LETTERATURA
ANTICA E MODERNA

DOPO LA LETTERATURA ANTICA
CON I PRIMI ALFABETI



LA LETTERATURA PAGANA
QUELLA ROMANA
DEI SECOLI BUI
LA LETTERATURA AI TEMPI DI DANTE
L'UMANESIMO
LA GESTAZIONE DEL RINASCIMENTO

NARRATE
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ARRIVIAMO.......


in breve

I MOVIMENTI CULTURALI
dell'Età Moderna

 che hanno interessato e influenzato
la letteratura, la filosofia, l'arte, la musica, le varie forme di spettacolo




 qui sotto - SCOLASTICA - UMANESIMO - NEOPLATONISMO - UMANESIMO D'OLTRALPE  -  I PROTAGONISTI


RINASCIMENTO - CLASSICISMO  E MANIERISMO - AUTORI E PERSONAGGI 


BAROCCO  - 
ARCADIA - NEOCLASSICISMO - ILLUMINISMO - EMPIRISMO


ROMANTICISMO  - REALISMO - VERISMO - NATURALISMO - SCAPIGLIATURA


DECADENTISMO -  SIMBOLISMO - IMPRESSIONISMO - ESPRESSIONISMO - AVANGUARDIE - FUTURISMO


DADA - SURREALISMO - CREPUSCOLARISMO


ERMETISMO - ESISTENZIALISMO - NEOREALISMO 

ASTRATTISMO

Arte contemporanea

 

 

UMANESIMO - XIV - XV secolo (Italia - Europa )

Prima di inoltrarci nell'Umanesimo, dobbiamo necessariamente accennare alla SCOLASTICA. Un movimento filosofico nato nelle scholae sorte presso cattedrali e monasteri a partire dal sec. XI; luoghi dove gli insegnanti, detti scholastici, elaboravano e insegnavano le loro dottrine. Scolastica è perciò il nome generico con cui s'indicano diverse dottrine filosofiche e teologiche che, sviluppatesi tra il secolo XI e il XIV, hanno in comune alcuni caratteri fondamentali. Anzitutto il metodo impiegato è quello del sillogismo deduttivo di derivazione aristotelica, anche se molte delle opere di Aristotele si conobbero solo a partire dal sec.XIII attraverso la mediazione dei filosofi arabi. 
I sistemi prodotti dalla scolastica non tendono tanto a fornire strumenti per un' indagine critica, quanto piuttosto a rendere intelleggibile il patrimonio della rivelazione cristiana. I contenuti perciò, dal platonismo presente nelle opere di S. Agostino e di Boezio. Essi sono le autorictates e la Scolastica è innanzitutto un commento ai loro scritti , per la comprensione della verità già data. In questo ambito assumono significato le dispute scolastiche sull' autonomia delle singole scienze di fronte alla teologia e sui rapporti tra fede e ragione. Alcuni di essi tra cui Boezio di Dacia sostengono l'autonomia della ragione, altri tendono a subordinarla alla fede. Altro punto di controversia è la disputa sugli universali, che è servita, in base alle soluzioni date, per distinguere i vari periodi della SCOLASTICA: la prescolastica (sec. XI-XII), l'epoca classica (sec. XIII) in cui emergono le figure di TOMMASO d'AQUINO (1225-1274) e DUNS SCOTO (1265-1308) e la decadenza (sec. XIV) con GUGLIELMO DI OCKHAM (1295-1300).

(
RAPPORTO FEDE RAGIONE IN OCKHAM: Gulielmo di Ockham è considerato l’ultima grande figura della scolastica e allo stesso tempo la prima figura dell’età moderna. Infatti, il problema sul quale la Scolastica era sorta, l’accordo tra ragione e fede, viene, da Ockham, per la prima volta dichiarato impossibile.
Le basi di questa affermazione vanno ricercate nel radicale empirismo di Gulielmo. Difatti, poiché l’unica conoscenza possibile è l’esperienza e l’unica realtà conoscibile è la natura, che ci è rivelata dall’esperienza, ogni altra realtà che trascenda quest’ultima non è umanamente conoscibile. Molto importante ai fini del discorso è un passo tratto dalla Logica (opera di Ockham), il quale afferma che "gli articoli di fede non sono principi di dimostrazione né conclusioni e non sono neppure probabili giacché appaiono falsi a tutti o ai più o ai sapienti, intendendo per sapienti quelli che si affidano alla ragione naturale". In conclusione afferma Ockham che le verità di fede non possono essere evidenti di per se stesse e non sono dimostrabili per mezzo della ragione naturale. Anche le prove dell’esistenza di Dio, in quest’ottica, non hanno valore dimostrativo: viene respinta la prova ontologica e quelle a posteriori )

La SCOLASTICA è il più grande sforzo speculativo della Chiesa: per questo non muore nell'Umanesimo e nel Rinascimento, perchè si è ripresentata come una seconda scolastica. Questa va dal secolo XV, il momento della sua rinascita dopo la decadenza, al sec.XVII, con in mezzo la Riforma cattolica e il Concilio di Trento. La ripresa della problematica teologica e filosofica della Scolastica visse soprattutto in tre indirizzi sorti dalle rovine del periodo precedente: l'occamismo, lo scotismo e il tomismo, nel segno di una vigorosa ripresa del vigore speculativo proprio di queste correnti. Questa ripresa fu ulteriormente favorita dal Concilio di Trento; e soprattutto in Spagna emersero personalità che non si limitarono a ripetere il pensiero precedente, ma strinsero fecondi contatti con la nuova filosofia e con le scienze naturali.


IL NEOPLATONISMO

 Come per la Scolastica, agli inizi dell'Umanesimo, troviamo anche un ritorno al NEOPLATONISMO: sorto nel II sec. si estese fino al VII sec. 

Rifiorito nell'epoca umanistica, la riscoperta del platonismo (neoplatonismo) è uno dei fenomeni abbastanza rilevanti dell’umanesimo. Esso prima trova le premesse nell’opera del Petrarca che, tramite lo studio di Agostino, indicava nel pensiero di Platone la filosofia più affine al cristianesimo, poi tale corrente influenzò la cultura nel suo complesso, l’arte figurativa, la musica e la letteratura. Il platonismo umanistico fu anzitutto filologico: l’Europa, tramite la collaborazione dei maestri bizantini, cominciò a rileggere Platone nella ricchezza della sua opera complessiva.
Fondamentali a questo fine furono poi le traduzioni e il commento dell’intero corpus platonico realizzati da MARSILIO FICINO (1433-1499). Proprio esaminando questo autore si possono capire a pieno i caratteri del neoplatonismo, che deve considerarsi il punto culminante di una vicenda che ha attraversato l’antichità e il Medioevo per offrire i suoi ultimi frutti all’età moderna. 

È molto significativo ricordare che Ficino non si limitò a tradurre i dialoghi di Platone, ma anche le opere di Plotino e di molti altri esponenti della tradizione neoplatonica (oltre che gli inni attribuiti a Orfeo e a Omero; la Teagonia di Esiodo; le Argonautiche; i Dialoghi di Platone).  Secondo Ficino il verbo (rivelazione) si è dapprima manifestato presso i persiani, gli Egizi, gli Ebrei e poi presso i greci ha inspirato il divino Platone e da lui si è trasferito al cristianesimo e ad Agostino.
Cosicché Marsilio inizia a credere, come molti intellettuali dell’epoca, che platonismo e cristianesimo sono due facce di una stessa vicenda spirituale, che ha come scopo la lotta al Materialismo e all’Ateismo.
Strumento ideale di questo cammino è l’eros; l’amore platonico. Tramite esso l’uomo comunica con la forza amorosa che circola nell’universo, così da identificarsi nell’amore di Dio.
Non è dunque Ficino un personaggio secondario, ma uno dei principali esponenti dell'Umanesimo, che però con Teologia Platonica, volle ad ogni costo conciliare la filosofia classica e la religione cristiana in una concezione armonica dell'universo in cui l'uomo è al centro e nello stesso tempo mediatore tra la molteplicità degli esseri e l'unità divina. 
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Ora ritorniamo all'Umanesimo. Il nome deriva da studia humanitatis, parole usate da Cicerone per definire gli studi che tendono alla formazione culturale e spirituale dell'uomo. Il termine -anche se di recente acquisizione storiografica- fu ripreso ai primi del Quattrocento da LEONARDO BRUNI, e anche lui lo usò per indicare lo studio dell'uomo in una prospettiva antroprocentrica (opposta alla tradizione medievale), in cui lo studio degli autori classici è la base per elaborare una morale e una pedagogia laiche.
Il movimento culturale nato in Italia si diffuse nell'Europa centrale ed occidentale, manifestandosi come una generale reazione alla mentalità mistica e teologale del medioevo, e come un vivo interesse al mondo umano, della natura e della storia.
Dal punto di vista letterario, l'azione degli Umanisti dapprima si limita alla scoperta dei codici o testi classici, poi diviene critica, sia nella correzione, sia nel giudizio estetico dei testi classici, infine artistica, in quanto gli umanisti si dedicano a comporre in prosa e in poesia latina, imitando gli autori antichi.

E' dunque caratterizzato questo movimento culturale da una vigorosa ripresa dello studio (questa fu la principale caratteristica) dei classici latini e greci,  tramite l’utilizzo di una filologia scientifica. La ricostruzione dei libri antichi, in particolare di quelli sacri, veniva in principio fatta semplicemente per penetrare più a fondo una cultura passata, e solo in seguito gli intellettuali utilizzarono la filologia (*) per estrapolare dai testi quei principii utili a riformare la società a loro contemporanea; ed è anche  il punto di partenza del successivo periodo del Rinascimento. 

( (*) FILOLOGIA: "( dal greco philologia = amore del discorso ) designa il complesso di procedimenti tecnici e interpretativi che mirano a liberare il testo dalle incrostazioni e dagli errori accumulati nei secoli (soprattutto a causa di sviste dei copisti, ma anche di censure o di manipolazioni consapevoli), per riportarlo alla sua forma originaria".)

Durante l'Umanesimo fioriscono le Accademie, si aprono Biblioteche, prospera l'arte editoriale (di recente acquisizione) e si rinnovano i metodi d'insegnamento.


UMANESIMO D'OLTRALPE

 Sempre nello stesso periodo il problema religioso e l'impegno riformatore costituirono il momento centrale del pensiero e dell'attività dei maggiori umanisti d'oltralpe. Anch'essi usando le armi della filologia scientifica e del metodo critico che l'umanesimo italiano aveva elaborato per studiare i testi sacri, al fine di rendere possibile un incontro più diretto con il pensiero cristiano, avviarono una nuova riflessione su decisive questioni della teologia cristiana. In questo modo l'umanesimo nord-occidentale, in particolare in Germania, Francia, Inghilterra e nelle Fiandre, riuscì a mantenere uno stretto legame con il travaglio spirituale della società europea. L'opera di Erasmo da Rotterdam, che è la figura più rappresentativa della corrente, si svolse soprattutto nello studio dei testi sacri e del pensiero cristiano. Egli, animato dal desiderio di rinnovamento della chiesa, introdusse nel campo teologico il metodo della filologia umanistica, realizzando opere critiche come il "Manuale del cavaliere cristiano", "Querela pacis", "Elogio della follia", dove il formalismo, l'ipocrisia, e la corruzione della chiesa venivano aspramente denunciate. Insieme a lui e animati con lo stesso spirito operavano altri umanisti come John Colet, Tommaso Moro, Hulrich Zwingli e Juan Luis Vives. L'umanesimo cristiano con la sua critica delle forme della religiosità medievale, ebbe larghissimi consensi, eppure anche questo movimento di idee fallì nel tentativo di riformare la chiesa. Alcuni umanisti come Erasmo, accettarono la sconfitta, rimanendo nell'ortodossia cattolica, altri, come lo Zwingli, giunsero a posizioni più radicali e alla rottura con la chiesa. Tuttavia l'umanesimo cristiano contribuì con la sua critica a preparare e spianare il terreno alla riforma protestante. Ebbe anche forte influenza nella parte più aperta dei prelati che operarono in seno alla Riforma Cattolica, come i cardinali Pole e Morone. Tuttavia quest'orientamento più conciliante nei confronti dei riformati venne sconfitto con l'affermarsi delle posizioni più intransigenti come quella del cardinale Carafa poi Paolo IV.

I MAGGIORI UMANISTI ITALIANI
il già accennato LEONARDO BRUNI (1370-1444), POLIZIANO (1454-1494), FRANCESCO PETRARCA (1304-1374);  GIOVANNI  PONTANO (1429-1503); COLUCCIO SALUTATI (1331-1406); POGGIO BRACCIOLINI (1380-1459); FLAVIO BIONDO (1392-1463); LEON BATTISTA ALBERTI (1404-1472); LORENZO VALLA (1405-1457); MARSILIO FICINO (1433-1499); ENEA SILVIO PICCOLOMINI (1405-1464); LORENZO DE' MEDICI (1449-1492); GIOVANNI PICO DELLA MIRANDOLA (1463-1494).
Tra gli stranieri, in Germania primeggia
ERASMO DA ROTTERDAM (1466-1536); NICCOLO CUSANO (1401-1464); JOHANNES RAUCHLIN (1455-1522); in Francia JACQUES LEFEVRE D'ETLAPES (1450-1537); PIETRO RAMO (1515-1572). In Inghilterra, giganteggia TOMMASO MORO (1478-1535).
Le più note Accademie: quella PONTANIANA (Napoli 1442); l'ACCADEMIA ROMANA (Roma 1460); l'ACCADEMIA PLATONICA (Firenze 1463).

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UMANESIMO E LETTURA DEI TESTI SACRI
Caratteristiche principali del movimento sono: la riscoperta, da parte degli intellettuali citati sopra, dei testi classici latini e greci e il conseguente superamento degli ideali medievali quali erano ad esempio quelli di un impero universale o di una religiosità troppo legata a riti e norme che poco rispecchiavano l’essenza vera del cristianesimo. 

Tale corrente investì molti campi del sapere. In particolare la letteratura umanista si basa sul concetto di imitazione  e si sviluppa quasi interamente partendo dalle tematiche e dal linguaggio dei grandi scrittori antichi. 

L’amore per la cultura portò gli intellettuali dell’epoca a formare le prime biblioteche laiche che fiorirono, soprattutto a Firenze, sul modello di quella costituita nel XIV° secolo dal Petrarca  e che conferirono ai libri una presenza ben più consistente nella vita cittadina. 

Il costituirsi di tali biblioteche è la conseguenza di un profondo lavoro di ricerca e analisi di testi dei secoli precedenti andati perduti o dimenticati. Questo lavoro, basato sull’attività filologica, era volto a riportare ad una forma più possibile vicino all’originale testi antichi in modo da poter comprendere a pieno il messaggio di vita che essi originariamente erano destinati ad impartire. 

Il termine filologia, di origine greca, composto da philos, (amico) e da logos, (parola, discorso) indicava in principio l’amore per la parola e in genere per le lettere. Durante i secoli il suo significato, pur rimanendo fondamentalmente lo stesso, assunse varie accezioni.

 In epoca umanistico-rinascimentale la filologia si è configurata come amore peculiare per i testi classici e come impegno per recuperarli dalle contaminazioni subite nel medioevo. Il lavoro di recupero, che non era agevole, si basava sull’emendatio, cioè sulla correzione degli errori evidenti, spesso effettuata attraverso il confronto tra manoscritti diversi.

l più grande filologo del XV° secolo è Lorenzo Valla.  Con costui lo "studio della parola" raggiunge la sua più alta coscienza teorica divenendo una vera e propria scienza basata su storia, retorica, diritto, morale e religione. 

LORENZO VALLA (1405-1457) nato a Roma, si trasferì, da adulto, a Firenze studiando sotto la guida di Giovanni Aurispa. Dopo la conoscenza del Panormita, Lorenzo compose importanti opere. Durante un soggiorno a Pavia, volto ad approfondire le sue conoscenze giuridiche, acquistò grande esperienza della filologia e della storia.

Nel 1435 l’avversione per la chiesa e le sue istituzioni e la sua esperienza di filologo- umanista convergono per dar vita ad una delle opere più conosciute del Valla, l’opuscolo "De falso credita et ementita Constantini donatione" (la falsità della donazione di Costantino), l’opera che con estremo rigore filologico e senso storico dimostrò la falsità dell’editto su cui si basava il potere temporale della Chiesa. 
Secondo la tradizione infatti tale potere traeva origine e legittimità da un documento in cui l’imperatore Costantino avrebbe ceduto al papa Silvestro I il possesso, giuridico ed amministrativo, del futuro Stato Pontificio. Sempre alla luce di una visione libera del cristianesimo compose nel 1449 le "Adnotatione in novum Testamentum". A tale impresa egli si accinse confrontando tre manoscritti greci e tre latini del Nuovo Testamento.
Con i componimenti del Valla si ha l’inizio di quella corrente filologica basata sull’analisi critica e la ricostruzione dei testi biblici che sarà strumento essenziale della Riforma protestante  e che rappresenterà il centro della speculazione "filosofica" degli "UMANISTI D'OLTRALPE" (accennati sopra). In questo quadro di grande sviluppo culturale, il problema religioso, come si è detto, non era rimasto estraneo agli umanisti, i quali anzi ne avevano affrontati vari aspetti. Con l’atteggiamento critico nei riguardi della religione "SCOLASTICA" (pure questa accennata sopra) infatti, gli intellettuali europei e in special modo quelli italiani cercarono anche se indirettamente, di intraprendere un movimento di riforma all'interno alla Chiesa. E’ perciò sbagliato pensare alla civiltà umanistica come un’età percorsa da atteggiamenti paganeggianti e antireligiosi.

E' invece un'Età, dove si ha una rivalutazione dell’uomo basata sull’impronta data dai classici e che tiene conto della totalità sia dell’individuo che della società e che quindi non tralascia il problema religioso. Due, in particolare, erano le linee su cui verteva il dibattito: da un lato la polemica contro la corruzione del clero, dall’altro la formulazione di una nuova religiosità fondata sull’esperienza interiore.

Su queste posizioni troviamo a fine '400 molti umanisti italiani quali: COLUCCIO SALUTATI, LEONARDI BRUNI, il già citato LORENZO VALLA e POGGIO BRACCIOLINI. Soprattutto nell’opera di quest’ultimo molto spesso predomina una polemica antiecclesiastica, facilmente evidenziabile in opuscoli quali il "De avaritia" e il "Contra hypocritas". Allo stesso tempo è importante ricordare che in linea con l’operato di tali umanisti si svilupparono, in tutto il 400, delle correnti di rinnovamento spirituale come, ad esempio, la devotio moderna.
Di Valla invece leggeranno invece  molto poco, le sue più ardite opere furono sepolte nelle cripte; vedranno la luce solo nel  1869 e nel 1882 (vedi più avanti, in Rinascimento).

(DEVOTIO MODERNA: Corrente di rinnovamento spirituale che si diffuse a partire dalla fine del Trecento, dai Paesi Bassi alla Germania, dalla Francia all' Italia e alla Spagna. Propagandata soprattutto dai "Fratelli e sorelle della vita comune" (un movimento laicale senza voti), la devotio moderna accentua di contro all'istituzione ecclesiastica il momento individuale, intimo dell'esperienza religiosa. Privilegia il raccoglimento e la meditazione, la diretta lettura dei vangeli più che dei trattati di edificazione e s'impegna a calare nel quotidiano l'esempio di Cristo.)

La sua importanza è data dal fatto che alcuni principii propri del movimento, come la diretta lettura dei testi sacri e l’indifferenza verso il formalismo del culto anticipano alcune di quelle che saranno le basi della Riforma Protestante. Il tentativo di riforma portato avanti dagli umanisti, che prelude alla riforma protestante, è indicato con il termine di renovatio, nome che esprime la volontà di ritornare ad un cristianesimo puro e autentico, non più appesantito dai dogmi e dalle credenze medievali.

Nonostante tale volontà fosse ben radicata, nelle masse e negli intellettuali, fin dai tempi di Petrarca, i primi insuccessi convinsero gli umanisti italiani a contentarsi il più delle volte di un aristocratico distacco dalla religiosità comune. Questo fatto non a caso fece infuriare uno dei primi uomini che sentirono veramente il bisogno di una riforma radicale che cambiasse la Chiesa dall’interno:
GIROLAMO SAVONARAOLA

(SAVONAROLA GIROLAMO (1452-1498) Frate agostiniano, divenne figura eminente della Repubblica Fiorentina, formatasi a seguito delle guerre d’Italia. Sono rimaste famose le sue prediche tra cui quella del 1493, nella quale attaccò duramente gli atteggiamenti di rilassamento morale del clero e degli umanisti, rei, a suo dire, di aver perso di vista la realtà e i bisogni della gente comune. La sua figura è rimasta di primaria importanza nei secoli poiché fu uno dei primi ad avvertire il bisogno di una riforma interna alla Chiesa e a capire i pericoli che sarebbero potuti sorgere se ciò non fosse avvenuto. Fu condannato al rogo.)

Il suo capolavoro sono le Prediche in cui attaccava gli umanisti e il clero, rei a suo dire di condurre una vita troppo distaccata ("l'aristocratico distacco")da quella che era la realtà e di aver perso di vista i problemi della vita quotidiana. Nella famosa predica citata sopra del 1493, disse: " nelle case de’ gran signori et de gran prelati non si attende se non a poesia e arte oratoria. Va pure et vedi: tu gli troverai co’ libri d’humanitate in mano. Et dannosi ad intendere con Virgilio et Oratio et Cicerone saper reggere l’anime."  - "l'aristocratico distacco"  lui non l'ebbe, ma finì sul rogo.

Il tentativo di riforma interna alla chiesa verrà ripreso nei primi decenni del '500 dagli umanisti d’oltralpe (meno vincolati a Roma) e in special modo da Erasmo da Rotterdam e dallo Zwingli.

(
ERASMO DA ROTTERDAM (1466-1536) Importante umanista, reso celebre dagli scritti nei quali esprimeva con forza il bisogno di una riforma interna della chiesa della chiesa. La sua opera più nota è L’Elogio della Follia (la riportiamo integralmente - vedi il link sopra). Con lo scritto sul libero arbitrio prese posizione contro la prospettiva luterana e rimase nell’ambito cattolico; ciò non impedì che i suoi scritti fossero messi all’Indice.)

( ZWINGLI HULRICH (1484-1531) Umanista di formazione erasmiana. Nominato predicatore a Zurigo nel 1519, egli riformò la chiesa locale con l’aiuto delle autorità politiche, allargando poi la sua predicazione a Basilea e Berna. I punti di maggiore contrasto con i luterani furono la concezione dell’eucarestia ed un atteggiamento più aggressivo verso i cattolici. Venne ucciso a Kappel l’11 Ottobre 1531 .)
( CONTRORIFORMA E RIFORMA CATTOLICA - "La Riforma Cattolica ", scrive H. Jedin, "è la riflessione su di sé attuata dalla Chiesa in ordine all’ideale di vita cattolica raggiungibile mediante un rinnovamento interno; la Controriforma è l’autoaffermazione della Chiesa nella lotta contro il Protestantesimo ".
A maggior chiarimento: l’esigenza di una riforma, cioè di concepire in modo nuovo l’esperienza religiosa, è testimoniata già in età umanistica, trovando molteplici espressioni dalla devotio moderna ad Erasmo e all’orientamento conciliarista, che ritiene fondamentale, per il rinnovamento, la limitazione della potenza papale con l’istituzionalizzazione dei concili ecumenici.
Con il termine "Riforma Cattolica", quindi si fa riferimento a questo complesso di esigenze. La Controriforma invece è costituita dal Concilio di Trento (1542-1563) e dall’opera di riorganizzazione e autoaffermazione che la Chiesa compie in attuazione delle direttive elaborate dal Concilio tridentino. La Chiesa progetta quasi una "riconquista" di quella parte dell’Europa che è ormai in mano agli eretici. Il Concilio sancisce un accentuato ampliamento del potere papale e un centralismo direzionale, che non lasciava spazio a posizioni ed iniziative che non fossero rigidamente "allineate"; come ad esempio il controllo che i "visitatori apostolici" inviati da Roma esercitavano sull’operato dei vescovi o al ruolo puramente esecutivo assegnato ai docenti dei collegi gesuitici.
La Controriforma faceva coincidere l’esperienza religiosa con l’ossequio e l’obbedienza all’istituzione religiosa, nella quale nell’età post-tridentina si accentuava l’accentramento monarchico. Strettamente collegato a questo centralismo è "l’arroccamento ideologico", la difesa dell’ortodossia perseguita dalla chiesa con "l’ Indice dei Libri Proibiti", con il tribunale dell’ Inquisizione, con la collisione frequente con l’ autorità statale. Il Concilio di Trento, pur tenendo conto di quell’ insieme di fermenti e di istanze che avevano animato la Riforma Cattolica, stabilisce i limiti dell’ ortodossia e la impone rigorosamente; procede ad una ridefinizione delle questioni ideologiche suscitate dai protestanti, fissa le linee del rinnovamento istituzionale della Chiesa e del suo intervento nella società. Alla rigorosa difesa dell’ ortodossia è collegato il problema dei rapporti tra intellettuali e potere(ecclesiastico); molti erano i casi di repressione, con condanna e roghi, contro gli eretici (si pensi a Giordano Bruno, Tommaso Campanella e Galileo Galilei), ma oltre a ciò si osservano anche fenomeni di fuoriuscitismo, con l’esilio di importanti personaggi e fenomeni di nicodenismo, cioè la sofisticata pratica di conformismo e di arroccamento nella propria interiorità imposta dalla durezza dei tempi.

La ridefinizione teologica si fonda sul problema della salvazione affrontata da Lutero e Calvino. Il Concilio, infatti, respinge la convinzione che il peccato sia riscattato dalla fede e che solo per mezzo di quest’ultima si possa raggiungere la salvezza, decretando una dottrina della giustificazione in senso attivo. Derivano proprio da questa riformulazione del problema della salvezza le modalità e le finalità dell’intervento della Chiesa nella società in modo più operativo. Essa si dedica alla formazione e educazione del clero, opera per un’evangelizzazione del Nuovo Mondo, ed infine, per modellare la società secondo la prospettiva di religiosità ortodossa, si adopera per un controllo della attività intellettuale ed artistica. Infatti, nell’"Indice dei Libri Proibiti", che include Macchiavelli e Boccaccio, si accompagnano editti e trattati sulle arti figurative e teatrali, che vengono "legittimate solo se inducono a cristiana devozione".

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