RINASCIMENTO


CON QUALCOSA SUL POST RINASCIMENTO
FINO AI NOSTRI GIORNI - ANNI 2000

 

il concetto di RINASCIMENTO nasce alla "Morte del Medioevo", quel periodo iniziato sulle rovine del decaduto IMPERO ROMANO e che era considerato come un mondo delle barbarie.

E non furono quelli solo secoli delle barbarie, ma SECOLI BUI. Prima Costantino fu lui (raccontando il "miracolo della Croce" mentre assediava Roma) a favorire (per opportunismo) la nascita del cristianesimo, per poi lasciare l'Urbe per andare a fondare la "Nuova Roma" a Costantinopoli, che lui inaugurò con riti NON SOLO CRISTIANI ma anche PAGANI (anche qui per opportunismo).
LUI infatti era pagano, adoratore del Sole, e si dice che si convertì al cristianesimo in punto di morte; ma questo ci viene raccontato solo dal suo confessore, il vescovo cristiano ariano Eusebio di Nicomedia; non ci sono altri testimoni.

All'epoca di Costantino, nel 312 solo il 10 per cento della popolazione dell'Impero romano era cristiano. Nel giro di 100 anni fu convertita tutto l'altro 90%.
Quelli che si convertirono era gente umile. Ovviamente analfabeta, considerata stupida. Erano queste genti che nello sfacelo dell'impero romano, pativano più di tutti, e quelle "prediche" che il mondo era corrotto ma che con l'accettazione dei patimenti fatta in terra con la rassegnazione, sarebbero state ripagate con le delizie nell'al di là. Prediche che attecchirono in quel mondo romano dai nuovi sacerdoti cristiani, indicato, tutto nichilista, disunito, corrotto, tutto "pagano".

Negli eventi catastrofici della natura, in quel barbarico malessere diffuso, il prete contribuiva a far nascere la nevrosi psicopatiche; lui predicava e ricordava che tutto il male derivava dal fatto che non si onorava abbastanza il Dio cristiano, unico Dio, e che queste offese fatta a Lui non si potevano eliminare solo con i pianti di dolore, lo sdegno o la disperazione per le sciagure, anzi, anche nei tempi in cui non accadeva nulla, il prete preannunciava quelle future, ripetendo "...che Dio non voglia" "che accada questo, questo e quest'altro". Si terrorizzava e poi si predicava la rassegnazione; promettendo che in cambio ci sarebbe stato il dono del paradiso nell'al di là.
Ma intanto si viveva l' "inferno" in terra.

(Ma anche oggi vi é molto impegno della Chiesa al tempo del Coronavirus. ogni giorno il Papa con religiosi e religiose, dei cinque continenti sono impegnati per coloro che soffrono; che vanno aiutati a guarire mediante il contributo della preghiera. Ma che bisogna nel frattempo rassegnarsi.

Ma
"vivere" nella natura umana non é rassegnarsi (sedersi, pregare e aspettare); la rassegnazione é il coraggio ridicolo dello sciocco. Con la rassegnazione non si va da nessuna parte, si resta fermi, sempre più deboli, e sempre più esposti.

Ed è quello che accadde quando le città e i loro cittadini furono costretti a vivere nella rassegnazione, senza lottare.

E lottare significa, istruirsi sempre di più, ed elaborare le conoscenze fino a giungere a tutte quelle invenzioni, scoperte tecniche e mediche che ci hanno permesso di avere una vita sana e varia e interessante fino a diventare i suoi abitanti con i trasporti, dei globalizzati. (Purtoppo alcune invenzioni si bollavano come una sfida al Signore. La stampa che diede la possibilità a tutti di avere i libri, fu bocciata "essi pretendono di possesere il sapere: bruciateli!". Gli stessi primi aerei che tentavano nei primi anni del ' 900 di volare e poi si fracassavano al suolo con gli arditi piloti, l'Osservatore Romano scriveva: "a costoro ben gli sta, visto che hanno la presunzione di violare i Cieli". (oggi mi viene in mente quell'articolo tutte quelle volte che vedo un Papa salire su un aereo).

Il guaio è che nell'isolamento la gente non scambia più informazioni, nè riceve patrimoni di conoscenze. Questa miseria materiale e culturale porta irreversibilmente ad una povertà esistenziale, ad una totale involuzione. Tutte le istintive passioni per la lotta esistenziale sono messe a tacere, incanalate nel misticismo, "prega e spera nella vita eterna". Una rassegnazione che porta a vivere solo di speranza, che spegne l'energia vitale, quella individuale e quella collettiva.


Questi primi militi di Cristo, chiamavano pagani, tutti gli infedeli. Che per lo più erano quelli dei villaggi, (i "pagus"), con mille tradizioni religiose politeiste, dove i riti, sulle cose, (sulla terra, sui raccolti, sulle ostili forze della natura, sulla precaria salute) erano consuetudini arcaiche. Infatti "paganus" deriva dal termine latino di "pagus". (villaggio).
E non solo a Roma, ma anche nei grandi centri dell'Impero romano si celebravano in gran pompa i culti imperiali con i riti pagani, che presto - assieme all'impero della stessa Roma - entrarono in decadenza, sostituiti da quelli cristiani.
(Ma ancora oggi negli anni 2000 il "paganesimo moderno" nei villaggi, nelle campagne resistono, con certi riti, celebrandoli con processioni di serpi o idoli pagani e paradossalmente vi si affiancano anche i riti religiosi).

Le classi elevate - che dominavano le genti - invece resistettero per un secolo, fino alla distruzione dell'Impero greco-romano. Queste classi solo perchè ricche erano considerate corrotte, Sant'Agostino le chiamò "le fortezze da abbattere". E infatti, un orda di monaci con la nuova fede, si diedero da fare, iniziando a distruggere ogni cosa del mondo pagano. - abbattendo idoli, opere d'arte, bruciando intere biblioteche (a Roma ne esistevano più di 58 pubbliche). Secondo Nixey solo l'uno per cento della letteratura latina si salvò, per merito di oscuri amanuensi che nelle oscurità di conventi riuscirono a copiare molte opere, anche profane. Ma che poi rimasero seppellite negli stessi conventi per secoli.
Alcuni dicono "conservati", ma per la maggior parte "riscritte" a loro piacimento o su indicazioni del Papa di turno. Modificando, alterando, scrivendo ciò che volevano. Delle stesse Bibbie oggi ne conosciamo 164 versioni diverse.
(conservate da Samuele Bagster a Londra). Alcune sono una "brodaglia"!!) Una "zuppa" mediatica del tempo; come sono oggi le "3 Sorelle" alleate che o su i loro giornali o nelle loro TV, montano sul carro della politica a loro gradita e di fatto, scrivono ciò che dicono i "cesaristi" del nostro tempo.

"Brodaglia" anche su cose banali. Dal 1300 in poi, nell'allestire nelle feste natalizie il presepio, si iniziò a parlare dell' "Annunzio della Natività" rapprsentata da una Cometa. Un evento che nessun vangelo cita, ma la si deve a una idea di Giotto, che vivendo lui l'anno 1300, fu testimonio in cielo della Cometa Halley, e la inserì in un affresco nella Cappella degli Scrovegni a Padova.



Fu solo al ritorno dalle crociate con le razzie che avevano fatto in Oriente che si scoprirono i grandi filosofi greci, le democrazie ateniesi, le teorie dell'atomo di Democrito, quelli di Archimede, Euclide ecc. ecc. cioè tutta la cultura del mondo antico. Riportata sui libri dagli Arabi nella loro lingua. Compresi i fittissimi diari navali di un IBN BATTUTA, il più formidabile viaggiatore che si conosca; partito dalla Mecca viaggiò ininterrottamente avanti e indietro per oltre 30 anni, navigando su tutta la costa del Mediterraneo, toccando Gibilterra e anche la Sardegna, poi dall'Egitto all'Arabia, da Samarcanda all'India, e più volte e per più anni dall'india alla Cina estrema, quella davanti al Giappone. Osservando e annotando nei suoi Diari minuziosamente ogni cosa. "I Viaggi" divennero un importante resoconto del mondo del XIV secolo di due continenti, ma come libri furono pubblicati solo nel 1829 in Inghilterra, anche se tutti i resoconti era già diventarti un patrimonio di conoscenze dell'Arabia. Che via via furono poi trasferite in Occidente nel dopo crociate e nei secoli successivi.


A Roma
durante il suo Impero, vi erano parecchie divinità straniere, in templi, in sacelli, nei circhi, nelle caserme ma anche nelle singole case, dove ognuno onorava e pregava il suo Dio. Fu solo nel 390 che Teodosio proibì tutti i culti pagani, pena la morte.
Nel Concilio del 28 agosto 397: con il canone dei libri sacri cristiani fu proibito a tutti – vescovi compresi – di studiare sui libri di Aristotele, Platone, Euclide, Tolomeo, Pitagora, etc. Presto non se ne videro più in giro, riapparvero in Europa solo nel 1300-1400 - quelli salvati e tradotti dagli Arabi !).
(degli "Elementi " dell'alessandrino Euclide, ne esiste una sola copia in latino-arabo. La diffusione e la prima copia fu stampata a Venezia solo nel 1482).

I nuovi sacerdoti abbatterono tutti i templi e le statue pagane, o organizzavano processioni per farle beffeggiare dalla folla prima di distruggerle. L'imperatore nel 397 continuò l'opera di distruzione su tutti i templi pagani rimasti ancora in piedi oltre ovviamente a proibirne i culti. Poi nel 542 a Roma e a tutto l'impero, completò l'opera Giustiniano che a Costantinopoli sopra 111 templi pagani fece edificare chiese e monasteri cristiani. E anche in Italia si adeguarono. Molte chiese e anche cattedrali infatti sorgono sulle fondamenta degli antichi templi.

Nel 393 si era svolta l'ultima Olimpiade. L'editto di Teodosio che le fece cessare verrà reso noto l'anno successivo, prima della sua partenza da Costantinopoli (che non rivedrà più). L'Olimpiade era una delle più longeve istituzioni (in Grecia si contavano gli anni con il numero delle Olimpiade), che univa i popoli anche quando erano in guerra tra di loro (venivano sospese le belligeranze). Con l'editto teodosiano venivano cancellate con un tratto di penna.
Moriva così con una discutibile motivazione una tradizione che era durata circa 1000 anni.

Tutte le manifestazioni, soprattutto quelle collaterali furono considerate da Teodosio e dal successivo episcopato cristiano tutte pagane e pertanto eliminate dalla vita pubblica.


Morì così lo sport, la cura fisica ed estetica del corpo umano, e lo svago salutare e spensierato di una moltitudine di gente nelle palestre, negli stadi, negli ippodromi, frequentati dai giovani tutto l'anno e che nel corso di questo si svolgevano anche i piccoli "campionati" locali di "selezione" nelle varie città (come si fa oggi).

Purtroppo il resto doveva ancora venire! E sempre con discutibili motivazioni.

Il TEATRO gratificava basse passioni; l'ARENA stimolava istinti bestiali; e la DANZA era una  inseparabile compagna dell'indecenza, perché - predicava Crisostomo - non dava ristoro alla mente, ma eccitava le passioni più basse (forse le sue). Indistintamente erano tutte queste cose focolai di immoralità. E con la danza finiva anche la MUSICA. Fra
tutti gli strumenti musicali usati nelle feste in città e in quelle campestri, si salvò solo l'organo, che paradossalmente qualche secolo dopo, riscoperto, entrò a far parte e usato proprio unicamente dalle chiese.

E fu eliminato perfino l'amore per la natura; fiori, piante, animali, e perfino i bei vestiti e i cosmetici delle donne; tutto fu bandito dalla vita quotidiana). Non ci dovevano essere antagonisti. "Cen'era bisogno, era necessario, per allontanare i mali" - dissero.
Ma da quei giorni smisero di piangere anche le statue degli dei greci e degli dei romani (tutte distrutte). A piangere - adeguandosi e emitandole - quando accadevano gravi fatti naturali come terremoti, pestilenze o guerre, ci furono le chiese cristiane, con riti appropriati, processioni e tante tante preghiere, mettevano termine alla sventura, e con le donazione dei fedeli, edificarono le nuove ricche cattedrali.
(Ma si erano comportati così anche gli stregoni di ogni tempo con le innumerevoli pratiche magiche, adorazioni, rituali).

Con questi limiti stabiliti, i greci prima e i romani dopo e poi tutti popoli d'Europa, si metteva fine a tutte quelle espressioni di quella che era stata per certi versi la ricerca di una civiltà migliore, tramite quei dotti usciti dalle varie scuole con le fornitissime biblioteche portate a Roma dalla conquistata Grecia (come quella fornitissima di Aristotele):
E a Roma si stavano avvalendo proprio della Filosofia, dell'Arte, della Musica, della Letteratura, delle Nuove Scoperte, e della Scienza tutta, tutte affiancate dai salutari e spensierati Sport e i Giochi nelle tante tante arene in ogni città.


FINI' TUTTO, mentre iniziavano i "secoli bui". Anche se oggi alcuni non li considerano tali.

Fu la più brutta epoca!! retriva, oscurantista, violenta, incapace di fare apprezzare una qualsiasi forma di reale bellezza, dove ai popoli fu insegnato dai nuovi sacerdoti, non l'arte, non la cultura, non il bello, non le scienze, non la creatività, non il vigore dell'energia creatrice, ma fu predicata solo la rassegnazione davanti ai terrificanti eventi in atto o da loro stessi falsamente inventati per incutere timori, promettendo alle povere, ignoranti e timorose genti solo un fantasioso premio nell'aldilà. Mentre loro se la godevano di qua. Per quasi mille anni, si nasceva, si viveva e si moriva senza aver appreso nulla del glorioso passato fatto di eventi straordinari.
Pensiamo a tutti quei capolavori di scultura greca. O agli stupendi affreschi pompeiani, una fra i tanti "La Villa dei Misteri", con 70 sale. Che oggi riaperte, stupiscono per la loro fattura e bellezza.

Il ritorno della pittura, la ritroviamo sono nell'800 d.C. carolingeo a S. Procolo a Naturno (quelle nell'immagine qui a fianco) è una delle chiese più antiche d'Italia. Gli unici e i primi affreschi che compaiono nel primo medioevo in tutta l’Europa continentale. Le figure che vi compaiono sembrano fatte da un bambino. Dovremo aspettare il 1300 e i tempi di Giotto per rivedere le vere forme umane. Poi il '500 per rivedere nell'arte pittorica composizioni pari alle bellezze dell'arte greca. Ma ancora di più si ebbe poi nella scultura quando nell'800
Winckelmann disse che l'unico modo per diventare grandi era l'imitazione greca. Canova lo prese in parola creando dei capolavori ancora più grandi.
Ma come non ricordare quelli che erano stati creati nell'arte greca: dove qui l'ultima sembra una donna di oggi !!!!


Al crollo dell'Impero Romano, gli italiani via via, abbandonarono le città e dintorni, la stessa Roma rimase deserta, senza più abitanti, precipitata a 30.000 per lo più vecchi o malati
che si aggiravano in mezzo ai sempre più decadenti palazzi, monumenti, arene. I fuggiti con le invasione dei barbari si rifugiarono nell'entroterra, nelle valli, nelle impervie colline, all'interno della lunga dorsale appenninica da Bologna fino a quella Calabra (e ci sono ancora oggi) dove spesso vivevano in case fatte di fango o se c'erano rocce scavavano delle grotte (come a Matera) per farne delle abitazioni e anche chiese rupestri. Dove nei terreni non cresceva nulla, non vi erano strade, quindi nessun contatto con altra gente. Dove ovviamente non esistevano scuole, non esistevano i rarissimi libri, nè alcun genere di informazione perchè la gente era tutta analfabeta. Ma il prete in ogni più impervia località non mancava. E prese lui in mano l'educazione pubblica e della famiglia, vigilando anche dentro le lenzuola. E lui diventa non solo un punto di riferimento per l'anima ma anche del corpo e di quella poca mente che era rimasta in quella povera gente.

Proprio sui libri - i rarissimi che vi erano in giro nelle città e che stavano minando il "Potere" - come abbiamo già detto sopra - ci si scagliava per "l'uso pernicioso di quei libri che pretendon di FARE cultura, anzi dicon essere quelli  "la conoscenza". E' solo il "nostro" insegnamento il veicolo della conoscenza. Quei libri bruciateli!" (!!!) E con i libri iniziarono a bruciare anche gli autori e chi li leggeva e li stimava.

Negli anni precedenti l'anno 1000 la Chiesa si era organizzata nella sua struttura; oltre che avere tutto il controllo delle nascite, dei matrimoni e dei morti, aveva le sue proprie scuole nei monasteri, nei conventi, seminari, ovviamente per insegnare il loro Verbo, ma anche per avere un controllo sulla popolazione analfabeta, visto che ormai miravano al "Potere Temporale".
In certe occasione per malattie virali morivano tutti gli abitanti lasciando i paesi vuoti. (ne esistono ancora tutt'oggi, da me visitati, dove nessuno vuole viverci, temendo ancora le maledizioni dal cielo).


Nelle regioni o città rimaste, in pianura o sulle coste, che cambiavano spesso principi e re, la nuova Religione volendo imporre sola la sua, presto creò il SUO Potere Temporale. Per comandare !! Volendo il Papa fare non solo il capo spirituale ma anche l'imperatore!! E qualche volta era lo stesso - ormai autoritario - Papa a incoronarne re e imperatori, alcuni anche se erano stranieri, che poi andavano a fondare i "Sacri Imperi Romani" germanici, che di romano non avevano più nulla, e di sacro nemmeno.
Questo fin quando osteggiati i Papi affaristi - che davano le indulgenze (assoluzione dei peccati) con donazioni di denaro - (e ci fu anche di peggio attraverso i pezzi di carta la banca Fugger rilasciava l'indulgenza dietro il pagamento di una tariffa).
Questo fin quando arrivò Lutero >>>>> e ci fu la "Riforma Protestante" con le sue TESI. (oltre le sue tesi vi è anche la "
FORMULA DELLA REMISSIONE E DEL PERDONO").

Poi in seguito anche in Inghilterra con lo scisma da Roma di Enrico VIII fu fondata la Chiesa Aglicana. E se prima il Papa era anche il Re, in inghilterra il Re diventò anche Papa.
Ricordiamo che anche
Caterina dei Medici regina di Francia scatenò il 23 e il 24 agosto 1572 la "Notte di San Bartolomeo" volendo imporre ai protestanti calvinisti francesi (di classi sociali abbastanza agiate e culturalmente elevate) operando una strage scatenata dalla religione papalina, questo perché anche per gli Ugonotti il Papa rappresentava solo un sovrano del potere temporale. Un affarista, ed ecco perché i rapporti con i cattolici calvinisti erano diventati violenti.

E PRIMA ANCORA (anni 1095-1272-1291) i vari Papi regnanti avevano anche promosso e iniziato con il
religioso
fervore popolare usando veri e propri eserciti militari ....(che avevano poco a che fare con la religione).... le loro 8 Crociate - riportate tutte qui >>>>

......fatte per sterminare nella "Terra Santa" i cosiddetti infedeli - al grido "Dio lo vuole !!!". Ma erano solo desideri di conquista con l'uso della forza per appropriarsi delle ricchezze dell'Oriente. Ma che in 200 anni non riuscirono nell'intento e nemmeno riuscirono a far cambiare religione ai musulmani. Ad Acri nell'ultimo scontro del 1291 molti cristiani latini si salvarono fuggendo via mare, altri vennero uccisi. Ma quelli rientrati in Europa portarono in patria molte conoscenze - e anche tecniche di cose pratiche fino allora sconosciue agli europei - e anche tante preziose biblioteche che usavano le SCUOLE arabe che contenevano testi classici greci e arabi che poi permisero all'Europa di riscoprire la filosofia, la scienza e la medicina pre-cristiana.
L'Italia e l'Europa, al ritorno degli uomini delle crociate, uscirono da un letargo durato quasi 1000 anni.

E a proposito di SCUOLE, ricordiamo che con l'imperatore Giustiniano, nel 535 si era chiusa anche l'Accademia (frequentata come le nostre odierne Università) dove vi insegnavano i grandi filosofi greci che oggi tutti conosciamo, grazie agli arabi.
Tutte le opere greche e nel corso di 5-6 secoli e anche quelle latine scritte a Roma, che erano presenti nelle allestite ricche biblioteche, erano scomparse o finirono bruciate o occultate in conventi e abbazie; in alcuni casi ritrovate anche nel corso dei secoli XVIII e XIX. Ma molte opere erano in precedenza finite in mano arabe, che ci allestirono delle grandi biblioteche nelle loro SCUOLE, e quando nei due secoli di Crociate in Oriente li saccheggiammo (come fece Federico II portandosi interamente via quella di Baghdad a Palermo) dentro - paradossalmente
- ritrovammo opere greche e latine da noi scomparse ma che erano state tradotte in arabo.

Ma ovviamente anche opere scritte da arabi, dove scoprimmo tutta una singolare letteratura, fino al punto che proprio Dante, oltre che a comporre la sua "Commedia"....

((((((( una narrazione che troviamo già nelle creazioni letterarie del Parsismo (Zoroastrismo-Zarathustra, Letteratura Pehlevi) dove erano descritti prima gli apocalittici castighi terrestri e poi le sanzioni o i premi nell'aldilà. Le punizioni all'Inferno e le beatitudini nel Paradiso dopo la fine del mondo (l'Apocatastasi) e dove il finale é legato sempre all'arrivo di un Salvatore.

In questa letteratura religiosa troviamo una singolare perla, il zoroastriano VIRAF (del X sec) che narra di una visione-viaggio di un poeta con la discesa all'Inferno e un'ascesa al Paradiso, dove ci sono nel primo le anime dannate nei tormenti di ogni genere, non eterni ma con la redenzione (a differenza dell'inferno cristiano dantesco) e nel secondo le anime elette nella beatitudine celeste eterna.
(Una Divina Commedia, insomma, scritta prima di DANTE, che lui l'apprese forse alla corte di Sicilia).
Non è accertata in Sicilia la sua presenza, ma comunque direttamente o indirettamente ne seppe qualcosa insieme all'Avesta, il libro sacro Viraf che era fra i tantissimi libri portati a palermo dall'oriente da Federico II nel 1228. Questi libri furono gli unici scampati dopo il crollo degli Abbasidi (gli Arabi) per l'invasione dei Tartari (mongoli) che distrussero poi tutte le biblioteche arabe, e in particolare quella di Baghdad (1.000.000 di manoscritti e codici conservati, appartenenti a ogni epoca, con alcuni su tavolette già bimillenarie, della civiltà sumera e babilonese, ma soprattutto quella iraniana, mesopotamica e indiana).

(Che DANTE abbia appreso qualcosa da quei libri, ne abbiamo la certezza, visto che proprio nella "Divina" lui accenna anche al Polo Sud e accenna anche alla letteratura araba, che in Italia non esisteva ancora. E ovviamente l'idea della sua "Divina" l'apprende - come detto sopra - dal zoroastriano VIRAF.

Sui contenuti dell'AVESTA citiamo anche questo:
Ricordiamoci che la spiritualizzazione del corpo (il culto e il primato del "bello") si può far risalire all'inizio del 1000. a.C. in forma orale, solo successivamente riportato nel Zarathustra (VI sec. a. C.). Questo "bello" si trasferì poi nella cultura greca con opere scultoree di straordinarie di bellezza, con una frequente venerazione del bello. Questa cultura entrata poi a far parte dei Romani, diventati questi nei piaceri edonistici, sensuali, libertini, scemò la spiritualizzazione del bello, per diventare pagano, cioè trasformò il culto del corpo molto simile a quello edonistico moderno consumistico di oggi con una svalutazione della spiritualità.

Con il successivo Cristianesimo e la nuova gerarchia ecclesiale questa neutralizzò e mise fine a quello che considerò "quel bello" solo come una lussuriosa attrazione carnale; cosce, natiche e petto era tutto peccaminoso. Da coprire con funerei abiti, scialli e copricapi neri. La spiritualizzazione doveva essere solo rivolta al nascente e casto cristianesimo. Distrutte o buttate alle ortiche le belle statue, o nascoste nelle ricche case da qualche cultore di "quel bello"; tutta la scultura "profana" considerata "blasfema" per 1000 anni fu messa al bando.

 

 

 

La misoginia clericale
rimase sempre presente,
la donna era il "diavolo" tentatore.
Le "donne streghe ammaliatrici"
erano molto frequenti nei falò.




La stessa venerazione della Madonna non esisteva ancora,
perchè la donna, era ancora del tutto assente nell'apparato religiose.
La prima immagine della Madre di Gesù
<<<<<ci viene dalla Russia otodossa nel 1100.

Del resto ricordiamo che dal...
730 vi erano state da noi le dispute fino all' 843 (quando cessarono)....
con l'ICONOCLASTIA, la proibita venerazione delle immagini sacre,
considerata dal cristianesimo pura idolatria pagana.
E non solo nel Cristianesimo...
poi anche nell'Islam l'iconosclastia attecchì,
e dove ancora oggi non si può in qualsiasi modo rappresentare il volto di Maometto.

 

Ma ancora nel Rinascimento molti scultori e pittori si guardarono bene dal proporre le bellezze corporee di donne anche se esse non evocavano personaggi religiosi. Lo straordinario Raffaello....

.....che volle ritornare a "quel bello", iniziò a sublimare la bellezza, ma fu subito messo al bando (la sua sensuale "Fornarina" - una Venere terrestre, sposa e madre, finì occultata in una casa privata - Seni scoperti !!! ... ORRORE !!!).

 

Tuttavia poi vennero le sue straordinarie Madonne dal tipico viso.....dette "raffaelliane".

Ma era stato messo al bando pure Michelangelo nel dipingere la Cappella Sistina.

Cosce, natiche e petto, furono coperti dai veli e drappi che oscuravano "le vergogne".

Dovremo aspettare il 1800.....
con Canova.....


per rivedere "quel bello" ascetico che non aveva proprio nulla
di lussurioso e di peccaminoso.
Ma se viveva nel 300, i preti, Canova l'avrebbero mandato sul rogo.

 

Sulle nuove scoperte della Filosofia, Raffaello fu molto attento e ci diede una immagine straordinaria
di quasi tutti i più importanti filososi negli affreschi nelle "Stanze Vaticane", con la "Scuola d'Atene".
(il giovane pittore oltre che grande artista doveva conoscere benissimo il SAPERE ateniese)

In questo affresco del 1509-11 di metri 7,5 x 5 inserito in una stupenda architettura in stile Bramante, Raffaello rappresenta i più celebri matematici dell'antichità, i pensatori e i protagonisti della filosofia classica, con al centro Platone e Aristotele, a sinistra Socrate in tunica verde che parla con Alessandro Magno e altri giovani; Pitagora seduto in primo piano legge un grosso libro. Ma singolare é la presenza di una DONNA, (a sx con una tunica bianca) ed é l'unica che rivolge lo sguardo a chi guarda l'affresco. E' IPAZIA "la martire del libero pensiero!!!" che il suo Vescovo condannò: "Fate tacere quella donna, Sia lapidata a morte" - "Ma quanto diverso sarebbe stato il nostro mondo se non fossero stati messi a tacere tanti spiriti liberi, come IPAZIA" (MARGHERITA HACH) Ipazia la raccontiamo qui >>>

 


 

 

...abbiamo detto sopra che nella Divina Commedia qualcosa di simile come trama esisteva già in Oriente, e nel suo poema Dante accenna a singolari sapienze arabe dell'antichità, come i "Viaggi di Annone", che ai più passarono inosservate; come quando lui ci parla di un Polo Sud (fino allora in Europa sconosciuto), dove ci si orientava a sud non con la nostra stella polare, ma con la Croce del Sud, quindi posto a un 'altro polo della Terra anche questo freddo ma posto sotto e al di là di quelle zone desertiche sahariane che tutti conoscevano ma che - temendo verso il sud un maggior caldo - nessuno era andato oltre. (ma sappiamo che il periplo dell'Africa l'avevano fatto già gli arabi.
Inoltre Dante apprese anche la letteratura araba, e proprio lui che stava iniziando una nuova letteratura, affermò che da quel momento in Italia - leggendo opere arabe - "sarebbe nata una nuova letteratura". E così infatti fu.
Si iniziò con una "sintesi dell'anima e del pensiero", con la cultura e l'istruzione ovvero lo specchio della società del nuovo popolo italico. Ma questo aveva ancora dei limiti, visto che l'analfabetismo era del 98%. Si pensi che proprio a Firenze nel '500 erano poco più di 300-400 le persone letterate che sapevano leggere e scrivere, o che avevano in casa dei libri, che erano costosi manoscritti. Ma furono queste persone a fare i "veri miracoli" nell'età rinascimentale.

(Eramo nel periodo quando nacque MACHIAVELLI (nel 1469 - (é il 1450, la data approssimativa dell'invenzione della stampa di Gutenberg) a Firenze dei primi libri stampati ne circolavano ancora pochi, rare le tipografie quando a Venezia se ne contavano già 100. Costavano pochi soldi, e proprio per questo i fiorentini dotti li consideravano roba da poveri diavoli. Alcuni non li volevano i libri a stampa nelle loro biblioteche, se ne sarebbero vergognati. Il padre di Machiavelli Bernardo, era un grande amante di libri, ma non poteva permettersi di acquistare quelli scritti a mano, li prendeva in prestito e poi se li copiava, creandosi via via una sua propria biblioteca. Quando si aprì a Firenze una delle prime tipografie, quella di un tedesco, NICCOLO' Magna (forse fu questo poi il motivo che diede quel nome a suo figlio natogli nel 1469), dai libri scritti a mano che prendeva in prestito si offerse con entusiasmo di preparare i testi per la tipografia del Magna. Divenne una sua attività. Le prime copie poi andavano ad arricchire la sua biblioteca. Una di queste opere per la stampa, fu riportata su una montagna di fogli, dove ci spese 9 mesi notti e giorni per copiare TITO LIVIO, uno dei più grandi storici di Roma, autore di "Ab Urbe condita" composta da 142 libri che narravano la storia di Roma fin dalle origini: politica interna, organizzazione dello Stato, le leggi, l'importanza della religione, gli strumenti politici nelle mani di chi era al potere ecc. ma anche la decadenza dei costumi, anche se ne esalta anche il contrario: tutti i valori che hanno fatto la Roma eterna. E fu proprio da questo sapere in casa (fra l'altro il figlio Niccolò poi scrisse proprio su Livio i "Discorsi") e diventò il MACHIAVELLI che conosciamo ma fu anche quello che conobbero poi tutti i grandi dell'epoca e quelli successivi, fino ai nostri giorni). NE RIPARLEREMO PIU' AVANTI-

Proprio nello stesso secolo di Dante, vi era stata la “riscoperta” di Platone e degli altri greci; fu posta l’attenzione sulla controversia degli universali e il problema del tempo; quindi l’accadere storico degli eventi perde importanza, sublimato dall’importanza di osservare gli enti “sub specie aeternitatis”. (sotto un profilo universale) prescindendo da ogni considerazione di tempo e di luogo.

"Con quel secolo è la concretezza dell’azione umana, il progresso sensibile del tenore di vita dei singoli, dell’economia, delle comunicazioni e – di conseguenza – delle strutture dello Stato a spingere nuovamente ambiti di speculazione filosofica verso il nodo problematico della “città terrena”. Fuori dai chiostri, il Comune cittadino sempre più sollecitato ad apprendere la nuova vita borghese – pur non rifiutando i tempi di S. Agostino – valorizza in modo tipicamente laico il tempo umano: e viene così alla luce “il tempo del mercante” che spezza il “continuum” dell’attesa che caratterizzava il tempo di Dio". (
passo tratto da Jacques Le Goff, “Tempo della Chiesa e tempo del mercante” )
Infatti la città, mai come prima, via via diventarono il luogo della Storia umana.

Il tempo del XIII secolo è pronto a connotarsi fortemente come il ritmo del progresso umano. Mentre il successivo XIV secolo accelera un moto la cui direzione è ormai data: la scienza prepara, portando al massimo il punto di rottura degli strumenti speculativi aristotelici, e la nascita della scienza moderna.
E’arrivato il momento di guardare davvero nella sua crudezza in faccia la realtà del tempo umano pur nella sua brutale semplicità (e siamo oramai quasi alla soglia della visione tagliente e chiarissima di un MACHIAVELLI…): l’uomo è completamente padrone del suo tempo terreno e agisce inevitabilmente spinto dai suoi cinici appetiti e dalle sue più basse necessità, piuttosto che dalla luce del Diritto Divino.
(non siamo ancora nel "Dio é morto" del filosofo tedesco Friedrich Nietzsche - ma siamo molto vicini. E' una presa coscienza dell'ambiente naturale e caotico dell'esistenza, le cui leggi sono date dal punto di vista dell'uomo e non viceversa. I potenti, i grandi capitalisti, lo sanno, e non temono i castighi divini, ma agiscono non solo senza una religione ma anche senza una vera etica dell'uomo. E agiscono o con la forza o con l'imbroglio. Non come dicono - per il bene dell'uomo, per il bene del Pese - ma per il bene del proprio tornaconto. E non credono all'inferno.

La rinascita - nel "Rinascimneto - avviene in quell'italia del sec. XIV e del XV, che pare risorgere per edificare una nuova civiltà. Di quelle barbarie le tracce si rinvenivano in ogni campo. Soprattutto sul politico-morale. L'anelito era appunto una rinascita morale e politica che era espressa come una aspirazione. Ma all'inizio questo desiderio non lo si vedeva in concreto nella realtà di ogni giorno. Solo più tardi vedremo Petrarca e Machiavelli, lanciare invettive contro l'ordine di cose esistente nel campo politico.
E di quella Roma come caput mundi che si voleva restaurare restava un'idea solo vagheggiata. A Firenze stava nascendo il "Capitalismo", le Banche nate come "Monte di Pietà" per la povera gente, si erano strasformate presto in banche che facevano prestiti a scopo di lucro, che poi incassavano "anche degli anonimi" (come oggi!!) azionisti che così si arricchivano ancora di più. Fino a giungere a fare dei prestiti a potenti signori, ed anche ai Re e alla stessa Chiesa.

Non vagheggiata idea era invece quella che era avvenuta nelle opere di pittori, scultori e architetti, iniziata già da Giotto e proseguito dai successivi artisti. Vi erano già motivi di compiacimento e di autoesaltazione in mezzo a gente rozza e incolta. Inizia il Boccaccio (1313–1375 - che visse durante la famosa Peste Nera (del 1346-48 che causò 20 milioni di morti), lasciandoci il Decamerone, capolavoro letterario, descrivendo la miseria morale che regnava nella società umana; poi ci fu il Ghiberti (1378– 1455) che con i "Commentari" e le inserite biografie artistiche della storia del suo tempo, che con il suo stile si riallaccia a Vitruvio e all'opera di Plinio. Infine il Vasari (1511 – 1574) la maggiore fonte di informazione che con "Le vite" lui coprirà tutto il periodo artistico fra il Trecento e Cinquecento).

A Firenze prima della grande Peste Nera vivevano 80.000 persone. Furono decimate. Ma passata la grande tragedia, per reazione, come una rivalsa, si iniziarono a modificare le cose. E per prima cosa IL BELLO. Iniziando dall'arte. Acute penne celebrano le lodi degli ".... egregi dipintori fiorentini...i quali di quell'arte smarrita e quasi spenta resuscitarono....") affermando che l'arte era "tornata a sormontare", "le nuove invenzioni" consentivano di riallacciarsi alla grande tradizione degli antichi, rimasta pressoché spenta per tanti secoli, e che finalmente abbandonando la rozzezza si ritornava all'arte vera, tutta misura e proporzione" - "gentilezza, alla pittura! emulatrice della natura...preziosa e piacevole".

Che era piacevole, lo capirono anche i grandi capitalisti e la stessa Chiesa. Erano diventati loro i numerosi committenti, dando così l'impulso a tutta l'arte. E gli artisti così sollecitati, contribuirono ad elevare l'arte stessa creando quei capolavori che oggi tutti conosciamo.

Ma via via cambiò anche la vita associata, iniziando il confronto, a dominare la natura modificandola, con la dialettica, lo scambio di informazioni e opinioni. Firenze inizia a diventare il centro del mondo, una vera e propria svolta epocale nel pensiero dell’uomo occidentale, nella concezione di se stesso e dei propri rapporti col mondo, con la natura, con la divinità, tanto da potersi considerare, prima ancora dell’Illuminismo, l'uomo che diventa il vero antenato del "mondo moderno".
A iniziare nel 1437 (e fino al 1737) è uno dei MEDICI, Giovanni di Bicci. Da quel momento si radunano i migliori artisti, letterati, umanisti e filosofi del tempo: Michelangelo Buonarroti, Pico della Mirandola, Verrocchio, Michelozzo, Poliziano, Pollaiolo, Botticelli, Galileo Galilei, Brunelleschi, Leonardo da Vinci, Raffaello.

Cambiano il volto di un territorio donandogli quel lustro e prestigio che tutti conosciamo. Il Medici fondò una delle prime banche, che poi lasciò ai figli Lorenzo ( il Magnifico - dotato di un grandissimo acume politico e diplomatico) e Cosimo. A Firenze già in precedenza erano nate le corporazioni nell’ambito del commercio, dell’industria, dell’artigianato, dei mestieri. 7 delle Arti Maggiori, 14 della arti minori. Per entrarci si doveva pagare non solo una tassa, ma bisognava dare prova della propria abilità o essere essere figlio di un membro della stessa. Severi erano i controlli, ma nello stesso tempo erano severi anche sulla bontà e serietà delle stesse arti e mestieri. Non bastava improvvisarsi medico o fabbro ferraio, macellaio o architetto. Bisognava minimo aver fatto per anni "bottega".


Ed infatti l'Italia apparve allora maestra di vita all'Europa. Ma ciò avvenne facendo un esclusivo riferimento alla vita dell'arte e delle lettere, nulla invece si riferiva alla vita politica, cioè a quell' "Arte di Stato", com'era allora ad es. quella Veneziana che era stata capace di convogliare nelle sue casse i capitali dei Patrizi, e se vi erano fra questi delle vere intelligenze venivano scelte molto oculatamente per guidare lo stesso Stato e ogni cosa ritenuta necessaria per il bene di Venezia tutta e dei veneziani tutti. SERENISIMA doveva essere di fatto e non solo di nome. E ci riuscì pure per altri 300 anni !!! Mentre i Medici ebbero politicamente diversi rovesci.

Quando sul finir del sec. XV ci fu il crollo improvviso degli stati italiani (ma guarda un po' non la Serenissima!! ) con le invasioni straniere, ecco arrivare MACHIAVELLI che inizia a dare i suoi severi giudizi, che "dietro lo splendore di vita intellettuali delle corti e l'abilità formale dei reggitori si celava un sostanziale vuoto politico, un vuoto morale, un vuoto di buoni costumi". E rincarò la dose tacciandoli di...... "irreligiosità.... (soprattutto quando avvenne la "Riforma" dove si davano lezioni di forte vita morale e anche di raccoglimento)..... "..... i principi italiani ai quali basta nelle parole mostrarsi arguti, si ornano di gemme d'oro, dormono e mangiano con splendori, si tengono lascive intorno, governano i sudditi avaramente, marciscono nell'ozio, danno i gradi alle milizia per grazia, disprezzano chi mostra loro una più lodevole via, vogliono far passare le loro parole come oracoli".
Machiavelli quando nel 1513 (già 40enne) scrive "Il Principe" non scrive un vero e proprio trattato, questo lo facevano altri, elencando - per opportunismo e tornaconto personale - solo le virtù dei potenti. (come leggere i giornali di oggi!!) Machiavelli scrive invece - ribaltando tutto - per insegnare ai deboli e non ai più forti (questa sarà un disputa secolare in entrambe le due categorie) - la cinica massima "il fine giustifica i mezzi", secondo la quale "qualsiasi azione sarebbe giustificata, anche se in contrasto con le leggi della morale". (anche se dubbia questa massima, ma forse fu dedotta - forse per giustificare il loro cinico operato - e da questa le altre due righe)

«... nelle azioni di tutti li uomini, le massime per i principi, dove si vuole reclamare il giudizio, si guarda al fine. Faccia dunque un principe qualsiasi cosa per vincere e mantenere lo stato: i mezzi (!!!) saranno sempre iudicati onorevoli e da ciascuno lodati".
Forse poi si contraddice ( lui o chi legge?) quando scrive "un principe che può fare quello che vuole è un pazzo".

Ma poi nuovamente insiste "...... la salvezza dello Stato è necessaria e deve essere anteposta alle personali convinzioni etiche del Principe, poiché egli non è padrone, bensì servitore dello Stato". "E deve avere: "la capacità di comprendere che la forza e la violenza possono essere essenziali per mantenere stabilità e potere". "anche se la saggezza di cercare consigli è necessaria". "ma deve avere anche la forza di un leonee l'astuzia di una volpe, una capacità di usare la forza come gli animali e la ragione come l'uomo". Anche se poi dice che essendo delle realtà, vanno applicate con docilità.

 

E la soluzione di certi conflitti? "La forza della sopravvivenza di qualsiasi Stato è legata alla forza dell'esercizio del suo potere, e quindi deve detenere il monopolio legittimo della violenza, per assicurare sicurezza interna o per prevenire una potenziale guerra esterna". Questo lo dice per convincere il Senato fiorentino all'introduzione di una nuova imposta per educare e rafforzare l'esercito (con la partecipazione di gente scelta nel popolo) necessario per la sopravvivenza della sua Repubblica. Perché l'uso della forza alle volte è necessaria, quando un popolo guidato da un pazzo scende in piazza con la sua ignoranza.

L'interpretazione di ciò che scriveva Machiavelli fu per alcuni a doppio senso.
Il Principe tiranno, immorale, usava la forza (per lui legittima) per abbattere il Popolo che non ubbidiva ai suoi ordini.
Mentre il Popolo usava anche lui la forza ("rivoluzione") per abbattere il Principe tiranno, cinico e immorale. Soprattutto se aveva un capo trascinatore.

Quando Machiavelli scriveva queste cose, l'Italia si trastullava nei romanzi e nelle novelle, con lo straniero in casa a comandare gli italiani. Era il popolo meno serio del mondo, debole e indisciplinato. Tutti volevano cacciare lo straniero, a tutti "puzzava il barbaro dominio" ma erano solo velleità. Parole al vento. Di vere "rivoluzioni" dovremo attendere quella francese. Dove però anche qui usarono prima la piazza, e poi i capipopolo la forza della ghigliottina a doppio senso. La usarono prima contro i potenti e perfino contro il Re e la Regina, poi ci finirono anche i capopopoli.

Ma anche prima e poi anche dopo non erano mancati (e non mancheranno poi) i potenti che con quel popolo italiano debole e indisciplinato, era sceso dalla Francia, dalla Spagna, a comandare il popolo italiano.

Diventati solo dopo con il popolo - con la demagogia, con le arringhe populiste nelle piazze - dei dittatori - la "Signora" che porta solo lei la "Corona" se li portò nel suo "ovile" dove si pascola per l'eternità.

E sulla Religione? "... questa deve essere usata per fini politici, uno strumento che il principe dispone e che deve usare per ottenere il consenso comune del popolo. Perché in certe circostanze l'arrabbiato "popolo fa quello che vuole" e fa a meno del principe. Lui può distruggere tutto ma anche edificare il nuovo, tutto".

 

AVEVA PROPRIO RAGIONE !!! Qui accenniamo a un recente passato. Andando in avanti di 400 anni !!

Il ns. primo ricordo va al quel Patto Lateranense fatto da Mussolini molto utile.... per legare al suo carro il Vaticano, che chiamò lui "uomo della provvidenza". Utile... perchè subito approfittandone Mussolini fece svolgere il "Plebiscito" dove raccolse dai papalini una montagna di voti. Tutta l'Italia - con i cattolici - era diventata fascista. Ma poi nella sua sciagurata guerra pur sollecitata dal popolo, dalla stampa, dai capitalisti, e dal Re, quando diventò critica, il 25 luglio fu lasciato solo; per poi finire a Piazzale Loreto in quella barbara esecuzione che il popolo e il giornale "Italia Libera" dissero essere "uno scenario naturale di spettacolare bellezza"

 

MUSSOLINI non aveva mai nascoste le sue simpatie per il famoso libretto di Machiavelli. Nel 1924 intendeva prendersi una laurea in giurisprudenza a Padova. E dopo aver letto bene chi era Machiavelli, scelse per fare la tesi proprio "Il Principe". Il progetto laurea poi non ebbe corso, perché nello stesso anno a giugno ebbe il critico "caso Matteotti".

Ma poi una strumentalizzazione di Machiavelli e del suo mito fu fatta proprio da lui, da Mussolini. Prima l'aveva fatta De Sanctis con una sua critica, facendolo apparire Machiavelli come il profeta dell'idea di nazione e come "fondatore dei tempi moderni".
Nel
'28 Mussolini riprese quelle note della sua tesi sul "Principe" e ne fece fare un libretto in una nuova edizione, dove curò lui la singolare prefazione, che chiamò "Preludio". "Vademecum per l'uomo di governo". !!!!!!!
Dove c'è tutto il Mussolini, e c'è anche tutta l'essenza del suo fascismo. Ovvero l'idea di dare una educazione del popolo al fascismo !!

Forse riusciremo a capire meglio l'opera del Machiavelli in quelle tre paginette
, ma anche dello stesso Mussolini con il suo Fascismo, ,
(la rarissima edizione - rilegata in seta colorata - l' abbiamo in originale e la riportiamo qui > > >
* Con il suo "Preludio" alla sua nuova edizione del "Principe".
* Con quello che aveva già scritto De Sanctis su Machiavelli.
* E un commento anche di Diego Fusaro

 

Mussolini dopo aver enunciato nel suo "Preludio" che "l'elemento fondamentale della politica é l'Uomo".... passa a chiedersi quale opinione avesse Machiavelli.... "degli uomini in genere e degli italiani in particolare", e gli sembra d'avvertire in lui "un acuto pessimismo nei riguardi della natura umana" e scrive. "Machiavelli non s'illude e non illude il Principe. L'antitesi fra Principe e Popolo, fra Stato e individuo é nel concetto di Machiavelli.... fatale". - "La parola Principe deve intendersi come Stato. Nel concetto di Machiavelli il Principe é lo Stato. Mentre gli individui tendono, sospinti dai loro egoismi, all'atomismo sociale".

Anche se Hitler non parlò mai di Machivelli, anche se in certe pagine del suo Mein Kampf suonano come un'amplificazione sinistra delle sentenze del Principe. Erano infatti le sue idee piuttosto chiare anche se sottintese.

Ma nello stesso periodo c'era un altro studioso che analizzava quelle pagine, traendone conclusioni opposte. Ed era Gramsci che riteveva che Machiavelli voglia persuadere queste forze (ossia le forze democratiche dell'epoca) della necessità di avere un capo, che sappia ciò che vuole e come ottenere ciò che vuole, e di accettarlo con entusiamo anche se le sue azioni possano essere o parere in contrasto con l'ideologia diffusa del tempo. Servono per migliorare la tecnica politica tradizionale dei gruppi dirigenti conservatori, e il suo carattere era fondamentalmente rivoluzionario. Infatti anche per Gramsci e i marxisti sovietici, Machiavelli era solo l'interprete degli interessi di una borghesia, che i comunisti di Stalin volevano invece abbattere.

Si dice..... che il libretto di Machiavelli costituisse uno dei libri preferiti dal dittatore Stalin. Vero o falsa in quel.... si dice... sappiamo che sua figlia Svetlana nel laurearsi a Mosca fece la sua tesi proprio su Machiavelli. Descrivendolo: un tecnico della politica; un uomo che studia le leggi della convivenza umana con il rigore scientifico, come gli scienziati che descrivono i principi che regolano il mondo della fisica". - A 16 anni si era innammorata di un ebreo, che il padre si affettò a mandare in Siberia. Ma l'anno dopo conobbe e si unì in matrimonio con un altro ebreo, che il padre non volle mai incontrare. Ma che poi Svetlana divorziò. In un viaggio in India, ne approfittò per non rientrare in Russia, fuggendo prima in Svizzera, poi negli USA dove denunciò il regime instaurato del dittatore suo padre e il suo sciagurato governo bolscevico. (mentre i comunisti italiani lo consideravano un governo che distribuiva ai lavoratori "terre e latte miele").
Del resto anche il figlio di Togliatti quando lui viveva in Russia con la moglie, non ebbe cure paterne verso il figliolo sempre più triste, fin quando rientrati in Italia, abbandonata Togliatti la moglie per mettersi more uxorio con Nilde Jotti, il figlio fu fermato all'imbarco, mentre tentava anche lui di raggiungere gli USA. Il padre lo considerò pazzo e lo fece chiudere (in perfetto stile staliniano) in un manicomio, dove il figlio anni dopo ci morì pure).

Torniamo a Mussolini che nella sua edizione del "Principe" fa alcune singolari affermazioni (tutte fascistiche): sulla dubbia validità del potere esercitato dalla "sovranità popolare", e sulla utopica "democrazia popolare". Per Mussolini il Principe del suo tempo è lo Stato. E lo Stato è il Principe, cioè - nei tempi moderni del suo Ventennio é Lui e solo Lui.

(Siamo lontani da quando Mussolini (1905) - ma ancora oggi se ascoltiamo in Parlamento alcuni nostri "parolai") - prima come anarchico poi anche lui come socialista - esaltava il proletariato come futura classe dominante, e faceva l'apologia della "rivoluzione violenta del popolo", indicata dalla dottrina di Hengel che presentava nella sua teoria la "morte dello Stato" proprio con il Popolo).
Altri tempi, la rivoluzione violenta del popolo, Mussolini la voleva fare invece solo lui !!! Voleva essere lui lo Stato!! (come oggi voleva fare un nostro politico "parolaio" che fece un referendum pro sè - ma il "Popolo" (meno parolaio) disse NO!!).

"La sovranità, al popolo - affermava Mussolini - gli viene lasciata tutto al più solo quando è innocua (es. quando deve scegliere il luogo dove collocare la fontana del villaggio). Mentre quando gli interessi supremi sono in gioco, anche i governi ultrademocratici si guardano bene dal rimetterli al giudizio del popolo. La sovranità applicata al popolo é una tragica burla. Il popolo tutto al più delega, ma non può certo esercitare sovranità alcuna".

Mussolini - in quel " Preludio" cita anche due frasi di Machiavelli, ma indubbiamente non ne seppe coglierne l'essenza.
"Cum parole non si mantengono li Stati"
"Quel principe che si é tutto fondato sulle parole, trovandosi nudo, rovina".

E Mussolini che di parole abbondava, nudo si ritrovò già in quel famoso 25 luglio, defenestrato dai suoi stessi amici, e perfino da suo genero. E visse quel giorno una realtà amara....quando disse preoccupato: "ma mi hanno abbandonato anche i 150.000 arditi (di assoluta provata fede)?" - "Si eccellenza, tutti uccel di bosco - anzi i comandanti hanno telefonato a Badoglio mettendosi a sua disposizione".

In quella realtà molto amara, torna in mente quando Mussolini aveva dato un impietoso giudizio su Napoleone: "lui fallì miseramente perchè aveva creduto troppo negli uomini". (e fino a quel 25 luglio anche lui ci credeva nei suoi fascisti, nei suoi (fedeli) arditi, credeva troppo anche lui negli uomini).

Prima, solo lui era convinto di aver capito gli uomini: "devono solo Credere, Obbedire, Combattere". e "Quando mancasse il consenso, c'è la forza" ..."Per tutti i provvedimenti anche i più duri che il Governo prenderà, metteremo i cittadini davanti a questo dilemma: o accettarli per alto spirito di patriottismo o subirli".
(Disc. Risposta al Ministero delle Finanze, 7 marzo 1923 - S. e D., vol III, pag 82.

Abbandonato proprio dai suoi stessi uomini non potè più fargli subire la forza. Eppure aveva anche scritto..... profeticamente: "Basta un titolo sul giornale e ti ritrovi nudo nella polvere!"
Oltre che "nudo" il 25 luglio, non finì solo nella "polvere", ma il POPOLO in Piazza Loreto fece di più: "fece quello che voleva".
" In uno scenario naturale di spettacolare bellezza"-

 

 

Hegel, in una "Critica" (scritta nel 1801 ma edita solo nel 1893) aveva già scritto superando pregiudizi e remore: "difronte alla nascita di un nuovo Stato, il discorso machiavellico sui mezzi non può che risultare antistorico e vuoto: ma in una situazione di disordine violento, l'ordine........ lo si reintegra solo con la violenza". (!!!)

MA CON LA RELIGIONE ONNIPRESENTE NON ERA FINITA nemmeno nel secondo dopoguerra :

Nasce per le elezioni del '48 la DC - "Democratica" e "Cristiana" con il simbolo uno Scudo e la Croce in mezzo. Si mobilitano tutti gli ex cristiani fascisti. Padre Rotondi infiamma tutte le piazze delle città d'Italia. E' chiamato il "Microfono di Dio". In più in tutte le contrade d'Italia si svolgono le processioni della "Madonna Pellegrina", in una isteria di popolo. In ogni angolo del Paese avvengono "miracoli", la Madonna che piange terrorizzata per il terrore dei "senza Dio" che incombono.
Perfino Togliatti, stampa un manifestino "Noi non siamo atei. Votate PCI" >>>>. Ma rientrato dalla Russia, ha abbandonato la moglie e si è messa a vivere con NILDE JOTTI una ex fascista >>>>>> . Ci vive More Uxorio, che sconcerta i suoi "compagni": "ma cosa ha fatto? non poteva prendersela come amante? E finiv alì. Adesso perdiamo voti da tutte le mogli bigotte dei nostri compagni".
E infatti vince e stravince la DC. Le bigotte in casa nascondevano ai parenti, perfino il giornale dei loro mariti: "L'Unità". ( alcune edicole nemmeno lo vendevano - furono costretti i comunisti per distribuirlo a usare gli stessi "compagni").

Poi nelle elezioni del '53, accadde di peggio. La DC fece varare una legge tutta sua, chiamata "Legge Truffa" per prendersi la maggioranza. La vuole anche il Papa. E chiede al ricostituito partito fascista di Almirante con il suo MSI, i suoi voti. De Gasperi e Scelba sono contrari, quest'ultimo vara anche una legge "Apologia del Fascismo" per fermare i loro voti.

La Legge Truffa non funziona per pochi voti. E quella di Scelba nemmeno. La DC vince . proprio con i voti fascisti, anche se non con la piena maggioranza. Il Papa é infuriato con De Gasperi. Al nuovo governo (De Gasperi prima ne aveva guidati 7) non gli daranno nemmeno un incarico. Lui mortificato si ritira in Val Sugana dove pochi mesi dopo ci muore anche.

La DC diventa presto la "Razza Padrona " dell'Italia. Questa dominerà fino al '92, quando assieme ai socialisti é implicata e sparisce con disonore come partito politico nei processi di Tangentopoli.
Ochetto sta già preparando la "gioiosa macchina di guerra" per vincere le elezioni.
Ma "scende in campo" un noto l'imprenditore milanese, detto il "palazzinaro".

Nei sondaggi non ha una maggioranza. Ma si allea alla Destra di Fini e Mussolini (più fascista di così!! - anche se c'erano anche allora, rimasero zitti zitti, la Segrè, la Boldrini, Fiano). Ben 5 neofascisti divennero ministri, che da Roma a Napoli alle elezioni comunali l'anno precedente avevano preso il 44% e il 46% dei voti. Il "palazzinaro" li sdoganò entrambi e con la Lega a Nord (ma durerà solo qualche mese) e il partito di Fini a Sud, vinse alla grande.
Soprattutto in Sicilia, dove si prende tutti tutti i voti,
pari pari ai 45% dei voti della precedente ex DC di Andreotti, voti che gli procurava il suo LIMA legato ai mafiosi.

Come è stato possibile? se lo chiedono tutti. Ancora oggi.
Ma una cosa balza agli occhi, tutti coloro che erano impegnati a combattere la mafia nel giro dei tre anni precedenti, erano stati massacrati: Mattarella, Dalla Chiesa, Falcone, Borsellino. (con in mezzo quello di MORO) QUESTO PERIODO con un mio ricordo personale >>>>
Prima delle elezioni i mafiosi avevano inviato "messaggi" molto chiari al palazzinaro che voleva scendere in campo!. Compiendo attentati ai suoi 6 Magazzini della Rinascente e una bomba anche alla sua vecchia abitazione diventata sede delle sue 22 holding delle sue società registrate sotto la voce "settore di attività: parrucchiera").
Attentati con un significato ben preciso: avvertimenti inequivocabili.
Ma poi da allora, a elezioni vinte, non si parlò più di mafia, tutto tornò tranquillo.
Indubbiamente la pace era stata fatta. (a che condizioni? ... non lo sapremo forse mai !!)

 

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ABBIAMO FORSE DIVAGATO
MA CI VOLEVA ANCHE QUESTA CONCLUSIONE
PER CAPIRE MACHIAVELLI E LA RINASCENZA

 

 

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