1964-65

ARRIVA UNA VENTATA DI GIOVINEZZA
Dal "popolo della notte" esce fuori
PATTY PRAVO

Il primo febbraio del '64, al festival di San Remo vince GIGLIOLA CINGUETTI con una canzone struggente, ma anche quella di BOBBY SOLO che dominera pure questa le classifice non era meno..... lacrimevole.
La prima è "Non ho l'età" la seconda "Una lacrima sul viso".
Il Paese si spaccò in due. Una parte, quelli del mondo politico davanti alla crisi, con Colombo e La Malfa in testa che facevano i profeti dell'Apocalisse, dissero che la Cinguetti aveva ragione, gli italiani "non avevano l'età", si stavano ubriacando di consumismo voluttuario senza averne i mezzi.

(Ricordiamoci che per circa 10 anni l'introduzione della televisione a colori fu sempre osteggiata e bloccata dall'onorevole repubblicano Ugo La Malfa avendo il timore che gli italiani si sarebbero indebitati fino all'osso per acquistare i costosissimi televisori a colori. Solo nel 1974 si ufficializzò il sistema da adottare per le trasmissioni a colori in Italia, e se ne liberalizzarono le vendite nell'agosto del 1975, ma la nascita ufficiale della televisione a colori in Italia fu stabilita martedì 1° febbraio 1977. Quando negli Stati Uniti erano in vigore fin dal 1954. 23 anni di attesa!!
Gli italiani non avevamo l'Età.
La Malfa persegue la sua politica restrittiva sul controllo dei redditi, e ottiene qualche risultato, ma gli imprenditori reagiscono riducendo investimenti e quindi  la produzione. I decreti restrittivi provocano così l'effetto boomerang! Aumenta la disoccupazione, proprio mentre salgono i prezzi e i capitali vanno all'estero.

Mentre l'altra parte, con l'"età giusta", che aveva i libretti dall'alimentarista, le cambiali degli elettrodomestici, dell'auto, della moto e vari conti da pagare, e che prima si era sacrificato a mangiare mortadella perchè gli avevano strombazzato che così bisognava E SI POTEVA vivere e spendere anche se non si aveva soldi in tasca, con la fine dei "pagherò", con la crisi che stava iniziando, finiva il sogno di "tutto e subito a rate", e qualche lacrima gli spuntò davvero sul viso. 

Il Paese iniziava un'altra fase, era finita la stagione delle vacche grasse, alimentate a cambiali, o con i "libretti" in mano dal negoziante dicendogli "segni". Era del resto finito anche il Segni vero, una paralisi in entrambi. Mentre per i ricchi, temendo il peggio, gli spalloni a Chiasso iniziarono a lavorare tutte le notti,  avanti e indietro, a portare soldi in Svizzera.
Nei dintorni di Como, diventò per molti perfino un mestiere, fare lo "SPALLONE".
(Nei paracadutisti dove sono stato per 4 anni, avevamo uno di Como che aveva collezionato 30 verbali della Finanza, per esportazione di valuta illecita).

Mettendo il freno alle rateizzazioni (che prima non avvenivano nemmeno più attraverso le banche ma con i "segni" al negoziante) quella grossa fetta di reddito fino allora destinata alle rate, si rese immediatamente disponibile per i prodotti di consumo, provocando così un rialzo dei prezzi incontrollabili.

Gli italiani costretti a ridimensionare gli acquisti sui beni durevoli (prima spesso privandosi anche del minimo necessario), riversarono quei denari sui beni di consumo. Cioè si misero "a mangiare" tutti insieme, pur non essendoci una disponibilità degli stessi beni di consumo. E i pochi che c'erano sul mercato, salirono spropositatamente di prezzo.
Ci si accorse che avevamo messo e le "ruote" all'economia, ma nel carrozzone avevamo beni di consumo primari da terzo mondo, cari, e di bassa qualità.
Pane e mortadella (di bassa qualità) era ancora un pasto comune per molti. Non bastava 1 ora di lavoro per acquistare un chilo di pasta; e ne occorrevano 2 per un chilo di zucchero, bisognava lavorare una giornata intera per un chilo di carne scadente e di bassa macelleria. Fra l'altro di importazione: congelata; navi intere provenivano dall'Argentina.

E' l'anno in cui l'Italia aveva braccia, terreni per il grano, per le barbabietole da zucchero, grandi territori per i pascoli, ma non aveva i trattori, le trebbiatrici, le stalle, il foraggio e non aveva di conseguenza  le bestie. Ne aveva invece tante di bestie, ma di un altro tipo ed erano tutte occupate a fare i politici e gli economisti del Paese Italia.

Nei precedenti anni dell'euforia, la popolazione cantava a fare l'"Tu vuoi fare Americano" (é del 56 la canzone di Carosone: dai segni profetici "Tu vuo' fa' ll'americano, Sient'a mme chi t' 'o ffa fa'? Tu vuoi vivere alla moda, Ma se bevi "whisky and soda" Po' te siente disturbà"

Altro che "disturbà", i quegli anni ma anche i seguenti, aveva i servizi come il Congo, gli alimentari come la Bolivia, e nelle campagne per arare e seminare grano si usano le vacche bianche come in India. Non c'erano trattori. E nemmeno camion.
Si poteva in questo '64 già quasi andare da Milano a Napoli ma sulle strade i camion erano una rarità.
La produzione di auto e moto
(il cui possesso dal '58-'63 passò da 300.000 a 4.800.000 (!), e moto da 700.000 a 5.000.000) era la sola prerogativa perché dicevano: necessita per pagare carne, zucchero, grano che importiamo. (ma in verità erano importazioni di carbone e acciaio). Le varie svalutazioni (dal '55 in poi, ben 7 volte, e i maliziosi dicono fatte a comando dagli Agnelli) favorivano la vendita di auto. All'estero erano pieni di 600 (prodotte dal '55 al 69), a Dusseldorf dove ero stato nel '66, tutti i Taxi erano delle 600 multiple. Una modesta berlinetta francese o tedesca costavano il doppio e il triplo, inoltre per impedirne le importazioni in Italia su queste gravavano un dazio del 30-40%. Naque così in breve tempo il monopolio in Italia dell'auto. Ma anche delle moto e scooter; anche qui l'industria nazionale preme, fa smettere di pedalare agli italiani, ne hanno una il 24% nelle famiglie; ed è semmai l'industria a pedalare verso profitti da capogiro.

"Necessita" dicevano quelli. Mentre i "bifolchi", i contadini dal cervello fine, invece (applicando ancora l'economia dei Comuni) suggerivano "...ma se ci date anche a noi degli aiuti che invece date solo a chi produce auto e beni durevoli e ci costruite qualche trattore, camion e attrezzi, noi spianiamo campagne, canalizziamo acque e l'Italia non avrà affatto bisogno di importare carne, grano, zucchero e altro... bestie che non siete altro!"

Negli altri Paesi il rapporto auto-camion era il seguente: Italia 20-1 (20 auto 1 camion), Inghilterra 4-1, Germania 7-1, Francia 6-1, USA 5-1, Giappone 1-2 (!). Tali valori non subiranno modifiche per altri 5 anni, con conseguenze determinanti nello sviluppo italiano.

Purtroppo sono gli anni dove la catena di montaggio ha trasformato gli uomini tutti in Charlot di Tempi Moderni. In termiti al lavoro. Lottano i sindacati, ma ottengono poco. Lotta per cinque anni anche Ezio Vanoni per far pagare una tassa sul reddito, con l'obiettivo di pareggiare la bilancia dei pagamenti, assorbire la disoccupazione, lanciare l'agricoltura, eliminare il divario Nord-Sud. Ma ottiene poco anche lui. Il "potere forte" stronca ogni iniziativa sul sociale, ma anche sulla piccola e media industria e sull'agricoltura, di cui l'Italia avrebbe estrema necessità per soddisfare le richieste locali, sempre in aumento come domanda. Ma Vanoni fu stroncato anche lui proprio mentre perorava a Palazzo Madama la sua causa.

Qualche psicologo cominciò ad etichettare l'insofferenza nascente degli italiani con la "depressione".
Era per molti un nuovo vocabolo, ma era già sintomatico;
"Non si possono togliere sette milioni di contadini dalle campagne e immetterli in un ciclo altamente tecnicizzato senza che si verifichino conseguenze" (aveva proprio ragione allora Wiener che abbiamo citato più volte in questi anni "chi vuol trasformare in formiche gli uomini, non conosce ne' le formiche ne' gli uomini!".

C'erano i giovani non ancora contaminati, che volevano cambiare tutto, anzi "spaccare tutto". Ebbero vita breve. Presto si adegueranno pure loro con il "riflusso". Qualche famoso capetto della contestazione studentesca (leggi Capanna) prenderà anche lui una più comoda poltrona, e con questa anche i vitalizi di parlamentare.

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Al pari della depressione italiana abbiamo anche sugli schermi la depressione in un film di ANTONIONI: "Deserto rosso". Una moglie (attrice una stupenda MONICA VITTI) insoddisfatta della propria vita tenta un' avventura che non ha nessun sbocco, anzi la scappatella gli fa peggiorare la sua depressione. Ritratto di un certo tipo di borghesia che si annoia dentro la sua gabbia esistenziale dorata. Il film, il primo a colore di Antonioni ha una stupenda fotografia.
Ma sono convinto personalmente che Antonioni, cavalcò l'onda dei bigotti che si erano buttati a pesce sulla vicenda Mina.

Ma non di meno fece SAUL BELOW (Nobel 1976) con il suo romanzo capolavoro Herzog Il protagonista colpito da una forte depressione, con tanta sfiducia in se stesso e con un matrimonio fallito alle spalle, si isola; poi con una progressiva maniacale forma di grafomania inizia a inviare ai grandi intellettuali numerose lettere raccontando le amarezze della sua vita ma anche riversando nelle pagine i suoi principi morali ed ideologici. Dopo un fallito tentativo di uccidere la moglie, causa della sua disperazione e della sua depressione, si isola ancora di piu' e diventa insensibile a qualsiasi emozione che la vita ancora gli offre. Ma appare un giorno una donna particolare, Ramona......(da leggere....).

Ma per i bigotti non bastava ancora ed eccoci a PIER PAOLO PASOLINI che con un film va a toccare un tema considerato sempre tabu' da ogni regista. Presenta Il Vangelo secondo Matteo. Un film che fu subito accompagnato dalle forti polemiche per aver trattato il racconto evangelico. La composizioni che Pasolini ricostruisce non é molto tradizionale, perché lui si sofferma sulla brutalità e sull'estetica dei personaggi, che insegue sul volto, catturando l'emozione del mistero sacro con un realismo stupefacente.
Nel film, girato sui sassi di Matera, compare anche la madre di Pasolini che interpreta magistralmente la Madonna anziana. Vi compaiono molti personaggi vicini a quel tempo a Pasolini, Enzo Siciliano, Alfonso Gatto, Natalia Gizburg, Giorgio Agamben ecc.- Un film da quattro stelle.

Ed è anche l'anno che per fortuna si pensa anche al frivolo. Escono i primi TOPLESS. Ma è scandalo su tutte le spiagge! Poliziotti e pretori  non arrestano e processano solo le "svergognate", ma a Prato, a Firenze, a Terni gli agenti hanno sequestrato i manichini esposti nei negozi, e denunciato i negozianti con la motivazione "esposizione di oggetti osceni".
Perfino nella liberale Saint Tropez (dove il Topless è stato inaugurato) il sindaco ha minacciato "chiederò che la gendarmeria sorvoli con gli elicotteri gli stabilimenti balneari, ci opporremo con tutti i mezzi"
(Com. Ansa del 28 sett, ore 18.47).
"Parigi_ Con una circolare ai prefetti il ministro francese dell'interno ha vietato in tutto il territorio i topless"
(ib. 23 luglio, ore 23.26).

Ma lasciamoci alle spalle le depressioni e i bigotti e corriamo subito al .....

1965

Si apre a Roma il PIPER (Paiper)
E con il Piper il successo dl PATTY PRAVO.

Una ventata di giovinezza!
é la scintilla che accenderà le polveri in tutte le città d'Italia.
Nascono i nuovi Templi, la Nuova Musica.
Inizia una nuova epoca, un nuovo costume,
dove "Ragazzo triste" e "Bambola"
di PATTY PRAVO non sono solo due canzoni,
ma il grido del popolo della notte,
e segnano l'addio alle balere, Enal, Thè e Serate danzanti.
(Nel 2000 le discoteche  in Italia saranno circa  5000)

 


ll successo fu che divenne il punto di riferimento per la gioventù degli anni sessanta e settanta, e rappresentò un importante capitolo della storia del costume in Italia.

Fondato dall'avvocato Alberigo Crocetta fu inaugurato il 17 febbraio 1965. In poco tempo il Piper divenne un'icona di una generazione intera ed un vero e proprio fenomeno di costume.

Vi passarono un po' tutti: i New Dada, I Delfini, I Giganti, I Meteors, Fred Bongusto, Dik Dik, Farida, Gabriella Ferri, Rita Pavone, Roby Crispiano, Gepy & Gepy, Nancy Cuomo, Caterina Caselli e vi emergeranno negli anni numerosi personaggi di spicco fra cui Romina Power, Mia Martini, Loredana Bertè e Renato Zero e i più conosciuti complessi di musica beat, New Trolls, Le Orme, I Corvi, I Delfini. I Pooh, ma anche i Pink Floyd ai primi esordi.

Patty Pravo passa alla storia come "la ragazza del Piper"

Non sapremo mai se sorse per energie spontanee o se è stato creato artificialmente dall'abilità del suo patron ALBERICO CROCETTA. E' certo che la sua idea ebbe un'amplificazione enorme. L'imitazione del suo locale, poi cambio' il costume e i locali di tutta Italia. Ma anche il pubblico italiano stava cambiando, aveva nuove esigenze e c'erano già movimenti alternativi nella musica nostrana (Battisti, Mogol, De Andrè, Equipe 84, Lauzi, Dik Dik ecc.) e Crocetta vi si trovo' dentro o intui' il magico "momento".

Gli mancava ancora il personaggio, ma con un fiuto eccezionale lo trova in NICOLETTA STRAMBELLI, una cliente, che lui costruisce (o meglio è lei che si autocostruisce) pezzetto per pezzetto.
Crocetta
ha infatti in mano non una ragazza qualunque, ma viene da una famiglia prestigiosa veneziana, ha fatto il conservatorio, danza classica, ha pregi, qualità e tanta classe. Nasce cosi' la "ragazza del Piper". Alla sera va sul palco e strega tutti.

La sua prima canzone Ragazzo triste e poi Bambola (con testi attualistici) che subito diventano successi strepitosi, consacrano lei e il locale, che d'ora in avanti diventerà punto di riferimento dei "fabbricanti" del divertimento notturno dell'intera Italia. Il modello delle discoteche parte dal Piper, anche se il Piper non era per nulla una discoteca, ma fa cambiare abitudini a molti italiani, che d'ora in avanti si chiameranno quelli del"popolo della notte". Addio balere, Thè e Serate Danzanti. Si chiude un epoca.
E se prima ai Thè danzanti si andava alle 5 della sera dopo l'Ave Maria, ora nei nuovi locali del divertimento, si va quando è già notte e le bigotte sono già al quarto sonno.

PATTY PRAVO (Nicoletta Strambelli) nasce a Venezia, città d'acqua. Subito succede di tutto. C'è chi la ritrae come neonata prodigio, chi fa risalire le sue origini ad un incrocio mistico tra il faraone Ascepsut e un deltaplano turbodiesel, chi attribuisce doti semidivine ai suoi genitori. Al battesimo, con una premonizione, l'organista attacca una musica che sembra già "Pazza idea".
Scorrono come delikatessen i primi anni, coccolati dall'affetto dei nonni paterni e della severità di Turritto della Fenice di Venezia (insegnante di danza dai suoi 4 anni in poi) e Mazzin Crovato (Maestro di pianoforte). Spesso le accade di esibirsi (destino inesorabile) di fronte agli amici di famiglia: l'attore Cesco Baseggio, il soprano Toti Dal Monte, il Cardinale Roncalli il patriarca di Venezia (futuro Papa Giovanni XXIII nel '58).

Ancora adolescente, batte ogni record di fuga da un collegio privato: 3 volte in una settimana! La nonna dunque decide di trasferirla a far danni nella scuola statale. Lei la frequenta, fa i compiti di scuola a casa di Peggy Guggenheim e passa il tempo libero tra gli artisti della Biennale. Si dedica con entusiasmo alla vita outdoor e, in alcune passeggiate alla Zattere, approfondisce la conoscenza di un anziano e saggio signore: Ezra Pound.

Studia al Conservatorio fino all'ottavo anno, ma l'improvvisa scomparsa del nonno la fa partire repentinamente per Londra con l'impegno di superare gli esami ad ottobre.

Il destino avrebbe deciso diversamente. Per le strade di Londra esattamente a Piccadilly, alcuni amici italiani rientrati a Londra da Roma le parlano di un singolare nuovo locale - che si é aperto in Italia - che sta riscaldaldando le notti romane.

Immediata la decisione di partire con gli amici e ritrovarsi a ballare sulla pista del Piper. E' un incendio. Mentre sta ballando viene notata da Alberigo Crocetta - il proprietario del locale - che le chiede se canta bene come balla.

Per tutta risposta Nicoletta non dà gli esami al Conservatorio e al Piper si scatena balla e cantae i suoi dischi scalano le classifiche italaine poi quelle mondiali. Ma se la ride della canzone italiana tradizionale. Tale era nel 1965 il potere evocativo.
La critica conservatrice deraglia su: "Ragazzo triste" (scritta da Gianni Boncompagni)
ma ....

Mentre la bacchettona Rai gli chiede - ma inutilmente - la modifica di alcuni versi....quella diventa la prima canzone di musica leggera che viene trasmessa dalla Radio Vaticana. E la Rai deve adeguarsi.

Il pubblico manifesta ancor più concretamente il suo sostegno con la canzone successiva "La bambola";  che venderà da solo subito 9 milioni di copie e nelle sue multiple versioni, altre 31 milioni di copie, prima in classifica in diversi paesi : Spagna, Giappone, Francia, Germania, Sud America.
Nella sua carriera di dischi ne venderà 110 milioni; in Italia é la seconda artista donna con le maggiori vendite dopo Mina. La terza in assoluito dopo Celentano.

Idolo totale: in Italia i giovani la seguono, la imitano, mentre i successi si susseguono instancabili ("Qui e là", "Il paradiso", "Tripoli '69"). Negli anni in cui i big della canzone segnano le tappe della loro carriera vincendo le manifestazioni canore, Patty presenta dischi direttamente al pubblico e sconvolge le regole del gioco, con canzoni audaci e un profilo d'autore.

Nel 1970 fece una breve comparsa al Festival di San Remo; e altrettanto fece nel 1987.

Bionda, esile e molto bella, disinibita é lei la bandiera della generazione sessantottina, Patty ha un'immagine magnetica ed energica e per il carisma e l'importanza storica - non solo come cantante - Patty diventerà il simbolo dell'emancipazione femminile.

Compongono per lei : Battisti ("Il paradiso", "Per te"), Paoli, Conte ("Tripoli '69"), De Gregori ("Mercato dei fiori"), Ivano Fossati ("Pensiero stupendo"), Venditti ("Le tue mani su di me"). Con una scelta tanto rischiosa quanto personale, Patty interpreta brani d'autore - Jacques Brel, Leo Ferrè, Vinicius De Moraes, Neil Diamond - in italiano o in lingua originale.
Gli altri si costruiscono faticosamente il "personaggio", la Nostra non ne ha bisogno, "è già un personaggio", lei è Patty Pravo!

La sua casa è il mondo, e sono sempre più frequenti le apparizioni in Europa, negli Stati Uniti, Australia. E' voglia di una carriera spericolata. Registi come Fellini, Antonioni, De Sica, chiedono la sua partecipazione ad alcuni film. Non li sottovaluta, nè li snobba, ma non li fa i film, solo perchè non ne ha voglia. Le altre farebbero pazzie, mentre lei per non rinunciare a una passeggiata o a una serata con gli amici, è capace di snobbare quegli appuntamenti che per altri rappresentano l'inizio di una carriera.

Negli spettacoli, che fa - quando lei ha voglia di farli - sperimenta sempre le tecnologie più avanzate e riunisce musicisti singolari, spaziando in repertori pop, rock, musica colta e contemporanea, lavorando con ballerini di diverse formazioni, anticipando le forme dello spettacolo multimediale. Sono gli anni trionfali di "Pazza idea" ('73) , "Pensiero stupendo" ('78) e... del trasferimento negli States.

Con gli anni '80 Patty si sottrae al meccanismo del revival e della cultura musicale "usa e getta"; il linguaggio televisivo non si addice più ai ritmi di un'artista indomata e indomabile. Lei si definisce "anarchica". Anche politicamente: "non ho mai votato".

C'è poca voglia di sperimentare, la seduzione non è più un gioco. Tuttavia ogni ritorno è memorabile: un'apparizione a Sanremo all'insegna della provocazione, le esibizioni-blitz in luoghi inconsueti che vedono accorrere fans, e per questo citata a cattivo esempio tutte le volte che un giornale scandalistico vuole fare sensazione solo per vendere.
Lei non si arrabbia nemmeno; gli basta uno di quei sorrisi e a chi è destinato gli arriva come una staffilata.


Nel 1997 è ancora forte il potere evocativo del nome Patty Pravo. In questi ultimi anni Nicoletta si è dedicata alla meditazione, ha studiato le nuove tecnologie di comunicazione, ha traversato in solitaria deserti, oceani e menti, ha lavorato a progetti di cultura, con il musicista Sylvano Bussotti ; il suo ultimo album "Ideogrammi (1994, Sony Music) è stato registrato a Pechino e pubblicato contemporaneamente oltre che in Italia, in Cina, diventando la prima artista italiana a cantare in lingua pechinese e ad esibirsi in terra cinese. E si esibisce anche nel locale programma televisivo Btv Cina.

1997 - Patty Pravo ritorna. E' al solito imprevedibile, come la sua irruzione al Festival di Sanremo di quest'anno con una canzone che porta la firma di VASCO ROSSI e Gaetano Curreri. "E dimmi che non vuoi morire". Un brano particolare, per nulla festivaliero, una sfida al femminile che Vasco ha scritto di getto pensando a lei, il mito per fascino e mistero, la donna più trasgressiva e libera in ogni sua scelta, professionale e di vita. Una vita la sua, che tutti vorremmo vivere, ecco perchè Patty piace a tutti, e non è mai tramontata.

Nessuno meglio di lei ha rappresentato il mezzo secolo più straordinario d'Italia.

Nel '65 operavo dentro in una grande multinazionale, poi diventai subito dopo Ispettore alle vendita per tutto il territorio nazionale, curando i 170 venditori dell'azienda sparsi in tutte le città d'italia. Per 10 anni visitai tutte le città, percorrendo tutte sue le strade, 150.000 chilometri all'anno. Seguitavo ad abitare a Merano, città splendida, curata sia nelle case che nelle loro campagne, che erano giardini. Quando il lunedì la lasciavo e mi inoltravo dentro l'Italia nel vedere quanta trascuratezza c'era in giro rimanevo costernato. Compresa la stessa Roma !!!
Per fortuna quando alloggiavo a Roma, avevo alla sera il privilegio di andare al Piper, a godermi Patty Pravo. Furono serate e nottate indimenticabili !!

Ricordiamo la famosa dichiarazione di Loredana Bertè, secondo cui la Pravo avrebbe "dato le chiavi di casa ad un'intera generazione di giovani". Quelle della trasgressione, della libertà individuale, e con quel forte desiderio di viverla questa libertà, alle volte con un pizzico di anarchia.


Vasco Rossi e Patty Pravo:
due outsider in un mondo comunicante con noi,
incontri che hanno "sempre provocato scintille dentro"... - sostiene Vasco Rossi - 
in "quel grande palcoscenico stupendo che è la vita".

 

Ma per chi vuole approfondire
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La Malfa, terrorizza - vuole austerità;
Carli vuole rallentare lo sviluppo;
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La guerra in Vietnam;
COSTO DELLA VITA NEL '65;
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