SECONDA PARTE

 

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FRANCO.... nei precedenti anni - visti nella prima parte - uscito dal Centro Paracadutisti di Viterbo, nella Scuola Sabotatori dei Carabinieri - (suo Istruttore era ORESTE LEONARDI > , il Capo Scorta di Moro poi ucciso dalle BR con altri 4 colleghi in Via Fani) dopo il corso era stato inviato nel costituente plotone di 50 Alpini Paracadutisti, a MERANO (in Alto Adige) dove vi erano i primi fermenti e i primi attentati del terrorismo nelle valli altoatesine - ("i bombaroli" di Klotz & C). ( un plotone alle dirette dipendenze del Generale di Brigata, fatto esclusivamente da volontari, pagati da una indennità renumerativa dieci volte superiore ai normali militari; con una alimentazione molto singolare, che iniziava già al mattino con un apporto calorico di 1450 calorie. (per l'intensa - fin dal mattino - attività atletica).
Fare antiterrorismo e l'artificiere - proprio a Merano - per Franco non fu una tranquilla passeggiata fra le valli del "Sudtirolo".
(Il ritaglio sopra del giornale i terroristi lo fecero trovare accanto alla nostra caserma e alla ferrovia fatta saltare nelle notte.
"Siete avvertiti !!"
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Nella famosa giornata del Sacro Cuore, -11 giugno '61- ci furono circa 300 attentati dinamitardi, 50 solo a Bolzano - piombata nel buio. Tralicci, dighe, caserme, ponti ecc. saltati in aria.
Essendo artificiere, giravo da mattina a sera sempre con in tasca i detonatori da usare quando trovavamo le cariche inesplose messe dai "bombaroli". E non era di certo un allegro passatempo.
A Malga Sasso ci fu poi un attentato proprio a una caserma che costò la vita a tre militari.


Dopo quasi 5 anni di permanenza in quel singolare plotone (eravamo poco meno di 50 uomini), nel 1961 Franco poteva diventare sottufficiale sergente; ma non solo, per la carenza (a causa della guerra) nell'organico nell'esercito italiano, si apriva per i sottufficiali con un Corso Speciale a Torino per la carriera militare come ufficiali, soprattutto quelli che possedevano ottime note caratteristiche o si erano distinti nelle doti di comando. Per farla breve, senza gli anni di anzianità vigenti allora nell'esercito, per meriti si poteva scalare la carriera, fino a diventare alle soglie della pensione Generale (cosa che infatti avvenne a un suo commilitone con le stesse sue caratteristiche; fece appunto il Corso e oggi é un generale in pensione).

Quella vita militare, soprattutto in quel reparto speciale, per Franco anche se rischiosa era appagante, perché era una vita dinamica, piena di varie attività che gli erano connaturali. Insomma gli piaceva molto, ma si chiedeva - una volta poi passati gli anni di gioventù in questo ambiente dinamico - era il futuro che lo aspettava che non gli piaceva, lui sempre così attivo. Non si vedeva proprio in una perenne vita in caserma o dietro una scrivania di qualche fureria. Lui cercava l'azione.
Fuori c'era ed era iniziato il "boom economico" degli "anni sessanta" . Per tutti gli italiani si stava aprendo un mondo dalle condizioni favorevoli, soprattutto chi - puntando sulla propria intraprendenza e volontà ("Dove c'è la volontà, c'è il modo per farcela" Einstein) - desiderava migliorare il suo stato sia economico che sociale; insomma stavano cambiando in Italia molte cose- Il cosiddetto "miracolo economico" non veniva certo dal cielo, era il frutto di chi stava sgobbando, di chi era abituato alla fatica, quindi era un momento propizio per approfittare delle mille opportunità e che si stavano aprendo a tutti.
La nostra vita non migliora da sola, se vuoi cambiare devi prendere delle decisioni, così si dovrebbe sempre fare. Non per cambiare il mondo, ma almeno per cambiare.... il proprio mondo !!

Un mondo (ricordarlo sempre) nè ostile nè favorevole, dove ogni uomo può agirvi se soltanto sa volerlo. E non c'è che un modo di agire: Volere....Cominciare.... Continuare.
"Farò" non è nulla! "Faccio" é l'unico modo per farcela; ecco la soluzione...la sola!!!
Per Franco questo diventò il nuovo "vangelo" !!
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Certo che abbandonare i "parà" (dov'era molto considerato e con un futuro assicurato) non fu certo cosa facile.
Ma abituato a tuffarsi nel cielo da un aereo o a scalare le vette, le cose difficili gli piacevano. Pur sapendo che a volte è saggio rinunciare, come il non conquistare una vetta (2 volte tentò inutilmente di scalare il Cervino, 2 volte interrotte per bufera), insistere a volte può essere fatale. Quindi era preparato, fallisco? "ci riproverò ancora, in un altro giorno". Così dovrebbero essere tutte le decisioni che si prendono nella vita. E così Franco decise !!
Sembrò una pazzia. Anche se aveva accanto nell'ambiente militare - soprattutto negli alti comandi - persone che poi lo aiutarono molto - come vedremo - a inserirsi nella vita civile.
Negli anni di permanenza nel reparto mi era stato affidato la "Sussistenza". Gestivo con i registri il magazzino viveri, oltre a fare la spesa in città per il pane, la frutta, la verdura, la carne, i latticini ecc. per approntare il pranzo e la cena. In più curavo la fureria. Ma oltre questo ero diventato anche il fotografo del reparto fino a diventarne quasi un professionista. Pochissimi allora possedevano una macchina fotografica e quindi nel farle io ai miei commilitoni (ma anche nelle varie altre caserme) era anche per me un guadagno.

E fu poi questa attività che volevo scegliere quando presi la decisione di abbandonare dopo quasi 5 anni i paracadutisti. Fra l'altro avevo conosciuto una bella ragazza e avevo deciso - una volta diventato borghese - che l'avrei sposata per mettere su famiglia.
Quando comunicai la mia intenzione al mio comandante Caiazza gli dispiaque e volle dissuadermi, mi disse che avevo delle qualità che sicuramente potevano interessare l'Alto Comando. E con quest'ultimo ne avrebbe quindi parlato.

Sia in caserma come al Comando, oltre che in furereia, ero addetto alla Sussistenza e alla spesa viveri, ero anche conosciuto come un bravo fotografo. Infatti al Comando mi avevano anche messo a disposizione anche il laboratorio di stampa e sviluppo. Quando vi erano manifestazioni importanti ero io incaricato di fare il servizio fotografico, che corredavo poi anche con un dettagliato redazionale.
Mi dissero che era un peccato a voler uscire dall'esercito, e che questa mie varie attività potevano essere presa in considerazione dall'Alto Comando non solo come fotografo ma anche per altri particolari interessanti incarichi, oltre che avere anche delle ottime soddisfazione economiche. Del resto quello speciale reparto era finanziato dalla Nato. Lo stipendio mensile era giù di dieci volte superiore rispetto a quello degli altri militari del ns. esercito.
Mi convinsero ed infatti il mio primo lavoro appena uscito dal Corpo lo feci proprio come fotografo-reporter nell'ambiente militare. (Mi diedero un lasciapassare rilasciato dal Generale del 4° Corpo d'Armata per avere accesso in tutte le grandi 10 caserme dell'A.A. (dove ovviamente facevano il militare molti altoatesini, che potevano avere delle brutte idee, essere cioé degli informatori dei terroristi del luogo. Quel lasciapassere significava poter entrare in tutte le caserme, parlando durante il lavoro un po' con tutti. L'A.A. era in pieno fermento terroristico con i "bombaroli" tirolesi, e ovviamente erano precluse a chiunque le entrate nelle caserme, soprattutto a giornalisti e fotografi).

Svolsi questa attività per quasi 2 anni. Poi avendo operato bene in questo particolare lavoro, relazionando scrupolosamente sempre tutto ciò che apprendevo e che vedevo; mi diedero anche il lasciapassare per tutto il Trentino dove erano in fermento quelli delle BR (che ho già narrato nella precedente pagina). poi anche qui dopo aver svolto un interessante lavoro, due anni dopo mi fecero promuovere da una grande multinazionale, "Ispettore" con "Incarichi Speciali" per tutto il territorio italiano, e che ho poi svolto per 10 anni - in un periodo non proprio tranquillo. Era il periodo proprio delle delle BR, della "strategia della tensione" e degli "anni di piombo" ).
Poi venne poi tutto il resto !!!

Furono questi anni di esperienze fantastiche...anche se con tanti timori, che poi ti accompagnano anche per tutto il resto dell'esistenza....




Franco, prima, sempre intraprendente, nei 5 anni di vita militare era diventato istruttore di Paracadutismo, istruttore di Sci, istruttore di Roccia, istruttore di Nuoto -
(nella foto qui a fianco), e come detto fotografo ufficiale dei paracadutisti; inoltre i suoi commilitoni in caserma pendevano sempre dalle sue labbra per il suo grande sapere .....(tenevo perfino delle lezioni sulla sessualità, che allora era un mondo sconosciuti ai giovani) (poi in caserma (cosa strana per un parà) si mise anche a dipingere, e si era fatto anche una biblioteca di circa 200 volumi - così erudito e carismatico tra i suoi commilitoni, fino al punto che....
.....passò alle dirette dipendenze del generale della Brigata Orobica; che in una temporanea assenza del comandante, affidò per 40 giorni il comando del reparto dei paracadutisti proprio a Franco. (e fu proprio questo incarico che mi feci conoscere e apprezzare ancor di più negli Alti Comandi per i futuri successivi incarichi quando avevo preso la decisione di voler tornare borghese).

Franco insomma nei Paracadutisti, in montagna, sulla neve, nei cieli, si sentiva come un re, godeva della stima non solo dei suoi colleghi, ma anche dei suoi superiori.

- e per quasi 5 anni - era stato veramente un "re".


Una volta fuori - ero diventato "Ispettore" per tutto il territorio nazionale. Ovviamente non tardarono ad esserci anche molte soddisfazioni economiche. Fino al punto da permettermi anche una bella auto. Una spider Pinin Farina. Il mondo femminile era allora pazzo per le belle macchine. Una spider poi !!!! ! Le conquiste si sprecavano.



Ma poi fra le tante occasioni; incontrai una bellissima ragazza.. Ad essere io il prescelto mi faceva sentire orgoglioso. Non era molto acculturata, ma per me questo non era un problema, ci avrei dopo pensato io. Oltre che essere molto bella questa ragazza, era molto dolce, anche se - sapendo di essere bella - era molto vanitosa; curava se stessa in un modo maniacale: nel vestire, dal parrucchiere ecc. . Ma aveva purtroppo un gran difetto, era possessiva nei miei confronti; dovevo trascorrere sempre con lei tutte le mie ore libere, o mangiare alla sera sempre a casa sua. Ma non è che mi dispiaceva. Anzi ci facevo grandi progetti, ovviamente non da realizzare subito. Attendevo l'anno giusto. Non ero impaziente. E mi fidavo anche di lei visto il grande attaccamento nei miei confronti.
Passò un anno intero, ma poi un bel giorno, dopo essere era partita con i suoi in vacanza in montagna, lei venne a Merano da sola ma non mi disse per quale motivo. Alla sera con la casa vuota passammo insieme una notte stupenda. La mattina dopo andai al lavoro. Ci saremmo visti nel pomeriggio.
Ma quando ci andai non la trovai a casa, la sera nemmeno pur sapendo che doveva esserci. Mi misi ad aspettarla fino a tarda sera, e quando giunse, ovviamente chiesi dov'era stata; mi rispose vagamente e con una arroganza inusitata "io faccio ciò che voglio, non devo dirlo agli altri e neppure a te"!!!.--- Io ero gli altri? ovvio che mi arrabbiai.
Stavo per dargli uno schiaffo, quando lei si mise a gridare richiamando i passanti. Questa volta ero diventato io il possessivo. Tutto questo bastò per non farmi entrare in casa per rivivere una notte di passione come la precedente. Il giorno dopo lei ripartì per la montagna senza nemmeno avvisarmi.
Quando lei e famiglia tornarono, e andai da loro, trovai la madre
(quasi piangendo perchè si era già molto affezionato a me) sulla porta a dirmi "non venire più, non vuole più vederti, dice che l'hai maltrattata quando é scesa a Merano". Con lei che dentro gridava "mandalo via, non lo voglio più vedere" e aggiunse pure "é un fallito", "un fotografo da marciapiede".

(non sapeva cosa io invece stavo facendo in gran segreto, nè del resto potevo dirlo. Ero stato pochi giorni prima promosso Ispettore per tutto il territorio nazionale - attività che poi svolsi per 10 anni. In tutte le città italiane. Con me avevo un'agendina tascabile dell'anno corrente poi via via aggiungevo gli altri anni. Vi segnavo tutte le destinazioni e con queste mi ricollegavo con le persone che avevo visitate. Erano delle galoppate da una parte all'altra dell'Italia, un incredibile "globe trotter".



((((( MOTIVO DELL'ATTEGGGIAMENTO DELLA "BIMBA"
(che poi in seguito stupidamente raccontai alla mia nuova conquista)

Venni a sapere che nella sua vacanza in montagna la "Bimba" aveva conosciuto un giovane benestante; forse con lui
si sentiva più sicura del suo domani. Inutile dire che mi sentii bastonato, mandato via con una
"pedata nel sedere". Io che avevo molto creduto in lei. A Merano non avevo coltivato amicizie, ero sempre con lei in tutte le ore libere.
Ma quell'altro - per nulla attraente - ma era un benestante !! - tornato a Merano la portava in tante feste altolocate della ricca borghesia, dove lei ovviamente si pavoneggiava; ma anche lui non era da meno, quando tutti gli dicevano: "ma che bella fidanzata che hai". Lui la presentava come se fosse un trofeo, una conquista. Ma di sposarla nessuna intenzione. Dopo 5 anni e solo su severo sollecito del padre la portò all'altare. Ma durò poco. Lei volendosi mettere alla sua pari, come voleva lui, ricominciò a studiare. Ma gli costò caro: si ammalò di tubercolosi e due anni li passò in ospedali e casa di cura. Lui rimasto solo non perse tempo, conobbe e frequentava una russa.
Quando la moglie guarita rientrò in casa, lui spesso si assentava per vari pretestuosi viaggi. Lei insospettita gli mise sotto controllo il telefono, poi gli mise dietro anche un investigatore e questo un bel giorno gli comunicò che i due piccioncini erano in un Hotel a Milano. Mentre gli aveva detto che andava in Francia.
Lei ci andò a Milano e scoprì la tresca. Ma non fece nulla. Tornarono a casa entrambi "bastonati". Proviamo a pensare dopo come vissero la loro vita famigliare. Ma lei non avendo mai lavorato dipendeva economicamente da lui e doveva tenerselo stretto.
Ma un bel giorno in una delle tante liti di gelosia, con lui in procinto di partire forse per incontrare come al solito la sua bella, gli venne un ictus. Rimase non solo paralizzato ma anche senza favella, e lei cornuta a dover assistere quest' uomo distrutto; per un anno fin quando gli morì. L'uomo giusto finì così. E lei in miseria. La "pedata" data a me, si ritorse. E la sua stupida vanità - e pedata a me annessa - aveva avuto la "meglio" (!!). Ma io - forse un po' troppo cattivello - ritenni - che era più che meritato questo suo destino. E che le maledizioni che gli avevo rivolte godevo nel sapere che si erano abbondantemente compiute. Potevo solo compiacermi con me stesso. Tuttavia ci uscii distrutto. Una umiliazione così non l' avevo mai provata, nè avevo di certo voglia di fare altre conquiste. Di "donne da sbarco" ingrate ne avevo abbastanza. In veneto le chiamano "mone da sbarco". E la 17enne meranese- tutta profumi e balocchi - si era proprio comportata da "mona", oltre che cattiva.
Io ne rimasi distrutto, per tutte le feste natalizie e di fine anno, rimasi chiuso in casa. Sempre a letto, senza mai mangiare, prendendo continuamente barbiturici; e appena mi svegliavo ne prendevo degli altri. Perché più che pensare a lei, pensavo a me stesso, non mi capacitavo di essermi fatto prendere in giro da una ingrata bimba. Più che maledire lei, maledivo me stesso, l'uomo d'azione, il paracadustista, il rocciatore.
Per fortuna che a inizio anno - la mia salvezza fu una raccomandata. Ero stato promosso come già detto "Ispettore" per tutto il territorio bolzanino e trentno; a quel punto dovevo pensare ad altro per continuare a vivere. Fu questa inaspettata promozione la medicina della mia sanità mentale messa a dura prova. Ed essendo ora il mio territorio non solo Merano ma anche inizialmente a Bolzano e Trento ci andai a vivere. E proprio a Trento in incognito
(non conoscendomi dissi che ero dell'Univesità di PD, salito a Trento) partecipavo alle riunioni in una saletta dietro il salone del Bar Teatro Sociale di Trento. Dove qui la nuova Università di Sociologia in quei giorni fu la prima in Italia ad essere occupata dagli studenti. E dove in queste riunioni stavano nascendo le BR di Curcio & C. L'Inizio della "stratergia della tensione".

 

 

 

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Ma poi un nuovo
incontro con una bella ragazza avvenne
proprio ....quando per vari motivi ero tornato a Merano .................
Sulla famosa "Passeggiata Sissi" ..... proprio davanti al suo bel monumento che troneggia nella stessa passeggiata.....
Incontrai Lei !!!
Ma l'avevo già conosciuta in un'altra situazione già a Bolzano
che racconterò più avanti



(.... Il mio nuovo approccio fu
"Posso farti una fotografia?"
Quindi scatto, conoscenza, appuntamento per la consegna.
Ma questa volta fu un po' diversa, fu una conquista ardua, oltre che più impegnativa
perché questa fanciulla non era una "bimba" né una "pupa da sbarco")

.......... ed era spuntata
proprio dal giardino di Sissi
un vero fiore di fanciulla;
Ma meno "bimba",
già 22 enne, quindi non "pupa", tantomeno "mona",
con meno cipria addosso,
con nemmeno un velo di rossetto,
con un viso tutto acqua e sapone,
con meno grilli per la testa, per nulla immatura,
già indipendente con il suo lavoro
nel più famoso Centro Traumatologico d'Italia),
lei da sola (i genitori a Bolzano) da alcuni mesi si era preso a Merano...
un piccolo e grazioso miniappartamento, proprio a 500 metri dal famoso Castello della Imperatrice Sissi.
Il "Castel Trauttmansdorff".

Che oggi è uno dei più meravigliosi giardini d'Europa.


Una abitazione la sua da favola dove ci ritorniamo spesso, anche dopo 60 anni

Era destino!! Qui sopra i giardini di Sissi con lei che abitava proprio accanto al castello di Sissi
Da quel momento fu lei a diventare la "Sissi" di Franco.

Dopo le foto, non più in silenzio come la prima volta, ma lasciando sempre parlare lei, ovviamente e nuovamente mi conquistò.
Aveva tutti i miei stessi interessi, culturali, musicali, artistici ed anche sportivi:
tempo libero in montagna, sci, mare, e tante tante letture.
Ci fu una straordinaria reciproca empatia.



Non era certo una delle "pupe/bimbe" , con le loro giornate vuote e amanti delle piume di pavone, e che con la superficialità che le contradistinguono sono poi capaci anche di pontificare severi giudizi verso gli altri e dare del "fallito" e "sfaccendato" , "fotografo da marciapiede" a un tipo come Franco.

 

 

 

 

 

Come detto, questa bellezza l'avevo conosciuta già prima a Bolzano tramite un mio amico, che era uscito dall'Ospedale dove Lei era Infermiera Professionale - Un giorno, mentre eravamo seduti in un bar esterno, il mio amico la vide alla vicina fermata della corriera e me la presentò. Avendo accanto la mia Spider Pinin Farina, la invitammo a salirci sopra. L'avremmo così noi accompagnata a casa.
Ma il giorno dopo alla fermata ci andai senza l'amico e feci io da solo l'invito a salire sulla spider per portarla a casa . Passammo un paio di ore insieme a parlare, lei sempre in silenzio ad ascoltare i miei discorsi "cretini", soprattutto quando io toccavo un tasto stupido e vanitoso. Quando - sconsideratamente e con autocompiacimento - accennavo alla mia bella macchina che mi permetteva di fare tante facili conquiste di quelle fanciulle che sfoggiano solo le propria beltà fisiche ma che poi dimostrano poco cervello e sono stupidine.

Gli narrai pure tutta la storia già raccontata sopra in verde, sulla 17enne meranese. Quella che mi aveva dato la "pedata nel sedere" per andare con un altro e che poi finì - con le mie mirate maledizioni meritatamente piuttosto male.
Un racconto che non solo l'aveva scandalizzata per come l'avevo stupidamente raccontata. M
a poi alla fine aggiunse pure " io non sono una di quelle che tu ti aspetti, che guarda la macchina bella, io guardo invece chi la guida" - "e adesso fammi scendere e ti prego non venire più ad aspettarmi". Liquidato su due piedi. Rimasi sbigottito, senza parole. Ma riflettendo dovetti convenire che me lo ero meritato !!!.

Da allora erano passati quattro mesi, quando per caso la rincontrai come detto a Merano. Mi sembrò più benevola, visto che accettò il mio invito a fare una fotografia e anche a salire in macchine non mi disse di no. Parlando parlando ne approfittai subito per invitarla a fare una gita domenicale in montagna. Questa volta mi comportai con più intelligenza; invece di parlare sempre di me, ascoltai solo lei per ore e ore. Così scoprii le tante affinità che avevamo: le stesse letture letterarie e di scienza, la stessa musica classica e leggera, i viaggi e musei visitati, lo stesso impiego del tempo libero, con sempre le mie montagne al primo posto. E avevamo - ascoltandoci l'un l'altro, reciprocamente anche una straordinaria empatia.

Era enormemente diversa da come l'avevo poco conosciuta a Bolzano. Mi raccontò che dopo quella stupida sera - dove ero stato veramente cretino nel raccontare le mie stupide avventure - incontrando il mio amico lui l'aveva informata meglio chi ero, e aveva appreso quanta considerazione invece avevano di me le persone che frequentavo. Sapeva perfino che dal gennaio ero stato nominato ispettore per tutto il territorio nazionale. Così scoprì...che non ero uno sciocco, scoprì chi io ero veramente ed inoltre che avevamo molti molti interessi in comune. Ecco perchè risalì nuovamente sull'auto e poi accettò anche il mio invito a una gita domenicale in montagna.

Con quel solare sorriso - Franco via via si convinse di aver trovato la ideale compagna della sua vita, non una delle "Pupe-bimbe" viziate, impigliate nella rete del loro sconfinato (patologico) amor proprio, colmo di infantile vanità, con la loro egocentrica certezza (che è poi l'egocentrismo infantile) convinte di essere "la più bella del reame", l'unica! la sola!

.... NO quest'altra era non solo più bella, e Franco...
(nel fissargli la gita in montagna) nel parlarci si emozionava, non gli sembrava neppure vero di parlare e intrattenersi con lei; culturalmente sapeva cose quasi più di lui; a un incontro, sottobraccio aveva appena acquistato non il solito frivolo settimanale da servetta, i soliti fotoromanzi, ma un numero della rivista "Le Scienze". Insomma la stupiva sempre.
Con il vestire poi lo sorprendeva ad ogni incontro, era sempre impeccabile, accurata, elegante, raffinata...non avendo problemi economici frequentava le migliori boutique di Merano e Bolzano.



Essendo anche molto bella ..........il "fallito" "fotografo da marciapiede" ne approfittò molto con la sua macchina fotografica..... insieme... di sue fotografie ne ha poi riempito fino ad oggi 52 volumi).
... la sua migliore virtù di questa ragazza era la intelligente modestia
espressa con tanta squisita dolcezza...
... con un volto solare... e molto espressivo...
...seria, molto splendente, rassicurante...
gioiosa, serena... sempre attenta ai fatti e quindi sempre curiosa...
Parlando di cultura, sbalordiva Franco, spesso ne sapeva più di lui.
Infatti anche lei era amante dell'arte, dei viaggi, della musica, delle letture, della Storia...
e non ultima, aveva la passione per la montagna e lo sci, oltre il mare...
Che cosa poteva Franco desiderare di più?
Franco si disse ..."Insieme a lei, nella vita era sicuro che non si sarebbe mai annoiato".


Il 1° dell'anno con lei - OLTRE SESSANT'ANNI FA

 

Lei era anche molto amante del proprio interessante suo lavoro. Nel Centro Traumatoligico di Merano dove lavorava, il suo primario Prof. Rispoli, all'avanguardia in Italia nei primi pionieristici interventi di "Osteosintesi" (uso dei chiodi come protesi nelle fratture ossee). Lei era la sua assistente in sala operatoria, era la sua strumentista e non raramente compariva con lui in Televisione, quando sotto i ferri c'erano dei personaggi importanti o famosi come i calciatori o i Vip.

Non era insomma - lo abbiamo già detto - una delle "Pupe-bimbe", una "mona".
Quanto diverso era questo giovane donna !!! E Franco non voleva di certo lasciare in circolazione una donna così stupenda nel corpo e nella mente; nè col suo carattere temeva i tanti "mosconi" - a lei del tutto indifferenti, perchè lei.... - pur girandogli attorno - non era per nulla incline agli amori "usa e getta" come le "pupe-bimbe" sopra citate; .... lei con molta serietà si era creata un lavoro che gli piaceva e mirava a una tradizionale famiglia.

Ma anche Franco ora conoscendola meglio era della stessa idea, era proprio lei la donna sempre presente nei suoi progetti, era la donna che con la sua intelligente pazienza, con lui così dinamico (fin troppo!) e così intraprendente (faticoso a seguirlo!) l'avrebbe dovuta accompagnare nella sua frenetica e interessantissima vita; era proprio lei la incantevole e dolcissima donna che avrebbe desiderato trovare la sera a casa dopo una giornata frenetica; per amarla ma anche per parlare con lei di altre mille e mille interessanti realtà oggettive che circondano i viventi sulla Terra.

("ed infatti ancora oggi entrambi sopra gli 80 anni, con i mille ricordi alla sera ci addormentiamo stringendoci le mani")

Franco dice "Le affinità e l'intesa, c'erano entrambe. Per me fu una "vittoria" averla conquistata. Fra l'altro si chiamava Maria Vittoria, ma io iniziai a chiamarla più solo VITTORIA. E "vittoria" per me lo era e poi lo fu per davvero

Franco dopo alcune domeniche e serate trascorse assieme .......( e altre fotografie, questa volta a casa sua dove lo presentò alla sua famiglia - qui é con la sorellina..... ( la futura cognatina Cecilia, 14 anni più giovane di lei)....
... poi .... qui sotto insieme,
..., iniziarono a dirsi reciprocamente tutto e quindi entrambi a scoprirsi; lui affascinato dal suo interessante mestiere ma anche lei attratta dalla sua spericolata vita e dal suo dinamico lavoro. Dopo un'altro incontro e dopo una bellissima domenica trascorsa in montagna sulle Dolomiti, Franco tornando a casa quella sera stessa aveva capito cosa doveva fare senza avere altre incertezza.
Nel week end successivo, propose una nuova gita in montagna (questa volta alle 3 Cime di Lavaredo !!! )
Dove Franco decise la sua vita, senza tanti giri di parole- Mentre erano a pranzo, gli disse a bruciapelo "io cara Vittoria , voglio fidanzarmi con te, e ti voglio sposare!! subito! Dillo ai tuoi genitori. Domani stesso - se lo desideri anche tu - inizia pure a fare le carte! E se vuoi - subito - sabato prossimo - monti con me in macchina - e ti porto in un famoso Atelier a Milano a comprare il più bel vestito da sposa, i confetti e le bomboniere". (quello che poi avvenne)
Pur sorpresa dalla improvvisa mia dichiarazione, non mi disse NO, anche se un velo di incertezza c'era.
Ma Franco a quel punto - lasciandola di stucco per la tempestività - d'intesa col il cameriere, lui accorse con un vassoio con sopra un gran mazzo di stelle alpine e un astuccio con un anello con un grande diamante;
presa la sua mano Franco gli infilò il "solitario".
Pur molto emozionata sparì l'incertezza
e abbracciandolo con gli occhi lucidi dalla felicità, gli sussurrò...
"sì Franco ...lo desidero anch'io" . Per me fu un altra.... "vittoria" con.... Vittoria.
Tre mesi dopo... Franco ... a pochi passi da casa sua, nella romantica chiesetta di San Valentino, con accanto il più bel parco d'Italia ("Castel Trauttmansdorff ", il famoso castello di Sissi).......
....la condusse all'altare.

Viaggio di nozze in un posto non esotico e festaiolo,
(ma era il medesimo posto dove Franco gli aveva fatto la sua dichiarazione)
cioè al Rifugio Locatelli, con davanti la "Trinità delle Dolomiti",
cioè le famose 3 Cime di Lavaredo e fu una scelta ampiamente condivisa.
Ma giunti al rifugio questa domenica del 20 ottobre era l'ultimo giorno di apertura, non vi erano più clienti.
Chiedendo una camera ci dissero
"spiacenti oggi abbiamo già chiuso e spento anche il riscaldamento".
Ma quando dicemmo che ci eravamo sposati e che quello era il primo giorno di luna di miele
sorrisero tanto tanto e ci dissero,
"ma se volete potreste accomodarvi al vicino Bivacco che é attrezzato
di sacchi a pelo, e dove di certo voi novelli sposi non avete proprio bisogno del riscaldamento"
.
Accettammo subito con entusiasmo.
Poi.... notte d'amore e di abbracci..... sotto le stelle con le 3 Cime a guardare...
ci sembrava di avere già in terra il Nostro Paradiso


Al mattino il risveglio dalla finestra del bivacco, il panorama era proprio un Paradiso
e tutto per noi.... soli soletti



poi il resto della giornata fu stupendo ....



qui sotto il nostro bivacco....

poi ...nella residua licenza matrimoniale - sfruttando un periodo di mie ispezioni nel Sud....
la portai come me facendo prima una sosta a Napoli
poi nel romantico paradiso di SORRENTO.....AMALFI, RAVELLO, CAPRI...

poi a pranzo nella stupenda terrazza della famosa
Villa Rufolo di Ravello....

poi Amalfi .....
e Capri...

I suoi genitori - anche se all'inizio un po' dubbiosi per la tanta chiacchiera che aveva Franco - dopo aver conosciuto il dinamico e vivace sposo, al matrimonio gli fecero un gradito complimento: "noi siamo contenti, e siamo sicuri che con uno come te a nostra figlia non gli mancherà mai il pane".
Non si sbagliarono!
Nel primo anno, come nido d'amore - pur avendo i mezzi - vissero nel suo miniappartamento come due passerottini. Lui spesso era in viaggio in giro per l'Italia, e lei nelle sue assenze, per non dormire sola, quando era possibile, si faceva mettere le notti al Pronto Soccorso. In un anno guadagnavano insieme il costo di un appartamento di 100 mq.
Esattamente un anno dopo, dopo Amalfi, Ravello e Capri e Amalfi, nasceva sua figlia Susanna
A nemmeno 2 anni Susanna iniziai anche a portarla a sciare.....


Nacque 15 mesi dopo anche il figlio Marcello.
Così in appena poco più
di quattro anni,
il Franco bollato dalla "bimba-pupa"
come un "nullafacente"
un "fallito", un "fotografo da marciapiede",
aveva messo su famiglia
con una stupenda donna,
e gli (<< ) erano
nati due bambini
e aveva
già acquistato
non una
ma tre case
di cui una al mare,
una in campagna
con 10 ettari di terreno
e una....
a Vicenza, molto singolare.
- una piccola Villa Palladiana :
"Villa Muzzi".

dove poi, si trasferì con tutta la famiglia.
A Vicenza lui si era messo
a cercare
una abitazione.
Cerca cerca mise gli occhi su
una singolare
"vecchia"
casa diroccata.
Dall'esterno
sembrava
quasi un rudere,
il parco era un bosco
di sterpaglie.
Franco é curioso....



essendo tutta aperta
ci va dentro
ne vede l'architettura,
vede dei bellisimi
mosaici nei pavimenti
i soffitti a volta
con delle
stinte ma belle decorazioni.
A Franco - con le sue letture
gli ricorda qualcosa
sull' architettura del '500;
si informa a destra e sinistra:
e infatti scopre che la costruzione
é una antica e graziosa
Villa Palladiana,
di Vincenzo Scamozzi
....
(1548-1616 - collaboratore e
poi continuatore del Palladio
Lui a finire la Famosa "Rotonda",
e il famoso "Teatro Palladio"
e altri numerosi edifici e Ville Venete)
,
..... che era stata lasciata
nel totale abbandono
durante l'ultima Guerra M.
E pur essendo privata,
di un Conte decaduto e spiantato,
e pur lasciata così alle intemperie,
era sotto la tutela artistica
dell'Ente Ville Venete,
che però non aveva denari per riportarla agli antichi splendori, ne' dava dei contributi per ristrutturarla.


Franco prende una decisone (gli ci volle un bel coraggio!! più di un lancio !!), l'acquista lui (costava poco più di un appartamento medio nuovo); e con i suoi soldi si impegna in prima persona con l'assistenza (perché dovuta) dalle Belle Arti e l'Ente Ville Palladiane
la riporta all'antico splendore e a rivalorizzarla.


Passò solo un anno, con l'opera orgogliosamente compiuta, Franco ne prende possesso
e con la famiglia nel Natale del '70 scende a Vicenza...



.....ci va ad abitare,

Poi ....Poi ... venne tutto il resto!!


Non certo la vita di uno "sfaccendato" e "fallito" come gli aveva detto impropriamente una sua stupida, vanitosa ex "pupa", prima di conoscere Vittoria !!! Semmai questo due aggettivi per Franco sono sempre stati un vero e proprio stimolo per decuplicare la già presente fiducia e tenacia che aveva in corpo, ponderando e relazionando sempre d'attacco senza mai mollare, operando 12-14 ore al giorno. Percorrendo in lungo e in largo tutta la penisola, con visite in 170 città e paesi. E in seguito anche in tutta l'Europa, in 25 Stati.
Lui sapeva benissimo come aveva prima vissuto, operato, agito, arrampicato, tuffato nel cielo. Bastava mantenere quel ritmo e restare intraprendente com'era sua natura. Oltre che dinamico!!

Non era certo stato nè un parassita della società, nè tantomeno un cascamorto di "bimbe". Non era di certo mai stato un perdente, un "fallito" uno "sfaccendato", tutt'altro.
Così invece di rallegrarsi con se stesso, come augurio successivo i due aggettivi se li ripeteva all'infinito, "io fallito??", "io sfaccendato??" e via un'altra sferzata, un altro attacco, un'altra "vetta", un altro "tuffo".
Era o no uno scalatore, un paracadutista, un ex guerriero?
All'inizio dell'anno del suo matrimonio con Vittoria, Franco - come già detto - lui era già ispettore per tutta l'Italia. Iniziò così per 10 anni la frenetica e interessante vita di "globetrotter" sull'intera penisola (altro che "sfaccendato" - 150.000 kilometri all'anno !! In 10 anni 40 giri del Pianeta! - E curioso com'era - visitava anche le 170 cittadine italiane con ognuna la loro storia, le loro genti, i musei, le loro chiese, ecc.
Inoltre dai soggetti che visitavo e che mi intrattenevo, non solo io insegnavo a loro qualcosa, ma ero io che apprendevo da loro esperienze che a mia volta poi mi erano utili ai successivi che visitavo. Da solo non si pensa, sono innazitutto le molte idee e le esperienze degli altri che ci inducano a pensare e poi a fare delle ns. scelte e ad agire in un modo possibilmente migliore.
Spesso nei viaggi, quando soggiornavo per più giorni in una bella località mi portavo dietro moglie e figli ancora adolescenti in giro non solo in Italia ma anche nei 25 Stati Esteri (che vedremo più avanti).
Racconta Franco: "Ma già a Bolzano e Trento con un Camper d'occasione, spesso scendevamo a Venezia, a Verona o nelle Valli Trentine. Ma poi - visto che giravo tutta Italia, come detto, li portavo con me in pensioncine a Firenze, a Roma, a Bologna, a Milano, a Torino, a Orvieto, San Marino, e qualche giorno al Mare e se lavoravo in zona di montagna, dalle parti di Courmaieur, Cortina, e a Bolzano già quando avevano 3-4-5 anni gli insegnavo anche a sciare.

Nè potevano mancare le Alpi di Siusi
dove avevo fatto numerosi lanci col paracadute.

e neppure feci mancare le "mie" Tre Cime di Lavaredo
(dove poi li porterò per i successivi 50 anni, loro e anche i nipoti loro figli - come vedremo in seguito)
Abbiamo detto che Franco è un incontentabile. Ma che si giova anche dell'acculturazione per non sentirsi soltanto un  mercante, ma un realizzatore esistenziale che ha improntato ormai la propria vita al passo veloce e quindi.... cambia e... cresce.
Da Ispettore per organizzare gli altri a organizzatore di se stesso quando fonda la FRANCOMPUTER S.n.C. Primo in Italia (1980) a vendere e per dieci anni a dirci nel suo sempre affollato negozio a voce, o sulla stampa o in TV, cos'erano e a cosa servivano i computer. L'ultimo eccesso in fatto di evoluzione personale. Ma di questo parleremo presto più avanti.
L'inizio fu veramente singolare. Ma lui era Franco !! lo "sfaccendato" il "fallito"!!

Racconta Franco : "Nell'anno '78 , con due figli ancora adolescenti, ci fu la famosa tragedia Moro. Dove poi fu ucciso non solo Moro ma prima nel sequestrarlo anche il suo carissimo amico e Istruttore alla Scuola Sabotatori di Viterbo, il capo scorta di Moro Oreste Leonardi.

L'avevo rivisto pochi mesi e anche poche settimane prima. Come racconto nelle pagine dove QUI lo ricordo >>>>>>>
Moro era sempre più convinto di fare un compromesso storico con apertura a sinistra della DC. Anche se vi era un non tanto velato disaccordo non solo all'interno della DC (Per Zaccagnini che era presente: era un "orrore"!)

N
on era gradito neppure dalle due potenze Usa e Russia. (nella prima Il Time in USA aveva fatto un titolo che suonava come un avvertimento "La minaccia Rossa").
"Leonardi era da qualche tempo molto preoccupato, e quello che mi fece vedere in un film che pochi avevano visto perché tolto subito dalla circolazione pur essendoci attori famosi come Volontè (che impersonava proprio Moro), era una storia agghiacciante. (ma molto molto profetica). Era il film "Todo Modo". Vi si svolgeva un processo di tutti i potenti delle correnti democristiane, riuniti in un convento che si accusavano l'un l'altro di essere troppo autoritari. E uno di questi potenti, che veniva processato era proprio Moro. Fu incolpato della sua troppa influenza (ma forse infastiditi di quei colloqui che aveva con la sinistra). Dopo la requisitoria Moro veniva condannato, messo in ginocchio e ucciso a bruciapelo con una pallottola. ) (qualcosa su questo film lo si accenna su Wikipedia)
"Leonardi non mi nascose che dopo quel film lui era molto preoccupato (perchè la realtà era quella!) fra l'altro aveva richiesto un auto corazzata, ma non gli era stata concessa. E questo era ancora più inquietante.
Quando ci lasciammo -
l'ho già detto all'inizio- io ne ero rimasto sconvolto. Questo perché conoscendolo bene Oreste, non era lui proprio il tipo da impressionarsi. Aveva sempre una calma glaciale, anche quando - lui direttore di lancio - ci dava la pacca sulle spalle prima di buttarci dall'aereo. Trovarmelo ora così abbattuto c'era davvero da preoccuparsi. Non solo lui ma anch'io. Io provai per la prima volta delle preoccupazioni. I politici li avevo conosciuti un po' tutti: in primis Moro presentatomi proprio da Leonardo, e dopo via via anche tutti gli altri.
"Quando poi avvenne il fattaccio, con Leonardo e i suoi 4 colleghi morti, seguii il sequestro in ogni ora del giorno; le polemiche sui giornali, chi voleva salvarlo e chi non accettava nessun scambio con i brigatisti. Quando ritrovarono il suo corpo in via Caetani e assistetti alle tante contrastanti versioni di chi lo aveva ucciso e perché, io non ebbi solo paura ma decisi all'inizo del '79 di troncare il mio lavoro di ispettore".
Racconta ancora Franco : "Ero deciso di prendermi una lunga vacanza. Trovata una isolata bella baita all'Alpe di Siusi (un posto molto familiare, dove avevo fatto tanti lanci col paracadute) ci andai prima da solo (perché i figli andavano ancora a scuola) poi con tutta la famiglia per passarci un po' di tempo. Tra una camminata e qualche salita sul Sassolungo, spaziavo non solo nel grande famigliare paesaggio che avevao davanti ma mi guardavo anche indietro nella vita.
Avevo solo 43 anni: in 10 di questi - come ispettore - avevo girato tutta Italia. Nei precedenti 30 anni partendo già da quando ne avevo 13 di anni avevo fatto di tutto, il temerario rocciatore, il paracadutista, poi l'ispettore. Non potevo certo atrofizzare il cervello, volevo fare altre esperienze, avere stimoli per altre sfide, si rischia altrimenti di diventare apatici, per non dire dementi, e si respira solo per vivere per.... inerzia.
Io ho sempre avuto la stessa scintilla che mi ha sempre spinto a guardare oltre e fare un passo avanti - anche rischiando - non stando seduti in una scrivania che invece per molti è già il loro rilassante punto di arrivo assieme alla poltrona in casa davanti alla TV".
"Qui invece - nella mia Alpe di Siusi - non solo si godeva lo stupendo paesaggio,
ma l'aria fine faceva anche molto bene per alimentare il cervello.
Non esiste luogo di concentrazione come in alta montagna. E di montagne ne ho fatte tante !!
E ve lo dice uno che è stato anche in tutte le città d'Italia e in 25 caotiche capitali europee".
LA NOSTRA BASE

vita spartana per un mese nella piccola baita

mi dilettevo - con chi mi aveva dato in affitto la baita - a fare anche il pecoraio
"Al ritorno da questi montanari silenzi, acquistato un altro camper questa volta con tutti i confort, alla chiusura delle scuole ho caricato i due figli e mia moglie e via per 3 mesi. 100 giorni senza una vera e propria meta. Questa volta..... non nel silenzio alpestre, ma nel turbinio di 25 capitali europee. Imboccato il Brennero, non ho più smesso di andare in su, dalla Germania fino alla Danimarca, poi nel ritorno, Olanda, Belgio, Francia (10 giorni a Parigi) poi Svizzera, Austria, Dalmazia, Jugoslavia, Turchia, Grecia. 5.000 KM. 100 giorni, alla ventura". (le immagini più avanti).
Tornato a casa dopo aver fatto il pieno di Paesi e di Genti e aver assimilato un bagaglio di conoscenze varie, Franco spulcia sui giornali le varie occasioni che si offrivano. O che potevano far venire un idea.

Ma senza patemi d'animo. Con la massima tranquillità. Così calmo e pacifico e senza ansie che Franco non trova di meglio che ritornare alla matita, ai colori e ai suoi pennelli. Ma per un tempo breve, perchè....

 

...... si presentò infine l'occasione. Nel centro di Vicenza sul Corso, Franco acquista una tabaccheria che aveva anche grandi locali e la licenza di cartoleria e giocattoli.

Per stare fermi e vendere solo sali e tabacchi e qualche quaderno? Dopo aver girato mezzo mondo? Dopo aver visto migliaia di negozi? Ma nemmeno per sogno. Passano soli pochi mesi e Franco la tabaccheria la stravolge. Inizia dalla entrata-vetrine, che a sue spese le fa sostituire con una con più visibilità.
In quel periodo si seguiva alla TV e sulla stampa, la grande sfida mondiale scacchistica tra Karpov e Kasparov i due più famosi scacchisti del mondo.
Franco mette in vetrina appesa una grande scacchiera, con le varie mosse in corso nella giornata. Ma dentro anche tante scacchiere. Che si procura andandoci di persona a Volterra per quelle in alabastro o in onice. Quelle artistiche andando a Firenze. A Milano quelle elettroniche. Ne riempie il negozio e l'idea tirava, va alla grande anche perchè si fa tanta pubblicità sulla stampa. Ne vende a centinaia centinaia. Mettendo poi altri giochi intelligenti (Ma-Jong, Backgammon, Monopoli vari, il Meccano, e 20-30 Carte da collezione artistiche, ecc. ecc.) fino al punto che la sua insegna e nella pubblicità diventa "Giochi intelligenti".

Uno era molto molto particolare. In Olanda, a Kinderdick (paese dei mulini a vento) aveva visto dei singolari mulini in un negozio che giravano tramite una cella fotovoltaica con i raggi del sole. Non solo ne acquistai alcuni ma mi feci dire dove ne potevo trovare delle altre celle. Venivano da Hong Kong e tornato in Italia me li feci arrivare per farci altri "giocattoli".
Acquistate queste celle grezze, in pacchettini da 100 e capito il meccanismo iniziò a divertirsi a costruire altri giocattoli. Lo stupore nella gente fu grande. Soprattutto quando iniziò a fare pannelli per ricavarci luce e forza motrice dal SOLE.
Franco credeva molto nel prodotto, nel silicio del fotovoltaico, fino al punto che ci spese soldi e lo pubblicizzò sui giornali, con un titolo accattivante.
Furono soldi buttati via, un fallimento!!! Era troppo in anticipo nei tempi. . .
Da Roma era piombato a Vicenza uno del CNR, si fermò prima alla locale Camera di Commercio, chiedendo "ma è vero che qui a Vicenza si trovano in vendita celle fotovoltaiche?". Gli risposero di sì e gli indicarono la via dove c'era il negozio di "quel matto";fece così una visita a Franco. Le celle lui non le aveva addirittura mai viste nè mai presa in mano una, e rimase incredulo quando Franco gli diede in mano una radiolina che funzionava senza batterie, un mulino a vento che girava all'infinito, e una lampadina accesa, tutto ad energia solare; alla fine Franco le regalò "se li porti a Roma! e li faccia vedere ai suoi "ricercatori" !!!".

Salvo la vendita dei suoi strani giocattoli, la pubblicità non gli rese proprio nulla, nessuno si fece vivo. Il pannello che era in vetrina (< vedi qui, in basso) non incuriosì e non interessò nessuno.
E non è che questa era l'idea di un "fallito" nè di un "visionario" è che Franco era in anticipo sui tempi di.... 30-40 anni !!!!
Alla data del 13 maggio 1982, Franco aveva fatto scrivere nella sua pubblicità
:
"Siamo pronti per impianti di energia elettrica dal sole"
.
Ma era solo Franco pronto, gli altri gli davano del "visionario", "quello lì legge troppa fantascienza", scrisse un giornalista "se fosse vero quello che lui va raccontando, l'ENEL cosa ci sta a fare? si sarebbe già buttata in quella che Franco chiama "Energie Alternative"
Paradossalmente fu proprio l'ENEL ad acquistarne un certo quantitativo per fare alcuni esperimenti nel presentarle nelle scuole (fattura nello storico archivio di Franco)

Solo un mio amico elettricista capì la grande importanza, io gli diedi le prime, poi anche lui si fece arrivare migliaia di celle, ci fece dei pannelli come il mio, e - conosciuto un arabo - con lui andò a piazzarle in Arabia nei deserti . Hanno fatto fortuna!. Da semplice artigiano é poi diventato in Arabia un industriale del fotovoltaico.
(in Italia purtroppo inizieranno solo 30 anni dopo!! - Io ero troppo in anticipo sui tempi!!
Ma era destino che il SILICIO cambiasse la vita di Franco.
Franco spremendosi le meningi per farci uscire nuove idee, andò - dopo pochi mesi - decisamente meglio e alla grande con i COMPUTER. Il primo giunto in Italia.
In tabaccheria aveva un cliente particolare, un professore di Filosofia, autore di vari libri. (uno in particolare su Plotino) Erano anni e anni che Franco si interessava di filosofia; Franco racconta "gli dissi che avevo seguito le conferenze fatte a ricordo della presenza a Recoaro Terme per le cure, di Nietzsche, il mio amato filosofo. Lui non lo sapeva, se l'era persa, ma io mi ero procurato tutte le relazioni della conferenza che lui volle perché desiderava leggerle".
"Fra l'altro gli parlai anche di un mio ex collega a Milano, che pur addetto al grande Computer IBM (allora erano enormi, analogici con i vari transistor) lui - pur essendo un grande matematico (strano a dirsi) - era come me un forte lettore di Nietzsche.
E fu proprio quell'accenno a lui e al Computer che il professore ebbe l'occasione di dirgli che lui aveva un figlio negli Stati Uniti, alla Silicon Valley, e che da poco aveva realizzato il microprocessore a circuito integrato (con il SILICIO !!)
Suo figlio era nientemeno che FEDERICO FAGGIN".
capo progetto Fairchild che realizzò il 4004 della Intel, il primo microprocessore e poi seguirono tutti gli altri microprocessori alla Zilog da lui fondata. E con questi si fecero i primi Computer.
Franco racconta: "Quando lui venne per una breve visita in Italia, il padre me lo presentò, lo incontrai e mi raccontò che in America con la sua invenzione stava decollando l'informatica di consumo. "Il computer da scrivania!!". "Stanno approntando il primo PC 80 alla IBM. Un computer che sta sulla scrivania ma che opera come quelli che occupano una stanza intera.
Ora tante altre industrie si stanno buttando a costruire piccoli computer anche con scopi ludici. Fra questi i Texas
(che erano allora all'avanguardia nella componentistica elettronica - e lo sono ancora oggi).

"Io nei precedenti anni avevo già preso confidenza con un grande IBM 360, ero sempre in relazione con quel capo centro, e dato che io giravo tutta l'Italia, al rientro in sede lui mi voleva sempre accanto, perché avevo tutte quelle informazioni che io mi procuravo e che lui desiderava avere e che poi inseriva nel computer per ricavarne una massa di altri dati. Quel genere di lavoro mi aveva affascinato e la gigantesca macchina pure. Anche se poi - come ricordato sopra - parlavamo di filosofia e di Nietzsche".
"Ora - mi diceva Faggin - negli USA stavano nascendo i personal computer che operavano e avevano capacità quasi quasi come i grandi. Ed ecco l'idea geniale: con il "Computer da scrivania" mi feci arrivare dall'America il primo PERSONAL COMPUTER IBM 80, era un prototipo. Lo misi in bella mostra e in funzione in fondo alla tabaccheria, e tramite la stampa lo pubblicizzai, come una "novità assoluta" e lo era!!! , ma nessuno si interessò.
I grandi (quelli che sanno già tutto) lo snobbavano, mentre per i giovani era un arnese ancora troppo professionale. Conclusione non ne vendetti nemmeno uno; l'IBM italiana questo suo primo PC 1980 non lo fece nemmeno mai arrivare in Italia: quelli in Italia interpellati per eventuali mie vendite mi dicevano "non é ancora il momento per importarli, sarebbe come voler importare libri in una nazione analfabeta".
"Il computer lo usai solo io e mi rimase lì.
Ce l'ho ancora come cimelio !! ". Era già perfino rivoluzionario. Aveva la tastiera senza fili, a infrarosso, e aveva non solo i dischi, ma anche le cartucce da infilarci per memorizzare i propri dati o con dentro programmi già fatti (simili alle chiavette odierne) e perfino cartucce di giochi.
(sappiamo che all'IBM si dovettero fermare con le innovazioni e i tanti brevetti. L'anti Trust americana fu implacabile visto che l'IBM stava monopolizzando l'intero settore tecnologico informatico. Per l'IBM (fra l'altro ci credevano poco al computer da scrivania, abituati ai grandi 360) ci fu una crisi, un arresto, per gli altri invece fu il trampolino di lancio di tutta la produzione in quel settore.
Motivo: quelli dell'IBM
per questo "computer da scrivania", anche se lo si poteva programmare in "linguaggio macchina" (molto difficile da imparare e usare; ci vuole grande pazienza) avevano affidato a uno studente di scrivere un sistema operativo "semplice" e l'acronimo (Beginner's All-purpose Symbolic Instruction Code) é appunto BASIC che significa proprio "Semplice". Così semplice che l'IBM, una volta realizzato, non ebbe l'accortezza di tenerselo per sè, nè di brevettarlo. Ma ci pensò poi lo studente a renderlo sempre più sofisticato fino ad arrivare poi lui a fare il monopolio con quelli che usavano il suo Basic per farci dei programmi. All'inizio lo distribuì gratis a chi stava costruendo computer, e questi creavano molti programmi e giochi proprio con questo sistema operativo. I costruttori potevano così dire che su i loro computer giravano una infinità di programmi (detti impropriamente "compatibili IBM"). A quel punto lo studente Billy Gate migliorò il suo sistema operativo, creò la Microsoft, allestì Window, mise sullo schermo pure lui le "finestre" (lo aveva già fatto l'Apple) e partì per l'incontrastato business. Ma questa volta il suo programma lo mise a pagamento. Diventò un monopolio incontrastato. Prima i programmi che c'erano in giro erano tutti fatti in Basic e molti venditori vendendo i computer il programma lo copiavano per il cliente, ma con il nuovo Window mettendo in giro la Microsoft degli ispettori, la pagarono poi cara, a un mio collega gli costò 20 milioni per aver violato quel Copyright).
"Tornando alla pubblicità vista sopra che avevo fatto io per il mio primo IBM furono soldi sprecati!! - Stavano uscendo i vari Home Computer: Texas, Commodor, Atari, Sega, Sharp; in USA l' Altair 8800 lo vendevano già in scatola di montaggio.
Il mio Computer IBM 80, altro che novità assoluta in Italia!!!", e "sogno di tutti !!!" come dicevo nella mia pubblicità sopra. L'Italia era indietro!!!
Salvo gli Home Computer, che per i giovani fu una vera attrazione, nell'arco di un anno ci fu il boom.
"Ma il mio IBM non fu un acquisto e una fatica sprecata, tutt'altro!!! . Mi servì eccome!! Con il tempo che avevo a disposizione in tabaccheria ebbi - prima di tutti gli altri - tutto il tempo per capire cosa era, cosa poteva fare, e a chi poteva interessare un computer. Ed essendo dentro una tabaccheria molto frequentata, non mi mancavano i curiosi che davano una sbirciata al "matto" chino su quella macchina "infernale" di cui tutti parlavano ma che nessuno conosceva.
Fra i clienti del mio negozio mi capitò un neolaureato uscito dal primo corso di laurea in Scienze dell'Informazione all'Università di Pisa, condotta dal Prof. Alessandro FAEDO; si laurearono in Italia solo 5 e lui di Vicenza era uno di questi primi laureati che iniziò ad approfondire le mie conoscenze. A un certo punto, volevamo assieme aprire un negozio per la vendita di soli computer, ma lui era fissato proprio sul Personal Ibm, cioè sui grandi che non costavano poco, 2-3 milioni. E che nessuno comprava. L'interesse era zero.
Faggin in una nuova visita, raccontandogli la mia delusione e il mio fallimento commerciale sull'IBM, mi disse "lascia stare i computer professionali, in America stanno spopolando gli Home Computer, buttati su questi, vedrai che in breve anche in Italia ci sarà il boom; e punta soprattutto sui giovani!! In America sono migliaia a comprarli e addirittura ci sono i componenti in scatola di montaggio per costruirsi un computer "fai da te", dove poi moltissimi giovani realizzano programmi d'ogni genere. Quelli grandi invece costano molto e dureranno anche poco perchè diventano subito obsoleti. Mentre gli Home costano solo un decimo e i giovani minimo se lo tengono per 2-3 anni. Punta su questi !!, così preparerai i giovani anche per quelli che verranno dopo.".
Racconta ancora Franco: "Cambiai registro e andando controcorrente, come voleva invece il mio Laureato fissato sui Personal, feci quindi arrivare alcuni esemplari di Home Computer TI 99 Texas Instruments, i Commodore, poi qualche Atari con alcuni progranni; dal Giappone il Sega con i tanti giochi; e infine anche l'Amstrad, che aveva già il monitor incorporato. I giovani con questo non avevano più bisogno nell'usare un computer di occupare la TV di casa. (in seguito ne vendetti quasi 1000 e poi altri 5000 quando aperto un negozio tutto mio, gli stessi giovani -ormai abili sulla tastiera - in seguito iniziarono loro ad acquistare i Personal Computer tipo IBM).
Un'altra mia fortuna fu quella che un 20enne figlio di americani giunto con suo padre qui alla Caserma Ederle, conosceva già tutto sui computer, ed oltre a insegnarmi come funzionavano mi traduceva tutti i libretti di istruzioni, che poi io riproducevo in centinaia di copie per i miei clienti.
Altra fortuna, fu quello di incontrare il Prof. Magnifico, uno scienziato dell'elettronica, lui a istituire la Fiera dell'Elettronica a Vicenza, lui a fondare in città l'Istituto Tecnico di Elettronica (dove suo allievo era stato proprio Faggin - che - prima di laurearsi, era già stato assunto da Adriano Olivetti, di Ivrea dove qui venne allestito il primo computer a transistor - poi morto Olivetti, "svenduto"!! il settore elettronico dagli Agnelli & C alla General Elettric in USA, Faggin se ne andò in America alla Intel a inventare il microprocessore e a far decollare l'informatica alla Sylicon Walley, anche con una sua azienda, la Zilog).
Paradossalmente il Prof. Magnifico sapeva tutto sulla componentistica elettronica, lui i primi studi sui comandi all'infrarosso (l'IBM 80 aveva proprio i comandi della tastiera e infrarosso) ma non aveva ancora mai toccato un vero Computer. Gli mandai mia figlia a insegnarglelo, e lui a insegnargli a lei i liguaggi macchina e cos'erano i 64 esagrammi binari e diadici che compongono la tabella della memoria di un computer (che pochi sanno questa tabella fu creata dai cinesi 2000 anni fa VEDI I CHING >>>
Io con questi insegnamenti sui computer ci lavorai notte e giorno per capirci qualcosa, poi li piazzai al centro della tabaccheria, e fra un pacchetto di sigarette e la vendita di un francobollo o di un quaderno, mi divertii a scoprire i segreti e le potenzialità di questi aggeggi; e a farli scoprire a chi era curioso, e che cosa facevano questi computer di cui si sentiva tanto parlare".

E da lì ha inizio la grande "avventura!!". E che avventura !!!!!!! 6000 computer venduti !!! A Banche, Industrie, Istituzioni varie e a grandi personaggi.

Bastava entrare per tanti motivi nella tabaccheria, dove vi erano 3 computer sempre accesi, e si era già formato un Club di appassionati, poi una volta dentro si poteva sbirciare cosa stava facendo Franco sulle tastiere, si poteva avere da lui tante informazione, e se l'interesse c'era, alla fine il curioso, di computer se ne portava uno a casa. (allora costavano molto poco più di 3-400.000 lire).
Molti giovani non sarebbero mai entrati in un asettico negozio di macchine d'ufficio. Ma per il timore di passare da ignoranti anche molti non più giovani e anche professionisti non avrebbero mai varcato la soglia di un negozio tecnologico, si sarebbero sentiti a disagio.
Ma in una tabaccheria no !! ed era molto semplice, bastava entrarci a comprare le sigarette, un francobollo, un quaderno e poi con noncuranza sbirciare in fondo alla tabaccheria dove c'erano 3 computer e un monitor sempre in funzione e con Franco alla tastiera, quasi sempre circondato dai primi curiosi che diventavano oltre che curiosi anche i primi acquirenti e quindi volevano sapere tutti i vari segreti.

Il segreto delle vendite fu proprio questo. Fare avvicinare gli utenti al misterioso oggetto, poi a stregarli ci avrebbe pensato LUI... il Computer stesso. Franco non aveva dubbi. Il computer avrebbe non solo affascinato, ma ben presto avrebbe rivoluzionato il modo di operare e anche..... quello di vivere.
Il modo di fare di Franco andava oltre lo spirito da "venditore"... lui riusciva a trasmettere empatia facendoti sentire come a casa fra amici... insomma quando eri dentro al suo negozio, non eri un semplice curioso o un immediato acquirente. Lui si accalorava quando doveva spiegarti cos'era un computer. E stavano li per ore e ore ad ascoltarlo e a provare.

E gli avventori furono proprio tutti stregati !! Così tanto che il negozio in breve tempo divenne troppo piccolo per contenere ogni giorno e a tutte le ore centinaia di potenziali clienti curiosi e centinaia di clienti effettivi oltre i soci del Club che Franco aveva nel frattempo creato non solo localmente ma in giro per tutta Italia, affamati di programmi.
Quando apri il nuovo negozio (vedi più avanti) stupì anche i suoi amici, pur conoscendo che tipo era Franco. Anche se alcuni andavano dicendo "è matto!!", "crede troppo ai computer", e qualcuno molto cattivo, sulla stampa che parlava sempre di Franco, o che riportava mezze pagine di martellante e accalorate sua pubblicità, scrisse "caro Franco riusciremo a sopravvivere anche senza i suoi computer!".

"Questo qui non aveva capito proprio nulla! Stava perdendo contatto con la realtà, ma il poveretto non lo sapeva".
E a proposito della stampa, Franco riconoscente di tanta pubblicità che riceveva gratis dai tanti articoli che gli dedicavano, dopo aver venduto il suo 200esimo computer decise di affidare al giornale locale e mettere - a loro giudizio - in palio un computer per le scuole, con una specie di concorso. Non fu buttata a caso l'idea perché ne derivava tanta altra pubblicità. E quindi altre vendite. Infatti alla successiva Fiera dell'Elettronica il suo stand era strapieno.
Alla Fiera il successo fu strepitoso. Il suo stand sempre affollato.

che ringraziai in prima pagina- era questa altra mirata pubblicità
Franco racconta: "Qui in Fiera escogitai ciò che avevo visto fare in altre Fiere in giro per l'Italia. Alla biglietteria feci abbinare una scheda numerata che il visitatore avrebbe poi dovuto inbucare in un'urna presso il mio stand, dove poi un intendente della finanza a fine fiera avrebbe estratto a sorte i premi da me messi in palio: un computer, una stampante, una calcolatrice elettronica. Ecco perchè vennero al mio stand 6000 visitatori !!!! Quelli della Fiera non l'avevano mai vista ne mai fatto una iniziativa simile".

Franco racconta ancora "Non avevano capito nulla neppure all'Annona del Comune, che mi mandarono più volte i Vigili minacciando di fare verbali: "Non può vendere i computer in un negozio di giocattoli e di cartoleria, perchè occorre la licenza di Macchine di Ufficio della locale Camera di Commercio. Computer significa computare, fare calcoli, quindi occorre la licenza e minimo 200 mq di negozio". Io rispondevo: "ma quale macchine d'ufficio, in Francia lo chiamano "ordinator", e la maggior parte lo acquista per giocarci. Ma fate il piacere!! Non fate ridere tutta l'Italia e soprattutto in America dove sui computer ci giocano i ragazzini di 10 anni"

"Furono abbastanza comprensivi (anche perchè al figlio dell'assessore dell'Annona gli avevo proprio io venduto un computer) ma anche alla locale Camera di Commercio furono comprensivi, corse ai ripari e stabilì che bastavano anche 50 mq. e una licenza creata a doc nella 14ma tabella. Ma (per la burocrazia!!) bisognava fare il Corso per ottenere quella tabella. Cosa che feci, con il paradosso (questa é la burocrazia!) che ai miei esaminatori ero stato io a vendere il loro primo computer e a tutti loro perfino a insegnarlo, a dire cos'era il computer e così pure ai loro iscritti in una famosa conferenza alla stessa C.C. e alla Fiera dell'Elettronica, 2 ore di spettacolo ripreso dalla Televisione con lo staff di Piero Angela".

"Alla fine, presa la (formale) nuova licenza, acquistai con i primi promettenti proventi (avevo già venduto 375 computer) aprii grande negozio e abbandonai la Tabaccheria.
I tempi erano maturi. Bisognava battere il "ferro caldo".


Per ingrandirsi si presentò l'occasione che Franco non si fece scappare. Difronte al negozio, sul Corso, restaurarono un bel palazzo; e sotto i portici vi era un bel grande negozio, Franco con i proventi già realizzati in così breve tempo, lo acquista, lo arreda di persona all' "americana" e ci trasferisce i suoi computer. Tanti tanti computer !!! E tante sedie !!! Senza alcun impegno, bastava sedersi e "toccare" e "provare" i computer, e lui ti era subito vicino come un "missionario" a dirti come funzionavano, e così...il computer li stregava. Aveva giovani che rimanevano tutto il pomeriggio da Franco a smanettare. E col tempo se ne portavano a casa uno e si misero anche loro a creare qualcosa.
Ormai - e non solo in città - tutti lo conoscevano come "Franco, quello dei computer" e lui colse l'occasione per fondare proprio una S.n.C. con il brand "FRANCOMPUTER"

Quando apre il negozio, Franco sbigottisce i suoi concittadini ed anche la stampa - che gli dedica pagine intere. Nemmeno a Milano o Roma esisteva un negozio simile. Non esistevano negozi di soli computer, li vendevano fino allora - con supponenza - i grandi i negozi di macchine d'ufficio (ecco il perché dell'Annona) oppure gli Home (tipo Vic 20) quelli di elettrodomestici. Ma nessuno li spiegava. Si limitavano a dire come si faceva ad accenderlo e poi di seguire le istruzioni. Che spesso erano solo in inglese.

Nel nuovo negozio, dopo averlo personalmente allestito con alle pareti gigantografia di New York, Franco stupisce, e senza badare a spese, piazza tanti computer su 10 scrivanie in modo da far smanettare i clienti, soprattutto i giovani. Franco aveva capito che bastava solo farglielo toccare e a stregarli ci avrebbe pensato LUI "il computer".
Fu un sistema infallibile. Ne usai 10, ma ne vendetti poi una montagna.

Infatti furono proprio i giovani i primi ad acquistarli, e cosa molto importante furono loro i primi sponsor - con il passa parola - della ormai nata S.n.C. Francomputer, che divenne anche il procacciatore di programmi, di listati, di periferiche, di giochi.
Di computer Franco - a fine anni Ottanta - ne venderà 6000. Di stampanti alcune migliaia. Di Programmi una vera montagna!! (a fine attività saranno 40.000)
Aveva due telefoni che scottavano per le intere 24 ore; con i 6000 computer già a casa dei clienti, questi o di giorno o di notte appena avevano un problema (avevo detto loro quando avete un problema telefonatimi a qualsiasi ora) e loro si attaccavano al telefono anche alle tre di notte "mi si è bloccato tutto, cosa devo fare ho paura di perdere il programma che sto facendo".
Spesso erano delle banalità, ma le tante banali inezie erano allora la normalità per gli smanettatori a digiuno di tutto.
Perfino un venditore di Milano, mi piombò in negozio con dei computer che non funzionavano, e ne avevano acquistati un migliaio. Il problema era che giunti in aereo-cargo, questo con le vibrazioni aveva distaccato il microprocessore dalla base. Conoscevo già il problema, e quando li aprii e con un colpetto li feci tornare al loro posto funzioanti, non credevano ai loro occhi "abbiamo fatto 250 km per un colpetto di un martelletto!"

Per mantenere i contatti con così tanti clienti per dare assistenza, proporre delle novità, le innumerevoli periferiche, vendere i tanti programmi di ogni genere dai giochi alle utility, cosa fare?


A Franco non gli bastava più avere il Club epistolare che aveva fondato (che diventeranno poi circa 12.000 soci - di ogni genere: professionisti, politici, manager, dirigenti ecc. ecc. sparsi per l'Italia). Avere così tanti soci era del resto una grossa e una ottima opportunità - per fare altro - per ricavarci altri introiti. Quindi...

Ed ecco allora un'altra fantastica idea. Franco abbiamo detto all'inizio era nato dentro un tipografia. Ed allora cosa ti fa?
Nel 1983 in Italia non esisteva nessuna rivista di computer, così a redigerla a confezionarla e addirittura a stamparla con i suoi stessi computer è Franco stesso, ogni mese, 80/100 pagine, con dentro i segreti, le notizie varie e i listati di interessanti programmi che si procurava in giro per il mondo o dagli stessi volenterosi pionieristici clienti.
Ogni mese con l'invio di una circolare a tutti i clienti e soci sparsi per l'Italia, Franco li avvisava dell'uscita del nuovo numero della rivista, elencava i contenuti, spiegava alcuni segreti, inseriva alcuni programmi listati, poi anticipava -descrivendoli- i giochi o le periferiche che erano disponibili in negozio. (ebbe l'idea di interpellare la Epson, dicendo che il club aveva 12.000 potenziali clienti e 3000 computer già venduti. Spuntò un prezzo ultra bassissimo di una stampante: così ai suoi soci tramite la sua rivista, di stampanti Franco ne vendette in un paio di settimane quasi 1000).
Insomma quasi tutti rispondevano, ordinando la rivista e mille altre cose che in giro non si trovavano. Sua moglie Vittoria ogni giorno spediva attraverso le Poste 50 pacchi e pacchettini.
E cosa singolare, molti gli inviavano poi i loro lavori, di ogni genere, che per altri utenti erano delle nuove scoperte delle potenzialità delle macchine e che cosa queste erano capaci di fare !!! Ed erano già programmi per Geometri, Ingegneri, Commercialisti ecc. ecc.
Ebbe così tanta fortuna la rivista fatta in quel modo, che Franco ne allestì una per ogni più diffuso computer: Texas, Sharp, Sega, Amstrad, Atari e via via anche i programmi per vari i Personal Computer, che allora si chiamavano "compatibili Ibm")
( qui sotto le due ultime e quella precedente del Texas TI-99, la prima ancora molto spartana).
Oggi quelle riviste sono diventate dei veri e propri cimeli dei più popolari computer degli anni '80.
In rete qualcuno oggi ha digitalizzato pagina su pagina quelle riviste, come se fossero dei papiri egizi dell'antichità.
E infatti, ultimamente sono entrate nel grande Museo dell'informatica a Torino - Con "le Storie di Uomini e Macchine".
MUPIN
http://mupin-to.blogspot.it/ > > > > > > > >
Museo creato dal dinamico Carlo Randone - che guarda caso - era lo stesso che nei primi anni '80 un socio (ragazzino) di Torino; Franco gli aveva venduto - lui ancora ragazzo - prima uno, poi via via altri due computer, e lui aveva realizzato moltissimi programmi. Aveva poi iniziato a camminare così veloce, che pochi anni dopo - laureatosi - é diventato poi un grosso dirigente italiano della IBM e insegna computer e informatica ai politecnici.
Un altro "antico" socio (Ciro Barile di Roma) le riviste le ha addirittura digitalizzate pagina dietro pagina e messe sia in rete che sullo smarphone. A vederle Franco si é perfino commosso.
http://www.ti99iuc.it/web/_upload/image/Francomputer/sfogliabile1/index.html > > > > > > >

Commosso perché soprattutto a rileggere quelle righe dove lui ogni mese presentava la rivista, dopo aver visto dove oggi siamo arrivati con l'informatica, Franco si é sentito un "profeta". Aveva visto molto molto molto lontano!! Non così le scuole e peggio ancora gli addetti alle istituzioni. La Regione Veneto e i Commercianti locali, emanarono un bando - con contributi a fondo perduto consistenti - per tutti coloro che volevano iniziare una attività imprenditoriale innovativa e tecnologica. (!!??)
Francomputer vi partecipò. Ne scelsero 100. Ma Franco risultò tra gli esclusi. Meglio di lui c'erano alcuni che mettevano in piedi una banale sede casalinga per insegnare.... la lingua Inglese o come si cucina il baccalà. Nei prescelti c'era in prima fila il proprietario di un negozio di elettrodomestici che vendeva i computer tra un tostapane e un frullatore dove al massimo il commesso diceva come si accendevano. (E quel proprietario - a cui andarono i contributi - era dentro nel Consiglio dell'Associazione dei Commercianti e Consigliere in Regione . Capito!!!!!??).
Queste erano dunque per i decisionisti regionali una "attività imprenditoriale innovativa"!!. Da vergognarsi!!
La stessa Regione anni dopo ha poi fatto un sito per promuovere il turismo in Veneto. E' costato centinaia di migliaia di Euro, e il risultato un clamoroso flop. Poche migliaia di visite al mese, nemmeno 500.000 all'anno, quando Storiologia e Cronologia arrivò a contarne di visite quasi 500.000 al giorno, con un totale fino ad oggi di oltre due Miliardi di visite !!! (senza contributi !!! e nemmeno una pubblicità).
Quanta lungimiranza!! Che considerazione!! Quando invece Franco era già su pagine intere dei giornali, nelle trasmissioni TV, teneva conferenze alla Camera di Commercio, nelle scuole. Oltre alle migliaia di persone a curiosare nel suo più che "innovativo" punto vendita, che - per la Regione Veneta - non era - su 100 altre prescelte - abbastanza una "attività imprenditoriale innovativa".
Con le riviste che stampava,
anche senza accanto la lungimirante "Regione Veneta" ,
Vicenza diventò il baricentro degli appassionati di computer.
Il Club all'inizio contava 3000 iscritti, dopo pochi mesi erano diventati 12.000
Se vuoi leggere l'intera pagina della Stampa, che ovviamente quelli della Regione non leggevano...
vedi qui l'ingrandimento con il testo >>>>
Riallacciandomi a quanto detto sopra Franco poi, non stampò solo riviste, ma anche 180 manuali tecnici o libri-istruzione dei programmi. Si procurava gli originali in giro per il mondo, poi senza badare a spese li faceva tradurre (che spesso erano gli stessi suoi clienti) e poi via distribuiti in centinaia e migliaia di esemplari in giro per l'Italia.
Fu invitato alla trasmissione televisiva di due ore dello staff di Piero Angela, alla Fiera di Vicenza, in onore del suo amico, il padre del microprocessore Federico Faggin. E lui Franco Gonzato fu presentato come un "imprenditore tracciante", delle "innovazioni tecnologiche" visto che quel giorno, presente il ministro della Ricerca Scientifica Granelli, Franco (fiancheggiato da Faggin) presentò al mondo imprenditoriale, e illustrò a loro "cosa erano e.... cosa avrebbero fatto" in pochissimo tempo i computer che lui da vero pioniere già usava e vendeva (più di uno al giorno) ai primi coraggiosi ed entusiasti giovani utilizzatori in mezzo ai tanti matusa "colti" come quelli della Regione Veneta.

Il ministro Granelli in quell'ambiente fece una scontata domanda a Franco "lei che è un pioniere e li utilizza cosa ci riserva il futuro dei computer?", Franco nel rispondere seminò il gelo in platea: "futuro? ma quale futuro, io non so cosa succederà domani mattina, quando mi arriverà dalla California un nuovo computer
(allora 5 milioni di lire il costo) che può gestire in memoria un Data Base di oltre 20 milioni di nominativi e permettere poi con un altro Data Base dei controlli incrociati. Provate a pensare un computer simile in dotazione all'Ufficio delle Imposte! Sarebbero dolori per gli evasori !! "

Pochi mesi prima, sconcertato da alcune notizie di stampa, Franco intervenne con una lettera al Direttore di un giornale. E la lettera fece molto rumore. Arrivò perfino sui banchi del Parlamento con una interrogazione per far togliere il famigerato 34% di Iva che si voleva mettere sui computer, considerato un oggetto voluttuario, di lusso. Franco aveva scritto a chiare lettere "Non bisogna temere l'avvento del Computer". " E il Computer non è affatto un bene di lusso !!!" - "aggiornatevi!!" - "Prima o poi il computer entrerà e verrà usato anche alla prima elementare" (questo lo vedremo solo nel 2020 in occasione della pandemia)
"A rileggere questa lettera, sembra che io ero in anticipo sui tempi e che viaggiavo di molto in anticipo sul futuro.
Inoltre qualcuno scoprì (sul giornale sottostante e poi incontrando Franco al suo negozio) che avevamo in California alla Silicon Walley, Federico Faggin, degno di un Nobel ma poco conosciuto in Italia; e la serata sopra alla Fiera fu fatta proprio in suo onore dopo aver scoperto Vicenza e l'Italia, che avevamo uno scienziato che era più famoso in America che non in Italia".
Quelli delle Regione Veneta erano invece ancora all'età del pallottoriere.

( leggi l'intera lettera > >
Ma ancora più avveniristica fu quest'altra lettera, da Franco inviata al Giornale,
quando bocciarono sua figlia Susanna alla terza media,
mentre lei a 13 anni già viaggiava sui miei computer a tutto spiano, ma non così i suoi insegnanti.
Anche questa lunga lettera fece molto rumore. Anche nelle alte sfere.
E colmo dei colmi, a 14 anni (Franco dopo averla assunta in negozio), Susanna
a 16 anni già insegnava (paradossalemente) ai professori che venivano in negozio.
La lettera la troviamo QUI >>>
A 16 anni era già sui giornali!! Era diventata la Madrina della
Fiera dell'Elettronica a Vicenza.
A 18 anni una esperta di computer !!!
Quando mi chiesero a Torino dei computer e di inviargli anche un tecnico,
quando si videro arrivare mia figlia, un po' delusi chiesero: ma il tecnico dov'é?
Ma quando mia figlia si mise sulle tastiere, si ricredettero.
E così anche quando andò alla sede dell' IBM a Segrate
che volevano conoscere le sue competenze in materia;
sulla tastiera li sbalordì, tanto più che vi era il nuovo AS 400
quello per le grandi industrie.

Così a 20 anni diventò consulente della IBM e libera professionista
proprio per i nuovi AS 400. Guadagnava 500.000 lire al giorno!

Franco, fu poi in seguito (alla faccia della Regione Veneta) invitato dalla Camera di Commercio di Vicenza spiegò agli industriali e commercianti con la massima semplicità cos'erano e cosa facevano i computer. Questo gli valeva che i giorni seguenti il suo negozio era presa d'assalto. (in uno storico giorno, ne vendette 52 di computer !! Con un incasso di 70 milioni). Vicenza divenne una delle città più informatizzate d'Italia. (alla faccia della Regione Veneta). Con perfino la scuola in ritardo a guardare. Anzi molti nemmeno a guardare. Salvo qualche raro professore, ma di sua propria iniziativa, cui spesso Franco regalava alcuni programmi, e a uno - a un insegnante di matematica - che veniva quasi ogni giorno con passione a smanettare - Franco gli regalò persino un computer intero. (era questo un simpatico modo per ricevere poi da lui come gratitudine degli ottimi suoi programmi, oppure per insegnare a me e soprattutto a mia figlia Susanna l'alta matematica, e che cos'era la logica boleana, così tanto necessaria alla programmazione).

Sempre alla faccia della lungimirante Regione Veneta, la notorietà della Francomputer raggiunse altre province. Milano in particolare. Ed erano così tanti i milanesi soci del Club (e anche negozianti che calavano su Vicenza per rifornirsi da lui di programmi) che piombavano quasi ogni giorno al negozio, che alla fine Franco decise di aprire una succursale in piazza Duomo a Milano, nel mezzanino del Metrò....davanti alla Rinascente ...dove passano tutti i milanesi. Fu un altro - scontato - strepitoso successo!! Ma Franco dice "fu una bella e grande mia soddisfazione per il quasi mio analfabetismo scolastico. Io che insegnavo a ingegneri e professori di università !! A Milano !!! ". (alla faccia della Regione Veneta)

Poi venne Roma e - visto i tanti soci siciliani del "Francomputer Club che mi scrivevano, tutti amanti del computer - apriii anche Palermo.
Sull'avvento del MODEM qui sorvoliamo in fretta. A Franco a parlarne gli viene ancora oggi da piangere. Franco, ricevuto dall'America il primo accoppiatore acustico (si collegava alla cornetta del telefono) fece in pubblico il suo primo estemporaneo primo esperimento.
Inviato un amico in montagna alle Dolomiti Vicentine, con un modem fonico e un computer, lo fece collegare a distanza col computerr del negozio, ed entrambi colloquiavano. ("Era . dice - un po' l'espediente fatto da Marconi inventando la Radio - ma io non avevo inventato proprio nulla, avevo semplicemente applicato ciò che c'era già in giro in America"). Quel giorno non riuscii a contare quanti erano in negozio perchè molti - giornalisti, professionisti - erano in strada per assistere all'esperimento. Che non era tale ma era la tecnologia applicata già esistente; è che solo in Italia eravamo indietro.
"Poi ripetei l'esperimento presso la sede di una grande Banca italiana (La Cattolica, la futura Intesa) che sembrava interessata a questa novità tecnologica. Filò tutto liscio, banca e filiali colloquiavano perfettamente tramite computer questa volta commutandomi al modem-telefono. Eppure, l'A.D. della banca presente all'esperimento, non fu per nulla convinto "va bene sì, ma "la cosa" qui in banca non avrà futuro, la riservatezza delle operazioni bancarie non possono passare attraverso un banale doppino telefonico".
Che lungimiranza!! Nel 1986 eravamo ancora in pieno medioevo tecnologico! Quel dirigente liquidava il futuro avvento della trasmissione digitale come..... "la cosa"!!! .
"Ma non era il solo; dire che si poteva utilizzare il banalissimo doppino telefonico per creare quella che sarà poi internet, era per molti (tecnici compresi) una barzelletta. Una barzelletta - secondo loro - che circolava già da due anni.
"L'ottusità tecnologica nelle menti eccelse dei nostri (patetici e vecchi) governanti- amministratori e dirigenti di grandi imprese la troviamo già nel 1984, quando ancora una volta dimostrarono di non capire e di non sapere utilizzare con efficacia i mezzi "innovativi tecnologici" che avevamo già a portata di mano.
Infatti Stet, Sip, Cset e Ministero delle Poste
(in quest'ultima a suo tempo anche a Marconi gli risero in faccia), parteciparono a un seminario di Telecomunicazioni tenutosi a Como; assistettero con la ISS di Firenze e la Centrale di Turro a Milano agli esperimenti (i primi al mondo) che fecero i bravissimi tecnici scienziati (allora i migliori al mondo) della Italtel; poi, senza averci capito un bel nulla, (come quelli della Regione Veneta) quella bella gente presente dicendo che era tutta roba da fantascienza, se ne tornarono tutti a casa. Finì lì.
"E sapete cosa fu presentato quel giorno? L'ISDN, la trasmissione digitale, una centrale di commutazione fonia-telefonia e dati digitalizzati, indi la progettazione e la pianificazione della comunicazione ad alta velocità. (per farla breve era la odierna trasmissione che poi andò a creare e rese possibile Internet !!)
Se qualcuno vuole documentarsi su tutta la dimostrazione fatta quel famoso (nero) giorno, la relazione, il progetto, e l'invito ai politici e industriali di interessarsi a questa tecnologia rivoluzionaria, apparve (intanto erano passati altri due anni) sulla rivista telematica "Trasmissioni Dati e Comunicazione" nell'Ottobre 1987, sul numero 30. Un numero storico, da conservare in bacheca, in bella vista nel museo degli (o)errori politici.
Franco ancora oggi ha su una scrivania i due (orrendi) storici oggetti che avrebbero potuto conquistare il mondo, in anticipo di quasi 30 anni. !!!!!! Dice Franco "a pensarci mi viene da piangere dalla rabbia".
Con degli amici universitari di Padova, Franco si dilettava con questo Modem a banda fonica (con max 1200 Baud rate) a inviare e ricevere messaggi. L'avevano chiamato Bollettin Board, ed era non solo l'INTERNET di oggi ma anche una specie di FACEBOOK di oggi. Sullo schermo erano simili a "cartoline postali" che si "spedivano" e "ricevevano" gli smanettatori.
Purtroppo c'era l'ottusità delle menti eccelse. Che come di solito sono i politici, i governanti, gli amministratori. Che di solito parlano a vanvera di telecomunicazioni e non sanno nemmeno come funziona una radio a galena. I politici non sono mai lungimiranti,
Del resto ricordiamoci di Marconi e di Faggin, il primo per brevettare la radio dovette andare in Inghilterra, il secondo
(era alla Olivetti) dovette andare negli USA a inventare il Microprocessore alla Intel. (è noto che gli Agnelli non volevano un decollo né della Olivetti, nè dell'informatica in Italia. L'industria doveva essere solo una, la Fiat).
Ecco qui sotto il "mostro", ancora oggi avveniristico. (lo conservo ancora, più di un gioiello). Era stato creato a Vicenza, utilizzato per le piattaforme marine dell'Agip, dove la sera passavano sopra con un elicottero raccogliendo via fonia i dati della giornata.


Il tecnico di telecomunicazione (!!) con il quale Franco aveva illustrato il progetto "social" , era molto scettico "va bene per lo scambio in fonia di qualche messaggino tra amici, come fanno da tempo già i radioamatori, ma per farlo diventare di massa con il computer ci vorrebbero delle antenne ripetitrici ogni 4-6 km, quindi migliaia e migliaia di antenne-celle su tutto il territorio, oltre che grandi e potenti antenne sulle città, capisci Franco che è una cosa improponibile ??!!"
E' semplicemente irrealizzabile !!!


Così "improponibile" che oggi - dopo 30 anni - vediamo le antenne e le "celle" in ogni angolo.
Lungimirante lo era invece un anziano 70enne, un certo Leopoldo. Un anonimo cliente come i tanti del Club di Francomputer, che abitava a Roma, che spesso presentandosi solo e sempre come "ciao sono Leopoldo" telefonava per sapere le ultime novità sui computer e sui programmi. Appreso dalla rivista che Franco aveva il "Modem", cosa faceva e come si usava, e che a Roma non esisteva ancora, un bel giorno telefona a Franco: "Sono Leopoldo, guarda che parto da Roma e vengo a prendermi il Modem, vengo di persona così me lo spieghi ben bene". Due giorni dopo due macchine della Polizia scortavano un auto blu che si fermò davanti al negozio: entrò il personaggio "Ciao Franco, sono Leopoldo da Roma, sono venuto a prendermi il Modem". L'anonimo Leopoldo era il Presidente della Corte Costituzionale! Pochi giorni dopo, l'arzillo - ma già tecnologico - signore (non come quelli della Banca, ancora fermi) telefonò "lo sai che non mi muovo nemmeno più da casa, col tuo modem e con il computer faccio tutto in pantofole".
A un famoso giornale, fu Franco a far scoprire e poi a vendere a un pioneristico giornalista redattore il suo primo computer con un modem incorporato. Singolare fu che questo redattore (Galla) scriveva per il giornale articoli umanistici!! (arte, musica, teatro), non articoli scientifici. Un paio d'anni dopo al suo giornale lui diventò il più esperto in informatica. E ovviamente da quel momento erano perennemente in contatto - redazione e tipografia - proprio tramite il modem di un computer.
Così anche un certo Ugo: scriveva a Franco "ti invio duecentomila lire, ma se non bastano fammelo sapere; inviami tutto quello che hai e che trovi, qui sui computer siamo tutti nella piena ignoranza". L'anonimo Ugo era nientemeno che il Presidente della RAI, Ugo Zatterin assieme a Claudio Lavazza. (lettere nello storico archivio di Franco - VEDI > > > > ).
Così anche un certo ingegnere giunto da Cracovia, la città di Wojtyla. Scese da Roma a Vicenza e rimase un paio di giorni da Franco. Volle sapere ogni cosa, "tutto", oltre che conoscere e addestrarsi per un paio di giorni sui computer; alla fine si portò via un po' di tutto, compresi due computer completi. Solo nel compilare la fattura per l'invio tramite Valigia Diplomatica per il... Vaticano e la Polonia, Franco scoprì che l'aveva mandato Papa Wojtyla in persona, molto interessato ai computer.
(fattura nello storico archivio di Franco)


E ancora Medioevo era quando in una famosa Fiera dell'Elettronica (ovviamente assenti quelli della Regione Veneta) nel suo stand (sempre preso d'assalto), a uno dei sui Computer, un Texas, Franco lo fece parlare con un sintetizzatore simulatore vocale appena arrivato dagli Usa. Piombarono nel suo stand incuriositi quelli della RAI, e alla sera al Telegiornale, fui il prescelto degli standisti quando accennarono alla grande novità, il computer di Franco con una voce ancora metallica salutava gli spettatori dal teleschermo: "Io sono il computer che parla, qui dalla Fiera dell'Elettronica saluto tutti i telespettatori della Radio Televisione Italiana".
Ancora Medioevo, quando Franco collegando al computer una banale telecamera da portone (allora erano a immagini fisse e sequenziali), oltre che a riprodurre le immagini sul monitor, le stampava. Erano le prime prove pionieristiche del nostro più moderno scanner di oggi. Franco inquadrava il cliente con la fotocamera digitale e subito dopo sia dal video come dalla stampante veniva fuori il suo ritratto. Per molti sembrava un miracolo. Era il digitale! ma molti (anche se colti) non sapevano né capivano cos'era il digitale.
Era ancora Medioevo quando da Franco i primi Computer Atari, diedero l'avvio alla musica anche qui riprodotta in forma digitale, utilizzando il computer come sequencer, con vari software e interfacce MIDI. Un famoso pianista che stava tenendo un concerto al Teatro di Vicenza, passando per caso sul corso davanti all'affollato negozio di Franco, incuriosito dalla miriade di suoni di pianoforte che ne uscivano, entrò a curiosare, stupito poi volle anche lui provare qualche tasto della tastiera musicale collegata al computer e rimase sconcertato.
Suonando una sua improvvisazione sulla tastiera, la stessa veniva eseguita e appariva istantaneamente sul monitor con il rigo musicale completo di note; poi con la tastiera modificando due/tre parametri la si poteva riascoltare con un'altra cadenza, con un'altro tono, perfino con altri 16 vari strumenti, riproducendo le variazioni in mille modi diversi. Infine scegliendo un qualsiasi pezzo che era stato via via memorizzato, lo stesso pezzo sempre con le note sul rigo musicale veniva subito riprodotto su un foglio bianco da una stampante. Il pianista era sconcertato: "metà della mia vita l'ho impiegata per ricopiare con la penna sulla carta pentagrammata le note che suonavo. Tutto tempo perso e sprecato".
Ma anche nella musica leggera ci furono dei veri pionieri: Franco vendette un Atari a un ancora quasi sconosciuto Zucchero ma già attento alla tecnologia. (Sua madre quando andai a consegnarlo di persona in Versilia, imprecò: "ancora dei marchingegni!!! ma basta!! basta!! Quanti soldi spende mio figlio!!"). Poi ai Pooh, ai Mattia Bazar e in seguito a tanti tanti altri.
Medioevo tecnologico quando Franco spiegava cosa facevano e per che cosa erano utili i computer. I piu' grandi ostacoli li ha trovati in quelli che avevano proprio una cultura accademica, che era ormai cristallizzata. Gli ridevano in faccia architetti e ingegneri quando presentava loro un CAD; gli facevano vedere in aria e con aria di sfida la matita, quella che secondo loro non sarebbe mai tramontata per disegnare un progetto. Così anche un famoso notaio, al figlio gli avevo venduto un computer, vista la potenzailità lui voleva anticipare i tempi. Acquistò due computer per il suo studio. Un mese dopo pregò Franco di riprenderli indietro "mi dispiace, ma le mie impiegate sono negate per il computer, preferiscono la macchina da scrivere". (come scriveva Montanelli "Ho la mia Lettera 22 e mi basta questa")
Oggi invece quel Notaio possiede 10-12 computer, ed è il più richiesto notaio della provincia di Vicenza. Barone di nome e di fatto.
E probabilmente i computer li hanno oggi anche quelli della Regione Veneta !!!! Hanno forse scoperto (in ritardo) la "innovazione tecnologica" ..."la telecomunicazione!!!", e oggi sanno pure loro cosa fa un computer.

Ma il piu' grande ostacolo fu nelle scuole di ogni grado, dove Franco andava per illustrare anche a loro cos'era il computer. L'iniziativa era stata del Prof. Magnifico, io misi a disposizione i computer e mia figlia; ma fummo semplicemente compatiti quando dopo una dimostrazione di Susanna 17enne (proprio lei "bocciata in 3a media") che viaggiava veloce sui tasti più del padre Franco) con supponenza e per nulla interessati, affermarono....
"Si puo' vivere e sopravvivere anche senza quel giocattolo, del tutto inutile al nostro sapere e alla nostra didattica logico verbale; con quella figurativa (del computer) ci si potranno fare al massimo solo i giochi, e forse, passata la moda, neppure più quelli!".


Che lungimiranza!! (ed era una scuola Magistrale, cioè quelli che "preparavano" per l'anno 2000 i futuri insegnant).
E' invece passata di moda quella scuola, non il computer !!! (oggi anni 2020 le lezioni agli alunni a casa, si fanno con il computer - con la "Didattica a Distanza" perfino nelle elementari. (ma per molti non ci sono i collegamenti).
ANNO 2020, APPRENDO CHE IN UNA SCUOLA (alla Mattei di Rho (MI) SI INSEGNA ANCHE LA LINGUA DELLA PROGRAMMAZIONE DEL COMPUTER NELLE 3 PRIME E NELLE SECONDE ELEMENTARI. PIU' NIENTE LIBRI MA SOLO COMPUTER OGNUNO CON IL SUO. SONO PASSATI DA ALLORA 35 ANNI !!!!!!!


E non erano i soli gli scettici! . Basterebbe leggere gli interventi dei migliori giornalisti sui giornali dei primi anni '80 e '90, che ignoravano del tutto i computer. (uno di questi abbiamo già detto era Montanelli "I Computer? non so cosa siano, nè voglio saperlo; io ho la mia Olivetti Lettera 22". Gli mancava di dire che era un nostalgico dell'inchiostro e della penna d'oca. E così anche Bocca "il computer? sì l'ho provato, ma fatemi scendere!").
E così anche un giovane Mentana dal TG5; nel '90 - essendoci una crisi nelle vendite e un calo di fatturato nelle aziende dedicate all'informatica - se ne venne fuori affermando che "si era sgonfiata la bolla dei tanti miracolistici computer".
Un giornalista in TV che interviene in questo modo (quasi irridendo i computer) non fa bene a un Paese che sta appena svegliandosi e avviandosi a una nuova tecnologia, paradossalmente proprio nella stessa informazione. (se non avesse ora il computer e i vari "miracolistici" telefonini cosa farebbe oggi Mentana? userrebbe ancora la penna d'oca?).

Putroppo quella "passeggera crisi" c'era, era vera, e lui in TV gli diede il colpo mortale, che colpì anche me - con l'ignoranza persistente e inossidabile - erano finiti i giorni d'oro, inoltre i fornitori davano più soltanto un misero 6-8% di utile, quando all'inizio - fortuna mia - offrivano il 45-50%. E allora decisi di chiudere il negozio (acquistarlo non interessava più nessuno - Mentana aveva "parlato") Misi in vendita il negozio, ma nessuno era interessato. Alla fine consegnai quella mia licenza tanto sofferta in Comune e mi ritirai nella mia villa in campagna - fatta costruire e allestita con due grandi saloni da 100 mq - con i figli a fare solo più programmi, che rendevano il 200-400 %.
A Franco gli tornavano a mente ciò che scrivevano all'inizio del '900 i redattori di materie scientifiche. Sulla stampa, Marconi fu da loro ridicolizzato per la sua invenzione. La Radio fu subito bollata da tutti i “colti” intellettuali: "...è utile solo agli imbecilli senza una cultura". Dalla borghesia (colta) e dagli intellettuali (colti) fu rifiutata in blocco. "musica dalla radio? Ma volete scherzare? E' da plebei. Noi abbiamo l'intelligenza e una cultura, che ci permette di scoprire - cosa non possibile alla plebe - il fascino e il piacere di un concerto. Se non è dal vivo non è un concerto!".
( Sembra la frase letta sopra delle insegnanti)

Poi più tardi, la stessa televisione fu dichiarata senza futuro dagli stessi redattori "scientifici" e dai borghesi, perché adatta solo per gli ebeti plebei "tutti seduti a guardare quella scatola, quando il mondo fuori corre, viaggia, vola, si diverte, fa viaggi, sport, ha i circoli di golf, di tennis, il club dell'auto, della boxe, della vela, del calcio, la mondanità. Ma si può essere così' stupidi? La Televisione? Si forse utile ai paranoici, ai visionari, ai poveri di spirito, ai vecchietti delle case di riposo, a coloro che vivono fuori dalla realtà del mondo. Poveretti! La nostra realtà invece è il dinamismo del nostro secolo, non quella fittizia e prolissa che è dentro quel bussolotto." ( Sembra ancora la frase letta sopra delle insegnanti)
Dopo ci sedemmo tutti.
Ma questo è sempre accaduto, nell'arte, nella musica, nella letteratura, nella scienza, o nei prodotti più banali. C'e' nel colto sempre il rifiuto viscerale; è sempre estremamente supponente, perfino sprezzante nel dare un giudizio sulle novità. Solo lui crede di avere il "metro della valutazione culturale" tramite il suo scrigno di sapere che lui crede infinito e universale, e anche se vede una vaga utilità nella nuove realizzazioni, afferma subito con la sua dialettica che sono fuori dai canoni universali, che lui (e solo lui - con quel poco sapere scolastico) crede già messi a punto e quindi definitivi in eterno.
Questi "dotti" hanno mezzo chiletto di sapere e sono convinti di sapere tutto e di essere più sapienti di un pastore di capre.
Ma il motivo è sempre uno, il colto non vuole mai rimettere in discussione le sue conoscenze. Lo "stupido" invece... (coraggioso, avventato, o perchè solo 15-18enne - e furono proprio questi , senza porsi tante domande, a far decollare i computer) .... non ha questi problemi, vive il suo tempo, acquista il "nuovo" , e da' il primo colpo al volano con una sua - per quanto banale - nuova idea, é sempre lui a far iniziare il mercato, a incentivarlo, lo fa sviluppare, ne incrementa le potenzialità facendosi beffa dei sapientoni.
Ma è così anche nella moda, solo un bizzarro che irresponsabilmente non teme critiche si mette l'orribile vestito creato da uno stilista "creativo” e “bizzarro" quanto lui, che puo' contare solo su questi "ribelli", non su quelli che hanno già codificato un costume, un canone, dei parametri estetici (scaturiti - dicono i “colti” - da un "attento sapere" e dalla "tradizione"). Questi si chiamano "conservatori", e spesso è con questi che siamo rimasti fermi per secoli e secoli!!, nonostante tanta nuova cultura, conoscenze e tante invenzioni.
Ma per fortuna é solo grazie ai giovani curiosi e intraprendenti che si apre il futuro, con i "colti", con gli "accademici", il giovane avrebbe fatto solo la fame. Perché su i computer i "colti" gli davano a Franco del "visionario", del "matto". (per la Regione Veneta era meglio la "avveniristica" e "tecnologica" sede di un insegnante di inglese!!)
Fu tuttavia quella di Franco una pionieristica avventura durata dieci anni; ma quando poi nel 1990 si ritirò dalle vendite nella sua villa per fare più solo programmi, volle fare anche il pioniere di Internet che proprio a inizio anni '90 stava affacciandosi alla ribalta con i primi "Bolletin board" via modem e subito dopo dal "www", il "WEB".
Franco ne divenne così esperto, nei protocolli e a fare siti e pagine web, che estese il suo orizzonte alle tante aziende, offrendo competenza e creatività nel fornire una loro presenza con un loro sito in rete o a farsi pubblicità tramite altri siti già in rete.
Ma anche qui Franco era troppo in anticipo sui tempi. Dalle aziende (anche molto importanti) gli rispondevano: "No grazie, noi abbiamo i nostri tradizionali canali per farci conoscere, e altre forme (la stampa) per farci pubblicità". Che lungimiranza!!!
Perfino - volendo convincerlo - un suo amico albergatore; ieri: "No, no, grazie Franco, noi abbiamo una nostra tradizionale clientela epistolare". Oggi invece, dal loro sito su Internet arrivano il 95% delle prenotazioni.
Oggi perfino il muratore e l'idraulico di Franco hanno su Internet un loro sito.
Un'altra nota nel corso del periodo d'oro, molto simpatica .... fu quando molti bambini rimasero incantati quando seguirono in TV, nella famosa trasmissione del sabato sera di Raffaella Carrà, le impacciate movenze del ROBOT "Il Topo", che Franco aveva imprestato alla RAI per la trasmissione, dopo aver fatto con successo un'altra sorprendente Fiera dell'Elettronica dove il suo Robot si aggirava nei vari padiglioni, muovendosi e parlando dava ai visitatori il benevenuto alla Fiera. (lo possiede ancora!).

Franco quell'esperienza dei computer la definisce ancora una esaltante avventura decennale oltre che una precisa conquista territoriale.
Aver introdotto per primo i computer in molte città italiane, industrie, scuole, banche, divenire a quel tempo l'unico fornitore di programmi, avvalersi di una pubblicità martellante (intere pagine di giornali e riviste) pro sè, essersi impadronito di conoscenze - per l'epoca ignote quasi a tutti - e nel saperle fruttare, contattare migliaia di clienti sparsi ovunque, impegnando tutta la famiglia appassionatamente in una stressante attività lavorativa senza soste, ma che alla fine fu giovevole e appagante, mai banale.
Intanto cresceva la famiglia. A cui Franco non fa mancare le attenzioni di padre.
Ogni tanto si prende qualche giorno di necessatio relax, facendo con loro con un nuovo camper tanti viaggi, non solo in Italia ma anche in giro per tutta l'Europa.
Per fargli scoprire altri luoghi, altra gente, altre bellezze, e nel giocoso divertimento coinvolgerli anche un po' nella cultura, portandoli nella casa di Mozart, Beethoven, Anna Frank, Voltaire, Nietzsche, Van Gogh, al Beaubourg o al Louvre di Parigi, alle bellezze di Atene, Micene e tanti altri. Farli insomma diventare cosmopoliti in un mondo - che stava diventando - sempre più globalizzato. (ma non ancora gli italiani, visto che in questi viaggi per l'Europa Franco non incontrava nemmeno un auto con una targa italiana. A Parigi, alla Torre Eiffel c'erano i cartelli in tutte le lingue ma non vi erano le scritte in Italiano. E così anche a Colonia, Bruxelles, Amsterdam, Belgrado, Atene ....

VIAGGIO A STOCCARDA

il bellissimo parco del Castello

POI, SUL RENO A KOBLENZA


A BON (a Casa di Beethoven) - Poi A COLONIA

AD AMSTERDAM (CASA DI ANNA FRANK E AL MUSEO VAN GOGH)

A BRUXELLES

COL NOSTRO CAMPER A BRUXELLES (L'ATOMIUM)


VIAGGIO IN SLOVENIA - ALLE GROTTE DI POSTUMIA

VIAGGIO A PARIGI
(con il Camper abbiamo parcheggiato per 8 giorni sotto la base deserta
di una degli architravi. Oggi impensabile

PARIGI ( sulla cupola di Notre Dame )

PARIGI - IL BEAUBOURG e IL LOUVRE

VIAGGIO IN SVIZZERA - GINEVRA - IL PALAZZO DELL'ONU
SULLO SCRANNO DELL'ITALIA


VIAGGIO IN JUGOSLAVIA - BELGRADO

VIAGGIO IN GRECIA - LE TERMOPILI CON LEONIDA

ATENE - L'ACROPOLI

LA PRIGIONE DI SOCRATE

ATENE VISTA DAL LICABETTO

VIAGGIO A MICENE - TOMBA DI AGAMENNONE

MICENE - LA PORTA DEI LEONI

EPIDAURO - IL TEATRO

LA VALLE DEI TEMPLI

VIAGGIO IN OLANDA A Kinderdijk, - NEL PAESE DEI MULINI A VENTO

VIAGGIO IN AUSTRIA - VIENNA, A CASA DI SISSI

A SALISBURGO - LA CASA DI MOZART
SOTTO, SALISBURGO
GRECIA - SALITA ALL'OLIMPO e a DIO

VIAGGIO IN ENGADINA (SVIZZERA)
A Sils Marie, alla casa di Nietzsche

e ovviamente un po' di montagna

Al ritorno dai tanti viaggi, ovvio che a dedicarsi ai computer i suoi due rampolli non potevano essere meno del padre. Fin dall'adolescenza si appassionarono moltissimo e alla fine, dopo qualche anno ne sapranno più di lui.
La figlia ( Susanna > ) i primi passi sui computer li fa già a 13 anni, poi a 16 è già una reginetta dell'informatica alla annuale fiera dell'Elettronica; a 20 anni già consulente dell'IBM per la clientela che usava i nuovissimi AS-400. Indi libera professionista per gli stessi. Suoi i programmi per le grandi imprese, la distribuzion, e per le numerose industrie orafe di Vicenza.
Prima che abbandonassi il negozio, per la bravura che ormai aveva nei computer Susanna, lei venne chiamata dal negozio IBM quasi vicino al mio, dov'era arrivato il nuovo Computer AS 400. (passavano alla storia i suoi famosi IBM 360, ancora con i transistors). Questo nuovo computer aveva 10 volumi di istruzioni. Susanna ne guardò alcuni, poi sulla tastiera volò tranquilla e sicura, sbalordendo. A quel punto la segnalarono alla sede centrale dell'IBM a Segrate. E anche qui gli astanti, li sbalordì. Gli addetti che guardavano alle sue spalle, oltre che vederla "volare" sulla tastiera, quello che appariva sullo schermo alcuni di loro nemmeno l'avevano mai visto. Conclusione finale: gli regalarono 7 milioni in azioni, diventò una "Libera Professionista" e a Vicenza si aprì una Software House dedicata al nuovo computer. E io che non volevao che diventasse solo una commerciante nel mio negozio, fui accontentato. (del resto stavo proprio valutando di abbandonare il negozio per aprire poi una mia Software House). Fu insomma per me una perdita di una valida collaboratrice.
Ma poi venne il resto. Altra perdita!!!. Il figlio ( Marcello > ) Diplomatosi all'Istituto Rossi come elettronico, studia ingegneria informatica all'Università di Padova e qui diventa uno dei primi esperti in linguaggio Java . Nella sua Tesi, presentò un programma in Java, rivoluzionario. "Assistenza via computer di ogni macchina industriale e anche automobili sparse per il mondo". Un programma che usò subito la Fiat). Oggi Marcello ha la sua sede a Milano e a Lugano, per i programmi di telecomunicazioni sui telefonini, industriali, delle Ulss e soprattutto su quelli finanziari e bancari (oggi opera appunto in Svizzera, operando nella sicurezza informatica di un grande gruppo che cura le banche svizzere, e perfino quelle Russe). (ha anche contribuito a una nascente Banca in Rete).
Insomma per me fu un'altra perdita per la mia Sofware House che averei voluto creare.

Dieci anni nel mio negozio correndo, dopodichè  il silenzio, e per le ragioni già dette sopra la chiusura. Per curare molto professionalmente i figli e lasciarli liberi di farsi la loro strada. Poi nelle pause con il camper, in giro ancora in tutta Europa a fare il globe trotter,, poi al ritorno -
.... nella mia bella villa in campagna, a rinnovarsi, e ancora una volta l'ex paracadutista a riproporre se stesso.
E così l'amor di pittura ha ripreso a funzionare, come una liberazione dallo schema, come il coltivare piselli, o seminare  fiori, libero dagli affanni, dagli impegni e dalle ore, tra passeggiate nel giardino e nell'orto e le incursioni sulle tastiere dei suoi numerosi computer sparsi in casa ovunque con due/tre sempre accesi, caldi, con fili e fili che si uniscono a paraboliche, telefoni, modem, trasmittenti, che come una ragnatela ma anche come un "filo di Arianna" - lui afferma - ti portano nella "vetrina del mondo", dentro quell'universo dove gli  uomini  creano, pensano, agiscono. Che è poi la vocazione degli umani, o almeno così dovrebbe essere".

Sarà la volta per credere di più nelle sue capacità naturali? Per ora è intensa la sua produzione artistica, per di più non si estingue l'abbisognamento del sapere in mezzo alla sua sterminata biblioteca, ma non è più una corsa al galoppo della sicurezza, vi è certezza d'aver superato le fondamentali prove; ora la pittura può diventare delicata poesia libera dai soffocamenti, risultare perfino un sereno conforto come passatempo con il computer, o meglio quella cosa che lui ora chiama "rete"; ed è quello che lui ha sempre cercato nel suo peregrinare e... (afferma senza il minimo dubbio) trovato: sentirsi in comunione e  cittadino del mondo.

Non male come vita. Come dire che non esiste l'impossibile, c'è spazio per tutti, c'è sempre un libro aperto, un campo inviolato, che con la fiducia e la volontà è doveroso e vitale per tutti renderlo fertile e sviluppato.
Franco nel '90 ha 54 anni, ne ha lavorati già 40; decide di andare in pensione !! A far nulla? Ma proprio per niente !!
L'ultima hobby "pazzia"? è stata quella di far partorire un sito dai suoi computer e poi metterlo nella Rete che nei primi anni '90 stava nascendo (pioniere anche in questo - molto prima di Wikipedia). Un insolito sito, una cronistoria bimillenaria del mondo e quindi dell'Umanità, una STORIOLOGIA anno per anno, con testi alla portata di tutti, senza tanta erudizione linguistica e redazionale, ma con qui e là qualche relativa verità filosofica attualistica, semplice, ma sufficiente per interessare tanti suoi amici ed ex amici-clienti che lo conoscono più da vicino o che da lui hanno per la prima volta visto un computer o appreso che cos'era Internet. Sono migliaia che ancora oggi gli scrivono.
Poche migliaia di pagine, e già c'era qualche sponsor interessato, ma che voleva poi lui dire cosa bisognava mettere o non mettere, e quindi l'ovvio rifiuto del "Franco libero". Anche perchè gli amici hanno cominciato a trattarlo quel sito come il sito da portarsi dietro nell'anno Duemila e anche nel dopo Duemila, così com'è, "naturale", senza "editor" e "visor" dall'alto; molto semplice ma singolare e degno di attenzione. E lui per non tradire questo gesto di affetto - inaspettato ma molto gratificante - ha deciso (subito, immediatamente!!! pagandosi perfino le spese) di non cederne i diritti a nessuno, di non svendersi per poi doverlo modificare, ma di servirlo così com'è. E intende -dopo la prima parte- riversare altri contenuti e ampliarlo a dismisura, forse 100 mila pagine, forse 200 mila, ma conoscendolo sono sicuro ne farà 1.000.000. Significa che terminate le prime pagine oggi disponibili,  fra qualche mese saranno tutte  in rete a beneficio di tanti amici che lo seguiranno in questa nuova avventura.
il suo sito è "STORIOLOGIA".
OGGI IL SITO DI STORIOLOGIA HA RAGGIUNTO 600.000 PAGINE
E HA SUPERATO 2,3 MILIARDI DI VISITE !!
!!!
Un motivo ci sarà.


Da vero esperto informatico e maniaco della precisione con un programma astronomico ha fatto passare per giorni e giorni su un suo computer le 720.000 notti stellate alla ricerca di quella stella che brillava (??) a Betlemme (vedi l'anno 1 d.C.);  non contento, in alcune pagine dopo mesi di calcoli con i suoi computer, vi cita la popolazione che ci sarà  nei prossimi sessant'anni nelle città e nelle regioni d'Italia (ha le nascite di ogni città degli ultimi cento anni), oppure vi da  i minuti e i secondi dell'eclisse totale di Sole  del prossimo 2086 e perfino quello del 2187.


Lui al computer non scrive, gli parla, e sullo schermo vedi le parole trasformarsi in lettere, che riempiono pagine e pagine, poi fa un paio di clic, e "quelle" vanno per il mondo. E' cosciente dei suoi limiti e si schernisce che non sa scrivere, lui vuole solo raccontare, ha fretta, non corregge, fatta una pagina ne fa un'altra, sono piene di errori, ma lui va avanti, ha fretta di raccontare tutto. ("Abbiamo tutti - al massimo - 1000 mesi di vita, quindi ...")
Inoltre mi ricorda che per correggere "sono nati apposta gli scribacchini, che sanno fare solo quello";  lo diceva Napoleone che nello scrivere era proprio una frana. E altrettanto diceva Erasmo da Rotterdam a proposito di chi "nasce con la sola vocazione nel cercare un puntino fuori posto".

Invece a posto e dietro alle sue spalle lui ha una sterminata biblioteca, 30.000 volumi, molti rarissimi, introvabili (dal 1500 in poi, e non mancano circa duemila testi sull'informatica), 27.000 dischi, 100.000 giornali, dove cerca il fatto, il personaggio, puntando sicuro sul volume che ne parla, che ha già sfogliato e letto, e ricollega il fatto o il personaggio ad altri fatti e personaggi e spesso con il suo  vissuto di anni fa, e lo ricongiunge e lo riassume a suo modo con i suoi ricordi e la sua straordinaria e dinamica vita. Da fanciullo nel periodo della guerra, (vedi qui la drammatica storia... a Chieti ...è uscito vivo da sotto un bombardamento, vivo da un mitragliamento, ha visto fuggire a casa sua il re d'Italia, conosciuto di persona Montgomery, Churchill, Badoglio, Rommel, Togliatti, De Gasperi, Moro, Pasolini, Giovanni XXIII, ha vissuto in prima persona e in trincea il terrorismo, il miracolo economico, fatto il manager del consumismo, il pioniere delle nuove tecnologie,  girato il mondo
(ha tre milioni di chilometri di viaggi - che sono settanta giri intorno al mondo) infine è diventato un pioniere  dell'informatica.

Ne ha da raccontare! Sta facendo a suo modo il suo diario, il diario di questo nostro secolo, ma anche  qualcosa di più, perchè non è solo il suo ma é anche il nostro stupefacente secolo
.
(Corriere dei Berici - 7 Gennaio 1996 - Gabriele Scotolati)
Alla vigilia del 2000, anche il GIORNALE DI VICENZA, a Franco gli dedicò una pagina intera.

i testi leggibili sono qui > > >
Qui termina la singolare biografia di Franco. Con una curiosità. Franco non ha frequentato
nessuna scuola. Salvo (negli anni della 2nda Guerra Mondiale) le elementari, e queste
la 1a, la 2a, la 3a, la 4a, la 5a, tutte nella stessa aula, dove vi era come insegnante
una suora. Finita poi la guerra Franco, a 13 anni iniziò a lavorare, in tipografia, a rilegare libri.
E a leggerli
!!! Tanti, tanti, tanti !! E a imparare. Come dire... e infatti Franco dice:

"Se si vuole cambiare il proprio destino si può.
La vita non migliora da sola, devi tu intervenire per cambiarla.
Il "Credo?" di Franco? : quello di Nietzsche: "Il perdente è sempre l'uomo ignorante".
Tra le forze della vita ve n'è una molto importante: è la volontà, e basta usarla.
Poi imprimersi la fiducia e relazionare d'attacco senza mai mollare.
Se vi sono avversità o degli eventi negativi nella vita, si affrontano !!

Solo chi si da per vinto ha veramente perso !!! "
Lo abbiamo visto ! Più di così !!!
( altri particolari nella già accennata )
Chieti Città aperta >>>>>

______________________
Qui sotto i motti prediletti da Franco
per anni e anni, nel suo operare in giro per l'Italia e l'Europa
(3 milioni di chilometri - 70 giri del mondo)
li ha avuti sempre incollati sul suo cruscotto
Quanto allo spirito di avventura, al desiderio di cielo (come paracadutista)
e amore per le sue montagne (come scalatore e rocciatore)
questa è sempre stata un'altra sua amata poesia: di Whitman
________
oltre i suoi cari, moglie, figlie, nipoti....
gli oggetti più amati: sono i suoi libri...
( ne ha collezionati 30.000 )
che ha poi riversato in rete

poi la musica....

( in 78 (dal 1920), 45, 33 giri, CD, DVd, cassette, ne possiede 27.000 pezzi)

la montagna più amata: le Tre Cime di Lavaredo....

Dove dopo averle scalate, qui diede l'anello di fidanzamento a sua moglie, ci ritornò poi in luna di miele,
vi ha celebrato i suoi 25 anni di matrimonio,
e di recente (qui sotto) anche i 50 anni, le Nozze d'Oro.

...poi i fiori.... soprattutto del suo giardino ....


l'animale più amato: il (mio) passerotto (pettirosso)...

( che se non trova le sue quotidiane briciole sul davanzale, col becco mi picchia i vetri )
il paesaggio più amato: il cielo stellato ( l'Universo )
( che con un piccolo telescopio Franco ci passa le notti a guardarlo)


non occorre prendere auto, aerei, navi e mettersi in viaggio
abbiamo sempre sopra la ns. testa in ogni luogo lo spettacolo di 13 miliardi di anni
visibile a tutti noi che siamo ospiti su questo pianeta per soli.... 1000 mesi !!!!!
( Franco é già a 998 !! )
vedi TUTTI i "nostri/vostri" 1000 MESI > > > > > > >

Amici lettori fate come Franco .......
i 1000 mesi spendeteli bene !!!
In quel periodo drammatico vissuto a Chieti (che racconto nei particolari QUI >>> ) essendo già un ottimista, quanti sogni allora avevo fatto pensando a una vita futura più bella. Poi i sogni si sono avverati, sono salito fra le nuvole, diventato rocciatore, paracadutista, poi pittore, poi ispettore per tutta Italia, poi manager di un industria pubblica, poi manager di me stesso, girato in lungo e in largo l'Europa, letto una montagna di libri, ascoltato tanta musica.
La vita mi ha anche premiato dandomi una dolcissima moglie che mi ha dato due meravigliosi figli e questi altrettanti nipoti. (oltre ad essere lei quando necessita una preziosa "infermiera professionale" tutta per me)
La straordinaria vita vissuta con i computer ?..... Un'avventura !!

I sogni di una vita bella si sono così avverati; oggi ho con me mille e mille bellissimi ricordi di quei sogni realizzati (che ho racchiuso in 52 album di fotografie) ; la mia parte di felicità insomma l'ho vissuta. Con le soddisfazioni di natura oltre che personali anche quelle economiche, ma non esagerate; essere un po' previdenti non significa essere tirchi, avari; essere previdenti vuol dire anche essere avveduti per i ricorrenti bisogni, non solo materiali, ma anche per mantenersi in salute che... oggi costa.
E nei piaceri terreni, non ho trascurato nemmeno quelli che rallegrano una famiglia fatta di figli e di nipoti, a cui riservo il piacere di essere tutti assieme a tavola che trasformo sempre in una festa. Ho infatti una dimestichezza nella cucina e nella gastronomia in genere. I primi passi li feci a 10 anni da mia nonna, che in cucina era una vera e propria chef, dai primi, ai secondi fino ai dolci. Ho così appreso la cucina abbruzzese (maccheroni alla chitarra, fiadoni, pizzette col ferro, taralli, pesce e verdure varie locali). Tornato a Biella ho continuato e ho appreso la cucina piemontese (risotti, bagna cauda, bolliti, polente ecc.) quella Valdostana dove la fontina è la principessa della cucina locale.
Nei quattro anni nei paracadutisti - proprio per queste mie competenze - mi affidarono la spesa viveri e la cucina, e ancora oggi i miei commilitoni si ricordano dei tanti succosi pranzetti (non solo ranci militareschi). Poi - in Alto Adige - a far conoscenza della cucina locale (canederli, gulash, spazle, oltre l'immancabile speck). Poi nei miei viaggi in tutte le città d'Italia ho assimilato le loro specialità, portando poi a casa gli ingredienti che poi usavo e uso ancora oggi, rallegrando i commensali, che apprezzano non solo la mia tavola ma dove si respira anche la felicità di essere assieme e parte di una grande e felice famiglia.

Purtroppo fra non molto, invece ancora di sognare dentro e sulle nuvole e nelle tante città vivere queste felicità, al mio capezzale incontrerò una severa "signora" che una sera abbracciandomi mi dirà, "adesso vieni via con me, io non ti darò altri piaceri terreni, io posso solo offrirti il fascino della vita eterna".
Io risponderò: Così sia. Amen.
Amen sì, ma avrò anche la soddisfazione di aver vissuto una vita...non solo temeraria e per nulla scialba; perché sono sicuro di aver vissuto una vita non come una talpa nella sua misera tana.
So benissimo che tutto finirà. Tutto finirà ?? Ma so che in questo mio "soggiorno" é come se avessi fatto il turista qualche volta "pagando" il biglietto salato, ma ciononostante è stata una grande avventura.
E la vita bisognerebbe viverla sempre come una.... avventura.
Tutto poi finirà ?? ..... ma io finché vivo, vivrò!
Cercando di imparare ancora molte cose prima di scendere da quella Terra che da milioni di anni fa tanti giri su se stessa, mentre ci fa divertire solo nei nostri miseri 1000 mesi di esistenza.

............................

QUI TERMINA IL SECONDO VIAGGIO DI FRANCO

SE VOLETE ORA PROSEGUITE CON LA TERZA PARTE

QUELLA DEL MERITATO " RIPOSO" che d'ora in poi diventerà......

.... MA E' SOLO UNA MIA PERSONALE BIOGRAFIA
( che può benissimo non interessare i miei lettori, e quindi saltarla)

 

TERZA PARTE > > > >

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