LETTERATURA

 

RIFLESSIONI SU
GIOSUE' CARDUCCI
Prof. Giovanni Pellegrino

FRANCESCO DE SANCTIS
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Prof. Giovanni Pellegrino


In quest’articolo formuleremo alcune riflessioni sulla poetica e sulle opere di Giosuè Carducci.

Giosuè Carducci nacque il 1835 a Val di Castello in Versilia .
La storia interiore del Carducci è legata soprattutto al corso degli eventi politici italiani e all’animo con cui egli via via li seguì.
Carducci era adolescente nel corso della I guerra d’Indipendenza e si formò nel decennio preparatorio della seconda alla quale non prese parte benchè ne accompagnasse con il canto le vicende .

In questi vent’anni o quasi il Carducci prese parte intensa alla vita politica tanto che il 1868 fu prima trasferito di autorità alla cattedra di latino a Napoli e poi dopo il suo rifiuto venne sospeso per qualche tempo dall’insegnamento.
Inoltre egli fu in un certo senso il poeta del “partito d’azione” cioè del partito repubblicano che mal si adattava alla soluzione moderata e monarchica del moto risorgimentale .

Tale partito voleva bruciare le tappe era impaziente degli indugi governativi ed era violentemente anticlericale e insofferente della situazione sociale .
Fu questa del Carducci la stagione repubblicana anticlericale mazziniana .

Tuttavia dopo il 1878 si venne a mitigare la sua opposizione in concomitanza con il compimento dell’unità (restavano solo i redenti il Trentino e la Venezia Giulia ) e con il rafforzarsi delle strutture borghesi .
In questa seconda fase il Carducci prese atto della Nuova Italia monarchica e moderata, rinnegò il proprio repubblicanesimo ed accettò nel 1890 la nomina a senatore .

Dell’uomo di una volta restarono vivi il sentimento irridentistico e il patriottismo vivissimo caratterizzato qualche volta da atteggiamenti nazionalistici cosicchè aderì in pieno alla politica di Crispi.
Anche il suo anticlericalismo si venne attenuando e smorzando anche se non rinnegò mai il proprio laicismo.
Carducci riconobbe pure il valore storico e civile non solo del sentimento religioso in generale ma anche di quel cristianesimo e di quel cattolicesimo contro cui aveva polemizzato prima con irruenza .

Dobbiamo anche dire che nel 1907 ottenne come primo italiano il Premio Nobel .
Questa evoluzione politica coincise nelle sue grandi linee con l’evoluzione della cultura e del gusto.
L’educazione di Carducci era stata essenzialmente classicista fondata sugli scrittori greci e latini e sulla tradizione italiana .
Anzi negli anni fiorentini e toscani fu vicino ad un gruppo di giovani che combatterono una vivace battaglia antiromantica .
La partecipazione alla politica provocò anche un allargamento del suo orizzonte culturale .
Carducci avvertì allora la lezione che poteva ricevere da alcuni scrittori stranieri a lui contemporanei , ribelli anch’ essi vicini a lui per l’energia satirica con cui si rivolsero contro uomini e cose dei loro paesi .

Carducci risentì soprattutto dell’influsso di Victor Hugo che allora combatteva in versi e in prosa Napoleone III e di Enriho Hein che aveva attaccato con intelligenza ed ironia i piccoli borghesi della Germania .
Più tardi Carducci subì anche l’influenza di scrittori francesi in prosa come ad esempio del Michelle la cui storia della rivoluzione alimentò il suo entusiasmo per quel grande momento della storia democratica europea .
La sua seconda fase si accompagnò invece a un gusto sostanzialmente diverso .

Nel 1877 compose la prima raccolta di odi Barbare cioè di liriche nelle quali una nuova poetica si accompagnò a un nuovo atteggiamento di fronte alla politica e alla vita .
Tacquero allora o si affievolirono i moti satirici la polemica contro il presente ingrato cede il posto alla esaltazione del grande passato.
Carducci vide il mondo greco come un eterno modello ideale cosicchè i modelli classici ritornarono a prevalere su quelli moderni .

Dopo quanto abbiamo detto finora apparirà naturale che Carducci abbia oscillato nel corso della sua vita tra due convezioni diverse della poesia .
Assai spesso il Carducci accusò il Romanticismo di sentimentalismo ed effeminatezza e contro di esso esaltò la poesia classica .
Carducci concepì il poeta come un vate che celebra le storie della patria anima i suoi concittadini ed esalta la virtù e la forza d’animo .
Tuttavia stando a questa concezione viene fuori in lui un’altra ovvero della poesia considerata creazione di bellezza pura e disinteressata .

Il Carducci dunque subì successivamente influenze diverse che non sempre si amalgamarono in modo organico.
Carducci d’altra parte era un uomo più d’ impulsi e di istinti che di ragionamento incapace com’era di una sintesi intellettuale nella quale si fusero armonicamente gli elementi che mano mano assorbiva. Tuttavia vi erano in lui alcune considerazioni derivanti dal sentimento prima ancora che dall’intelletto che rimasero costanti e che costituirono come il tessuto in cui si inserì la trama degli affetti e delle passioni .
Una di queste costanti fu l’amore della patria e una dedizione ad essa di tutto se stesso al disopra di ogni interesse e di ogni calcolo .
Carducci considerò sempre la poesia come una specie di milizia civica nonché il modo più alto di esprimere la propria personalità.

Costante fu anche il suo senso della vita un senso nello stesso tempo virile e malinconico di uomo combattivo eppur desideroso della solitudine .
Carducci fu nello stesso tempo tutto proteso all’esterno verso la polemica la politica la sua funzione di vate d’Italia eppure incline sempre a ripiegarsi su stesso e a rievocare le memorie del suo passato di cui fu il simbolo la Maremma Toscana .

La storia poetica del Carducci fu l’inizio della sua attività e non fu sempre lineare anche se è possibile individuare uno svolgimento costante che accompagnò l’evoluzione del sentimento politico della fede religiosa della visione dell’intera vita .
Dopo una preistoria di intonazione romantica gli inizi della sua attività di poeta coincisero con il classicismo oltranzista degli “amici pedanti ” un classicismo assolutamente patriottico e angustamente letterario .
Ne nacquero le raccolte “iuvenilia e levia gravia“ nei quali sono anticipati molti tratti dell’uomo maturo e in cui si può apprezzare la maestria nel trattare temi e metri diversi.
Tuttavia in tali raccolte non vi sono ancora né una personalità umana fortemente rilevata né una individualità ben definita di poeta .
Con Carducci giovane la lirica diventò un fatto per specialisti e per professori .

Tali raccolte sono caratterizzate da un uso ed abuso della mitologia e un uso e abuso di riferimenti storici e culturali con una lingua desunta dai classici nella volontà di attingere un tono aristocraticamente alto.
La raccolta seguente dei “ Giambi ed epodi “ comprende liriche composte tra il 1867 e il 1879 e nacque da un compromesso tra quel classicismo retorico e le nuove acquisizioni culturali miranti a una poesia “ moderna” in grado di trattare temi di attualità rivolgendosi a un pubblico abbastanza largo .

Tutta la storia e la cronaca politica italiana in quella quindicina di anni costituiscono la materia della raccolta .
In contrapposizione al presente “vile” il Carducci rievoca i grandi del passato più vicino o canta se stesso con i suoi sogni di gloria le sue malinconie le sue tristezze irose la sua attività di poeta civile .
Per rendere in versi questo mondo di attualità tumultuosa il Carducci si volse ad alcuni poeti moderni stranieri .
Carducci apprese da tali poeti il gusto per modi della lingua parlata addirittura per termini frasi espressioni dure e volgari. Carducci usa tale linguaggio capace di sottolineare la virulenza della polemica e della satira .

Con tutti i loro difetti e i loro limiti i Giambi ed epodi sono un fatto importante nella storia interiore del Carducci e nella storia della sua poesia.
Essi costituiscono il suo momento “moderno” quello in cui la sua partecipazione alla realtà politica contemporanea si tradusse in uno sforzo di poesia impegnata .
Nel 1877 il Carducci pubblicò un altro volume le Rime nuove che comprendeva poesie scritte tra il 1861 e il 1887 .
Tali poesie traevano la loro ispirazione ora dalla letteratura ora dagli affetti autobiografici .
A questi temi si aggiungono rievocazioni storiche il cui gusto il Carducci riprese dai romantici ma che improntò del suo animo con una varietà ricca di atteggiamenti .
Il Carducci ravviò questa materia storica di un rispetto maggiore per il “vero storico” con una cultura assai severa e compassioni energiche .

Quei quadri del passato sono in tale raccolta tutte celebrazioni di istituti e di affetti cari al Carducci che in quel passato esalta un suo presente ideale .
Il libro delle Rime nuove raccoglie dunque una tematica assai larga alla quale dà unità l’animo del Carducci nel quale quei moti diversi o contrastanti erano tutti compresenti .
L’anelito nella Grecia antica, il rimpianto della Maremma e della giovinezza il vagheggiamento di un’età di forza e di virilità erano tutti mezzi con i quali Carducci cantava il suo scontento del presente e la sua insofferenza del mondi “ borghese “.
Ovviamente in queste liriche la poetica “giambica” è abbandonata ed è anche lontano lo scolasticismo delle prime raccolte .
Ora il Carducci conosce a perfezione il suo mestiere e sa servirsi dei propri mezzi espressivi in modo infinitamente più abile.

Nel 1877 tra clamori di plauso e di scandalo uscì una raccolta di liriche che il Carducci chiamò “ barbare
cui seguì presto un secondo libro .
Infine seguì ancora l’ultima raccolta di “Rime e ritmi” .
La novità maggiore era nella metrica in quanto il Carducci riprendeva un tentativo compiuto più volte nel corso della nostra letteratura: cercare ritmi italiani che rendessero l’armonia di quelli classici greci e latini .
I temi riprendevano quelli delle Rime nuove : rievocazioni storiche , motivi intimi , effusioni patriottiche .
Se mai rispetto alle raccolte precedenti vi è un’ accentuarsi dei motivi evasivi sia che il poeta ricorra alle celebrazioni del passato sia che si rifugi in momenti o in ambienti di serenità .

Nelle migliori di queste poesie il Carducci arrivò a quella lirica di tono alto alla quale aveva sempre aspirato .
Ma nei momenti stanchi la' dove egli si prefigge programmaticamente una lirica civile e patriottica degenerano in forme che si direbbero alla Monti con una letterarietà tutta estrinseca , con una eloquenza ricercata e voluta .
In queste ultime liriche tuttavia si affaccia anche un nuovo Carducci che pare avvertire in momenti fuggevoli l’inquietudine sotterranea che si agitava dietro l’ottimismo diffuso e che sarebbe esploso presto nel Decadentismo .
Vi è cioè una capacità di cogliere e ridare brividi fuggevoli di tristezza di rendere paesaggi sentito impressionisticamente nonché di vivere attimi di smarrimento sottili.

All’attività del poeta si affiancò lungo tutta la vita del Carducci quella del polemista e del critico che si espresse in una prosa elaborata letteraria considerata complemento della poesia .
Detto ciò riteniamo concluso il nostro discorso su Giosuè Carducci.

Prof. Giovanni Pellegrino

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