LA PRIMA GUERRA MONDIALE
DAI BOLLETTINI UFFICIALI

1918

L'INSEGUIMENTO
TRENTO E TRIESTE OCCUPATE - L'ARMISTIZIO DI VILLA GIUSTI
L'ULTIMO BOLLETTINO DI GUERRA DEL COMANDO SUPREMO

Il 31 ottobre con la decisiva battaglia, che poi si chiamò di Vittorio Veneto, potevano considerarsi finite le operazioni dell'offensiva italiana.
Occorreva ora sfruttare la vittoria e continuare a liberare dall'invasore le terre fino allora irredenti alle cui popolazioni, per mezzo di aeroplani e manifestini, il generale Diaz lanciava il 1° novembre il seguente proclama:

"Fratelli dell'Italia! L'esercito italiano avanza vittorioso a liberarvi per sempre.- Il nemico in rotta, fuggendo dalle vostre città fedeli, gloriose, annuncia il nostro arrivo, la nostra vittoria. Lascia dietro sé decine di migliaia di prigionieri, centinaia di cannoni tutte le sue ambizioni. Il giuramento dei nostri eroi si è compiuto; per la forza delle armi e della giustizia si è avverato il vaticinio dei nostri martiri; la libertà è risorta, nel nome di Roma, su, dalle sante tombe dei nostri morti. Dopo un secolo di guerra, di speranze e di ansie, tutta la Patria si riunisce intorno al suo Re. Fratelli ! Siate nella gioia calmi e saldi quali foste lungo il dolore depositari incorruttibili della più pura e umana civiltà che abbia mai fatto la luce sul mondo. Del nemico vinto non dimenticato le iniquità e le insidie, ma respingente il triste esempio di crudeltà e violenza. Da oggi l'esercito d'Italia è il vostro esercito. Aiutatelo a ristabilire l'ordine pel bene di tutti, come tanti di voi, da Cesare Battisti a Nazario Sauro, l'hanno aiutato a raggiungere questa vittoria".

Il 1° novembre il Comando Supremo emanò gli ordini per l'inseguimento: la I Armata doveva avanzare su Trento; la VI puntare verso il fronte Egna-Trento; la IV verso il fronte Bolzano-Egna; l'VIII oltre la convalle bellunese per la via del Cadore e quella di Agordo tra Bruneck e Bolzano spingendo un distaccamento a Toblach; la VII verso il fronte Mezolombardo-Bolzano. La XII doveva raccogliersi nella conca di Feltre; la X e la III dovevano avanzare al Tagliamento e il Corpo di Cavalleria spingersi oltre per prevenire il nemico ai ponti dell'Isonzo.

Dal bollettino:
"Il 1° novembre, l'VIII Armata proseguiva l'avanzata: il 253° fanteria (brigata Porto Maurizio), dopo aver sostenuto quattro combattimenti notturni, entrava in Belluno tagliando le comunicazioni con l'Alto Piave a truppe nemiche in ritirata da Feltre, che venivano costrette a inoltrarsi in Val Cordevole; un'altra colonna da Fadalto piombava su Ponte delle Alpi e puntava immediatamente su Longarone e Pieve di Cadore. La IV Armata procedeva con la sinistra (21a divisione) per la Valsugana e superava di viva forza Grigno, chiudendo lo sbocco della rotabile della Malcesina agli Austriaci dell'Altopiano d'Asiago. Qui - scrive sempre la relazione del Comando Supremo - le truppe italiane, vincendo tenacissime resistenze avevano nello stesso giorno 1° novembre conquistato importantissimi vantaggi. Precedute dai Reparti d'Assalto LII e LXX, che sfondavano la linea M. Ferragli-pendici nord Sisemol-StenzeMelaghetto e Ghelpach-Eck-Covola-Val Ronchi, le truppe del XIII Corpo italiano e la 24a divisione francese avevano raggiunto il mattino del 1° novembre M. Longana e il pomeriggio la linea M. Nos-Casera Melena-Ristecco, aprendo uno squarcio enorme nella compagine della fronte nemica.

"La favorevole situazione venne subito sfruttata spingendo la 24a divisione francese per M. Nos, M. Cimone, M. Baldo a occupare la strada di arroccamento Campomulo-Val di Nos e lanciando truppe italiane, all'inseguimento sulla direttrice M. Sbarbatal-Fiara-Colombara-Val Galmarara allo scopo di agevolare sulla loro sinistra l'avanzata della 48a divisione britannica (XII Corpo d'Armata italiano), che urtatosi contro insormontabile resistenza sulle posizioni Camporovere-Rasta-M. Interrotto, sbarramento della Val d'Assa (linea principale di ritirata per il nemico) manovrava per prenderlo sul fianco e di rovescio per M. Mosciagh. Le valorose truppe britanniche, manovrando tutta la notte, riuscirono a impadronirsi di M. Mosciagh e di M. Interrotto, congiungendosi con l'altra divisione (20a italiana) del Corpo d'Armata che aveva forzato il passaggio dell'Assa tra Rotzo e Roana, al margine occidentale dell'Altopiano. Al margine orientale di questo le truppe italiane avevano nella stessa giornata conquistato, a prezzo di durissimi sforzi, il poderoso sistema fortificato delle Melette, il M. Badenecche, il M. Lambara e il Sasso Rosso e con fulminea mossa si erano affermate su M. Lisser. Sull'orlo di Val Brenta, reparti del 70° fanteria (brigata "Ancona"), scalando faticosamente per mezzo di cordato le impervie pendici di M. Spitz e di M. Chior, su cui il nemico tentava un'ostinata resistenza, erano riusciti ad impadronirsi dei pianori terminali, catturandovi 35 cannoni di tutti i calibri, subito rivolti contro- il nemico in fuga verso Enego.

"La I Armata, sebbene ridotta a sole 5 divisioni e a un gruppo alpino distesi su 60 chilometri di fronte, fin dal 31 aveva provveduto a raccogliere in Val Lagarina una massa d'urto sufficiente per dare un colpo decisivo nella direzione assegnatale:Trento.
Ai fianchi della massa d'urto, truppe laterali dovevano impegnare il nemico sul Pasubio e sulle pendici dell'Altissimo. All'estrema destra della I Armata, il X Corpo doveva assecondare il movimento in avanti della VI sull'altopiano d'Asiago.

"La X Armata e la III impiegarono la giornata del 1° novembre ad assicurarsi il passaggio sulla Livenza. La X riuscì a superare la Livenza tra Motta e Sacile; la III s'impadronì delle teste di ponte di Motta e di Tezze, accanitamente difese da forti retroguardie nemiche. Anche il Corpo di Cavalleria procedeva: la sera del 1° novembre la I divisione si trovava nei dintorni di Vittorio Veneto; la 2a con una brigata tra Livenza e Meduna ad est di Portobuffolè ed una brigata in riserva ad Orsago.; la 3a tra Vigonovo e Rovereto e la 4a a Pordenone".

"Verso le ore 15 del 2 novembre - citiamo sempre la relazione del Comando Supremo - il XXIX Reparto d'Assalto con uno sbalzo fulmineo si slanciò sullo sbarramento di Serravalle, ne annientò il presidio in fiera lotta a corpo a corpo, si gettò impetuosamente nella angusta breccia aperta, subito seguito dal IV Gruppo Alpino (battaglioni "M. Pavione, M. Arvernis e Feltre"). Allo ore 20,45, superate nuove successive difese nemiche, gli arditi e gli alpini entravano in Rovereto e l'occupavano catturando varie centinaia di prigionieri e decidendo per avvolgimento anche la sorte delle forze avversarie, che sebbene sloggiate dal Pasubio e dal Passo della Borcola grazie l'impeto delle nostre colonne d'attacco del V Corpo d'Armata, ancora si difendevano accanitamente in Val Terragnolo e in Vallarsa. Squadroni di Cavalleggeri d'Alessandria (14°) furono immediatamente lanciati sulla via di Trento, dove entrava per primo il 3° alle ore 15.15, insieme agli infaticabili arditi del XXIX Reparto d'Assalto, con gli arditi del IV Gruppo Alpini e con gli artiglieri del X Gruppo da montagna. Tra il delirante entusiasmo della popolazione, dinanzi ad una turba immensa di soldati austriaci sorpresi nella città, il tricolore venne issato sul Castello del Buon Consiglio.

"All'estrema destra del fronte di manovra Trentino-Pusterthal, colonne dell'VIII Armata, travolte le resistenze nemiche incontrate a Ponte delle Alpi, a Fortogna, a Longarone, agli sbocchi di Val Cordevole e di Val Mis, irruppero nella conca d'Agordo raggiungendo Cencenighe, dilagarono nell'alta valle del Piave e in Val Boite, occupando Doncegge, Chiapuzza e Selva. Avanguardie della XII Armata che si venivano raccogliendo nella conca di Feltre cooperavano intanto con le truppe della IV Armata a vincere la resistenza al Ponte della Serra, sconfiggevano retroguardie a nord-ovest di Pedavena, allargavano l'occupazione nei monti a nord di Feltre.

"Sul fronte della IV Armata, aspre lotte furono combattute e vinte il 2 e il 3; in Valsugana, rovesciata presso Castelnuovo la resistenza nemica che tentava di sbarrare la via di Trento e di coprire la ritirata con le sue colonne da Borgo verso la Val d'Avisio, le nostre avanguardie furono spinte in avanti. Alle ore 18 del 3 novembre il primo squadrone di cavalleggeri di Padova entrò a Levico; alle ore 20 a Pergine; alle 22 a Trento, dove si unì alle avanguardie della I Armata. Una colonna occupò il 2 e il 3 la conca di Tesino. Alla stretta di Fonzaso, l'avversario, appoggiato a salde sistemazioni in caverne, difese accanitamente il Ponte della Serra durante la giornata del 2 per coprire il deflusso delle sue truppe lungo la Val di Cismon. Fu travolto; Fonzaso era stata occupata prima di mezzogiorno; i suoi abitanti avevano aiutato e guidato i nostri contro le retroguardie austriache che si difendevano disperatamente; alcuni di loro, uomini e donne, pagarono con la vita il patriottico ardimento. Colonne lanciate attraverso le montagne raggiunsero alle ore 14 del giorno 4 Fiera di Primiero, dove bloccarono e catturarono 10.000 prigionieri, 60 cannoni, il carreggio del XXVI Corpo d'Armata austriaco, occupando Carnale S. Bovo".

"Sugli ALTIPIANI la VI Armata, dopo accaniti combattimenti sostenuti nelle giornate del 2 e del 3 con forti retroguardie avversarie, compiendo marce faticosissime, con dislivelli continui, raggiunse il 3 Caldonazzo e Levico e il 4 Roncegno.
La VII Armata, entrata nella lotta nel pomeriggio del 2 con una violentissima azione d'artiglieria dallo Stelvio al Garda, aveva iniziato la notte del 3 la scalata di M. Pari per scavalcarlo e scendere di là nella conca del Riva a dar la mano all'ala sinistra della I Armata che vi puntava dall'Altissimo. Nella giornata del 3, infranti gli sbarramenti di Val Chiese e del Tonale dove i presidi sorpresi vennero catturati al completo con le armi alla mano, vinta anche l'accanita resistenza allo Stelvio, le truppe della VIII Armata traboccarono nella Val Giudicarie, in Val Vermiglio e in Val Trafoi; scesero in Val di Sarca e a Riva, raggiunta attraverso il lago con il concorso di mezzi della R. Marina. Con celerissima avanzata, dalla Val Vermiglio alpini in autocarri, cavalleggeri ed artiglieri montati, superando fatiche sovrumane e gravi ostacoli di terreno, oltrepassarono Malè, sboccarono a Dimaro incrocio dello sbocco della strada di Madonna di Campiglio alle truppe nemiche in ritirata dalle Giudicarle, procurando così la cattura dell'intero comando del XX Corpo d'Armata e della 49a divisione al completo di truppe e servigi, raggiunsero Cles e il Colle della Mendola a 15 km. da Bolzano.

"Una colonna scese dallo Stelvio in Val Venosta, vi intercettò le comunicazioni tra l'Alto Adige e il Tirolo per la Porta Resia (Passo di Reschen). Altre avanguardie, lanciate avanti dalle Giudicarle con mezzi celerissimi, raggiunsero la mattina del giorno 4, Mezzolombardo, branca sinistra della grande morsa di manovra, che con la destra aveva afferrato Trento; e chiudendo così in una ferrea stretta l'esercito nemico del Trentino, al quale veniva tagliata anche la ritirata per la Val d'Adige su Merano e su Bolzano. Anche nel piano l'avversario, incalzato senza tregua dalle truppe della X e della III Armata, batteva in frettolosa ritirata lasciando un grande bottino nelle nostre mani e parecchie migliaia di prigionieri. Ormai tutto l'esercito austroungarico era in pieno sfacelo. Sull'intera fronte dallo Stelvio al mare le sue colonne erano in fuga, dovunque inseguite, sopravanzate, bloccate dalle nostre celeri avanguardie.

"Naturalmente, al piano, si distinse per celerità nell'inseguimento la cavalleria. Una colonna (De Ambrosi) della I divisione, superata breve resistenza al Meduna, occupò la sera del 2 Maniago e Travesio e, rovesciate nuove difese nemiche, prese, il 3, Pinzano e le alture di Campeis. La III divisione, che aveva il compito di puntare su Udine e Cividale, informata che due colonne nemiche si erano dirette nella notte al ponte di Pinzano o a quello di Bonzicco, la mattina del 2 lanciò da Tauriano il reggimento Cavalleggeri "Saluzzo" (12°) su Pinzano e il reggimento lancieri di "Montebello" (8°) su Bonzicco. Il primo, caricata e dispersa presso Istrago la colonna inseguita, raggiunse Pinzano, il secondo, trovato il nemico a Barbeano e Provesano, ne vinse la resistenza; il resto della divisione, occupato a viva forza Spilimbergo difesa da forti retroguardie con cannoni e mitragliatrici, spinse il reggimento "Savoia Cavalleria" al Tagliamento, il quale fu guadato presso S. Odorico la mattina del 3 dal grosso della divisione, che costrinse alla resa una divisione nemica, la 44a, schierata alla sponda sinistra con 20 batterie. Uno squadrone del "Savoia", galoppando avanti entrò alle ore 13.30 a Udine, dove già i cittadini erano in armi, guidati da prigionieri italiani e da nostri ufficiali che parecchi mesi prima si erano introdotti nelle terre occupate dal nemico, donde, travestiti, avevano dato preziose informazioni al nostro Comando.

" La IV divisione, all'alba del 2 occupò, dopo vivace lotta Cordenons, raggiunse il ponte di Bonzicco distrutto dal nemico, e spinse il 1°, il 7° e l'8° battaglione bersaglieri ciclisti verso i porti della Delizia; il 3 passò il fiume presso S. Odorico, contribuì al disarmo della 44a divisione austriaca, irradiò le sue colonne nella pianura, assalì e catturò un forte reparto nemico schierato con artiglieria e mitragliatrici presso il cimitero di Gallierano ed altri nuclei che resistevano e Flumignacco e impose la resa a truppe e comandi nemici nella zona di Pozzuolo del Friuli. Il 3 novembre, alla stessa ora circa in cui i nostri entravano a Trento e a Udine, entravano nel porto di Trieste, la quale, da tre giorni in rivolta, obbediva a un comitato di salute pubblica, i cacciatorpediniere Audace, Là Mass, Fabrizi, Missori, Orsini, Acerbi, Stocco e Pilo, che recavano il generale PETITTI di Roreto, il 7° e l'11° reggimento bersaglieri e altri minori elementi di armi speciali, accolti nella città italianissima dal popolo delirante di gioia.

"Già fin dal 29 ottobre, delineatasi la sua sconfitta, il nemico aveva pensato a chiedere l'armistizio, reclamato anche dalla caotica situazione interna della Monarchia austro-ungarica. Cominciati gli abboccamenti il 30 ottobre, si conclusero il 3 novembre alle 18.30 a Villa Giusti, presso Padova, dove fu firmato l'armistizio, il quale doveva avere esecuzione a partire dalle ore 15 del 4 novembre.
(vedi i particolari nel successivo capitolo)
Plenipotenziari italiani furono: il generale BADOGLIO, presidente, il generale SCIPIONI, il colonnello degli alpini MARCHETTI, il colonnello di S. M. GAZZERA, i colonnelli MARAVIGNA e PARIANI, il capitano di vascello ACCINNI, interprete il capitano TREMER, cognato di Cesare Battisti. Plenipotenziari austriaci furono il generale WEBER von WEBENAU, il colonnello CARLO SCHNELLER, i tenenti colonnelli barone VITTORIO SEILER e FRANCESCO MYEKHEGVI, il capitano di fregata principe GIOVANNI LICHTENSTEIN, il capitano di corvetta GIORGIO ZWIERKOWSKI e il capitano di Stato Maggiore CAMILLO RUGGERO.
Le condizioni dell'armistizio fatte pervenire da Versailles, erano raggruppate in 19 clausole, 8 militari e 11 navali.
Ma ad Abano il Comando Supremo aggiunse a queste altre 19 "Condizioni aggiuntive".



nel successivo capitolo
-
" La Resa dell'Austria" -

Pubblichiamo integralmente i documenti:



"Intanto l'avanzata delle truppe continuava. Il 4 novembre, dopo vivaci scontri, la I divisione di cavalleria raggiungeva Tolmezzo e Stazione per la Carnia sorprendendovi il Comando e gran parte della 35a divisione austriaca. Alle 15 le automitragliatrici della colonna, catturato un Comando di Corpo d'Armata e mitragliato un treno in movimento presso Pontebba, entrarono in Chiusaforte, spingendo una pattuglia a Pontebba. Alla stessa ora giungeva a Tolmezzo la colonna proveniente dalla valle di Meduna. Tra Gemona e Vanzone rimasero bloccate 3 divisioni austriache (41a e 51° Honved e il 12a cavalleria appiedata) che per concessione del nostro Comando Supremo ebbero poi il passo libero lasciando cannoni e fucili. La 3a divisione di Cavalleria alte 11 del 4 era giunta tutta a Udine e proseguiva per Cividale; alle ore 15 suoi elementi erano a Robic. Alle 15 dei 4 elementi celeri della 4a divisione di cavalleria erano a Cormons, Manzano e Buttrio. La 2a divisione da Pordenone raggiunse con la 3a brigata, il giorno 4, il Tagliamento, lo guadò, puntò per Codroipo su Palmanova, vinse la tenace resistenza di una retroguardia nemica asserragliata in Morsano ed entrò alle 15 in Montegliano.

"Elementi avanzati avevano oltrepassato Palmanova e raggiunto Joanniz. Una colonna celere che precedeva la 4a brigata ciclisti di cavalleria, bersaglieri ciclisti, automitragliatrici e più tardi due squadroni del "Piemonte Reale", vinte successive resistenze, occupava prima delle ore 15 del 4 novembre Cervignano e Grado. Al momento in cui, per effetto dell'armistizio, venivano sospese le ostilità la linea da noi raggiunta dallo Stelvio al mare era: Sluderno, Spondigna e Prato di Venosta in Val Venosta; Malè e Clès in Val di Sole; Passo della Mendola, Roverè della Luna e Salorno in Val d'Adige; Cembra in Val d'Avisio; M. Panarotta in Valsugana, Conca di Tesino, Fiera di Primiere, Chiappuzza, Domegge, nelle Dolomiti; Pontebba, Robic, Cormons, Cervignano, Aquileia, Grado nelle Alpi Giulie e nel Friuli orientale".

Così finiva la guerra in Italia, che, pochi giorni dopo doveva provocare la fine della resistenza germanica; finiva con la totale sconfitta dell'esercito avversario, di cui solo metà e in tristissime condizioni riusciva a salvarsi. Circa 400 mila prigionieri e 6000 cannoni, a conti fatti, rimasero nelle nostre mani con enormi quantità di altre armi, munizioni e altro materiale.
La sera del 4 novembre, il generale DIAZ lanciava al mondo l'ultimo bollettino di guerra:

"La guerra contro l'Austria-Ungheria che, sotto l'alta guida di S. Maestà il Re - Duce Supremo - l'esercito italiano, inferiore per numero e per mezzi, iniziò il 24 maggio 1915 e con lode incrollabile e tenace calore condusse, ininterrotta ed asprissima per 41 mesi, è vinta. La gigantesca battaglia ingaggiata il 24 dello scorso ottobre ed alla quale prendevano parte 51 divisioni italiane, 3 britanniche, 2 francesi, 1 cecoslovacca ed 1 reggimento americano contro 73 divisioni a. u., è finita. La fulminea, arditissima avanzata del XXIX Corpo d'Armata su Trento, sbarrando le vie della ritirata alle Armate nemiche del Trentino, travolte ad occidente dalle truppe della VII Armata e ad oriente da quelle della I, VI e IV; ha determinato ieri lo sfacelo totale del fronte avversario. Dal Brenta al Torre l'irresistibile slancio della XII, dell'VIII e della X Armata e delle divisioni di Cavalleria ricaccia sempre più indietro il nemico fuggente. Nella pianura S. A. R. il Duca d'Aosta avanza rapidamente alla testa della sua invitta III Armata, anelante di ritornare sulle posizioni già gloriosamente conquistate, che mai perse.
L'esercito austro-ungarico è annientato: esso ha subito perdite gravissime nell'accanita resistenza dei primi giorni di lotta, e nell'inseguimento ha perduto quantità ingentissime di materiale di ogni sorta e pressoché per intero i suoi magazzini ed i depositi; ha lasciato fino ad ora nelle nostre mani circa trecentomila prigionieri con interi Stati Maggiori e non meno di cinquemila cannoni".

Poi in fondo al messaggio originale stampato, DIAZ aggiunse con la sua calligrafia la seguente frase:
"I resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo risalgono in disordine e senza speranza le valli che avevano discese con orgogliosa sicurezza". A. Diaz.

La vittoria c'era, ma ben presto ci furono per l'Italia, anche tante amarezze, che erano quasi pari a quelle dei vinti.

Prima di sfiorare questi argomenti, che fanno parte del dopoguerra (quasi più "caldo" della guerra stessa) dobbiamo ora occuparci come fu combattuta l'ultima offensiva italiana, cosa accadde negli ultimi giorni sul fronte.
Cioè:

LA RESA DELL'AUSTRIA


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