CAPITOLO 3
Jihad - Atto Terzo – Gli Abassidi e i Saraceni (A.D. 750-1055)
L’Islam degli Abassidi - Il Fronte Sud: dalla Sicilia a Roma - Il Fronte Ovest: dalla Catalogna alla Galizia
Il Fronte Est: da Creta a Costantinopoli - Ancora Fronte Sud: le due Sicilie. - Lo scisma d’Oriente.

I
L’Islam degli Abassidi

Correva l’anno 749, quando Abu l-'Abbas (il cui nome significa "spargitore di sangue") invitò a un banchetto gli ultimi discendenti maschi della dinastia degli Omayadi: come pietanza furono servite le carni dell’ultimo califfo Marwan II e dei suoi familiari, Poi, naturalmente, gli invitati furono trucidati anche loro.
Finì così la dinastia degli Omayadi e iniziò l’era degli Abbassidi.

Qualche anno dopo si sparse la voce che un nobile della famiglia degli Omayadi (di nome Abd al-Rahman) si era salvato dal massacro, era fuggito attraversando a nuoto l’Eufrate, e si era rifugiato prima in Marocco e poi in Spagna.
Non penso che gli arabi abbiano veramente creduto a questa storia, ma i berberi si!
Abd al-Rahman era di madre berbera (uno di loro!) e in più di (presunto) sangue reale: motivo più che sufficiente per eleggerlo emiro e staccarsi dagli Arabi sfruttatori! Ma questo lo vedremo dopo.
In ogni caso con gli Abbassidi finì l’unità politica dell’Islam.
Spagna, Nord Africa, e poi anche l’Egitto,si resero indipendenti. Da allora ci furono parecchi stati islamici, talvolta in lotta tra loro, ma sempre pronti alla Jihad contro le nazioni cristiane

Sotto gli Abbassidi rimase tuttavia un regno enorme (dall’’Asia minore ai confini dell’India): il baricentro dell’impero regno si era spostato più a est.
Fu costruita anche una nuova capitale, Baghdad , a due passi della mitica Babilonia, e da Ctesifonte, antica capitale di Parti e Persiani.
Alla corte di Baghdad i persiani erano quelli che contavano di più.
Alla cultura persiana si devono i racconti sullo splendore di Baghdad, e persiane sono le favole delle “Mille e una notte”. Ma alla corte di Baghdad si continuava a parlare arabo, e la religione era la mussulmana sunnita.
In Persia invece si stava diffondendo l’”eresia sciita” nata dopo l’assassinio nel 661, del genero di Maometto Alì.
Anche quando I discendenti di Alì furono definitivamente sconfitti rimase la differenza religiosa tra “sunniti” (si attengono ai precetti della "Sunna" ossia quella raccolta di precetti legali di regole e di leggende supplementari orali attribuite al Profeta Maometto) e “sciiti” che riconoscono soltanto Alì e i suoi discendenti (Alidi) come legittimi califfi.
La Persia, aderendo alla dottrina sciita riuscì ad affermare la propria identità nazionale, ma questo avvenne molti secoli dopo.
Sotto gli Abbassidi i notabili Persiani rimasero sempre dietro le quinte del potere.

La ricchezza e la cultura della corte di Baghdad è stata a lungo celebrata da tutti i mussulmani (comprensibile!), da molti sudditi cristiani (erano rimasti in pochi ma erano, più o meno, tollerati) e, soprattutto, dai laici moderni che oggi celebrano il grande splendore dell’arte e della scienza arabo-persiana.
Questi signori non sanno però spiegare come mai, non molto tempo dopo, il progresso scientifico e culturale nei paesi islamici si é bloccato, per essere ripreso dai “barbari” dell’ovest…
In effetti adesso se lo chiedono anche molti mussulmani.
Non sarà forse proprio colpa della stessa dottrina islamica, che (almeno per come é stata di solito interpretata) impedisce ogni “contaminazione con altre culture, e quindi ogni progresso?
Non per fare polemica ma... se loro sono così prevenuti, perché dovrei essere imparziale io?

La favolosa Baghdad di Harun ar-Rashid (Il califfo delle “Mille e una Notte” ) fu distrutta dai Mongoli nel 1258. Dei suoi monumenti tanto celebrati non é rimasto niente!
Molti la immaginano come nei libri di favole, col cielo affollati di tappeti volanti…
I più giovani pensano ai cartoni animati di Aladdin…
Ognuno la può immaginare come vuole!
In ogni caso, per l’Islam, l’era degli Abbassidi fu un periodo di gloria.
L’Islam continuò la sua espansione verso est.
Diventarono mussulmani anche alcuni popoli “barbari” ai confini dell’impero,come i Turchi.
Di loro, adesso, non scrivo altro: ne parlerò fin troppo nelle pagine successive!

Durante l’era degli Abbassidi la Jihad degli stati mussulmani contro le nazioni cristiane continuò su tre fronti:

• A Sud nel Mediterraneo centrale, contro Sicilia, Sardegna, Corsica e le coste italiane e francesi
• A Ovest in Spagna
• A Est contro le isole dell’Egeo, l’Asia minore e Costantinopoli

Naturalmente nessuno a quei tempi aveva una visione globale delle “guerre sante” in corso, che coinvolgevano nazioni cristiane e mussulmane diverse.
Tuttavia lo “scontro di civiltà” c’era, e c’é ancora!
Senza i mass media odierni il marinaio di Amalfi non poteva avere alcuna idea delle battaglie in corso in Catalogna, in Galizia, e nelle isole dell’Egeo.
Anche i bizantini, che erano (ancora per poco!) coinvolti sue due fronti (Egeo e Sicilia) ricevevano con enormi ritardi le notizie dell’uno e dell’altro fronte.
Solo il Papa di Roma era interessato a quello che succedeva su tutti i e tre i fronti, ma fu direttamente coinvolto solo nelle battaglie del “Fronte Sud”.


II
Il Fronte Sud: dalla Sicilia a Roma

Il fronte sud, nel Mediterraneo centrale, si era aperto subito dopo la conquista di Cartagine da parte degli arabi. Presto le coste africane divennero covi di pirati e sempre più numerose furono le razzie di arabi e berberi, tristemente noti, in Italia, col nome di Saraceni.

Nel settimo e ottavo secolo l’Italia era divisa tra Longobardi e Bizantini.
Le coste italiane, e le isole, erano, per la maggior parte sotto il dominio bizantino.
In particolare la Sicilia, terra ancora relativamente ricca, era soggetta a “visite” frequenti dei Saraceni. Ma i bizantini rubavano molto di più!
Le altre città della costa erano meno controllate (e tanto meno difese!) da Costantinopoli.
Gli abitanti dovevano quindi organizzarsi per difendersi da soli.
Nella laguna veneta gli abitanti avevano imparato a difendersi, sin dalle prime invasioni barbariche.
Era già nata Venezia, che stava già organizzandosi come repubblica indipendente.
Anche i duchi di Napoli si erano resi di fatto indipendenti di Costantinopoli. All’interno del ducato era emersa la piccola città di Amalfi.
Le navi amalfitane lottavano spesso contro i saraceni, ma nei periodi di tregua commerciavano proficuamente con loro.
Nel 774 la situazione in Italia cambiò.
Il re dei Franchi, Carlo Magno, sconfisse i Longobardi o occupò quasi tutta l’Italia settentrionale e centrale.
Una striscia di territori ex bizantini, da Roma a Ravenna, fu donata al Papa: nacque lo Stato pontificio.
Nella notte di Natale dell’anno 800 Carlo Magno venne incoronato imperatore del Sacro Romano Impero.
Il suo impero comprendeva, Francia, Germania, la maggior parte dell’Italia, ma non il Meridione, che restò diviso tra i ducati longobardi ed altri piccoli stati che, teoricamente, appartenevano allo stato bizantino ma di fatto erano indipendenti (o almeno aspiravano ad esserlo!).
Restò sotto il pieno controllo dei bizantini la Sicilia, ma non per molto.
La Jihad stava per colpire ancora, stavolta proprio in Italia.

Dopo l’avvento degli Abassidi a Baghdad, i Berberi del nord africa avevano fondato regni indipendenti.
In Tunisia nell’800 si affermano gli Aglabiti.

“La Tunisia é una pistola puntata verso l’Italia”

Era uno degli slogan di Mussolini, ma c’era qualcosa di vero.
Dalla Tunisia la Sicilia é così vicina!
Anche oggi dall’Africa arrivano in continuazione “invasori” disperati, quasi tutti mussulmani, su barche che cadono a pezzi, che chiedono asilo, sfruttando i nostri buoni sentimenti.
Poi, naturalmente, una volta sistemati nelle nostre città, questi signori cominciano ad avanzare diritti , a buttare i crocefissi dalle finestre, e .a pretendere di trasformare l’Italia in una repubblica islamica!
Ma torniamo al secolo nono.

I berberi della Tunisia “visitavano” spesso le coste della Sicilia: razziavano oro, viveri, schiavi, e poi tornavano in Africa col bottino. Finché…
La storia dell’invasione della Sicilia assomiglia molto a quella della Spagna.
Anche questa volta a guidare i berberi fu un rinnegato!
Correva l’anno 820.
Avevo già scritto del malgoverno bizantino in Sicilia.
Dopo una delle tante ribellioni, un certo Eufemio, s’imbarcò su un piccolo peschereccio, e approdò in Africa nel territorio del principe degli Aghlabiti, Alì.
Eufemio gli chiese aiuto, e gli promise che se tornerà in Sicilia diventerà suo vassallo. Soprattutto gli fornì preziose informazioni sui presidi bizantini in Sicilia.
Alì non perse tempo. Con 11000 uomini sbarcò nella città che poi venne chiamata porto (marò) di Alì: Marsala.
L’esercito arabo sconfisse l’esercito del governatore bizantino e puntò su Siracusa.
La città resistette. Durante l’assedio venne ucciso anche il rinnegato Eufemio (un po’ di giustizia, finalmente!)
Gli arabi tornarono a Marsala. Era finita? Purtroppo no.

Alì tornò in Africa a cercare rinforzi. Altri arabi rimasero.
Nel 827 settanta navi saracene approdarono a Mazara del Vallo.
Gli arabi tornarono ad assediare Siracusa.
Contro di loro l’imperatore bizantino chiamò anche i Veneziani, formalmente ancora suoi sudditi.
Non sappiamo quanto le navi veneziane si impegnarono contro gli arabi: probabilmente non molto.
Intanto gli arabi avevano occupato Palermo e Agrigento.
Nel 843 cadde Messina.
Ad aiutare gli arabi furono anche alcune navi mandate da duca di Napoli, per ripagarli dell’aiuto che gli arabi gli avevano dato pochi anni prima contro i Longobardi.
Queste “alleanze trasversali”, tra cristiani e mussulmani, ci sono sempre state: purtroppo la maggior parte dei cristiani non vedeva (e non vede!) oltre il proprio personale immediato tornaconto!
Infatti…

Improvvisamente il Fronte Sud si allargò.
Nel 841 un altro contingente arabo occupò Taranto.
Stavolta non era una semplice scorreria. L’anno dopo venne occupata anche Bari: gli arabi avevano messo una testa di ponte in Puglia.
Ma non era finita!
Nel 846 i Saraceni attaccarono il loro ex- alleato napoletano (vedi sopra!) e occuparono il castello di Miseno. Era solo un diversivo!
Il grosso della flotta saracena si diresse verso la foce del Tevere.
Fu occupata Ostia, e poi i Saraceni puntarono su Roma.
Roma aveva ancora la sua vecchia cinta di mura romane (le Mura Aureliane, più volte restaurate nei secoli ). Gli arabi non provarono nemmeno ad espugnarle. Si “accontentarono” di saccheggiare le chiese di San Pietro e San Paolo, che erano fuori delle mura!

Sapevano i Saraceni del significato simbolico che Roma aveva per tutti i Cristiani?
Allora Roma era solo una piccola città.
Gli arabi sapevano che Roma aveva un grande passato, ma per loro la nuova Roma era Costantinopoli. I bizantini erano chiamati dagli arabi “Rum”, cioè romani!
Chi era il Papa i saraceni forse non lo sapevano, ma di San Pietro dovevano almeno avere sentito parlare, visto che nella sua chiesa non solo rubarono tutto quello che poterono, ma oltraggiarono di proposito la sua tomba.
Questo episodio stranamente (ma non troppo!) oggi viene minimizzato, o passato sotto silenzio dagli storici moderni.
I mussulmani non hanno mai chiesto scusa, anzi ne sono orgogliosi!
Gli storici cristiani e laici, pronti a condannare le nefandezze dei Crociati (250 anni dopo!) preferiscono far finta di niente.
Io no!

Il Papa chiamò in aiuto il re dei Franchi Ludovico, figlio di Carlo Magno.
Intanto i Saraceni si erano divisi. Molti si erano si erano imbarcati a Civitavecchia, col bottino.
Altri erano andati verso Sud, lungo la Via Appia, saccheggiando Fondi e assediando Gaeta.
Arrivarono finalmente le truppe dei Franchi, arrivarono altri rinforzi…
Le navi mussulmane lasciarono Gaeta. Al largo trovarono una “provvidenziale” tempesta: affondarono quasi tutte!
Finalmente i Cristiani si riunirono in una Lega, tra Napoli, Amalfi, Gaeta e Roma.
Nel 849 una flotta Saracena si presentò di nuovo ad Ostia. Stavolta fu sconfitta.

Ormai tutti si erano accorti che il “Fronte Sud” della Cristianità era il più vulnerabile.
La maggioranza degli arabi non vedeva la situazione in quest’ottica, ma qualche fanatico si.
Più di un capetto mussulmano cominciò a pensare: se vincere in Italia é così facile forse si poteva risalire la penisola italiana, poi passare nei balcani, e prendere Costantinopoli di spalle!
Forse ci hanno pensato anche i bizantini, che non riuscivano neanche a difendere la Sicilia.
Ai Franchi il destino di Costantinopoli importava poco. Ma i loro re erano stati da poco nominati imperatori del Sacro Romano Impero…e non riuscivano neanche a difendere Roma!
In ogni caso tra tutti gli arabi si era ormai sparsa la voce che in Italia si poteva fare un ricco e facile bottino.
In Sicilia e in Puglia arrivavano avventurieri dalla Tunisia, dal Marocco, persino dall’Andalusia…
Sì, anche dalla Spagna, dove il Fronte Ovest era bloccato…anzi i Mori avevano anche fatto qualche piccolo passo indietro.

III
Il Fronte Ovest: dalla Catalogna alla Galizia.

Nel 759, Abd al-Rahman, di madre berbera ma (presunto) discendente degli Omayadi, fondò a Cordova un emirato indipendente.
Nel 929 l’emiro di Cordova Abd al-Rahman III, prese addirittura il titolo di califfo.
Sulla grandezza, sullo splendore delle arti e delle scienze della Spagna araba sono stati versati i classici fiumi d’inchiostro dai mussulmani, ma anche (purtroppo!) da molti cristiani!
Non voglio entrare nel merito dell’esattezza o meno di queste storie.
Mi limito a citare una frase di Glandi:

“Un popolo preferisce essere mal governato dai suoi conterranei che essere ben governato dagli stranieri”

Se questo era vero per gli Indiani nei confronti degli Inglesi (o per gli Algerini nei confronti dei Francesi), era anche giusto, e sacrosanto, per gli Spagnoli (o i Siciliani) nei confronti degli Arabi.
I Mori, per gli Spagnoli, erano, e sono, degli stranieri: diversi per razza, cultura e religione.
Col tempo tutti se ne resero conto, e cominciò la lotta, lunga e sanguinosa, tra Mori e Cristiani.
Ma non subito. Nel secolo ottavo i cristiani spagnoli erano ancora divisi, e indecisi.

Dopo la salita al potere di Abd al-Rahman, non tutti i Mori accettarono la sua autorità.
Alcuni capi locali si dichiararono fedeli al califfo di Baghdad. Altri cercarono di approfittare dell’occasione per rendersi indipendenti.
Nel 778 il governatore di Saragozza, Ibn al Arabi, e quello di Barcellona, Solimano si ribellarono all’emiro di Cordova. Prima di essere sopraffati chiesero aiuto a un re Cristiano: Carlo Magno!
Una volta tanto i cristiani potevano approfittare delle divisioni dei mussulmani (e non viceversa!).
Carlo Magno aveva da poco occupato l’Italia longobarda, con l’appoggio della popolazione latina.
Aveva buoni motivi di ritenere in Spagna le cose gli sarebbero andate altrettanto bene.
Non fu così.
L’esercito dei franchi non partì pensando a una crociata: attaccando le città spagnole non fecero differenza tra cristiani (la grandissima maggioranza) e mussulmani.
La prima città importante che incontrarono i Franchi fu Pamplona: fu rasa al suolo!
Poi l’esercito franco marciò su Saragozza. La città resistette.
E il suo alleato Ibn al Arabi?
Carlo Magno si rese conto che Ibn al Arabi non contava niente: forse aveva addirittura tradito. Nell’incertezza, appena lo incontrò lo fece arrestare, ma Saragozza continuò a resistere.
Anche da Barcellona arrivarono cattive notizie: Solimano aveva cambiato alleato, ed era passato dalla parte dell’emiro di Cordova.
Quanto al popolo spagnolo...
La gente comune evita di prendere posizione tra due contendenti. Se é costretta a farlo, di solito, si schiera con chi ritiene il più forte…
Carlo Magno non si era dimostrato più forte, e neanche, più magnanimo dei berberi di Abd al-Rahman. Gli abitanti di Pamplona potevano testimoniarlo!
Certo Carlo Magno era cristiano, ma anche lui era uno straniero.
Per giunta si era alleato con due capi mussulmani che non erano particolarmente graditi alla popolazione spagnola.
In conclusione, in Spagna, i Mori resistettero, e la popolazione locale non si ribellò.
Carlo Magno era ancora bloccato davanti a Saragozza quando gli giunsero notizie di rivolte in Germania. L’esercito franco fece dietro front e passò i Pirenei, a Roncisvalle.

La battaglia di Roncisvalle é entrata nella leggenda.
Tecnicamente fu un agguato dei Mori, con l’appoggio dei montanari baschi, alla retroguardia dell’esercito franco. Nella battaglia fu ucciso il margravio Hruodlandus Roland di Bretagna, diventato poi, nei poemi che seguirono, il prode Orlando!
Per i posteri Roncisvalle é diventata, come Poitiers, un simbolo dell’eterna lotta tra Cristianesimo e Islam.
Recentemente i nazionalisti baschi hanno rivendicato al loro popolo il merito di quella vittoria, contro gli invasori francesi.
Che i baschi, allora, hanno collaborato con i mussulmani é sicuro.
Forse lo hanno fatto anche recentemente!
La strage di Madrid dell’11 Marzo 2004, all’inizio, fu attribuita, proprio ai baschi.
Adesso sappiamo che quella strage è stata opera di terroristi mussulmani, ma in passato l’ETA ha ufficialmente rivendicato molti altri attentati sanguinosi.
E’ possibile che alcuni baschi abbiano fornito ai terroristi mussulmani almeno un appoggio logistico.
Sarà mai possibile dimostrarlo?
Ma torniamo alla fine del secolo ottavo.

Dopo Roncisvalle Carlo Magno non tornò più in Spagna, ma il suo esercito si!
Nel 796, alla morte dell’emiro Hisham I, si aprì la lotta di successione in Spagna.
Uno dei contendenti chiese aiuto a Carlo Magno.
Il re stavolta rifiutò, ma il duca franco di Tolosa, Guglielmo, attaccò la Catalogna.
La sua campagna fu sanguinosa, ma ottenne qualche risultato.
Barcellona fu conquistata.
Parte della Spagna, dai Pirenei all’Ebro, divenne una marca del Sacro Romano Impero.

In seguito i conti di Barcellona continuarono la lotta con i Mori.
Come i baschi, oggi anche i catalani hanno ottenuto una larga autonomia. Qualcuno vorrebbe ancora la completa indipendenza, ma nessuno rimpiange la dominazione Araba.
Anzi i catalani dicono con orgoglio:

In Andalusia gli Arabi ci sono stati più di 700 anni. In Catalogna solo 80 anni!

Gli abitanti delle Asturie possono invece rivendicare che, da loro gli Arabi, non ci sono stati mai, che sono stati sempre respinti!
Al tempo di Carlo Magno il re delle Asturie era Alfonso, uno degli ultimi re Visigoti.
Alfonso era un fervente cattolico e cercò di fare un’alleanza con Carlo Magno in nome della cristianità.
Non ci riuscì. I nobili gli si ribellarono, ma il popolo fu dalla sua parte e lo rimise sul trono.
Poi anche un santo l’aiutò.
Nella località oggi nota come Santiago di Campostela (in Galizia) alcuni contadini videro delle stelle che scendevano dal cielo, poi chiarori e lampi: assomigliavano a degli angeli!
Al mattino, in quel campo dove erano scese le stelle (campo di stelle = Campostela) fu trovato il corpo di uno sconosciuto vestito come un santo, con ricchi paramenti.
Qualcuno disse che era il Santo Apostolo Giacomo.
Ma com’era arrivato S. Giacomo in Galizia?
Poco importava. Tutti gridarono al miracolo.
Miracolo quanto mai opportuno! Se non c’era bisognava inventarlo. Forse qualcuno l’ha fatto.
E anche se fosse?
Questo miracolo ci voleva!
Gli spagnoli avevano bisogno di un simbolo per la loro lotta, meglio se una reliquia.
Re Alfonso fece costruire il Santuario di Santiago di Campostela. E da allora Santiago, a cui fu dato il titolo di “Matamoros”, guidò gli Spagnoli contro i Mori.

Il regno d’Alfonso, nei due secoli successivi, s’ingrandì comprendendo Asturie, Galizia e Leon.
Poi fu occupata anche una regione al centro della Spagna che gli spagnoli riempirono di castelli: per questo fu chiamata “Castiglia”.
Nel 1056 Ferdinando I divenne re di Castiglia.
Intanto il califfato di Cordova era entrato in crisi, e si era spaccato in tanti piccoli stati.
Intorno all’anno mille, anche i Cristiani erano divisi: oltre al regno di Castiglia (con Asturie, Galizia e Leon) c’erano il regno di Navarra, e il regno d’Aragona (con Barcellona). Ora però i cristiani erano più motivati.
Al Santuario di Santiago di Campostela arrivavano pellegrini, e volontari.
La "Reconquista" era cominciata!

IV
Il Fronte Est: da Creta a Costantinopoli

Durante il periodo degli Abassidi, le guerre tra Arabi e Bizantini continuarono, e anche sanguinose.
Gli arabi però avevano perso la stimolo della Jihad.
In altre parole gli Abassidi continuarono a fare scorrerie nelle isole greche e in Asia minore, ma non cercarono più una vittoria decisiva che portasse alla caduta di Costantinopoli.
Ormai gli Arabi si erano resi conto che i “Rum” erano un avversario degno di rispetto.
Molte città dell’Egeo vennero più volte saccheggiate, conquistate, riconquistate.
Creta rimase a lungo non solo mussulmana, ma anche un covo di pirati e di mercanti di schiavi.
Anche Rodi e Cipro furono più volte conquistate e saccheggiate.
Persino i monasteri del Monte Athos furono “visitati”.
Una volta gli Arabi si affacciarono anche sul Bosforo, quando, per la prima volta nella storia dell’impero bizantino, si trovò al potere una donna, la principessa Irene.
Irene fu costretta a pagare la pace con gli Arabi con denaro contante. Ma erano soprattutto i soldi che i califfi di Baghdad volevano.

Vale la pena di riferire che Irene ebbe un’interessante proposta di matrimonio.
Non dal califfo, naturalmente, ma da un altro imperatore: Carlo Magno.
Per i bizantini sarà parsa una proposta indecente…ma solo pensare alla possibilità della cristianità finalmente unita, ad un unico imperatore!
Naturalmente non se ne fece niente, e le differenze tra cristiani d’oriente e d’occidente continuarono ad aumentare.
Anche sulla religione greci e latini non erano d’accordo.
Ormai Costantinopoli non era più disposta a riconoscere, neanche solo teoricamente, il primato spirituale di Roma. Soprattutto ora che il papa sosteneva un imperatore barbaro che si faceva chiamare romano!
Una prima crisi ci fu già nel 863 quando il patriarca Fozio sfidò apertamente il vescovo di Roma.
Volarono scomuniche…poi stranamente tornò la calma.
Non ci furono spiegazioni, scuse o ritrattazioni: semplicemente Roma e Costantinopoli misero da parte i contrasti, per il momento!
Probabilmente le due Chiese preferirono evitare la rottura, in un momento in cui, cristiani dell’est e dell’ovest lottavano ancora, insieme, contro l’Islam.
La guerra divampava soprattutto nel Sud Italia e in Sicilia. E i bizantini erano in piena crisi!


V
Ancora Fronte Sud: le due Sicilie.

Correva l’anno 878.
Proviamo ad immaginare un messaggero bizantino che giunge trafelato a corte. Viene ricevuto dall’imperatore, e dice che ha due notizie dall’Italia: una buona e una cattiva!
Naturalmente non é andata così, ma i fatti erano questi.
La notizia buona era che gli Arabi erano stati finalmente cacciati da Bari e da Taranto (dopo più di 30 anni di lotte!): la Puglia era tornata una provincia bizantina.
La notizia cattiva era che, in Sicilia, Siracusa, era stata presa dagli Arabi, dopo decine d’anni d’assedio.
I Siracusani avevano resistito valorosamente fino all’ultimo, ma infine i Mussulmani erano dilagati nelle strade, e nelle chiese, massacrando uomini, donne e bambini.
Settanta prodi resistettero fino all’ultimo in una torre: quando alla fine si arresero, furono tutti massacrati. Tra di loro uno dei più valorosi era stato un certo Niceta da Tarso: lo scorticarono vivo, gli trafissero il petto con numerosi colpi di lancia e, strappatogli il cuore, lo dilaniarono.
Gli altri uomini validi furono portati schiavi a Palermo.
Ai bizantini, in Sicilia, era rimasta solo la città di Taormina. Cadde nel 902.
Questa volta non furono fatti prigionieri (cioè schiavi!). I difensori furono massacrati: tutti!

Per conquistare completamente la Sicilia i Saraceni hanno impiegato circa 80 anni.
Per occupare la Spagna i Mori ci avevano impiegato molto di meno, ma non per questo i bizantini avevano motivo d’essere orgogliosi!
La lunga resistenza dei siciliani dimostra che “malgrado tutto” almeno una parte della popolazione ha combattuto eroicamente contro l'invasore: l’eco della lunga lotta contro i saraceni rimane ancora nella tradizione dell’isola, e anche nei “pupi siciliani”.
Per vincere, i siciliani avevano bisogno di un esercito, e di un re, più agguerrito di quello bizantino.
Lo trovarono solo cento anni più tardi!

La lotta tra Arabi e bizantini continuò in Calabria, che i bizantini ribattezzarono Sicilia Cismarina. Molti si saranno domandati qual era la seconda Sicilia del borbonico “Regno delle due Sicilie”.
Era propria questa. Il nome, inventato dai bizantini, era rimasto nelle carte dei Borboni.
Poco mancò che i bizantini perdessero anche la "seconda Sicilia".
Reggio fu occupata, e migliaia dei suoi cittadini furono fatti schiavi.
Gli arabi arrivarono fino a Cosenza!
Fortunatamente l'emiro Ibrahim, che guidava i musulmani, fu preso da un malore e morì sul posto.
I suoi uomini preferirono tornare in Sicilia (quella vera!).
Dalla Sicilia, e dall’Africa, le scorrerie dei Saraceni verso l’Italia continuarono.
Furono occupate anche la Sardegna e la Corsica.
In Francia, nel 889, i saraceni misero una base a Frassineto, sul golfo di St Tropez!
Ci rimasero quasi cent’anni!
Da Frassineto partirono le scorrerie verso la Francia (compresa l'abbazia di Cluny!) e l’Italia settentrionale.
Anche Genova fu saccheggiata…ma proprio Genova, con Pisa, guiderà poi la riscossa dei Cristiani.
Nell’Italia meridionale (ancora diviso tra ducati longobardi, bizantini, e cento città, più o meno indipendenti) i saraceni continuarono a fare razzie e a riempire i mercati di schiavi.
Poi arrivarono gli uomini del nord, i Normanni! E la musica cominciò a cambiare!


V
Lo scisma d’Oriente

Alla fine del decimo secolo i Bizantini cominciarono a sperare di poter recuperare ad est, quello che avevano perso ad ovest!
Le crisi e le divisioni del sultanato Abasside permisero all’esercito e alla flotta di Costantinopoli di vincere qualche battaglia. Gli arabi fecero (finalmente!) qualche passo indietro.
Nel 961 fu riconquistata Creta.
Nel 969 (dopo tre secoli!) i Bizantini ripresero anche Antiochia!
Era, purtroppo una vittoria effimera…ma i bizantini non lo sapevano!

Intanto le divisione tra cristiani d’oriente e d’occidente erano ancora aumentate, soprattutto dopo che, nell’Italia meridionale, anche le città pugliesi, con l’appoggio dei soldati normanni, si erano staccate da Costantinopoli.
Ormai ai bizantini in Italia, rimaneva solo la Calabria, e non per molto.
Persi i possedimenti italiani che motivo c’era di mantenere buoni rapporti con Roma?
La rottura definitiva tra Roma e Costantinopoli avvenne solo nel 1054.
In quell’anno il papa era Leone IX, il patriarca di Costantinopoli Michele Cerulario.
Il pretesto fu un cavillo teologico, il più ostico dei “bizantinismi”.
Non erano bastate le interminabili discussioni sulla natura di Cristo.
Si era cominciato a litigare anche sullo Spirito Santo!
La formula latina del Credo di Nicea dice che lo Spirito Santo procede “dal Padre”. Alcuni aggiungevano “attraverso il Figlio” (Patre per Filium procedit).
Che cosa vuol dire? Non lo so. Credo che nessuno lo sappia veramente!
Al tempo di Carlo Magno cominciò ad essere usata una forma leggermente diversa: lo Spirito Santo procede dal Padre e dal Figlio. (Patre Filioque procedit)
Che differenza c’era ?
Non lo so, ma ad Oriente ed Occidente si é discusso per secoli su questo cavillo.
I bizantini, che avevano sempre sostenuto che lo Spirito Santo procedeva solo dal Padre, proclamarono che l’aggiunta Filioque non solo era inaccettabile, ma addirittura eretica.
Probabilmente, a Costantinopoli, cercavano proprio la lite. Volevano rompere con l’Occidente, ma non ammettere che la discordia era solo sulla supremazia del vescovo di Roma: problema politico più che religioso.
In ogni caso Papa e Arcivescovo di Costantinopoli si scomunicarono reciprocamente.

I papi che seguirono cercarono di ricomporre quello che fu chiamo lo Scisma.
Più di tutti Gregorio VII, che, dopo avere umiliato l’imperatore tedesco Enrico IV a Canossa, sperava di fare accettare, la sua supremazia, almeno spirituale, anche in Oriente.
Gregorio VII trovò a Costantinopoli orecchie più attente perché, nel 1071 in Oriente erano cambiate molte cose…praticamente tutto!


CAPITOLO 4 >
Jihad turca a est - Controffensiva cristiana a ovest (A.D. 1055-1095)
I Turchi.- Il Sacro Romano Impero - I Normanni - La Spagna
Verso la Guerra Santa - Una riunione che non c’è mai stata.

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