(una premessa del redattore di Storiologia)

(((((((( I caratteri distintivi del RINASCIMENTO - nell'arco 1400 e 1550 (un confine tra basso medioevo ed età moderna) - erano stati l'amore e l'interesse per ogni manifestazione culturale del mondo antico e la consapevolezza della centralità e dell'importanza dell'UOMO che con la sua intelligenza poteva creare e promuovere il suo destino, dominare e modificare la natura e dall'oscurità andare verso la luce. Fu un arco di tempo dove l'influenza di questo Rinascimento Italiano, si era affermato anche nel resto d'Europa. Ma poi con la decadenza politica ed economica dell'Italia, con la frammentazione dei singoli stati regionali italiani, la scoperta dell'America e la perdita di egemonia economica e culturale in Europa, ci fu il risveglio delle nazionalità (Francia, Germania, Inghilterra, Olanda, ecc.) e lo scontro del Sacro romano impero, contro l'universalismo medievale cattolico del papato. Si entrò così nella fase discendente, dove troviamo papi, cardinali e vescovi, che modellarono il proprio comportamento sull'etica della società laica, materialistica, distinguendosi ben poco da quell'etica dei grandi mercanti e dei banchieri dell'epoca. ( Portate poi a conoscenza da LUTERO. ))))))


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MA MOLTO SINGOLARE (!!!!) ANCHE
QUALCOSA SUL POST RINASCIMENTO
FINO AI NOSTRI GIORNI - anni 2000 >>>>>>>

Come nacque .......


L’età della
CONTRORIFORMA
non solo nella Politica
ma anche in quella Letteraria

Prof. Giovanni Pellegrino

In questo articolo prenderemo in considerazione l’età della Controriforma in Italia.
Il 1559 (conclusione del trattato di Cateau Crambrésis) può essere assunto come una data fondamentale della storia non solo POLITICA ma anche LETTERARIA italiana.
In tale data si chiuse il lungo periodo di crisi e di guerre che aveva tolto all’Italia la sua indipendenza politica.
Inoltre si consolidò il dominio diretto della Spagna su una parte della penisola e quello indiretto su quasi tutto il resto dell’Italia.
Si era consolidata quella Riforma protestante che aveva staccato dalla Chiesa romana gran parte dell’Europa ed era in corso il Concilio di Trento che era la risposta cattolica alla Riforma protestante. (VEDI SOPRA IL LINK SU LUTERO).

Infine era in corso il processo di liquidazione delle tesi e più ancora della mentalità da cui era nato il RINASCIMENTO.
La fiducia entusiastica nell’uomo e nelle sue forze, il senso gioioso della vita e la concezione dell’arte come una libera creazione vennero tutti meno in questo periodo storico.
Nell’età della Controriforma si istituisce l’indice dei libri proibiti e si perseguita con la forza (anche col rogo) chi li scrive, li diffonde addirittura li legge.
Venne istituita la censura di carattere tanto politico quanto ecclesiastica.
Inoltre, vennero condannati scrittori e filosofi quali Galilei, Giordano Bruno ( morto sul rogo nel 1600) Tommaso Campanella ( tenuto 27 anni in carcere ) .

Si diffusero poi le scuole gesuitiche che assunsero presto il monopolio dell’insegnamento delle classi elevate.
Infine si istituirono numerose accademie che tuttavia erano sotto il controllo dei sovrani i quali li appoggiavano da una parte ma dall’altra pretendevano un obbedienza assoluta alle loro direttive.

Tutti questi fatti non potevano non influire anche sulla letteratura.
Da una parte molti scrittori accettarono sinceramente la nuova atmosfera di religiosità che la riforma cattolica diffuse in Italia come nelle altre nazioni cattoliche.
Tali scrittori ripudiarono la letteratura redatta dagli spiriti liberi propria del Rinascimento per tentarne una ispirata a motivi religiosi.

Tuttavia numerosi scrittori anche se si adattarono conformisticamente a questa nuova rigida atmosfera socio religiosa non la sentirono a loro congeniale.
Essi cercarono di evadere da tale atmosfera nei modi più vari tentando compromessi tra fede e morale da un lato e libera invenzione dall’altro.
Inoltre vi furono quelli che diedero vita a un’arte infusa di una religiosità falsa e morbosa.

Come sempre accade in periodi di questo tipo molti cercarono di salvare le ragioni della fede, quella dell’arte , concentrando la loro attenzione sulla “forma” più che sul contenuto esasperando i valori espressivi.
Si possono distinguere nella seconda metà del Cinquecento (età della Controriforma) due modi di concepire l’arte o due poetiche fondamentali: moralistica l’una edonistica l’altra.
La poetica del moralismo fu quella di coloro che considerando l’arte un’attività umana seriamente responsabile giudicarono che essa doveva essere sottoposta alle leggi della fede e della morale.
Tali autori pensavano che l’arte doveva ammaestrare ed edificare i lettori.
Inoltre tali autori diedero molta importanza al carattere morale e religioso dell’arte.
Alfine di elaborare le leggi di questo tipo di arte, teorici e scrittori si richiamarono alla “poetica del filosofo greco Aristotele “un’opera che era stata ignorata nel Medioevo.
Durante il Rinascimento la poetica di Aristotele era stata riscoperta, tradotta in latino e italiano nonché variamente studiata e commentata.
Sulla base di questo scritto aristotelico si costituì un sistema di regole e di precetti che dovevano disciplinare l’attività degli scrittori.
Si teorizzò così un’arte fondata non sull’ispirazione ma sulla cultura e sulla tecnica.
Queste regole rigide derivanti dall’opera di Aristotele possono sembrare indice di aridità mentale e di scarso senso dell’arte e tale infatti sono apparse più tardi quando ci si ribellò contro di esso.
Tuttavia tali regole furono in quel periodo storico una cosa seria, espressione di una società che dava molta importanza a certi suoi bisogni intellettuali e morali e che ricercava soprattutto l’ordine e la disciplina.
Esisteva poi in quel periodo una diversa concezione dell’arte ovvero la concezione edonistica che considerava l’arte fonte di piacere.

Come abbiamo detto in precedenza la controriforma assegnava all’arte scopi di alta responsabilità a causa della severità moralistica che caratterizzava la Controriforma.
Tuttavia molti si ribellarono a questa concezione moralistica dell’arte per affermare che l’arte poteva o doveva essere estranea rispetto alle preoccupazioni e ai fini di tipo morale.
Tali autori sostenevano che l’arte doveva essere un libero gioco finalizzato a suscitare la meraviglia e il diletto dei lettori.
I sostenitori di tale concezione dell’arte sostenevano che essa poteva e doveva essere sganciata dalla tutela della morale e della fede cosicché l’artista doveva tener conto solamente delle leggi dell’arte.

In questo modo nella seconda metà del Cinquecento coesistevano due modi diversi di concepire la poesia.

Vogliamo mettere in evidenza che tali due modi di concepire l’arte erano molto diversi ma nonostante tutto gli stessi uomini il più delle volte seguirono l’una e l’altra concezione o addirittura si sforzarono di soddisfare l’esigenza dell’una o dell’altra.
Di conseguenza sia nella seconda metà del Cinquecento che nel seicento si ebbe spesso un’arte tutt’insieme decorosa e sensuale piena di preoccupazioni moralistiche e religiose e tuttavia tesa continuamente a superare tali preoccupazioni.

In questo periodo storico nel quale il dissolversi del Rinascimento si incontrava col primo costituirsi del Barocco si diffusero alcuni generi letterari che già in germe nei decenni precedenti divennero allora di moda esprimendo certi aspetti della società italiana di quel tempo.
Il genere letterario più interessante e significativo fu il dramma pastorale che pur avendo già di per sé una sua storia solo allora si definì come un genere letterario autonomo.

Infatti già nelle corti rinascimentali si era diffusa l’abitudine di rappresentare egloghe dialogate o miti classici nei quali si portava sulla scena quel mondo pastorale che tanta parte aveva nella cultura aristocratica del tempo.
Nella seconda metà del Cinquecento tale consuetudine si mantenne in vita e si venne costituendo il vero e proprio dramma pastorale cioè un componimento drammatico in cinque atti preceduto da un prologo e arricchito da intermezzi tra l’uno e l’altro atto.
In genere i drammi pastorali avevano come soggetto un’avventura a lieto fine di cui erano protagonisti i personaggi tipici della poesia pastorale quali pastori, ninfe e satiri.
Il dramma pastorale rispettava le unità aristoteliche ed era composto spesso per qualche festa di corte, diretto com’era ai frequentatori della corte.

Caratteristica fondamentale del dramma pastorale era che sotto leggere allegorie si faceva riferimento agli uomini, ai pettegolezzi, agli amori e alle gelosie dei frequentatori della corte.

Infine dobbiamo far riferimento a un’Accademia che nacque a Firenze ovvero all’Accademia della Crusca.
Essa esercitò un influsso considerevole su tutta la letteratura italiana seguente per almeno due secoli .
Nata da riunioni amichevoli cominciate intorno al 1582 essa prese poi il nome di Accademia della Crusca assumendosi presto il compito di compilare un vocabolario nel quale si raccoglievano tutti i vocaboli trovati nelle opere letterarie importanti prima del Quattrocento.
Il vocabolario della Crusca rispecchiò le tesi del Bembo e del purismo arcaizzante posteriore raccogliendo vocaboli di scrittori fiorentini del Duecento e del Trecento.
In questo modo la Crusca codificò la lingua letteraria immobilizzandola in una sua fase ritenuta aurea e si considerò custode della buona tradizione.

Naturalmente ciò dette origine già nel Seicento a proteste e opposizioni di vario tipo.
Certamente la forma mentis della Crusca contribuì a imbalsamare la nostra lingua in una sua fase arcaica rendendola inadatta a esprimere idee e affetti nuovi.
Tuttavia bisogna anche dire che il vocabolario della Crusca fu il primo vocabolario moderno delle letterature europee e che pertanto fu un’opera scientifica di notevole importanza per i suoi tempi.
Di conseguenza non senza ragione fu un elemento essenziale per circa due secoli della nostra vita letteraria e culturale.

Prof. Giovanni Pellegrino

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