VISITATE ANCHE LE ALTRE 10.000 PAGINE con

 

 

 

IMMAGINI e in fondo un breve riassunto della guerra
attenzione le 120 immagini sono su un unico file quindi attendere con molta pazienza!

SE INVECE VUOI APPROFONDIRE
STORIA DELLA 1a G.M. CON I BOLLETTINI UFFICIALI E I DISCORSI POLITICI ....

( 56 capitoli ) QUI > > >

 

Monte Cevedale ----------------------------------- Le tre Cime di Lavaredo ---------------------------------- Gruppo dell'Ortles

In Italia lo scenario di guerra delle epiche battaglie
spesso furono fin dal primo giorno (25 MAGGIO 1915) le ciclopiche montagne dolomitiche .

La Forcella di mezzo delle Tre Cime di Lavaredo, divideva l'Italia dall'Austria. Il primo giorno di guerra, il 25 maggio 1915 gli italiani vi respinsero il primo attacco austriaco. Un altro fu respinto il 5 luglio. Durante il mese di giugno gli audaci Alpini trasportarono fin sulla vetta della Cima Grande un micidiale cannone di artiglieria e un colossale faro destinato ad illuminare d'improvviso l'attacco notturno sulla quella grande spianata che è a fronte del Rifugio Tre Cime (oggi Rif. Locatelli) - (al di là inizia lo spartiacque allora sotto gli austriaci della Sava. (Il fiume che sbocca sul Danubio e corre verso il lontano Mar Nero!!).
Quel cannone italiano divenne per gli austriaci un maledizione, lo soprannominarono "il cannone "che sparava dalle stelle". Stava iniziando una "battagli di giganti".
A dirigere i tiri austriaci, dalle pendici del Monte Paternò, vi era....

SEPP INNERKOFLER
(proprietario e custode già da 17 anni del famoso rifugio Tre Cime.).

Nato nell'Alta Pusteria, contadino e scalpellino, amando molto le belle montagne che lo circondavano, imparò già da giovinetto a salirle; in breve tempo divenne un formidabile rocciatore e artefice di numerose vie nelle Dolomiti
(il 28 luglio 1890 poco più che ventenne fece la straordinaria scalata della parete nord della piccola Zinne - Cima Piccola di Lavaredo).
Poi seguirono le altre ascensioni che lo resero in breve tempo un personaggio famoso e ricercato dai ricchi di tutta Europa che volevano essere accompagnati da lui sulle montagne dolomitiche. Una attività che lo portò a guadagnare discrete somme di denaro. Con queste mise su casa e poco dopo sposò Maria Stadler, da cui ebbe sette figli. Con i denari che via via guadagnava aprì prima un rifugio su monte Elmo, poi tre anni dopo aprì il Dreizinnenhütte (oggi rifugio Locatelli) davanti alle Tre Cime di Lavaredo. (che da un po' di tempo riporta il suo originale nome......

Draizinnernhutte.... ....S. Innerkofler


(che io personalmente considero la casa più bella del mondo; 50 anni orsono, il 19 ottobre 1968, nelle sue cuccette ho trascorso con mia moglie il mio primo giorno di luna di miele. Ci ritorno ogni anno. E vi ho poi portato i miei figli. E in questi anni 2000 anche i miei nipoti! E spero di ritornarci a 82 anni a celebrare con mia moglie le nostre nozze d'oro).


Chi dalla sua casa ha una spettacolare vista come questa?

 

LA PRIMA GUERRA MONDIALE

Quando Il 28 luglio 1914 scoppiò la guerra, SEPP INNERKOFLER aveva quasi 50 anni, quindi non fu richiamato alle armi dall'esercito austriaco. Ma quando l'Italia iniziò la sua guerra il 25 maggio 1915, proprio sulle "sue" dolomiti, e soprattutto sulle "sue" Lavaredo (ricordiamo che nella forcella Lavaredo e nelle stesse 3 Cime vi era il confine Italia-Austria), SEPP INNERKOFLER il 19 maggio 1915 decise di arruolarsi volontario.
Prezioso era il suo contributo di guida alpina per trovare i percorsi migliori per lo spostamento delle truppe, per posizionare le artiglierie, ma anche per dare coraggio ai suoi giovani compagni.
Inoltre il suo rifugio poteva servire come base anche per una Croce Rossa. Infatti vi era anche la bandiera, che gli italiani però non rispettarono, convinti che era solo uno stratagemma per fare di quel rifugio rifornimenti di munizioni e altro.




(ricordiamo che 3 giorni prima dell'arruolamento SEPP INNERKOFLER aveva scalato in solitaria il Monte Paternò (che è quella punta che si vede a sinistra guardando le 3 Cime. Dalla Forcella fino al rifugio Locatelli, la montagna fu disseminata di gallerie scavate nella roccia, ed ogni tanto - per osservare il nemico - molte di queste si affacciano sulle 3 cime.
E' oggi uno straordinario percorso, inoltre si può salire tramite ottime ferrate sulla vetta del Paternò).


Ora lasciamo il racconto al Diario di SEPP : (che potete trovare integralmente QUI >>>

"25 maggio 1915 - "A tarda notte mi viene detto che dovrò essere sul posto già alle 7 del mattino. Salgo con Piller sulle pendici del Paternò, mentre Holzer e Pacher si appostano sulla forcella. Alle 8 inizia il ballo. Dobbiamo dirigere il tiro che proviene dalla Croda dei Rondoi ma, purtroppo, sparano così male che con tutta la buona volontà non riescono a centrare un colpo. L'obiettivo è la batteria italiana di Forcella Lavaredo.
Nel frattempo apre il fuoco una nostra mitragliatrice e anch'io esplodo due colpi, ma sono troppo lontano. Ormai abbiamo spinto gli italiani a fare fuoco da Forcella Lavaredo e con l'artiglieria salendo in vetta perfino dalla stessa Cima della Lavaredo Grande. Piovono bombe sul mio Rifugio: lo colpiscono al quinto tentativo e il Rifugio comincia a bruciare".

Nella notte sulle pendici del Paternò in piedi, Sepp fissò a lungo le fiamme del suo amato rifugio, morse la pipa e tacque; poi si accovacciò, aprì un taccuino e segnò......

"Mentre scrivo queste righe sulle pendici del Paterno, la mia casa brucia giù in fondo e il rogo tra i monti fa un'impressione imponente . Le fiamme divorano la costruzione. Laggiù il fuoco, mentre quassù battiamo i denti dal freddo.
Mentre al mattino il Rifugio brucia, viene sgomberato. Adesso, grazie al Cielo, è arrivato il sole. Ma tutto mi sembra pauroso e terribile. Verso le 2 del pomeriggio riceviamo l'ordine di rientrare. Il capitano mi chiama per dirmi che domani dovrò ritornare sulla cima del Paternò. A mezzanotte mi viene ordinato di trovarmi lassù alle 7 del mattino".

26 maggio - Di nuovo una notte molto agitata. Mio cognato è già partito con sei uomini per raggiungere la forcella del Paterno, ma viene fatto rientrare perché i comandi superiori hanno deciso di rinunciare all'attacco. È comprensibile la sua gioia per non dover resistere lassù tutta la notte, e sono contento anch'io che avrei dovuto sostituirlo domani.

27 maggio - La Forcella Lavaredo non può essere tenuta da nessuno dei due avversari e ammiro la tenacia degli italiani che vi sono rimasti cosi a lungo. Alle 9 di sera cominciamo a scendere, ma prima invio ancora un colpo alla vedetta italiana che, al momento del cambio, deve sempre correre. Al rientro il capitano mi dice che domani sarò libero. Devo però aggiungere che stavo per rimetterci la pelle a causa di un sasso lasciato cadere da mio cognato.

28 maggio - Resto tutto il giorno a casa. Alla sera risalgo la Valle di Sasso Vecchio e arrivo alle 8. Qualche scaramuccia ma niente di grave.

29 maggio - Al mattino riposo. Nel pomeriggio si provvede a ricuperare legna e tavole al rifugio, che viene completamente demolito.

30 maggio - Tempo cattivo; si prosegue con la demolizione del rifugio. Non ci vado molto volentieri, perché quei tipi sparano da tutte le forcelle; ma per fortuna sempre a vuoto. Nel pomeriggio si spala la neve presso il mio rifugio così ogni uomo può disporre per dormire di 35 centimetri.
Alle 5 del maqttino ci diamo ancora da fare al rifugio per recuperare altro legname, ma piove a dirotto. Le cose non andrebbero poi tanto male se non avessimo sempre i piedi bagnati. La sera comincia la lotta per l'esistenza. C'è chi possiede un materasso ma non trova posto; un altro trascina all'interno una slitta e anche 2 tavole, e così si sistema. È veramente triste vedere giovani ragazzi costretti a pernottare quasi all'aperto.

1 giugno - Freddo, pioggia. Ancora al rifugio per prendere alcune travi, perché gli altri non ne hanno il coraggio e così si continua a sistemare il ricovero. Alle 10 di sera il capitano mi ordina di andare domani sulle pendici del Monte Popera con Christl e Forcher.

2-3 giugno - Oggi nulla da segnalare. Tutto sembra tranquillo. Ma non lo è affatto. Si cerca di colpire da una parte come dall'altra.

4 giugno - Risultano colpiti due uomini con un carico di viveri, ma non sappiamo se siano morti oppure soltanto feriti. Pepi ci rifornisce nuovamente di vino, speck e pane. Gli dico di percorrere insieme con il suo compagno la Valle di Sasso Vecchio. Osservo poi se i due giovani seguono l'itinerario da me indicato e loro, infatti, si attengono esattamente alle mie istruzioni. Purtroppo abbiamo avuto già due morti e due feriti. Questi vengono ricuperati durante la notte e trasportati al rifugio. Si lamentano e chiedono continuamente acqua, impedendo anche a noi di dormire.

5-12 giugno - Svolgiamo diverse missioni. Sempre vigili. Gli italiani dalla Forcella, con i cecchini sparano ad ogni nostro movimento. Bisognerà trovare ad ogni costo una soluzione.

13 giugno - Mi viene affidato il compito di andare con una pattuglia sul Paternò, cercando di subire la minima perdita. La Lista, le Crode Fiscaline e il Pulpito Alto sono stati occupati dagli italiani. Dico che è possibile, ma bisogna salire lungo il versante nord-orientale", così da sorprenderli.

Il Diario si interrompe qui.........

Venne deciso di salire al Pulpito, ma il ritorno sul "suo" Paternò fu fatale a Sepp Innerkofler.

Arrampicandosi, era quasi giunto sulla cima, quando l'Alpino De Luca giunto dalla parte opposta, nel vederlo in basso salire, prese un grosso sasso e lo lanciò contro di lui.
Sepp Innerkofler colpito in pieno alzò le braccia al cielo e cadde riverso, il suo corpo piombò in basso e si incastrò nel Camino Oppel. Morto!
Più tardi un uomo si arrampicò nelle rocce per recuperare il cadavere, era il figlio del grande Sepp Innerkofler, l'uomo che - al di sopra di ogni confine di Nazioni - aveva sempre tanto meravigliosamente osato.

 

 

SEPP INNERKOFLER

la più formidabile guida
delle "sue" Dolomiti...
...morto !!!

Lui che abitava....
nella più bella casa del mondo,
che si affaccia

d
avanti alla
"Fantastica Trinità".
Luogo
posto nell'empireo
delle Dolomiti.
Nel Tempio
del silenzio.
Dove l'uomo,
adorando
questa straordinaria
bellezza
può ascoltare Iddio.

Il "MONUMENTO"?
a SEPP INNERKOFLER ???
il "suo" RIFUGIO !!!

 


 

 

 

Andateci !!! Mi ringrazierete !!! Perché qui respirerete l'aria di SEPP INNERKOFLER !!!!!!!!!

 

 

 

 

.....................................................................................

Per gli Apini, iI "nidi delle aquile" come caserme ...

 

... e ghiacciai e nevai come zona di operazioni...

Gruppo Ortles - Discesa dal Gran Zebrù (3850 m.)....
....sullo sfondo il Cevedale (3764 m.)

Dal Passo del Lago Gelato verso il Cevedale (in alto a dx)



Ancora nel 1958 sul Cevedale e sul Gran Zebrù abbiamo ritrovato
caverne che erano state abitate, con ancora le suppellettili e perfino scatole di carne in scatola
oltre a molto materiale bellico integro.


Sul Ghiacciaio del Mandrone (Adamello)

l'Adamello


Sulle dolomiti di Brenta


Sull'Alto Piave (Fontana Secca)


Ardimento degli Alpini, sulle Tofane


Vedette sul "Dito di Dio" (sotto la terza Tofana)


Le Tofane
Sulle pareti di una galleria delle Tofane, un anonimo soldato scrisse:

"Tutti avevano la faccia del Cristo,
nella livida aureola dell'elmetto,
tutti portavano l'insegna del supplizio nella croce della baionetta,
nelle tasche il pane dell'Ultima Cena,
e nella gola il pianto dell'ultimo Addio".

Era uno dei 600.000 "ultimi addio"



tante giovani vite , finite in simbolici mazzi di fiori sull'Altare della Patria



i più sfortunati, in un campo pieno di anonime croci
ecco per molti, come finisce il grido che gli avevano insegnato:
"viva la guerra"



Erano stati nel grembo di una madre 9 mesi
alla nascita accuditi amorevolmente
nella loro fanciullezza erano dati a loro i migliori bocconi
alle elementari si erano affacciati al sapere
molti erano poi approdiati nelle medie per la conoscenza del mondo
alcuni di loro si erano spinti alla conoscenza della scienza con la laurea
e tutti speravo in un radioso futuro.
Poi, senza capirne i motivi
ne' sapere fino all'ultimo chi erano i nemici
dissero a tutti che ....

"per la difesa del buon diritto"
bisognava levare al cielo un grido...

" viva la guerra !!! "

continua >>>>>

 

< < RITORNA ALL'INDICE