LETTERATURA
I PRINCIPALI PENSIERI DI
GIUSEPPE PARINI

Prof. Giovanni Pellegrino

In questo articolo prenderemo in considerazione i principali elementi del pensiero di Giuseppe Parini.
Come Goldoni fu al centro una varia attività letteraria teatrale così Giuseppe Parini fu al centro di una varia produzione lirica didascalica e satirica.

Parini nacque nel 1729 a Bosisio sul lago Pusiano da un modesto negoziante di seta.

Già nel 1752 aveva pubblicato una raccolta di versi che lo aveva fatto conoscere e apprezzare cosicchè poté essere accolto nell’Accademia dei Trasformati .

Tale raccolta di versi venne intitolata alcune poesie di Ripano Eupilino, raccolta divisa in due parti : di poesie serie e di poesie giocose.Il libretto in questione è interessante non per i risultati che non erano notevoli ma perché svela la cultura il gusto le tendenze del Parini nel momento in cui iniziava la sua carriera poetica.

Il Parini vi si rifà direttamente all’ Arcadia della prima maniera a quella che contro il “cattivo gusto" rivelano secentista aveva tentato un ritorno al Petrarca e ai petrarchisti del cinquecento. Si tratta dunque di una lirica tutta di scuola non al corrente delle mode italiane o straniere formatosi sui libri della generazione precedente.Tuttavia entro questo limiti le rime di Ripano Eupilino rivelano che il giovane lavorava già con una sapienza, una tenacia e anche con doti letterarie assai maggiori di quanto ci si potrebbe aspettare. Inoltre con tale opera il Parini compiva un lungo paziente tirocinio che lo educava al controllo della lingua e del verso fornendo gli strumenti dei quali avrebbe avuto bisogno più tardi.

L’ingresso del Parini nella società e nel mondo culturale milanese ebbe luogo in un momento cruciale per la cultura lombarda ed europea.
A questa cultura il Parini partecipò subito attivamente e il frutto maggiore di questi contatti fu dato dall’ accoglimento di alcuni tra i principi essenziali della civiltà illuministica e della poetica sensistica. Tale fatto si coglie sia nel Dialogo sopra la nobiltà sia nel Discorso sopra la poesia due importanti opere del Parini.

Il Dialogo sopra la nobiltà fu composto in data imprecisata ma probabilmente prima del Mattino. Il Parini immagina che un nobile e un poeta morti si trovino sepolti per caso nella stessa tomba. In un primo momento il nobile parla al poeta in tono arrogante ma a poco a poco
Il poeta riesce a convincerlo che la presunta superiorità dei nobili è un pregiudizio senza fondamento e che nobili o no siamo tutti uguali per natura.

Questa Operetta ha una importanza notevole storica e psicologica se non artistica perché chiarisce uno dei motivi più caratteristici del Parini fautore convinto e acceso delle tesi egualitarie cosicchè sentì vivissimo quanto vi sia di offensivo per la dignità umana nella credenza dell’ esistenza di privilegi connessi alla nascita .

Il Discorso sopra la poesia ha uguale importanza culturale dal quale si comprende quando delle tesi sensistiche il Parini avesse assorbito.
Il discorso mira ad assegnare all’arte un suo costo nell’economia della vita spirituale mostrandola un’attività naturale e perciò universale la cui giustificazione va cercata solo in sé stesso.
Per il Parini l’arte ha la virtù di muovere in noi stessi sensazioni e impressioni come e meglio della stessa natura. Ne derivava che il linguaggio della poesia era naturale come quello della prosa. Di conseguenza l’arte per il Parini non era un’ancella della ragione ma un’attività umana autonoma.

Dalla visione del Parini alla poetica sensistica e a un temperato illuminismo deriva il carattere nuovo modernamente polemicamente civile della sua poesia più impegnata. Queste caratteristiche si riscontrano nelle Odi e in varie altre liriche non comprese tra le Odi che la accompagnano. La loro modernità è in primo luogo nei temi in quanto esse propongono come è evidente dai titoli argomenti a loro vivi e dibattuti con foga. Ma l’interesso maggiore è nella serietà con cui questi temi sono svolti e nel rapporto che il Parini stabilisce tra essi e le posizioni più avanzate della cultura milanese in quegli anni. Il Parini non rinunciò in queste Odi a una poesia di tono alto e si inserì pienamente nella secolare tradizione letteraria italiana. Ma nello stesso tempo ubbidendo alle suggestioni della poetica sensistica mirò a crearsi una lingua nuova e moderna.Tale lingua gli permise di dire con dignità letteraria cose e affetti moderni quanto più realisticamente gli era possibile.

IL MATTINO - IL MEZZOGIORNO - E LA SERA

In questi stessi anni il Parini ideò un vasto poema che satireggiasse la nobiltà milanese e ne compose le prime due parti Il Mattino che pubblicò nel 1763 e il Mezzogiorno che stampò nel 1765. Il poema nella prima ideazione doveva comprendere tre parti che descrivessero l’intera giornata di un giovane nobile ma la terza parte La Sera si sdoppiò più tardi in due parti il Vespro e la Notte.

Intorno a tali parti il poeta lavorò tutta la vita senza mai pubblicarle e senza mai terminare la Notte. Per queste ragioni difficilmente si può parlare del Giorno quale oggi ci resta come di un’opera organica. In realtà il Giorno è costituito da due parti una delle quali è costituita dal Mattino e dal Mezzogiorno mentre le altre due e le nuove stesure delle prime due appartengono a una fase diversa e nuova dell’ideologia e della poetica del Parini.

Il Giorno è un poemetto didattico satirico del quale il poeta finge di dare ammaestramenti di vita e di comportamento sociale a un giovane nobile. Parini approfitta di tale finzione per dipingere satiricamente e criticare la nobiltà del suo tempo colpendo soprattutto il costume del “cicisbeismo” ovvero la possibilità per una dama delle nobiltà di avere un cavalier servente che accettato dal marito le tenesse compagnia. Tale cavalier servente sostituiva il marito impegnato in un eguale “servizio” presso qualche altra dama.

Ma assieme al cicisbeismo di cui il Parini svela le conseguenze dannose della vita familiare e per l’educazione dei figli sono colpiti nel poemetto tutti i miti nobiliari e tutto il costume di vita. Parini insiste su quello che gli illuministi lombardi chiamavano “l’ozio politico” vale a dire l’inutilità di una classe che consumava senza produrre vivendo del lavoro altrui.
In quest’opera il Parini immaginò di essere precettore di un giovane nobile al quale insegnava come doveva passare le sue ore.

Nel Giorno il Parini poté e dovette prendere posizione difronte a tutti i problemi del suo tempo definendo così la propria ideologia e alla luce di questa la propria poetica. Vi è un abisso incolmabile fra le tante operette satiriche o didattiche che si scrissero allora e l’opera del Parini. Infatti il Giorno fu qualcosa di più delle altre operette satiriche dal momento che fu una presa di posizione difronte ai problemi più importanti del tempo, un impegno seriamente umano che condizionò la forma del poema nel suo senso più largo.
Tuttavia pur arrivando a punte alte di sdegno morale e di senso umano offeso il Parini non fu un rivoluzionario ma un riformista.
Egli aspettava l’eliminazione dei mali sociali da un’opera illuminata di governo. Parini sognava una società di agricoltori e artigiani dignitosamente operosi tra le quali vi fosse posto per un’ aristocrazia dell’intelletto e dello spirito aperta ai valori dell’arte e della scienza dell’elegante e del bello.

Perciò anche in questa fase di maggior impegno combattivo contro le magagne sociali il Parini poté dipingere con adesione simpatizzante tanti aspetti della vita nobiliare perché la sua concezione della vita non escludeva quegli aspetti. Tuttavia il Parini voleva che tali aspetti della vita dei nobili fossero congiunti ad altri aspetti e al riconoscimento di altri valori. Il Vespro e la Notte sono la continuazione delle prime due parti del Giorno ma presentano delle differenze con tali prime due parti. Infatti nel Vespro e nella Notte accade che in tanti passi il Parini dipinga la società signorile del suo tempo senza più intenti satirici da artista.
Ne nascono pertanto pagine complesse prive della satira sociale che caratterizzava le prime due parti. Ora il Parini non si sforza più di indagare le ragioni sociali delle condizioni di vita della nobiltà. In tali due parti Parini dipinge la nobiltà con una riprovazione tutta morale espressione di una coscienza risentita ma senza riuscire a costruire una satira sociale tipica delle prime due parti.

Pe dirla in altro modo il Vespro e la Notte sono una vasta satira di costume che può essere anche assai fine ma che è una cosa del tutto diversa dalla mordente satira sociale che caratterizzava le prime due parti.

Detto ciò riteniamo concluso il nostro discorso sui principali elementi del pensiero di Giuseppe Parini.

Prof. Giovanni Pellegrino

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