LETTERATURA

LUDOVICO ARIOSTO

L'ORLANDO FURIOSO

Prof. Giovanni Pellegrino

In questo articolo prenderemo in considerazione l’opera più importante di Ludovico Ariosto ovvero l’Orlando Furioso.
Proprio a causa di tale opera Ariosto occupa un posto importantissimo nella nostra letteratura.

L’Orlando Furioso fu l’opera di tutta la vita di Ariosto dal momento che il poeta lo ritoccò e lo ricorresse fino alla morte.
Formalmente l’Orlando Furioso si riallaccia alla tradizione del poema epico cavalleresco quale si era definita con l’Orlando innamorato del Boiardo.

L’opera di Ariosto è la continuazione di quella del Boiardo interrotta prima nel 1494 in seguito alla calata di Carlo VIII e poi per la morte dell’autore.

L’Ariosto riprende il poema là dove il Boiardo lo aveva lasciato quando Carlo Magno affida Angelica al duca Namo di Baviera affinché la custodisca, promettendola a chi si fosse distinto di più nella battaglia imminente.
Ma Angelica approfittando della confusione seguita alla sconfitta dei cristiani riuscì a fuggire.
Ricominciò così la dispersione dei cavalieri cristiani che decisero di seguire Angelica riprendendo il carosello delle fughe, incontri. avventure e battaglie.

Riassumere la trama dell’Orlando Furioso è difficile anche se l’Ariosto la domina con un’arte assai più sapiente di quella di tutti i suoi predecessori.
Come aveva fatto il Boiardo anche l’Ariosto conserva alla sua opera lo schema e i caratteri propri di una poesia epica popolaresca fatta per la recitazione.
Tuttavia, egli prosegue e porta all’estremo il lavoro iniziato dal Boiardo ovvero di nobilitare e trasportare in forme letterarie e classicheggianti quei moduli di origine popolare.

L’Orlando Innamorato era ancora entro certi limiti un insieme di cantari più che un poema.
Al contrario l’Orlando Furioso è nonostante le apparenze un poema organico.
Tuttavia, l’Orlando Furioso non è un libro facile nonostante le apparenze e non è nemmeno un’opera di puro divertimento nella quale l’autore si abbandoni solamente alle sue fantasie gratuite senza rapporto con il mondo reale.

L’Ariosto come aveva fatto il Boiardo riprende la materia epica delle Chancon de geste e dei cantari nonché quella cavalleresca e fiabesca del romanzo cortese.
Infatti, questa materia era ancora viva nella mente e nella coscienza dei lettori di quel tempo ed essendo stata trattata tante volte era diventata simile alla mitologia classica.
Tale materia letteraria era un mondo di invenzioni che potevano essere riprese e rielaborate liberamente cosicché ogni nuovo scrittore era libero di infondervi il proprio spirito e i propri sentimenti.
Pertanto, come il Morgante era specchio non solo della cultura e della personalità del Pulci ma di tutta una certa Firenze borghese ed umanistica, così l’Orlando Furioso era specchio non solo del carattere dell’Ariosto ma di tutta la civiltà cortigiana rinascimentale.

Tale opera era specchio del carattere dell’Ariosto dal momento che rifletteva atteggiamenti di lui che erano già presenti nelle opere minori.
Ad esempio, il gusto per un libero e gioioso fantasticare, la tendenza a sfumare di buon senso i fatti della propria vita e della vita in genere, il ricorso ogni tanto a una fiaba o a un apologo .
Ma l’Orlando Furioso era anche specchio del mondo intorno a lui riflettendo tutti gli aspetti essenziali della nostra civiltà rinascimentale come il senso naturalistico dell’uomo e della vita, l’individualismo spinto, la concezione naturalistica della donna.

Ed è viva nell’opera dell’Ariosto una tendenza alla diseroicizzazzione dell’uomo per cui anche gli eroi più nobili come Orlando appaiono esseri umani con tutte le loro debolezze.
Se scindiamo il poema negli elementi che lo compongono troviamo sempre che ognuno di questi elementi sono quelli che erano vivi e operanti nella società e nella cultura rinascimentale.
Tale fatto non deve affatto sorprendere se ricordiamo che l’Ariosto era un uomo tutto calato nel suo tempo non solo in astratto ma in concreto.
Infatti, egli era un cortigiano in una tra le maggiori corti italiane nonché uomo di fiducia del cardinale Ippolito e governatore abile di una regione difficile costretto a barcamenarsi nelle corti.

Ariosto era in rapporto con Papi, letterati, politici e signori cosicché egli fu un uomo che visse pienamente la vita del suo tempo.
Di conseguenza è naturale che egli narrasse, inventasse e rielaborasse secondo la cultura e il gusto del mondo del quale faceva parte.
Ma l’Orlando Furioso rispecchia la società italiana del primo Cinquecento anche in un senso più profondo dal momento che riflette le contraddizioni che laceravano allora l’Italia sconvolta in un tumulto di guerre, invasioni e sconfitte.
Tali eventi facevano presagire l’arrivo di una grande irreparabile catastrofe.

L’Orlando Furioso è un poema dal respiro vasto ma al fondo di esso c’è una concezione del mondo se non tragica o triste certamente inquieta.
In tale opera tale concezione del mondo si traduce in miti molto particolari dalla trama sottile.
I miti ricorrenti nel poema sono tutti di illusione vanità e delusione .
Chi legge il poema ha l’impressione di una mobilità e labilità senza limiti caratterizzata da forme instabili come i mille aspetti che il vecchio Atlante assume in un passo del libro.

Al centro del poema vi sono due invenzioni ovvero il castello di Atlante e il viaggio di Astolfo sulla luna.
Tutte e due queste invenzioni presentano il medesimo timbro.
Il castello di Atlante è il simbolo del nostro correre dietro alle nostre passioni tutte vane e illusorie.
L’altro grande episodio che riguarda il viaggio di Astolfo sulla luna è altrettanto significativo dal momento che sulla luna si radunano le cose che gli uomini perdono sulla Terra.
Tra queste cose che gli uomini perdono e che finiscono sulla luna vi è l’equilibrio mentale.

Tale sentimento di labilità universale è così forte nel poema che è presente in tutto il poema sotto le forme più varie.
Nel poema è presente anche un problema che si dagli inizi della civiltà rinascimentale angustiava gli italiani ovvero il rapporto tra virtù e fortuna, tra le forze dell’uomo e altre forze cieche casuali fortuite eppure con le quali occorre fare i conti.

Dunque, sotto la serenità dell’Orlando Furioso vi è una visione se non tragica certamente inquieta della nostra vita.
Tale visione si spiega storicamente se pensiamo che l’Ariosto era contemporaneo di Machiavelli e Guicciardini ed era quindi soggetto alle stesse esperienze di questi due autori.

L’Orlando Furioso è dunque nonostante la sua apparenza fiabesca e avventurosa un’opera estremamente seria nella quale Ariosto espresse la sua concezione del mondo e nello stesso tempo riflette la civiltà italiana del suo tempo.
Rinascimentale è anche il gusto che presiede all’opera, un gusto assai vicino a quello del Castiglione e del Benbo o a quello di tanta pittura rinascimentale.
L’Ariosto dimostra avere assorbito pienamente la lezione dell’Umanesimo e Rinascimento e tende a uno scrivere pacato ed elegante.
Tale fatto non deve sorprendere dal momento che il poema è stato scritto non per i lettori moderni di unità borghese ma per i cortigiani e le dame di palazzo del Cinquecento per uomini come quelli che troviamo nelle pagine del Castiglione.

In un poema di questo tipo non può esservi posto per eccessi di alcun genere e già il De Sanctis si era reso conto che l’Ariosto non portava mai nessuna situazione alle estreme conseguenze.
Per fare un esempio Orlando anche quando impazzisce si comporta in un modo che non deroga completamente dalle norme di civiltà e di educazione in modo da non offendere il buon gusto .

Concludiamo tale articolo dicendo qualcosa sul successo di tale poema presso i lettori.
Dobbiamo dire che l’Orlando Furioso ottenne presto un grandissimo successo di pubblico e di critica piacque ai circoli di letterati che considerarono tale opera il più importante poema del Rinascimento.
Infatti, mentre gli stampatori moltiplicavano le edizioni del poema e lo leggevano anche lettori di cultura media o inferiore, gli autori di trattati sull’amore traevano da lui modelli ideali di bellezze e norme di amore cortese.
Più tardi la pubblicazione della Gerusalemme Liberata provocò un lungo dibattito sulla superiorità dell’Ariosto o del Tasso.
Ma tali discussioni riguardanti la superiorità dell’Ariosto o del Tasso non promossero un influsso letterario efficace e durevole come quello provocato dal Petrarca.

Le ragioni di questo mancato influsso letterario dell’Ariosto sono evidenti se si pensa alla rapida dissoluzione della civiltà rinascimentale.
Tale dissoluzione portò al costituirsi già nel secondo cinquecento di un gusto tutto diverso esemplificato su modelli lontani da quelli che erano stati propri dell’Ariosto.
Detto ciò, riteniamo concluso il nostro discorso sull’Ariosto e l’Orlando Furioso.

Prof. Giovanni Pellegrino

L'ARIOSTO - I TEMPI DELL'ORLANDO FURIOSO >>>>>
di FRANCESCO DE SANCTIS

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