LA PRIMA GUERRA MONDIALE
DAI BOLLETTINI UFFICIALI

APPENDICE DI DOCUMENTI

1 * * * * IL PATTO DI GUERRA -
TELEGRAMMA DI SONNINO A LONDRA - 21 MARZO 1915

(trattato segreto - reso noto poi il 9 settembre 1920

 

16 Febbraio 1915 - L'On. Sonnino invia all'ambasciatore a Londra Guglielmo Imperia di Francavilla un lungo telegramma per informarlo delle condizioni da porre all'Intesa quando saranno intraprese le trattative per un eventuale l'intervento italiano al suo fianco. Questo telegramma sarà alla base del patto di Londra stipulato poi in Aprile.

26 Febbraio - Visto l'evolversi della situazione militare a favore degli anglo-francesi, Sonnino propone a Salandra di avviare e accelerare le trattative con l'Intesa per l'entrata in guerra dell'Italia, anche se sono ancora aperte trattative segrete con l'Austria. Salandra esorta Sonnino a prendere tempo, e a non interrompere le trattative con l'Intesa prima che l'esercito sia pronto.
21 Marzo - Telegramma riservato speciale, indirizzato dall'on. Sonnino ai regi ambasciatori di Londra, Parigi e Pietrogrado. Pubblicato poi nel Resto del Carlino del 9 settembre 1920.
( vedi sotto)

2 Aprile - Comunicazione a Sonnino dell'Austria che si dichiara disponibile a cedere all'Italia Trento e parte del Trentino.

8 Aprile - Sonnino invia un progetto di trattato all'Austria con varie richieste fra cui la cessione oltre del Trentino di Bolzano e la Val d'Isarco fino a Chiusa e varie isole del Mare Adriatico lungo la costa dalmata, uno spostamento del confine orientale italiano che includa Gorizia, Gradisca d'Isonzo e Monfalcone, la creazione di uno stato autonomo di Trieste, l'immediato sgombero dalla città e dal territorio circostante, la rinuncia austriaca a ogni pretesa sull'Albania. A queste condizioni Sonnino assicura in cambio la neutralità italiana nella guerra in corso e la rinuncia a ulteriori richieste.

16 Aprile - L'Austria respinge le richieste italiane. E' disposta a cedere solo una parte del Trentino.

26 Aprile - L'Italia con le potenze dell'Intesa, firma il patto di Londra. Sono fissati i compensi territoriali per l'intervento dell'Italia a fianco dell'Inghilterra, Francia e Russia. Intervento che dovrà avvenire entro un mese dalla firma (non oltre il 26 maggio).

29 Aprile - Vittorio Emanuele re d'Italia, in segreto, si impegna personalmente con telegrammi al re d'Inghilterra, allo Zar di Russia e al presidente della Repubblica Francese di entrare in guerra al loro fianco.
LA SITUAZIONE PRECIPITA (ma tutto ormai è stato deciso)

3 Maggio - L'Italia denuncia la Triplice Alleanza tramite una nota di Sonnino al governo di Vienna.
6 Maggio - L'Austria fa nuove offerte che però sono giudicate da Sonnino insufficienti e quindi respinte.
7 Maggio - Sonnino informa il consiglio dei ministri che l'Italia si è impegnata a entrare in guerra a fianco dell'Intesa entro il 25 o 26 maggio (ma non rivela il contenuto del Patto di Londra)
8 Maggio - Il Re dichiara pronto ad abdicare qualora la Camera bocci l'intervento a fianco dell'Intesa, sul quale Vittorio Emanuele si è - come già detto sopra - già impegnato personalmente (fin dal 29 aprile) con telegrammi al re d'Inghilterra, allo Zar di Russia e al presidente della Repubblica Francese.
9 Maggio - Rientra a Roma il capo della maggioranza Giolitti (assente da tre mesi) e chiede al Parlamento di votare per le riprese delle trattative con l'Austria che nel frattempo con nuove proposte ha promesso altre cessioni e che Giolitti giudica "parecchio".
12 Maggio - 320 deputati lasciano il proprio biglietto da visita alla casa di Giolitti per sottolineare pubblicamente la sua linea neutralista e le nuove trattative con l'Austria.
14 Maggio - In varie città d'Italia - Roma e Milano in particolare - si svolgono manifestazione contro il neutralismo e a favore dell'entrata in guerra con l'Intesa. Giolitti viene accusato di tradimento. Gabriele D'Annunzio incita alla guerra con il discorso delle "radiose giornate di maggio".
20-21 Maggio - Il Parlamento concede i poteri straordinari al governo in caso di guerra (che ormai è già stata decisa). Votano 407 voti a favore, 74 contrari e 1 astenuto alla Camera. Il Senato vota sì all'unaminità: 281 su 281 presenti.
24 Maggio - L'Italia a fianco dell'Intesa entra in guerra contro l'Austria e l'Ungheria. Primi contingenti dell'esercito italiano si muovono sul confine orientale in direzione del fiume Isonzo.
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Telegramma riservato speciale, indirizzato il 21 marzo 1915 dall'on. Sonnino ai regi ambasciatori di Londra, Parigi e Pietrogrado. Pubblicato nel Resto del Carlino del 9 settembre 1920.
« Il movente principale, determinante la nostra entrata in guerra a fianco dell'Intesa, è il desiderio di liberarci dalla intollerabile situazione attuale di inferiorità nell'Adriatico di fronte all'Austria, per effetto della grande diversità delle condizioni geografiche delle due sponde dal punto di vista dell'offesa e della difesa militare, diversità che è stata resa più grave dalle armi e dalle forme della guerra moderna.
Del resto l'Italia potrebbe probabilmente conseguire la maggior parte dei desiderata nazionali con un semplice impegno di mantenere la neutralità senza esporsi ai terribili rischi e danni di una guerra. Ora non varrebbe la pena di metterci in guerra per liberarci dal prepotente predominio austriaco nell'Adriatico, quando dovessimo ricadere subito dopo nelle stesse condizioni di inferiorità e di costante pericolo di fronte alla Lega dei giovani ed ambiziosi Stati jugoslavi.
Per queste ragioni dobbiamo insistere anche sulla neutralizzazione della costa da Cattaro inclusivo fino a Voiussa. Alla Croazia, sia che resti unita all'Austria-Ungheria, sia che se ne distacchi, resterà la costa da Volosca fino alla Dalmazia colle isole più prossime di Veglia, Arbe, Pago, ecc. Come porto principale avrebbe Fiume, oltre altri porti minori nel canale di Morlacca. Alla Serbia e al Montenegro che probabilmente si fonderanno o si consoceranno presto, resterà la costa dalla Narenta fino al Drin coi porti importanti di Ragusa e di Cattaro, oltre quelli di Antivari, Dulcigno, S. Giovanni di Medua e la foce della Bojana i quali tutti possono servir di sbarco a ferrovie trasversali dando accesso al mare, senza uscire dal proprio territorio, alla Bosnia Erzegovina, diventata probabilmente serba, e a tutto l'hinterland serbo-montenegrino.
All'Albania centrale musulmana resterebbe Durazzo.
La Grecia manterrebbe l'Epiro, oggi da lei occupato provvisoriamente. Le principali città della Dalmazia sono rimaste prettamente italiane, malgrado sessant'anni di pertinace politica slavizzante dell'Austria, e così pure buona parte delle isole prospettanti le coste.
Lo stesso Sazonoff nell'agosto scorso, ammetteva che la Dalmazia « da Zara a Ragusa » (non disse « da Zara a Sebenico ») andasse all'Italia, se questa prendeva parte alla guerra a fianco dell'Intesa.
Quanto all'entrata in campagna a metà aprile, ciò non è possibile.
Come dissi nelle mie proposte, non possiamo assolutamente prendere impegni per prima della fine di aprile. Difficoltà svariate, opposte insistentemente dall'Inghilterra e Francia ostacolano le nostre importazioni destinate alla preparazione dell'esercito, come le fermate delle navi dell'America recanti cavalli ed altre provviste hanno reso ben arduo il compito di mantenere la stessa data alla fine di aprile.
Prego V. E. esprimersi in questi sensi con Sir E. Grey". - Firmato : SONNINO.

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