AVIAZIONE

GLI ASSI DELLA SECONDA GUERRA MONDIALE
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Tetsuzo Iwamoto

Destinato all’Agricoltura…..…
diventa un asso della “Dai-Nippon Teikoku Kaigun Koku Hombu”
(Aviazione Imperiale Giapponese).



di Rao Alessandro

Le liste dei piloti da caccia della Seconda Guerra Mondiale, stilata secondo il numero degli abbattimenti realizzati nei cieli durante il conflitto, sono moltissime. Come abbiamo visto in queste pag. web, nelle classifiche delle vittorie attribuite ai vari piloti, indubbiamente, a prevalere sono quelli della Luftwaffe. Occorre evidenziare, che i criteri di assegnazione adottati dalle diverse Aviazioni, sono stati molto dissimili e pertanto, certe valutazioni, non del tutto reali.

Gli statunitensi, erano i più scrupolosi; a parte l’adozione delle cine fotomitragliatrici, si avvalevano, anche di eventuali testimonianze dei piloti della stessa squadriglia e ancora, erano gli unici ad attribuire mezza vittoria per coloro che avessero mitragliato lo stesso nemico.

Tuttavia, per queste discordanze, necessita indicare ulteriormente, che le valutazioni eseguite dalle Aviazioni alleate e da quella nipponica, particolarmente per quest’ultima, ancora oggi, dopo tanti anni se ne discute fra gli storici aeronautici; per i giapponesi, era consuetudine attribuire le vittorie direttamente ad una squadriglia anziché al singolo pilota, per cui, gli stessi, calcolavano il numero individualmente.

In ogni modo, alcune classifiche giapponesi più attendibili, indicano al primo posto, con 87 vittorie, Hiroyoshi Nishizawa (1920-1844), ma, dello stesso pilota, da altre fonti discordi, gliene sono state attribuite da 120 a 150. Al secondo posto c’è Tetsuzò Iwamoto con un totale di 94 vittorie, di cui 14 ottenute durante il conflitto cino-giapponese, che si combatté, dal 7 Luglio 1937 al 2 Settembre 1945.

Però, bisogna tenere presente, che lo stesso Iwamoto, nel suo diario di memorie, pubblicato negli anni del dopoguerra, dichiarò solennemente di aver abbattuto 202 velivoli. Ciò nonostante queste differenze, rimane un pilota da caccia di tutto rispetto, operativo nell’ambito della “Dai-Nippon Teikoku Kaigun Koku Hombu” la famosa Aviazione del Sole Rosso, che in realtà, non era considerata una forza armata autonoma, ma separatamente subalterna, sia dalla Marina Imperiale, che dall’Esercito.

Non poche note storiche, ci rivelano una certa conflittualità nelle più rilevanti decisioni strategiche, e i due comandi, in molte occasioni, furono in contesa per la tattica operativa da adottare.
In definitiva, l’Aviazione della Marina fu inizialmente preposta alla protezione dell’Esercito in operazioni terrestri e, soprattutto, non ad azioni indipendenti. Più tardi, negli ultimi anni del conflitto, fu impiegata interamente all’attacco delle portaerei statunitensi, anche con missioni Kamikaze, ma ormai si era notevolmente ridotta, trovandosi impossibilitata alla sostituzione dei piloti abbattuti con i nuovi sempre più in numero esiguo.


caccia "ZERO"

 

**Adesso, ricordiamo questo guerriero giapponese del cielo**

Tetsuzò Iwamoto, nasce il 15 Giugno del 1916 nella prefettura di Karafuto (Isola di Sachalin - Pacifico settentrionale) da una famiglia tipicamente contadina. Ma, quando, fin da ragazzo, vede volare in cielo gli aerei con il rombo dei motori, per l’epoca una vera attrazione, sente già qualcosa che lo avvierà verso un’altra direzione dalle consuetudini familiari. Invero, appena conseguito un diploma presso la Scuola Agricola e Forestale di Masuda (Shimane), a Giugno del 1934 si arruola nella Marina imperiale, ed è destinato al 34° corso della scuola di volo, dove con grande entusiasmo, alla fine del 1936, ottiene il brevetto di pilota da caccia.

Le imprese di Iwamoto, iniziano prima della Seconda Guerra Mondiale, dato che prende parte a quella contro la Cina nel periodo dal 1937 al 1945, e forse la più distruttiva nel mondo asiatico di quell’epoca. Di conseguenza, assegnato al 12° “Kokutai” (Gruppo aereo della Marina suddiviso in “Hikotai” composti a loro volta da 4 “Shotai” con tre o quattro caccia) in occasione di un duro combattimento nel giorno 25/02/1938, alla cloche di un Mitsubishi A5M, la versione precedente allo storico “Zero”, diventa il primo pilota giapponese ad abbattere ben 5 caccia russi del tipo Polikarpov I-15 e I-16.

Ma dopo due mesi, il 29 Aprile, rivendica la distruzione di ben altri 4 caccia dello stesso tipo nel cielo cinese di Hangzhou. Successivamente, nel 1941, viene destinato sulla portaerei “Zuikaku” dove rimane fino a Dicembre del 1942 e incrementa le vittorie con 4 caccia della Royal Air Force nel cielo di Trincomalee (Ceylon) e altri 2 nella battaglia sul Mare dei Coralli.
In realtà, i successi aumentano e così anche la sua notorietà nell’ambito del Comando, ma anzitutto, come icona per gli altri giovanissimi piloti che stanno per entrare nello scenario bellico.

Siamo a Novembre del 1943, quando Iwamoto, viene trasferito alla base di Rabaul (Nuova Guinea) dove si combatte per il controllo dello strategico porto, occupato dai giapponesi fin da Gennaio del 1942. Di conseguenza, è assegnato al 204° “Hikotai” dove riesce a distruggere una quindicina di caccia dell’Air Force statunitense, fra P-38 “Lightning”, P-39 “Aircobra”, Curtiss SB2 “Helldiver” ed F4U “Corsair”.
Tuttavia, il 6 Maggio del 1944, compie una missione veramente particolare, in una delle basi aeronavali giapponesi, situata nell’atollo di TruK (oggi ChuuK), nelle isole Caroline Orientali, senz'altro la più rilevante, nella quale riesce a distruggere ben 5 bombardieri B-24 “Liberator” volando sopra la formazione e sganciando una bomba al fosforo.

**Questo particolare sistema, era stato impiegato anche dal tedesco Heinz Knoke, nei i cieli della Germania contro le agguerrite formazioni “Combat Box” statunitensi.**

Inoltre, durante il 1945, l’anno finale del conflitto, Iwamoto, dislocato al 203° “Kokutai” per l’ultima disperata difesa del Giappone, vola a difesa della nave “Yamato” ormai perduta a largo di Okinawa e nel cielo sopra Kanto (Isola di Honshu) dove rivendica, una ventina di vittorie, fra le quali tre F4U “Corsair” e quattro F6F “Hellcat” abbattuti nella stessa giornata.
E, a questo punto, conclude la parte della sua vita più consona a quella di un reale guerriero giapponese; per supplire al suo congedo forzato, viene promosso al grado di sottotenente, ma precedentemente era già stato decorato con la medaglia dell'Ordine del Nibbio d'Oro “Kinshi Kunsho” di 5^ classe in quanto sottufficiale.

Pertanto, dopo aver lottato con estremo coraggio, e soprattutto non curandosi mai della propria vita nelle numerose missioni, anzi, quasi triste per non essersi immolato totalmente, ritorna alla vita civile con profonda difficoltà d’inserimento, anzitutto, per l’occupazione degli statunitensi, che si ritireranno in Aprile del 1952, lasciando gli sconfitti alla ricostruzione del proprio Paese.

Iwamoto, dovrà affrontare un nuovo tipo di nemico, non più nel cielo, ma a terra: le sono preclusi lavori di qualsiasi genere e paradossalmente, anche dalle stesse ditte private nella stessa città, poiché in quel periodo, emerge un senso di antimilitarismo. Pertanto, questi anni di crisi economica durano fino al 1952, quando Iwamoto, trova un’attività presso uno stabilimento tessile di Masuda, senz'altro privo di quell’entusiasmo che l’aveva sostenuto in volo.
Appena intrapreso il lavoro che lo impegna quanto basta, per superare le condizioni economiche precarie della sua famiglia, il suo atteggiamento assume sempre più, quello di molti reduci sopravvissuti: la depressione. Senz'altro, non potevano ignorare quel popolare proverbio, per il quale, il valore della vita, nell’assolvimento del proprio dovere, ha il peso di una piuma.

Ma, principalmente, la morte in guerra, avrebbe consentito l’entrata del proprio spirito, accanto a tutti gli altri valorosi, che li hanno preceduti, nel sacro tempio di Yakusumi situato a Tokio. Però, non possiamo ignorare una certa formazione spirituale nipponica, nata da dottrine religiose come Shintoismo, Confucianesimo, Buddismo, nelle quali, la vita umana non può impedire altri contegni più onorati.
E non pochi, sono stati coloro che hanno concluso la tormentata vita con un “Harakiri". Inoltre, Iwamoto, attraversando questa debilitante condizione, si avvia all’alcolismo, con tutte le conseguenze verso la moglie che lo assiste. Successivamente, una serie d’interventi chirurgici all’apparato digerente e osseo, le procurano una setticemia, che non riesce a superare.

Muore il 20 Maggio del 1955 all’età di 38 anni, quando, qualche giorno prima, ancora manifestava alla moglie il desiderio, ma soprattutto la necessità, appena guarito, di ritornare a volare. Come nella consuetudine della mentalità giapponese, nella quale si propende sempre per l’evento inspiegabile, così anche per quanto riguarda il numero delle sue vittorie, come predetto, rimane labile.

Nonostante ciò, per concludere, Tetsuzò Iwamoto, nella storia dell’Aviazione mondiale di guerra, rimane senz'altro, uno dei più coraggiosi e valorosi piloti da caccia.


FINE
alesrao@hotmail.it

Bibliografia:
“Il crisantemo e la spada" di Benedict Ruth - Ed. Dedalo - Bari 1989
"Samurai" di Saburo Sakai - Ed. Longanesi 1960 - Ristampa Ed. Teadue 2001
"Kamikaze" di Leonardo V. Arena - Ed. Mondadori - Milano 2003
"Sfida per il Pacifico" di Robert Leckie - Ed. Mursia - Milano 1965
"The Divine wind " di Inoguchi - Nakajima - Pineau - Annapolis - Maryland 1994
"Battaglie della II Guerra Mondiale " di H.AJacobsen e J.Rohwer- Baldini Castoldi - Milano 1974

NB) Per ulteriori informazioni sulla Guerra nel Pacifico, dello stesso autore, vedasi in questo stesso sito di "Storiologia": “Raid su Tokyo" - "Uccidete Yamamoto" - "Il Samurai del cielo" - "Distruggete Tokyo” - " Gli Dei del Pacifico” – “Un asso dell’U.S. Navy contro i Kamikaze"

Autore del testo : Rao Alessandro
alesrao@hotmail.it

che Franco di "Storiologia" e "Cronologia"
ringrazia

 

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