LETTERATURA

IL DECAMERON

DI GIOVANNI BOCCACCIO
( Certaldo giugno 1313 – Certaldo, 21 dicembre 1375)

(Prof. Giovanni . Pellegrino )

In quest’articolo prenderemo in considerazione la più importante opera di Giovanni Boccaccio ovvero il Decameron.

Risulta molto difficile ricostruire il cammino lungo e arduo che condusse lo scrittore dai primi scritti ancora scolastici al Decameron.

Negli anni che seguirono il 1348 il Boccaccio dovè stendere la maggior parte delle Novelle che aggiunte ad altre già composte precedentemente e legate insieme dalla cosiddetta “cornice” costituirono il Decameron.
Esso è una raccolta organica di cento novelle raccontate in dieci “ giornate” intercalate da dieci ballate precedute da un proemio e da un’introduzione seguite da un epilogo.

Il Boccaccio inquadra tutto questo in una cornice narrativa.
Egli immagina che durante la peste del 1348 ......

si incontrino nella chiesa di Santa Maria Novella a Firenze sette giovani donne e tre giovani uomini i quali decidono per evitare il contagio che regna nella città di recarsi in campagna nella villa di uno di loro.
In tale villa e poi in una seconda villa in cui si trasferiscono dopo qualche tempo trascorrono lietamente due settimane .
Per passare meglio le tarde ore del pomeriggio decidono di raccontare a turno delle novelle ogni giorno tranne il venerdì e il sabato una ciascuna.

Pertanto eleggono quotidianamente un re e una regina che governi la brigata per il giorno dopo e assegni il tema dei racconti.
Solo il primo giorno e il nono i novellatori sono liberi di raccontare a piacere.
La stessa libertà è concessa ogni giorno a uno dei tre giovani il quale inoltre racconta sempre per ultimo .
In questo modo il Boccaccio si assicurò la possibilità di contemperare meglio la lunghezza delle varie giornate e di garantire al libro una maggiore varietà .
Al termine di ogni giornata si canta una ballata .

I temi poi sono scelti e ordinati in modo da esaurire nel corso del libro tutti i possibili aspetti della vita umana .
Entro questa cornice il Boccaccio raccolse dunque cento novelle ordinate in modo da dare un quadro vasto ed esaustivo di tutta la civiltà italiana del suo tempo.

Vi sono perciò personaggi appartenenti a tutte le classi sociali dalle più alte alle più umili e vi sono avventure di ogni genere che terminano nei modi più vari.
Nel suo insieme il Decameron è un’opera “ comica” scritta dice lo stesso Boccaccio nella lingua in cui anche le donne del popolo conversano.

Ma ciò non toglie che quando il Boccaccio racconta storie di amori elevati di alte passioni di morti tragiche egli non ricorra a una prosa quanto mai elaborata.

Pertanto con il Decameron il Boccaccio intendeva non solo raccontare storie divertenti che interessassero e divertissero il lettore ma comporre una solenne opera letteraria dando alla letteratura volgare un nuovo” genere”.

Per comprendere il Decameron occorre anche tenere presente che il Boccaccio intendeva celebrare con esso una concezione della vita nella quale gli ideali cavallereschi e cortesi del mondo feudale si adattavano alle esigenze di quella borghesia mercantile che nella seconda metà del Trecento costituiva il ceto sociale più ricco e più elevato di Firenze.
Questa posizione del Boccaccio spiega la rappresentazione che egli da dei dieci novellatori .

Essi sono giovani di buona e ricca famiglia abituati al lusso spregiudicati a parole ma rispettosi nei fatti delle leggi del decoro.
Il Boccaccio infatti sottolinea più volte che essi raccontano novelle un po' libere solo perché la peste scatenata a Firenze induceva a esaltare con più forza la bellezza della vita e la potenza dell’amore.
Tuttavia il Boccaccio sottolinea anche che in tutti quei giorni trascorsi in campagna i novellatori si comportano con la massima decenza senza offendere in nulla “ l’onestà”
Ma nel Decameron il Boccaccio non celebra solo “ la cortesia “ e “ l’onestà” ma nella narrazione è presente anche la celebrazione dell’intelligenza alacre e sveglia e dell’astuzia spregiudicata che il Boccaccio chiama con la parola molto significativa “ saviezza” .
Inoltre nel Decameron è presente l’irrisione degli sciocchi e dei creduloni o come dice il Boccaccio dei “ pecoroni” .

Vi è pertanto nel Decameron un’ altro gruppo di novelle per lo più a lieto fine i cui eroi sono spregiudicati .
Il Boccaccio presenta in tali novelle un mondo di beffe di astuzie di avvenimenti quotidiani , di uomini e donne sensuali nel senso più largo della parola .
Un mondo diremo con precisione di fatti e uomini “ comici” come “ tragici” erano i fatti e gli uomini delle altre novelle.
Potremmo addirittura dire che il Boccaccio disegna un “ inferno” contrapposto a un “ paradiso ideale”

Per sviluppare ancora il paragone si potrebbe dire che anche nel Decameron cosi come nella Divina Commedia si passa attraverso l’inferno per giungere nella decima giornata al paradiso della cortesia della magnanimità.
Tuttavia ciò che distingue nettamente il Boccaccio da Dante che caratterizza il Decameron è che qui paradiso e inferno hanno un carattere e un significato non più religioso e ultraterreno ma profano ed umano.
Questa grande e vasta “ commedia” è tutta laica nel senso che Dio ( anche se il Boccaccio e i suoi eroi credono sinceramente in lui ) non è sentito motore operoso del mondo .
Inoltre nessuna preoccupazione ultraterrena condiziona i personaggi del Boccaccio che nobili o ignobili sono radicati tutti nella terra.

Di conseguenza il paradiso del Boccaccio è un mondo terreno di nobili amori di belle cortesie di gesti magnanimi aventi se stessi il loro premio e il loro fine.
Tuttavia l’atteggiamento dei dieci novellatori e del Boccaccio difronte a questi due mondi della cortesia e della volgarità è totalmente diversa.
Le novelle cortesi sono narrate con una piena partecipazione sentimentale e morale del narratore .

Al contrario le altre novelle sono raccontate con un evidente distacco sentimentale e morale .
Pertanto il Boccaccio può scendere nell’animo dei suoi personaggi comprendere intero il meccanismo di quei sentimenti e di quelle azioni .
Il Boccaccio si diverte nel suo racconto ma appunto perché si diverte e ride stabilisce una differenza evidente tra quel mondo e il proprio mondo ideale .

Tuttavia la posizione del Boccaccio è sfumata in modo diverso .
A volte gli eroi di queste novelle comiche sono personaggi volgari e spregiudicati ma intelligenti e pronti .
Quando narra queste novelle comiche il Boccaccio si diverte ma il suo è il riso divertito di chi ammira una bella beffa e non si chiede se esso sia morale o no dal momento che il Boccaccio si diverte per quell’intrigo condotto abilmente .

Per dirla in altro modo il Boccaccio dimostra un’ammirazione per l’intelligenza che anche quando è adoperata per agire male è pur sempre intelligenza ovvero una dote altamente umana .
Altre volte invece gli eroi del Boccaccio sono quelli che egli definisce “pecoroni” degli sciocchi che si lasciano prendere in giro dai furbi.
In questi casi il riso del Boccaccio è davvero inclemente poiché egli si diverte allegramente alle spalle di questi stupidi.

Egli con arte finissima ne mette in risalto la stupidità, la vuota presunzione la credulità cieca nonché l’impasto di debolezze e di vizi che li rende ridicoli.

Concludiamo tale articolo mettendo in evidenza che nel raccontare queste sue storie Boccaccio dispiega un ‘enorme capacità artistica.

Egli è un grandissimo creatore di caratteri uno dei più grandi che la letteratura italiana abbia mai avuti.
Il Decameron è un’opera di alta letteratura e consapevole realistica solo nel senso che il Boccaccio vi rappresentò a suo modo filtrata attraverso l’invenzione dei dieci novellatori tutta la civiltà di quel grande Comune che era ancora verso la metà del Trecento Firenze .
Tale fatto spiega perché il Decameron si sia diffuso largamente e subito ma specialmente negli strati “ borghesi” come un libro di alta letteratura amena

Prof. Giovanni Pellegrino)

 

SULLA "PESTE NERA" DEL 1348
VEDI QUANTO NE SCRIVE LA TRECCANI

https://www.treccani.it/export/sites/default/scuola/lezioni/storia/PESTE_lezione.pdf


< < < RITORNO ALL'INDICE

HOME PAGE STORIOLOGIA