CONSIDERAZIONI
DI CARATTERE GENERALE

SULL'UMANESIMO

segue: GLI ASPETTI SOCIALI DELL'U.
 

(G. Pellegrino - M. Mangieri)

In questo articolo esporremo delle considerazione di carattere generale sull’Umanesimo.

Dopo la morte del Petrarca e del Boccaccio per un secolo circa la nostra letteratura fu caratterizzata da un particolare fenomeno che sembrò interrompere la tendenza iniziata nel 200. Infatti per un secolo circa i letterati italiani più brillanti composero opere non piu in volgare ma in latino. Pertanto essi ripudiarono tutto il lavoro che i due secoli precedenti avevano compiuto per elevare il volgare a dignità letteraria.

Dobbiamo tener presente che in quel perido storico il volgare era ormai la sola lingua parlata e compresa dalle masse in Italia. Gli autori di quel periodo storico che composero in latino ripudiarono il volgare non solo nella prtica ma anche nella teoria distaccandosi dalla cultura dei due secoli precedenti per riallacciarsi a quella latina e a quella greca.

Tali autori estesero il loro distsacco che spesso fu addirittura disprezzo anche nei confronti di Dante e dell’opera in volgare di Petrarca e di Boccaccio. Infatti uno degli scrittori di questo periodo Leonardo Bruni scrisse in una sua opera che Dante era stato un poeta per calzolai e panettieri anche se in un secondo momento temperò tale accusa.
Tuttavia nella prima metà del 400 si continuò a scrivere in volgare ma quegli autori che continuarono a comporre opere in tale lingua erano scrittori di secondo piano che avevano un livello culturale nettamente inferiore agli autori che scrivevano in latino.
Inoltre le opere scritte in volgare avevano un carattere più pratico e letterario. Infatti vennero scritte in lingua volgare sacre rappresentazioni, cantari, lettere, ricordi familiari via dicendo. Trattasi di tutte cose che non appartenevano ne’ all’alta cultura ne’ all’alta letteratura e che erano destinate espressamente ed esclusivamente a un pubblico al quale sarebbe stato impossibile rivolgersi in latino, pertanto la presenza di opere in volgare non solo non contraddice il fenomeno del ritorno al latino ma per i suoi carattere conferma tale fenomeno.

Allora comporre in latino significava rinunciare a una parte del pubblico, quella parte più popolare che non poteva comprendere il latino. In definitiva scrivere in latino significava accrescere e sottolineare il carattere culturalmente aristocratico della prpopria opera. Tale fenomeno va studiato e analizzato allo scopo di ricercarne le ragioni non solo strettamente letterarie ma anche culturali e storiche.

Questo fenomeno viene chiamato UMANESIMO con la quale parola si intende sia il complesso di opere che furono composte durante il 400 sia nel secolo intero e la sua civiltà vista nei suoi aspetti più vari. Pertanto umanesimo è una parola con cui indichiamo tutto un periodo della nostra storia culturale e letteraria.
Con il termine Umanesimo si intendono non solo i fenomeni letterari ma anche quelli culturali, storici, religiosi di quel periodo storico.
Considerato in questa ottica il fenomeno culturale dell’Umanesimo ha i suoi inizi nell’ambito della civiltà comunale tanto che Petrarca e Boccaccio sono stati definiti da alcuni critici precursori dell’Umanesimo specialmente per quella parte della loro attività letteraria che si svolse in latino. Tuttavia l’Umanesimo corrisponde nelle sue grandi linee a una fase di storia italiana successiva all’età comunale, cioè l’età delle signorie le quali furono in un certo senso la continuazione e nello stsso tempo il superamento del comune.

Questo non è riuscito a risolvere interamente i problemi dinanzi ai quali si trovava. Pertanto per evitare i contrasti interni presenti nei comuni si fece ricorso al signore vale a dire a una persona che esercitando un potere quasi assoluto poteva garantire il mantenimento dell’ordine e iniziare o continuare un’opera di espansione territoriale. Questo signore ebbe sempre più bisogno di circondarsi di una burocrazia efficiente mentre doveva conquistare un forte prestigio presso i sudditi e all’estero anche attraverso il mecenatismo.

L’Umanesimo nacque e si sviluppò in questo clima storico e politico caratterizzato dalle signorie nelle quali si sviluppò un’arte che si rivolgeva al pubblico raffinato delle corti. L’Umanesimo elaborò una visione laica della vita che si opponeva alla visione della vita del Medioevo. Pertanto esso fu caratterizzato dall’esaltazione insistente della dignità dell’uomo, della sua libertà e delle sue possibilità e quindi dalla polemica contro la filosofia medioevale ovvero la scolastica.
In definitiva l’Umanesimo esaltava tutte le forze che consentivano la nascita e lo sviluppo delle città, cioè di quel vivere civile in difesa del quale si ingentilirono i costumi e si perfezionò un ideale aristocratico e cortigiano di comportamento. Queste idee furono particolarmente vive nel primo Umanesimo fiorentino quando gli umanisti furono uomini che alla cultura e all’attività letteraria unirono una fervida attività politica. Alcuni di essi rivestirono importanti ruoli politici nella città di Firenze.

Si potrebbe allora dire che esiste una specie di equivalenza: l’Umanesimo e la sua letteratura stanno alle signorie ovvero ne sono l’aspetto culturale e letterario come la letteratura in volgare delle origini stava all’età comunale. Mentre il comune si trasformava in signoria, la letteratura del 200 e del 300 veniva sentita non adatta alla nuova situazione storica e culturale e se ne tentava una nuova. Accadde allora un fenomeno che si è ripetuto assai spesso nella storia della cultura. Gli uomini di una determinata età per esprimere il proprio mondo di idee e sentimenti non utilizzavano più le forme che sono state dei padri. Essi risalivano molto più indietro nel tempo ricollegandosi ad un’età lontana nel tempo che può sembrare più vicina alla loro, più consolante con essa.

Gli uomini dell’età delle signorie rinnegarono così la civiltà comunale e tutti i secoli precedenti del Medioevo per ricollegarsi al mondo greco e latino. Essi credettero che tale mondo poteva offrire gli strumenti di pensiero e di espressione necessari a esprimere la missione nuova del mondo che essi sentivano di possedere. Anzi gli stessi concetti di Medioevo e di evo antico nacquero proprio con gli umanisti. Infatti nel 200 e nel 300 non si aveva coscienza della differenza radicale che esisteva tra quei secoli e il mondo classico. Addirittura gli uomini dell’antichità classica apparivano molto simili ai cavalieri del 200 e del 300. Invece nell’Umanesimo gli intellettuali dell’età delle signorie si rendevano conto che nelle varie epoche della storia gli uomini erano stati molto diversi. Pertanto tali intellettuali distinguevano il periodo antico dal Medioevo ed individuavano una terza età che chiamavano Rinascimento dell’età classica.

Essi pensavano che in tale terza età sarebbe avvenuto il distacco dal Medioevo per ritornare alla grandezza di una volta attraverso il ritorno alla cultura dei greci e dei latini. Pertanto essi lessero, studiarono, imitarono i libri degli autori classici in un modo assai diverso da come avevano fatto gli uomini del Medioevo. I libri degli autori classici sopravvissuti al naufragio culturale che la caduta dell’impero romano d’occidente aveva causato, erano stati molto pochi.
Nell’Umanesimo questi libri e quelli cercati e riscoperti dal Petrarca in poi vennero letti con occhi nuovi allo scopo di cogliervi i segni di un’età storica particolare, quell’età antica alla quale gli umanisti si rivolgevano con interesse vivissimo.
Essi pensavano che l’antiquitas aveva elaborato pensieri e ideali che potevano essere validi nuovamente. Insomma gli umanisti leggevano i classici con un interesse che potremmo dire con un termine moderno strumentale.
Essi li ricercavano nei vecchi monasteri con tanto fervore e li studiavano con un entusiasmo appassionato che è difficile immaginare. Gli umanisti custodivano gelosamente i libri degli antichi, li ricopiavano come testi preziosi nella speranza di trovarvi se non la soluzione almeno l’inizio della risoluzione dei propri problemi. Per dirla in altro modo li studiavanio in funzione del presente e dei suoi problemi.

Come si vede dunque il fatto che durante il 400 avesse luogo un’intensa attività culturale in latino non fu un ritorno al passato. Al contrario fu un modo di ritrovare il presente, di rendersi conto di se stessi e di cercare i mezzi adatti a comprendere ed esprimere la propria età.

 

GLI ASPETTI SOCIALI
DELL'UMANESIMO
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(G. Pellegrino - M. Mangieri)

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