CAPITOLO 15
Il trionfo dell’Occidente. (A.D. 1914-1946)
Verso la Grande Guerra - Nazionalismo, Jihad, e genocidio - Promesse
e tradimenti
La disfatta della mezza luna - La rinascita della Turchia - Il gran pasticcio
del Medio Oriente
L’Europa tra una guerra e l’altra - Piccole Guerre sante - La
crisi del colonialismo
La Seconda Guerra Mondiale - Gli islamici e la Seconda Guerra Mondiale.
I
Verso la Grande Guerra
Molti hanno provato a spiegare
i motivi che hanno trascinato i popoli europei nel conflitto che allora fu
chiamato Grande Guerra, e poi Prima Guerra Mondiale.
I motivi principali di tutte le guerre (antiche e moderne) sono sempre i soliti:
denaro e potere!
Spesso però entrano in campo altri fattori, che rendono poi problematica
la risoluzione d’ogni controversia, in maniera pacifica.
Da un punto di vista strettamente economico, oggi, possiamo costatare che
la Prima Guerra Mondiale è stata un pessimo affare, anche per i vincitori!
Si poteva prevederlo, allora?
Forse no, ma se qualcuno avesse cercato di dimostrarlo ai potenti di allora,
cifre alla mano, non sarebbe stato nemmeno ascoltato.
Non era solo una questione di soldi!
Il potere allora?
Certo i sovrani, i presidenti, ed i ministri europei volevano averne di più,
o avevano paura di perdere quello che avevano. Eppure l’imperatore Francesco
Giuseppe, il Kaiser Guglielmo, lo zar Nicola, il re d’Inghilterra Edoardo
(imparentati tra loro!) si lasciarono trascinare in guerra, un passo alla
volta, quasi senza accorgersene. Anche i tanti gruppi di potere che guidavano
la politica di re e presidenti non provocarono direttamente la guerra, anche
se poi cercarono di trarne il massimo profitto.
I soldati della Grande Guerra
erano convinti di combattere per ideali “laici”.
La religione, stavolta, non c’entrava.
Gli europei combattevano per la “patria”. L’orgoglio nazionale,
rinfocolato da un’accorta propaganda, riuscì a mobilitare, in
tutti i paesi, uomini e risorse come non era mai successo prima, neanche ai
tempi delle crociate.
Il fatto è che a tanti, troppi, uomini piace combattere. Dopo che la
spartizione del mondo era stata completata, i baldi soldati (e i piantagrane)
delle nazioni europee non si potevano più sfogare contro “selvaggi”
male armati. Adesso potevano solo combattere tra loro!
Ogni paese europeo aveva interessi
economici, e ambizioni, difficilmente compatibili con quello degli altri.
Ci vollero molti anni perché si formassero delle alleanze, e quindi
gli schieramenti.
I francesi, da molti anni, cercavano alleati per vendicarsi della sconfitta
del 1870 con la Germania.
Nel 1894 la Francia avevano stipulato la Duplice Intesa con la Russia.
Nel 1904 era stata definita la Cordiale Intesa tra Francia e Inghilterra.
Nel 1907, con la mediazione francese, Russia e Inghilterra stipularono un’altra
Intesa, definendo le loro sfere d’influenza, in Iran e Afghanistan.
Francia, Inghilterra e Russia non avevano firmato un’Intesa a tre. Di
fatto, già nel 1907, si era già formato uno schieramento contro
l’impero del Kaiser, troppo potente e invadente.
La Germania poteva contare, come
alleata sicura, solo l’Austria. In teoria anche l’Italia era alleata
a Germania ed Austria…ma solo in teoria!
I tedeschi trovarono allora un nuovo alleato nell’Impero Ottomano.
L’amicizia tra Turchia e Germania era iniziata nel 1898, dopo la visita
del Kaiser Guglielmo II, a Gerusalemme, a cui Federico Barbarossa non era
riuscito nemmeno ad avvicinarsi.
Poi erano arrivati gli uomini d’affari tedeschi che, tra l’altro,
avevano promosso la ferrovia Istanbul Baghdad.
La Turchia temeva l’Inghilterra che occupava l’Egitto, dominava
la Persia, e si era insediata anche in Kwait e negli Emirati del Golfo Persico.
Anche i Russi, secolari nemici della Turchia, avevano superato il Caucaso
e miravano a uno sbocco sul Mediterraneo.
La scintilla, che fece scoppiare
la Grande Guerra, fu l’assassino dell’arciduca Massimiliano d’Asburgo
a Sarajevo, da parte di un “terrorista” serbo.
La vittima non era stata scelta a caso: Massimiliano era un fautore dell’integrazione
degli Slavi nell’Impero Austro-Ungarico.
La Serbia amava definirsi “Il Piemonte dei Balcani”, ed era un
punto di riferimento non solo per i Serbi della Bosnia, ma anche per i Croati
e gli Sloveni.
L’Austria colse l’occasione per “dare una lezione”
alla Serbia.
Il Kaiser Guglielmo si comportò in modo ambiguo: da un lato dava il
suo appoggio all’Austria, dall’altro mandava messaggi amichevoli
allo zar Nicola, il cugino “Niki”.
“Niki” rispose altrettanto amichevolmente al “cugino Willy”,
ma intanto ordinò la mobilitazione generale del suo esercito.
In realtà allo zar interessava pochissimo la sorte dei “fratelli
ortodossi serbi”. Certo una bella guerra patriottica poteva far dimenticare
ai russi la vergognosa sconfitta contro il Giappone, ma questa guerra bisognava
assolutamente vincerla.
In ogni caso i russi non erano interessati a Belgrado…e tanto meno a
Vienna o Berlino!
Ci furono febbrili trattative tra russi, francesi e inglesi. Infine allo zar
fu promesso l’accesso al Mediterraneo, e soprattutto la città
di Istanbul, che gli europei continuavano a chiamare Costantinopoli.
Nell’estate del 1914 il Kaiser “Willy” era in vacanza in
Norvegia. Non è chiaro come e perché la Germania finì
per dichiarare guerra a Francia e Russia. Probabilmente i tedeschi si sentirono
accerchiati, e pensarono di colpire per primi…
Il piano tedesco era di annientare
la Francia nei primi mesi di guerra. Il piano fallì perché le
truppe dello zar attaccarono in forze nella Prussia orientale, e i tedeschi
furono costretti a richiamare dalla Francia una parte del loro esercito per
fermare i Russi.
La Grande Guerra, contro ogni aspettativa, divenne una guerra di trincea,
in cui milioni di soldati si massacrarono per pochi metri di terreno.
Da una parte: Francia Russia, e Inghilterra. Dall’altra: Germania, Austria,
e Turchia.
La Turchia entrò in guerra nel Novembre 1914.
Il sultano, Mehmed V chiamò a raccolta, i “credenti” per
una nuova Jihad…
La prima guerra mondiale fu quindi
una guerra santa, per molti mussulmani.
Gli europei non la considerarono mai una crociata.
Papa Poi X fece tutto quello che poteva per impedirla. Papa Benedetto XV appoggiò
ogni tentativo per una pace “senza annessioni e senza indennità”,
anche a costo di passare per filo-tedesco.
Eppure…
Per i Russi (ancora ortodossi) Costantinopoli aveva un significato mistico
che andava molto di là della sua posizione strategica, e della sua
importanza commerciale.
Per Inglesi e Francesi (che ancora si dichiaravano cristiani) Costantinopoli
era importante, ma ancora di più Gerusalemme.
L’esercito anglo-francese, che dal canale di Suez avanzava verso est,
non portava croci…ma nessuno aveva dimenticato le battaglie che si erano
combattute per Gerusalemme nei secoli passati.
Gerusalemme ha avuto, e ha ancora, un richiamo che riesce a trasformare la
più meschina delle guerre in “guerra santa”!
In conclusione la Grande Guerra
non è stata una guerra santa, ma molti, sul fronte turco, l’hanno
combattuta come se lo fosse.
Nei capitoli successivi, ignorerò quindi le battaglie sulla Marna e
sul Piave, dando rilievo invece, ai combattimenti in Asia minore e in Medio
Oriente. La guerra degli europei contro i turchi può essere, forse,
definita l’ultima delle guerre sante antiche…o forse la prima
delle guerre sante moderne!
II
Nazionalismo, Jihad, e genocidio
La rivolta dei “Giovani
turchi” del 1908, aveva fatto sperare a molti che l’Impero ottomano
potesse divenire uno stato federale, in cui tutte minoranze etniche e religiose
potessero convivere, in condizioni di pari dignità.
Questa speranza non durò a lungo.
Nel 1909 ci fu un tentativo di controrivoluzione, da parte dei fedeli del
sultano Abdul Hamid, con l’appoggio anche della tribù curda della
tribù Milli.
La rivolta fallì. Abdul Hamid fu sostituito da Mehmed V, tutte le opposizioni
furono messe a tacere, e il regime divenne ultranazionalistico. A farne le
spese furono le minoranze etniche e religiose, in primo luogo, greci, armeni,
e curdi.
L’impero ottomano aveva
sempre sfruttato le rivalità tra i popoli sottomessi, secondo l’antica
massima romana “Divide et impera!”.
Greci e Armeni erano entrambi cristiani, ma di Chiesa, lingua e tradizioni
diverse.
Quando, nel secolo XIX, ci furono i primi massacri dei Greci, gli Armeni,
prudentemente, si tennero in disparte. Più tardi, toccò agli
Armeni… e i Greci, naturalmente, non mossero un dito.
Più complessi erano i rapporti tra Armeni e Curdi.
I Curdi erano (e sono) mussulmani come i turchi, ma di lingua e tradizioni
differenti.
Le tribù curde vivevano nella Turchia orientale (come gli Armeni) e
in Irak.
I Curdi erano (come oggi) divisi tra loro. Molti si ribellarono più
volte al governo ottomano, reclamando la piena indipendenza. Altri erano disponibili
ad un’intesa con i turchi, in nome delle comuni radici islamiche. Tra
questi i cavalieri dell’Hamadiye, il reggimento curdo di cavalleria
che presidiava il confine con la Russia.
Gli scontri tra curdi e armeni erano di normale amministrazione. Le rivalità
tribali erano amplificate dalle diverse tradizioni religiose, ma, in genere,
le due comunità si rispettavano.
Il sultano pensò di sfruttare la rivalità tra Armeni e Curdi
per una grande operazione di pulizia etnica, con l’intenzione di liberarsi
degli uni e degli altri.
I primi massacri d’armeni
avvennero tra il 1894 e il 1895.
Gli armeni erano sempre stati sudditi fedeli dell’impero, ma avevano
il doppio torto d’essere cristiani, e di avere la “protezione”
dello zar di Russia.
Le tribù curde furono aizzate dai turchi contro gli infedeli e, come
rappresaglia, gruppi d’armeni incominciarono ad attaccare i nemici curdi,
rifugiandosi poi oltre il confine russo.
Nel 1894, a Sassoon, gli armeni arrivarono ad una vera e propria rivolta,
che si estese presto ad altri villaggi.
I turchi non aspettavano altro, e la repressione fu terribile.
Gli armeni morti furono quasi duecentomila…ma non era che l’inizio.
Nel 1915 le truppe russe invasero l’Armenia turca, spingendosi fino
al lago Van.
Gli Armeni furono immediatamente accusati di essere dei traditori, e di favorire
l’avanzata dei russi.
I militari armeni che combattevano nell'esercito ottomano, furono allontanati
dal fronte, e poi fucilati a gruppi.
Poi cominciarono le deportazioni di massa della popolazione civile armena.
Gli uomini validi, generalmente, venivano uccisi in piccoli gruppi al momento
della cattura, così che le colonne di deportati erano formate quasi
esclusivamente da donne, vecchi e bambini.
I deportati erano spediti in zone deserte dell’Irak o della Siria, ma
quasi tutti morirono molto prima di raggiungere la destinazione finale, uccisi
dagli stenti, e da bande di irregolari mussulmani (turchi, curdi e arabi)
aizzati contro di loro.
Le deportazioni furono giustificate dal governo turco, con l’esigenza
di proteggere una zona di guerra da potenziali ribelli, ma presto furono estese
alla Cilicia, regione molto lontana dal fronte.
In pratica quest’ultima Jihad provocò una vera e propria caccia
al Cristiano, come non c’era mai stata, neanche ai tempi delle Crociate.
Gli armeni morti furono almeno un milione. Si salvarono solo quelli che riuscirono
a rifugiarsi nelle zone controllate dai Russi, e pochi altri che riuscirono
a nascondersi fino alla fine della guerra.
La reazione delle nazioni europee
si limitò a proteste e accuse.
Reagirono, a parole, anche tedeschi e austriaci, alleati dei turchi…
ma intanto i tedeschi cominciarono a valutare l’utilità delle
deportazioni di massa, come metodo di guerra…
Forse ne presero nota per la guerra mondiale successiva!
Vorrei poter dire che il genocidio armeno non è stato di nessun aiuto
ai turchi nella loro guerra contro i russi…
Vorrei, ma non posso. Il delitto spesso paga!
Il richiamo alla Jihad servì a galvanizzare le truppe mussulmane. Anche
molti curdi combatterono valorosamente, ma i turchi continuavano a non fidarsi
di loro, e almeno centomila curdi furono poi, a loro volta, deportati per
allontanarli dalle zone di guerra.
Le truppe dello zar furono prima fermate e poi, respinte.
I Russi non poterono impegnarsi al massimo sul fronte turco perché
erano impegnati a contenere l’offensiva di tedeschi e austriaci in Polonia
e Ucraina.
Di fatto, nel 1916, l’offensiva russa in Armenia si sboccò, e
il peso della guerra contro la Turchia fu poi sostenuto soprattutto dagli
inglesi.
III
Promesse e tradimenti.
La chiamata alla Jihad del sultano
Mehmet V ebbe ben pochi effetti nella guerra contro gli inglesi.
Il khedivé d’Egitto, cercò di approfittare del richiamo
della religione per liberarsi degli inglesi, ma fu immediatamente deposto.
L’Egitto non si ribellò, e, dal canale di Suez, gli inglesi cominciarono
ad avanzare verso est.
I britannici attaccarono anche nell’Irak meridionale occupando Bassora.
Nell’ Aprile 1915, inglesi e francesi sbarcarono a Gallipoli con l’intenzione
di forzare il Dardanelli, e poi puntare su Costantinopoli.
L’offensiva fallì, ma forse spinse l’Italia a rompere gli
indugi e ad entrare in guerra, il 24 Maggio, a fianco di Francia e Inghilterra.
Ovviamente rompendo i patti con l'Austria.
Il re d’Italia Vittorio Emanuele III voleva dall’Austria Trento
e Trieste, ma sperava anche di partecipare alla spartizione dell’Impero
ottomano.
I tedeschi smisero allora di ironizzare sui “giri di valzer” dell’Italia,
per parlare, senza mezzi termini, di “tradimento”.
In realtà, durante la Grande Guerra, gli Italiani non furono gli unici
a “tradire”.
Gli inglesi in particolare promisero tutto a tutti, ma poi fecero solo i loro
interessi raggiungendo tutti i loro obiettivi. Anche il tradimento spesso
paga…basta farlo con stile!
Le manovre più subdole,
gli inglesi le fecero con Arabi ed Ebrei.
Nel 1915 gli inglesi presero contatti con Hussein ibn Ali, della dinastia
degli Hashemiti promettendogli un grande regno arabo.
Hussein guidò la ribellione degli Arabi contro i turchi occupando,
nel 1916, La Mecca, mentre i suoi figli Abdallah e Feisal combattevano i turchi
sul mar Rosso e in Siria.
I contatti tra Arabi e Inglesi furono tenuti dal colonnello Thomas Lawrence,
noto poi come “Lawrence d’Arabia”:
Lawrence é poi entrato nella leggenda. Ancora oggi é ricordato,
come esempio di collaborazione e amicizia, tra Arabi ed Europei.
Contemporaneamente altri inglesi trattavano anche con Abdul Aziz Ibn Saud,
rivale di Hussein, primo re dell’attuale dinastia dei Sauditi. Anche
a lui fu promesso un grande regno…
Alla fine della guerra, tutti i nodi vennero al pettine, ma intanto gli inglesi
erano riusciti a vanificare il richiamo della Jihad, e a realizzare delle
“alleanze trasversali” che facevano impallidire quelle che c’erano
state ai tempi delle Crociate.
Negli accordi cogli Arabi gli
inglesi avevano lasciato volutamente in sospeso il problema di Gerusalemme…anche
perché stavano prendendo altri impegni con gli Ebrei.
Gli Ebrei avevano cessato da secoli di essere una nazione. Nel 1900 erano
un insieme di comunità, (sparse in Europa, Asia, Africa e America)
che, avevano ben poco in comune tra loro.
Gli ebrei più ricchi e potenti (tipico esempio la famiglia Rotschild
) vivevano in Europa occidentale, dove, da qualche tempo, le differenze religiose
contavano poco.
Diverso era il caso dell’Europa orientale, dove gli ebrei erano più
numerosi.
Il risveglio delle nazionalità nell’impero austro-ungarico, e
nell’impero russo aveva alimentato l’ostilità tra le popolazioni
slave verso le comunità ebree.
Tra l’altro gli ebrei polacchi e ucraini parlavano “Yiddish”:
una lingua di ceppo tedesco oggi quasi scomparsa… perché quelli
che la parlavano sono stati sterminati nei Lager della II Guerra mondiale,
o sono emigrati in America e Israele!
Le persecuzioni degli ebrei (i “pogrom”) in Polonia e Ucraina
incominciarono intorno alla metà del secolo XIX. Molti emigrarono negli
Stati Uniti ma alcuni seguirono l’invito del nuovo movimento “Sionista”
andando a stabilirsi in Palestina.
Nel 1914 gli ebrei sionisti erano circa trentamila. Erano stati accolti dai
turchi e arabi prima benevolmente (per i capitali che portavano), poi con
preoccupazione.
Gli inglesi, presero contatti col presidente onorario della “World Zionist
Organisation” Lionel Rotschild.
Nel 1917 Rotschild concesse agli inglesi un grosso finanziamento, e il Ministro
degli Esteri inglese, Lord Arthur Balfour, promise di favorire la creazione
di una “National Home” ebraica in Palestina.
L’espressione “National Home” era volutamente ambigua. Gli
inglesi, ancor oggi, sottolineano che non vuol dire “stato nazionale”…ma
tutti sapevano che solo in un loro stato, gli ebrei avrebbero potuto sentirsi
veramente “at home”: a casa!
Insomma gli inglesi avevano fatto un’altra promessa che non potevano
mantenere, senza venir meno agli impegni che già avevano preso con
gli Arabi.
In realtà gli inglesi avevano
l’obiettivo di prendere il controllo di buona parte del Medio Oriente,
di cui avevano capito per primi le enormi potenzialità economiche.
I Britannici avevano stipulato accordi di spartizione con i Francesi, i Russi,
e anche gli Italiani.
Nel 1917 questi accordi dovettero essere rivisti quando arrivò la notizia
di un altro“tradimento”.
La Russia aveva fatto una pace separata!
IV
La disfatta della mezza luna
Il ritiro della Russia dalla Guerra
era stato causato dallo scoppio della Rivoluzione d’Ottobre, che aveva
portato al potere i Bolscevichi di Lenin, noti poi come Comunisti …
Il crollo del fronte russo ebbe effetti drammatici in Italia e in Francia.
Gli austriaci arrivarono fino al Piave, i tedeschi fino alla Marna.
Meno devastanti furono le conseguenze sul fronte turco.
I turchi strapparono ai Russi l’attuale Azerbajan, ma non poterono andare
oltre perché dovevano affrontare gli inglesi, che avanzavano in Irak
e Palestina.
Nel Marzo 1917 i britannici avevano occupato Bagdad.
Nel Novembre 1917 era stata presa la storica S. Giovanni d’Acri.
Poi fu la volta di Gerusalemme…
Il 9 Dicembre 1917 la città santa venne occupata da un esercito composto
di inglesi, francesi… e anche italiani!
Può stupire che Vittorio Emanuele III abbia mandato truppe italiane
in Palestina quando gli Austriaci erano a due passi da Venezia.
Probabilmente il re d’Italia si era ricordato di avere (per la sua antica
parentela con i Lusignano) anche la corona, virtuale, di re di Cipro e di
Gerusalemme.
Insomma, le solite questioni di prestigio,che lasciano il tempo che trovano.
Il titolo di re di Gerusalemme poteva, casomai, essere rivendicato dal re
d’Inghilterra (che occupava anche Cipro)… ma quali vantaggi ne
avrebbe avuto?
Re Edoardo non aveva nessun’intenzione di fregiarsi di un titolo altisonante,
ma, forse, di cattivo augurio.
Oltretutto gli inglesi avevano ottenuto i loro più importanti successi,
grazie alle armi dei guerriglieri arabi... e ai soldi degli ebrei.
Ogni richiamo alle antiche crociate doveva assolutamente essere eliminato!
La Grande Guerra continuò
fino al Novembre 1918, e finì soprattutto per esaurimento delle risorse
di Germania, Austria e Turchia.
Nel 1918 anche Francesi, Inglesi e Italiani erano allo stremo, ma potevano
contare sul supporto degli Stati Uniti d’America, entrati in guerra
solo nel 1917, con truppe fresche, e soprattutto nuove armi, e mezzi quasi
inesauribili.
La Russia non aveva fatto in tempo a ricevere gli aiuti degli americani. Nel
1918, era in piena guerra civile…ma questa è un’altra storia!
Per quanto riguarda il fronte
turco, solo nel Settembre 1918 le truppe inglesi sfondarono in Siria, ricongiungendosi
poi con l’esercito arabo del principe hashemita Feisal.
Nel frattempo gli inglesi avevano completato anche l’occupazione dell’Irak
e avevano già preso i primi accordi con i ribelli curdi. Altre promesse
che non saranno mantenute!
Il 30 Ottobre 1918 i turchi chiesero l’armistizio.
Ormai l’esercito turco controllava solo il territorio dell’Anatolia
(attuale Turchia Asiatica).
Costantinopoli era stata occupata da Inglesi, Francesi,e anche Italiani.
L’impero ottomano, che per secoli aveva minacciato l’esistenza
stessa dell’Europa cristiana, era finalmente crollato.
Nel 1918 tutte le nazioni islamiche erano sotto il dominio (o il “protettorato”)
di una nazione Europea.
Era il trionfo dell’Occidente… ma non della Cristianità.
Inglesi, Francesi, e anche Italiani, avevano ormai una cultura laica in cui
a fatica si potevano vedere le “comuni radici cristiane”.
La cultura islamica era sconfitta, ma non distrutta…e la sua rinascita
partirà proprio dalla Turchia…
V
La rinascita della Turchia
Dopo l’armistizio con la
Turchia incominciarono le trattative tra le nazione europee per decidere i
nuovi confini degli stati in cui sarebbe stato diviso l’ex impero ottomano.
Il presidente degli Stati Uniti Wilson chiese che fossero rispettati i diritti
delle nazionalità (turchi, armeni, curdi, arabi) per tracciare i confini
dei nuovi stati.
Il problema era che le nazionalità erano mescolate tra loro, e le ultime
operazioni di “pulizia etnica” dei turchi avevano terribilmente
complicato la situazione.
Poi c’erano le pretese della Grecia.
I greci era rimasti neutrali per quasi tutto il conflitto, dichiarando guerra
alla Turchia solo quando il destino dell’impero ottomano era segnato.
Ora gli eredi dei bizantini pretendevano tutta la Tracia orientale (compresa
Costantinopoli!), la regione di Smirne, e tutte le isole (compresa Rodi!).
All’Italia era stata promessa la zona tra Smirne e Konya. I diplomatici
italiani finirono per rinunciarci, ma chiarirono che avrebbero rinunciato
a Rodi solo se, e quando, gli inglesi avessero lasciato Cipro: un argomento
che gli Inglesi trovarono molto convincente!
Furono avviate trattative anche
tra Armeni e Curdi per definire i confini dei loro territori.
Nel 1920 i diplomatici furono costretti a firmare il trattato di Sevres, in
cui erano cedute alla Grecia quasi tutta la Tracia orientale e la zona di
Smirne.
Costantinopoli sarebbe rimasta turca, ma soggetta a un regime internazionale.
L’Armenia doveva diventare uno stato indipendente. Il Kurdistan sarebbe
dovuto diventare una regione autonoma, all’interno della Turchia…
Il trattato di Sevres fu poi chiamato
“il trattato di porcellana”, perché si dimostrò
fragile come le porcellane della città in cui fu firmato.
Già prima della firma del trattato di pace i militari turchi, che controllavano
ancora l’Anatolia, si ribellarono al governo del sultano. Il loro capo
era il generale Mustafa Kemal, già distintosi nel 1915 sul Dardanelli,
e nel 1916 in Palestina.
Nel Maggio 1919 Mustafa Kemal sbarcò nel poro di Samsun, sul Mar Nero
per guidare la rivolta contro gli invasori della Turchia.
Gli invasori erano i Greci, che erano sbarcati in forze a Smirne, e avevano
occupato le città greche dell’Egeo, e poi avevano avuto la pessima
idea di avanzare verso l’interno.
Per descrivere quello che successe dopo può bastare il monumento che
i turchi hanno eretto, per celebrare la loro vittoria, ad Afyon, città
diventata poi famosa per i papaveri dell’oppio.
Molto realistica è l’immagine del gigante turco (una specie di
Golia) che abbatte il greco ferito (che ricorda gli eroi di Fidia). Lo scrivente
non ha potuto trattenere un moto di simpatia per il guerriero sconfitto.
Certo i Greci se l’erano andata a cercare.
Invece di difendere le loro città sulla costa, si erano andati a cacciare
nella tana del lupo.
Nella guerra contro i turchi, i greci moderni cercavano il riscatto di secoli
di schiavitù, e forse il ritorno all’antica gloria dell’Ellade.
Ma i tempi di Alessandro Magno erano finiti da un pezzo… e anche quelli
delle crociate.
La guerra greco-turca durò tre anni e, per i Greci, fu una disfatta
completa.
I Greci forse speravano che i vincitori della Grande Guerra imponessero ai
Turchi il rispetto del trattato di Sevres. Ma Inghilterra e Francia erano
occupate a dividersi il Medio Oriente, e con l’Italia la Grecia era
entrata in contrasto, per via di Rodi…
Le potenze europee intervennero solo, nel 1922, a guerra finita.
L’ultimo atto fu l’occupazione turca di Smirne, che fu messa,
letteralmente, a ferro e fuoco.
Le cause dell’incendio ancora oggi non sono chiare, ma ci furono scene
apocalittiche, con centinaia di migliaia di greci che affollavano il porto
cercando una qualunque via di fuga: la maggior parte dei profughi fu portata
in salvo da navi da guerra inglesi e americane.
Oggi la città, che si vanta di avere dato i natali ad Omero, ha il
nome turco di Izmir.
Nel 1923 il trattato di Sevres
fu sostituito dal trattato di Losanna e alla Turchia furono assegnati i confini
attuali.
Un milione e mezzo di cristiani furono costretti a lasciare la Turchia, e
circa settecentomila mussulmani furono espulsi dalla Grecia. Anche gli ultimi
armeni si rifugiarono in Russia o in America.
La Turchia divenne un paese completamente mussulmano, e di lingua turca…a
parte i curdi, che ancora oggi difendono la loro lingua e le loro tradizioni.
Nel 1923 Mustafa Kemal divenne presidente della nuova repubblica turca, e
ricevette il titolo di “Ataturk”: padre dei Turchi.
Ataturk, per i turchi di oggi, è ancora un mito, molto più di
un eroe nazionale…e, dal loro punto di vista hanno ragione!
A lui va almeno il merito di aver cercato di modernizzare il paese, avvicinandolo
alla cultura europea, senza rinnegare le “radici islamiche”.
La Turchia poteva diventare un esempio per gli altri paesi mussulmani.
Così non è stato, anzi l’integralismo islamico sta facendo
anche in Turchia la sua ricomparsa: perfino a Costantinopoli/Istanbul, unica
città turca in cui vivono ancora minoranze cristiane.
La Turchia recentemente ha chiesto
di entrare nell’Unione Europea.
Molti vedono favorevolmente l’ingresso della Turchia in Europa, anche
per evitare che l’unico paese mussulmano laico sia travolto dall’integralismo
religioso. Altri hanno chiesto che i turchi esprimessero almeno il loro rammarico
per i massacri degli armeni del 1915/1916.
Questa richiesta è stata nettamente respinta: la maggior parte de turchi
nega che ci sia stato il genocidio armeno o minimizza…
Oggi milioni d’emigranti turchi lavorano nelle città europee,
soprattutto in Germania. Potrebbero diventare ancora di più...
Finora i lavoratori turchi non hanno creato grossi problemi, ma il fondamentalismo
islamico rischia di contagiare anche loro. Senza contare gli antichi ricordi,
di quando l’impero ottomano ha rischiato di travolgere l’intera
Europa.
Mamma li turchi!
VI
Il gran pasticcio del Medio Oriente
Alla fine della Grande Guerra
i francesi riuscirono a farsi affidare dalla neonata “Società
delle Nazioni” un “mandato” su Siria e Libano.
In Libano la Francia aveva iniziato la sua penetrazione culturale sin dai
tempi di Francesco I, a cui il sultano Solimano aveva concesso diventare “protettore”
dei suoi sudditi cristiani. Del resto molti cristiani maroniti erano, almeno
in parte, discendenti degli antichi crociati franchi...
In ogni caso, sotto i francesi, il Libano ebbe un risveglio culturale, e un
decollo economico senza precedenti. I cristiani maroniti impararono a parlare
francese meglio dell’arabo, e riscoprirono le capacità mercantili
dei loro antenati fenici ...
Per un breve periodo il Libano fu chiamato“la Svizzera del Medio Oriente”:
era un paese relativamente ricco, dove sembrava che mussulmani e cristiani
avessero finalmente imparato a convivere in pace...
Sembrava!
In Arabia le città sante
della Mecca e Medina furono a lungo contese tra Hussein ibn Ali, e Abdul Aziz
Ibn Saud (entrambi ex alleati degli inglesi!)
Alla fine La Mecca fu occupata da Ibn Saud che divenne il primo re dell’Arabia
Saudita.
Gli inglesi trovarono allora un regno anche per due figli di Hussein: Feisal
e Abdallah.
Feisal divenne re dell’Irak, mentre Abdallah (bisnonno dell’attuale
re Abdallah II) si dovette accontentare di un piccolo pezzo di deserto tra
Arabia e il fiume Giordano, che fu chiamato Trangiordania (e poi Giordania).
L’Inghilterra si fece assegnare
dalla Società delle Nazioni” anche un “mandato” sulla
Palestina.
Gli inglesi sapevano che la Terrasanta era “un paese difficile”,
ma erano convinti che un’amministrazione “laica”, ma prudente,
con mussulmani e cristiani, avrebbe permesso all’Inghilterra di continuare
a dominare gli uni e gli altri.
In Palestina però c’erano anche gli ebrei: i pochi che erano
sempre vissuti in quel paese, e i “sionisti” a cui era stata promessa
la “National Home”.
Quando Lord Balfour, aveva preso il suo impegno con Rotschild probabilmente
pensava che il sionismo fosse solo un capriccio d’alcuni eccentrici
ebrei ricchi.
In condizioni normali ben pochi ebrei avrebbero lasciato i loro paesi per
un futuro incerto in Palestina…ma le condizioni dell’Europa negli
anni ’20 e ’30 non erano normali!
Nella giovane nazione polacca i non-polacchi erano un terzo della popolazione.
Gli ebrei di lingua yiddish erano milioni: presto molti furono costretti a
fare le valigie!
La situazione non era molto meglio in Cecoslovacchia, in Ungheria, in Unione
Sovietica.
Gli ebrei dovettero costatare che i nuovi stati nazionali erano più
intolleranti con le minoranze etnico-religiose degli imperi degli Asburgo
e degli Hollenzollern.
Dopo l’avvento al potere d’Adolf Hitler anche gli ebrei tedeschi
(fino ad allora più tedeschi che ebrei) cominciarono ad essere oggetto
di persecuzioni.
Non erano persecuzioni religiose, ma vero e proprio razzismo, che allora non
si vergognava a presentarsi come tale.
Gli ebrei in fuga sceglievano,
per lo più, gli Stati Uniti. Solo i più coraggiosi, o forse
i più disperati, giungevano in Palestina .
Gli ebrei sionisti arrivarono nella “Terra Promessa” con lo stesso
spirito dei loro antenati, guidati da Mosé e Giosuè. Come allora
gli ebrei erano un popolo senza terra…ma la Palestina non era una terra
senza popolo.
Al posto dei Filistei ora c’erano i Palestinesi, di lingua araba, e,
in gran maggioranza mussulmani.
Ancora nel 1919 il principe Feisal dava il benvenuto agli ebrei che si andavano
stabilendo in Palestina, auspicando “un futuro comune sviluppo delle
due comunità in spirito di concordia”.
Molti si illusero che la cosa fosse possibile...
I sionisti compravano a caro prezzo le terre aride, e (a differenza dei loro
antenati) erano pronti a collaborare cogli “indigeni” arabi, per
farle fruttare.
Negli anni precedenti alla Prima Guerra mondiale, in Palestina ci fu un continuo
afflusso di lavoratori arabi, dai paesi vicini, forse addirittura superiore
a quello dei coloni ebrei.
Eppure…
Gli arabi, con gli ebrei avevano vissuto in pace per secoli…ma gli ebrei
palestinesi erano pochi, e, soprattutto sapevano stare “al loro posto”
I sionisti, invece, erano tanti, e, soprattutto, erano diversi.
Fisicamente assomigliavano di più agli inglesi che ai loro correligionari
palestinesi. Anche la loro cultura era europea, e il loro atteggiamento era
troppo simile a quello dei coloni francesi in Algeria, o dei Boeri in Sud
Africa.
Gli arabi cominciarono a metterli sullo stesso piano dei colonialisti europei…anzi
peggio, perché i sionisti erano arrivati per restare, come gli antichi
crociati!
La pacifica convivenza tra ebrei e mussulmani era possibile, ma a quali condizioni?
I profughi ebrei non volevano più essere più una minoranza “tollerata”.
I sionisti incominciarono ad organizzare le prime comunità rurali (i
“kibbuz”), e le loro città (la prima fu Tel Aviv). Il loro
obiettivo non poteva che essere uno stato nazionale!
Gli inglesi stentavano a capire
questi strani ebrei, che parlavano (in maggioranza) una specie di tedesco,
ma avevano cominciato a studiare l’antico ebraico.
Come gli antichi romani, i britannici cercavano di conservare il loro impero
approfittando delle divisioni dei popoli soggetti.
Da un lato la crescente ostilità tra ebrei ed arabi favoriva l’occupazione
inglese.
Dall’altro…
Presto cominciarono gli attacchi degli arabi contro le comunità ebree:
talvolta spontanei, più spesso pilotati dai notabili palestinesi, che
vedevano minacciato il loro potere.
Ad un certo punto gli inglesi si resero conto che non erano più capaci
di mantenere l’ordine, e cercarono di bloccare l’afflusso dei
profughi ebrei in Palestina.
L’afflusso degli ebrei continuò, ma nella clandestinità.
Gli ebrei cominciarono ad organizzarsi per difendersi, da arabi e inglesi.
L’organizzazione militare più importante ebraica era l’Haganah,
ma non era l’unica.
C’era anche un’organizzazione ancora più estremista, guidata
dall’ebreo tedesco Avram Stern, che s’ispirava agli antichi Maccabei
e prendeva di mira, con attentati terroristici, soprattutto i soldati inglesi.
Stern arrivò addirittura a cercare accordi con la Germania nazista!
E’ fin troppo facile oggi
affermare che la Palestina (con tutto quello che gli ebrei ci hanno investito!)
poteva mantenere decorosamente sia la comunità araba che quell’ebrea.
Non era solo questione di soldi!
Ormai la guerra tra ebrei ed arabi era diventata una “guerra santa”,
e come tale veniva combattuta.
Ed era solo l’inizio…
VII
L’Europa tra una guerra e l’altra
Nel 1918, mentre a Parigi, si
discutevano i trattati di pace, molti, sia tra i vincitori che tra i vinti,
auspicarono un mondo migliore, in cui non ci sarebbero state più guerre!
In realtà la pace durò così poco, che oggi c’è
chi dice che le due guerre mondiali sono state in realtà due fasi della
stessa guerra!
I trattati di pace scontentarono tutti, vinti e vincitori, e i tentativi del
presidente americano Wilson di fissare i confini degli stati, tenendo conto
della volontà delle popolazioni, finirono per creare nuove ostilità
tra le nazioni europee, i cui effetti si sentono ancora oggi.
Il problema più grande
fu la divisione dell’impero austro-ungarico in cui convivevano (più
o meno) pacificamente tanti popoli di lingua e di religione differente, mescolati
tra loro.
La Serbia riuscì a diventare veramente “il Piemonte dei Balcani”,
riuscendo a convincere Croati, Sloveni e Bosniaci ad entrare nel nuovo regno
di Jugoslavia.
Difficile capire oggi cosa abbia convinto Croati e Sloveni (cattolici, e di
cultura mitteleuropea) ad unirsi ai Serbi (ortodossi) e ai Bosniaci (in gran
parte mussulmani).
Forse, nel 1918, a tenerli insieme fu solo l’ostilità verso l’Italia,
a cui contendevano Fiume, Zara (da cui partì la crociata della vergogna!)
e la Dalmazia (ex veneziana).
Il presidente americano Wilson si schierò apertamente dalla parte degli
slavi, e la Francia fece addirittura un’alleanza con la neonata Yugoslavia
(con dentro un po' di tutto).
Il compromesso che fu raggiunto alla fine scontentò tutti, e le proteste
italiane per la “vittoria mutilata” favorirono, nel 1922, la salita
al potere di Benito Mussolini.
La Germania pagò la sconfitta
con pesanti mutilazioni territoriali, e una gravissima crisi economica, che
fu risolta solo quando, nel 1933 salì al potere un demagogo austriaco,
con i baffetti.
Adolf Hitler promise ai tedeschi di farli tornare all’antico splendore.
Purtroppo, per un breve periodo, ci riuscì…
* * *
Nel 1922 la Russia prese il nome
d’Unione Sovietica. Il nuovo stato comprendeva quasi tutto il territorio
dell’Impero degli Zar. Le regioni a maggioranza mussulmana divennero
“Repubbliche Sovietiche” con una limitatissima autonomia…almeno
fino al 1990!
All’interno dell’Unione Sovietica le differenze religiose non
contavano. Le religioni erano tutte malviste, anche se non espressamente proibite.
La religione ortodossa era tollerata solo perché più accondiscendente
col regime comunista.
Altre Chiese, come la cattolica, furono ridotte a vivere nella clandestinità.
La Chiesa Cattolica Uniate sembrava scomparsa, ma sorprendentemente è
rinata dopo la fine del regime comunista.
Quanto ai mussulmani .. l’ostilità del regime era di tipo nazionalista,
non religioso.
Nelle “Repubbliche Sovietiche” dell’Asia Centrale fu favorito
l’afflusso di coloni Russi, e l’insegnamento della lingua russa
andava di pari passo con l‘indottrinamento politico.
Anche la cristiana Armenia divenne una Repubblica Sovietica, almeno la piccola
parte di Armenia che era stata occupata dalla Russia, e in cui molti Armeni
si erano rifugiati.
Si chiamava Repubblica d’Armenia, ma non era uno stato indipendente:
non ancora!
VIII
Piccole Guerre sante :Polonia, Irlanda, Spagna.
Nell’Europa laica e materialista
del Novecento sembrava non esserci posto per guerre sante…
Invece, tra le due guerre mondiali ci furono tre conflitti in cui la componente
religiosa ebbe una grande importanza.
La prima fu tra la piccola rinata
cattolicissima Polonia e la nuova Unione Sovietica, comunista e atea.
I Polacchi avevano sempre identificato la patria con la religione, ma questa
volta avevano sperato di ingrandirsi in Ucraina, approfittando della guerra
civile russa.
Nel 1920 i polacchi arrivarono ad occupare Kiev ma poi furono respinti dall’Armata
Rossa, e ricacciati fino alle porte di Varsavia.
I polacchi allora chiesero aiuto all’Occidente. La cristianità
stessa - dissero - era in pericolo.
Papa Poi XI naturalmente li appoggiò, ma anche le nazioni capitaliste
laiche di Francia e Inghilterra inviarono aiuti.
Volontari (cattolici, protestanti e laici) accorsero dappertutto, e alla fine
i polacchi fermarono i russi. L’Unione Sovietica fu costretta a riconoscere
l’indipendenza della Polonia, e soprattutto a rinunciare ad esportare
la rivoluzione leninista nell’Europa occidentale...per il momento, almeno!
E’ da notare che, per la prima volta nella storia i fautori delle libertà
democratiche combatterono accanto ai partigiani della fede.
Purtroppo la nuova Polonia finì per avere un regime autoritario, e
intollerante verso le minoranze (in primo luogo gli ebrei) come le vicine
Germania e Russia.
I polacchi si sentivano ancora minacciati, stretti tra due nazioni che per
secoli avevano combattuto.
Alcuni arrivarono a pensare che tedeschi e russi potessero mettersi d’accordo
per una “quarta spartizione della Polonia”: cosa che, nel 1939,
veramente avvenne!
***
Ci furono anche due “guerre sante” civili.
La prima fu in Irlanda dove ancora nel XX secolo i cattolici erano oggetto
di discriminazioni.
Per secoli la religione cattolica era stata per gli irlandesi un segno di
distinzione dagli inglesi.
Il cattolicesimo era diventato legale in Inghilterra solo nel XIX secolo,
ma in Irlanda i cattolici erano ancora considerati “papisti” e
contro di loro, in Irlanda del Nord, era nato l’Ordine d’Orange.
Il movimento cattolico più radicale era l’Irish Republican Brotherood
(IRB) che auspicava un’Irlanda indipendente e repubblicana.
I combattenti dell’IRB aderivano all’Irish Republican Army, vale
a dire l’IRA…sopravvissuto, come organizzazione terroristica,
fino ai giorni nostri.
Certo c’erano molti Irlandesi, cattolici e protestanti che auspicavano
un’autonomia dell’Irlanda all’interno del Regno Unito, ma
alla fine gli estremisti ebbero il sopravvento.
Nel 1916 l’IRA organizzò una rivolta in tutta l’Irlanda,
approfittando dell’impegno degli inglesi contro i tedeschi nella Grande
Guerra.
I tedeschi del Kaiser fornirono addirittura armi agli insorti: strana alleanza
tattica tra luterani e cattolici!
La ribellione fu immediatamente domata e gli inglesi reagirono contro tutti
i fautori della causa irlandese. Il risultato fu che tutti i cattolici irlandesi
finirono per chiedere l’indipendenza dall’Inghilterra, mentre
in Irlanda del Nord i contrasti tra Cattolici e Protestanti si trasformarono
in una vera e propria guerra civile.
Era veramente “guerra santa”?
Certo “orangisti”e
“papisti” (a parte la religione) erano quasi uguali: parlavano
la stessa lingua, avevano lo stesso brutto carattere, e soprattutto intendevano
la religione “nello stesso modo”.
Da Guglielmo d’Orange in poi tra la comunità cattolica e quella
protestante si era creato un solco che ancora non è stato colmato.
Nel 1921 l’Irlanda riuscì a diventare un “Dominion”
(quasi) indipendente, all’interno dell’interno dell’Impero
britannico, ma l’Irlanda del Nord rimase all’interno del Regno
Unito, con un regime speciale in cui i cattolici erano ancora più discriminati.
Solo nel 1947 l’Irlanda è diventata una repubblica indipendente.
Come bandiera ha adottato un tricolore, simile a quello italiano, ma, col
colore arancione, per dare soddisfazione alla minoranza protestante “orangista”.
In Irlanda del Nord, invece, “papisti” e “orangisti”
hanno continuato a combattere per tutto il ventesimo secolo, e solo oggi,
forse sembrano arrivati ad un accordo!
***
Un’altra guerra civile (l’ultima delle tante “guerre locali”
che insanguinarono l’Europa, tra una guerra mondiale e l’altra)
fu la guerra di Spagna, nata dopo l’“alzamiento”, dell'Union
Militar Española contro la Repubblica.
La guerra del 1936 fu solo l’ultima della tante guerre civili che insanguinarono
la Spagna, dall’invasione delle truppe di Napoleone in poi.
Negli ultimi due secoli gli spagnoli non si sono più impegnati nelle
guerre europee ma hanno preferito ammazzarsi tra loro, per motivi politici,
ma anche religiosi.
La fazione più conservatrice era legata al ramo della dinastia borbonica
dei “Carlisti”: assolutisti, ma anche fedeli alla Chiesa Cattolica.
Per contro i Borboni che si fecero chiamare “Cristiani” erano
più liberali, e meno cattolici.
Ancora più “laica” era la repubblica spagnola nata nel
1931.
Tutti gli storici moderni fanno, giustamente, notare che l’“alzamiento”
fu un colpo di stato militare contro un governo democraticamente eletto.
Tutti condannano l’aiuto dato dal governo fascista italiano al movimento
falangista di Francisco Franco, e soprattutto, l’intervento nella guerra
di reparti della Germania nazista, che sperimentò in Spagna le “armi
di distruzioni di massa”, denunciate anche nel quadro di Picasso “Guernica”...
Tutto questo é la verità...ma solo una parte della verità.
Quello che molti ignorano è che, per molti spagnoli, quelli che combatterono
dalla parte sbagliata (?), la guerra civile è stata una “guerra
santa”...anzi molti vescovi spagnoli la chiamarono addirittura “Cruzada”.
I contrasti religiosi in Spagna iniziarono, quando, caduta la monarchia, fu
instaurata la Repubblica Democratica dei Lavoratori.
Fin dai primi giorni il governo, guidato dal massone Manuel Azaña y
Díaz permise manifestazioni anticlericali che portarono alla distruzione
di un gran numero d’edifici religiosi.
In seguito furono emanate leggi che requisivano i beni della Chiesa, trasformavano
radicalmente le scuole cattoliche, addirittura proibivano manifestazioni religiose
pubbliche!
A nulla serve, ora, sostenere che la reazione anticlericale é stata,
la conseguenza di secoli di dominio della gerarchia cattolica in Spagna. In
ogni caso questi provvedimenti provocarono lo schieramento di tutte le forze
cattoliche con l’opposizione di destra.
L’avvento al potere, nel Febbraio 1936, del Fronte Popolare fece temere
a molti il peggio.
Dal febbraio al luglio del 1936 gli assalti alle chiese e ai conventi si moltiplicarono.
Il governo “popolare” dominato dai comunisti dimostrò,
nei confronti dell’opposizione monarchica e cattolica la stessa “tolleranza”
che i loro nemici fascisti avevano dimostrato pochi anni prima in Italia.
Il culmine delle aggressioni contro l’opposizione fu, nel luglio 1936,
l’assassinio del parlamentare monarchico José Calvo Sotelo (una
specie di Matteotti spagnolo, ma alla rovescia!).
Pochi mesi molte regioni della Spagna erano in mano agli insorti, e anche
l’Europa si divise tra i fautori del “governo legittimo”
e i falangisti.
Durante la guerra civile furono commesse enormi atrocità, da entrambe
le parti.
Impossibile dire chi ne ha commesse di più...ma ha veramente importanza?
I comunisti se la presero soprattutto con la Chiesa cattolica, con ancora
maggior impegno dei loro colleghi dell’Unione Sovietica.
Furono uccisi migliaia di sacerdoti e suore, e anche dodici vescovi!
Molti morirono gridando:
Viva España, viva Cristo Rey!
Solo nel 1987 i martiri spagnoli
sono stati proclamati beati.
Il loro torto è stato quello di avere come alleati Hitler e Mussolini.
Colpa gravissima naturalmente…ma i comunisti spagnoli avevano come alleato
il non meno “rispettabile” Stalin, poco gradito, allora, anche
ad inglesi e francesi.
Papa Pio XI aveva più volte condannato il nazismo, ma questo non gli
impedì di condannare il governo repubblicano spagnolo, i cui membri
erano d’accordo solo nella loro opposizione al cattolicesimo.
Gli ultimi anni della guerra di Spagna videro anche lotte interne alla sinistra:
comunisti “ortodossi” contro troskisti e anarchici. Erano guerre
tra atei, ma combattute con la stessa passione delle “guerre sante”!
La vittoria finale di Francisco Franco fu dovuta ai contrasti all’interno
del Fronte Popolare, ma anche al tentativo di comunisti e anarchici di liquidare
in pochi anni la religione cattolica, che per secoli era stato il simbolo
stesso della nazione spagnola.
Il risultato è stata la dittatura, quasi quarantennale, di Francisco
Franco, benedetta anche dal discusso papa Pio XII.
Per la Spagna é stato, un periodo nero, ma, in ogni caso, n’è
uscita in condizioni migliori delle nazioni ex-comuniste dell’est europeo.
XI
La crisi del colonialismo
Nel periodo tra le due guerre
mondiali, l’egemonia europea in Asia e Africa era arrivata al suo punto
più alto, e stava già iniziando il suo declino.
Questo naturalmente lo possiamo dire col senno di poi, ma anche in quel periodo
ci furono dei politici previdenti che cominciarono, per tempo, a prepararsi
per la fase “post coloniale”, concedendo ai loro “territori
d’oltremare” una limitate autonomia.
Del resto in Europa non si faceva altro che parlare di libertà e democrazia.
Questi valori valevano solo per gli Europei?
Naturalmente no ...e quindi proprio i cittadini delle “colonie”
asiatiche e africane più “occidentalizzati” divennero i
capi dei movimenti indipendentisti dei loro paesi.
Già all’inizio del Novecento la Corona Inglese aveva concesso
a Canadà, Australia, Nuova Zelanda e Sud Africa (insomma ai territori
governati da “bianchi”!) lo status di “Dominion, con ampia
autonomia amministrativa.
Nel 1931 la brutta parola “Dominion” scomparve, e le ex-colonie
divennero stati indipendenti, sotto la corona inglese, come membri del “Commonwelth
“ britannico.
Gli inglesi erano molto meno propensi a concedere autonomie ai loro sudditi
“di colore”.
All’India, che reclamava l’indipendenza, fu concesso una prima
forma di autonomia nel 1919:
L’ ”Indian Act” scontentò tutti, anche gli indiani
più inglesizzati che avrebbero voluto, almeno, essere equiparati ai
sudditi “bianchi” di Sua Maestà.
Tra i capi del movimento indipendentista indiano si distinse presto la figura
di Mohandas Karamchand Gandhi (detto poi “Mahatma”) che promosse
contro il governo inglese, una campagna di disobbedienza civile: una ribellione
“non violenta”, ma non per questo meno efficace.
La repressione degli inglesi fu sanguinosa, ma ebbe come risultato quello
di unire tra loro tutti i gruppi indipendentisti.
Gli inglesi sostenevano che solo il loro governo era in grado di mantenere
l’equilibrio tra le tante comunità etniche e religiose del sub-continente
indiano.
In un certo senso avevano ragione. Il governo inglese era duro, ma relativamente
giusto.
Durante la dominazione britannica, l’India aveva avuto un periodo di
pace, e relativa prosperità, mai conosciuta in passato.
Gandhi non lo negava, ma faceva notare che, tutti i popoli preferivano essere
mal governati da loro stessi, che essere ben governati da stranieri.
Come tutti i leaders politici indiani, Gandhi aveva studiato in Inghilterra.
La sua famiglia era di religione indù, ma il “Mahatma”,
sebbene profondamente religioso, era, tutt’altro che integralista: anzi
quasi un agnostico.
Gandhi cercò di coinvolgere nella lotta non-violenta contro gli inglesi
tutti gli indiani, per costruire un unico grande stato, dove indù,
mussulmani, sikh e cristiani, potessero convivere, in condizioni di pari dignità.
I mussulmani accettarono di allearsi con gli indù, ma la loro fu solo
una scelta tattica. I fatti che seguirono hanno dimostrato che i futuri “Pakistani”
erano incapaci di accettare uno stato che non fosse governato dalle leggi
dell’Islam.
La lotta degli indiani contro gli inglesi continuò...violenta e non!
Gli inglesi nel 1935 proclamarono un altro “Indian Act” in cui
l’India diventava una federazione di stati sotto il controllo della
Corona inglese, ma con una maggiore autonomia.
Alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale, molti politici inglesi si erano
resi conto che l’Impero Britannico non avrebbe potuto durare a lungo,
senza profondi cambiamenti.
L’ultima speranza dei britannici era ormai il nuovo “Commonwealth”:
un’associazione delle ex colonie in cui l’Inghilterra avrebbe
conservato la supremazia...almeno per un po’ di tempo!
***
I francesi erano meno lungimiranti degli inglesi, e non erano disposti a rinunciare
neanche ad un pollice del loro impero coloniale.
Anche nelle colonie africane francesi c’erano movimenti d’indipendenza.
Perfino in Algeria (francese già da un secolo) c’erano segnali
di rivolta.
La Francia era costretta a mantenere nelle colonie un esercito sempre più
numeroso, ma il mito della “Legione Straniera” resisteva...
Molti, in Francia, pensavano che i tutti i cittadini dei “territori
d’oltremare (mussulmani e cristiani) potessero aspirare a diventare
dei veri francesi.
Il problema si poneva soprattutto
in Algeria, la cui classe dirigente aveva completamente assorbito la cultura
francese. Molti algerini avevano studiato in Francia, combattuto nella Grande
Guerra...
L’unica cosa che li distingueva ormai dai francesi era la religione.
La religione contava ancora qualcosa nel laicissimo ventesimo secolo?
Moltissimi “cristiani”, in Europa erano diventati atei, o agnostici.
Anche molti mussulmani sembravano avviati sulla stessa strada.
Eppure...
In Algeria i coloni di origine
europea (i“Pied Noirs”) erano quasi un quarto della popolazione.
I “Pied Noirs” erano solo in parte francesi. Molti erano di origine
spagnola, italiana, maltese.
I coloni avevano in comune solo il loro complesso di superiorità sulla
popolazione araba e berbera.
Anche la religione cristiana, era da loro sentita soprattutto come un elemento
d’identità culturale, che li differenziava dagli “indigeni”.
Ai “pied noirs” cristiani avevano finito per unirsi anche gli
ebrei...anche quelli che vivevano in Algeria da secoli, dopo essere stati
cacciati dalla Spagna dei re Cattolici.
I potenti ebrei francesi erano riusciti a portarli dalla loro parte. Agli
ebrei algerini non sembrava vero, una volta tanto, di fare parte della classe
dominante. Col tempo scopriranno di avere fatto la scelta sbagliata!
I “pied noirs” difendevano colle unghie e con i denti i loro privilegi
nei confronti dei mussulmani.
Gli algerini che tornavano nel loro paese, imbevuti di cultura francese, erano
costretti a costatare che loro non erano veramente francesi, che per i pied
noirs” non lo sarebbero stati mai.
Fu così che ebbe inizio il movimento di rinascita islamica in Algeria...
***
L’Italia fascista non si accorse nemmeno della crisi del colonialismo,
e creò il suo piccolo impero proprio mentre gli inglesi si stavano
preparando ad abbandonarlo.
Intorno al 1930 gli Italiani completarono la riconquista della Libia, (l’
avevano quasi persa, durante la prima guerra mondiale!) liquidando poco alla
volta le ultime tribù ribelli.
Il simbolo dell’Italia colonialista divenne il generale Graziani, che,
nel 1931, domò la rivolta della Cirenaica facendo impiccare il capo
dei ribelli, Omar el-Muktar.
Omar el-Muktar é il protagonista del film propagandistico "Il
leone del deserto", fatto girare, molti anni più tardi, dal colonnello
Gheddafi.
Questo film stravolge completamente il solito clichet “italiani bravi
gente”, che a Mussolini del resto non piaceva. In ogni caso gli italiani
non fecero niente di diverso da quanto avevano fatto gli inglesi in Sudan
dopo la ribellione del Mahdi.
Per i ribelli libici fu “guerra santa; per gli italiani solo il biglietto
d’ingresso al “club delle grandi potenze”
Nel 1935, Mussolini decise infine
di vendicare la vecchia sconfitta d’Adua occupando l’Etiopia,
unico stato africano rimasto indipendente,
Molti dicono che la diplomazia italiana ha avuto via libera da Francia e Inghilterra.
E’ probabile...ma i “trattati segreti" si possono sempre
smentire!
Quando le truppe italiane attaccarono l’Etiopia la pubblica opinione
europea (diventata improvvisamente anticolonialista) insorse contro l’aggressione
ad uno stato libero, e per giunta cristiano.
Inglesi e francesi si affrettarono a condannare pubblicamente l’Italia
fascista, e fecero approvare dalla Società delle Nazioni delle sanzioni
economiche contro l’Italia, che Mussolini definì pubblicamente
come “inique”.
Più che inique, le sanzioni si rivelarono controproducenti, perché
la propaganda fascista riuscì ad utilizzarle per far nascere in molti
italiani un po’ d’orgoglio nazionale.
Perché doveva essere negato all’Italia l’impero che Inghilterra
e Francia avevano già avuto?
Per tenere su la vacillante economia italiana fu creato un regime di “autarchia”,
e le “inique sanzioni” non funzionarono...anche perché
pochi, alla fine, le rispettarono!
Nel 1936 l’Etiopia, che aveva respinto per secoli invasori mussulmani
e cristiani, fu conquistata...
Le truppe del generale Badoglio entrarono ad Addis Abeba, e Mussolini poté
annunciare con orgoglio il “risorgere dell’impero sui colli fatali
di Roma”.
La maggior parte degli italiani accolse con entusiasmo la notizia.
Molti coloni partirono per la Tripolitania, la Cirenaica e l’Etiopia
in cerca di un “posto al sole”.
Anche nella guerra d’Etiopia gli Italiani sono stati accusati d’atrocità...ma
in questo campo inglesi e francesi hanno troppi scheletri nell’armadio
per potere legittimamente protestare.
L’opposizione antifascista aveva, come unica arma, la satira. Non molto
tempo dopo, cominciò a circolare, sottovoce, questa filastrocca:
Quando Vittorio Emanuele era
re,
una volta c’era il caffè!
L’hanno fatto imperatore,
c’é rimasto solo l’odore!
Abbiam preso l’Albania
e anche l’odore é andato via!
Se prenderemo degli altri stati
se n’andranno pure i surrogati!
X
La Seconda Guerra Mondiale
La Seconda Guerra Mondiale é
stata il più sanguinoso conflitto di tutti i tempi.
Non é stata assolutamente una “guerra santa”, neppure di
nome, per nessuno dei contendenti.
Nel 1939, la religione contava poco per gli italiani, pochissimo per gli inglesi,
i francesi, e gli americani...praticamente niente per i tedeschi (nazisti),
i russi (comunisti) e i giapponesi (nazionalisti agnostici).
Questa constatazione dovrebbe smentire, da sola, il “dogma” degli
“integralisti laici” (da Lucrezio in poi) che la religione é
la causa di tutti i mali!
Molti dei soldati, che si combatterono
sui due fronti, si consideravano cristiani. Alcuni si convinsero anche che
Dio era favorevole alla loro causa. (“Dio è con noi!”)
I cattolici tedeschi dopotutto combattevano contro i comunisti russi senzadio,
e anche gli italiani dell’ARMIR, e i volontari spagnoli in Russia.
D'altra parte anche l’esercito russo era pieno di cristiani: Stalin
aveva chiesto, ed ottenuto, l’appoggio della Chiesa ortodossa russa,
e i pope erano tornati a benedire i soldati.
La Chiesa cattolica, durante la
guerra, non prese una posizione chiara.
Non fu proclamata nessuna crociata, né antinazista, né anticomunista.
Papa Pio XI aveva più volte condannato nazismo e comunismo, entrambi
sicuramente avversi i valori cristiani.
Negli ultimi anni il papa aveva preso le distanze anche dal regime fascista
italiano, con cui pure, nel 1929, aveva firmato I Patti Lateranensi, con cui
era nata la” Città del Vaticano”.
Pio XII continuò la politica del suo predecessore, ma con alcune sfumature
differenti, condannando “gli opposti estremismi” ma dando, di
fatto, più risalto all’anticomunismo che all’antifascismo.
Molti hanno rimproverato a Pio XII la sua politica troppo “prudente”,
soprattutto negli ultimi anni della guerra quando le atrocità naziste
erano ormai chiare a tutti.
I suoi difensori fanno presente che quella “prudenza “ evitò
al papa stesso di essere deportato in un lager, e salvò migliaia di
rifugiati politici ed ebrei che si nascosero in Vaticano.
Questo è un fatto innegabile, ma sul papa è rimasto l’alone
del sospetto, che gli ha impedito di diventare beato, insieme a Papa Giovanni
XXIII.
Motivi politici spesso (giustamente!) hanno peso nelle canonizzazioni...ma
appunto per questo trovo assurdo che al posto di Pio XII abbiano preferito
fare santo Pio IX, le cui colpe politiche sono state molto maggiori!
Quando la guerra cominciò ad andare male per la Germania anche molti
cristiani dell’Asse cominciarono ad avere il dubbio di stare combattendo
dalla parte sbagliata.
Molti italiani si scoprirono di colpo pacifisti: quelli che dopo l’8
Settembre, abbandonati da re e generali, se la squagliarono al grido Tutti
a casa!
Altri ebbero il coraggio di cambiare bandiera, come anche molti preti partigiani.
Ci furono anche quelli che rischiarono la vita per proteggere gli ebrei dall’olocausto,
ma anche quelli che li denunciarono per trarne profitto. Magari trovarono
una giustificazione religiosa anche per questo!
In ogni caso la Seconda Guerra Mondiale fu una guerra lunga, sanguinosa, ma
soprattutto sporca come nessun’altra.
Nel Maggio 1945 le truppe russe
entrarono a Berlino.
La Germania era a pezzi, ma anche il resto dell’Europa non stava molto
meglio.
L’Inghilterra, era la grande vincitrice, ma era uscita dalla guerra
molto indebolita.
La Francia, occupata per anni dai nazisti, era riuscita a figurare tra i vincitori:
per merito della guerra partigiana del generale De Gaulle, ma soprattutto
per la volontà, d’Inghilterra e America, di avere nel continente
almeno una nazione capace di opporsi all’Unione Sovietica.
Quanto all’Italia ...é meglio non parlarne!
(Quando il governo italiano con le spalle al muro si decise ad annunciare
l'8 settembre un "armistizio" (ma in effetti era una "resa
incondizionata") già firmato da cinque giorni, l'Italia fu protagonista
di un'avventura forse mai avvenuta prima nella storia: perdere nello stesso
momento due guerre, una con il "nemico" contro cui si era combattuto
per tre anni, e una contro l'alleato di tre anni divenuto il nuovo nemico.
Una catastrofe! Un intero esercito (80 divisioni) sbaragliato il sole ventiquattrore.
Due milioni di uomini in un umiliante abbandono senza più ordini) (Silvio
Bertoldi - Storia illustrata - Settembre 1983).
***
La Seconda Guerra Mondiale aveva
completamente distrutto la supremazia europea.
Le nuove grandi super-potenze erano diventate gli Stati Uniti d’America,
e l’Unione Sovietica (finché é durata!).
La vecchia Società delle Nazioni si trasformò nella nuova Organizzazione
delle Nazioni Unite, a cui aderirono, poco alla volta, anche le ex-colonie
di Asia e Africa diventate indipendenti.
Presto nell’ONU i paesi afroasiatici divennero la maggioranza...e molti
di loro erano mussulmani!
XII
Gli islamici e la Seconda Guerra Mondiale
L’atteggiamento degli islamici
nei confronti dei contendenti fu perlopiù filotedesco.
Anche la Turchia all’inizio fu favorevole alla Germania ma i successori
di Ataturk, a differenza di Mussolini, ebbero il buon senso di aspettare,
e cambiarono gradualmente atteggiamento dopo le prime disfatte tedesche, arrivando
perfino a dichiarare guerra alla Germania...negli ultimi giorni di guerra!
Alcuni Arabi furono più impazienti...
***
Nel 1941 Italia e Germania avevano
occupato quasi tutta la Grecia e le truppe italo-tedesche comandate da Rommel
sembravano marciare sull’Egitto. Molti arabi erano contrari agli inglesi:
se Rommel fosse veramente arrivato ad Alessandria avrebbe avuto un’accoglienza
trionfale!
Per il trasferimento delle truppe indiane in Egitto gli inglesi usavano le
loro basi in Irak.
L’Irak era, in teoria, un regno indipendente, ma “ospitava”
numerose basi militari inglesi.
I britannici controllavano poi completamente l’economia del paese, e
soprattutto, il petrolio.
Lo scontento tra i militari iracheni cresceva.
Il capo dei ribelli, il generale Rashid Alì prese accordi con italiani
e tedeschi, che promisero appoggio aereo.
Con un colpo di stato (primo di una lunga serie, in Irak!), nell’Aprile
1941, il re fu deposto, e l’esercito iracheno attaccò in forze
le basi inglesi.
I fatti dimostrarono che il colpo di stato era stato mal preparato, e peggio
condotto.
Germania e Italia non furono in grado di fornire l’appoggio richiesto
ed i ribelli furono presto sopraffatti.
Gli inglesi furono di nuovo padroni dell’Irak e del suo petrolio, ma
il rancore in Irak contro gli inglesi rimase...anzi rimane!
Erano i primi segni del risveglio del nazionalismo arabo, ma la rivolta non
avvenne in nome della fede islamica...non ancora!
***
In IRAN, dal 1925, era al potere
Reza Khan, primo (e penultimo!) scià, della dinastia dei Pahlevi.
Reza Khan aveva portato avanti una politica di laicizzazione dello stato simile
a quella di Kemal Ataturk, ma con minore fortuna.
Reza Khan aveva cercato di ridurre la tutela economica degli inglesi affidando
importanti appalti a società tedesche e italiane.
Come manifestazione di indipendenza non era molto, ma per gli inglesi era
fin troppo!
In Iran, all’inizio della guerra, lo scià Reza Khan proclamò
la sua neutralità, ma agli inglesi non bastò.
I britannici chiesero allo scià l’espulsione di tutti i cittadini
tedeschi e italiani.
Lo scià rifiutò, facendo presente che sarebbe stata la rovina
dell’economia iraniana...
Bastò questo rifiuto per rendere lo scià, agli occhi degli inglesi,
un “filo-nazista!
Gli inglesi non potevano correre
il rischio che in Iran ci fosse un’insurrezione come in Irak.
L’Iran era importante, non solo per il petrolio, ma anche perché
nel territorio persiano era possibile fare transitare truppe e mezzi di rifornimento
per la Russia, invasa da Hitler.
Nell’Agosto 1941 gli inglesi inviarono allo scià un ultimatum
imponendogli di permettere a Russi e Inglesi di occupare alcune regioni del
paese per garantire il passaggio d’uomini e mezzi dall’Oceano
Indiano al confine russo.
Lo scià rifiutò, ma inglesi e russi occuparono ugualmente il
paese.
Le truppe iraniane fecero una resistenza poco più che simbolica.
Sembra che lo scià volesse solo dimostrare a tutti, e soprattutto ai
tedeschi, che la neutralità dell’Iran era stata violata.
Non credo che Reza Khan si aspettasse veramente che le truppe tedesche superassero
il Caucaso e arrivassero in Iran, ma nel caso...
Reza Khan fu deposto, e sostituito dal figlio Reza, secondo (e ultimo!) scià
della dinastia.
Questa ennesima spartizione dell’Iran tra inglesi e russi ha lasciato
brutti ricordi nel paese.
L’accordo era che gli eserciti invasori avrebbero lasciato l’Iran
subito dopo la guerra.
I Russi se n’andarono, di mala voglia, solo nel 1946.
Gli inglesi ritirarono le loro truppe, ma mantennero la supremazia economica,
finché poterono!
***
Più complessa era la situazione
in PALESTINA, dove da anni gli inglesi erano costretti a combattere contro
ebrei e mussulmani.
I mussulmani erano convinti che gli inglesi fossero a favore degli ebrei,
e molti non nascondevano simpatie filonaziste. Gli inglesi invece facevano
di tutto per non scontentare la maggioranza mussulmana, e arrivarono a rimandare
indietro le navi dei profughi ebrei che scappavano dall’Europa occupata.
Malgrado tutto gli ebrei, finirono, quasi tutti, per schierarsi dalla parte
degli inglesi.
Solo il “Maccabeo” Stern (nel suo furore antibritannico) si schierò
a favore dei nazisti. Per questo Ben Gourion (il futuro capo dello stato d’Israele)
fornì agli inglesi le informazioni per farlo catturare, insieme con
molti dei suoi seguaci.
Stern morì nel 1942, ma la cosiddetta “Stern Gang” gli
sopravvisse, e diede un grosso contributo nella guerra contro gli arabi del
1947.
Molti ebrei considerano ancora Stern un eroe. Almeno quelli più estremisti...
Man mano che venivano scoperte
le atrocità dell’Olocausto, gli inglesi trovarono sempre più
difficile mantenere la loro politica filo-araba (come richiesto dalla ragion
di stato) o permettere agli scampati di concentramento nazisti di sbarcare
in Palestina, come richiesto a gran voce da tutta la pubblica opinione europea.
In fine la stessa Inghilterra propose una spartizione della Palestina tra
arabi e ebrei. Soluzione che si dimostrerà molto difficile da attuare!
CAPITOLO
16 >
Dalla Guerra Fredda alla nuova Jihad. (A.D. 1947-2001)
La Guerra fredda - La Lega Araba e lo stato d’Israele - La
crisi del 1956
La fine del colonialismo in Asia - La fine del colonialismo in Africa
Pacem in terris - La fine del Saladino - Guerra santa e petrolio
Altre guerre sante: Cipro, Timor, Iran. - Jihad e Crociata
La fine della Guerra fredda - Le guerre di Saddam - La nuova Jihad.