AVIAZIONE

Storia di un marconista della Regia Aeronautica:

UNA VITA PER L'ITALIA

Quando alcuni amici dell'Aeronautica Militare italiana, tra i quali i sottufficiali Enrico Annunziata e Armando Cutolo, hanno manifestato l'intenzione di dar vita a Sarno ad un'associazione dell'Arma Azzurra e pertanto mi hanno chiesto consiglio circa il nome cui intitolare la stessa associazione, mi è venuto spontaneo fare il nome di MARIO MANCUSI, caduto con la divisa dell'Aeronautica nell'ultimo immane conflitto.

Del perché proprio quel nome, non saprei dirlo. Mi è uscito spontaneo, come suggeritomi misteriosamente. Di Mario Mancusi conoscevo poco o nulla, quel poco letto sui libri di storia locale (che non sempre è risultato poi esatto). E per buttare giù, come mi era stato richiesto, una pur breve biografia ci voleva ben altro. Di familiari viventi a Sarno solo alcuni nipoti, tra cui Mirella Genise, la quale ha gentilmente messo a disposizione foto e carte di quel tempo. E' stato poi il generoso tam tam degli uomini dell'Arma Azzurra, sparsi per l'Italia, che ha permesso di raccogliere in breve altra sufficiente e preziosa documentazione. Dopo aver spulciato quelle carte, mi sono reso conto di aver suggerito un nome degno di essere ricordato dalla nostra comunità.

La sua breve vita, pur non offrendo alcun episodio di eclatante eroismo, è tutta intrisa di quel silenzioso, quotidiano, minimale eroismo, quello più difficile da mettere in atto perché richiede una continua tensione ideale nella vita di ogni giorno. Una comunità merita questo nome, quando ricorda con orgoglio i suoi figli migliori, anche se questi emergono da pagine buie e drammatiche, che l'inconscio vorrebbe rimuovere, come quelle della seconda guerra mondiale.
Quest'ultima intima convinzione mi ha guidato nel presente lavoro. Scrivere di Mario Mancusi mi è stato però oltremodo difficile. Perché scrivere degli uomini in guerra, c'è sempre il rischio di scadere nella retorica, sempre in agguato in storie del genere. L'orripilante retorica delle belle parole altisonanti, che alla fine finisce per sporcare tutto e tutti, perfino i caduti. Il vero eroismo fugge la retorica come la peste. Ma soprattutto c'è sempre il rischio di vedere fatti e personaggi di oltre sessant'anni fa con l'ottica dei nostri giorni. Per noi che conosciamo i costruttori di pace, ci è sempre difficile comprendere le ragioni di chi si offre volontario per la guerra.

Comunque, piaccia o non piaccia, la guerra è stata sempre una realtà scandalosamente presente nella vita dell'uomo, gli avvenimenti degli ultimi anni ne sono la conferma. E quindi l'uomo è chiamato spesso, a dispetto delle belle utopie, a confrontarsi con questa scandalosa realtà.

Sessant'anni fa la nostra comunità ha dato una consegna, giusta o sbagliata, a Mario Mancusi: combattere. Quest'ultimo non è mai venuto meno a quella consegna, anche a costo della sua giovane vita. Per questo egli è degno di memoria. Mario Mancusi nasce a Sarno il 9 maggio 1918 da Ludovico, avvocato, e da Maria Tafuri. Vive la sua fanciullezza scorazzando con i coetanei lungo via Cavour, 'a latt' 'e coppa, dove al civico 57 è ubicata la casa natìa. Avviato dal padre agli studi, abbandona quet'ultimi per arruolarsi volontario, a solo 17 anni, nella Regia Aeronautica.

E' il 1936, l'anno della guerra in Abissinia, il punto più alto del consenso popolare verso il regime fascista, e tanti giovani sentono il fascino di servire in armi la Nazione. Mario è uno di essi. Frequenta con profitto il corso marconista a Bresso, classificandosi tra i primi. Viene quindi destinato alla base aerea di Guidonia, dove trascorre l'anno 1937, distinguendosi subito per zelo, disciplina e competenza. Il suo sogno, quello di far parte di un reparto operativo, si avvera quando viene assegnato alla 215a squadriglia bombardieri tattici di stanza a Catania.
E' con aerei di questa squadriglia che compie missioni speciali in Africa Settentrionale e forse anche in quella Orientale. Del tenore di queste missioni non sappiamo purtroppo nulla. Come di altre missioni segrete nel corso del secondo conflitto mondiale. Di tutto ciò soltanto fugaci accenni in un foglio notizie di quel tempo.

Intanto, siamo nel 1938, divampa con più virulenza la guerra di Spagna. Mario Mancusi freme. Si offre volontario, non vuole essere spettatore passivo degli eventi storici che si stanno svolgendo. Tanto briga, si raccomanda, sollecita, che la sua domanda viene accolta. Ha solo vent'anni. Prima di partire, lascia alla sua fidanzata una foto, che lo ritrae all'aeroporto di Catania vicino ad un bombardiere; sul retro poche righe "Partendo per la Spagna lascio questa foto a colei che spero non si dimenticherà mai di me. Mario."

In Spagna viene assegnato alla 52a squadriglia bombardieri veloci dell'aviazione legionaria. Sono i famosi e temuti Falchi delle Baleari, che si distinguono per coraggio e sprezzo del pericolo e che tanti dispiaceri danno all'aviazione repubblicana. Fanno faville i nuovissimi velivoli italiani da bombardamento veloce, gli S 79, di cui sono dotati i Falchi delle Baleari. Bene armati e nettamente superiori in velocità ai caccia repubblicani, rendono superfluo l'uso della scorta. In media ogni S 79 (cinque uomini di equipaggio) effettua, in formazione di più velivoli, tre missioni di guerra al giorno a pieno carico. Del periodo della guerra di Spagna è una foto, scattata a Palma di Maiorca e spedita ad un suo amico in Italia; sul retro la scritta: "Al caro amico Nino con profonda imperitura amicizia. Mario." Poi un post-scriptum "Cielo del Mediterraneo Occidentale 1 giugno 1939 - I atto de la Victoria." La foto lo ritrae in divisa senza stellette, in quanto la partecipazione dell'Italia alla guerra non è ufficiale e pertanto i suoi combattenti sono inquadrati in un corpo legionario.

Per il suo comportamento, l'aviere scelto R.T. Mario Mancusi riceve prima la Croce al Merito di guerra ed infine la Croce al Valor Militare con la seguente motivazione: " …partecipava a numerose azioni contro importanti obiettivi molto distanti dalla base ed intensamente difesi dalla caccia e dalle batterie antiaeree. In sei combattimenti contro la caccia nemica dava prova di brillanti doti di combattente e contribuiva all'abbattimento di due apparecchi avversari. Cielo di Spagna, gennaio-marzo 1939 - XVII. "

Da sottolineare che l'aereo italiano è soltanto un bombardiere e che il Mancusi, oltre che marconista, ha anche funzioni di mitragliere. In data 4 maggio 1939, per concessione del generalissimo Francisco Franco, è decorato con la Cruz Roja spagnola.
Rientrato in Italia, viene destinato alla 228a squadriglia bombardieri veloci presso l'aeroporto di Elmas, infine trasferito alla Scuola Paracadutisti di Tarquinia. Qui lo sorprende lo scoppio del conflitto mondiale . Anche questa volta vuole essere della partita. Presenta quindi subito domanda di trasferimento in zona di operazioni. Respinta, insiste. Proprio per questa sua insistenza viene punito e trasferito al Centro Radio dell'aeroporto 28, codice di guerra per indicare l'aeroporto di Guidonia.
Ripresenta domanda per la zona di operazioni, ma anche questa volta viene respinta. Ricorre pertanto ad un sotterfugio, offrendo il cambio ad un collega in partenza. Viene così assegnato alla 63a squadriglia bombardieri veloci dell'aeroporto 516 (codice per Catania?), che, unitamente ad altre squadriglie, ha il gravoso compito di attaccare la flotta inglese del Mediterraneo e la munitissima base di Malta.

Scriverà poi di questo momento il padre in una lettera datata 4 novembre 1942: "… il suo sogno si è avverato. Le sue lettere sono piene di giubilo e di entusiasmo. E' contento di dare il suo braccio alla Patria, per la quale sarebbe felice di offrire in olocausto la sua giovane vita…" La vita al campo 516 è dura, quando non si è impegnati in rischiose azioni di guerra, si è tutto presi dal faticosissimo lavoro di routine, ovvero la meticolosa manutenzione per tenere in perfetta efficienza i velivoli. Le missioni di bombardamento su Malta, per lo più notturne, mettono a dura prova uomini e mezzi.

Proprio al ritorno di una di queste missioni sull'isola inglese, sul finire del novembre 1941, l'aereo del Mancusi, colpito dalla contraerea o da caccia nemici, precipita in Mediterraneo, inabissandosi subito dopo. L'equipaggio riesce a salvarsi su un relitto galleggiante dello stesso aereo. Mario Mancusi, benché ferito, è riuscito a trarre in salvo due suoi compagni in difficoltà. Per tredici interminabili ore restano in balìa delle onde, con l'incombente pericolo di assideramento a causa delle acque gelide data la stagione invernale. Mario, calmo, incoraggia tutti gli altri. I soccorsi arriveranno certamente - rassicura - infatti fino all'ultimo istante non ha lasciato il suo posto alla radio, trasmettendo l'esatta posizione del naufragio. Non si sbaglia.

Quando il Comando li ha già dati per dispersi, vengono avvistati e quindi recuperati. Probabilmente la notizia di dato per disperso doveva essere arrivata a Sarno, se il 2 dicembre 1941 la famiglia riceve il seguente rassicurante telegramma. "Vostro valoroso figliuolo incolume giungerà casa licenza a giorni. F.to capitano Pittaluga." La convalescenza è brevissima, Mario Mancusi chiede di tornare al più presto alla sua squadriglia. Però per la sua perizia e per il suo coraggio l'Arma lo premia con un soggiorno a Rapallo di due settimane. E' l'unico vero riposo che si prende dall'inizio delle ostilità.

Morire per l'Italia

Il 1942 è l'anno in cui la Regia Aeronautica italiana consegue significativi successi nelle battaglie aeronavali, che hanno per teatro di guerra il Mediterraneo. Tanto che l'ammiraglio Cunningham, uno dei migliori in assoluto dell'Ammiragliato britannico e che, purtroppo per noi, opera in quello scacchiere, sempre parco di riconoscimenti, non può fare a meno di ammettere onestamente nelle sue memorie: "Non è esagerato affermare che gli attacchi aerei italiani furono i migliori che io abbia mai visto e superiori a quelli tedeschi. Più avanti, quando il nostro tiro antiaereo migliorò e i bei gruppi della regia aeronautica furono abbattuti dai nostri caccia imbarcati, l'attività aerea italiana fu meno buona, ma la ricorderò sempre con rispetto."

Parole che inorgogliscono se dette da un avversario della tempra di un Cunningham. Di uno di quegli equipaggi di aerei, che operano nei cieli del Mediterraneo e che incutono rispetto financo nel nemico, fa parte, con onore, il nostro Mario. Approfittando di un momento di riposo, per turno di avvicendamento della sua squadriglia dalla zona di operazioni, scrive ai suoi genitori una lettera, datata Viterbo 4 giugno 1942:

"… per adesso non si parla ancora di partire. Si lavora sodo, questo posso dirvi, per mettere a posto gli apparecchi ed essere pronti. Corre voce che la partenza avvenga verso la seconda decade di questo mese; ma di certo non si sa nulla. Tutte le solite supposizioni. Ed ora sembra sia sfumata anche la notizia che si ritorni dove si è già stati. Ed io, in questo guazzabuglio sono e rimango indifferente. A che pro scervellarsi e mettere magari delle speranze su una supposta partenza per un luogo quando poi si potrebbe avere una disillusione? Ed allora lascio correre, tenendomi pronto per qualsiasi luogo. C'è poco, poi, da scegliere un luogo più che un altro per fare la guerra: questa non si discute: si fa e dovunque occorra farla. Credete forse che mi spaventi perché qualche legame mi lega? Per me, e lo sapete benissimo, tutto scompare quando si tratta di fare il proprio dovere; mi dispiace dirlo, ma anche l'affetto per voi non esiste più in me quando cruenta è la battaglia. Non esiste, in quei momenti, che il dovere, il preciso dovere da compiere; e nella mente non v'è più famiglia né amore; cose esistite prima, dimenticate in quell'attimo, ricordate e sentite dopo avere assolto il compito."

Il dovere, solo il dovere verso l'Italia, a costo anche degli affetti familiari e della vita: questo l'unico imperativo del giovane aviere sarnese. La destinazione, che in quel momento Mario Mancusi ignora, è l'attacco, di lì a pochi giorni, alla potente flotta inglese e all'imponente convoglio che scorta per il rifornimento dell'isola di Malta.
E' la famosa battaglia di Pantelleria del 14 - 15 giugno 1942, forse la nostra più bella e limpida vittoria della guerra a mare contro gli inglesi. Il convoglio dei rifornimenti viene praticamente distrutto. Mario fa, come al solito, più del proprio dovere. Gli viene concessa, consegnata personalmente da Mussolini, la Croce di Guerra al valor militare sul campo con la seguente bella motivazione "Partecipava quale marconista di velivolo da bombardamento alla luminosa vittoria dell'Ala d'Italia nei giorni 14 e 15 giugno 1942 nel Mediterraneo. Cielo del Mediterraneo, 14-15 giugno 1942 - XX."

Non passa un mese che partecipa anche alla battaglia di Mezzagosto, altra bella vittoria della nostra guerra a mare. Per il suo comportamento da valoroso viene proposto per la medaglia d'argento. Gli eventi però incalzano, Malta è sempre una dolorosa spina nel fianco per i nostri rifornimenti alle truppe combattenti in Africa Settentrionale. Riprendono quindi con più veemenza i bombardamenti sull'isola.

Rientrato da una brevissima licenza per esami, apprende che la sua squadriglia, la 63a, è rientrata alla base di Viterbo per turno di riposo. Rinuncia agli ozi della retrovia e chiede ed ottiene di essere provvisoriamente aggregato alla 59a squadriglia bombardieri tattici, che dà il cambio alla 63a e che quindi va in linea.
La 53a viene dislocata all'aeroporto 511, nome in codice per indicare Castelvetrano in Sicilia. Essa ha il rischioso compito del bombardamento notturno dell'arcipelago maltese. Il 12 ottobre 1942 Mario Mancusi scrive alla famiglia:
"… per avere la licenza promessami per venire da voi e più ancora per sposarmi. Tutto è pronto ormai; non manca che la mia presenza ed io spero essere tra voi al più tardi il 27 di questo mese. Figuratevi un po' come è rimasta Lia quando avrà ricevuto la lettera nella quale le dicevo di dover rimandare la data delle nozze data l'attività maggiore che avrei dovuto svolgere in questi giorni. Ma avrà compreso che prima di Lei e di mamma v'è, per me, la Patria. Il matrimonio può attendere; la Patria, che ha bisogno in questi giorni maggiormente delle mie forze, no. Molti non sanno a chi dare la precedenza tra madre, sposa e patria. Io scelgo quest'ultima, facendola seguire da madre e sposa. Vi bacio caramente. Mario."


Da questo scritto, vero e proprio testamento spirituale, apprendiamo che Mario ha dovuto rimandare, per i maggiori impegni bellici della sua squadriglia, la data delle nozze già fissate, comunque rassicura i suoi che spera di essere a Sarno il 27 di ottobre (probabilmente con in tasca la licenza matrimoniale).

Ma il destino gli ha fissato un altro appuntamento con una sposa che non si può fare attendere e a cui non si può dire di no. Sette giorni dopo, quando mancano altri sette giorni per la meritata licenza, nella notte del 19 ottobre 1942 Mario Mancusi di 24 anni da Sarno, sergente marconista della Regia Aeronautica italiana, trova la morte in un incidente bellico con aereo in decollo per un bombardamento notturno sull'aeroprto maltese di Mikabba.

Trascriviamo, sul tragico evento, la scarna relazione giornaliera del diario di guerra della 59a squadriglia bombardieri tattici:
"19/10 N° 2 apparecchi partano per effettuare un bombardamento sull'Aerop. Di MIKABBA (Malta). Mentre l'apparecchio mm. 24726 composto dal seguente equipaggio- Ten. Pil. BOATO Serg. Magg. MACOCCO Serg. Marc. MANCUSI Av. Sc. Mot. BONSIGNORI " Arm. MURRU precipitava al suolo incendiandosi subito dopo la partenza e l'equipaggio intero decedeva, il secondo velivolo mm. 24531 effettuava l'azione. L'equipaggio composto dal: Ten. Pil. VALERIANI Serg. " BOVE " Marc. RIGHETTI Av. Sc. Mot. TINIVELLI " Arm. TUZI rientravano alle ore 06,45 dopo aver trovato scarsa ma precisa reazione c.a. sganciando N° 6 bombe da Kg. 113 Sp. Il Comandante la 59a Squadriglia B.T. (Cap. A.A.r.n. Pil. Aligi SCLANO) ".

Dunque l'aereo è decollato a pieno carico di bombe e, per ovvi motivi, con i serbatoi pieni. L'esplosione deve essere stata quindi immane e la morte istantanea. I poveri resti dell'equipaggio saranno sepolti nel pomeriggio del 21 ottobre nel cimitero di Castelvetrano, come c'informa sempre il citato diario di guerra. All'inconsolabile Ludovico Mancusi, che chiede notizie circa il luogo di sepoltura del figlio, il comandante della squadriglia risponde con uno scritto che termina: "… I camerati tutti rimpiangono in lui un nobile amico, uno specialista espertissimo che con il suo silenzioso lavoro li aveva guidati in innumerevoli battaglie, uno degli eroi più puri."

A suggello di una morte onorevole, il riconoscimento della Nazione con la concessione della medaglia di bronzo alla memoria con la seguente motivazione:
"A bordo di velivolo da bombardamento, partecipava ad azioni belliche dimostrando perizia e coraggio. In un volo di guerra nell'adempimento del proprio dovere, immolava la giovane vita in servizio della Patria. Cielo del Mediterraneo, luglio-ottobre 1942-XX."

E' l'ultima medaglia per Mario Mancusi, le cui spoglie mortali saranno successivamente traslate, per espresso desiderio dei genitori, nel cimitero di Sarno. Il migliore epitaffio di questa tragica storia di guerra resta quello del desolato padre, il vecchio Ludovico, il quale, nella già menzionata lettera del 4 novembre 1942, scrive: "… nulla mai chiese, tutto sempre dando, prodigandosi fino al possibile ed anche oltre, per la sua Patria che egli voleva grande, temuta e rispettata."

(a cura di Orazio Ferrara)

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riceviamo

Con piacere ho scoperto dal suo splendido sito, e sono commosso che qualcuno ricorda ancora il sergente marconista mitragliere della Regia Aeronautica.
MARIO MANCUSI era mio zio (fratello di mio padre). Alle note biografiche aggiungo che Mario era ultimo di nove fratelli: Elena, Ondina, Domenico, Gaetano Giacinto, Ilca, Ugo (mio padre), Laura e Tito Vittorio.
Non ho conosciuto mio zio, essendo io nato dopo la sua morte. Per ricordarlo i miei genitori mi diedero il suo nome, e i ricordi che ho di lui sono appunto quelli raccontati da mio padre.
Di lui mi sono rimaste alcune fotografie e le poesie che il fratello Tito Vittorio (Tito e Mario, vicini d'età, erano legatissimi), anch'egli pilota della Regia Aronautica, dedicò al fratello morto. Mio padre lo ricordava come una persona sempre sorridente e pronta a scherzare: era il giullare della famiglia. Un episodio: quando Mario diceva qualche spiritosaggine che non faceva ridere, si guardava intorno con aria compunta e poi egli stesso si prendeva per il collo della giacca e, con fare buffissimo, si cacciava da solo fuori dalla stanza della casa di via Cavour a Sarno, facendo ridere tutti.
Trasmetto in allegato la sua fotografia (vedo che manca).
La fotografia é di mia proprietà e se riterrete di inserirla, mi farebbe piacere.
Ringrazio e ancora complimenti vivissimi per lo splendido sito.
Il nipote MARIO MANCUSI

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Sono io a ringraziare per la bellissima foto, e per queste ulteriori note di famiglia. Franco

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