1961

é l'anno di MINA e di CELENTANO



due esordi che daranno vita
ai "Divi della canzone"

Intanto l'Italia si gode il culmine del
"Miracolo Economico"

Un benessere da sempre sconosciuto.
( vedi poi a fondo pagina )

Ma ....

 

A San Remo '61 la canzone vincitrice fu "Al di là" del melodico per eccellenza LUCIANO TAIOLI, mentre dopo di lui compare una novità nel panorama canoro italiano, al 2° posto c'è un ragazzo scatenato, molleggiato, é il 23enne ADRIANO CELENTANO con "24.000 baci". Urlata, molleggiata, non certo melodica. Ma erano i tempi del grande cambiamento, e anche in Italia ci si muoveva !!

Nella manifestazione appare anche la 21enne MINA MAZZINI con la canzone "Le mille bolle blu", che non si piazza nelle prime 3, ebbe solo il 5° posto. Ma da qui inizia la sua lunga folgorante carriera. Purtroppo - nell'Italia bigotta - verrà seguita attentamente anche la sua condotta morale, ritenuta "amorale", "cattivo esempio per gli italiani". Non gli si perdonò le sue libertà di donna ancora ventenne, quella di una convivenza con un uomo sposato: e fatto ancor più scandaloso quando la lui ebbe nel 1963 un figlio.

Mina - qui chi qui scrive
ricorda - tre anni prima, mentre facevo il paracadutista a Merano, non era passata inosservata a noi giovani; nel 58 comprando una rivista di enigmistica, all'interno si trovava in regalo un disco di celluloide. E in uno di questi era incisa una canzone che era abbastanza bella, ma la voce e la musicalità erano fuori dal comune, duttile ed espressiva in modo molto personale; "eccezionale" così dissero tutti i miei amici come me ventenni. La cantante era la 18enne Baby Gate. Ed ovviamente per le sue caratteristiche vocali fu notata da una casa discografica che ebbe buon fiuto e buon orecchio, infatti poi fu ricompensata dalla grande vendite di dischi, quando con il nuovo nome MINA, le canzoni come "Nessuno"
(era un brano melodico ma Mina lo stravolse cantandola fortissimo e in maniera sincopata) poi "Tintarella di luna" (1959) e soprattutto "Il cielo in una stanza" (1960 - il 45 giri più venduto dell'anno, che nel tempo toccò i 2 milioni di copie vendute); ebbero un successo strepitoso. Ma ebbero da ridire i bigotti bacchettoni anche su questa canzone, perchè evocava l'atto d'amore consumato nella stanza col soffitto viola.

Mina passò oltre a queste sciocchezze e ben presto lei per tutti diventò "la voce".
Ma non solo: superato l'ostracismo, spesso fu presente come protagonista conduttrice in televisione con Studio Uno; qui la sua grande simpatia fece dimenticare in fretta la "quarantena" da parte della bigotta Televisione di Stato e
le malignità della stampa che in certe occasioni gli tirò addosso delle vere badilate additandola come peccatrice pubblica per la sua relazione illecita.

Furono dei boomerang, perché Mina contribuì a una vera e propria evoluzione nel costume italiano. Soprattutto femminile.

CELENTANO anche lui avviato verso una grande popolarità, fece pure lui "scandalo" con il suoi "24.000 baci", si disse che aveva "offeso i presenti" quando con una mossa studiata per l'effetto che la canzone richiedeva, rivolse le spalle al pubblico, che interpretò il gesto come una maleducazione. La canzone vendette in poche settimane mezzo milione di copie e fece impazzire le ragazzine teen-agers (quelle con l'età da 11 a 19 anni) che iniziarono a cantarla a squarciagola.


Ma era un alibi quella della maleducazione, il molleggiato stava ripetendo gli atteggiamenti di Elvis Presley, rinominato pelvis per i suoi ammiccanti movimenti con il bacino.
I censori che (in gran segreto nelle loro alcove) di quelle mossette come veri cultori dell'ipocrisia non se ne erano perse nessuna, trovarono sconveniente che arrivassero quei gesti anche ai timorati italiani con quel "ragazzaccio".

Celentano poi nel corso della stagione uscì con una canzone molto bella, sentimentale, Nata per me, un grande successo. Poi nel '66 ritornerà a San Remo con una delle sue migliori creazioni, ma non entrò neppure nelle finaliste, fu bocciata nella selezione;  era  Il ragazzo della via Gluck.
Gli esaminatori trovarono sconveniente parlare in una canzone della crescente urbanizzazione che andava distruggendo la periferia delle città. I palazzinari -giammai- non si dovevano criminalizzare!
Celentano era appunto nato n Via Gluck 14 nella periferia milanese.

Comunque Celentano e Mina, sono loro le due le novità di quest'anno '61 che presto andranno a spopolare portando una ventata di nuovo nel panorama della musica leggera italiana.

Mina e Celentano che pur non vincendo daranno uno scossone alle tradizioni e creeranno una nuova era non solo musicale ma andranno con il loro carisma a incidere molto  sul costume. I due domineranno per decenni il vertice della canzone italiana (urlata, ma anche con grandi pezzi di straordinaria bravura) che non conobbero mai tramonto.

Comunque i due cantanti e altri altrettanto famosi, rimasero sempre limitati nell'ambito nazionale. Rarissimi infatti gli italiani e la musica italiana esportata all'estero. Fra i pochi solo Modugno e il suo Volare che era riuscito a varcare gli oceani e a far diventare molto popolare in tutto il mondo la sua canzone.

Abbiamo qui dimenticato che il 3 GENNAIO - Sale al "potere" radiotelevisivo ETTORE BERNABEI, uomo DC, già direttore del giornale Il Popolo, organo della DC. Dominerà quindici anni la televisione italiana. Prima che dal video si parli, si canti, o qualcuno si metta in mostra, i censori filtrano, tagliano, bocciano, espellono, fanno chiudere la carriera a quel cameraman che osa far vedere una ballerina dalla cintola in giu' o se riprendono in primo piano due labbra carnose.
Per divi, cantanti, attori chiacchierati, non probi, non retti, non virtuosi, c'è il muro invalicabile; non si va oltre, e chi viene meno alle consegne ha la carriera stroncata. 
Agli intrattenitori è vietata la satira politica, ed è operante l' ostracismo sugli ospiti politici avversari, ritenuti tutti sgraditi.
E' poi vietato fare la pubblicità agli articoli che ricordano le intimità;  veto assoluto nel reclamizzare carta igienica, assorbenti, reggipetti, o due gambe di donna che mostrano le calze.

Inizia insomma la Tv detta dei "mutandoni" per non "turbare le persone per bene".
Le "gemelle KESSLER" sono le prime costrette ad indossarli i mutandoni. Mentre DARIO FO e FRANCA RAME aprono Canzonissima ma sono "sbattuti fuori" già a novembre perchè "troppo spregiudicati nella conduzione".

"La procura a Roma ha sequestrato i manifesti pubblicitari dei film Io amo. tu ami, Odissea nuda, All'inferno per l'eternità, Le ambiziose. Conterrebbero figure di donne succintamente vestite.
Il film La giornata balorda, è sequestrato come spettacolo osceno" (
Comun. Ansa, del 3 marzo, ore 21,16)

Interrogazione in Parlamento sul Festival della Canzone di San Remo andato in onda alla TV: "...per conoscere quali esigenze artistiche soddisfi il Festival e a quale gusto artistico corrispondono tutti i movimenti contorsionistici a sfondo epilettoide che alcuni cantanti sistematicamente effettuano davanti a milioni di telespettatori" (Comun. Ansa del 28 febbraio, ore 22,06).

Indubbiamente il riferimento esplicito è su un giovane partecipante "troppo audace"; é ADRIANO CELENTANO che ha presentato 24 mila baci, e si è dimenato un po' troppo.
L' "epilettoide" è lui. Al suo fianco compare anche una nuova cantante, urlatrice anche lei: MINA, e le labbra carnose di MILVA turbano tutti i maschi che hanno gli ormoni nel posto giusto e non hanno mai fatto voti di castità (vedi anche in Cultura).

Ritornando a MINA, il 18 aprile del '63, mette al mondo Massimiliano. Il bimbo è figlio di Corrado Pani, famoso attore teatrale, in quel periodo sposato con una propria collega di lavoro. Mina entra dunque nell'occhio del ciclone in quanto è diventata ragazza-madre, per di più di un uomo sposato con un'altra donna. Apriti cielo!!!
È uno scandalo. Gli chiudono le porte della tv; l'accusa é “peccatrice pubblica”. Anche se la maggior parte della gente (soprattutto le donne) la ama, compera i suoi dischi ed é schierata con lei.

La stampa (anche quella non scandalistica) e la televisione (quest'ultima lo abbiamo detto strettamente collegata al mondo cattolico) condannano la cantante. Mina è costretta a subire prima la censura e in seguito un ostracismo dalle scene musicali e televisive che durerà più di un anno.

Si scriverè in seguito: "L'Italia si trova di fronte ad una donna che per la prima volta osa sfidare il finto perbenismo e l'ipocrisia latente che serpeggiavano nella moralità nazionale. Ma l'Italia del 1963 non era poi forse così bigotta. Mina infatti tornerà trionfante in TV nel 1964 ma soprattutto l'anno seguente a STUDIO UNO (una delle migliori trasmissioni in assoluto). Il pubblico l'ha capita e le è rimasto assolutamente fedele. Infine la sua vicenda è stata certamente di aiuto per le donne italiane le quali si rendono conto di quanto sia importante il valore della libera scelta nella vita di ogni essere umano".

Solo nel 1965, passato in parte il clamore dello scandalo, Mina ritorna in tv per condurre “Studio Uno”.
Indimenticabili alcuni duetti televisivi, uno in particolare proprio con Celentano che fuma in faccia a Mina e getta caramelle al pubblico, con la canzone “Parole parole”.

Seguiranno altri varietà di successo come:
“Senza rete” “Canzonissima” “Milleluci”.
Non amare Mina diventò quasi impossibile, alla sera del sabato era una "ristorazione" per tutti.

Nel 1974 Mina smette di fare tv, poi nel 1978 anche di esibirsi in pubblico. Si trasferisce in Svizzara a Lugano, ma per fortuna non smetterà mai di pubblicare dischi e incidere canzoni.
Proprio con Celentano, Mina nel 1998 ebbe un grande successo con l'album “Mina-Celentano” (1.600.000 copie vendute in Italia).

Mina interpreterà nella sua carriera più di 1.500 brani, vendendo oltre 150 milioni di dischi.

MA SU MINA E CELENTANO
CI RITORNEREMO ANCORA NEI PROSSIMI ANNI

-----------

Siamo andati troppo avanti, accennando alle libertà che giovani e giovani donne stanno conquistandosi.
In questi anni il costume in Italia é ancora sotto stretta sorveglianza dei preti e dei.... poliziotti.
Non solo in chiesa, anche nelle spiagge la sinfonia della crociata non mutò; la guerra ai due pezzi che stava dilagando, fu affidata (non potendo incaricare i parroci) al Questore. Recitava appunto un cartello su tutte le spiagge:  "D'ordine del questore è vietato indossare costumi a due pezzi o comunque sconvenienti. I contravventori saranno puniti con l'ammenda prevista e, se recedivi, espulsi dallo stabilimento balneare". Era questo l'avviso esposto in ogni località balneare ancora in questi primi anni '60.

Eppure la solita "peccatrice" Brigitte Bardot, aveva -qualche anno prima- indossato - nel film già ricordato in precedenza "Et Dieu crea la femme" (che tolse i sonni ai "matusa") il costume a due pezzi.
Ma in Italia dove perfino il titolo fu bollato come blasfemo gli cambiarono nome con una meno ardito "Piace a troppi". Anche se era bollato come "peccato mortale per tutti assistere alla sua proiezione".

Eppure prima dell'avvento del cristianesimo e dei preti censori, cioè 1800 anni prima, a Roma come a Pompei. possiamo vedere delle figure femminili in due pezzi, esercitarsi in vari sport.

Eppure nell'Italia bigotta, in questi anni '50 e '60 gli sport consentiti alle ragazze, erano solo le gite in montagna e un po' di sobria ginnastica, banditi (salvo ai ricchi borghesi che avevano i loro club lontani dai sguardi indiscreti) tutti gli altri sport dove c'era del movimento del corpo, come il tennis.
Perfino la bicicletta veniva sconsigliata perchè poteva la sua sella infrangere la verginità, la "virtù".

Insomma non cessava la guerra santa contro la "materializzazione della vita", la "banalizzazione dei valori" con i vari anatemi, e non di rado dal pulpito; svergognandola davanti a tutti veniva indicata con il dito dal Savonarola di turno, poi fatta uscire fuori, la colpevole di certe libertà, come quella di avere una gonna quattro dita sotto il ginocchio, o alle labbra il peccaminoso rossetto (per chi non lo sapesse era proibito entrare in chiesa con il rossetto sulle labbra), o con una camicetta se non non accollata fino alla gola e con le maniche un po' più su dei polsi. Se arrivavano al gomito era scandalo.

Ma la pubblicità stava sempre di più dimostrando le tentazioni, legandole ai prodotti reclamizzati, che erano piacevoli come qualsiasi altro bene di consumo. E questo mise in imbarazzo la Chiesa che ritenne inconciliabile simile benessere, simile al senso del peccato. Di opinione diversa furono invece i fabbricanti che sempre di più ricorsero alla bellezza sensuale come un obbligato percorso che camminava in parallelo e in abbinamento al prodotto da reclamizzare.

Inutilmente preti e bigotti per contrapporre alle lusinghe del benessere materiale che le "immorali" immagini della pubblicità andavano promuovendo, indicavano i puri santi e beati che si erano astenuti dalle tentazioni: le varie Santa Maria Goretti per le donne, o i vari Domenico Savio, per essere questi morti in purezza di corpo e di spirito. Ed erano un esempio di castità e di verginità da seguire.
Ma era un modello che cominciò ad andare molto stretto, sia alle nuove generazioni che ai fabbricanti degli oggetti di consumo, o che organizzavano spettacoli e varie serate danzanti che stavano prolificando in ogni cittadina con la musica e le canzoni dei beniamini della radio e Tv.

I "sordi" pubblicitari proprio in questi anni iniziarono a bombardare gli italiani, "turbandoli" (dicevano i denigratori) ma nello stesso tempo (dicevano altri)  erano inviti a godersi la vita e la bellezza femminile; con una nuova etica ed estetica e con una nuova morale che contrastava con quegli esempi di modello di castità ad oltranza.

C'era lo scontro non solo generazionale che stava conquistandosi certe libertà ma altri trovavano scomodo quel freno che la morale bigotta pigiava sul "nuovo mondo"  economico che stava conquistando il mercato proprio all'insegna di queste libertà. Che cominciava a seguire o addirittura anticipava le tendenze liberatorie costruendole sapientemente a tavolino.
Stava quindi nascendo non la fabbrica che soddisfaceva i bisogni su richiesta, ma la fabbrica che fabbricava i bisogni sollecitando poi le richieste. E per farlo si ammiccò con l'unica arma e mezzo che aveva disponibile, la pubblicità.

Ma una fotografia di una donna provocante non era possibile utilizzarla, salvo essere subito arrestati per oscenità. Perfino nello stampare le locandine dei film degli anni '50 e '60, i pubblicitari una fotografia di una donna provocante, o una scena (anche modesta come un bacio) del film (rigorosamente vietati ai 18enni, ma anche "escluso per tutti" - tramite l'elenco affisso alle entrate delle chiese) non era possibile utilizzarla, salvo essere subito arrestati per oscenità. Quindi non potevano utilizzare fotografie, ma solo immagini fatte a comando da un "sapiente" e "accorto" pittore-cartellonista.
Con le caste immagini dipinte c'era infatti l'ipocrita giustificazione che era "materiale artistico".

Ma anche queste immagini in molti casi furono indicati come "immorali".

Un pubblicitario nonostante il trucco dell'immagine dipinta, rischiò la prigione per il manifesto delle calze Omsa. I bigotti ricorsero ai giudici per valutare questa audace pubblicità che offriva due scandalose gambe fasciate dalle calze Omsa dove lo sguardo dell'immaginario collettivo maschile saliva su, su....verso quelle "porte" ritenute "infernali", dove erano "usciti" con chissà quale "maldestro atto" di qualche buonadonna i censori tutti.

Anche il film della "bomba" MARILYN MONROE, Gli uomini preferiscono le bionde", uscito oltreoceano nel '53 (ma arriverà in Italia molto più tardi) subì la pellicola 45 tagli, e nonostante questo fu indicato dalla lista del Centro Cattolico Cinematografico, con il "marchio" intimidatorio "escluso per tutti". "E' peccato mortale per tutti assistere alla sua proiezione".

Per fortuna che anche in Italia, spigliate giovani donne, nel mondo del cinema e anche della canzone stavano iniziando a squarciare le tenebrose tende dei bigotti.
All’inizio furono queste dive irraggiungibili: con l’eleganza fredda e il fascino discreto. Poi con i messaggi televisivi e le riviste patinate e i fotoromanzi, alimentarono il fenomeno a tutte andando perfino oltre la soglia del comune senso del pudore.


Dobbiamo infatti arrivare
alla metà degli anni Sessanta quando vi è la nascita della stampa libera, talmente libera fino al punto che fu definita "erotica" "del diavolo".
Nel 1966 esce il primo numero di Men, rivista subito bollata "per soli uomini" che nei primi tempi si limita alla pubblicazione di fotografie di ragazze in bikini accompagnate da alcuni testi "sensuali". Ma poi a inizio '67 nella ancora cattolicissima Italia escono le prime riviste con i primi fumetti a sfondo erotico ma ancora molto casto.
Poi a metà
'67 esplode la grande polemica. I primi seni nudi fanno capolino in un servizio fotografico proprio su Men e subito si scatena il finimondo. Capofila dell'indignazione sono centocinquanta deputati democristiani, l'ordine dei giornalisti, comitati di cittadini e semplici padri di famiglia, tutti uniti dalla comune volontà di frenare la nascente "pornografia". Ma che nella loro veste di censori erano i primi a guardarle.

Un bellissimo il volumone fotografico - sociologicamente interessante – dedicato alle riviste che hanno messo a "nudo" l’Italia: s’intitola Sexyrama (Coniglio editore, pagg. 264, euro 35). Raccoglie una straordinaria (e di per sé rarissima) collezione delle copertine più “pop” del periodo compreso dal 1960 al 1979. Finalmente con le nostre cosiddette "maggiorate".
Insomma, dalle ancora vestite Lollobrigida e Loren alla Bardot senza veli, ecco come è cambiata l’immagine della donna in un’Italia castamente monocolore per le scelte politiche (Dc) ma lascivamente pruriginosa per quanto riguardava i desideri sessuali, come ABC, ma anche OV, MAN, OS, e le LE ORE. E furono proprio ore, che in quel periodo, scorrevano velocemente per gli uomini nel guardarle, per le donne nell'immedesimarsi.

 

IL BENESSERE NEL 1961

SI MANGIA IL DOPPIO RISPETTO AL 1940

Gli italiani iniziano con il nuovo decennio ad alimentarsi decentemente. Come quantità e come qualità. La precedente generazione consumava 303 chilogrammi di alimenti pro-capite, nel 1961 si sono toccati i 623 chili.

La disponibilità di calorie era prima nel 1940 di circa 2000, mentre in questo inizio anni Sessanta si viaggia verso le 3300-3600.
Ma è (come vediamo sopra) nella composizione vitaminica e nella ricchezza proteica e vitaminica degli alimenti il grande salto.
In totale, dato 100 questo 1961, nel 1940 era 55, nei primi anni del '900 non raggiungeva i 25 nelle grandi città, ed era di poco superiore nei piccoli paesi dove verdure, frutta e qualche animale di cortile non mancava ed era in uso lo scambio in natura.

Tutte bene ma non rispetto agli altri Paesi

L'incidenza della spesa alimentare nel 1961 sul reddito italiano é del 48,5%, rispetto al
25 % in America 
35% in Francia
 30%  Inghilterra, Belgio, Olanda, Germania.

Reddito pro-capite annuo (in dollari)

ITALIA 927----SUD AFRICA 846----USA 3.221
SVIZZERA 2.213 ---SVEZIA 2.161----- G.B. 1.668
GERMANIA 1.773------FRANCIA 1490
GIAPPONE 725------SPAGNA 531.
-------------
N. AUTO costruite nell'anno e
in () il NUMERO VEICOLI INDUSTRIALI


GIAPPONE 579.000 (1.122.815)(!) --- INGHILTERRA 1.867.000 (464.000)
FRANCIA 1.390.000 (245.000) ----- GERMANIA 2.650.000 (314.000)
STATI UNITI 7.745.000 (1.562.000) --- ITALIA 1.108.000 (59.000) !!!!!
(un popolo quello italiano trasformato in turisti domenicali ma non in camionisti).

 

CONSUMI:
GIORNALI. SHAMPO, PROFUMI, ASSORBENTI, CARTA IGIENICA, ROSSETTO,
ASSICURAZIONE VITA

3 quotidiani settimana. ITALIA 45% -.OLANDA 89% -.G.B 98% -.FRANCIA 76% -.GERM. 84%
Usa shampoo .............ITALIA 19% -.OLANDA 80% -.G.B 63% -.FRANCIA 69% -.GERM. 68%
Usa profumi ...............ITALIA 20% -.OLANDA 68% -.G B 43% -.FRANCIA 85% -.GERM. 69%
Assorbenti.....................ITALIA 12%-.OLANDA 48%-.G,B. 49%-. FRANCIA 65%-. GERM.70%
Carta igienica .......... ITALIA 13%-. OLOANDA 49%-. G.B. 54%-. FRANCIA 52%-. GERM.60%
Maquillage donne........ITALIA 15% -.OLANDA 58% -.G B 58% -.FRANCIA 55% -.GERM. 49%
Uso del rossetto .........ITALIA 20 %-.OLANDA 58% -.G B 73% -.FRANCIA 61% -.GERM.41%
Assic. Vita&pens. ......ITALIA 7% ---OLANDA 62% -.G B 71% -.FRANCIA 29% -.GERM. 54%



L'ITALIA CONTA 50.045.000 ABITANTI
Attivi 38,7%, di cui in Agricoltura 29,1%, Industria 40,6%, Servizi 30,3 %

(per la prima volta l'industria e i servizi superano gli addetti all'agricoltura)

Il prodotto lordo: Agricoltura 12,5%
Industria 38,6%, Terziario 37,5%,
Amministrazione pubblica 11,4 %
Nella popolazione italiana quelli che lavorano
sono: 19.367.000 (38,7 %)
i non attivi 30.678.000 ( 61,3 %).

E' l'anno del PIL più alto della storia d'Italia.
Nel 1958 era già a + 5,3; nel 1959 era arrivato al + 6,6;
quest'anno (1961) si viaggia con il + 8,3; il culmine del "miracolo economico".

 

In Italia BOOM ECONOMICO: tasso di crescita nel periodo '58-'63, 6,3% annuo;
il possesso della TV nelle famiglie italiane passa dal 12% al 50%,
frigorifero da 12% a 58%, lavatrice da 3% a 25%, auto da 300.000 a 4.800.000 (!),
moto da 700.000 a 5.000.000.
Di conseguenza milioni di contadini lasciano le campagne,
perchè nel triangolo industriale del nord italia vi é sempre più
la richiesta di operai generici in tutti i settori della produzione.


COSTO DELLA VITA
Stipendio di un operaio Fiat circa 47.000 (30.000 altri e contadini, 12.000 una mondina)
Costo giornale £ 30. Biglietto del Tram £ 35. Tazzina Caffè £ 50- Pane £ 140 al kg.
Latte £ 90. Vino al litro £ 130. Pasta al kg £. 200. Riso la kg £ 175.
Carne di Manzo al kg. £ 1400.
Zucchero al kg £ 245. Benzina £ 120. 1 grammo di Oro £ 835.
Un giorno di pensione al mare tutto compreso a Rimini costa lire 700 (dall'Annuario Enit 1961).


L'Ansa il 28 AGOSTO con un comunicato delle ore 22.06, rende noto i dati raccolti dall'Istat. "L'indice della produzione industriale nel mese di maggio di quest'anno ha segnato un aumento del 9,2 per cento rispetto al mese precedente e dell'8,3 per cento in confronto col mese di maggio del 1960. Ma si sta profilando una carenza di manodopera non solo qualificata ma anche comune".
Nel centro laniero biellese, i posti disponibili sono 160 su 100 abili al lavoro. Più nessuna biellese nelle risaie biellesi e vercellesi fa la mondina, Il 99% le importano dal Veneto.

L'11 OTTOBRE, sempre l'Ansa con il comunicato delle ore 19.58 riporta le cifre dei progressi dell'industria italiana "...nel primo semestre di quest'anno la produzione è aumentata del 17 per cento e le esportazioni del 40 per cento sulle cifre dell'anno scorso..."

Il 30 gennaio prossimo un altro comunicato Ansa, (ore 15.17) rende noti i dati dell'ACI: "....nel 1960 gli autoveicoli nuovi di fabbrica" sono stati 731.182 contro 473.833 registrati nello stesso periodo (già miracoloso) dell'anno precedente, con un incremento del 54,5 per cento..."
Nel periodo '58-'62 (5 anni) le auto sono passate da 300.000 a 4.800.000 (!)
moto e scoter da 700.000 a 5.000.000.

"Uno sviluppo e una prosperità - ha commentato il New York Times del 10 gennaio- che arrivano al sensazionale, ma nota tuttavia due aspetti incerti della situazione economica italiana: il primo è che lo sviluppo si è avuto quasi esclusivamente nel campo industriale del Nord, il che aumenta lo squilibrio fra le condizioni dell'Italia settentrionale e quelle dell'Italia meridionale; il secondo è dato dal recente peggioramento nella bilancia commerciale." (Ansa, ore 23.48)

Ma da come abbiamo capito sopra con le cifre, non sono tutte rose.

Estratto dal Libro-Agenda "FINO AL 2001 E ....RITORNO" di Francomputer - Copyright - deposito SIAE

in lire

ANNO

PAGA

TRAM

GIORN.

CAFFE

PANE

LATTE

VINO

PASTA

RISO

CARNE

ZUCCH

BENZ

ORO

1945

11.000

4

4

20

45

30

75

120

60

400

720

20

819

1950

32.000

20

20

30

120

70

120

180

115

1.000

260

116

918

1955

43.000

25

25

40

150

90

120

190

170

1.200

260

138

721

1960

47.000

35

30

50

140

90

130

200

175

1.400

245

120

835

1965

86.000

50

50

60

170

130

180

260

250

1.900

245

120

870

1970

123.000

70

70

70

230

230

200

280

270

2.100

245

148

1.022

1975

154.000

100

150

120

450

260

350

480

420

4.500

430

305

5.440

1980

352.000

200

300

250

850

480

660

725

940

7.600

750

715

9.700

1985

608.000

500

650

400

1.200

780

900

980

1.150

11.000

960

1.329

11.800

1990

1,1 mil.

900

1.200

700

1.500

1.100

1.200

1.280

1.350

16.000

1.260

1.478

13.800

1995

1.3 mil.

1.000

1.400

1.300

3.800

1.750

1.800

1.480

1.520

20.000

1.710

1.875

20.100

2000

1.4 mil 1.400 1.500 1.400 4.500 2.000 2.000 1.800 1.800 25.000 1.900 2.000 21.000

ANNO

PAGA

TRAM

GIORN.

CAFFE

PANE

LATTE

VINO

PASTA

RISO

CARNE

ZUCCH

BENZ

ORO

 


Il modello dei consumi era indirizzato verso una sola direzione: acquistare auto, moto, scooter, frigo, tv, radio, mobili, tutto a rate e correre al mare in vacanza, dove gli "albergatori", offrono una pensione completa a 600-1000 lire al giorno e con le loro pensioncine fanno piu' sacrifici degli operai della Fiat. Per alcuni pescatori sono questi -anche loro- i primi soldi che vedono per la prima volta nella loro vita.
(All'albergo Nuova Rimini di Corso XXIII settembre, si pagava 600 lire, e ancora nel 1972 un giorno di pensione si pagava 1200 lire- Dall' Annuario Enit).

Per quanto bassa, con la sua paga giornaliera, un operaio della Fiat, poteva dunque trascorrere due giorni di pensione a Rimini, il cui costo era pari a quello di 6 etti di mortadella a Torino.

Oltre che a Torino, Milano e altre città del Nord il "miracolo" fu pure quello della Costa Romagnola. Qui 4.000 (!!) pescatori da Milano Marittima a Cattolica, costruirono in pochi anni 4.600 alberghi-pensioni, sorti dal nulla. Non ci fu romagnolo che non fosse impegnato in un'attività che solo pochi anni prima neppure si sognava. Bagni, balere, pedalò, cabine, pescherecci per gite e, tante tante tante case, belle e brutte trasformate in pensioncine. E nell'inverno tutti i familiari - figlie sedicenni comprese - trasformati in muratori a tirare su prima le pensioncine, poi gli alberghi, infine gli hotel, per la prossima stagione. Le cambiali sulla costa del mare Adriatico, il "miracolo" le fece moltiplicare più dei pesci. Un mio rappresentante a Bellaria per acquistare una vecchia colonia del ventennio, che erano in svendita andava in banca con una carriola di "pagherò", poi andando in Germania a cercare clienti (dove anche nei supermercati c'erano i depliants e le prenotazioni per le "vacanze sull'Adriatico"), si assicurava il pieno per l'Estate. Nel giro di un decennio dal '61 al '71 era già proprietario di tre alberghi.

Al SUD si saluta e si va al Nord, con il "treno della speranza". Si "svuota" quasi tutto il Sud di una generazione giovane . Restano solo i vecchi a coltivare poderi dove presto hanno solo più le erbacce perché rimasti senza più braccia giovani.
Secondo alcuni calcoli, furono oltre 5 milioni gli emigranti. (che nel 2000 però, saranno cinque milioni di  pensionati che graveranno sul Nord").

E' insomma il Boom Italiano per molti ! Tutto basato sulla carta (cambiali) e non sulla moneta circolante. Si spende e si campa sui "paghero'". Del resto le aziende commerciali a loro volta fanno altrettanto con i propri fornitori, che invece dei soldi cedono le cambiali dei clienti saltando perfino le banche (a quest'ultime gli arrivano quando hanno fatto già il "Giro d'Italia", dopo 10 passaggi, e nel retro figurano già 5-8-10 firme di avalli. Perfino nei negozi alimentari il 70% del venduto (e anche il 90% in certi piccoli paesi) viene fatto a credito, "segni" dice la massaia dopo aver fatto la spesa all'alimentarista, che ha davanti a se' non una cassa, ma una "cassetta" dove tiene tutti i libretti dei clienti sempre a portata di mano, e dove non tutti saldano interamente il conto a fine mese con lo stipendio, ma si fa il riporto; "sa questo mese ho avuto delle spese impreviste, extra". E giù a inventarsi mille scuse per fare il riporto di una parte del non saldato, al successivo mese.

Il sistema distributivo in Italia è carente: solo il 3% è affidato ai negozi della media distribuzione organizzata; cioè i primi piccoli supermarket o gli affiliati. Si affacciano infatti i primi Gruppi Acquisti (il primo l'A & O -mutuato dalla vicina Germania dove sono invece già molto diffusi) decolla in Alto Adige nel '61, ma siamo in una terra mitteleuropea).
In Germania, tale sistema (l'affiliazione) che riduce molto i costi ai piccoli negozianti che si consorziano negli acquisti, rappresentano già il 33% del venduto, in Francia al 25%, Inghilterra 35%, in Belgio 18%, mentre la Spagna come l'Italia è ferma al 3%; cioè due cenerentole !!!!

La tipologia dell'alimentarista di questo periodo "miracoloso" è perfino anacronistica: mettere su una "bottega" di alimentari non è difficile, basta la 5a elementare, ma lo diventa se si vuole da soli procurarsi le merci da vendere. Significa, dover accettare le condizioni dei grossisti locali, che sono poi gli unici a disporre di mezzi (carissimi - in Italia si costruivano auto ma non camion) per il trasporto delle merci, inoltre trattano solo loro con i fabbricanti. Si crea dunque nel Paese un comparto distributivo di sudditanza di gente senza mestiere che vuole in questi settori, (il commercio diventa un rifugio) sbarcare il lunario. Nei piccoli paesi (che sono 6.000, con accanto 11.000 frazioni) ma anche nelle grandi città, normalmente opera un bottegaio che sa leggere, fare conti e sa scrivere quel tanto che basta. La legge Disciplina Del Commercio (REC) con certi requisiti verrà varata solo l'11 Giugno del 1971! Per i prossimi 10 anni il commercio è sì libero, ma è anche selvaggio, in mano a improvvisatori, spesso senza scrupoli.

Per il momento in una media città-tipo, (es. Vicenza, quindi Nord) 80 licenze per l'apertura di una latteria vengono rilasciate a chi ha solo il requisito di vedova o orfano di guerra (naturalmente se iscritto alla DC o se conosciuto in parrocchia).
In un mio rapporto fine '61 (quando ero un rappresentante nella piu' grande azienda alimentare italiana (allora era la Galbani) e visitavo in medi 30/40 clienti al giorno) il 78% degli alimentaristi non aveva nemmeno la quinta elementare, ne' era in grado di calcolare le percentuali o fare una divisione. Inoltre il 58 % dei negozi non possedeva né una bilancia automatica (usava la basculante con i pesi vari di ottone) né una addizionatrice a mano. (le calcolatrici dovevano essere ancora inventate)

In molte città solo l'8% si riforniva con i suoi mezzi  presso i produttori, il rimanente 92% provvedeva unicamente un grossista locale, che era dunque l'unico punto di appoggio del produttore;  e a sua volta il grossista, era l'unico a possedere i mezzi idonei (camion, costosissimi) per distribuire le merci, quindi a monopolizzare i prodotti di qualsiasi tipo e genere di quei pochi presenti sul mercato fra l'altro carenti come quantità e varietà. (i pochissimi che distribuivano lo zucchero in sacchi da 50 kg (normalmente in una media città - era concessonario e monopolio di un unico grossista) se non compravano altro il negoziante non veniva nemmeno visitato). E tutto era sfuso, pasta, olio, zucchero, riso. Solo nel 1963 furono introdotte le confezioni, ma la clientela ne diffidava. Non per nulla girava la arguta battuta : "io non compero a scatola chiusa".

Nelle città del Sud invece, si era ancora a una distribuzione arcaica, erano i piccoli artigiani e i contadini a provvedere direttamente a rifornire i vetusti e disadorni negozi (ma molto più spesso direttamente le stesse famiglie). Con prezzi inferiori anche dell'80% sugli ortofrutticoli, e le altre merci di circa un 50-70% più bassi rispetto al nord.
Perfino sul pane se a Milano o Torino costava 140 al chilo, in quasi tutte le città del sud costava meno della metà, dalle 50 alle 70 lire, mai oltre.

Terminiamo questi primi anni '60 e inoltriamoci oltre.

 

Per chi vuole approfondire con le altre notizie dell'anno
riguardanti la cronaca dei fatti;

c'è il primo volo orbitale sulla Terra;
si costruisce "Il Muro";
ci sono i "bombaroli" in Alto Adige;
la crisi di Cuba;
nasce l'obiezione di coscienza;
c'é addirittura
la LEGGE SULL'EMIGRAZIONE INTERNA;
e compare il
"vietato l'ingresso a cani e ai meridionali"

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