SEGUONO POI ALTRI 30 CAPITOLI SU HITLER

interessante é prima conoscere la
STORIA DELLA GERMANIA NEI TRE PERIODO PRECEDENTI

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HITLER: Come poté un un uomo tanto rozzo, con la quinta elementare, con una gioventù da barbone,
spregevole, in Austria inabile al servizio militare, tenere in scacco per 12 anni, il mondo intero?
"Comparve Hitler, un uomo di limitate capacità intellettuali, inadatto a qualsiasi lavoro utile, pieno di invidia e di amarezza contro tutti quelli che erano stati favoriti più di lui dalla natura e dal destino. [..] Odiava più di qualsiasi altra cosa proprio quella cultura e quella educazione che gli erano state negate per sempre. Nella sua disperata ambizione di potere, scoprì che i suoi discorsi sconnessi e pervasi dall'odio suscitavano gli applausi frenetici di quanti si trovavano nelle sue stesse condizioni e condividevano le sue opinioni. Raccattava questi relitti della società per la strada, nelle osterie, organizzandoli intorno a sé. In questo modo avviò la sua carriera politica. Ma ciò che veramente lo portò a diventare un Führer era il suo odio acerrimo contro ogni cosa di origine straniera e specialmente contro una minoranza inerme, gli ebrei tedeschi. La loro sensibilità intellettuale lo metteva a disagio e la considerava, non del tutto erroneamente, non tedesca."
(Albert Einstein) dal libro “The Human Side”


Fu un folle? O un vendicatore delle umiliazioni subite dalla Germania alla Prima Guerra Mondiale?
I tedeschi - TUTTI - lo seguirono e lo indicarono come "un uomo venuto dal cielo" per far ritornare la Germania grande.
Come del resto lo si disse di Mussolini, quando fu chiamato dagli italiani e dai preti "Uomo della Provvidenza".
Altrettanto -prima- lo si disse per A. Magno, Cesare, Nerone, Gengis Khan, Barbarossa, Napoleone, Stalin,
TRUMAN, dopo aver sganciato la bomba atomica lui disse: "per salvare i miei uomini".

Andando avanti così, altri lo diranno ancora, visto che qualcuno anche oggi va dicendo
"io ho più bombe atomiche di te" , sono un "genio".

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Hitler (dopo aver trascinato l'Europa al massacro) lo definiamo oggi uno stupido paranoico, tuttavia c'erano molti intellettuali a sostenerlo, c'erano banchieri, industriali, capitalisti e c'erano anche persone intelligentissime (il filosofo ebreo Wittgestein - il massimo pensatore del XX secolo, che a Linz frequentò la stessa scuola di Adolf Hitler - già a lui inviso - "quell'ebreo sapeva sempre tutto" dirà in seguito).
Poi al personale disegno di Hitler erano d'accordo 30 milioni di tedeschi, all'improvviso diventati tutti novelli invincibili "Sigfrido". Stupido? Pensate un po' se avesse vinto quanti onori avremmo fatto alla sua "intelligenza".

Intelligenti furono gli americani che vinsero? (ma grazie al nucleare, nato in Germania nel 1938 >>>>>>

Gli americani (nei primi anni '40, la crisi del '29 non era stata ancora risolta) opportunisticamente erano già intervenuti nella Prima G.M. (facendo grandi affari) e poi mirando ancora a questi intervennero anche nella 2nda G.M. (ma anche in questa dopo 3 anni !) con tutta l'Europa già in ginocchio. Eisenhower dopo averla portata a termine con una vittoria, ed essere diventato Presidente degli Usa, titolò poi le sue "Memorie", con un bel titolo "Crociata in Europa". I Saraceni, "infedeli" della "democrazia" eravamo questa volta noi Europei, Italiani compresi.
Motivo dell'intervento disse Wilson: "per i valori che sono sempre stati più cari ai nostri cuori: la DEMOCRAZIA";
e per "i diritti e le libertà delle piccole nazioni" (si dimenticò però di darli prima al confinante Messico e al "suo" Texas, che reclamava (e ancora quest'ultimo reclama) da anni la sua indipendenza da Washinghton.

Hitler aveva fatto scrivere nei cinturoni il motto delle antiche "Crociate" verso i nemici "Dio é con NOI"! E chiamò quando iniziò la sua guerra contro la Polonia "La mia guerra umanitaria !!"

Ma gli Americani nel farle le guerre dicono pure loro di confidare in DIO, "In God we trust", e questo motto è stato scritto (forse non a caso!) proprio sui biglietti da UN DOLLARO.
Ma "Dio è con noi", era anche il motto delle "Crociate" verso gli infedeli. Infedeli che oggi, confidano in ALLAH ("Allah è grande" ed "è con noi") quando ammirano le loro imponenti città sorte con il prezioso dono elargito (i "pozzi di petrolio") che noi dobbiamo pagare con tanti biglietti di UN DOLLARO con su scritto "In God we trust" e non ALLAH !

Tutti confidano in DIO. Ma con tutto il suo potere - non ha voluto proprio Lui che nascessero altre religioni ?
altre credenze, altre rivelazioni, che hanno poi causato tante guerre? E chissà quante altre ancora!

GUERRE COMBATTUTE PER MOTIVI RELIGIOSI? DI CIVILTA'? PER LA DEMOCRAZIA? FORSE DI RAZZE? MAI !
( LA GUERRA D'INDIPENDENZA AMERICANA FU INFATTA FATTA CON I PROPRI FRATELLI !!! )
E COSI' LE TANTE GUERRE DEL NOVECENTO EUROPEO (in Italia anche tra italiani in un folle 1943-45)
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VEDI ANCHE NAZISMO E FASCISMO
DUE REGIMI E CONFRONTO >>>>

LA DISASTROSA GUERRA ALLA FRANCIA
CHI LA VOLLE? MUSSOLINI O GLI ITALIANI?
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<<<< tabella TUTTE LE FASI
....... DELLA GUERRA DI HITLER

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Questo testo non vuole essere apologetico, ma solo riferire un clima politico e la cultura del tempo, ciò che veniva pubblicato e quindi ciò che si leggeva. Quindi - senza fare alcun commento - riportiamo fedelmente i testi, non per dare torti o ragioni, ma per capire. E' dal passato che si costruisce il presente e su questo si costruisce il futuro. Volerlo ignorare, il passato, si rischia di ripetere gli errori contenuti in tanti demagogici "Vangeli" che ogni tanto vengono riscritti da un nuovo "uomo della provvidenza". - Più avanti - così saremo imparziali - troveremo anche gli altri "vangeli" quelli di LENIN, quelli di STALIN, quelli di NAPOLEONE di GARIBALDI di GIOLITTI - , gli STATI UNITI, la FRANCIA , la CINA , la RUSSIA , le varie RELIGIONI , l' 'ISLAM gli EBREI, ecc. ecc.

 

PER CAPIRE BENE IL PERIODO HITLERIANO E MUSSOLINIANO NON
SI PUO' FARE A MENO DI LEGGERE PRIMA, CIO' CHE AVVENNE
PRIMA E AL TERMINE DELLA 1ma GUERRA MONDIALE
LO SCONQUASSO DELL'EUROPA CHE ANCORA OGGI NON E' FINITO

* * * ANNO 1919 - CONFERENZA DI PACE A PARIGI - VINCITORI E VINTI >>>>>>
POI VEDI ANCHE LA PAGINA CHE SEGUIRA' SUBITO DOPO (GLI ESORDI DEL FASCISMO)

(((((( non bisogna qui dimenticare che l' entrata in guerra dell'Italia nel 1915 fu fatta contro la Gemania- Austria (ns. ex alleata)
fu voluta dall'ebreo SONNINO, che all'insaputa dello stesso governo (300 ministri avevano già appoggiato Giolitti per la neutralità)...
andò a fare il segretissimo PATTO DI LONDRA >>>>> >> alleandosi con Francia, Inghilterra, Russia (Triplice Intesa)
per entrare con loro in guerra contro la Germania e Austria (un patto che fu considerato un tradimento)
Perfino il Gen. Cadorna in quei giorni già stava disponendo le forze per andare in aiuto dell'Austria.
(((( SAPPIAMO COME ANDO' A FINIRE - PER L'ITALIA UNA "VITTORIA MUTILATA - CON 600.000 morti. )))))))
(ci prendemmo (Wilson era contrario - lo voleva autonomo ) l'Alto Adige (aprendo una storia infinita) mentre il Trentino ce l'avevano già offerto).
Per farla breve la successiva 2a G.M. fu una rivalsa di Hitler e dei tedeschi per quella che era stata dichiarata nel 1915 dall'ebreo Sonnino.
Poi ci fu la guerra "dichiarata" nel 1933 proprio dagli ebrei di tutto il mondo, quando Hitler era ancora nessuno, appena salito al Governo.
Come vedremo - con i dcumenti dell'epoca -
più avanti)

 

La voce arrabbiata di Hitler

(l'attacco alla Polonia)
....
Regeln einer humanen Kriegfuhrung....
( " ...la mia guerra umanitaria..." )

seguono in fondo alle pagine
altri 22 link tutto sul periodo di HITLER

UNA BREVE BIOGRAFIA

HITLER ha compiuto 44 anni quando il 31 gennaio del 1933 sale (lo mettono) al potere.  Per destino é nato a Braunau am Inn, una città sul fiume bavarese, un corso d'acqua che la divide da due millenni (città nata da un castro romano di Augusto-Druso- sulle due sponde, forse con la funzione di villaggio cuscinetto arretrato dai limes romani nel vicino Danubio). Caduto l'impero romano, passate le bufere delle invasioni dei barbari, quelle successive dei carolongi determinarono le nuove spartizioni, e dall'anno 976 il fiume, e così il ponte, continuò a separare la Germania dall'Austria ( Ostmark ).  
A Braunau, al di qua e al di là del ponte, si parla da sempre la stessa lingua, la  tedesca bavarese, anzi lo stesso dialetto. Ogni abitante della città - separata sola da un ponte (il padre di Hitler -in gioventù ex mugnaio, ex calzolaio infine impiegato statale- ci lavorava come doganiere) sognava fin dalla culla di vedere riunita Braunau in un unica città e sotto un unica nazione: cioè la Germania. Con la Vienna asburgica non ci fu mai armonia.  Del resto era trattata da Vienna come un paese di montanari.

Ogni cittadino di Braunau da secoli aspettava che nascesse un condottiero che finalmente elimininasse quell'odioso confine (in mezzo al ponte) che non ha mai rispettato la volontà degli abitanti delle due sponde (molto spesso anche parenti). E lo stava aspettando quel condottiero da duemila anni! 
Mai sentita tanta simpatia per Vienna lontana, e a loro volta gli Asburgo (con la cosiddetta Wienertum, quella orgogliosa  superiorità culturale di cui i viennesi hanno coscienza e che li differenzia (dicono loro) dal resto dell'Austria) riservavano poche attenzioni a questa terra posta a Ovest, che paradossalmente è chiamata Austria Superiore, mentre quella a Est -la viennese- Austria Inferiore. 

Del resto per molti secoli, in età romana e nel medioevo, i territori della grande Austria fino a Maria Teresa - non quella disegnata poi sulla cartina da Wilson - non formarono mai una compatta unità statale, proprio perchè non omogenei sul piano etnico, per la presenza di germanici bavaresi, latini e slavi.
Carlo Magno sulla fine del sec. VIII costituì la Marca Orientale (Ostmark - e usò ancora quel limes romano) proprio per fermare le popolazioni che provenivano da sud e da est (tribù di turchi e irano-caucasici), poi dal 976 con la casa dei Babemberg il confine divenne per secoli la trincea avanzata del mondo cristiano. Gli Asburgo sempre più custodi dell'ortodossia cattolica non solo continuarono l'opera iniziata dai Babemberg, ma a partire dal '300 s'impadronirono della Carinzia (per le miniere), poi del Salisburghese (quest'ultimo per un certo periodo fu della Chiesa) e del Tirolo.

 
Per questo motivo si crearono due diverse amministrazioni, ma nel 1518 con una dieta a Innsbruck dell'imperatore Massimiliano i nuovi territori furono costretti controvoglia a riconoscere l'unità del paese. Una poco spontanea unione che di fatto non avvenne nemmeno con le riforme di Maria Teresa, che anzi accentrò e accentuò tutto il potere a Vienna. Rimase così l'Austria Superiore un territorio assai omogeneo, molto germanizzato, ma con una forte tendenza a guardare a nord (dove proprio ai tempi di Maria Teresa stava nascendo la Zollerverein germanica (ma M.T. non vi aderì, sbagliando), e in parallelo il nazionalismo e la potenza politico-economica prussiana), e non a guardare a Vienna che invece si adoperava e si affannava a Est e sui Balcani (che fu poi l'origine di tante sue disgrazie, e anche la fine dell'impero). 
E se prima questi territori a ovest erano stati abbandonati e lasciati solo sopravvivere di pastorizia, con il crollo dell'impero -politicamente- venne il peggio. Linz, Salisburgo, Braunau, guardavano alla confinante Bavaria, a Monaco e non a Vienna. (Hitler considerava la capitale "la parassita", e che i suoi funzionari "bisognava mandarli a pascolare le vacche". Il suo infelice soggiorno di barbone nella grande opulenta e godereccia capitale, senza una lira in tasca, fece poi il resto. Peggio ancora il suo rancore quando volendo partecipare alla guerra del '14, offrendosi volontario, si sentì dire che non era abile. E lui andò a offrirsi ai tedeschi. 

Insomma da Cesare ai limes di Marco Aurelio e così per altri 1700 anni nelle più di cento spartizioni della storia, una unione non era mai avvenuta, nemmeno nell'ultimo conflitto ('15-'18) quando sui territori delle potenze vinte, Wilson tracciò le sue linee sul crollato Impero Asburgico, e lasciò immutata la atavica delusione nei cittadini di Braunau; oltre che un astio e il rancore dentro il loro sangue e nei loro geni fin dalla nascita.

Anche Hitler che vi era nato, nel suo Dna quel rancore se lo portò dietro, soprattutto quando scartato dall'esercito asburgico, allo scoppio del Prima guerra Mondiale, volle diventare tedesco e andare a combattere per la Germania; poi diventato Fuhrer nel '38, il 12 marzo, invase l'Austria e abolì il confine lui stesso, di persona, con la città che impazziva dalla gioia. Nella storia nessuno era stato capace, lui sì, ed era addirittura nato proprio in quella città, in quella casa che esiste ancora, oggi usata come Volsksbucherei ( Biblioteca pubblica).

ADOLF HITLER dunque a Braunau am Inn, nel 1889, nasce in questa casa abitata da un doganiere, in gioventù ex calzolaio e prima ancora aiutante mugnaio in casa di suo zio
JOHANN Hutler, fratello di GEORG, (nonno di Hitler) che quando firmava usava però il cognome storpiato in Hiedler. 
Si chiamava ALOIS quel doganiere, ed essendo figlio illegittimo portò nei primi trentanove anni della sua vita il cognome della madre, Schickgruber. 
Sua moglie (la terza) che gli partorirà poi Adolf, era Klara Poelzl, figlia di una figlia di Johann (senza figli maschi), maritata Poelzl, quindi una cugina acquisita di Alois. Infatti il cognome era sia dei genitori di Klara che di Alois:  Hutler e Hiedler, i due fratelli mugnai di Spital.

Nativo dunque  Adolf Hitler di una zona (fin dai limes Romani) la cui presenza di ariani Arii indoeuropei era ed è bassissima. 

Anzi sembra che lui stesso - Adolf Hitler- da parte di padre fosse di origine ebrea, infatti  il padre ALOIS era il figlio di una serva non proprio giovane (Maria Anna Chicklgruber - 42 anni) che era stata messa incinta da un ricco commerciante che sappiamo era ebreo, Frankenberger, o forse ingravidata da suo figlio ventenne. Comunque o padre o figlio dovevano essere indubbiamente i responsabili di questa indesiderata maternità,  perchè poi alla nascita  (1832) si presero infatti cura del bambino (appunto questo Alois, il futuro padre di Hitler) e pagarono una retta mensile alla ex serva fino a quando il frutto della colpa ebbe quattordici anni (un comportamento che significa, sembra  chiaro, che era stato uno dei due a ingravidarla).
Questa donna - Maria Anna - cinque anni dopo finì poi di fare la contadina nel villaggio di Strones. Aveva già 47 anni (Alois 5)  quando conobbe e sposo'  il 7 giugno 1837  GEORG Hiedler, cinquantenne, un mugnaio ambulante di Spital, che o per non fargli perdere la retta dei Frankenberger  o per sue altre ragioni non si curò di legittimare il figliastro - come avveniva di solito quando ci si sposava con una donna-madre.

ULTIMISSIME - da “Il Giornale” del 26 agosto 2010. Che Hitler avesse sangue ebreo nelle vene come abbiamo letto sopra non vi erano quasi dubbi. Ma ora sembra che sia la scienza a dimostrare, senza possibilità di confutazione, l’origine ebraica e forse anche nordafricana del Führer. Lo dimostrerebbe l’analisi del Dna.
A indagare sono stati due belgi, il giornalista Jean-Paul Mulders e lo storico Marc Vermeeren che, con somma pazienza hanno rintracciato ben 39 discendenti di Hitler (cosa non facile dato che tutti costoro cercano in ogni modo di nascondere l’imbarazzante parentela) dai quali hanno ottenuto altrettanti campioni di saliva. Rigorose analisi di laboratorio – scrive l’inglese Daily Telegraph che riprende la notizia dalla rivista belga Knack – avrebbero rintracciato il cromosoma Aplogruppo Eib 1b1, rarissimo fra gli occidentali e comune invece fra gli ebrei ashkenaziti e sefarditi, nonché fra i berberi del Marocco, dell’Algeria e della Tunisia. I risultati hanno ottenuto l’avallo della prestigiosa Università Cattolica di Lovanio
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Dopo dieci anni, nel 1847 Anna Chicklgruber morì, e il bambino Alois, ormai quindicenne finì a Spital  nel Waldviertel, in casa del fratello del patrigno GEORG Hiedler, il mugnaio Johann, che però - diversamente dal fratello- si firmava solitamente con il cognome Hutler, proprietario da quattro generazioni del mulino e del podere numero 37 a Spital, un borgo che contava in tutto 144 abitanti.
GEORG Hiedler dopo la morte della moglie, vi accompagna il figliastro (ALOIS), lo sistema dal fratello e poi sparisce dalla circolazione per trent'anni. Ma ricompare a Spital ormai ottantaquattrenne, il 6 giugno del 1876 stranamente per legittimare il figliastro Alois ormai già quarantenne, che non viveva nemmeno più a Spital, pur mantenendo i contatti con la casa dello zio e quindi con le nipoti e le cugine.

Una ragione di questo ritorno a Spital, per il prodigo Georg Hiedler patrigno c'era, ed era quella di poter accedere all'eredità lasciata da suo fratello mugnaio Johann, morto senza lasciare eredi maschi. Quindi l'eredità spettava a lui. Si diede da fare e nello stesso anno, il 23 novembre,  alla parrocchia di Dollerstein il parroco cancellò il suo nome di Alois Chicklgruber dal registro battesimale sostituendolo con quello di Alois "Hitler"; così infatti il parroco scrisse il nuovo cognome (invece di Hutler o Hiedler) che servì subito dopo - con un estratto della parrocchia- per redigere l'atto notarile per venire in possesso dell'eredità.
(i documenti sono tutt'oggi visibili alla parrocchia di Dollerstein).

 

Torniamo indietro. ALOIS Chicklgruber (che ora ha il cognome Hitler) dopo la morte della madre era -come detto sopra- cresciuto alcuni anni in casa dello zio mugnaio Johann.

Compiuti i 18 anni era partito per Vienna per arruolarsi nella polizia di frontiera. Diventato doganiere prese servizio a Braunau, e qui  aveva  poi sposato la figlia di un suo collega, una certa Anna Glasl Horer che aveva quattordici anni più di lui, ma il matrimonio non fu tanto felice, infatti  dopo sedici anni fallì; nel 1880 si separarono, e tre anni dopo, nel 1883 la donna morì lasciando il marito finalmente libero di risposarsi.

Infatti, Alois Chicklgruber (poi Hitler)  prima ancora che morisse la moglie come si è detto si era già separato e si era messo insieme con una cuoca di una locanda, Franziska Matzelsberger, e da lei nel 1882 aveva avuto già un figlio Alois jr. (gli diede il suo stesso nome) - che diventerà successivamente il "fastidioso" fratellastro di Adolf (*).
Poi appena un mese dopo la morte della moglie, Alois sposò Franziska mentre era nuovamente incinta; infatti tre mesi dopo gli partoriva una figlia, Angela (che diventerà così sorellastra del futuro Adolf). Ma subito dopo anche Franziska nello stesso anno morì di tubercolosi.

((* Singolarità su Alois jr. - Nel 1910 sposò una inglese, Elizabeth Dowling (1889-1969) che l'anno dopo mise alla luce William. Questo nipote fino al 1930 ebbe alcuni contatti con lo zio Adolf (che odiava suo padre per la sua vita non proprio irreprensibile)  ma poi improvvisamente nel 1939 emigrò negli Stati Uniti, e qui si presentò nel 1940 a quelle prime iscrizioni volontarie in previsione del coinvolgimento degli Usa nel conflitto, e quindi pronto andare a combattere in Europa, ma fu respinto per opportunità politica quando al distretto balzò agli occhi il suo nome e ovviamente la sua stretta parentela con il Fuhrer. Ma al rifiuto lui non si arrese, ostinato, scrisse addirittura una petizione al presidente Roosevelt. Se ne interessò l'FBI, che lo tenne per quasi tre anni sotto controllo, poi finalmente nel 1944, il ventitreenne William fu arruolato nella marina militare e finalmente riuscì a combattere sotto la bandiera americana contro le armate di suo zio in Europa).


Con la morte di Franziska, Alois rimase nuovamente solo. Aveva allora 48 anni e non aveva mai rotto i rapporti con i parenti di Spital. Anzi, durante il matrimonio con la prima moglie, prima ancora di ricevere nome e l'eredità dallo zio Johann si era portato in casa da Spital una ragazzina di quindici anni, Klara Poelzl. Che utilizzò - assieme alla seconda moglie - come cameriera nella sua locanda.

Questa Klara era quindi una sua nipote, perchè figlia di una figlia di suo zio mugnaio Johann, maritata Poelzl. 
Alla morte di Franziska, la seconda moglie di Alois, la ragazzina Klara aveva 25 anni; ad Alois la ragazzina, che era diventata una bella donna, gli era sempre piaciuta e quindi sei mesi dopo la morte Franziska, chiedendo una speciale dispensa vescovile (assurda la consanguineità perchè portava il nome ma lui non era un discendente diretto degli Hutler/Hiedler ma solo adottato - come abbiam visto sopra), il 7 gennaio del 1885 Alois (52 enne) sposava Klara, quella che sarebbe diventata poi la madre di Adolf Hitler, terzo di cinque figli. Tre morirono in tenera età, mentre sopravvisse al noto fratello solo la quinta e ultima figlia, Paula (morta nel 1960).

Adolf nasce alle sei e mezzo di sera del 20 aprile del 1889 al Gasthof zum Pommer, una locanda di Braunau, la città adagiata sul fiume Inn che divide in due la città e la sua popolazione.   Una ossessione questa frontiera austro-tedesca, perchè gli abitanti di entrambe le due sponde hanno sempre bramato di appartenere a una medesima nazione, perché parlano lo stesso dialetto bavarese, che a Vienna nemmeno capiscono.

Quando Hitler aveva 4 anni, camminando sul Danubio su una lastra di ghiaccio, questa si ruppe e lui sprofondò nelle acque gelide. Rischiò di morire se un ragazzo un po' più grande di lui non lo tirava fuori prima che scomparisse tra i flutti mortali.

Sei anni dopo, nel 1895 Alois all'età di cinquantotto anni  va in pensione e si ritira in una modesta casa a Leonding vicino a Linz, e iscrive alla scuola del villaggio di Fishlmann, il figlio Adolf, che all'epoca aveva compiuto sei anni 

HITLER cresce, va a scuola, poi già a 12 anni si oppone al padre nel proseguire gli studi ("Non volevo fare l'impiegato come lui desiderava, mai e poi mai") e per destino la spunterà come vedremo più avanti.
Aveva ottenuto la licenza di quinta elementare
(suo compagno di banco era il grande filosofo WITTGESTEIN!! figlio di una facoltosa famiglia ebrea - "quell'ebreo sapeva sempre tutto" dirà in seguito H.) poi si era iscritto alla scuola media, ma svogliato com'era ci rimase molto poco, fino a quando i professori inviarono al padre una brutta nota "non ha attitudine allo studio". Il ragazzo si sentì umiliato ma nello stesso tempo si sentì libero, perchè il giudizio negativo gli servì per convincere così il padre a rinunciare alla scuola per dedicarsi solo alla sua passione: la pittura. Il ragazzo ha questa ambizione: vuole diventare un artista!

Il padre si opponeva continuamente "fin quando io vivrò, il pittore mai!" -  Ma dopo averlo detto più volte, visse poco; lui nella sua nullafacente giornata di pensionato si trascinava da una taverna all'altra, così appena due anni dopo il figlio lo trovò proprio sotto il tavolo di una di queste taverne, per l'alcool morto stecchito. Adesso era libero.
Nel ricordarlo, "Lui dubitava della mia intelligenza" dirà in seguito suo figlio.

A 16 anni Hitler si innamora di una sua coetanea, una certa Stefanie Isak, figli di ebrei. Di lui non ne vuol sapere come innamorato e pure come amico. Il ragazzo ci rimase molto male convinto che il rifiuto della donzella era stato sollecitato dai suoi genitori ebrei. Non lo dimenticherà mai questo affronto.

Per la delusione, l'anno dopo inizia a pensare di volersi trasferire a Vienna a fare l'artista. Questo lui ha in mente. Lui dipingeva benino ma forse per aver ricevuto qualche benevolo complimento dai suoi concittadini, pensa già di essere un "artista".

A sussidiarlo più che a sostenerlo nella sua ambiziosa scelta c'è la madre. Rimasta vedova con una discreta pensione  riuscì a finanziarlo con qualche soldo quando il ragazzo nel 1907 partì per la prima volta - quasi diciottenne e con belle speranze -  per Vienna, alla ricerca di successo come artista.
Come pittore è piuttosto mediocre, è un autodidatta, e di cultura sa che ne ha poca, ma lui è ostinato ed è convinto di farcela.

Quando dirigerà le grandi armate sul Volga (3-marzo-'42) ai suoi generali giustificherà le sue lacune scolastiche e i tanti errori linguistici, dicendo "quei professori erano dei somari, la loro apparenza esteriore trasudava sporcizia....Erano il prodotto di un proletariato privo di ogni indipendenza di pensiero; caratterizzati da una ignoranza senza pari...Ci volevamo imbottire il cervello allo scopo di trasformarci in scimmie come loro...Ed è tragico pensare che tale puerile gente abbia avuto il potere di sbarrare l'avvenire di un giovane come me che aveva - come potete notare - le qualità di condottiero della futura Europa" (nel '42 non era ancora arrivata la cocente disfatta a Stalingrado).
Solo di un professore di storia aveva un buon ricordo; e lo andò anche a trovare quando era entrato trionfalmente in Austria. Chissà cosa gli raccontava per attirare l'attenzione di questo svogliato e ribelle allievo. Degli altri invece non aveva  dimenticato cosa avevano detto di lui.

"Era insofferente, un ribelle", diranno i suoi professori in tempi ancora relativamente quieti. Uno di essi fu perfino chiamato a Monaco nel '23 per testimoniare al processo del "sedizioso individuo" accusato di "tradimento contro lo Stato" dopo il fallito "Putch della birreria". Questo istitutore chiamato in tribunale, di Hitler non fece un quadro simpatico; disse davanti ai giudici che era un testardo, un attaccabrighe, un presuntuoso, un insofferente alla disciplina, quindi già allora un ribelle. Non gli fece insomma un favore.

Ma quel processo a Hitler (che raccontiamo in altre pagine) fu un grosso errore del governo. Invece di danneggiarlo fu il suo trionfo. Il quasi sconosciuto ribelle di Monaco era finito su tutti i giornali; e tra le righe i commentatori (visto che l'argomento "tirava"; nell'inconscio collettivo era sentito un po' da tutti) riportavano proprio quelle frasi che molti tedeschi volevano leggere e sentirsi dire, ma non osavano dire.
Quando l'ex allievo giunse al potere, e nel 1938 invase l'Austria, ed entrò a Vienna, quei professori che avevano sparlato di lui li andrà a scovare uno per uno. Stroncando a loro la carriera.

Testardo, dopo l'abbandono della scuola, lo divenne ancor di più quando iniziò a leggere, divorando libri su libri pur continuando a dipingere. La  pittura era la sua passione! A 18 anni  dunque, nel 1907, l'ambizione all'arte lo porta a Vienna,  ma all'esame per iscriversi all'Accademia di Belle Arti è bocciato per "scarsa attitudini", "Prova di disegno: insufficiente", i quadri che presenta sono modesti;  il ragazzo quel giorno registra il suo primo cocente fallimento.

Tornato a casa, sconfitto ma non vinto, lavorò con impegno per un intero anno a dipingere per perfezionarsi, poi si ripresentò all'Accademia convinto questa volta di farcela.
Ma non fu nemmeno ammesso agli esami, i disegni presentati furono tutti "bollati" a margine con un plateale "mediocre", "mediocre", "mediocre". Ostinato, Hitler  chiese spiegazioni e i docenti - visti alcuni suoi quadri con edifici viennesi fatti con una buona prospettiva - lo consigliarono di darsi all'architettura.

Ma il mancato artista non aveva gli studi necessari per iscriversi, non aveva finito neppure le medie, quindi davanti a sè non aveva nessuna strada, nè arte e nè parte; non un mestiere, e nemmeno l'attitudine a iniziarne o a farne uno. Gironzola per Vienna per un anno intero, vivendo come un emarginato. Facendo anche la fame. Dormendo nei ricoveri di alcune istituzioni caritatevoli.

Infine non poté più contare nemmeno sui soldi della madre, il 21 dicembre del 1908 gli moriva. Addio all'aiuto finanziario. Rimasto senza un soldo a Vienna, un amico muratore gli trovò un posto in una impresa edile a fare il "manovale imbianchino" (un affronto lui che si sentiva un artista del pennello), inoltre Hitler per convivere con i suoi colleghi di lavoro doveva iscriversi come tutti al sindacato di sinistra (che odiava); lui rifiutò e fu quindi costretto a licenziarsi.
Era molto irritato "io artista dell'Accademia, a fare l'imbianchino!!!"
Non è che i suoi quadri fossero proprio brutti, ma non erano artistici, erano solo quadretti figurativi, per lo più paesaggi agresti o urbani.
Ma appena ne vendeva uno, fin quando non aveva finito i soldi, non ne faceva un altro.

(una serie la potete vedere su Google in "quadri di Hitler").

E' il 1909. Hitler ha vent'anni. E' solo, è un aspirante "artista" mancato, umiliato, frustrato dal rancore, non ha un mestiere,  ed è sempre senza soldi, dentro la monumentale Vienna di questo periodo; una città metropoli borghese, gaia, gioiosa, godereccia con i suoi valzer di Strauss in ogni angolo.
Hitler lo troviamo per 5 lunghi anni, disoccupato, frustrato, a spalare neve, a fare il facchino abusivo alla stazione, il muratore, l'imbianchino, il cartellonista; ma sempre occasionalmente, quindi con pochi risultati economici;  infatti viene anche sfrattato da una stanza che occupava, che però pur misera non riusciva pagare. Ne trova un'altra al quartiere di Alsergund,  ma poco dopo sempre per mancanza di soldi finisce in mezzo alla strada.

Hitler emigra  nello squallore del dormitorio pubblico del rione Meidling, mentre per mangiare una minestra va nella mensa dei poveri del convento di Santa Caterina, una istituzione di beneficenza finanziata dal barone ebreo Konigswarter. Vi andava con l'amico Neumann, ebreo pure lui, che però si dava molto da fare per fargli vendere i quadretti o fare cartelloni pubblicitari presso i suoi amici negozianti ebrei. Che nella Vienna cosmopolita erano tanti, vi vivevano 200.000 ebrei su 2 milioni di abitanti. E nonostante la beneficenza che Hitler riceveva l'antisemitismo l'aveva sempre addosso.
A dire il vero a Hitler piaceva fare questi cartelloni, perché credeva molto nella pubblicità, nella capacità persuasoria della propaganda. Di questa diceva che era l'essenza di ogni cosa (una realtà che poi trasferì nella politica, con quell'enfasi oratoria di cui lui era (in questa sicuramente) un "artista".

Hitler - racconterà un suo collega barbone Rheinhold - assomigliava a uno "spettro" tanta era la fame che aveva addosso, ma non era traviato, non era dedito a nessun vizio nonostante la giovane età e la sua vita randagia; non fumava (per risparmiare dirà in seguito "quando mi accorsi che con i soldi di un pacchetto di sigarette potevo comprarmi del burro"), non beveva alcolici, e per la sua innata timidezza pochi erano i rapporti con l'altro sesso. Del resto non curava affatto la sua persona, barba e capelli sempre lunghi, con  addosso in inverno una sgualcito cappotto nero regalatogli da un ebreo che vendeva vestiti usati, che forse fu una contropartita per aver dipinto Hitler dei cartelloni pubblicitari per il suo negozio.

HITLER tenta di vivere alla giornata vendendo piccoli disegni, acquerelli, quadri ad olio, cartelloni pubblicitari per i negozianti, che alcuni "grassi salumieri mi disprezzavano", "non capivano la forza della pubblicità", che "era l'anima del commercio". Ed infatti aveva per la pubblicità delle idee singolari; per una polvere-talco per i piedi, fece un cartello con i piedi fumanti di due postini. Il negoziante ebreo lo respinse in malo modo.
Intanto sui Ring e nei caffè la ricca borghesia spendeva  la sua vita nei piaceri. Dirà poi: "il ricordo più' triste e infelice  che ho di Vienna è ricordare quella gente felice di Vienna".

Per questa gente, Vienna in quegli anni era un sogno, della vita e dei propri piaceri. Ovunque c'era la musica nell'aria, nei Ring, nei parchi, nelle case opulenti. Nei teatri affollati c'erano le sublimi musiche di Mozart, Beethoven, Schubert, ma era soprattutto quella di Strauss che dominava ogni angolo, in ogni caffè, in ogni festa; era questa musica quella che cullava non solo il Danubio Blu ma anche l'opulenza. 
"Era la Provvidenza - dicevano i ricchi- che ha toccato con mano la nostra bellissima e monumentale città stesa lungo il mitico corso d'acqua. Un dono di Dio!".
Ma lo era per gli altri, mentre per Hitler da quando si alzava al mattino era un incubo: "la fame, era la mia fedele compagna e divideva con me ogni cosa, la mia esistenza era una lotta continua con questa spietata amica che mi era sempre accanto":
e ancora: "A Vienna io non ho conosciuto il significato della bella parola "gioventù".

Ma oltre che i libri ama anche lui come tutti i viennesi la musica, ma non quella festaiola di Strauss, ma quella eroica di Wagner. Già a 12 anni quand'era a Linz, assistendo a un'opera del grande compositore era stato ammaliato e turbato dalla sua musica. A Vienna non gli mancano le occasioni per andare ai concerti; per trenta volte va ad ascoltare dal loggione o in piedi il Tristano e Isotta. Ne è infatuato. (ci ritorneremo poi sopra su questo argomento -su Wagner-  che ha direttamente e indirettamente una enorme influenza su Hitler a proposito di "razzismo). 

Dunque, cinque lunghissimi anni di miseria e di desolazione dentro una città con due milioni di abitanti, che contava un milione di salariati ed era il centro di un impero abitato da cinquantadue milioni di sudditi. Una Vienna ricca, la più opulenta e la più colta capitale d'Europa.
Hitler é pigro, non aspira a un lavoro fisso, si sentirebbe declassato dentro un anonimo proletariato, quindi preferisce un lavoro occasionale e vagabondo, del resto altro non potrebbe fare. Ma non é affatto pigro sui libri, é un lettore incallito (come Mussolini, che nello stesso periodo ha sei anni più di lui) col rancore addosso si butta a capofitto e si accanisce a divorare libri e libri di politica rivoluzionaria. Idee che già cominciavano da alcuni anni a inquietare l'autocrazia degli Asburgo, la piccola e la media borghesia e lo sterminato numero di funzionari parassiti (che erano tali lo dirà in seguito anche Robert Musil in L'uomo senza qualità).

Politica rivoluzionaria che  già aveva dato vita a un discreto partito politico: il socialdemocratico; e si erano formati i sindacati lavoratori con dentro i primi fermenti che stavano lievitando non solo a Vienna ma in tutta Europa.

Una droga per lui quei libri e quegli opuscoli, pieni di vaghe idee democratiche, progetti rivoluzionari o anarchici, che però provenienti da un'altra zona di Vienna, quella povera, con gente denutrita (questa anche nella gaia capitale asburgica c'era, ma la si ignorava),  malvestita e abitante nei tuguri come quelli dove lui andava a dormire. Letture le sue che erano il classico cibo di un emarginato arrabbiato. Forse non cogliendo il contingente da quelle pagine, ma catturando solo l'essenziale necessario alla sua indole; letture ideali per ricacciare dentro la fame e l'odio che doveva provare in mezzo ai grandi magnifici palazzi della Vienna Imperiale.

Quando divenne poi Fuhrer, ed entrò in Austria, a Vienna non dimenticò nemmeno un istante quello che la città gli aveva negato. Qualcosa  aveva accennato sul Mein Kampf, ma ci ritornò spesso con odio e rancore su questi tristi ricordi di cinque anni di miseria passati nella grande capitale.

Lo esternò infatti poi con dichiarato disprezzo, vendicandosi con tutta l'Austria, e perfino con i professori che avevano avuto l'impudenza di averlo bollato "mediocre". Li scovò uno per uno! E si vendicò umiliandoli, mentre ad alcuni fece loro terra bruciata con l'impiego, la casa, e anche la vita. E la sua ossessione, l'atavico confine a Braunau, sul ponte, andò a spazzarlo via di persona! Lui, il figlio del doganiere, ex calzolaio, che riuniva non solo Braunau, ma riuniva due popoli in uno. Una grande orgogliosa apoteosi nel suo intimo ma palese nel volto e nell'animo dei suoi cittadini che lo accolsero in un delirio senza limiti.

Ma torniamo al 1912. Teme di dover fare il militare e lui non ha proprio voglia di farlo per quest'Austria che odia. Nel novembre Hitler lascia Vienna e fa una improvvisa comparsa in Inghilterra, a Liverpool a casa dal sorpreso fratellastro Alois. Ci rimase 5 mesi, a fare anche qui il fannullone (nemmeno dipingeva) e sembra che proprio per l'indolenza a far qualcosa che il fratellastro lo mise alla porta.
Tornò a Vienna per un mese, sempre a fare il barbone, poi sempre temendo di essere raggiunto dalla cartolina precetto, emigrò a Monaco di Baviera. Una città in pieno fermento artistico e culturale. Qui Hitler si trovò una cameretta, ma dopo non aver pagato per diversi mesi la pigione fu messo alla porta. E come al solito finisce al dormitorio pubblico, poi incontrando un amico con il quale aveva con lui diviso a Vienna il dormitorio pubblico, avendo una misera stanzetta, con uno slancio di generosità lo ospitò.

Quella stanza dov'era stato sfrattato era al n. 34 della Schellesserheimerstrasse, più avanti al n. 106, abitò per un certo periodo LENIN (nel 1902 lui aveva già scritto "Che fare?", ed era in esilio dopo la guerra civile in Russia del 1905) in una stanza lurida come quella di HITLER.
Nessun viennese avrebbe potuto immaginare, e nessun chiaroveggente fare una profezia, che nello spazio di quaranta metri, dentro due anguste e misere stanzette, alimentandosi con lo stesso pane che vendevano all'angolo della strasse, i cervelli di due barboni si stavano formando sui libri rivoluzionari, per poi maturare due apocalittici progetti; uno a sconvolgere metà pianeta con la sua rivoluzione, l'altro a mettere poi a soqquadro invece l'intero pianeta con la sua guerra.

La Schellesserheimerstrasse di Monaco era anche un quartiere di letterati e di artisti, e che artisti! C'era Paul Klee, Kandinskij, ed altri con le nuove sconvolgenti correnti artistiche. E c'era anche Thomas Mann.
Ma Hitler non ne è influenzato da quel clima moderno, anche se partecipa a incontri vari; lui bighellonando fa i soliti quadri, anche se ne fa sempre meno, e preferisce fare il misantropo.

Quando  Hitler 24enne aveva lasciato Vienna e l'Austria per stabilirsi a Monaco a fare ciò che faceva a Vienna, lo sfaccendato, lo fece abbiamo detto per un motivo: per sfuggire alle varie notifiche che gli inviavano a casa, per la leva militare (come Mussolini); lui non vuol fare di certo il militare per quei "parassiti di Vienna". Ma non sfugge alla polizia; nel gennaio del 1914 viene bloccato mentre entra in Baviera e deve presentarsi al distretto di Linz.
Fughe e sotterfugi sono stati tutte inutili perchè i gendarmi e i medici quando gli fanno la visita - il 5 febbraio - appena lo vedono comparire, neppure lo visitano, bastò dargli una occhiata e lo mandarono a casa "riformato"; inabile perfino al servizio ausiliario, perchè il coscritto era gracile nel fisico, denutrito e mal ridotto nell'intero aspetto da sembrare un tisico. Inoltre lui nel presentarsi - come a volersi difendere da una eventuale galera - aveva scritto una lacrimevole difesa, che era sempre rimasto senza soldi, che non aveva una famiglia, degli appoggi e che nessuno gli aveva mai offerto un lavoro. Fu una fatica inutile. A casa, riformato, inabile!!
Hitler invece di essere contento, quel rifiuto è una ferita al suo orgoglio, la sua forza lui l'ha dentro non nel fisico.

Ma arriva il Giugno del '14. Attentato di Sarajevo.  E' l'inizio della Guerra, lui ha 25 anni. E' diventato improvvisamente pure lui un interventista, come in Italia il Mussolini dell'ultima ora.
L'Austria arrogante, troppa sicura di sé inizia le ostilità in luglio, ma per Hitler  nell'esercito asburgico dove lui si offre volontario non c'è posto, nella sua scheda c'è scritto "inabile". Rancoroso Hitler se ne torna a Monaco.

La Germania entra nel conflitto il 1° agosto con un Guglielmo II  esultante di intervenire in guerra a fianco dell'Austria. Il suo discorso eccita i tedeschi e galvanizza pure Hitler, che il 3 agosto scrive direttamente a re Luigi III di Baviera per offrirsi  volontario pur essendo di nazionalità austriaca, ma come abbiamo appena letto scartato. La singolare richiesta fu accolta, e già in ottobre partiva per raggiungere il 16° reggimento di fanteria in partenza per le Fiandre. Cioè al di là di quel Reno tanto celebrato dal suo musicista preferito con il mito degli eroi dei Nibelunghi.
Quindi il grande evento della guerra lo entusiasma, lo eccita, e arringa e sprona i suoi compagni a combattere per fare "grande la Germania" "uber alles in der Welt", "sopra tutto nel mondo". 

Non fa proprio politica - perchè è ancora un confusionario- ma vorrebbe farla. A introdurlo ci pensa un giovane ufficiale anche lui volontario dopo aver abbandonato i corsi di filosofia all'Università di Monaco: è Rudolf HESS che è un appassionato di geopolitica, a quel tempo una dottrina e una scienza tutta nuova che Hess volentieri spiega all'attento uditore.
E' per Hitler un'altra attrazione, e in breve tempo l'allievo supererà il maestro.

Hess poi lo ritroveremo suo collaboratore subendo il carcere con lui per aver partecipato al putsch di Monaco; poi nel 1933 sarà ministro, poi suo vice, e dal 1939 il secondo successore ufficiale dopo Goring. Poi l'oscuro episodio nel maggio del 1941, quando "fuggì" con un aereo in Inghilterra con scopi storicamente non chiari. (un fantomatico approccio con gli inglesi per una missione di pace? una proposta di non intervento nella sua guerra in Francia? Un patto se lo si lasciava dominare il resto dell'Europa?".  Mistero!

Gli inglesi che lo catturarono lo ritennero un millantatore e lo stesso Hitler lo sconfessò dichiarandolo pazzo. Hess finì male, ma non con la corda al collo al termine del conflitto. Hess fu arrestato e condannato all'ergastolo (insieme ad altri sette che scamparono all'impiccagione) al processo di Norimberga; l'accusa di pazzo gli venne però utile; gli altri sei vennero poi liberati a mano a mano che avevano scontato la pena. Hess vi rimase, e il 30 settembre 1966 era l'unico rimasto in carcere nella fortezza di Spandau; e nonostante seguitasse a recitare sempre la parte del folle, scrisse moltissimo su vari argomenti: ingegneria, musica, arte, geografia; ma in particolare (1979)  i tre volumi (vendutissimi in Germania) sulla Resistenza tedesca.
All'età di 93 anni, nel 1983, morì nel cortile del carcere, con un cavo elettrico attorno al collo. Si disse suicidio. Ma forse qualcuno non voleva che continuasse a fare la vittima. Oppure che prima o poi rivelasse qualcosa sulla sua "fuga".
( Ancora oggi nei circoli neonazisti tedeschi lo commemorano)

Ma torniamo indietro, alla Grande Guerra. Hitler da soldato oltre che predicare e lanciare anatemi ai marxisti, agli ebrei ed esprimere tutto il suo disprezzo per i politici, per i partiti e per la scarsa propaganda data alla lotta, dove la Germania sta giocandosi il suo avvenire  (Mussolini sta facendo altrettanto) si distingue anche nelle azioni pericolose, con  la spavalderia  e gli va sempre bene, esce sempre incolume in ogni azione, fino a crearsi un mito dell'incolumità. Diventa perfino caporale. Il 5 ottobre del '16 partecipa alla famosa "Battaglia della Somme" dove morirono 1.000.000 di tedeschi "inutilmente" (dirà) e lui stesso questa volta rischiò di morire. Come Mussolini (che rimase ferito due volte)   anche  Hitler rimase gravemente ferito due volte, in una gamba nel '16 poi agli occhi nell'ottobre del '18. 

La prima volta in una impresa rischiosa, una granata colpì una postazione, che fece una carneficina, anche lui fu dato per morto, poi un commilitone si accorse che tra i corpi dilaniati, sotto questi, c'era ancora qualcuno che si muoveva; ed era lui, Hitler ! Finì in ospedale, ferito in una gamba, ma non essendo molto grave guarì, poteva andare in licenza, ma invece con la sua ostinazione volle ritornare sul fronte, nelle retrovie, anche se ancora claudicante. Per questo suo attaccamento al dovere di soldato, lo premiarono con un'alta decorazione, la croce di ferro di prima classe, raramente data a graduati di truppa.
Non fu però poi premiato con una promozione a un grado superiore (sergente), perchè non gli riscontrarono "doti di comando", "uomo coraggioso sì, ma per il carattere bizzarro è incapace di farsi ubbidire". (!!!!!)

Anche se non in buone condizioni, volle come detto tornare al fronte, a pochi giorni dalla fine della guerra -il 16 ottobre-. Ma fu quasi accecato dai gas asfissianti a Ypres, appena inventati dagli stessi tedeschi e impiegati con effetti devastanti . 
Fu nuovamente ricoverato all'ospedale di Pasewalk, in Pomerania, proprio mentre in Germania c'erano i rovesci più politici che militari. E proprio stando in corsia - dove temette perfino di rimanere cieco - apprende la anomala disfatta della Germania, la resa di una nazione che non ha quasi nemmeno combattuto nell'ultimo anno, che ha l'esercito in piena efficienza,  l'intera marina alla fonda nei mari del nord, che ha vinto tante battaglie, sacrificato due milioni di morti,  ma che però ha perso la guerra non sul campo ma nei palazzi della politica, dei giornali, del governo, tutti  pieni di "traditori" e di "miserabili criminali":

"Alla notizia del crollo, all'annuncio che il Kaiser era fuggito in Olanda, lui come una belva colpita a morte si mise a gemere" dirà un suo collega.
Mentre lui stesso scriverà in seguito: "Quel giorno crebbe in me l'odio per i responsabili. Miserabili! degenerati criminali! Con dentro la rabbia che mi divorava l'anima decisi di dedicarmi più seriamente alla vita politica".

E non ebbe più dubbi  nel farla, ma a suo modo, soprattutto quando i rivoluzionari, dopo che era ritornato (non sapendo cosa fare dopo il congedo) gli fecero prendere servizio in una caserma di Monaco, ma gli imposero di mettere la fascia rossa al braccio. Proprio a lui che definiva gli spartachisti "cimici delle rivoluzione". (Come va dicendo Mussolini in Italia "se vogliono fare la rivoluzione, i conti proprio non tornano. Sono pochi!).
Lui fa buon viso a cattiva sorte. Perché lui come gli altri ha solo voglia di menare le mani.

Il 30 OTTOBRE 1918 a Vienna scoppiano tumulti rivoluzionari, il governo è costretto a dimettersi e un ambiguo consiglio provvisorio tratta la pace con gli alleati, dopo aver scoraggiato i militari a continuare la guerra, ritenendola (le sinistre "sinistre" lo andavano dicendo da mesi) ormai perduta.
Robert Musil (l'Autore del celeberrimo L'uomo senza qualità) curava un foglio per i soldati (Soldaten-Zeitung). Quest'uomo di alta cultura, strappato dalla sua Vienna e sbattuto in una delle più arcaiche valli della Valsugana, operando in un solitario borgo della Valsugana (a Palù), da tempo non faceva  mistero nei suoi articoli di questa gente che a Vienna nelle alte sfere -fin dal 1917- remava contro:
Lui faceva la Cassandra, il cattivo profeta fino al punto che gli tolsero il giornale per farlo stare zitto.
(L'intera raccolta è alla Biblioteca di Bolzano. Ma c'era anche di peggio, che non conoscevamo fino a pochi anni fa. E sono le significative lettere - piene di rancore per Vienna - che Musil inviava alla moglie. Sono state ritrovate solo pochi anni fa, nascoste in una cantina di un palazzo di Bolzano in demolizione dove appunto abitava la moglie- lo sfacelo politico a Vienna nelle lettere appare in tutta la sua drammaticità, molto di più che nelle pagine del suo capolavoro sull'Impero di Cacania, la "Guerra parallela" in "L'uomo senza qualità" ). Ma andiamo avanti.

Il 7/8 NOVEMBRE (Intanto l'Austria il 4 si è arresa in Italia) scoppia l'insurrezione a Monaco, re Federico è costretto ad abdicare e viene proclamata la repubblica controllata da elementi socialisti; quelli che remavano contro, i disfattisti, come in Italia, convinti di poter innescare nel dopoguerra una rivoluzione proletaria; non ben definita perfino nelle loro file, se riformista o massimalista. Guardavano a est, alla nuova stella sorgente "rossa". Anche se Lenin e compagni tanta lucidità di cosa fare in Russia, non c'era proprio. 

Il 9 NOVEMBRE il governo tedesco annuncia l'abdicazione dell'imperatore Guglielmo II; il socialdemocratico Scheidemann proclama la nascita della repubblica (di Weimar); con l'armistizio si intavolano a Compiegne trattative di pace con gli alleati.

Il 10 NOVEMBRE viene costituito a Berlino un gabinetto socialdemocratico. Inutilmente si battono i Consigli degli operai (di sinistra - spartachisti) e gli ex Militari per assumere il potere o almeno farne parte. Dopo aver i primi propagandato il disimpegno, gli operai sono messi da parte; mentre i secondi, le rappresentanze militari profondamente deluse dall'esito della guerra, non vengono nemmeno ascoltate, sono esautorate. Due fatali smacchi.

L'11 NOVEMBRE - Viene concluso l'armistizio. Gli alleati prendono possesso dei territori occupati e soprattutto del bacino della Saar. Il polmone dell'industria tedesca.

Per Hitler  tutto questo è un'onta cui si aggiunge la beffa: il Kaiser è fuggito, due milioni di morti per nulla e quattro anni di sacrifici inutili. Gli crolla il mondo addosso e lancia già il suo anatema che contiene già interamente il germe del duro nazionalismo (patriottico)  tedesco: "tanti  morti e una disfatta perché un mucchio di criminali ha ardito alzare le mani sulla patria".

I criminali secondo Hitler sono quelli della borghesia tedesca ebrea, per opportunismo vicina ai bolscevichi socialisti; quella con i grandi capitali, che Hitler accusa di avere assieme alla disgraziata sinistra scoraggiato i militari a proseguire la guerra (ritenendola già perduta); di aver così provocato la disfatta e infine giunti alla fine di questo  disegno criminale, di aver poi provocata la caduta della monarchia per salire al potere del nuovo Stato Mercantile e Bancario, ben saldo in mano degli ebrei. Li accusa di essere i responsabili di una resa, della liquidazione dell'impero, della vendita della Germania ai nemici.

Gli italiani, Hitler nemmeno li nomina, li considera quasi compagni di sventura, visto quello che avevano ottenuto a guerra "non persa" ma nemmeno "vinta".
(Ma la situazione in Italia è molto simile; anche qui i socialisti dopo aver sempre boicottato l'interventismo, si ritrovano a guerra finita con le ex masse proletarie (e non solo quelle)  disunite e gli stessi socialisti divisi su quale linea muoversi; se rivoluzionaria utopistica (che loro dicono già realizzata in Russia), o quella riformista. Spaccatura che darà poi origine - come in Germania- al partito Comunista. Ma non sono i soli, altrettanto faranno i cattolici in Germania poi in Austria, come in Italia).

Finita la guerra nel modo più disastroso che abbiamo appena letto e con un dopoguerra ancora più drammatico sotto l'aspetto economico e sociale, ma soprattutto morale, Hitler come tanti è ancora confuso. Anche lui si muove (perfino con la odiata fascia rossa al braccio) dentro un proletariato socialista, ma il suo è un socialismo spurio come quello mussoliniano a Milano. A Monaco dalla sinistra nasce comunque il Partito dei lavoratori; Hitler (proprio lui che aborriva a fare il proletario e odia il bolscevismo) vi entra con ambiguo opportunismo come simpatizzante mentre dentro il movimento  ci sono -come in Italia- delle forti divergenze. 

Il 1° GENNAIO 1919 la corrente di sinistra socialdemocratica guidata da ROSA LUXEMBURG e Karl Liebknecht danno vita al partito comunista tedesco (KPD). Il programma (guardando a Est) prevede la costituzione di una repubblica socialista sul modello sovietico. Si autodefiniscono "liberatori".
Iniziano a scendere in piazza con manifestazioni contro il governo; a Berlino occupano numerosi edifici pubblici e i giornali. Le truppe del nuovo governo (buona parte mercenarie - non ne hanno del resto altre - perchè gli ex combattenti di ogni grado sono contro il governo) occupano la città e reprimono nel sangue l'insurrezione. I due dirigenti comunisti il 15 vengono assassinati. L'avventura "bolscevica" termina; ed è durata poco. Il comunismo pure.
L'insofferente, ma anche ambiguo Hitler, che per opportunismo era entrato nelle loro file, con la fascia rossa, perché gli era stata imposta, si era aggregato non volente a queste manifestazioni. Ma nella repressione dei militari che ormai fanno politica, catturandone parecchi, anche lui cadde nella rete. Dovette sfilare con le mani in testa. E solo l'intervento di un giovane ufficiale che lo aveva conosciuto al fronte - comprese le sue idee - odio per i marxisti e gli ebrei - lo libera dalla incresciosa situazione e lo fa entrare addirittuta nel 2° reggimento di fanteria. Lui si distingue subito, fino al punto che "lo usano". E lui "ricambia", denunciando e mandando a morte parecchi ex compagni con la fascia rossa della sua stessa camerata. Quelli che aveva sempre odiato.
L'ufficiale aveva visto giusto! E dentro il reparto dove viene inviato, lui si distingue subito, con la sua oratoria trascinante, fino al punto che lo aggregano in un corpo (Vertrauensmann) che opera dentro i militari in segreto contro i bolscevici.

Il 19 GENNAIO 1919 si riunisce l'Assemblea nazionale che deve redigere la costituzione della nuova repubblica. Mentre il governo (coalizione socialdemocratici, cattolici e liberali) procede senza sosta alla repressione e alla liquidazione degli oppositori di sinistra; l'11 febbraio a Weimar  l'Assemblea inizia i suoi lavori ed elegge Presidente della nascente repubblica, Scheidermann.

Il 4 APRILE scoppia l'insurrezione in Baviera. Come a Berlino, nell'arco di un mese viene duramente soffocata nel sangue dai "soldati " inviati dal nuovo governo centrale. Sono definiti  questi ultimi "Corpi Franchi", e sono dei cinici mercenari che sparano su chiunque, sugli operai  ma anche su quelli che fino a pochi mesi prima erano militari o ufficiali sul fronte e che anche loro, ora, con furore protestano contro l'inetto governo.

21 GIUGNO - L'indignazione, la rabbia, il malcontento e la protesta dilaga negli ambienti militari. Ed è clamorosa. La flotta tedesca all'ancora a Scapa Flow viene autoaffondata dagli stessi equipaggi perchè non sia consegnata agli alleati in vista dei trattati che -sono sicuri- i "traditori" andranno a firmare

Il 28 GIUGNO infatti viene firmato  il trattato di pace a Versailles. Firmano quasi con noncuranza - non credendo possibile l'applicazione dei 14 punti di Wilson (che furono in effetti ulteriormente modificati e snaturati) - nè che alla Germania sarebbero stati chiesti  i danni di guerra, i paesi poi occupati e i costi della guerra dei vincitori. Ma i rappresentanti di quel governo contrastato da più parti, firmarono comunque; quella che in Germania considerano una infame condanna.
Gli oppositori augurarono che un fulmine colpisse quelle mani che firmavano; e anche se il maleficio si avverò (Rathenau e Erzberger furono assassinati, mentre Wilson fu colto da una paralisi cinque mesi dopo) il trattato firmato ebbe il suo inarrestabile corso.

Il Trattato impose alla Germania pesantissime condizioni...

 

LE CONDIZIONI IMPOSTE ALLA GERMANIA

1) La rinuncia a vari territori, fra i quali, senza plebiscito: Alsazia e Lorena alla Francia, le province di Posnania e Prussia orientale quasi per intero alla Polonia, il territorio di Memel autonomo sotto la sovranità lituana, il territorio Hlucin alla Cecoslovacchia, Danzica eretta in città libera;  Schleswig settentrionale alla Danimarca, Eupen Malmedy al Belgio, l'Alta Slesia alla Polonia;

2) L'occupazione alleata della riva sinistra del Reno (da sgomberare in 15 anni), la perdita della sovranità sull'aria e sulle vie d'acqua continentali;

3) La perdita di tutte le colonie;

4) Clausole militari: minimo esercito professionale di soli 100.000 uomini, delimitazione e controllo degli armamenti da parte alleata, zona smilitarizzata fino a 50 km dalla riva destra del Reno;

5) Le riparazioni: cessione di gran parte della flotta commerciale e grandi quantità di macchinari e materiali vari, pagamento di una indennità (che verrà fissata solo nel 1920) in 269 miliardi di marchi oro da pagare in 42 anni; fino al 1962. (All'Italia che aveva "vinto" non andò meglio: debiti fino al 1988 (millenovecentottantotto!! - Non è un errore!)
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1919 - 11 AGOSTO -  In Germania viene approvata la Costituzione di Weimar. Il Paese viene eretto a  Repubblica federale, con un governo centrale e 17 Lander regionali. Due Camere: il Reichstag, in rappresentanza (!?) del popolo tedesco; e il Reichsrat, in rappresentanza dei Lander. 

1919 - 10 SETTEMBRE - Le condizioni dettate all'Austria nel Trattato di Saint-Germain vietano esplicitamente all'Austria di unirsi alla Germania. E' costretta inoltre a rinunciare  a tutti i territori dell'impero non tedeschi e a un terzo circa delle terre tedesche; cedere il Trentino, l'Alto Adige, Trieste e Istria all'Italia; Slovenia, Croazia, Bosnia-Erzegovina e Dalmazia alla (nuova) Iugoslavia; la Galizia alla Polonia; la Bucovina alla Romania; riconosce l'indipendenza dell'Ungheria  e della Cecoslovacchia; infine; si impegna a ridurre l'esercito e a pagare forti riparazioni.
Il potente impero degli Asburgo è andato in sfacelo; si riduce a un piccolo stato  insicuro, composto da circa 6,5 milioni di abitanti dei quali un terzo concentrato nella sola Vienna
E a Braunau il confine del ponte sull'Inn tornò ad essere peggio di prima.

A SETTEMBRE Adolf Hitler aderisce al Partito dei lavoratori (Partito Operaio Tedesco).
L' Arbeitpartei  era stato fondato il 5 gennaio del 1919 da un giornalista sportivo  Karl Harrer e dal fabbro ferraio Anton Drexter e da altri due. Hitler ha la tessera 555, (la numerazione parte però dal 550, quindi lui è il quinto) e ha subito l'ambizione di diventare un esponente del partito, si muove, si agita, scredita quelli che comandano; soprattutto sgomita, quando nel partito gli aderenti sono a fine anno circa 100.
Fra i nuovi iscritti il generale Ludendoff, l'ex asso della squadriglia von Richthofen, il decorato Hermann Goring, i fratelli socialisti Otto e Gregor Strasse, Alfred Rosemberg, Rudolf Hess,  Julius Streicher e l'anno dopo Joseph Goebbels (ne citiamo solo alcuni, quelli che saranno in seguito i protagonisti del nazismo).

1920 24 FEBBRAIO  - Hitler dentro i partito vuole subito dominare la scena. Prepara un documento ed enuncia durante un discorso alla Hofbrauhaus di Monaco i 25 punti programmatici del Partito dei lavoratori tedeschi; un partito nato dentro anomale file socialiste ma che comincia a raggruppare anche forze dell'estrema destra. (quello che sta facendo Mussolini in Italia).
Più che punti programmatici di politica, Hitler decanta con voce dura e aspra e nello stesso tempo esaltante, anche se spesso è prolisso, una lunga serie di demagogici sentimenti di indignazione, concetti che promettono di vendicarsi di tutte le umiliazioni e di tutte le sofferenze inflitte dal resto del mondo alla Germania.
Queste ferite del resto si stanno allargando nella popolazione. E lui Hitler mette il coltello nella piaga e lo rimescola infinite volte. Così farà nei comizi, ripetendo nell'arco di mezz'ora - trascinando gli uditori- anche due dozzine di volte l'indignazione su Wersailles, e il disprezzo per gli ebrei e i comunisti (che secondo  Hitler sono la stessa cosa).
"Straccerò i trattati, non pagherò le riparazioni, ripristinerò i confini, darò lavoro agli operai, ricreerò un forte esercito, sconfiggerò i comunisti, la Germania tornerà grande, ecc." 

Dice quello che i tedeschi volevano sentirsi dire. E nel modo semplice come lo diceva,  ripetendo mille volte le stesse cose con gesti teatrali, i suoi slogan li capivano anche i bambini. (la propaganda la sta conducendo con quell'enfasi pubblicitaria che abbiamo ricordato sopra. "Gli slogan vanno ripetuti cento, mille volte, per farli entrare nelle teste vuote degli ascoltatori").

1920 13 MARZO  - Dall'ambiente  militare tedesco, quello più reazionario, si tenta un colpo di stato guidato dal generale Kapp  sostenuto da squadre armate di estrema destra (i Freikorps) con uomini reclutati fra soldati e ufficiali smobilitati e a spasso; per quattro giorni tengono in scacco Berlino. 
Poi pochi giorni dopo il 19 scoppia l'insurrezione operaia alla Rhur. Il governo le stronca entrambe;  per i Francesi il caos interno è una manna, ne approfittano per occupare Francoforte a garanzia dei danni di guerra, non ancora quantificati. Trovano il pretesto per un semplice carico di legname non consegnato nei tempi stabiliti. E' il primo fatto grave; perfino "provocatorio" lo ritengono certi ambienti reazionari.

I numerosi gruppi nazionalistici estremisti (ma con dentro di tutto) scatenarono un’ondata di terrore  contro i marxisti e anche contro importanti esponenti del governo. Il ministro delle finanze Matthias Erzberger verrà poi assassinato nell’agosto del 1921 e stessa sorte toccò al ministro degli esteri Walther Rathenau, assassinato nel giugno del 1922: il primo si era "macchiato" della colpa di aver firmato l’armistizio, il secondo pagò la sua disponibilità ad una "intesa", ma gli oppositori dissero "svendita" della Germania" con le potenze alleate sulle riparazioni.

Insomma i Socialdemocratici che guidano il governo, con questo comportamento e anche perché presi ormai di mira, alle elezioni di giugno subiscono una pesante sconfitta dal popolo che inizia ad ascoltare i discorsi e gli slogan da tipi come Hitler.
E' il secondo fatto grave e il primo campanello d'allarme.

Si forma una nuova coalizione con dentro questa volta i nazionalisti, sempre in aumento. Ma per chi doveva governare una Germania sconfitta e in ginocchio, il compito non era proprio facile. Nemmeno per i nazionalisti.

1920 1° APRILE  - Il Partito dei Lavoratori Tedeschi, con dentro Hitler che scalpita - inizia a raggruppare  forze di estrema destra- si trasforma in Partito Nazi-onalsociali-sta dei lavoratori tedeschi (NSDAP). La Denominazione contratta diverrà..... Nazi-sta).

A fine anno con i soldi di un ammiratore americano (!!), 1000 dollari, Hitler acquista un foglio bisettimanale e stampa un proprio giornale: il Volkischer Beobacher (l'Osservatore popolare).
Ci vuole un simbolo, una bandiera, e l' ex "artista" di Vienna disegna lui personalmente l'emblema del partito. Su un fondo rosso, mette al centro un disco bianco e vi pone una svastica, l'antica croce runica. 

Nel partito c'è anche un certo Ernst Rohm, è lui a creare e poi a guidare alcuni giovani, inquadrandoli in un reparto paramilitare, lo Sturm-Abteillung (truppe d'assalto) Abbreviato in SA. Sarebbe fuorilegge ma lo mascherano come un reparto ginnico del Nsdap.

Non hanno ancora un preciso programma, ancor meno un ben definito interesse di classe perchè iniziano ad entrare nelle loro file i disillusi di tutte le classi: l'ufficiale dell'esercito umiliato che non era riuscito dopo la guerra a trovarsi un posto nella vita civile; il capitalista danneggiato dal caos; il lavoratore disoccupato; ma, soprattutto anche i "colletti bianchi" della classe media inferiore, sul quale era ricaduto il peso economico maggiore in questi primi anni del dopoguerra.
(Ed è quello che sta accadendo anche in Italia. In entrambi i due paesi ci fu il crollo della Banca di Sconto, con i prestiti inesigibili; quindi i risparmi della classe media in fumo, più arrabbiati degli stessi operai senza lavoro che però avevano in più fatto anche la guerra.).

1921 - Hitler diventa uno dei dirigenti  del NSDAP; anzi un potenziale capo, infatti ambisce a diventarne il capo assoluto visto che ha due antagonisti (Ludendorff il generale e Ernst Rohm che ha in mano le SA) che con lui formano dentro il partito sì un triumvirato, ma sempre in accesa polemica fra di loro sulla linea da seguire: se riformista (il generale) o rivoluzionaria (Rohm) .
La frattura lacerante tra socialdemocratici al governo, i nazionalisti, e gli sparuti comunisti (Kpd) nelle piazze, ma anche gli errabondi cattolici del Centro - sempre defilati nei momenti di una forte azione politica - sarà così aspra da compromettere successivamente la possibilità di un fronte comune di forze progressiste di fronte all’avvento del nazismo.
Anzi gli stessi Nazionalisti e il Centro Cristiano nel gennaio del '33, quando Hitler cercava una maggioranza, pur di evitare che i suoi nazisti andassero al cancellierato presidenziale, volevano addirittura allearsi in un governo parlamentare. Poi sconfitti chiesero proprio ai nazisti di poterci entrare.

Come Mussolini che si agita a Milano in questo 1921, il programma di Hitler è quasi simile al suo. E da questo momento la sua carriera (più voluta da altri che non sua) sarà una fotocopia di quella che sta percorrendo ora e percorrerà poi Mussolini. Cambieranno solo i personaggi e la scena, ma il regista diventa uno solo: il destino! (che è poi la grande imprenditoria che ad entrambi darà una mano). Che li accomunerà nella sorte; con la differenza che per i capi ci sarà la fine e la morte, mentre "loro" furono svelti a riciclarsi nel dopo '45. 

1921 27 APRILE-11 MAGGIO - La Commissione per le riparazioni di guerra riunita a Londra fissa per la Germania la somma dovuta, ed invia un ultimatum per il rispetto del trattato firmato a Versailles, inoltre sollecita il primo pagamento. Allo scadere di sette giorni, l'armistizio sarebbe decaduto e 39 divisioni alleate avrebbero invaso la Germania dal Reno al Weser fin su alla valle del Meno separando la Germania del sud da quella del nord: "la Germania d'oro da quella di stagno".  Una tragedia per i tedeschi!

L'11 MAGGIO il nuovo Governo tedesco è costretto ad accettare tutti i punti del trattato e versa il 21 agosto un miliardo di marchi-oro ai vincitori. La popolazione tedesca si risveglia da un brutto sogno; prende atto che i pagamenti di guerra richiesti devono essere realisticamente onorati e sono per la Germania una mannaia.
Come e con quale economia verranno pagati questi debiti, nessuno lo sa. Grande allarmismo. Inizia la fuga dei grossi capitali della grande borghesia. Quella media invece e i piccoli risparmiatori si ritrovano in mano  - con le banche in sofferenza e lo Stato con le casse vuote - i titoli dei prestiti di guerra diventati carta straccia. Ma altrettanto stanno diventando i marchi; per fare i rimborsi o pagare gli stipendi il Governo stampa moneta notte e giorno, a profusione. Sono le uniche macchine che in Germania funzionano 24 ore su 24.

1921 - 12 NOVEMBRE   - Si verifica il primo tracollo del marco tedesco. A DICEMBRE il nuovo governo chiede ai vincitori una domanda di moratoria per gli esosi pagamenti, ma viene respinta.
L'Inghilterra - un po' più saggia - aveva proposto ai suoi alleati di fare una "grande transazione", annullando o mitigando molti debiti di guerra e i danni di riparazione. Ma la proposta non ebbe successo anche perchè la stessa Inghilterra era virtualmente lei stessa indebitata; doveva agli Stati Uniti 850 milioni di sterline, più 2 miliardi (da pagarsi in 62 anni)  che doveva incassare dagli alleati europei (compresa l'Italia) per conto degli Usa essendo stata nel corso della guerra una mediatrice degli alleati e aveva contratto essa debiti in gran parte a loro nome. 
Esempio l'Italia: aveva ricevuto prestiti in dollari, ma il debito l'aveva contratto con l'Inghilterra che era stata una semplice mediatrice degli Usa. E se l'Italia non pagava gli inglesi, questi non potevano restituire i dollari che avevano ricevuto dagli Usa; e questi non intendevano proprio rinunciarvi. Quando la proposta inglese arrivò sul tavolo del Presidente Usa, questi la stroncò subito con la frase "Loro hanno avuto in prestito del danaro, no?". Quindi paghino!!

Più avanti si cercò in altri modi di alleviare la drammatica crisi  tedesca; ma quando nel 1924 entrò in vigore il Piano Dawes che prevedeva aiuti alla Germania, si verificò questa ingarbugliata, cinica e paradossale situazione: gli Stati Uniti -improvvisandosi samaritani - iniziarono a fornire capitali e investire  in Germania per permettere ai tedeschi di saldare indirettamente i debiti con gli alleati Usa, cioè - con l'Inghilterra al primo posto- in modo che questa saldasse le proprie obbligazioni con l'America.
I dollari insomma attraversavano l'Atlantico, facevano un largo giro in Europa, producevano redditi, e tornavano tramite l'Inghilterra a riattraversare nuovamente l'Atlantico, ovviamente con gli onerosi interessi maturati e il valore aggiunto. (negli Usa dove con la guerra era piovuta la manna dal cielo, si davano soldi al 3-4%, mentre investendoli in Germania si prendeva l'8-10% r anche di più.
A guadagnarci era sì l'America, ma affari d'oro li fecero anche quelli che appartenevano a quel sottobosco che si era venuto a creare in Germania con questa astuzia. E i primi ad approfittare furono i banchieri ebrei che ricevevano capitali dai molti loro cugini in Usa, che sono già a capo di grandi industrie e banche e altre lucrose attività.

E' l'epoca della Repubblica di Weimar, un gioiello di liberalità, ma una repubblica senza repubblicani; perché assenti erano proprio i cittadini tedeschi.
Una ubriacatura di pochi, durata tredici anni,  poi con eguale sfoggio di democraticità, nel 1933 paradossalmente la costituzione di Weimar consentirà proprio a Hitler e al suo nazismo di prendere il potere in modo assolutamente legale. (com'era avvenuto in Italia nel 1922 con Mussolini). Ed entrambi trarranno vantaggio dalla debolezza degli avversari.


1922 - A partire dai primi mesi dell'anno inizia in Germania un vero e proprio catastrofico  crollo della moneta tedesca;  in parte connesso coi pagamenti delle gravose indennità di guerra, in parte dovuto al grande disavanzo commerciale (mancavano perfino gli alimentari necessari per vivere);  ma cosa più grave questa crisi aveva provocato la fuga convulsa e improvvisa dei capitali. Il governo per pagare aveva cominciato a fare ciò che fanno tutti i governi, quando non sanno più come affrontare una montagna di spese incontrollabili: stampava più banconote, con le conseguenze facilmente prevedibili. L' inflazione, a partire da metà 1922, comincia rapidamente ad aggravarsi. Il denaro perde di valore a vista d'occhio. Inizialmente si paga pane, latte e patate con alcune migliaia di marchi, poi si passa ai milioni, per infine arrivare a miliardi e addirittura a migliaia di miliardi di marchi. L'inflazione tocca vertici inauditi. La punta massima la raggiunge nel novembre del 1923, quando per acquistare un dollaro occorrevano 2.190 miliardi e 200 milioni di marchi.

 


Gli operai vengono pagati ogni giorno, e usciti dall'ufficio paga corrono subito verso il mercato per spendere tutto e subito, perché un'ora più tardi i prezzi potevano essere già raddoppiati e il giorno dopo le stesse banconote non valevano più nulla. 200 fabbriche di carta stampano giorno e notte nuove banconote, francobolli e altri valori con sopra delle cifre sempre più astronomiche.
Nella sua ultima fase questa disastrosa inflazione è alimentata anche da un grande sciopero generale nel bacino della Ruhr, una resistenza passiva a cui il governo stesso ha esortato contro l'occupazione francese di questa regione.  Ma la resistenza passiva provoca una totale paralisi dell'economia e un ulteriore precipitare dell'inflazione.

Alla fine del 1923 la giovane Repubblica di Weimar ha appena 4 anni. Ma in questi anni vide 2 tentativi di colpo di stato, centinaia di omicidi politici, un'inflazione senza precedenti nella storia e un conseguente esaurimento dell'economia. Il paese è profondamente lacerato e le forme di lotta politica a destra e a sinistra si stanno deteriorando.
Per molti le conquiste della democrazia repubblicana weimariana non contano più nulla. E soprattutto, la fiducia in questo Stato e nelle sue istituzioni è molto scarsa, e purtroppo, non sempre a torto. Un esempio è la giustizia:
Nel periodo 1919-1922 in Germania avvengono 376 omicidi politici.
Le pene inflitte dai tribunali tedeschi per gli
omicidi commessi dalla sinistra, sono: pena di morte, ergastoli e anni e anni di prigione. Ma altrettante pene sono inflitte per gli omicidi commessi dalla destra.

Così la Germania  inizia ad essere minata all'interno di ogni classe sociale da tre micidiali mali, quello politico (sempre più passivo, e come forze dispersivo), quello economico (sempre più devastante), ed infine quello psicologico, perchè ormai si erano resi conto tutti (realisticamente anche i vincitori) che  "le esazioni previste dal trattato esorbitavano dalle possibilità del popolo tedesco"
Nemmeno più un matematico riusciva a calcolare quanti zeri occorressero per scrivere in marchi la somma dovuta ai vincitori. Erano le cifre semplicemente parossistiche.
La vera grande rivoluzione sociale iniziava ora, quella avvenuta con la guerra era nulla a confronto.  Così, quella che doveva essere a Wersailles una pace,  iniziò a fomentare un'altra guerra.

Cosciente ne era anche l'autorevole negoziatore Lloyd George, visto che aveva scritto nel memorandum di Fontaineblau
(Paper Respecting Negotiations for and Anglo, French Pact, Cmd 2169 del 1924, p.77) "Non riesco a immaginare più grave motivo di una guerra futura se non il fatto che il popolo tedesco, che si è dimostrato uno dei più forti e potenti del mondo, possa trovarsi circondato da tanti piccoli stati formati per lo più da popoli che non abbiano mai avuto prima un governo stabile, ma che comprendano un gran numero di tedeschi desiderosi di riunirsi con la madre patria".
In alcuni territori persi i tedeschi erano il 90 per cento della popolazione (come a Danzica). Mine vaganti al proprio interno, o meglio tante polveriere allo stato critico pronte ad esplodere.

George era quello stesso che il 23 aprile del 1919 avvertì Wilson della "sensazione crescente che con l'Europa gli Stati Uniti si stavano comportando da prepotenti"
(Riunione del consiglio dei quattro, 3 maggio 1919: "The Paris Peace Conference, 1919". Vol V, p.430).
Attenzione però,  gli Stati Uniti non era tutta la popolazione americana, e nemmeno il Congresso, ma piuttosto solo l'autoritario Wilson, che però dopo Versailles si era disinteressato di ogni cosa. Lui aveva altro a cui pensare. A quella sua (solo sulla carta encomiabile) "creatura" che concepì, che fece nascere, ma che poi subito rimase orfana: la Società delle Nazioni.
Inglesi e statunitensi avrebbero voluto evitare misure troppo restrittive contro la Germania temendone una esclusione dal consesso delle grandi nazioni europee con tutti i rischi a ciò connesse (cosa che, purtroppo, poi avverrà). Invece i francesi sostennero e riuscirono a far applicare una linea estremamente punitiva nei confronti del popolo tedesco.  (loro non avevano dimenticato i Prussiani e la disfatta del 1870, e agivano come vendetta).
(uno Descassé >>> , aveva perfino in anticipo scritto il famigerato Trattato di Wersailes 6 anni prima dello scoppio della guerra).
Il trattato  prevedeva norme estremamente umilianti per la Germania e secondo le direttive del governo di Parigi, "....la Germania bisognava metterla in ginocchio" - "distruggerla!!".
(Ma non dimentichiamo che questa era già un progetto della Francia e soci, prima ancora che scoppiasse la prima guerra mondiale. Era cinquant'anni che....
aspettavano la rivincita del 1870 >>>>
Purtroppo agli errori (assolutistici degli europei e quelli americani distaccati) di Wilson non si riuscì a rimediare; perchè il Presidente  cinque mesi dopo fu colpito da una paralisi. L'anno precedente, prima d'imbarcarsi per l'Europa a fare le sue "Linee", aveva sfidato al Congresso  i repubblicani, che volevano (che presentimento!) includere una loro commissione per la pace di Versailles.  Wilson voleva invece fare tutto lui, da solo, personalmente. Così fece la "sua" pace e tracciò le "sue"  "linee" sulla nuova cartina d'Europa. (dei "cortili", com'é ancora oggi).
Poi con tanto fervore si dedicò più solo alla sua Società delle Nazioni. Ma finito lui, finì anche tutta la sua politica in Europa. E finì la stessa Società delle Nazioni (paradossalmente senza l'"America" che l'aveva proposta) perché in Europa fece presto fiasco.
Era questa una "Società di piccoli Cortili". E dentro questi i soliti potenziali e perfino atavici litiganti; insomma mancava il più forte per tenerli a bada.
E l'America - che era solo Wilson, senza una buona parte degli americani - nel '21  gli stessi americani voltarono le spalle ai Democratici dopo aver questi costretto gli alleati europei a far la pace sulla base di quel vago programma wilsoniano.
Un America che si ritrovò (ma li scansò subito al suo interno - la guerra era stata una manna) tutti i grossi problemi da risolvere con i vinti e con i vincitori, e soprattutto con i Tedeschi.

Ma i bravi capitalisti americani, avendo capito che non si potevano fare buoni affari con un paese che aveva l'acqua alla gola, cominciano ad aiutare la Germania e riducono il peso del pagamento delle riparazioni (Piano Young - Ne parleremo ancora più avanti).
Nei cinque anni successivi, fino al 1929, la Germania vive un rilancio economico. Sono i cosiddetti "anni d'oro" della Repubblica di Weimar. Che però molti indicano quelli fatti dai banchieri ebrei non dai tedeschi. Sono loro a fare i grandi affari aiutati dai loro cugini americani, che in Usa non erano pochi. (e lo abbiamo già detto, in Usa che fino al '29 ribolliva di dollari, si davano denari al 3-4%, in Germania gli stessi dollarei fruttavano alle banche l'8-10%)

Banchieri Ebrei e Americani insieme oltre a una sorprendente loro capacità la Germania in quegli anni vive  una straordinaria vivacità anche in campo culturale. Cominciarono a fiorire i cinema, i teatri, la letteratura, la pittura, la musica, i cabaret.
Berlino, con i suoi 4 milioni di abitanti era diventa così la capitale europea della cultura, della creatività e del divertimento. Sono gli anni del Bauhaus, dei film di Fritz Lang e di Murnau, del teatro di Brecht, della pittura di Klee e Kandinsky. Si diffonde un clima allegro e spensierato, la gente vuole dimenticare la politica e la guerra, vuole guardare verso il futuro, vuole star bene. La Germania comincia a respirare, sembra finalmente la svolta. Gli ebrei tedeschi ci sanno fare, anche perchè a loro - banche, finanza, grandi industrie - si sono alleati come abbiamo già detto i 2 milioni di ebrei che vivono in America a capo delle loro banche, della finanza e altre mille lucrose attività economiche in ascesa.

Ma non tutti i tedeschi furono coinvolti in questi "anni d'oro", soprattutto quelli della provincia e i nazionalisti di Monaco e Berlino. Anzi molti si chiedevano "Ma questi ebrei dove trovano tanti soldi? La città di Berlino è ricca e noi paghiamo le tasse". E fra questi che si facevano queste domande c'era il "caporale" che finito in galera dopo il Putsch sta scrivendo in carcere il "Mein Kampf" in cui getta la base teorica del suo pensiero e del suo movimento, che intende costruire con più metodo ed organizzazione.

Quando uscirà dalla galera si agiterà più di quando vi era entrato e con un abile propaganda - in un terreno fertile - riuscirà a organizzare un efficiente partito nazionale, creando subito altri problemi nel governo, anche se lui non è ancora un pericoloso uomo politico.
Kurt Tucholski, uno dei grandi della letteratura e cultura tedesca di quegli anni esprimeva quello che molti tedeschi pensavano di Hitler: "In fondo, l'uomo politico Hitler non esiste, quel che esiste è solo il gran rumore che riesce a creare intorno a sé."
Qui abbiamo anticipato gli eventi, perchè il Putsch deve ancora avvenire. Vedi più avanti: 1923.

Ma non solo in Germania i grossi problemi non erano stati risolti, ma anche l'Inghilterra e la Francia ne avevano grossi di problemi, più psicologici che materiali, ed iniziarono a punzecchiarsi tra di loro, timorose e invidiose entrambe (dell'Italia parliamo in altre pagine). Fino al punto che la prima indirettamente aiutò la Germania a riarmarsi nel timore che la Francia diventasse troppo forte; che rappresentasse una costante minaccia sulla Manica (i "fantasmi" napoleonici del passato (del I e del III) non erano stati per nulla dimenticati). 
Paul Cambon ambasciatore della Francia a Londra scriveva "Io non credo alla possibilità di una rottura ma vedo che c'è disaccordo dovunque e su ogni questione, e - quel che è peggio- che nè a Parigi nè a Londra sono abbastanza intelligenti da ridurre le controversie all'essenziale" (Lettere al figlio Paul, 14 ottobre 1920 - The New Cambridge Modern History, 1968, vol, XII, p. 278).

E le divergenze erano che l'Inghilterra secondo i francesi non nutriva abbastanza rancore verso la Germania. Ma di motivi gli inglesi ne avevano diversi per comportarsi così. A parte quelli (irrazionali) atavici, il primo era che la Germania nella sua disperazione potesse cadere nelle accoglienti braccia della Russia bolscevica; secondo motivo - essendo questa la loro attività principale - volevano riprendere  i commerci con la Germania, lasciando da parte i rancori, perchè "gli affari sono affari".

Volevano insomma ridare un po' di fiducia ai tedeschi, riabilitarli. Non spingerli troppo sul baratro del lesionismo o autolesionismo. Se i tedeschi lo avessero fatto non avevano nulla da perdere, più in basso di così non potevano mica andare. E questo li poteva indurre a tentare pericolose "avventure" rivoluzionarie. (La stessa cosa - siamo nel '22 - stava accadendo in Italia. Non dimentichiamolo!!!).

Con l'aggravante -questo era il nocciolo della nuova situazione (anche in Italia) - che in piazza non scendevano più solo le masse di analfabeti plebei. Rathenau, il patron della Aeg e futuro ministro degli esteri fece chiarezza: «Quella che si chiama rivoluzione tedesca è lo sciopero generale di un esercito sconfitto». E con l'esercito i tedeschi tutti.

Facciamo qui attenzione! Era gente di città (come in Italia) che aveva fatto la guerra gomito a gomito con quelli arrivati dalla provincia e che avevano in trincea non solo ricevuto il battesimo del fuoco, ma in quella vissuta (nuova) comunanza di uomini e di esperienze avevano anche per la prima volta sentito la giusta fierezza di aver fatto il proprio dovere; si erano sprovincializzati e indubbiamente anche politicizzati. Nessun evento precedente - come la Grande Guerra- aveva inciso così enormemente nelle masse. Ogni regione (in Italia come in Germania) ogni città, ogni paese, aveva i suoi morti, i suoi amareggiati reduci e quindi il diffuso rancore.

1923 - In Germania iniziano disordini un po' ovunque. E quelli provocati dagli estremisti sono infatti "avventure"; vorrebbero distruggere tutto per poi riedificare; ma come farlo?   nessuno lo sa ancora. Nemmeno i più esaltati. Vorrebbero distruggere e agire; sembra una contraddizione ma le idee sono ancora confuse, perchè una vera direzione di marcia non è stata tracciata. Non sanno cosa distruggere e non sanno come agire.

L'intero anno 1923 è un incubo per chi vuole sopravvivere ad ogni costo. E il costo di questa sopravvivenza è altissimo. L'inflazione -come abbiamo visto- tocca le vette più assurde, persino inconcepibili. Un uovo costa 500 milioni di marchi.
Ogni uomo della strada sa che deve accadere da un momento all'altro qualcosa, e questo qualcosa  non può che essere traumatico. A DICEMBRE occorrono 4.210 miliardi di marchi per avere un dollaro. Fanno fatica a fare i conti della spesa quotidiana  perfino quelle mogli che pur avendo i mariti astronomi abituati ai numeri dell'universo non sono in grado di dire quanto costa il pane oggi e quanto costera all'indomani.

Ed ecco arrivare a uno dei tanti disordini, con a capo un generale e un caporale. Evento legato a una causa apparentemente nobile  ma che ha però già al suo interno quel germe  che andrà a sconvolgere prima ideologicamente la Germania, poi più tardi politicamente e militarmente tutto pianeta. 
Questo accade perché gran parte della popolazione inizia a proiettare i propri desideri, le nostalgie e le speranze in questa ideologia, e su Hitler che predica questa dottrina. Il "caporale"  prima fa vedere i socialdemocratici e i comunisti come dei disturbatori della quiete, e appena salito al potere usando perfino l'insolenza ne predica il terrore. Ma non farà tutto questo da solo. 

 1923 NOVEMBRE - Hitler a pochi giorni dalla grande decisione che ha preso, che da giorni gli frullava nella testa, fa un curioso viaggio "spirituale". E  un'ora molto critica per lui, con il suo triumvirato a un vicolo cieco - e non è il solo. Senza sbocchi è anche tutta la classe politica tedesca che è assente. Per placare il suo nervosismo, Hitler che è un accanito estimatore della musica e degli (ultimi) scritti di Wagner e dell'inglese Chamberlain che ha sposato la figlia del musicista e vive con i congiunti, lo troviamo a fare un devoto pellegrinaggio a Bayreuth. 
Nel giardino della villa, davanti alla tomba dell'autore del Parsifal (opera emblematica) Hitler non trattenne l'emozione. Cosima Lizst  ormai ottantaseienne  vedova di Wagner,  Siegfred suo figlio sposato con la figlia di un famoso giornalista anche lui inglese, ed infine Chamberlain con Eva Wagner, lo accolsero calorosamente e anche con orgoglioso compiacimento nel vedere questo fanatico estimatore del loro congiunto in casa propria.

Quest'uomo di cui già si parlava in giro, e che stava ponendo a base della sua ideologia politica i miti nibelungici glorificati da Wagner era molto strano, e in casa Wagner si aggirava e sembrava in trance nel ricordo del musicista.

Particolarmente intenso fu però il colloquio con Chamberlain. A lui non gli parve vero che qualcuno mettesse finalmente in pratica quello che aveva scritto (una logorroica opera); e anche quello che non aveva scritto,  ma che Chamberlain pensava.

Era stato proprio Chamberlain a mettere in luce nella sua opera (che aveva dato poi vita a un circolo) come "in Germania risiede il più forte nucleo germanico continuatore degli ariani". Era proprio di Chamberlain la supposta teoria "dell'aspirazione ebraica al dominio mondiale, impedire il quale e contrapporvi la restaurazione di una gerarchia razziale universale è il compito degli ariano-germanici". Non sappiamo se fu proprio Chamberlain ad accennargli i famosi "Protocolli dei Savi di Sion", ma sappiamo che pochi mesi dopo in galera, Hitler nello scrivere il suo "Mein Kampf" li cita.
Ed oltre a Chamberlain e Wagner, il primo coltivava una grande ammirazione per Gobineau >>>>> autore di un "classico" della letteratura razzista in Europa "Saggio sull'ineguaglianza delle razze umane ("Essai sur l'inegalitè des races humaines" Paris, Firmin-Didot) del 1853-55.

Sappiamo anche che dopo questo incontro, Chamberlain scrisse a Hitler una solenne lettera; lo definiva "un dono di Dio", un essere che il Signore ha inviato sulla terra a testimoniare la grande vitalità della nazione; e se la Germania nella sua ora più critica  ha prodotto un Hitler, io adesso posso addormentarmi in pace. Dio protegga la Germania".

Per Chamberlain i nemici della Germania sono gli ebrei  perchè sono  l'incarnazione del capitalismo mondiale, e lo sono anche del comunismo mondiale. Elencava infatti gli ebrei che hanno guidato la rivoluzione russa e che ora siedono 17 su 22 nel Consiglio del Popolo. Lo stesso Comitato centrale del partito socialista è composto da 9 ebrei e solo 3 russi. Infine ricordava i nomi più importanti di coloro (come Marx, Trotzski, che avevano dato forma a un bolscevismo che non era altro che un capitalismo spinto agli estremi, di Stato (di Stato ebraico) (quello che poi fece Stalin che voleva essere lui Stato e iniziò a perseguitare gli ebrei, mandandone 2 milioni nei Gulag o in Polonia a morire nei campi di concentramento).

Chamberlain elencava i vertici che avevano sposato donne ebree. Stalin, Raisa Kaganovic figlia dell'ebreo Lazarus, vicepresidente del Partito comunista, Commissario del Popolo per l'industria pesante e membro del "Polit-Bureau"; suo figlio Michael oltre essere pure lui Commissario del Popolo per l'industria bellica è anche membro del Comitato centrale del Partito comunista; il fratello Aaron amministratore degli approvvigionamenti; il fratello Sergio dirigente l'industria tessile; e l'ultimo fratello Boris addetto ai rifornimenti dell'esercito.
Ma anche Molotov ha sposato una ebrea: Scemciuchina Karp. Figlia di una dinastia finanziaria ebrea a New York. Con i quali Molotov mantiene (e manterrà nella "2 G.M.) ottimi rapporti per le forniture americane di navi, armi, macchine utensili all'Urss.
(Churchill c'entrava poco. Si illuse di essere stato lui a convincere gli USA ad aiutare Stalin- Lui voleva solo che nella "barca" ci fossero anche loro).

Ma per quanto l'incontro con Chamberlain fosse "istruttivo", Hitler aveva già le sue idee ben precise.
Abbiamo rintracciato una sua lettera di pochi giorno prima, del 1922, che inviò e che "La Vita Italiana" ospitò, firmandosi come faceva spesso al suo paese "Il Bavarese". La rivista la conduceva Giovanni Preziosi, un noto antisemita. E la lettera compare sulla sua rivista il 15 agosto del 1922
(che abbiamo in originale).

E' una lettera inquietante, nella quale con mirabile sicurezza, veniva fissata la primissima tappa del Naz-ionalsocial-ismo. Una anticipazione di Main Kampf. Hitler vi esponeva il suo programma per la salvezza della Germania, quando a quel tempo non erano ancora stati con precisione stabiliti i rapporti tra ebraismo e bolscevismo. E pochi ancora sapevano che prima Marx, poi Trotzky e tanti altri dentro nel Soviet erano ebrei, ben 406 su 503.

La lettera apparsa su "la Vita Italiana" la riportiamo integralmente digitalizzata in un link a parte (vedi > > )

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Otto giorni dopo il curioso pellegrinaggio a Bayreuth, Hitler è pronto!
per il famoso
PUTCH DELLA BIRRERIA DI MONACO
continua > > > > >

 

 

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