CAPITOLO 10
Jihad, Riforma, e Controriforma (A.D. 1500-1599)
Il ritorno del Sacro Romano Impero - Molto più di una Riforma - "Guerre sante" e "guerre laiche"
Il ritorno dell’Impero Ottomano - Cattolici e Protestanti - La fine di un sogno
Protestanti e Anglicani - Filippo e Maria - Filippo e Elisabetta - Ancora Jihad
Riforma e Controriforma - Le guerre sante nel Nuovo Mondo
Guerre sante in Africa - Dalla Persia all' India - Estremo Oriente.

I
Il ritorno del Sacro Romano Impero

All’inizio del XVI secolo l’imperatore del Sacro Romano Impero era Massimiliano d’Asburgo.
Da molto tempo il titolo di imperatore era diventato solo simbolico. Veniva assegnato da sette grandi elettori, (tre vescovi e quattro "laici") in rappresentanza dei tanti stati (grandi e piccoli) in cui era divisa la Germania.
Essere imperatore dava, in ogni caso, sempre un grande prestigio, e gli Asburgo ne avevano approfittato per estendere i territori della loro famiglia.
Il dominio degli Asburgo comprendeva gli attuali stati di Austria e Slovenia, e si estendeva, oltre le Alpi, fino a Trento e Trieste. In più (per varie parentele) la famiglia vantava diritti anche sulle corone di Boemia e d’Ungheria.
In effetti, gli Asburgo avevano ingrandito il loro territorio più con la diplomazia, e con matrimoni vantaggiosi, che con le armi.
Nel quadro di questa "politica matrimoniale" Massimiliano aveva sposato Maria di Borgogna, figlia di quel “Carlo il Temerario” che aveva combattuto Luigi XI.
Alla morte di Carlo, Luigi XI aveva occupato la Borgogna, ma a Maria (e di conseguenza al marito Massimiliano) erano rimasti importanti possedimenti, come Belgio, Olanda, e altri territori tra Francia e Germania.
Massimiliano e Maria ebbero un figlio: Filippo, detto poi “il Bello”. Anche lui fece un ottimo matrimonio, che cambiò la storia del mondo!
Filippo sposò una figlia di Filippo e Isabella di Spagna: si chiamava Giovanna, e fu detta poi (non a caso) “la pazza”. C’è chi dice che Giovanna impazzì propria a causa della morte prematura del bel marito, di cui era innamoratissima, e gelosissima.
In ogni caso Giovanna e Filippo fecero in tempo ad avere un figlio: Carlo d'Asburgo.

Il matrimonio di Giovanna e Filippo era stato combinato solo per favorire un alleanza tra Spagna e Austria (non la loro unione!)…ma le conseguenze andarono oltre ogni previsione perché gli altri figli dei Re Cattolici morirono giovani, e senza eredi.
Dopo la morte di Isabella, Ferdinando si trovò a dover pensare alla sua successione, ma, di fatto, non aveva scelta: l'erede non poteva essere che, suo nipote Carlo!
Alla morte di Ferdinando, nel 1516, Carlo d'Asburgo, (che già aveva ereditato, dalla nonna Maria, il Belgio, l'Olanda e il Lussemburgo) divenne re di Spagna. Nel 1519 ereditò (dal nonno Massimiliano) anche l’Austria, e riuscì a farsi nominare, dai grandi elettori "Imperatore del Sacro Romano Impero", col nome di Carlo V.
Per avere la nomina Carlo dovette pagare i grandi elettori con un bel po' di denaro contante, indebitandosi fino al collo con i banchieri Fuegger…ma secondo lui ne valeva la pena!
Il titolo d'imperatore, in mano ad un principe che già controllava direttamente vastissimi territori d’Europa (e anche d’America!), era molto importante.
Anche il re di Francia, Francesco I, se n’era reso conto, e aveva reclamato invano il titolo per sé stesso. Adesso la Francia si trovava circondata, e Francesco I guardava con sospetto al nuovo imperatore, che, oltretutto, si chiamava Carlo (come il suo bisnonno, Carlo il Temerario… e anche come Carlo Magno!).

Carlo V, a vent’anni, era già signore di un impero “in cui non tramontava mai il sole”, esteso dall'Austria al Messico, dall’Olanda alla Sicilia: era abbastanza logico che cominciasse a pensare ad un impero universale cristiano.
L'imperatore era nato e cresciuto nelle Fiandre, e aveva nonni tedeschi, spagnoli e francesi.
Era molto portato per le lingue: diceva che parlava italiano con gli ambasciatori, tedesco con i soldati, francese con le donne, inglese con i cavalli…e spagnolo con Dio.
Insomma poteva essere il perfetto sovrano di un’Europa unita.
Carlo V poteva anche diventare l’imperatore della riscossa della cristianità contro l’Islam, respingendo i turchi, nell’Europa orientale, e i berberi, nell’Africa settentrionale…
Sarebbe potuto diventarlo, ma ebbe la sfortuna di scontrarsi contro tre grandi personaggi del suo tempo, che gli impedirono di coronare il suo sogno.
Il primo fu Francesco I di Francia.
Il secondo fu il sultano turco Solimano, detto il Magnifico, con cui Francesco I non esitò ad allearsi, rinnegando la tradizione "crociata" della Francia, da Carlo Martello a Luigi IX.
Il terzo era un monaco tedesco, noto in Italia, come Martin Lutero.


II
Molto più di una Riforma

Già durante il grande scisma d'occidente molti vescovi avevano auspicato una profonda riforma della Chiesa. Dopo lo scioglimento del concilio di Basilea, i papi successivi erano riusciti ad affossare tutte le istanze riformatrici, ma il dissenso rimaneva vasto, soprattutto nell' Europa del nord.
La politica dei papi, allo scorcio del XV secolo, contribuì a fare precipitare la situazione.
Tristemente famoso è papa Alessandro VI (al secolo Rodrigo Borgia, padre di Cesare e di Lucrezia), colpevole, tra l'altro, di avere condannato al rogo, a Firenze, il frate riformatore Savonarola (molti anni dopo, anche lui, riabilitato!) .
Famoso è anche Giulio II (papa dal 1503 al 1513), che dedicò la maggior parte delle sue energie a rafforzare, e ingrandire, lo Stato della Chiesa… dimenticando completamente la sua missione di pastore d'anime.
Intanto Roma diventava più grande e più bella, arricchendosi di opere d'arte. Era iniziata anche la costruzione della nuova basilica di S. Pietro, per la quale erano necessarie quantità sempre più grandi di denaro, che i papi cercavano con tutti i mezzi, leciti e illeciti.

Chi avrà avuto per primo l'idea di vendere le indulgenze? Di lottizzare Purgatorio e Paradiso?
Certo nessun papa si sarà sporcato le mani, ma tutti dovevano sapere quello che tanti religiosi promettevano, in cambio di denaro contante.
Alcuni avevano preparato perfino dei dettagliati "tariffari": per modiche cifre era possibile spurgarsi da ogni colpa, e mandare in Paradiso anche i parenti defunti più "scavezzacolli"…
La denuncia di questo malcostume divenne il cavallo di battaglia dei futuri Protestanti, che arrivarono poi a negare l'esistenza stessa del Purgatorio…
In più c'erano le solite tendenze separatiste che tendevano a contestare autorità religiose sopranazionali. Molti non riuscivano ad accettare un papa straniero, che spendeva i soldi dei suoi fedeli per il proprio lusso, o per realizzare opere d'arte illustri, ma in una terra lontana!

Quando Martin Lutero si convinse che la Chiesa Cattolica non era più "riformabile" …che era necessario un taglio netto con Roma?
Martin Lutero sapeva bene che la corruzione non era dovuta solo a "Roma ladrona": molti dei soldi delle indulgenze restavano nelle tasche di rapaci vescovi di tutte le nazionalità...
Nel 1517 il monaco indirizzò una lettera ai prelati tedeschi più compromessi, i vescovi di Magonza e Brandeburgo. Lutero allegò una copia di quelle che poi furono chiamate "le 95 tesi", che furono anche esposte, sulla porta della chiesa del castello di Wittemberg…
Martin Lutero arrivò ad affermare, senza mezzi termini che "il papa non può rimettere alcuna colpa": né lui, né nessun altro!
Tanti teologi, e semplici fedeli lo appoggiarono. La Riforma divenne presto una vera e propria Rivoluzione, con tanto di risvolti sociali e politici.
Lutero ebbe presto un potente alleato: Federico III di Sassonia, principe elettore del Sacro Romano Impero.
Nel 1513 era stato eletto papa Giovanni de Medici, col nome di Leone X.
Leone non si rese conto subito della gravità della situazione, e mandò in Germania degli emissari cercando di raggiungere un compromesso. Tra l'altro, nel 1519, i principi elettori dovevano eleggere il nuovo imperatore. Federico di Sassonia era contrario all'elezione di Carlo d'Asburgo, ed anche il papa non voleva un imperatore troppo potente.
Il tentativo del papa fallì, Lutero assunse posizioni sempre più radicali, e anche l'alleanza del papa con Federico di Sassonia non andò in porto.
Il denaro dei Fuegger fece eleggere Carlo V, e molti dei suoi oppositori finirono per schierarsi a favore delle tesi di Lutero. La religione divenne nuovamente un mezzo di lotta politica!
Quanto al papa…
Leone X diffidava del nuovo imperatore fiammingo, ma tanto meno poteva sopportare la ribellione del monaco ribelle. Il papa intimò a Lutero di ritrattare tutte le sue tesi eretiche.
Come risposta, il monaco bruciò in piazza la bolla, e il papa lo scomunicò.

Carlo V cercò di mediare tra papa e "eretico". L'imperatore era cattolico ma di mentalità aperta, ed era anche ammiratore, e amico, del teologo "riformista" Erasmo di Rotterdam.
Nel 1521 si tenne la dieta di Worms, a cui Lutero partecipò con un salvacondotto speciale dell'imperatore. Ogni tentativo di conciliazione fu inutile e Lutero si rifugiò presso il suo protettore, Federico di Sassonia.
Ormai la "Riforma", anzi la "Rivoluzione", protestante era diventata inarrestabile…
Alla corte del papa s’incominciò a parlare d’altri ribelli: Zwingli, Calvino...
Quanto a Carlo V…
Proprio nel 1521 l'imperatore fu costretto a mettere da parte le beghe religiose dei suoi sudditi tedeschi per combattere una "guerra laica" con un altro re cattolico: Francesco I.


III
"Guerre sante" e "guerre laiche"

Nelle intenzioni di Carlo V nessuna delle tante guerre del suo regno voleva essere una guerra santa.
Carlo combatté semplicemente per rafforzare, e se possibile ingrandire, i domini che aveva ereditato.
Come re di Spagna Carlo si trovava a capo dell'esercito più forte d'Europa, temprato da secoli di guerre contro gli infedeli. In più poteva contare sulle truppe tedesche e fiamminghe, e sulle ricchezze che cominciavano ad arrivare dal Nuovo Mondo.
Pensò veramente a diventare imperatore di un'Europa cristiana unita?
Carlo aveva sborsato un'enormità per avere il titolo d’Imperatore del Sacro Romano Impero…ma come si poteva dare un vero significato a quel titolo, se la Francia rimaneva un regno separato?
Carlo avrebbe dovuto, prima di tutto, conquistare la Francia ma, dopo la Guerra dei Cento anni, il regno Francese si era ingrandito e rafforzato.
In ogni caso Carlo V non attaccò la Francia: fu il re di Francia, Francesco I, ad attaccarlo per primo. Tipico caso di una guerra preventiva!
Nel 1521 Francesco I invase la Navarra spagnola e il Lussemburgo.
Forse il re di Francia contava sull'effetto sorpresa, e sui problemi che Carlo aveva in Germania: aveva fatto male i suoi conti!
Carlo non solo respinse le truppe Francesi, ma occupò anche Milano, che di recente i Francesi avevano occupato, togliendolo all'ultimo duca, della famiglia degli Sforza.
L'occupazione della Lombardia era, strategicamente importante. Inoltre Milano in passato era stata la capitale del regno d'Italia, ed era quindi importantissima per il restauratore del Sacro Romano Impero!

Nel 1522 morì papa Leone X. Il suo successore, Adriano VI, era olandese, anzi era stato addirittura precettore di Carlo V.
Coincidenza a dir poco sospetta!
La curia pontificia, la nobiltà, e il popolo romano non gradirono affatto questo papa straniero, troppo austero, e amico dell'imperatore.

Oh del sangue del Cristo traditore
ladro collegio, che il bel Vaticano
alla tedesca rabbia hai posto in mano,
come per doglia non ti scoppia il cuore?

Adriano VI fu papa solo per un anno, e del suo pontificato sono rimaste famose soprattutto le tante rime che venivano scritte contro di lui, sotto la famosissima statua del Pasquino.
Spesso le "pasquinate” non erano una manifestazione dei sentimenti del popolo. Nella maggior parte dei casi la satira, in rima o in prosa, era opera di letterati pagati dagli oppositori politici del papa, che erano tanti!
Adriano VI era contrario al lusso sfrenato della corte romana, quasi quanto Lutero!
Forse se Adriano VI e Lutero avessero potuto incontrarsi…
Invece il papa olandese morì prima che avesse potuto avviare la minima riforma!.
Il suo successore, Clemente VII, fu un altro rappresentante della famiglia Medici, che riportò la corte romana ai vecchi "splendori".
Intanto l'imperatore, aveva ripreso a combattere contro Francesco I.
Nel 1525, a Pavia l'esercito francese fu completamente distrutto, e il re stesso fu fatto prigioniero.
Dicono che, in questa occasione, Francesco I abbia detto la famosa frase:

"Tutto è perduto, fuorché l'onore"

Se veramente Carlo V avesse voluto restaurare l'impero di Carlo Magno, avrebbe potuto marciare su Parigi… ma forse ci sarebbe stata un'altra Giovanna d'Arco a fermarlo!
In ogni caso Carlo fu generoso col re vinto: chiese a Francesco I solo la rinuncia al ducato di Milano, e il ritiro dell'esercito francese dalla Borgogna (la terra di Carlo il Temerario, il suo bisnonno!)
Francesco I, prigioniero a Madrid accettò tutto… ma appena liberato si rimangiò tutte le promesse.
Così il re “perse l'onore”, ma riconquistò la Borgogna, e ricominciò la lotta contro l'imperatore, più determinato di prima!
Nel 1526, a Cognac fu stipulata una lega tra Francia, Inghilterra, Venezia, Firenze…e lo stesso papa Clemente VII!
Furono presi contatti perfino con il sultano ottomano, che stava per invadere l'Ungheria!
Francesco I aveva detto chiaramente che era pronto anche ad allearsi col diavolo…
Il papa, probabilmente, fece finta di non sapere…

La lega non diede i risultati sperati.
I francesi furono ancora una volta sconfitti, gli altri si tirarono indietro, e alla fine il prezzo più alto del tradimento lo pagò proprio il papa!
Nel 1527 un esercito di Ottomila mercenari “Lanzichenecchi” ( Bavaresi, Svevi e Tirolesi) si diresse verso Roma. La maggior parte di loro erano luterani, e quindi vedevano Roma come la “nuova Babilonia” corruttrice. L’imperatore voleva “dare una lezione al papa” ma la “spedizione” andò ben oltre le sue intenzioni!
I saccheggi, e i massacri, che subì Roma nel Maggio 1527, non furono inferiori a quelli avvenuti durante le invasioni barbariche, (e le incursioni dei saraceni) nel millennio precedente. Ai tedeschi si unirono anche banditi italiani, e soldati senza padrone, di ogni nazionalità.
I Luterani pensavano, forse, che il bottino fosse la loro giusta ricompensa. Gli altri non avevano nemmeno questo “alibi morale”, ma non per questo erano più restii a rubare e uccidere….
Il papa stesso si salvò a stento rinchiudendosi dentro Castel S. Angelo. A salvarlo fu un presidio di soldati regolari mandati proprio da Carlo V, che espresse il suo “profondo rammarico” per quello che era successo. Il papa lo perdonò, e, soprattutto, “imparò la lezione”…

Nel 1528 i Francesi attaccarono di nuovo in Lombardia, e furono ancora una volta sconfitti. Anche la flotta di Genova, comandata dal patrizio Andrea Doria passò dalla parte dell’imperatore, dopo avere avuto garanzie sull’indipendenza della repubblica ligure.
Francia e Spagna firmarono, finalmente una tregua.
Nel 1530, Carlo V si fece incoronare, dal papa, imperatore del Sacro Romano Impero.
La cerimonia d’incoronazione avvenne a Bologna (non a Roma!) ma fu imponente come quella di Carlo Magno e Ottone il Grande.
Alcuni, probabilmente, pensarono che si trattasse della rinascita dell’Impero Universale Cristiano. Invece era l’ultima volta che un imperatore veniva incoronato da un papa!
Perché Carlo V aveva insistito a fare celebrare quella cerimonia, che a molti sembrava già anacronistica, un residuo del Medio Evo?
Innanzitutto per sanzionare la sua nuova alleanza col papa, e poi per rafforzare il suo predominio in Italia.
Carlo ormai controllava direttamente Italia meridionale, Sicilia, Sardegna, e ducato di Milano. Come imperatore dominava anche gli altri piccoli stati italiani, inclusi Liguria, Toscana, Piemonte, e lo stesso Stato pontificio.
Completamente indipendente era ormai solo la Repubblica di S. Marco …ma anche Venezia aveva dovuto allearsi con l’Impero, contro i Turchi, che, in Europa Orientale, erano tornati all’attacco….

IV
Il ritorno dell’Impero Ottomano

Nei primi anni del XVI secolo l’impero ottomano era diventato ancora più forte, ingrandendosi verso oriente.
Il sultano (detto, non a caso, Selim il crudele!) aveva occupato Siria, Palestina, Arabia, e infine l’Egitto, sconfiggendo gli ultimi sultani Mamelucchi, che avevano cercato invano l’alleanza di Spagna e Venezia.
Ormai l’impero ottomano dominava buona parte dei territori mussulmani, (ad eccezione della Persia, mussulmana sciita) e ambiva a diventare l’unico “Impero universale”.
Nel 1526, mentre Carlo sconfiggeva i Francesi ,e i loro alleati della lega di Cognac, i turchi, comandati dal sultano Solimano il Magnifico attaccarono ancora una volta l’Ungheria.
Centomila soldati mussulmani si scontarono a Mohacs contro 25000 soldati cristiani, comandati dal Luigi II Iagellone, re di Boemia e di Ungheria, cugino di Carlo V.
L’esercito cristiano fu completamente distrutto, e anche re Luigi morì in battaglia.
Le truppe di Solimano misero a ferro e fuoco Buda e, nel 1529, marciarono su Vienna.
Ormai Impero Ottomano e Sacro Romano Impero si affrontavano direttamente: il più grande stato musulmano contro il più importante stato cristiano.

La maggior parte degli storici moderni minimizza il pericolo corso allora dalla cristianità.
In realtà gli ottomani avrebbero potuto sfruttare le divisioni politiche e religiose dei cristiani conquistando tutta l’Europa occidentale, e magari anche l’America appena scoperta.
Impossibile?
Purtroppo altre imprese, apparentemente impossibili, erano riuscite ad eserciti mussulmani nei secoli passati. Stavolta però era in pericolo proprio l’Europa del Rinascimento, in cui fiorivano arti e scienze, mentre i valori religiosi erano già in declino.
Il punto era che l’impero ottomano era un'unica grande entità statale, con un esercito ben addestrato e sorretto da una ferma fede in Allah, e nella Jihad.
L’Europa cristiana era invece un insieme di grandi e piccoli stati, più o meno cristiani, ma disposti a coalizzarsi tra loro solo nel momento che erano direttamente minacciati.
La Francia si sentiva minacciata dagli Spagnoli, non dai turchi, e quindi continuò ad appoggiarli.
Toccò a Carlo V la missione di salvare la Cristianità, combattendo su tre fronti : contro turchi, francesi…e gli stessi suoi sudditi che avevano aderito alla Riforma!

Nel 1529, alla Dieta di Spira, Carlo V fece un accorato appello all’unità di tutti i Cristiani contro i mussulmani.
L’imperatore riuscì ad ottenere, da molti stati tedeschi, un finanziamento per un esercito contro i Turchi…ma non la solidarietà dei Luterani.
Gli aderenti alla Riforma risposero con una formale “protesta”, diventando, appunto, Protestanti!
Nel 1532 Solimano, ormai formalmente alleato con i francesi, si spinse di nuovo verso Vienna.
Ad affrontarlo fu un esercito cristiano guidato da Ferdinando d’Asburgo, fratello di Carlo, che ambiva al trono di Ungheria.
Questa volta ai soldati tedeschi, ungheresi e spagnoli si unì anche un ‘esercito di mercenari italiani, guidato da Ippolito de Medici, nipote del papa Clemente VII.
Vale la pena di sottolineare che il papa stesso finanziò l’impresa, con 50.000 ducati!
Non deve essere stato facile, per l’imperatore, fare aprire i cordoni della borsa ad un papa, e per di più un Medici!
Questa piccola coalizione non fu sufficiente a respingere i turchi, ma contribuì almeno a fermarli.
La campagna militare fu poi spacciata da papa e imperatore come una grande vittoria: in realtà ci fu solo una serie di scaramucce, senza nessun grande scontro campale.
Lo capì anche il famoso “Pasquino” che scrisse che l’imperatore aveva ottenuto la sua presunta vittoria “senza avere tolta al turco una bandiera”.
Tuttavia Vienna, e la Cristianità, furono salvate…anche se più dalle difficoltà di trasporto e rifornimento dell’esercito turco (rese più difficili dalla piena del Danubio) che dal valore dei soldati cristiani.
In ogni caso Solimano rinunciò, per il momento, alla sua avanzata verso nord ovest…
Il fronte finì per stabilizzarsi nel 1533, quando Solimano trovò un accordo con Ferdinando, lasciando agli Asburgo un terzo del regno d’Ungheria.
In realtà i territori “ungheresi” passati agli Asburgo fanno ora parte degli stati di Slovacchia e Slovenia e Croazia, ma la loro occupazione bastò per permettere agli Asburgo di portare la corona d’Ungheria, e a diventare gli alfieri della lotta contro i turchi nei secoli successivi.

Il dominio turco avrà effetti nefasti per tutta la regione balcanica,. Intere popolazioni furono tagliate fuori dal Rinascimento Europeo, e le conseguenze si sentono ancora oggi!
I più fortunati furono gli ungheresi, che restarono sotto il giogo turco “solo” per 150 anni, e sotto l’impero “austro-ungarico” ebbero di nuovo momenti di gloria.
Più travagliate furono le vicende dei serbi, che conservarono la religione cristiana ortodossa. La maggior parte di loro rimase nella loro terra d’origine, riuscendo ad ottenere una limitatissima autonomia. Altri preferirono trasferirsi nelle zone governate dagli Asburgo (nell’attuale Croazia), dando origine a regioni autonome dette “kraijne”.
Serbi ortodossi e croati cattolici, finché ebbero il nemico mussulmano comune, riuscirono a convivere nelle stesse regioni, combattendo gli uni accanto agli altri. Poi le cose cambiarono… Peggio ancora andò a Bosniaci, Albanesi, Macedoni, che restarono per più tempo sotto il dominio ottomano, vittime di prepotenze d’ogni tipo, e continue “pulizie etniche”.
Molti di loro accettarono alla fine di convertirsi all’Islam: una decisione “utile” per i neoconvertiti, ma carica di pesanti conseguenze per i loro discendenti del ventesimo secolo!

La lotta tra Cristiani e Mussulmani si svolse anche nel Mediterraneo occidentale.
All’inizio del secolo gli spagnoli avevano occupato varie città della costa africana, tra cui Orano, Bugia, e, per breve tempo, anche Algeri. Le popolazioni berbere del nord africa chiesero aiuto ai turchi… e l’impero ottomano finì per estendesi anche a Libia, Tunisia e Algeria.
Algeri fu presto occupata da Khair-ad-din, detto il Barbarossa, e proprio Algeri divenne un grande covo di pirati da cui partirono incursioni contro Spagna e Italia meridionale che nulla ebbero da invidiare alle antiche razzie dei Saraceni.
Numerose città della costa, e intere isole come Lipari e Ponza, furono messe a ferro a fuoco, ed i loro abitanti furono sterminati, o portati via come schiavi.
Carlo V cercò di reagire con la flotta Spagnola, che spesso fece fronte comune con la flotta genovese, comandata da Andrea Doria.
I covi dei pirati sulla costa africana furono attaccati, e in parte, neutralizzati.
Il successo più importatane fu la distruzione della base algerina di Cercel, ma Algeri resistette. Nel 1535 una flotta imperiale riuscì perfino ad occupare Tunisi, ma non riuscì a tenerla a lungo.
Le incursione contro le costa italiane e spagnoli diminuirono, ma non cessarono…

Naturalmente, a differenza degli antichi Saraceni, le navi turche si guardavano bene dall’attaccare le coste francesi. Francesco I rimase il principale alleato di Solimano, continuando a combattere Carlo V, fino al 1547, anno della sua morte. Francesco non aveva avuto scrupoli ad “allearsi col diavolo”, ma forse un tardivo scrupolo di coscienza lo spinse a farsi nominare, dal Sultano, “protettore” dei cristiani residenti nell’impero ottomano, in particolare dei cristiani maroniti del Libano.
Da allora molti cristiani libanesi (discendenti degli antichi crociati!) cominciarono a chiamare i loro figli “Francesco”, e ad interessarsi alla cultura francese…anche se i soldati francesi in quella zona sarebbero tornati solo quattrocento anni dopo!.
.
V
Cattolici e Protestanti

Carlo V combatté Francesco I, (e il suo successore Enrico II) per tutta la vita, vincendo quasi tutte le battaglie, e riuscendo a scacciare i Francesi dall’Italia.
Non riuscì invece il tentativo di Carlo di ridare l’unità a quello che era il regno di Germania, unendo tutti i piccoli e grandi stati della regione sotto un unico imperatore, e un'unica fede.
Carlo, cattolico, ma non bigotto, all’inizio aveva cercato di evitare lo scontro frontale con Lutero.
Nel 1530, alla Dieta di Augusta, fece un altro tentativo di conciliazione.
Su richiesta di Carlo i protestanti prepararono un documento da discutere con i cattolici, noto poi come "confessione di Augusta". L’autore del documento fu da Philipp Schwarzerd, (noto anche come Filippo Melantone) considerato dai più un “moderato”, e forse propenso alla riconciliazione con la chiesa cattolica.
Purtroppo ormai le posizioni di Cattolici e Protestanti erano diventate troppo distanti: molto di più di quelle che c’erano tra Cattolici e Ortodossi, o le tante altre “eresie” che si erano sviluppate nei secoli precedenti.
Martin Lutero ormai aveva messo in discussione tutto: la validità dei sacramenti, l’autorità di papa e vescovi, l’idea stessa del sacerdozio…
Carlo V non era contrario, come principio, alle idee di Lutero, ma di fronte alla presa di posizione dei teologi cattolici, e soprattutto del papa, non poté evitare di condannare i Luterani, dando loro tuttavia un anno di tempo per “ravvedersi”…

L’anno dopo, nel 1531, scoppiò la prima “guerra santa” tra cattolici e protestanti, mentre ancora era in corso quella contro i turchi!
I protestanti si riunirono nella lega di Smacalda: tra loro i principi di Sassonia, Assia, Würtemberg, e molte città libere tedesche.
Carlo tentò ancora una volta la via del compromesso. Nel 1541, riuscì ad avviare colloqui tra il “moderato” protestante Filippo Melantone e il cardinale Gaspare Contini, legato del papa.
Durante questi “colloqui di Ratisbona” sembra che veramente le due parti cercarono un punto d’intesa: fu persino raggiunto qualche accordo su questioni minori, ma i motivi di disaccordo erano troppi!
Carlo fece pressioni sul papa perché convocasse un concilio.
Il papa esitava (pensando ai concili di Costanza e Basilea di cento anni prima!) ma l’imperatore lo convinse, nel 1545, ad aprire il concilio a Trento, città sotto il dominio degli Asburgo, e punto d’incontro tra italiani e tedeschi.
Il concilio di Trento doveva essere il concilio della riconciliazione tra tutti i cristiani, ma i protestanti rifiutarono perfino di parteciparvi!
Carlo non poteva certo sopportare quest’affronto (al papa e, soprattutto, a sé stesso!), e la guerra santa tra cattolici e protestanti ricominciò.
All’inizio, la vittoria arrise a Carlo V. Nel 1547, a Mühlberg, i protestanti furono clamorosamente sconfitti, e molti principi ribelli furono fatti prigionieri.
Poteva una semplice vittoria militare mettere fine ad uno scisma religioso che si allargava ogni giorno di più?
Naturalmente no! Ma forse, con una giusta politica di “conciliazione nazionale”…
Carlo cercò mettere pace e ordine al suo impero. Fece perfino alcune “concessioni provvisorie” ai protestanti (tra cui il permesso ai sacerdoti di sposarsi!) nell'attesa dell’esito del concilio.
Questi sforzi furono vanificati da papa Paolo III, che aveva spostato il concilio a Bologna, città saldamente sotto il controllo del papa.
Nel concilio prevalsero i cattolici più integralisti, e non fu fatta nessuna concessione alle tesi di Lutero e Melantone.
Il concilio fu definitivamente chiuso nel solo nel 1563, da papa Pio IV.
Le conclusioni possono essere riassunte nei seguenti versi attribuiti al solito “Pasquino”

Ma dunque la Riforma?
Zitto! Pare che dorma!

Ormai era chiaro che con i protestanti tedeschi ogni accordo era impossibile: tanto valeva bollarli definitivamente come eretici, e cercare di evitare che altri seguissero il loro esempio. Alla Riforma venne contrapposta la Controriforma…origine di altre guerre sante.

Intanto, in Germania, principi e città protestanti si erano di nuovo ]alleate contro il dominio degli Asburgo.
Sotto certi aspetti non era altro che la continuazione della lotta secolare che i feudatari tedeschi avevano sempre fatto per difendere la loro autonomia, contro l’imperatore di turno, ma con una giustificazione religiosa in più!
I principi protestanti furono anche appoggiati dal re di Francia Enrico II, formalmente cattolico ma, come il padre, prontissimo ad allearsi con protestanti, turchi…e anche diavoli, se necessario!
La guerra andò avanti, con enorme spargimento di sangue, fino al 1555, quando, ad Augusta, le due parti raggiunsero il famoso compromesso “cuius regio, eius religio”: i sudditi erano obbligati a seguire la religione del loro signore!
Questo principio in realtà non era nuovo: i signori avevano sempre preteso l’unità religiosa all’interno dei propri domini…
La novità era invece che questo principio era ora applicato non all’impero nel suo complesso ma ai singoli ducati tedeschi.
Ad ogni principe era ora formalmente permesso di scegliere una religione diversa da quella dell’imperatore. Era la fine del Sacro Romano Impero!

VI
La fine di un sogno

Nel 1555 Carlo V decise di rinunciare alla corona…anzi a tutte le sue corone!
Il suo sogno di dare un nuovo impulso al Sacro Romano Impero, trasformandolo in un’Europa unita “dalle comuni radici cristiane” (come qualcuno vorrebbe dire oggi!) era miseramente fallito.
A spingerlo ad abdicare fu senza dubbio, lo scoramento dovuto all’inutile spargimento di sangue nelle battaglie tra cattolici e protestanti, ma anche, dicono, l’impatto psicologico che ebbe su di lui la morte della madre (Giovanna la pazza!) a cui era rimasto molto legato.
In più c’erano le sue cattive condizioni di salute: Carlo soffriva di gotta (dicevano che già a colazione si faceva servire un cappone cotto nel latte con zucchero!) e di epilessia.
In ogni caso era amareggiato e deluso. Non faccio fatica ad immaginarlo quando, rivoltandosi nel letto, si domandava:

Dove ho sbagliato?

Tornando al vecchio gioco che a tanti dà fastidio (quello della “storia con i se”!), forse, il più grande errore, Carlo lo fece nel 1526, quando volle credere alle promesse di Francesco I, e lo rimise in libertà.
Se Carlo voleva veramente diventare signore di un Europa unita, avrebbe dovuto marciare su Parigi, e farsi incoronare re di Francia, con una scusa qualsiasi…
Probabilmente Carlo quest’ipotesi non l’ha mai presa in considerazione.
Se avesse osato…
Forse sarebbe saltata fuori un’altra Giovanna d’Arco …ma forse no!

Altri errori?

Direi di no!
Nonostante le enormi divisioni all’interno del suo impero, Carlo era riuscito a vincere quasi tutte le sue battaglie contro francesi, turchi e principi protestanti.
Quando Carlo lasciò il potere l’impero che aveva ereditato era intatto, anzi addirittura ingrandito col Ducato di Milano, la Boemia, parte dell’Ungheria….
Dopo tutto Carlo aveva cacciato i Francesi dall’Italia, respinto (almeno!) i turchi, fatto tutto quello che poteva per evitare in Germania lo scisma religioso…

E il sacco di Roma?

Come cattolico Carlo non se lo poté mai perdonare, ma papa Clemente VII ne era responsabile, almeno quanto l’imperatore.
Durante tutto il suo pontificato Clemente aveva completamente ignorato i suoi doveri di capo della Cristianità, pensando solo a conservare il suo piccolo stato nell’Italia Centrale…e non era riuscito neanche a difendere la sua capitale!

E il Sacro Romano Impero?

Carlo decise di lasciare il titolo al fratello Ferdinando, cresciuto in Austria, e quindi più accettabile ai principi tedeschi, (cattolici e protestanti) del figlio Filippo (spagnolo al 100 %, e cattolico integralista!).
Da allora il titolo d’imperatore rimase in possesso della famiglia degli Asburgo, fino al 1806.
In ogni caso, già nel 1555, il Sacro Romano Impero non era più Romano, non era più Sacro: non era neanche un Impero!
Carlo lasciò al figlio Filippo la maggior parte dei suoi domini: Spagna, gran parte dell’Italia, Paesi Bassi, e colonie americane.
Carlo forse sperava che Filippo, senza la palla al piede che rappresentava la Germania, poteva ottenere la vittoria finale che era sfuggita al padre, contro i turchi (infedeli!), ed i francesi (rinnegati!).
Filippo era ansioso di combattere. Altre guerre (più o meno sante!) erano all’orizzonte…

Carlo V morì solo due anni dopo la sua abdicazione, nel 1558.
Dicono che prima di morire disse la frase:

"Ya es tiempo!"

Con lui morì anche il sogno di un’Europa cristiana unita…almeno per qualche secolo!.


VII
Protestanti e Anglicani.

Dopo Lutero molti altri predicatori insorsero contro Roma, sostenendo la libera interpretazione delle Sacre Scritture e il rifiuto di qualunque autorità religiosa sopranazionale.
Sorsero centinaia di “Chiese Protestanti”, spesso in lotta di loro.
I più estremisti s’ispiravano alle idee di Giovanni Calvino, che sosteneva, fra l’altro, “l'assoluta predestinazione degli eletti".
Chiese calviniste cominciarono a formarsi in Germania, Olanda, Svizzera, Gran Bretagna, Francia…
I re di Francia cominciarono a rivedere la loro politica favorevole ai protestanti. Potevano forse tollerare che, all’interno del loro stesso regno, dei facinorosi si valessero della dottrina cristiana per negare lo stesso diritto divino dei re?
Gli stessi timori li aveva anche il re d’Inghilterra Enrico VIII, che si oppose in tutti i modi, al diffondersi delle idee della Riforma, guadagnandosi dal papa il titolo di “defensor fidei”…che i re d’Inghilterra portano ancora!
Il papa aveva quindi buoni motivi per ritenere che la Riforma in Inghilterra non avrebbe mai attecchito…e forse così sarebbe stato se una serie d’eventi, assolutamente casuali, non avesse cambiato la storia del mondo!

Enrico VIII era sposato a Caterina d’Aragona, figlia dei re cattolici Ferdinando e Isabella, e quindi zia di Carlo V.
Stranamente, il matrimonio tra Enrico e Caterina era stato un matrimonio d’amore. Enrico si era subito invaghito di lei, ed aveva insistito a sposarla, giovanissimo, anche se Caterina era già stata sposata al fratello maggiore d’Enrico, Arturo, morto ancora adolescente.
Enrico, come tutti i re, voleva un erede.
Caterina aveva fatto di tutto per accontentarlo. La regina aveva messo alla luce vari figli, ma l’unica superstite delle tante gravidanze era la figlia Maria.
Intanto Caterina, più vecchia di Enrico, aveva perso la sua bellezza, e dopo tante gravidanze interrotte, anche la salute. Ormai si dedicava solo alla religione e alle opere pie.
Il popolo (forse!) l’amava… ma il re non più!
Una delle amanti di Enrico, Anna Bolena, riuscì a convincere il re a chiedere l’annullamento del suo matrimonio con Caterina.
Non fu difficile trovare un pretesto: Enrico si appellò a una dubbia interpretazione di un libro della Bibbia, che sembrava proibire il matrimonio tra cognati….
Caterina si oppose con tutte le sue forze, e si appellò al giudizio del papa.
Il problema era molto delicato. Di solito per annullare il matrimonio di un re ogni pretesto era buono, ma stavolta l’ingiustizia contro la regina era così evidente! E poi (last but not least!) Caterina non era una nobildonna qualunque, ma la zia dell’imperatore Carlo V!
Il papa Clemente VII cercò di perdere tempo. La povera Caterina subì pressioni d’ogni tipo per ritirarsi senza far storie: dal marito, dal papa, forse anche dal nipote Carlo.
Caterina lottò con le unghie e con i denti per i suoi diritti, e quelli della figlia Maria.
In altri tempi papa e re, in un modo o nell’altro, si sarebbero messi d’accordo...ma quelli erano tempi di Riforma.
Enrico VIII odiava i protestanti ma non tollerava che un papa straniero desse ordini ai vescovi del suo paese, e decidesse chi lui stesso poteva sposare!
Nel 1533 Enrico prese la drastica decisione di imporre ai vescovi inglesi di annullare il suo matrimonio con Caterina, e di celebrare il suo matrimonio con Anna.
Caterina, fu relegata in un castello, con la figlia Maria. Alcuni anni dopo, morì, abbandonata da tutti.

Fu così che, nel 1534, nacque la Chiesa Anglicana, chiesa che ancor oggi si fa chiamare cattolica, con la stessa dottrina, e gli stessi riti, della Chiesa Romana, ma avente come capo il re d’Inghilterra.
I beni della Chiesa di Roma (immensi!) furono requisiti, e tutti i vescovi obbligati a scegliere tra il proprio re e il papa.
Molti, quelli simpatizzanti della Riforma, accettarono con entusiasmo il distacco da Roma.
Altri si piegarono, per paura o convenienza.
Alcuni rifiutarono di obbedire al re, e pagarono con la vita.
Il più noto, tra le vittime della nascente guerra santa tra Chiesa Anglicana e Chiesa Romana, fu Tommaso Moro, ex uomo di fiducia del re. Molti altri (cattolici e protestanti!) persero, letteralmente, la testa!
Enrico VIII è passato alla storia per avere avuto, nell’arco della sua vita, sei mogli…record ancora ineguagliato per un monarca cristiano!
La seconda moglie, Anna Bolena, fu capace di dargli solo una figlia, Elisabetta.
Anche Anna, come Caterina rifiutò di fare annullare il suo matrimonio, difendendo i diritti suoi, e della figlia. Enrico la condannò a morte, accusandola (forse ingiustamente) di adulterio.
Anna Bolena fu decapitata nel 1536, pochi mesi dopo la morte della “rivale” Caterina!
Solo la terza moglie di Enrico, Jane Seymour, fu capace, nel 1537 di dargli un figlio maschio, Edoardo, ma morì nel parto.
Le altre tre mogli di Enrico non valgono la pena di essere qui nominate: non ebbero figli, e non furono coinvolte in “guerre sante”…

Alla morte di Enrico (nel 1547) salì al trono suo figlio, Edoardo VI.
Edoardo era di salute cagionevole. Aveva solo nove anni quando il padre morì, e la reggenza fu affidata al “Lord Protettore” Edward Seymour, zio del re.
Durante i sei anni del regno di Edoardo la Chiesa Anglicana cominciò a differenziarsi da quella di Roma…anzi sembrò evolversi decisamente verso il Protestantesimo.
Il “Libro delle preghiere” della nuova Chiesa fu più volte rivisto: tra gli ispiratori dell’ultima versione ci fu lo stesso Calvino!
Questo non piacque agli ambienti conservatori, nemici dei Seymour, e quando la malattia di Edoardo si aggravò iniziarono le manovre per la successione.
Enrico aveva solo altre due figlie: Maria, e Elisabetta …
Quando, nel 1553, Edoardo morì, la fazione filocattolica portò al potere Maria: la figlia di Caterina, che il padre, (facendo annullare il suo primo matrimonio) aveva fatto diventare una bastarda, ma era invece unica figlia legittima per i cattolici!

Naturalmente uno dei primi atti di Maria fu quello di riunire la Chiesa d’Inghilterra a Roma.
Nella Restaurazione, all’inizio si comportò con prudenza, ma presto la situazione le sfuggì di mano.
Troppi erano i suoi nemici! Troppe le umiliazione che avevano subito, lei e sua madre!
Cominciarono a volare le teste.
Maria vedeva complotti dappertutto, e probabilmente aveva ragione!
Maria è passata alla storia come “Maria la Sanguinaria”: ancor oggi viene chiamato “Bloody Mary” un cocktail a base di succo di pomodoro...
Non credo che Maria abbia fatto tagliare più teste del padre, o della sorellastra Elisabetta, ma sono stati i protestanti inglesi e americani (i vincitori!) a scrivere la storia, e quel soprannome, a ragione o a torto, le rimarrà appiccicato per sempre!
In realtà la maggior parte degli inglesi (che ricordava con affetto sua madre Caterina) all’inizio guardò con simpatia quella giovane regina che aveva tanto sofferto, finché, nel 1554, Maria decise di sposarsi.
La sua scelta lasciò allibiti tutti gli inglesi: lo sposo era nientedimeno che…suo cugino Filippo, figlio di Carlo V, erede al trono di Spagna!


VIII
Filippo e Maria

Filippo era nato nel 1527, dal matrimonio di Carlo V con Isabella di Portogallo.
Il principe era biondo con gli occhi azzurri. Fisicamente assomigliava agli Asburgo, ma, a differenza del padre, per l’educazione che aveva ricevuto, era spagnolo fino al midollo delle ossa.
Filippo era un fervente cattolico: più del padre Carlo, ancora di più dei “re cattolici” Ferdinando e Isabella, i suoi bisnonni. Il re era convinto di essere stato designato a guidare il mondo cattolico contro infedeli e eretici, di poter prendere ordini solo da Dio!
Carlo V aveva organizzato il matrimonio del figlio con Maria d’Inghilterra, per favorire l’alleanza tra Spagna e Inghilterra contro il comune nemico francese, non per annettere l’isola al suo impero.
Forse Filippo la pensava diversamente: la sua ambizione non aveva limiti!
In ogni caso accettò di sposare Maria, non bella, e più grande di lui (la regina aveva quasi 40 anni e Filippo 27), ma non ne ricavò nessun vantaggio.

Non è chiaro se Maria sposò Filippo, perché affascinata dal bel principe, o per le comuni idee cattoliche integraliste. In ogni caso rimase amaramente delusa.
Innanzitutto Filippo non riuscì a darle un figlio: forse il principe non ci provò con abbastanza impegno! Anche l’alleanza militare con la Spagna non diede alcun vantaggio all’Inghilterra. Anzi, nella guerra contro la Francia, gli inglesi persero Calais, l’ultimo possedimento inglese sul continente europeo! ..
In conclusione, il marito spagnolo, alla regina, procurò solo nemici.
Oggi anche gli storici protestanti ammettono che Maria era una fervente patriota, e che mai permise al marito di interferire nelle vicende del suo regno, ma allora tantissimi la accusarono di volere consegnare il suo paese a una potenza straniera.
Si moltiplicarono i complotti, e continuarono a volare teste.
Gli oppositori di Maria cominciarono a guardare ad Elisabetta, figlia di Enrico VIII e Anna Bolena.
Maria era convinta che la sorellastra fosse stata coinvolta in più di un complotto contro di lei.
Elisabetta temette per la sua vita, ma “Maria la Sanguinaria” la fece solo imprigionare nel castello di Woodstock. Quando toccherà ad Elisabetta regnare, lei non sarà altrettanto clemente!

Intanto suo marito era diventato re di Spagna, col nome di Filippo II.
Con Filippo le truppe spagnole, ben addestrate e meglio armate (i loro archibugi erano il prodotto della migliore tecnica del secolo) avevano avuto definitivamente la meglio su quelle francesi.
Nel 1559 l’Italia era ormai, quasi tutta, sotto il dominio, diretto o indiretto della Spagna.
Filippo voleva ora espandersi in nord Europa…ma proprio nel nord subì le sue più gravi sconfitte…

IX
Filippo e Elisabetta.

Lo scenario europeo cambiò completamente nel 1558, quando Maria morì, e salì al trono Elisabetta I, la figlia “bastarda” di Anna Bolena!
A Filippo l’Inghilterra non piaceva, ma ormai la considerava già sua. Anche dopo la morte della moglie, non voleva lasciarsela scappare!
Fu così che Filippo propose alla “cognata” Elisabetta , un’alleanza, da suggellare con un altro matrimonio.
Certo, neanche Elisabetta era bella. Per i cattolici, poi, era addirittura una “bastarda”, ma Filippo era pronto a tutto, pur di aumentare il suo potere…
Elisabetta, naturalmente, non prese mai in considerazione questa “proposta indecente” ma, astutamente, non disse subito di no. Riuscì a guadagnare del tempo prezioso!
La regina tentò anche un approccio col papa, proponendo la riconciliazione definitiva tra Chiesa d’Inghilterra e Chiesa di Roma… se il papa riconosceva i suoi diritti al trono.
Ci furono molte discussioni, e intanto Elisabetta rafforzava la sua posizione.
Infine la regina si proclamò “Governatore Supremo”della rinata Chiesa Anglicana, di nuovo separata da Roma. Anche il “Libro delle preghiere” fu di nuovo corretto.
Il compromesso non accontentò né cattolici né protestanti, ma alla fine Elisabetta trionfò sugli uni e su gli altri.

Nel 1570, papa Pio V, scomunicò la regina, sciogliendo i suoi sudditi dal vincolo dell’obbedienza: ottenne esattamente l’effetto contrario.
Come si permetteva il vescovo di Roma di intervenire nelle vicende interne inglesi?
Intanto Elisabetta faceva rafforzare la sua flotta, e basi commerciali inglesi cominciarono a sorgere in tutto il mondo, in concorrenza con spagnoli e portoghesi.
Sotto il regno di Elisabetta, nel 1585, venne anche fondata la prima colonia inglese nel Nord America, che, in onore della “regina vergine” fu chiamata Virginia.
La virginità di Elisabetta è, naturalmente, solo un’ipotesi…
Certo la regina rifiutò sempre di sposarsi. Forse alcuni dei suoi consiglieri furono anche suoi amanti, ma nessuno di loro riuscì ad influenzare la sua linea politica, e molti finirono per perdere la testa, per complotti veri o presunti.
Gli inglesi hanno perdonato a Elisabetta anche la decapitazione (nel 1587) della cugina Maria Stuarda, la regina cattolica di Scozia scacciata dai suoi sudditi (calvinisti), rifugiata in Inghilterra, e tenuta per anni prigioniera.
L’esecuzione di Maria era, sotto certi aspetti, “un atto dovuto” perché l’ex regina di Scozia era considerata dai cattolici unica erede legittima al trono d’Inghilterra.
Probabilmente Maria Stuarda fu vittima delle circostanze, e morì per colpe non sue. La sua storia è stata raccontata in tanti romanzi, opere teatrali, e film, che ormai è difficile distinguere la realtà dalla fantasia.
In ogni caso la morte di Maria Stuarda fece un gran clamore in Europa, e convinse Filippo ad affrettare i suoi preparativi di invasione dell’Inghilterra.

Nel 1588 fu allestita quella che fu chiamata, troppo ottimisticamente, “Invincibile Armada”…
La flotta partì da Lisbona che, dal 1580, con tutto il Portogallo, era entrata a far parte dei domini di
Filippo II.
Alla spedizione parteciparono 132 navi e più di 30000 uomini tra marinai e soldati. Altri 30000 soldati avrebbero dovuto imbarcarsi dai Paesi Bassi Spagnoli, con la protezione della flotta, per l'invasione dell'Inghilterra…
La spedizione, mal preparata, e peggio condotta, fallì miseramente.
Le navi spagnole furono sconfitte dai più piccoli, ma più maneggevoli, velieri inglesi, e lo sbarco in Inghilterra non fu neppure tentato!.
Solo un terzo delle navi e degli uomini riuscì a tornare in Spagna!
Si trattava comunque di una catastrofe ampiamente annunciata.
Certo l'invasione, con condizioni del mare migliori, poteva anche riuscire.
In battaglie terrestri la potente fanteria spagnola avrebbe potuto anche sbaragliare l’esercito inglese…ma come poteva Filippo sperare che poi gli inglesi, (cattolici e protestanti!), diventassero suoi fedeli sudditi?

Dopo la distruzione della flotta spagnola, le navi inglesi passarono al contrattacco assalendo i porti spagnoli e portoghesi.
Nel 1590 una flotta inglese cercò addirittura di occupare Lisbona, ma nel frattempo Filippo aveva imparato la lezione. Il re aveva fatto migliorare le fortificazioni sulle coste del regno e costruire navi più efficienti.
L'attacco inglese fallì e il Portogallo rimase unito alla Spagna. Forse Spagna e Portogallo sarebbero ancor oggi un unico stato, se i successori di Filippo avessero seguito una politica diversa…ma questi sono avvenimenti del XVII secolo.

Filippo ed Elisabetta rappresentano le due facce dell’Europa Cristiana della seconda metà del tumultuoso XVI secolo: lui cattolico e lei protestante, ma entrambi ambiziosi, intolleranti, spietati!
Entrambi morirono dopo un lungo regno, intorno alla fine dello XVI secolo (Filippo nel 1598, Elisabetta nel 1603) pianti dai loro sudditi, e maledetti dai propri nemici.

Il giudizio degli storici su Elisabetta è fin troppo positivo!
I suoi meriti, indiscutibili, sono quelli di avere salvato l’indipendenza del suo paese, e di avere fatto diventare l’Inghilterra la più grande potenza navale del mondo.
I mezzi con cui Elisabetta ha raggiunto questi obiettivi sono stati però…piuttosto spregiudicati!
Centinaia di navi “corsare” inglesi aggredirono i galeoni spagnoli, con l’oro del Nuovo Mondo, ma anche pacifiche navi mercantili di tutti i paesi.
Molte città spagnole e americane furono depredate, e nei saccheggi non vennero certo risparmiati vecchi, donne e bambini!
Anche davanti alle più evidenti atrocità la regina faceva finta di non vedere.
Il più feroce dei pirati inglesi, Francis Drake, ricevette addirittura il titolo di Sir, ”per meriti speciali “verso la nazione.
La sua omonima Elisabetta II darà, quattrocento anni dopo, lo stesso titolo ad altri “plebei” come i Beetles: per meriti diversi, ma altrettanto speciali!
La propaganda ha fatto sempre apparire, nei romanzi e nei film dei secoli successivi, i capitani delle navi dei “corsari” inglesi come prodi gentiluomini, mentre i “cattivi” erano sempre e soltanto gli spagnoli! Ma sono sempre i vincitori che scrivono la storia… soprattutto quella romanzata!

Il giudizio degli storici su Filippo II è controverso.
Certo il fiasco dell’“Invincibile Armada” (ancora ampiamente celebrato dalla storiografia anglo-americana) rimane una macchia indelebile sul regno di Filippo.
Un altro insuccesso di Filippo fu la guerra contro l’Olanda dove i ribelli calvinisti sconfissero ripetutamente le truppe spagnole. Alla fine Filippo riuscì a conservare solo il Belgio, (che rimase cattolico), mentre l’Olanda divenne un regno indipendente, e poi anche una grande potenza coloniale!
Tuttavia non bisogna dimenticare i successi del re di Spagna, che furono tanti!
Filippo II ha, al suo attivo, la sconfitta della Francia, l’Unione col Portogallo (durata 60 anni, dal 1580 al 1640), e la costruzione di un immenso impero coloniale in America.
Alcuni fanno osservare che il periodo di supremazia spagnola nel mondo, iniziato col suo regno, durò più di 150 anni.
Non è poco!
La maggior parte dei grandi imperi è durata di meno (compreso l’impero britannico)…e nessun governante fa i suoi programmi pensando a quello che potrebbe succedere duecento anni dopo!
In ogni caso a Filippo II va almeno il merito di essere stato il promotore della coalizione che conseguì la prima grande vittoria cristiana contro l’impero ottomano.
I conflitti tra Cattolici e protestanti avevano quasi fatto dimenticare ai cristiani la minaccia dei musulmani…ma poi i turchi ottomani avevano ripreso la loro avanzata, per terra e per mare…


X
Guerra santa sul mare

Nel 1522, i cavalieri Giovanniti dopo sei mesi di combattimenti contro i Turchi, lasciarono definitivamente Rodi. Sulle navi di quelli che erano “i Cavalieri di Rodi” sventolava un drappo bianco con l'immagine della Vergine e la scritta:

Afflictis Tu spes unica.

Tra i cavalieri, gli ultimi che avevano conservato quello che c’era di buono nello spirito delle crociate, c’era tristezza, ma non rassegnazione.
L’ Ordine si trasferì temporaneamente a Viterbo, continuando a gestire i suoi ospedali sparsi in tutta l’Europa, ma continuò prendere contatti con le nazioni cristiane perché li aiutassero a riconquistare Rodi, o almeno cedessero loro un’altra isola, da cui continuare la lotta contro l’Islam.
Dopo lunghe trattative, nel 1530, Carlo V accettò di concedere ai cavalieri l’isola di Malta.
Malta aveva (e ha ancora) un’importante posizione strategica nel Mediterraneo, ma era rocciosa, inospitale, difficile da fortificare.
Che le fortificazioni esistenti fossero insufficienti si capì già nel 1547, quando il corsaro turco Dragut fece uno sbarco a sorpresa nell’isola, facendo schiavi trecento maltesi!
Azione dimostrativa, o prova generale per un’invasione?
Si intensificarono le incursioni turche contro l’Italia.
Nel 1558 furono attaccate a sorpresa, sempre dal famigerato Dragut, anche Massa e Sorrento.
Oltre a rubare e uccidere i pirati i portarono via almeno 2000 prigionieri. Ne furono poi riscattati, a caro prezzo, meno di centocinquanta.
Navi turche si spinsero fino alla foce del Tevere, come ai tempi dei Saraceni!
Fu allora che nacque la famosa frase:

Mamma, li turchi!

I Giovanniti (ora chiamati “Cavalieri di Malta”) misero in guardia le potenze cristiane contro le ambizioni di Solimano. Se cadeva Malta, la prossima tappa sarebbe stata la Sicilia…poi, forse, Roma!
Il papa cominciò a prendere sul serio la minaccia turca.
Le altre potenze cristiane tentennavano.
La Spagna era più interessata a combattere i ribelli olandesi che a difendere le sue ultime fortezze nell’Africa settentrionale. Venezia preferiva commerciare cogli ottomani che combatterli…
Non era possibile una “coesistenza pacifica” cogli ottomani?
Molti accusavano i Cavalieri di Malta di essere degli allarmisti, dei guerrafondai!

Nel 1565 il temuto attacco a Malta arrivò.
La flotta turca era composta 500 navi e quarantamila uomini.
Era evidente che gli ottomani non avevano Malta come unico obiettivo.
Una volta neutralizzata la base dei Cavalieri, i turchi sarebbero sbarcati in Sicilia…e poi chissà?
Contro l’armata ottomana, il Gran Maestro dell’Ordine, Jean Parisot de La Vallette, poteva schierare solo 470 Cavalieri, 5000 soldati maltesi, 1600 mercenari….
I turchi attaccano immediatamente la più importante fortezza dell’isola: il forte di S. Elmo.
Dopo un mese di feroci combattimenti, e pesantissime perdite, i mussulmani riuscirono a conquistare il forte. I turchi pensavano che il resto dell’isola sarebbe immediatamente caduta nelle loro mani: si sbagliavano!
Cavalieri e Maltesi continuarono a difendere l’isola metro per metro.
Poi arrivarono poche centinaia di soldati cristiani dalla Sicilia, avanguardia, (dicevano!) di una grande spedizione di soccorso. I difensori ripresero coraggio…
Intanto si era arrivati alla fine dell’estate. L’ammiraglio ottomano Pialì temeva che la sua flotta fosse sorpresa da una tempesta e distrutta contro gli scogli, l’esercito del generale Mustafa era decimato e demoralizzato…
L’ 8 Settembre 1565 (festa della Vergine) la flotta ottomana lasciò l’isola, e fece vela per Istanbul!
Malta (e la Sicilia!) erano salve…per il momento!

Il pericolo corso convinse (finalmente!) le nazioni cristiane ad un’alleanza.
Mentre a Malta si ricostruirono le fortificazioni (nella località che, dal nome del Gran Maestro sarà poi chiamata La Valletta) vennero presi contatti tra Filippo II e papa Pio V .
La nuova alleanza, venne chiamata “Santa Lega”: vi aderirono anche Genova, Firenze, il duca di Savoia, i cavalieri di Malta, e, soprattutto, Venezia.

Per tanti (troppi!) anni la Repubblica di San Marco aveva assunto un atteggiamento ambiguo verso i turchi, anteponendo spesso gli affari alla difesa della Cristianità, e del suo stesso territorio.
Venezia fu costretta a cambiare politica quando nel 1570 i turchi attaccarono Cipro.
Il rapporto di forze tra attaccanti e difensori era stavolta ancora superiore che a Malta.
Dicono che i turchi misero in campo otre 250000 uomini, contro poco più di 7000 ciprioti e veneziani.
I difensori resistettero eroicamente per un anno, ma questa volta fu tutto inutile.
L’ultima città a capitolare fu Famagosta (che ora fa parte della repubblica turco-cipriota!).
Il comandante veneziano Marcantonio Bragadin alla fine negoziò la resa. I turchi promisero salva la vita ai difensori. Di solito queste promesse sono rispettate: stavolta no!
Il Pascià Mustafa fece ammazzare tutti i veneziani. A Bragadin furono prima tagliate le orecchie, poi fu scorticato vivo…
Il ricordo degli orrori del 1571 è ancora vivo tra i greco-ciprioti, che adesso sono costretti a dividere la loro isola con i discendenti dei turchi invasori…

Lo scontro finale tra la Lega Santa e la flotta ottomana avvenne il 7 Ottobre 1571 nelle acque di Lepanto, nel golfo di Corinto, pochi mesi dopo la caduta di Famagosta.
Le navi turche erano di poco superiori (230 galee contro 210, la metà veneziane), ma, una volta tanto, la flotta turca fu completamente distrutta!
Papa Pio V, raggiante, diede il merito della vittoria alla Vergine Maria.
Molti storici moderni fanno osservare che già allora il divario tecnologico tra la dinamica Europa del Rinascimento e lo statico Impero ottomano cominciava già a farsi sentire.
Le armi da fuoco europee erano di qualità superiore, e anche le navi erano più facilmente manovrabili. Sembra che nella battaglia abbiano avuto un ruolo importante le sei imponenti galeazze veneziane…
In realtà, in tutte le guerre (sante e non!) sono i più determinati e motivati a vincere: questa volta furono i cristiani, finalmente uniti!
L’importanza della battaglia di Lepanto, nella storia dell’umanità, è stata ampiamente celebrata nei secoli passati, e poi fortemente ridimensionata da molti storici moderni: i soliti integralisti laici!
Interessante è la frase che avrebbe detto un funzionario turco all’ambasciatore veneziano.

A Lepanto l’impero ottomano ha perso solo la barba: ricrescerà più folta di prima.
Con Cipro invece Venezia ha perso un braccio: non ricrescerà più!

In effetti, la Lega Santa si sciolse subito dopo la battaglia di Lepanto.
Gli spagnoli tornarono alla loro folle politica di espansione nel nord Europa. Se invece avessero inviato le navi dell’”Invincibile Armada” nel Mediterraneo!
Neanche i Veneziani riuscirono a sfruttare la vittoria, rinunciando anche a riconquistare Cipro.
Dopo pochi anni i turchi ricostruirono la loro flotta, e ripresero a minacciare gli ultimi possedimenti veneziani in Grecia: Creta e le isole Ionie.
I turchi non avevano perso neanche un pezzetto di territorio Tuttavia i mussulmani avevano subito, almeno, una battuta d’arresto.…
Lepanto fu per i cristiani la prima importante vittoria dai tempi delle Crociate. Ormai tutti sapevano che i turchi non erano invincibili…
Purtroppo questa convinzione spinse molti ad abbassare la guardia, e Leghe Sante contro l’Islam non ci furono più…almeno per i cento anni successivi!

Vale la pena di far notare che alla battaglia di Lepanto parteciparono tutte le nazioni cristiane del Mediterraneo…tranne la Francia, che continuava la sua politica filo-turca.
Questa volta, almeno, i francesi non approfittarono dell’occasione per attaccare alle spalle gli spagnoli e i loro alleati. Probabilmente erano troppo impegnati a risolvere i loro problemi di politica interna.
La lotta tra Cattolici e Protestanti si svolgeva ormai all’interno del loro stesso paese!


XI
Riforma e Controriforma

Dopo la chiusura, nel 1563, del concilio di Trento la guerra (non solo dottrinale!) tra cattolici e protestanti diventò, se possibile, ancora più accesa.
La Germania era diventata un mosaico di stati, e cattolici e protestanti erano costretti a convertirsi o emigrare, secondo i capricci dei loro governanti.
Luterani erano diventati anche i re scandinavi (con i loro sudditi!) e i Cavalieri Teutonici, che dalla Prussia, si espandevano verso l’est per “convertire” slavi e baltici…
I Calvinisti (d’accordo con i Luterani solo nell’odio contro Roma!) erano diventati la maggioranza in
Olanda e in Scozia e si erano diffusi anche in Svizzera e in Francia.

La Controriforma era guidata dai Gesuiti, l’ordine fondato da Ignazio di Loyola, nel 1535.
Nel 1542 era stato istituita anche la famigerata Santa Inquisizione, con lo scopo di mantenere incontaminata da errori la fede cattolica, punendo chi persisteva nell’eresia.
All’inizio (dicono!) questo tribunale era relativamente clemente, ma poi con l’acuirsi della lotta tra cattolici e protestanti, nessuno scritto, nessun atteggiamento “anticonformista” fu più tollerato.
In Italia la vittima più illustre fu il filosofo Giordano Bruno, finito sul rogo proprio alla fine del secolo. Purtroppo non fu l’unico.
Al tempo di papa Pio V, il solito Pasquino scriveva:

Quasi che fosse inverno
Brucia cristiani Pio siccome legna
Per avvezzarsi al fuoco dell’Inferno

In Spagna l’Inquisizione veniva gestita direttamente dal re, e venivano presi di mira soprattutto gli Andalusi di origine mussulmana o ebrea: quelli (più meno sinceramente) convertiti.
Nel centro Europa la lotta tra Cattolici e Protestanti era più accesa, e , in molti casi, il contributo dei Gesuiti alla causa cattolica fu determinante.
I successi più importanti furono ottenuti in Polonia (paese in continua guerra con la Prussia luterana e la Russia ortodossa) dove la fede cattolica ha finito per identificarsi col senso di identità nazionale.

Presto Cattolici e Protestanti cominciarono ad affrontarsi anche in Francia, dove i Calvinisti venivano chiamati “Ugonotti”.
In molte regioni i protestanti erano diventati addirittura alla maggioranza, e “Ugonotti” erano diventati anche molti principi: tra questi anche Enrico di Borbone (discendente di un ramo cadetto dei Capetingi), lontano cugino del re di Francia.
Potevano cattolici e protestanti convivere pacificamente?
Nessuno lo credeva possibile: i protestanti non erano meno intolleranti dei cattolici!
Nel 1562 scoppiò una guerra civile senza quartiere tra la fazione protestante e la fazione cattolica, comandata dal duca di Guisa.
Nel 1570 i protestanti, comandati dall’ammiraglio Gaspard de Coligny, sembrarono avere la prevalenza, e fu stipulata una tregua.

Il re di Francia Carlo IX assisteva sempre più preoccupato alle lotte di religione, che avvenivano all’interno del suo stesso regno.
Al re (cattolico, ma non troppo!) non interessava tanto che vincesse una fazione anziché un’altra: il suo principale interesse era mantenere l’unità del paese.
Cosa sarebbe successo se i principi protestanti avessero chiesto che fosse applicato anche in Francia il principio “cuius regio eius religio”?
Probabilmente le regioni protestanti sarebbero diventati stati indipendenti… e il regno di Francia avrebbe fatto la stessa fine del Sacro Romano Impero”!
Molti principi ribelli probabilmente avevano proprio questo obiettivo: le controversie religiose spesso erano solo un pretesto per giochi di potere e complotti…

Nel 1572 il re convocò a Parigi i capi delle fazioni cattoliche e protestanti.
L’occasione era il matrimonio del principe protestante Enrico di Borbone con la sorella del re Margherita di Valois (nota poi come “regina Margot”).
Sembrava un “tentativo di conciliazione” tra le due parti, ma le intenzioni del re (e soprattutto della regina madre, la tristemente famosa Caterina de Medici!) erano ben altre!
La notte tra il 23 e il 24 Agosto 1572 è passata alla storia come “la notte di S. Bartolomeo”…
L’ ammiraglio Coligny e tutti altri capi protestanti furono brutalmente assassinati. Il principe Enrico di Borbone riuscì a stento a salvarsi con la fuga.
Naturalmente “l’esecuzione “dei principi protestanti fu giustificata come una “misura preventiva” per salvare re, e regina, da un complotto.
Forse il complotto c’era veramente. In ogni caso papa Gregorio XIII decise di crederci, e fece celebrare un “Te deum”.
Il papa diede anche incarico al Vasari di affrescare, nella Sala Regia del Vaticano, accanto alla “Battaglia di Lepanto “, anche la “Notte di S. Bartolomeo”.
Un accostamento che oggi fa riflettere: meno di un anno dopo la battaglia di Lepanto, i cristiani erano tornati a scannarsi (letteralmente!) tra loro!

La morte dei principali capi protestanti non mise fine, naturalmente, alla lotta tra ugonotti e cattolici, anzi gli scontri diventarono ancora più frequenti e sanguinosi.
I protestanti erano decisi a difendere la loro fede e la loro libertà (non solo religiosa!).
D’altro canto i cattolici, in Francia, erano ancora la maggioranza. In più la lega cattolica era appoggiata, e finanziata, dal papa e dal re di Spagna…
La situazione si complicò ulteriormente dopo che, per una serie d’imprevedibili circostanze (tubercolosi, veleno o pugnale) morirono il re Carlo IX, poi il fratello Enrico III, e praticamente tutti gli altri membri della casa reale.
Inaspettatamente si ritrovò erede al trono di Francia proprio il principe Enrico di Borbone: uno dei capi della fazione protestante!
Per la storia d’Europa si era arrivati ad un punto critico.
La Francia, stava per diventare un paese protestante?
Il papa e il re di Spagna si misero in allarme: papa Gregorio XIV scomunicò Enrico e Filippo II moltiplicò gli appoggi alla lega cattolica…
Ad un certo punto il papa si rese conto che questi appoggi stranieri rischiavano di avere l’effetto contrario, com’era successo in Inghilterra.
I francesi erano (e sono!) ancora più nazionalisti degli inglesi, e la Chiesa Francese ha sempre avuto una posizione autonoma rispetto a Roma.
Fu subito chiaro che anche la gerarchia cattolica non avrebbe mai accettato un re fantoccio appoggiato dalla Spagna (Filippo II aveva candidato come regina di Francia addirittura la figlia Isabella!).
Lo stesso papa Clemente VIII era tutt’altro che favorevole allo strapotere del pur cattolicissimo Filippo II, in Europa.
Oltretutto Enrico (a differenza di Elisabetta di Inghilterra) era, anche per la Chiesa Cattolica, un erede legittimo al trono. In più il principe era intelligente e pragmatico: l’unico suo “difetto” era la sua religione! Un difetto a cui si poteva rimediare…
Iniziarono contatti segreti tra Roma e Parigi…
Nel 1593 Enrico di Borbone, a St. Denis, annunciò clamorosamente la sua conversione al cattolicesimo. La scomunica venne immediatamente sciolta, ed il principe di Borbone venne proclamato re di tutti i Francesi, col nome di Enrico IV.
Il papa era raggiante: la Francia era tornata una potenza cattolica, che poteva fare di contrappeso alla troppo potente Spagna!
Dicono che, dopo la sua “conversione” Enrico IV abbia pronunziato la famosa frase:

Parigi vale bene una messa!

Se non l’ha detto, sicuramente l’ha pensato.
Nel 1598 Enrico IV proclamò l’Editto di Nantes che, pur ristabilendo il culto cattolico in tutta la Francia, riconosceva, formalmente (sia pure a certe condizioni!) la libertà di culto agli ugonotti.
L’”Editto di Tolleranza” di Nantes rappresenta il primo caso, da quando sono nate le “guerre sante”, di un principe che concede una certa libertà religiosa ai suoi sudditi!
Era la fine delle guerre di religione, almeno tra Cristiani?
Purtroppo no…ma era comunque un primo passo nella direzione giusta!
Enrico IV fu assassinato nel 1610, da un “integralista cattolico”, il frate Ravaillac.
Gesto di un fanatico o complotto?
Non lo sapremo mai, come non sapremo mai chi erano i mandanti di tanti omicidi eccellenti… antichi e recenti!

XII
Le guerre sante nel Nuovo Mondo

Nel XVI secolo il mondo si era improvvisamente allargato.
Non era ancora la "globalizzazione" ma ormai gli Europei erano venuti in contatto con molti altri popoli e culture di cui prima ignoravano perfino l'esistenza.
All'inizio, a "dividersi il mondo", furono solo Spagnoli e Portoghesi, che come mediatore, scelsero addirittura il papa!
Ancora oggi fa scandalo il modo in cui papa, Alessandro VI, nel 1494, divise il mondo in due parti, assegnando a Spagnoli e Portoghesi, terre che si sapeva abitate da millenni da altri popoli…o addirittura ancora da "scoprire".
In realtà il papa non fece altro che un arbitrato tra Spagnoli e Portoghesi stabilendo i limiti tra due zone di influenza. Le sue "decisioni" erano vincolanti solo per Spagnoli e Portoghesi.
In ogni caso, nella definizione delle “sfere di influenza”, si tenne conto soprattutto dello stato di fatto.
Gli Spagnoli avevano scoperto l’America, e quindi il continente era loro.
I portoghesi invece avevano già il monopolio del commercio con Africa e Asia. Se riuscivano a conquistarle...facessero pure!
In più ai portoghesi fu lasciato il Brasile...ma nel 1494 non si sapeva nemmeno se c’erano veramente terre, a ovest del meridiano che era stato fissato come confine tra la zona spagnola e la zona portoghese.

Le guerre che accompagnarono la colonizzazione europea dell’America furono guerre di conquista, dettati da soliti vecchi motivi: ricchezza e potere.
Le popolazioni originarie del Nuovo Mondo furono sopraffatte dagli Europei, soprattutto per l’enorme divario tecnologico tra indigeni e nuovi arrivati.
I “conquistadores” spagnoli combattevano con spade di acciaio, cannoni, archibugi…
Gli indigeni (inclusi Atzechi, Maya, e Incas) avevano solo armi di legno e ossidiana.
Gli unici metalli che gli Atzechi conoscevano erano il rame (non adatto per fare armi!) e l’oro ( che attirò la cupidigia degli europei!).
Gli spagnoli non erano solo trascinati dalla fame d’oro, ma anche da un autentico fervore religioso.
Già Colombo era convinto di essere predestinato, per il suo stesso nome, Cristoforo, a portare il messaggio di Cristo agli “indiani”.
Solerti missionari affiancarono i soldati spagnoli sin dalle prime spedizioni nelle isole dei Caraibi, e i “selvaggi” furono immediatamente convertiti…con le buone o con le cattive!
Un vero e proprio scontro tra religioni ci fu però solo nel 1521, quando Hernan Cortez, con settecento soldati sbarcò sulle coste del Messico che allora faceva parte del sanguinario impero degli Atzechi.

Gli Atzechi (o Mexicatl) erano un popolo che, da una regione del nord, si era trasferito nell’altopiano dove oggi sorge Città del Messico, sottomettendo tutti le altre popoli della zona.
Prima che arrivassero gli Atzechi altre civiltà avevano dominato il Messico, ma della loro storia sappiamo ben poco.
Sappiamo che un misterioso popolo, i Toltechi, fece costruire (circa cinquecento anni prima dell’arrivo degli Spagnoli) imponenti monumenti, tra cui le “Piramidi del Sole e della Luna”, ancora oggi meta di tanti i turisti.
La religione dei Toltechi comprendeva moltissimi dei: il più importante era Quetzalcoatl, spesso raffigurato sotto la forma di “Serpente piumato”.
Forse c’è stato veramente un re-sacerdote, tolteco con questo nome.
Una leggenda diceva che Quetzalcoatl, aveva la barba, e la pelle chiara. Un giorno sarebbe ritornato “dal paese dell'aurora”, e sarebbe iniziata una nuova era….
Anche gli Atzechi onoravano Quetzalcoatl, ma il loro dio principale era il sanguinario Huitzilopochtli, che esigeva in continuazione sacrifici umani.
Sembra che l’usanza di offrire agli dei delle vittime umane fosse già diffusa in Messico.
I Maya avevano l’abitudine di buttare le vittime in pozzi sacri.
I sacerdoti Toltechi amavano danzare vestiti della pelle delle loro vittime…
Gli Atzechi fecero di più, molto di più!
Nei templi aztechi il sangue scorreva, letteralmente, a fiumi. Migliaia di vittime erano immolate ogni anno, e la loro carne era venduta ai “fedeli” dai sacerdoti… e a caro prezzo!
Non si trattava solo di “cannibalismo rituale. Più prosaicamente, molti aztechi si erano abituati al gusto della carne umana... almeno quelli che se lo potevano permettere!
Le vittime erano, di solito, prigionieri, catturati in una delle tante guerre con cui gli Atzechi avevano esteso il loro dominio.
Talvolta gli Atzechi facevano delle guerre al solo scopo di catturare prigionieri da sacrificare, (anzi macellare!). I Mexicatl le chiamavano “Guerre dei fiori”.
Quando gli Spagnoli sbarcavano nel continente americano gli Atzechi avevano sottomesso quasi tutto il Messico, ma continuavano a fare “Guerre dei fiori” con alcune tribù, in modo che continuassero a fornire il loro “tributo” di sangue.
Molti storici si lamentano che la “civiltà” degli Atzechi sia stata completamente distrutta…
Io no!
Questa era la situazione in Messico quando sbarcarono Cortez e i suoi compagni.
Gli spagnoli avevano la barba, e la pelle chiara. Avevano armi “miracolose” e sapevano spostarsi velocemente con i cavalli, animali che in America non si erano ancora visti…
I messaggeri atzechi che riferirono all’imperatore Montezuma l’arrivo dei misteriosi stranieri, (uomini o dei?) conoscevano bene la leggenda del “Serpente Piumato”.
Anche l’imperatore non poté fare a meno di domandarsi se, per caso, Cortez fosse proprio Quetzalcoatl, redivivo.

Ferdinando Cortez, era soltanto un avventuriero, sbarcato in Messico (senza neanche il permesso del viceré spagnolo) in cerca d’oro. Di oro ne trovò fin troppo!
Invece di combattere gli invasori, i guerrieri atzechi li scortarono fino alla città del re, Tenochtitlan.
Lungo la strada Cortez ebbe modo di parlare con messaggeri dei popoli sottomessi agli aztechi, che non sopportavano più di essere solo “carne da macello” e chiedevano a “Quetzalcoatl” di liberarli dalla tirannia atzeca.
Cortez sapeva bene di non essere un dio, ma capì che quella leggenda gli poteva essere molto utile.
In ogni caso Quetzalcoatl poteva anche essere assimilato a Cristo. Cortez si convinse di essere l’inviato di Cristo, scelto per combattere, e redimere, quegli infedeli cannibali.

Quando gli spagnoli arrivarono a Tenochtitlan, Montezuma si rese conto che Cortez e i suoi erano solo degli avventurieri, avidi d’oro.
Fortunatamente erano pochi! Per liberarsene il re “regalò” a Cortez tutti gli ornamenti d’oro del suo tesoro, purché se ne andassero al più presto.
Non se ne andarono!
L’avidità degli spagnoli non aveva limiti…e poi molti erano sinceramente convinti che l’oro fosse la giusta ricompensa per il loro impegno nella diffusione della Vera Fede.
Da quando gli spagnoli erano arrivati molti messicani si erano già fatti battezzare (più o meno convinti!). Cortez e i suoi erano convinti che il più fosse fatto…
Un grande tempio atzeco fu ripulito dalle immagini degli idoli, e trasformato dagli spagnoli in cattedrale, dove si celebrò la prima grande messa solenne a Tenochntitlan.
A questo punto i sacerdoti atzechi organizzarono una rivolta.
La notte successiva (poi chiamata dagli spagnoli “la noche triste”) si scatenò la ribellione contro gli stranieri e i “collaborazionisti”. Lo stesso Cortez si salvò a stento:
Il dominio spagnolo in Messico pareva finito prima ancora di cominciare. Invece Cortez e i suoi, con l’aiuto delle tribù ostili agli aztechi, ripresero il controllo della capitale.
Poi dalla Spagna arrivarono altri avventurieri, missionari, coloni…
Oggi nella piazza principale della città che ieri era Tenochntitlan, e oggi é Città del Messico, una lapide ricorda gli avvenimenti di quegli anni, concludendo con la frase:

"Non fu né un trionfo né una sconfitta.
Fu la dolorosa nascita di un popolo meticcio che è il Messico di oggi"

Gli spagnoli si portarono appresso anche le immagini del santo che li aveva guidati nella Riconquista: Santiago, il “Matamoros”
Molti missionari cercarono di proteggere gli indigeni dalle violenze dei conquistadores, ma tanti altri (troppi!) si mostrarono solo docili servi del potere costituito, opprimendo i vinti, e tormentando anche i neoconvertiti (di dubbia sincerità) nei tribunali dell’Inquisizione.

In realtà a convertire definitivamente i messicani non fu Santiago, il “Matamoros”, ma la Vergine Maria, nota in Messico come la Madonna di Guadalupe.
La Vergine Maria era già comparsa, ottocento anni prima, nella storia delle “guerre sante”, col nome di “Santina di Covadonga”.
Allora era invocata dai cristiani a protezione dai Mori, che avevano occupato quasi completamente la Spagna. Adesso la Vergine Maria era intervenuta per ricordare ai conquistadores che il loro compito era evangelizzare gli indios, non schiavizzarli!
In realtà Maria non si rivolse agli Spagnoli, ma direttamente agli indios.
L’indio Quauhtlatoatzin, poi battezzato col nome di Juan Diego vide per la prima volta la vergine nel 1531.
Il vescovo spagnolo all’inizio non gli volle credere, e chiese a Juan Diego una prova.
La prova fu un’immagine miracolosa che ancora è onorata nel Santuario di Guadalupe.
Naturalmente ai miracoli ci crede solo chi vuole farlo.
Quello che tengo a sottolineare è che la Madonna di Guadalupe è diventata la madre di tutti i poveri e i derelitti del Messico, in particolare indios e meticci.
Gli spagnoli di “sangue puro” all’inizio la guardarono con diffidenza...ma la Madonna è sempre la Madonna!
Più tardi l’immagine della Madonna di Guadalupe fu portata anche fuori del Messico.
Nel 1564 raggiunse le Filippine. Nel 1570 fu portata al re Filippo II.
Una copia della sacra immagine era anche nella nave dell’ammiraglio Doria, nel 1571, durante la battaglia di Lepanto.
Così il Nuovo Mondo venne in soccorso del Vecchio, e i nuovi cristiani d’occidente fornirono un aiuto, almeno morale, ai cristiani europei...

XIII
Guerre sante in Africa

All'inizio del XVI secolo gli Europei, dell''Africa conoscevano sole le coste.
Le regioni africane a nord del Sahara erano, da secoli, occupate da popoli mussulmani.
Dopo la "Riconquista" Spagnoli e Portoghesi avevano messo alcune basi in Nord-Africa, ma poi la spinta dei colonizzatori si rivolse altrove.
Solo nel 1578, re Sebastiano I di Portogallo tentò di espandersi anche nel vicino Marocco, riesumando lo spirito delle crociate.
I sogni di gloria del re furono infranti nella battaglia di Alcacer-Quibir.
Non solo il re Sebastiano fu sconfitto ma morì nella battaglia. Il suo corpo non fu mai ritrovato e questo ha dato origine a varie leggende, riprese da molti letterati portoghesi.
Alla morte di Sebastiano, il re di Spagna Filippo II approfittò dei disordini nel paese per occupare il Portogallo.
Gli spagnoli si limitarono a difendere, in Marocco, le loro basi di Ceuta e Melilla .
Guerre sante in Nord Africa non ce ne sono state più.

***

L'Islam si era esteso anche nell'Africa sub-sahariana.
Furono i mussulmani a iniziare quella che fu poi chiamata la “tratta degli schiavi”.
I giovani africani mussulmani, venivano perfino attirati nelle navi dei negrieri con la promessa di un pellegrinaggio a La Mecca!
Poi arrivarono i portoghesi, che dirottarono il traffico degli schiavi nelle colonie americane...
All’inizio i portoghesi considerarono l'Africa solo una tappa, per raggiungere l'India, ma poi tutte le coste del "continente nero" furono disseminate di basi commerciali, e piccole colonie.
Le colonie portoghesi più importanti furono installate in Angola, Mozambico, e sulla punta meridionale dell'Africa, che i portoghesi, in viaggio per l'India, avevano chiamato Capo di Buona Speranza.
Insieme ai portoghesi arrivarono anche i missionari che cominciarono a convertire gli indigeni…
Ancora oggi Angola e Mozambico sono, in Africa tra gli stati più cristianizzati. Ma troppo spesso gli europei hanno inteso le parole”cristianizzazione” e “civilizzazione” solo come dei mezzi per estendere il loro dominio.

***

In Africa c'era già un grande regno cristiano: l'Etiopia.
Gli Etiopi erano cristiani da più di mille anni, anche se (come molti egiziani) aderivano alla fede copta, una delle tante "eresie" sulla natura di Cristo, diffuse negli ultimi tempi dell'Impero Romano.
Poi dall'Arabia cominciarono ad arrivare i mussulmani, che divennero addirittura la maggioranza, in alcune zone del paese.
Dopo la conquista turca dell'Egitto la situazione dei Cristiani diventò critica.
Nel 1527 Ahmed Ibn Ibrahim al Ghazi detto Graqn (il Mancino) scatenò dall'Adal la jihad contro i cristiani. Nel 1541 Il negus Lebna Dengel chiese, e ottenne, l'aiuto dei portoghesi…
Per la prima volta "cristiani bianchi" e i "cristiani neri" lottarono insieme contro i mussulmani, e, nel 1543, gli invasori furono respinti.
Naturalmente i portoghesi, in cambio del loro aiuto, pretesero delle contropartite,non solo di carattere commerciale.
Con i portoghesi arrivarono anche i Gesuiti, che fecero pressioni, sulla chiesa etiope, per una riunione con Roma.
Nel 1622 i gesuiti portoghesi si illusero di avere centrato il loro obiettivo. Il negus Susenyos si convertì dichiarando il Cattolicesimo "religione di Stato".
Nel 1626 la chiesa etiope a quella di Roma furono formalmente unite.
Solo adesso, i gesuiti moderni, ammettono che, allora, “furono commessi degli errori”.
Atro che errori!
I gesuiti pretesero di latinizzare completamente la chiesa africana: gli etiopi dovevano addirittura essere ribattezzati, i preti riordinati!
Come se non bastasse fu nominato, come Patriarca della Chiesa Etiopica, il Gesuita Portoghese Alfonso Mendez. Un europeo a capo di una chiesa africana, indipendente da secoli!
Non erano ancora maturi i tempi per un patriarca cattolico di pelle scura?
La reazione degli etiopi fu violenta:. L'Etiopia non era disposta a diventare una colonia europea: non lo sarà mai!
Nel 1632 a Sustenyos succede il figlio Falisades che espulse Mendez, e tutti i gesuiti, dal paese.
L’Etiopia resterà chiusa all’attività cattolica per i successivi 200 anni!
Un‘occasione persa di cui solo ora la Chiesa Cattolica si rende conto!

XVI
Dalla Persia all'India

Anche la maggior parte dell'Asia faceva parte dell'area d’influenza portoghese.
Il continente però era già abitato, da popoli di millenaria civiltà, anche se non cristiani!
L'Asia occidentale era quasi completamente mussulmana.
L'attuale Irak, nel 1509 era entrato a far parte dell’impero persiano, in cui regnava la dinastia dei Safavidi, ma i persiani non vi rimasero a lungo.
Nel 1535 il sultano ottomano, Solimano il Magnifico, occupò anche Bagdad, con tutto l’Irak.
Le guerre tra impero ottomano (sunnita)e impero persiano (sciita) assunsero spesso il carattere di "guerre sante".
In Persia anzi, sotto la dinastia dei Safavidi, "l'eresia sciita" era diventata religione di stato, e simbolo dell'identità nazionale persiana. Anche in Irak allora (come oggi) gli sciiti erano molto numerosi.
Tra il Tigri e l'Eufrate si trovano anche molte "città sante sciite", che i persiani hanno cercato spesso di riconquistare…fino ai giorni nostri!
Nelle guerre contro gli odiati sunniti i persiani non ebbero alcuno scrupolo a stringere accordi con potenze europee cristiane: Austria, Venezia, e Russia.
La lontananza tra i potenziali alleati impedì tuttavia una vera azione comune tra Europei e Persiani.
***

Ad est dell'Impero persiano si stendeva l'impero Moghul.
Gli imperatori Moghul erano mussulmani, e venivano dall'Afghanistan. Nel 1525 sconfissero il sultano di Dehli e crearono un grande stato che copriva l'attuale Pakistan, e l'India settentrionale.
In India la religione più diffusa era (come adesso) l'Induismo, caratterizzato da tre divinità principali e da un sistema sociale con una rigida divisione in caste.
Nell'India del nord, fortemente islamizzata, l'Induismo riuscì tuttavia a resistere, anche se il potere politico era sempre nelle mani dei mussulmani.
Nel mussulmano impero Moghul gli induisti erano tollerati, ma solo finché rimanevano al loro posto!
Il sud dell'India era diviso in tanti stati, tutti di religione induista.
Nel Malabar c'era anche una piccola comunità cristiana.
Secondo la tradizione, il cristianesimo sarebbe stato portato in India dall'apostolo S. Tommaso, che sarebbe stato martirizzato a Malaipur.
Sappiamo che, nei primi secoli dell'era cristiana, ci furono vari contatti tra cristiani indiani e cristiani egiziani, ma poi, in occidente, se n’era perso il ricordo, fino all'arrivo in India dei Portoghesi.
Le prime navi portoghesi arrivarono in India, nel 1498.
I mercanti portoghesi erano arrivati per fare affari, interessati soprattutto alle “spezie”.
Nel 1510 i Portoghesi s’insediarono a Goa, e vi rimasero, per più di quattro secoli.
Con i mercanti, e i soldati, arrivarono anche i missionari…in particolare i Gesuiti.
Presto gli indiani si accorsero che i cristiani europei erano ben diversi dai pacifici cristiani del Malabar…
I portoghesi si dimostrarono aggressivi quanto i mussulmani del nord.
Erano pochi ma determinati, e avevano navi, armi da fuoco, e tecnologia più avanzata…
Anche i contatti tra cristiani portoghesi e cristiani indiani non furono facili.
Passato l'entusiasmo iniziale per i "fratelli ritrovati" presto gli europei si resero conto delle differenze tra la chiesa indiana (di rito siriano) con quella latina …e cominciarono a dare più importanza a quello che li divideva che a quello che li univa.
I cristiani portoghesi volevano una Chiesa Cattolica di rito latino, e non tolleravano dissidenti.
Un triste episodio, nella storia della Chiesa, fu quando giovane arcivescovo Aleixo de Menezes di Goa, nel 1599, sbarcò a Cochin con un esercito, ordinò 100 preti da lui scelti, e convocò un sinodo.
C'erano anche dei preti Siriani guidati dal loro arcidiacono, che capivano poco il portoghese.
I cristiani del Malabar firmarono un decreto che poneva fine all’indipendenza della loro chiesa, decreto poi più volte contestato!
Forse proprio queste sterili diatribe tra Cristiani, insieme alle prepotenze dei soldati portoghesi, impedirono al Cristianesimo di attecchire profondamente in India. …

XV
Estremo Oriente

Intanto le navi portoghesi avevano raggiunto l'Estremo Oriente.
Nel 1509 i portoghesi arrivarono in Malesia creando una base commerciale a Malacca.
Nel 1513 le prime navi europee raggiunsero la mitica Cina, inaugurando una nuova rotta commerciale, in alternativa all'antica via della seta, percorsa anche da Marco Polo…
Nel XVI secolo la Cina era un grande impero, dominato dalla dinastia Ming.
Ai Cinesi non piacevano gli incontri con i barbari stranieri… ma visto che gli europei erano disposti a pagare con oro e argento la loro seta, e il loro tè, perché rinunciare a dei facili guadagni?
Il primo insediamento portoghese in Cina fu nella penisola di Macao, poco distante dalla grande città cinese di Canton, che divenne il centro più importante del commercio tra il "celeste impero" e l'Europa.
Nel 1557 Macao fu ceduta definitivamente (in affitto!) ai portoghesi, che ebbero anche il lucroso monopolio del commercio tra Cina e Giappone.
Con i portoghesi arrivarono anche i soliti missionari gesuiti (tra i primi S. Francesco Saverio) che cercarono di convertire il paese, stavolta pacificamente.
In Cina la religione più diffusa era il Buddismo, nato in India circa 2000 anni prima e poi diffuso, in cento forme diverse, in tutto l'Oriente.
In Cina era diffusa anche la dottrina confuciana, una specie di morale laica basata sull'assoluta obbedienza all'autorità civile, rappresentata dall'imperatore della dinastia di turno.
I Gesuiti, dopo avere studiato dottrina confuciana, giunsero alla convinzione che non era incompatibile col cristianesimo…anzi!
Molti alti prelati Gesuiti cominciarono a presentare la dottrina cristiana ai letterati cinesi, i "Mandarini".
Tra i Gesuiti si distinse, in particolare Matteo Ricci che diventò famoso alla corte dell'imperatore e, tra i mandarini, e pubblicò anche saggi in cinese, diffondendo in oriente la cultura europea.
Molti tra i mandarini, e la gente comune, chiesero il battesimo.
I gesuiti accettavano anche che i convertiti partecipassero alle cerimonie in onore di Confucio e degli antenati considerate semplici cerimonie laiche, e quindi compatibili con la religione cristiana.
E' sorprendente che i gesuiti, così rigidi nell'interpretazione della dottrina cattolica in Europa, avessero quest'atteggiamento così aperto in Estremo Oriente.
Francescani e Domenicani non erano dello stesso avviso: per loro i cosiddetti “riti cinesi” erano "pagani", e quindi da condannare.
Questa discordia, all'interno dello stesso mondo cattolico, ostacolò non poco la diffusione del cristianesimo in Cina, che pure, alla fine del XVI secolo, sembrava molto bene avviata…e senza bisogno di "guerre sante"!
Sembrava!
***
Ancora più promettente sembrava, all'inizio, la diffusione del cristianesimo in Giappone, dove i mercanti portoghesi, accompagnati dai soliti missionari gesuiti, cominciarono ad arrivare, a partire dal 1542.
Nelle isole giapponesi regnava una dinastia, le cui origini si perdono nella notte dei tempi, e i cui discendenti regnano ancora oggi.
L'imperatore (detto "mikado") era considerato una specie di dio (come i faraoni dell'antico Egitto) ma, già dal 1192, il potere reale era detenuto dal capo dell'esercito che aveva il titolo, ereditario, di "shogun".
Quando arrivarono i primi europei lo shogunato era esercitato dalla famiglia degli Ashikaga, ma gli ultimi shogun erano deboli, e il paese era diviso tra i grandi daimyo (simili ai principi feudali europei) che, di fatto, avevano creato degli stati indipendenti.
Nel XVI secolo nel Giappone convivevano due religioni: lo "shintoismo" (religione "pagana" che aveva come capo supremo il mikado) e il buddismo, arrivato dalla Cina.
Alcuni monasteri buddisti dominavano vaste zone del paese, ed erano dotati di veri e propri eserciti.
Probabilmente all'inizio il cristianesimo fu scambiato da shogun e daimyo per una nuova forma di buddismo…o almeno una religione simile, capace di contrastare le sette buddiste diventate troppo potenti.
A differenza dei cinesi, i giapponesi si dimostrarono subito interessati alle nuove idee arrivate dall'Europa, come pure le nuove tecniche, come le armi da fuoco!
Alla fine del XVI secolo Nagasaki, (il porto più importante dell'isola meridionale di Kyushu) era diventata una città a maggioranza cristiana, dove gli Europei erano ormai di casa.
I cristiani divennero presto centinaia di migliaia!
Anche molti daimyo si fecero battezzare.
A questo punto alla corte dello shogun cominciarono a notare che i cristiani giapponesi ritenevano la legge di Cristo più importante di quella dell'imperatore, e, soprattutto, davano troppo credito ai loro preti stranieri!
Nel 1573 Yoshiaki, ultimo degli shogun Ashikaga, fu deposto.
Dopo una lunga guerra civile, nel 1584, il potere andò a Toyotomi Hideyoshi, figlio di contadini che assunse il titolo di "Kampaku" (reggente imperiale), ridusse i daimyo all'obbedienza, e riunificò il Giappone.
Per rafforzare il proprio potere anche nell'isola di Kyushu, Hideyoshi prese alcuni provvedimenti contro "l'influenza destabilizzante" dei missionari cristiani. Emanò anche degli editti, in una forma ambigua, che ottennero l'effetto di spaventare i Gesuiti, ma, di fatto, furono pochissimo applicati.
Nel 1592 Hideyoshi trascinò l'esercito nipponico in una guerra con la Corea, alleata della Cina...
L'invasione fu un fallimento ma la guerra continuò fino al 1598, anno della morte di Hydeyoshi.
La sua morte provocò una nuova lotta per la successione tra i daymio.
Non è chiaro se portoghesi e gesuiti abbiano cercato di inserirsi in questa guerra per favorire il contendente più favorevole al cristianesimo.
Se lo fecero non ci riuscirono, perché nessuno dei daymio cristiani era abbastanza potente da poter mirare a diventare il successore di Hydeyoshi.
Nel 1600, a Sekigahara ci fu una grande battaglia tra i daymio occidentali, guidati da Ishida Mitsunari, e i daymio orientali guidati da Tokugawa Iyeyasu.
Non fu una "guerra santa" (non ancora!): i daimyo cristiani non si schierarono tutti dalla stessa parte, e nessuno dei due contendenti, (al contrario dell'imperatore romano Costantino!) si dichiarò amico dei cristiani…
Il vincitore fu Tokugawa Iyeyasu che nel 1603 assunse l'antico titolo di shogun.
I Gesuiti pensarono, all'inizio, che il nuovo ordine in Giappone avrebbe favorito il diffondersi del cristianesimo…successe esattamente il contrario!
***

Ad est del continente asiatico si trovava l'altro meridiano che divideva la metà del mondo "spagnola" da quella "portoghese".
In realtà calcolare esattamente la longitudine, nel XVI secolo, era difficilissimo. Senza contare che sia spagnoli che portoghesi tendevano ad aggiustare i conti come gli faceva più comodo.
In ogni caso la parte dell'Asia attribuita agli spagnoli era piccolissima.
L'unico possedimento importante spagnolo erano le isole Filippine, dove le navi di Magellano approdarono durante la prima circumnavigazione del mondo.
Le Filippine si convertirono rapidamente al cristianesimo, e sono tuttora il più importante paese a maggioranza cattolica in Asia.
La patrona delle Filippine é la stessa del Messico: la Madonna di Guadalupe!

Intanto i portoghesi, si erano insediati nelle vicine isole Molucche.
Anche in altre isole dell'Indonesia i portoghesi misero delle basi commerciali. La più importante fu nell'isola di Timor, dove arrivarono anche i soliti missionari gesuiti…
Molucche e Timor Est sono ancora oggi a maggioranza cristiana, che stenta a sopravvivere nell'Indonesia mussulmana!

CAPITOLO 11 >
Guerre sante…ma non troppo! (A.D. 1600-1699)
L'Europa del Seicento - La Guerra dei trent'anni - Francia in salita… Spagna in discesa!
La rivoluzione inglese, e la questione irlandese. - L’Italia sotto la dominazione spagnola
L' ultima crociata - L’America del Seicento - L’Asia del Seicento.

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