” sempre per un ulteriore adattamento con gli ultimi caccia in uscita dalle fabbriche; e qui, è nominato quasi ventenne “Leutnant” (Sottotenente). Successivamente, è destinato alla base presso Gleiwitz nella Slesia, oggi Polonia.

***Una nota per questa base, e d’obbligo: alla fine di Agosto del 1939, fu attaccata dagli stessi tedeschi su ordine di Hitler, creando le false condizioni per giustificare al popolo tedesco l’invasione della Polonia, avviando così, la Seconda Guerra Mondiale***

Senz'altro, non si possono descrivere tutte le prodezze di questo asso, perché sono tante, ne ricordiamo alcune spettacolari, ma allo stesso tempo drammatiche, e nondimeno, alcuni problemi di ordine morale sofferti dopo il conflitto, durante la prigionia. Tuttavia, Hartmann, inizialmente non raggiuge moltissime vittorie, dopo circa un centinaio di missioni il suo numero, fino ad Aprile del 1943, è solo di 7 abbattimenti, ma successivamente alla fine di Settembre dello stesso anno, raggiunge 95 vittorie in 300 missioni per poi proseguire con altre centinaia.


Inoltre, ancora un record, però negativo: circa quattordici fra atterraggi forzati e lanci con il paracadute in zone operative e proprio l’ultimo, come descriveremo in seguito, lo porterà alla prigionia. Una particolare missione di Hartmann, è senz’altro la prima, quella del 5 Novembre 1942: vola con il suo “Schwarm” (Sciame) composto da sei caccia, all’inseguimento di ben una ventina di caccia bombardieri sovietici Ilyushin Il-2 “Sturmowik” difesi da una decina di caccia Lavochkin “LaGG-3” nella zona di GORI (Georgia - confine russo).

Riesce a colpirne uno, ad un centinaio di metri, però, senza effetti per l’ottima corazzatura del bombardiere e a questo punto, dimostra la sua abilità: con un volo rovescio si dispone sotto lo “Sturmowik” colpendolo al motore, ma rimane danneggiato anch’egli tanto da effettuare un super atterraggio di emergenza.
Ancora tre mesi per la seconda vittoria contro un caccia MiG-3 nei pressi della città di Armavir a Nord del Caucaso, fra l’altro occupata dai tedeschi nel 1941/43. In realtà, il top delle vittorie, inizierà solamente dopo aver effettuato un centinaio di missioni.

Siamo al 19 Agosto del 1943, quando decolla per effettuare una missione di scorta, nientemeno che al noto stormo “Immelmann” condotto dall’altrettanto asso degli Junkers 87 “Stukas” Hans Ulrich Rudel (ricordato in altra pag.). Ingaggia subito un combattimento con un MiG-3 che riesce dopo spericolate acrobazie a distruggere, ma incassa dei colpi per cui deve atterrare e viene fatto subito prigioniero dai soldati russi. Ma oltre ad essere un asso in cielo, dimostra di esserlo anche a terra: fa credere di essere ferito e fuori di se, pertanto lo avviano verso le retrovie con un autocarro, ma durante il tragitto, riesce a dileguarsi e rientrare al suo reparto dopo ore di marcia.


Non manca il lato sentimentale di questo asso, infatti, riesce ad ottenere il rientro nella sua città, dove a Settembre del 1943, sposa la fidanzata Ursula Pätsch (1924-1996), dalla quale avrà un figlio, che morirà a tre anni e che non vedrà mai. Dopo una breve licenza ritorna in servizio.
La sua tattica, definita con “Zuschlagen und Weglaufen” (Colpire e fuggire) viene adottata anche da altri piloti, e i superiori lo additano ad esempio alle nuove reclute.

A Marzo del 1945, rifiuta un’ulteriore importante incarico da parte di un altro asso, Gen. Adolf Galland (1912-1996) per il trasferimento alla Jagd Geschwader 54 dotata dei bireattori Me 262 “Schwalbe” rimanendo nella sua JG 52.
Ancora, nei primi mesi del 1945 strepitosa è la distruzione di altri 78 caccia sovietici in 16 missioni, e i piloti che lo accompagnano, riferiscono, che i sovietici, riconoscendo il suo caccia dal muso dipinto di nero, lo sfuggivano al combattimento con risolutive picchiate.

Alla fine del conflitto, in 1400 missioni distrugge circa 260 caccia, oltre a bombardieri e trasporti, fino al totale record di 352. Inoltre, riesce a salvarsi in 13 seri incidenti, per lo più, causati dai frammenti dei velivoli colpiti con sue mitragliatrici.
Consegue la sua ultima vittoria l’8 Maggio 1945, contro un caccia sovietico, ma quando atterra a Deutschbrod (Cecoslovacchia) in un lampo, svaniscono tutti suoi successi, poiché apprende, che la Germania ha capitolato.

Riceve l’ordine di recarsi, assieme ad un altro asso con 212 vittorie, Hermann Graf (1912-1988) di recarsi a Dortmund (Renania) e arrendersi agli inglesi. Tuttavia, i due assi non intendono lasciare i loro commilitoni, e si arrendono, dopo due settimane, agli statunitensi della 90° “Infantry Division” (Divisione Fanteria).

Adesso inizia la seconda parte della sua esistenza certamene più desolante, in quanto gli stessi americani lo consegnano ai sovietici, i quali, lo identificano dopo pochissimi giorni, e con massimo disprezzo, gli riservano un trattamento brutale, isolandolo e imponendogli addirittura, un suo cambiamento di fede verso il comunismo. Dopo circa quattro anni di prigione, viene giudicato da una corte militare per crimini di guerra con una pena di 25 anni. Ma, immeritatamente, ne sconta soltanto dieci superandoli con coraggio.

Rientra in Germania il 10 Ottobre del 1955, grazie ad un intervento del Cancelliere Konrad Adenauer (1876-1967) in occasione di una sua visita a Mosca nella fase di riavvicinamento fra URSS e Germania Ovest. Rientra nella Luftwaffe, del tutto rinnovata, soprattutto nella linea di volo con i nuovi caccia a getto Canadair F-86 “Sabre” e successivamente, i Lockheed F-104 “Starfighter”. Pertanto, assume il comando dello “Jagdgeschwader 71” con il grado di “Oberst” (Colonnello). Inizia a volare con queste novità del cielo, ma la sua abilità acrobatica, e soprattutto i molti infortuni mortali che avvengono proprio con gli F-104, impatta subito con i superiori che non avvalorano la sua opinione negativa.

Hartmann, aveva avuto modo di provare in volo questi caccia nelle diverse missioni compiute negli USA individuandone alcuni difetti. Con ciò, decide di lasciare il servizio a Settembre del 1970, certamente con molta delusione, ma senza abbandonare gli aerei. L’anno successivo riprende a frequentare con entusiasmo giovanile le piste di volo come istruttore civile per altri 4 anni, però, la sua notorietà gli diventa insopportabile, e non gradisce ulteriori pubbliche riunioni. Pertanto, sceglie la vita familiare nella sua casa a Weil im Schönbuch (Stoccarda) fino alla sua morte, che avviene il 20 Settembre del 1993 all’età di 71 anni, 3 anni prima della moglie.

Eppure, ogni considerazione di carattere politico, ancora durevole da parte dei Russi, circa le accuse per crimini di guerra, sono prosciolte pubblicamente solo dopo 4 anni dalla sua morte riconoscendogli la reale abilità aviatoria.

 


I più importanti riconoscimenti da parte della Luftwaffe

 

 

**Croce di Ferro di II Classe** - Ottobre 1942.
**Croce di Ferro di Prima Classe** - Settembre 1943.
**Medaglia d’oro dell’Ordine militare della Croce Tedesca** - Ottobre 1943.
**Croce di Cavaliere con Fronde di Quercia, Spade e Diamanti** - Agosto 1944.

 

 

Caratteristiche del "Messerschmitt” Bf 109 K
Apertura alare: m. 9,86
Lunghezza: m. 8,94
Peso: Kg. 3.375
Motore: Daimler Benz DB 605 da 2.000 HP, 12 cilindri in linea,
raffreddato a liquido con dispositivo di super potenza GM 1
Velocità: 727 Km/h a 6.000 m.
Tempo di salita: 7' 8" a 6.000 m.
Quota di tangenza: 12.500 m.
Armamento: 2 cannoncini MG 151 da 15 mm. in fusoliera e 1 cannoncino
MK 103 da 30 mm. nel mozzo dell'elica
Equipaggio: pilota

 

Alcuni riferimenti
“Die ersten und die Letzten” di Adolf Galland – Schneeklut – Darmastadt – 1953.
“Scontro di Ali” di Walter J.Boyne – Ed. Mursia – Milano 1997.
“Storia della Luftwaffe” di John Killen – Ed. Longanesi – Milano 1971
“Luftwaffe” di Cajus Bekker – Ed. Longanesi – Milano 1971
“Die Ersten und die Letzten” di Adolf Galland – Ed. Schneekluth – Darmastadt - 1953
“Holt Hartamann vom Himmel” di J.Constable e F. Toliver - pubblicato in Germania nel 1971.

FINE

Alessandro Rao

alesrao@hotmail.it

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