LETTERATURA

TORQUATO TASSO


(LA PRIMA EDIZIONE DELLA GERUSALEMME LIBERATA)


VITA E OPERE
( una breve biografia )

TORQUATO TASSO - (Sorrento 1544 - Roma 1595). Tra i maggiori poeti italiani del Cinquecento.

TORQUATO, figlio di Bernardo e di Porzia de' Rossi, a 10 anni, chiamato a Roma dal padre che vi si trovava in esilio, lasciò la madre, che sarebbe morta nel 1556. Fu quindi a Bergamo, presso la famiglia paterna, e, di nuovo col padre, a Pesaro, Urbino e a Venezia. Fino al 1565 proseguì a Padova gli studi di diritto e poi di filosofia ed eloquenza; intanto componeva un poema in ottave in 12 canti, il Rinaldo (1562), e vari versi amorosi. Fu spesso nella casata degli Este a Ferrara al seguito del card. Luigi. Qui a Ferrara entrò subito nelle grazie dei principi. E qui si invaghì perdutamente anche della principessina Lucrezia (allora 18 enne, bellissima, una apprezzata cantante, amante della cultura, ma anche frivola). Lei a 13 anni era già diventata damigella di corte della duchessa Lucrezia de' Medici. Il giovane Tasso - anche lui giovane lui 22 enne -a Lucrezia dedicò bellissime poesie piene di amore, che però come riscontro non fu ricambiato, lei ebbe solo degli apprezzamenti dovuti solo a una compiaciuta vanità femminile e nulla di più.

E furono molte le poesie scritte e inviate a lei quando era lontano. Ma poi quando il Tasso fece uno dei suoi rientri a Ferrara nel 1562, fu colpito profondamente dalla notizia che il suo grande amore LUCREZIA - andava in sposa al conte Baldassarre Macchiavelli, un vedovo già con una figlia. Non fu questo poi un matriomonio felice. Lui e Lucrezia iniziarono a vivere sempre in disaccordo. Fino al punto che Lucrezia, diventò l'amante del cardinale Luigi d'Este. (un prete che non avrebbe mai voluto fare il prete, lui amava i balli, le belle donne, l'allegra vita di corte, la mondanità, non le sacrestie dove fu costretto fin da bambino a starci dentro).
Lucrezia nel 1584 si ammalò, e morì forse poco dopo, (ma non si sa esattamente quando) ed aveva soli 37 anni. E subito dopo nel 1586 moriva - a soli 48 anni - anche il suo amante, il cardinale Luigi d'Este. E l'anno dopo anche il marito di Lucrezia, Baldassarre Machiavelli, .


Tornando al Tasso, con il suo "mal d'amore" per Lucrezia, quando lui aveva appreso la notizia di quel matrimonio, disperato scrisse molto amareggiato questi versi alla sua ingrata amata. "Misero! ed io là corro ove rimiri - fra le brine del volto e 'l bianco petto - scherzar la mano avversa a' miei desiri! - Or come esser potrà ch'io viva e spiri - se non m'accenna alcun pietoso affetto - che non fian sempre vani i miei sospiri?" .

E poi anche questa.......
<<<<< ......rimenbrando "io non posso gioire......

Ma lui il Tasso era ancora giovane, poco più di 40 anni, e quindi morta la donna dei suoi desideri, continuò la sua vita di scrittore, non solo a carattere poetico ma anche come storico.
Tra il 1567 e il 1570 Tasso aveva già scritto i "Tre Discorsi dell'arte poetica" (poi pubblicati nel 1587). Tra il 1570 e il 1571 era andato in Francia col cardinale: dove nel viaggio fece acute e realistiche.... "Osservazioni sullo Stato di Francia". Nel 1572, lasciato il cardinale, passò tra gli stipendiati di Alfonso, ma senza alcun obbligo se non quello di comporre poesie in onore di Casa d'Este.

Ma non scrisse solo poesie, nel 1595 (poco prima di morire e dopo tanto pregrinare) aveva scritto un vero e proprio grande poema (pubblicato postumo solo nel 1607). E' il "Racconto biblico sulla creazione", in 7 volumi. Ognuno corrispondenti ai giorni nei quali "Dio creò il mondo". Che più che un poema storico è una esaltazione della grandezza divina e su quella del Cielo, ma scrive molto poco sulle realtà terrene. (ma lui disse che si preparava "alla fuga del mondo" - e infatti ci mancava poco).

Del tutto diversa era invece l'opera che gli aveva (20 anni prima) già dato una certa fama. Ma solo dai suoi stimatori, non era stata infatti ancora pubblicata.
Quest'opera era "La Gerusalemme Liberata", che nel 1574 era quasi completa. Poi nell'aprile dell'anno 1575 la terminò. Purtroppo ebbe inizio anche la sua nevrosi dovuta al terrore di aver scritto un'opera che - finita in mano una copia ai preti, era molto sgradita all'inquisizione. Inziò ad essere travagliato, voleva fare delle modifiche, al clero più gradite, e infatti di queste ne fece molte, ma non abbastanza; non fu solo criticato ma fu accusato anche di immoralità, oltraggio alla Cristianità. Fino al punto di sentirsi perseguitato e inquieto. In un diverbio con un servo, reagì perfino fisicamente da finire perfino in prigione.

Poi tornato in libertà, era così agitato e preoccupato da sentirsi addosso i germi della Pazzia. Ma più che folle era solo una personalità afflitta e agitata. Andò poi in giro per l'Italia, a vagare senza precise mete, e che lui stesso definì "un esilio".
Approdato a Torino, il duca Alfonso II preoccupato per le sue continue ire, ma anche manesche, lo fece rinchiudere nell'Ospedale Sant'Anna, dove vi rimase..... per sette anni.
Dentro lo trattavano come un "matto", da "tenere lontano". Perfino il suo vitto era sempre scarso. Il cappellano del Sant'anna non gli voleva dare nemmeno la comunione. Ma il suo intelletto era rimasto intatto. Infatti oltre che curare nello stesso "carcere" altri suoi scritti, scrisse a inviò a molti ex amici delle suppliche. "Di far qualcosa per lui".
E non erano questi scritti privi di facoltà mentali, anzi dimostravano che le sue erano del tutto intatte.

Nel 1583 finalmente lo lasciarono uscire dal San'Anna per alcuni giorni della settimana, ma solo accompagnato. Nel frattempo, mentre soffriva dentro il suo "carcere", due anni prima, a Parma avevano messo in commercio - a sua insaputa e senza la sua autorizzaione - la "Gerusalemme Liberata". Che presto diventò di dominio pubblico. Lui pur contento del successo, quando ne abbe una copia, gli dispiacque per le imperfezioni che lui avrebbe voluto eliminare.

Finalmente usci dalla prigione e andò dal Duca Gonzaga. Ma poi tornato nell'87 a Roma, fu ripreso dalle sue inquietudini.
Con un clero romano papalino sempre ostile. Scrisse alla sorella "qui invece di sanarmi mi ammalano ancora di più". Tornò così nella sua Napoli, dove trovò ospitalità in un convento di frati con il conforto di tanti vecchi amici e di lontani suoi parenti.
Nel marzo 1591 tornò nuovamente a Ferrara, ma nell' aprile del 1592 era nuovamente a Napoli con una salute piuttosto malandata ma sempre impegnato a scrivere. Diventato Papa Clemente VIII, per nulla ostile come i precedenti, questo Papa lo richiamò a Roma dandogli ospitalità perfino presso i suoi nipoti. Stava così bene che scrisse ai suoi parenti "qui ora sto bene, quasi mi vogliono incoronare al Campidoglio".

Ma iniziò invece - questa volta vera - la sua infermità fisica; il 1º aprile del 1595 entrò al monastero di S. Onofrio sul Gianicolo. Smise anche di scrivere "La creazione" per prepararsi - disse - "alla fuga dal mondo".
Alle ore 11 del 25 aprile, Torquato Tasso, finalmente sereno moriva all'età di 51 anni.

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"LA GERUSALEMME LIBERATA"

Prof. Giovanni Pellegrino

In questo articolo prenderemo in considerazione l’opera più importante di Torquato Tasso ovvero la "Gerusalemme liberata".

Dobbiamo dire che contemporanea alla composizione dell’Aminta è quella della Gerusalemme liberata per quanto questa sia stata in un certo senso l’opera di tutta la vita del Tasso.
Infatti, già nel 1559 a 15 anni Tasso aveva avuto la prima idea di un poema sulla liberazione del Santo Sepolcro ma nel 1561 aveva abbandonato tale idea dal momento che gli sembrava troppo difficile da realizzare.
Poi Tasso aveva ripreso tale opera molti anni dopo per poi riuscire finalmente a completarla nel 1575.

La scelta dell’argomento era significativa: ai temi romanzeschi il Tasso ne sostituì uno storico come aveva fatto già il Trissino con la sua “Italia liberata dai Goti” .
Il Tasso scelse senza dubbio un tema di carattere storico, anzi di grande attualità in quegli anni che vedevano l’avanzare dei Turchi nel Mediterraneo e di conseguenza i preparativi di una crociata finalizzata a fermarli .
Dopo mille contrasti e sconfitte si ebbe la clamorosa vittoria cristiana nella battaglia di Lepanto nel 1571.
Di conseguenza la liberazione di Gerusalemme nella "lontana prima crociata" era una storia che poteva ancora interessare i lettori di Tasso per i legami esistenti con la storia presente.

<<<<< qui TUTTE LE CROCIATE - DAL 1095 al 1299).

Inoltre, le vicende della liberazione di Gerusalemme potevano esaltare i cristiani molto interessati alle lotte tra cristiani e mussulmani anche perché veniva sempre narrata una STORIA che finiva sempre con il trionfo dei cristiani. (mentre - la prima iniziata nel 1095 al grido di "Dio lo vuole" non era finita molto bene, perché male organizzata, fino al punto che la si ricorda "quella dei pezzenti". Andò poi meglio a partire dalla Seconda nel 1097, e nelle successive. Ma poi dopo avere spadroneggiato per quasi 200 anni, nell'ultima crociata, detta "della vergogna" nel 1290 i cristiani furono cacciati.

Per dirla in altro modo con questa scelta della "Liberazione", il Tasso poneva la sua candidatura a poeta del mondo cattolico proprio nel momento in cui questo combatteva una sua duplice battaglia contro i Turchi in Oriente e contro i "PROTESTANTI" in Occidente.
(ricordiamo che il Concilio di Trento si era tenuto proprio in quegli anni, dal 1545 al 1563).

Inoltre, con questa scelta Tasso girava decisamente le spalle al romanzo condividendo il proposito della nuova generazione di dare all’Italia un Poema Epico...... che si ricollegasse al poema epico greco-latino.
Il poema eroico come Tasso lo concepiva più o meno d’accordo con gli altri trattatisti del tempo era l’imitazione di un evento storico grande e llustre.
Inoltre, secondo Tasso l’argomento del poema oltre a essere storico doveva parlare anche di fatti sovrannaturali capaci di colpire e di meravigliare, fatti nei quali i lettori di quel tempo potevano anche credere .
Di conseguenza tali fatti sovrannaturali non dovevano riguardare la mitologia pagana ma le credenze religiose cristiane molto presenti nella coscienza dei lettori.

Tuttavia, l’animo del Tasso era troppo ricco di affetti e di contrasti per potersi limitare al “vero” storico della prima crociata.
In fondo all’opera vi era il motivo religioso caratterizzato talvolta da esteriorità e conformismo, i quali trovavano la loro spiegazione nell’Italia della Controriforma.
La mentalità della Controriforma nel poema è presente soprattutto nel personaggio di Pietro l’eremita e in certi aspetti nella figura di Goffredo.
Tuttavia, altre volte lo stesso motivo religioso si presenta nell’opera come un sentimento sincero del divino nonché come angoscia e paura del peccato.
Accanto a questo motivo religioso vi è quello della guerra, dell’eroismo e della gloria.

Tasso aveva cominciato a diffondere tale motivo già nel Rinaldo .
Dobbiamo tenere presente che il motivo dell’eroismo è anch’ esso come quello religioso al centro della sua concezione della vita, una concezione infondo grave e dolorosa.
Secondo la forma mentis del Tasso la guerra , la lotta sono elementi necessari e inevitabili della vita.
Pertanto, la gloria è per l’eroe aspirazione e sofferenza più che conquista.
Per Tasso la guerra non è più come nell’ Ariosto un’avventura lieta alla quale il cavaliere va incontro per perfezionare sé stesso .
Al contrario per Tasso la guerra è una necessità dolorosa e inevitabile che il guerriero cristiano o pagano affronta con dignità e serietà come un dovere .
Pertanto, anche la morte non aveva più il volto sorridente e leggero dei poemi antichi ma acquistava una gravità che faceva pensare e commuoveva gli animi .

Meno legato al tono morale e religioso che il Tasso avrebbe voluto dominante è il tema dell’amore .
Tale tema si spiega e si articola in episodi diversi per svolgimenti e per soluzioni ma che presenta alcune sue note caratteristiche che sono quelle di tutte le altre opere del Tasso.
In definitiva possiamo dire che al fondo delle varie storie d’amore sono presenti alcune note comuni : l’amore passione e spasimo , voluttà mista di amaro, corsa affannosa dietro una donna con un uomo che fugge .
In definitiva per Tasso l’amore è più un desiderio, un dolore che una certezza o un piacere cosicché anche quando sembra una certezza o un piacere come è per Rinaldo nell’ isola incantata di Armida vi è il presentimento doloroso di un bene che fugge.

Un altro tema dominante della Gerusalemme liberata è quello della fortuna, del fato della vanità di tutte le cose.
Tale tema che era presente già nel primo Umanesimo si ritrova in modi più o meno espliciti in tutta la letteratura del Quattrocento e cinquecento.
Il tema della fortuna era stato anche al centro della speculazione politica di Machiavelli e di Guicciardini.
Tuttavia, nel Tasso tale tema non è un problema teorico da risolversi con l’intelligenza e nemmeno si trasfigura in miti poetici come nell’Ariosto.
Al contrario nel Tasso il tema della fortuna si esprime nell’insistenza con la quale ritornano nel poema le parole “ fato e fortuna “.

In definitiva possiamo dire che nell’opera ci sono questi temi che abbiamo descritto strettamente legati alla persona del Tasso e a tutta la sua attività di scrittore .
La Gerusalemme liberata deve essere considerata un poema prepotentemente lirico che divenne il capolavoro del Tasso proprio perché in esso il poeta riversò interamente sé stesso con tutte le sue molte e contrastanti passioni.
Dobbiamo anche dire che la pubblicazione della Gerusalemme liberata provocò subito discussioni e polemiche assai vivaci le quali furono un fatto serio della nostra storia letteraria aldilà delle ragioni d’interesse e di gelosia che pure vi furono.

Tali polemiche e discussioni nascevano soprattutto dal contrasto tra lo stile rinascimentale di cui il modello più alto era rappresentato dall’Orlando Furioso e il nuovo stile del Tasso.
Infatti, la Gerusalemme liberata introduceva non solo una nuova sensibilità assai più inquieta nervosa di quella rinascimentale ma anche un nuovo stile composito e complesso come la natura del Tasso.

Volendo sintetizzare al massimo si potrebbe dire che lo stile del Tasso è soggettivo al massimo.
Infatti, nella Gerusalemme liberata il poeta interviene continuamente nel racconto per commentarlo e sottolinearne i punti salienti.
Egli inserisce nel racconto la sua personalità con i suoi affetti e le sue reazioni. il Tasso attraverso una sottile elaborazione stilistica mette in mostra nel poema il proprio animo commosso e complesso.
Queste caratteristiche del poema spiegano anche le vicende ulteriori della fortuna del Tasso la cui opera ha avuto una vitalità difficilmente quantizzabile nell’ultimo cinquecento è in tutto il Seicento .
Dobbiamo dire che l’eco del suo modo di impostare i personaggi gli ha assicurato una salda fama anche nei secoli successivi .

A loro volta gli autori romantici drammatizzarono la sua vita creando la leggenda di un vano amore per Lucrezia Bendidio, una quindicenne molto bella anche se era piuttosto frivola; dama di Eleonora d'Este.
Sempre i romantici misero in evidenza l’esistenza di un contrasto fatale tra il poeta dedito interamente ai suoi sogni e le preoccupazioni meschine del piccolo mondo intorno a lui.

Pertanto, il Tasso diventò uno dei grandi miti romantici, simbolo del poeta genio necessariamente infelice .
Come tale da poeta egli divenne oggetto di poesia non solo nel Romanticismo italiano ma anche in quello europeo .
Concludiamo tale articolo mettendo in evidenza che Tasso divenne un tema poetico per autori romantici come Goethe Leopardi fino ad arrivare al Prati.

Prof. Giovanni Pellegrino

 

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