LE RELIGIONI

 

Nel mondo (che conta 6.700.000.000 di abitanti) esistono...
30.547 religioni, dottrine, scuole filosofiche, credenze, sette, culti tribali

RELIGIONI
Le Rivelate: con Dogmi, Culti, Leggi
Le naturali: taoiste, universaliste
Le Scuole: filosofiche-morali-politiche

 

Cristiana: 2.100.000.000 di fedeli
(divisa in 5 correnti (Cattolica 1.100.000.000 (*) ; Protestante 480.000.000;
Ortodossa 225.000.000; Anglicana 73.000.000;
Orientali (Nestoriane e Neofista ecc.) 72.000.000).
Esistono inoltre altre 56 Chiese e 175 Istituzioni crist. varie)
A FONDO PAGINA INIZIAMO CON


"LA COMUNITA' CRISTIANA"
"DALLE ORIGINI AL MONACHESIMO"
Un saggio storico di Franco Savelli
-

 


Maomettana (Islam): 1.500.000.000 di fedeli
(divisa in 3 correnti principali (Sunniti, Sciiti, Kharigiti)
oltre a 65 movimenti e 145 sette varie)

Ebrea: 15.000.000 di fedeli
(divisa in 3 grandi correnti e 12 tribù religiose)

Induista: 1.000.000.000 di seguaci
(divisa in 2 grandi correnti (Visnuismo con 580 mil., Sivaismo con 220 mil.,

e altre 1256 sette varie con 200 mil.)

Buddhista: 576.000.000 di seguaci
(divisa in grandi 3 dottrine Filosofiche, con all'interno 1680 sette varie)

Taoista: 400.000.000 di seguaci
(divisa in 3 grandi correnti e sette varie)

Confuciana: 237.000.000 di seguaci
(8 correnti, 840 Scuole di pensiero politico-religioso)

(Nelle 4 sopra spesso i seguaci di una sono anche seguaci di un'altra)

Scintoista: 100.000.000 di seguaci (soprattutto in Giappone)
(sterminati i culti degli spiriti (kami): spesso anche personali)

Culti tribali e animistici: 405.000.000 di seguaci
(con 26.397 cerimoniali indigeni diversi)

Atei: con nessuna credenza: 1.070.000.000

(*) Sul numero dei Cristiani ( e Cattolici) le cifre sono molto controverse.
Esempio in Italia: su 60 milioni di abitanti i cattolici-battesimati sono l'86%.
( il 96,7% secondo il dato diffuso dalle gerarchie ecclesiastiche)
O gli uni o gli altri sono cattolici più per tradizione che non credenti dichiarati.
Solo il 37% (22,2 mil.) sono praticanti. E solo il 25% si reca a messa.
Ma anche qui i conti non tornano.
Solo il 42% nell'8 per mille irpef, ha «votato» a favore della Chiesa cattolica.
E' questo un "peccato veniale". Ma come la mettiamo con il "mortale"?
"Scegliere deliberatamente, cioè sapendolo e volendolo, una cosa gravemente contraria alla Legge divina e al fine ultimo dell'uomo è commettere un peccato mortale".
Infatti:
Il 65 % degli italiani ha votato per il divorzio, il 68% per l'aborto.
Il 27 % dei matrimoni attuali è celebrato civilmente (a Milano il 41%).
Il 77,2% dei giovani italiani tra i 15 e i 24 anni (anche se battezzati)
ritiene ammissibile avere rapporti sessuali prematrimoniali.

E se i battesimati sono l'86% degli italiani (51,6 mil.)
di questi, più della metà, il 54% (27,8 mil.) è scettico sui miracoli,
il 55% non crede all'esistenza di Satana, il 44 % non crede all'inferno.
Il 61 % considera i testi religiosi piuttosto ingenui e arcaici e...
gradirebbe una religione basate su poche credenze fondamentali.

Si calcola inoltre che il 10% degli italiani (ca. 6 mil.) crede in altre religioni.
Mentre gli atei italiani contano ca. 4 milioni di adepti.
(fonte Eurispes - cnf. Il Corriere d.S. del 18-1-06)



" Per me, la parola Dio non è niente di più che un’espressione e un prodotto dell’umana debolezza, e la Bibbia è una collezione di onorevoli ma primitive leggende, che a dire il vero sono piuttosto infantili. Nessuna interpretazione, non importa quanto sottile, può farmi cambiare idea su questo". A. Einstein



di Franco Savelli

Dal Cristianesimo delle origini
al Monachesimo

(5 capitoli - oltre 150 pagine)

< Primo capitolo: Le comunità delle origini – I sec. (qui sotto)

< Secondo capitolo: Le persecuzioni ed il riconoscimento (II-IV sec.)

< Terzo capitolo : L'affermazione e le dispute teologiche (II-VI sec )

< Quarto capitolo : Spiritualità e monachesimo

< Quinto capitolo : Cristianizzazione dell'Europa

< GESU' - Storia e Mito

< Sacro e religione nell'analisi sociologica

< Gli Angeli nelle Religioni - L'angelologia



1. Le comunità delle origini – I sec.

 


Sommario

- Il Prologo: gli eventi della vita di Gesù annunciati dall’Antico Testamento. Morte e “resurrezione” secondo i Vangeli. Gli eventi dei giorni successivi; la Pentecoste e la preparazione alla diffusione della “lieta novella”.
- La prima diffusione attraverso gli atti degli evangelizzatori : Simone Pietro, il suo ruolo, gli spostamenti e la prima storica persecuzione anticristiana di Nerone; Paolo di Tarso, la frenetica attività di proselitismo, i suoi viaggi e gli insegnamenti attraverso le “Lettere”.
- Le “comunità” in Medio Oriente: quella aramaica primitiva di Gerusalemme, le nuove comunità di ebrei ellenisti e di pagani. Vita delle comunità: atteggiamenti, principi e rituali.
- La persecuzione di fine secolo attuata da Domiziano.

 

1.1 Prologo

Benché Gesù avesse preparato i discepoli all’esito tragico della sua vita terrena, secondo quanto riportato dai Vangeli (1) ....
(1) Il Vangelo (
euangelion, termine greco corrispondente a lieta novella. Il verbo evangelizzare assume una evocazione missionaria e significa diffondere la lieta novella che la salvezza è arrivata), nato dalla necessità di soddisfare il bisogno religioso delle comunità di credenti, riferisce sugli eventi della vita di Gesù, (racconti, testimonianze, preghiere) trasmessi a viva voce dagli stessi Apostoli e quindi ordinati, tra il 50 e l’80 dC in forma letteraria. Il Vangelo presenta la figura di Gesù non tanto come è apparsa agli abitanti della Palestina, durante la sua vicenda terrena, ma come essa fu recepita dalla fede dei discepoli dopo la “resurrezione”. Il Vangelo è costituito da quattro unità, attribuite agli apostoli Matteo e Giovanni ed ai discepoli Marco e Luca. Di esse, quelle riferite a Matteo, Marco e Luca (n.6, 7, 9) presentano tali analogie da essere considerati sinottici in quanto, nello stesso ordine, riferiscono la medesima narrazione degli eventi della vita di Gesù. Quello di Giovanni (n.10) si discosta nella stesura dai precedenti. Le comunità dei credenti (Chiesa) stabilirono (II sec), tra la tanta letteratura apocrifa prodotta, quali testi dovessero ritenersi autentici e portatori della verità su Cristo.
- “Gesù disse: - Il Figlio dell’uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini che lo metteranno a morte, ma il terzo giorno risorgerà” (Matteo 17, 22); “Gesù … disse loro: - … il Figlio dell’uomo sarà consegnato ai sommi sacerdoti e agli scribi che lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai gentili (pagani) perché sia schernito flagellato e crocefisso; ma il terzo giorno risorgerà” (Matteo 20, 18); “Si il Figlio dell’uomo se ne va in conformità a quanto sta scritto di lui” (Marco 14, 20); “ ..ed aggiunse - E’ necessario che il Figlio dell’uomo soffra molto, sia condannato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, sia messo a morte e risorga il terzo giorno - “ (Luca 9, 22); “Non si turbi il vostro cuore e non si abbatta. Avete udito che vi ho detto - Me ne vado e ritornerò da voi - …. Ve l’ho detto ora, prima che accada, affinché quando accadrà crediate” (Giovanni 14, 27).

.... non mancò, con la sua morte, di provocare sconcerto e smarrimento in quegli stessi discepoli che confidavano “fosse lui quello che avrebbe liberato Israele” (Luca 24, 21). Analogo sgomento si era diffuso tra le comunità dei suoi seguaci, incapaci di percepire come il Messia (2) ...
(2) Messia (dall’ebraico, mashi ah: unto; dal greco, Chistos) è il “re” o “salvatore” che, secondo le promesse divine, verrà a soccorrere il popolo di Israele e che, dai suoi seguaci, è stato riconosciuto in Gesù-Cristo.
... atteso e venuto a promettere la salvezza eterna, fosse egli stesso condannato e giustiziato come un sedizioso.

Nell’Antico Testamento (AT) si ritrovano annunciati eventi che si realizzarono nella vita di Gesù:
- la sua nascita : “Ecco la vergine concepirà e darà alla luce un figlio e il suo nome sarà Emanuele (Dio è con noi)” (Isaia 7, 14); il luogo della nascita : “ Betlemme di Efrata, la più piccola tra i clan di Giuda, da te uscirà per me colui che dovrà regnare sopra Israele!” (Michea 5, 1); il bambino nato sarà “Meraviglioso consigliere, Dio potente, Padre perpetuo, principe della pace” (Isaia 9, 5); la venuta dei magi : “Volgi intorno i tuoi occhi e mira; si sono tutti riuniti, vengono a te …. una moltitudine di cammelli ti sommergerà, dromedari di Madrian e di Efa; tutti giungono da Saba, portando oro ed incenso, proclamando le lodi del Signore” (Isaia 60, 4-6); “Il re di Tarsis e le isole offrano i loro doni, i re di Arabia e di Seba portino i loro tributi” (Salmo 72, 10);
- i miracoli : “Egli viene e vi salverà. Allora si schiuderanno gli occhi dei cechi e le orecchie dei sordi si apriranno. Allora lo zoppo salterà come un cervo e la lingua del muto griderà di gioia …” (Isaia 35, 4-6).
- sarebbe entrato a Gerusalemme a cavallo di un asino: “ … giubila figlia di Gerusalemme! Ecco il tuo re a te viene, egli è giusto e vittorioso è mite e cavalca sopra un asino, sopra il puledro figlio di un’asina .. “ (Zaccaria 9, 9).
- sarebbe stato venduto per trenta monete: “ … Il Signore mi disse: - getta al fonditore il prezzo magnifico con cui sono stato stimato da loro! - Allora presi i trenta pezzi d’argento e li gettai …” (Zaccaria 11, 13).
- sarebbe stato tradito da uno che aveva mangiato alla sua stessa tavola: “… Anche il mio intimo amico, quello in cui nutrivo fiducia, quello che mangiava il mio stesso pane, ha alzato il calcagno contro di me …” (Salmo 41, 10);
- sarebbe stato schernito ed oltraggiato: “… Presentai il mio corpo ai percuotitori, le mie guance a quelli che mi strappavano la barba: non nascosi la mia faccia agli oltraggi ed agli sputi” (Isaia 50, 6); “… Tutti al vedermi mi irridono, storcono la bocca, scuotono il capo: - S’è affidato al Signore, lo liberi, lo salvi, se davvero gli vuol bene.” (Salmo 22, 8-9);
- gli avrebbero dato da bere fiele ed aceto: “… Invece mi hanno dato fiele per cibo e per bevanda mi hanno offerto aceto.
” (Salmo 69, 22);
- mani e piedi sarebbero state trafitte da chiodi : “ Si un branco di cani mi sta accerchiando, un’accolta di malvagi mi sta d’intorno. Hanno scavato le mie mani ed i miei piedi ..” (Salmo 22, 17);
- si sarebbero spartite le vesti sorteggiandole: “ .. Le mie veste si dividono fra loro, sui miei abiti gettano la sorte, ..” (Salmo 22, 19);
- sarebbe stato paziente nelle sue sofferenze, sarebbe morto accanto a malfattori ed avrebbe interceduto per essi: “..maltrattato, egli si è umiliato e non aprì bocca; come un agnello condotto al macello, come pecora muta davanti ai suoi tosatori non aprì bocca..” “.. Gli diedero sepoltura con gli empi ed il suo sepolcro è con i malfattori, benché non abbia commesso violenza e non vi fosse inganno nella sua bocca..” “Egli invece portò il peccato di molti ed intercedette per i peccatori” (Isaia 53, 7, 9, 12);
- il suo sepolcro sarebbe stato glorioso: “ .. ed il luogo della sua dimora sarà glorioso ..” (Isaia 11, 10);
- sarebbe ritornato in cielo : “ .. Regni della terra cantate a Dio; lodate il Signore con il canto, lui che cavalca i cieli, i cieli eterni.” (Salmo 68, 33-34);
- sarebbe seduto alla destra di Dio: “.. Siedi alla mia destra, finché io ponga i tuoi nemici a sgabello dei tuoi piedi ..” (Salmo 110, 1);
- la sua dottrina si sarebbe diffusa, da Gerusalemme, in tutto il mondo : “ Poiché da Sion uscirà la legge e da Gerusalemme la parola del Signore. Egli sarà giudice tra le genti ed arbitro di popoli numerosi.” (Isaia 2, 3).

Nel Nuovo Testamento (NT) (3)...
(3) Il Nuovo Testamento comprende i Vangeli (n.2), gli Atti degli Apostoli (n.9), l’Apocalisse (n.10), le Lettere di Paolo (n.30) e le Lettere cattoliche (n.10, 26).
... vengono descritti gli eventi straordinari che accaddero nei giorni immediatamente successivi alla morte di Gesù, la Pasqua del 30 dC : (4)...
(4) La ricostruzione cronologica circoscrive la vita terrena di Gesù fra il 6-5 aC (747-748 della fondazione di Roma) ed il 30 dC (783-784 di Roma), periodo del regno di Augusto (31 aC-14 dC) e di Tiberio (14-37 dC). Ormai è riconosciuto l’errore della prima datazione della nascita di Gesù, indicata nel 754 di Roma. La ricostruzione, basata sulla considerazione che Gesù nacque mentre Erode il Grande (morto nel 4 aC) era ancora in vita, che il passaggio della cometa si è verificato nel 5 aC, che il censimento nell’impero romano indetto il 6 aC (Luca 2, 1) (n.21), ha collocato l’evento della nascita nel 6-5 aC. Da altre deduzioni viene fissata la data della morte di Gesù nel giorno 1 aprile del 30.

....- dal fondatore del cristianesimo ellenistico, Paolo di Tarso (I lettera ai Corinzi, 15, 3-9; n.30) : “Vi ho dunque trasmesso quello che ho ricevuto, che Cristo morì … fu sepolto e fu risuscitato il terzo giorno, secondo le Scritture e che apparve a Cefa e poi ai Dodici (Apostoli) (5) ...
(5) Gli Apostoli “..Simone, detto Pietro e Andrea suo fratello, Giacomo, figlio di Zebedeo e Giovanni suo fratello; Filippo e Bartolomeo; Tommaso e Matteo il pubblicano; Giacomo di Alfeo e Taddeo; Simone il Cananeo (soprannominato Zelota- Luca 6, 15; Atti 1, 13) e Giuda Iscariota, quello che poi lo Tradì” (Matteo, 10, 2-4) sono dodici come le dodici tribù di Israele (Ruben, Simeone, Levi, Giuda, Dan, Neftali, Gad, Asher, Issacar, Zabulon, Giuseppe, Beniamino; Genesi 49, 1-27). Dopo la “resurrezione” di Gesù, Pietro, al fine di completare il collegio degli Apostoli non tanto per ricostruire la rappresentatività del popolo di Israele ma piuttosto per attribuire a quel collegio l’autenticità della predicazione, si rivolse ai fratelli chiedendo di nominare al posto di Giuda “..uno tra coloro che sono stati con noi per tutto il tempo in cui dimorò tra noi il Signore Gesù …. divenga testimone con noi della sua resurrezione” (Atti, 1, 21-22). Ne furono proposti due, Giuseppe e Mattia “..e la sorte cadde su Mattia che fu aggregato agli undici Apostoli” (Atti, 1, 26). I dodici divennero una realtà socio-ecclesiale in cui emergeva Pietro a cui Gesù aveva detto: “..Io ti dico, Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. Ti darò le chiavi del Regno dei cieli ..” (Matteo 16, 18-19).
... In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una volta sola, la maggior parte dei quali vive ancora, mentre alcuni sono morti. Inoltre apparve a Giacomo e quindi a tutti gli apostoli. Infine apparve anche a me come a un aborto. Io infatti sono l’infimo degli apostoli ”;

- dal Vangelo secondo Matteo (28, 1-19): (6)...
(6) Matteo (Levi, secondo Marco 2, 14 e Luca 5, 27) un esattore di imposte di Cafarnao, al richiamo di Gesù “seguimi” (9, 9) abbandonò tutto e si pose al suo seguito. Il suo vangelo originale, scritto in aramaico (intorno al 60 dC) durante un soggiorno in Palestina o ad Antiochia (Siria), ancor prima del Vangelo di Marco, è andato perduto. La versione giunta a noi, in greco, dovrebbe essere stata redatta intono al 70-80 dC. E’ il primo ad essere divulgato e risulta il più completo dei quattro. Matteo imposta la sua dottrina nella dimostrazione che, con Gesù, si compiono i vaticini dell’AT riguardanti il Messia, fondatore di un nuovo Regno dei celi, per farne parte di cui è necessaria una giustizia superiore a quella degli scribi e dei farisei. L’importanza del suo Vangelo si può dedurre dal fatto che in esso è formulata la preghiera del Pater nella versione in cui attualmente viene recitata (6, 9) ed è descritta la venuta dei magi (2, 1), il discorso della montagna con le sette beatitudini (5, 3-10), la formula trinitaria del battesimo con la quale si accompagna il segno della croce (28, 19). Poco si sa della sua vita e della sua fine, probabilmente morì martire.
.... “Passato il sabato, al sorgere del primo giorno della settimana, venne Maria Maddalena con l’altra Maria a far visita al sepolcro ….. un angelo del Signore ..sceso dal cielo si avvicinò …. L’angelo disse alle donne - Non temete voi! So che cercate Gesù crocefisso, non è qui, è risorto come aveva detto ... Ed ora andate e dite ai suoi discepoli che egli è risorto dai morti e vi procede in Galilea -. Esse …. corsero a portare l’annuncio ai suoi discepoli. Ed ecco Gesù andò loro incontro dicendo - Rallegratevi! -… Allora disse loro Gesù - Non temete, andate ed annunziate ai miei fratelli che vadano in Galilea; là mi vedranno -… Gli undici apostoli se ne andarono in Galilea … al vederlo lo adorarono … Gesù disse loro - Ogni potere mi è stato dato in cielo e in terra. Andate dunque ammaestrate tutte le genti battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo…

- dal Vangelo secondo Marco (16, 1-6; 9): (7)...
(7) Marco non fu apostolo di Gesù ma discepolo di Barnaba e Paolo e, durante la prigionia di quest’ultimo, discepolo e segretario di Pietro. Il suo Vangelo (il secondo, per la tradizione), scritto presumibilmente a Roma intorno al 65-70 dC, è interprete della predicazione di Pietro ed essenzialmente impostato sull’annuncio della lieta novella. Il contenuto del Vangelo di Marco è ritenuto il vangelo più antico ed è stato utilizzato sia da Matteo che da Luca che lo completarono con parti proprie. Nell’ultimo secolo, è stato rivalutato per la sua originalità. Sembra che Marco sia morto martire in Egitto al tempo dell’imperatore Traiano (98-117).
... “Trascorso il sabato, Maria Maddalena, Maria madre di Giacomo e Salomone comprarono gli aromi per andare ad imbalsamare Gesù … Intanto si andavano dicendo fra loro - Chi ci farà rotolare la pietra dall’ingresso del Sepolcro? - Alzato lo sguardo però osservarono che la pietra era stata rotolata, benché fosse molto grande! Entrate allora nel sepolcro, videro un giovane che se ne stava seduto a destra, rivestito di una veste bianca e si spaventarono. Ma egli disse loro - Non vi spaventate! Voi cercate Gesù, il Nazzareno che è stato crocefisso. E’ risorto. Non è più qui. Ecco il luogo dove lo avevano posto. Ma andate, dite ai suoi discepoli, specialmente a Pietro: Vi precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto” (8)
(8) Gesù apparve agli apostoli una prima volta la sera dello stesso giorno in cui era apparso a Maria Maddalena ed una seconda volta, otto giorni dopo, in presenza di Tommaso (Giovanni 20, 19 ss). La terza manifestazione di Gesù, avvenuta sul Lago di Tiberiade (Giovanni, 21, 1) fa ritenere che gli apostoli abbiano raggiunto la Galilea subito dopo la morte di Gesù.
; …… “Risorto al mattino del primo giorno della settimana, apparve dapprima a Maria Maddalena … Ella a sua volta andò ad annunciarlo a coloro che erano stati con lui ed erano afflitti e piangevano … ma essi … non le credettero. Dopo di ciò apparve sotto altra forma a due di loro mentre erano in cammino per andare in campagna. Anche questi tornarono indietro per annunciarlo agli altri ma non credettero neppure ad essi. Finalmente apparve agli Undici (n.5) mentre erano a tavola e li rimproverò della loro incredulità e durezza di cuore poiché non avevano creduto a coloro che lo avevano visto risuscitato.”;

- dal Vangelo secondo Luca (24, 2ss; 13-35) (9) ...
(9) Luca, medico di Antiochia, si convertì verso il 40 dC e fu discepolo e compagno di Paolo che seguì a Gerusalemme, Cesarea e Roma. Sembra sia morto in Bitinia, dove si recò dopo la morte di Paolo. Egli, di autentica formazione ellenista, nel suo Vangelo (terzo, per la tradizione) redatto in Antiochia o in Grecia verso il 70 dC, narra un’infanzia di Gesù diversa da quella narrata da Matteo. Egli completa l’informazione con la stesura (presumibilmente negli anni 80) degli Atti degli Apostoli, fondamentali per la conoscenza del cristianesimo in quanto forniscono notizie sulle prime comunità cristiane (Chiesa), sulla predicazione di Paolo e sul Concilio di Gerusalemme. Le due stesure formarono un’opera unica fino al 175 dC, allorché, nel riunire i quattro vangeli, si tenne separata quella che appunto oggi è conosciuta come Atti degli Apostoli.
... “Le donne che erano venute con Gesù dalla Galilea….trovarono che la pietra che chiudeva il sepolcro era stata rimossa, ma entrate non trovarono il corpo di Gesù. Se ne stavano li senza sapere che cosa fare quando apparvero loro due uomini con vesti splendenti. Le donne impaurite tenevano il volto chinato a terra. Ma i due uomini dissero loro - Perché cercate tra i morti il vivente?. Non è qui ma è risuscitato. Ricordatevi come vi ha parlato quando era ancora in Galilea, quando diceva che era necessario che il Figlio dell’uomo fosse consegnato in mano ai peccatori, che fosse crocefisso e il terzo giorno resuscitasse -. …Tornate dal sepolcro lo raccontarono agli Undici ed a tutti gli altri. Erano Maria di Magdala, Giovanna e Maria di Giacomo ….. Ma queste parole parvero ad essi come una allucinazione e non cedettero alle donne. Pietro, però, alzatosi, corse al sepolcro. Guardò dentro e vide solo le bende. E se ne tornò indietro meravigliato per quanto era avvenuto”;
“In quel medesimo giorno, due dei discepoli si trovavano in cammino verso un villaggio, detto Emmaus, distante circa sette miglia da Gerusalemme e discorrevano fra loro di tutto quello che era accaduto (nel sepolcro). Mentre discorrevano e discutevano, Gesù si avvicinò e si mise a camminare con loro… Ma i loro occhi erano impediti dal riconoscerlo. Egli disse loro: - Che discorsi son questi che vi scambiate l’un l’altro cammin facendo? - Si fermarono tristi. Uno di loro di nome Cleopa gli disse: - Tu solo sei così straniero in Gerusalemme da non sapere ciò che vi è accaduto in questi giorni? - Domandò: - Che cosa? - Gli risposero: - Il caso di Gesù il Nazzareno che era un profeta potente in opere e parole davanti a Dio ed a tutto il popolo; come i gran sacerdoti e i nostri capi lo hanno consegnato per essere condannato … Ma siamo al terzo giorno da …. Tuttavia alcune donne … si sono recate di buon mattino al sepolcro ma non hanno trovato il suo corpo … Allora egli disse loro … e cominciando da Mosé e da tutti i profeti spiegò loro quanto lo riguardava in tutte le scritture … Allora si aprirono i loro occhi e lo riconobbero. Ma egli disparve ai loro sguardi … Quindi si alzarono e tornarono subito a Gerusalemme dove trovarono gli Undici … Costoro dicevano: - Il Signore è veramente risorto ed è apparso a Simone - Ed essi raccontarono ciò che era accaduto lungo il cammino ..”

- dal Vangelo secondo Giovanni (20, 19ss) (10) ...
(10) Giovanni, il discepolo che Gesù amava, pescatore e molto amico di Pietro. Molti studiosi ritengono che l’estensore dell’ultimo Vangelo (fine del I sec.), diverso dagli altri per finalità (“affinché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio e, credendo, abbiate la vita nel suo nome”; 20, 31) e contenuti (fa svolgere il ministero di Gesù in Giudea anziché in Galilea) ha fatto ritenere che a redigere il testo non sia stato l’apostolo ma un suo discepolo. Si sa poco del suo apostolato. Forse si fermò a lungo in Palestina (probabilmente fino alla morte di Maria SS), poi andò ad Antiochia, quindi ad Efeso dove probabilmente fu scritto il Vangelo e dove morì in età avanzata. A Giovanni viene attribuita la stesura dell’Apocalisse, unico libro profetico del NT, redatto dopo la persecuzione dei cristiani da parte di Domiziano (81-96) ed in cui si esprime l’apprezzamento per coloro che testimoniavano con il martirio la fede in Cristo. Giovanni in questo ultimo libro del NT riprende la tradizione apocalittica (narrazione attraverso la visione) giudaica del libro di Daniele del AT che sviluppa una visione drammatica della storia concepita come scontro perenne tra i giusti ed i peccatori. Testo di difficile interpretazione che vuole tracciare la storia della Chiesa attraverso profezie e visioni degli avvenimenti finali, tra cui il secondo avvento di Cristo, e simboleggia con due bestie il potere politico e quello religioso. A Giovanni sono anche attribuite tre brevi Lettere (n.26) indirizzate a pagani convertiti e di cui la prima risulta assai simile al Vangelo.
.... “La sera di quello stesso giorno, il primo della settimana, mentre le porte del luogo erano chiuse, venne Gesù, stette in mezzo a loro e disse - Pace a voi !- E detto questo mostrò loro le mani ed il fianco …, uno dei Dodici, chiamato Didimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dissero gli altri discepoli - Abbiamo visto il Signore!- Ma egli rispose loro - Se non vedo …… non crederò -. Otto giorni dopo i suoi discepoli erano di nuovo in casa e Tommaso stava con loro. Venne Gesù a porte chiuse … e disse a Tommaso - Metti il tuo dito qui e guarda le mie mani ….. e non essere più incredulo ma credente -. Rispose Tommaso e gli disse - Signore mio e Dio mio!- Gli disse Gesù -Perché mi hai visto hai creduto? Beati coloro che hanno creduto senza vedere!-. …. In seguito Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberiade. Si manifestò nel modo seguente … Questa fu la terza volta che Gesù si manifestò ai discepoli, risuscitato dai morti”; (21, 1-14): “In seguito Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberiade. Si manifestò nel modo seguente …….Questa fu la terza volta che Gesù si manifestò ai discepoli, risuscitato dai morti”.

La storia della Chiesa incomincia con la morte di Gesù e si fonda sulle apparizioni immediatamente seguenti. Tuttavia le vicende che, negli anni immediatamente successivi coinvolsero apostoli e discepoli, sono ricostruite per deduzione in quanto i “Vangeli” non presentano uno sviluppo cronologico, le “Lettere” di S. Paolo si riferiscono al periodo successivo (anni 50-64) e gli “Atti” rivestono prevalenti interessi teologici.
Eventi che, qualunque sia la spiegazione che gli studiosi forniscono, allo storico tocca valutarli rispetto alla ricaduta che essi ebbero sui convincimenti dei discepoli, i quali non ebbero dubbi ad identificare il Gesù risorto con il Gesù che essi conobbero, sulle testimonianze che essi trasmisero alle prime comunità di credenti e sull’impatto che i comportamenti di questi ebbero sulla società del tempo.

 

1.2 La prima diffusione

I Discepoli di Gesù, dopo la sua morte, secondo le indicazioni ricevute (“Ma dopo che sarò risorto vi precederò in Galilea”; Marco 14, 28) si recarono in Galilea dove, a seguito della terza apparizione (n.8), si consolidò nella loro mente la convinzione che la “morte” di Gesù non rappresentasse soltanto la tragica conclusione della sua vicenda umana (“Non doveva forse il Cristo patire tutto questo ed entrare nella sua gloria ?”; Luca, 24, 26) ma che essa, seguita dalla “resurrezione”, raffigurasse il passaggio ad una forma diversa di esistenza, una esaltazione che dovesse identificare Gesù con quel Figlio dell’uomo profetizzato da Daniele (7, 14): “A lui fu concesso potere, forza e dominio e tutti i popoli, le nazioni e le lingue lo servirono: Il suo potere è un potere eterno che non finirà ed il suo dominio è un dominio eterno che non sarà distrutto”. Identificazione che Gesù stesso accreditò rispondendo al sommo sacerdote Caifa, durante l’interrogatorio davanti al Sinedrio (11) ...
(11) Il Sinedrio, costituito dai sommi sacerdoti (archieréis, rappresentanti delle più potenti famiglie sacerdotali), dagli anziani (presbyteroi, membri di antiche famiglie patrizie) e dagli scribi (grammatéis, eminenti dottori della legge), era in Giudea l’organo di governo e supremo tribunale della comunità ebraica, anche se la dominazione romana del tempo di Gesù aveva trasferito al prefetto romano il potere di condannare a morte.
... “- Sei tu il Cristo, il Figlio del Benedetto?- - Si, sono io! " (Marco, 14, 61) e che indusse l’apostolo Pietro, nel giorno della Pentecoste (12) ...
(12) La Pentecoste è una festa ebraica di fine mietitura che cade 50 giorni dopo la Pasqua (uscita degli ebrei dall’Egitto) ed in cui vengono offerti a Dio due pani lievitati. Nella prima ricorrenza dopo la morte di Gesù lo Spirito Santo discese sugli apostoli riuniti nel cenacolo, solennità ora commemorata dai cristiani.
... , a proclamare per la prima volta, : “Sappia dunque con certezza tutta la casa d’Israele che Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocefisso” (Atti 2, 36). Coll’identificazione di Gesù quale “Signore e Cristo”, segno di messianità (n.2) e divinità che nell’Antico Testamento erano riservati solo a Dio, Pietro lanciò il messaggio che con Gesù fosse arrivata a compimento l’attesa messianica del popolo di Israele, (13) ...
(13) Il I libro del profeta Isaia (11, 1-10) contiene l’oracolo messianico della promessa che “un rampollo uscirà dal tronco di Iesse (padre di Davide) ed un virgulto spunterà dalle sue radici. Riposerà sopra di lui lo spirito del Signore … troverà compiacenza nel timore del Signore. Non giudicherà secondo le apparenze, né renderà sentenza per sentito dire ma giudicherà con giustizia i miseri e con equità renderà sentenze in favore dei poveri del paese; percuoterà il violento con la verga della sua bocca, … il lupo abiterà insieme all’agnello e la pantera giacerà insieme al capretto … e il bambino porrà la mano nel covo della vipera … In quel giorno la radice di Iesse si ergerà a stendardo dei popoli; le nazioni accorreranno ad essa ed il luogo della sua dimora sarà glorioso …”.

... le cui Scritture, assunte a norma di vita e regola di fede, troverebbero compimento negli atti e nella vita di Gesù.

Con l’accoglimento dell’evento “resurrezione” da parte dei discepoli si avviò la riflessione sulla figura di Gesù e sui concetti espressi dalla sua predicazione. Riflessione che viene identificata col termine di cristologia, di cui gli eventi simbolici restano la “resurrezione” e, nei primi secoli, l’attesa di un suo prossimo ritorno, (“Vedrete il Figlio dell’uomo seduto alla destra della Potenza venire con le nubi del cielo”; Marco 14, 62) per instaurare il regno di Dio con la promessa della vita eterna (parusia ). (14) ...
(14) Parusia indica la venuta escatologica (annunciata dai profeti dell’AT: escatologia: aspetti teologici che riguardano la fine dell’uomo e dell’universo) di Cristo che terrà il giudizio e porterà a compimento il Regno di Dio : “Infatti il figlio dell’uomo verrà nella gloria del Padre suo insieme con i suoi angeli ed allora darà a ciascuno secondo la sua condotta” (Matteo 16, 29); “Il sole si oscurerà, la luna non più darà la sua luce, le stelle cadranno dal cielo e le potenze celesti saranno sconvolte. Allora apparirà nel cielo il segno del Figlio dell’uomo ed allora si batteranno il petto tutte le tribù della terra e vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi del cielo con grande potenza e splendore” (Matteo 24, 30).
.... Uniti da questa “fede” i discepoli di Gesù, ritrovatisi a Gerusalemme, indissero una assemblea in cui “Il giorno della Pentecoste volgeva al suo termine ed essi stavano riuniti nello stesso luogo (in cui era stato scelto Mattia a sostituire Giuda, n.5). D’improvviso ci fu dal cielo un rumore, come all’irrompere di un vento impetuoso che riempì tutta la casa in cui si trovavano. Apparvero ad essi delle lingue come di fuoco che si dividevano ed andavano a posarsi su ciascuno di essi. Tutti furono riempiti di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, secondo che lo Spirito dava ad essi il potere di esprimersi …” (Atti 2, 1-4).

Coll’identificazione di Gesù quale“Signore e Cristo” del giorno della Pentecoste (v. sopra; Atti 2, 36) si realizzò quel passaggio che diede origine alla nascita ufficiale della Comunità di Dio (ekklesia tou theou), la Chiesa (come traduzione di qahal), cioè di quell’assemblea di credenti che, considerandosi fratelli accomunati dall’insegnamento di Gesù (“amatevi gli uni gli altri, come io ho amato voi”; Giovanni 13, 34; Marco 12, 31), impostarono la loro azione quotidiana all’accoglienza di chiunque, senza distinzione etnica o sociale, alla pratica della solidarietà verso deboli ed i bisognosi (15) ...
(15) “Non vi sono più bambini abbandonati per le strade o vedove a patir la fame, perché ognuno dà del suo per il suo fratello, in nome di Cristo”, da Lettera di Diogneto. Questa è un manoscritto cristiano anonimo rinvenuto occasionalmente nel XV sec. (da Tommaso d’Arezzo) e pervenuto, dopo vari passaggi, alla biblioteca municipale di Strasburgo dove venne distrutto nel corso della guerra franco-prussiana del 1870, quando (XVI sec.) ne erano già state redatte tre copie. Il manoscritto d’origine è stato successivamente arricchito con scritti diversi tra cui una lettera al pagano Diogneto in cui si pongono domande circa il Dio dei cristiani, su come la religione cristiana si differenzi da quella dei giudei e dei greci e perché essa e nata così tardi. La risposta è una dura critica al politeismo e giudaismo e l’affermazione che la religione non può essere una invenzione umana.
... ed dell’assistenza agli infermi (diakonia) . (16)
(16) Il termine di diakonia/diaconos (ministero/ministri) assume nel NT il significato prettamente religioso di servizio a favore dei fedeli (n.23).

Da quel momento, Pietro, nominato capo dei dodici apostoli (n.5), assunse un ruolo guida nel collegio apostolico la cui funzione era di salvaguardare l’unità della comunità e garantire, nella predicazione, l’autenticità degli insegnamenti e dell’opera del Maestro. Egli, con i discepoli e coloro che avevano abbracciato la nuova dottrina (proseliti) impostata sulla fede nella resurrezione di Gesù, Cristo e Messia, divenne promotore del movimento di diffusione della “buona novella” (n.1). Diffusione che, trovando scarsa accoglienza tra gli ebrei, si indirizzò verso i gentili cui “con grandi segni di potenza gli Apostoli rendevano testimonianza della resurrezione del Signore Gesù. Erano tutti circondati da grande benevolenza. Non c’era infatti tra loro alcun bisognoso poiché quanti possedevano campi o case li vendevano e portavano il ricavato delle vendite mettendolo ai piedi degli apostoli. Veniva poi distribuito a ciascuno che ne aveva bisogno” (Atti 4, 32-34).
Il ritmo di adesione alla nuova religione divenne particolarmente coinvolgente ed alle “prime comunità” cristiane sorte a seguito della diretta predicazione del Gesù-terreno, incontrato in Galilea ed a Gerusalemme, si aggiunsero le “nuove comunità” che necessariamente ebbero un approccio diverso accostandosi direttamente alla fede del Gesù-risorto.
Le comunità si moltiplicarono, allorché il movimento di Pietro fu affiancato da un ebreo ellenista, figlio di un sellaio, Paolo di Tarso che, convertitosi nel periodo immediatamente successivo a quello di fondazione della nuova religione, divenne il più importante evangelizzatore e diffusore della catechesi, consistente nella predicazione del regno di Dio e della redenzione del genere umano ad opera di Cristo, al punto da essere individuato quale secondo fondatore del cristianesimo.

1.2.1 Simone Pietro (S. Pietro)

Dopo la “manifestazione dello Spirito Santo” nel giorno della Pentecoste (n.11), Pietro (pescatore di Cafarnao, figlio di Giovanni del villaggio di Betsaida in Galilea) essendo stato designato da Gesù a capo della Chiesa (n.5) (Matteo 16, 18-19) (17) ...
(17) Resta inspiegabile questa designazione che non può essergli stata attribuita per anzianità (il fratello Andrea era maggiore di lui), né per condizione sociale (i figli di Zebedeo -n.5- erano di condizione più elevata) né per cultura (Matteo il pubblicano lo era di più). Presumibilmente ha avuto un peso la sua fermezza nella fede .
... si sentì investito di una nuova sicurezza nella fede e, spiegando che quanto accaduto era stato previsto dal profeta Gioele (“ … effonderò il mio spirito su ogni essere umano ….. chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato”; Atti 2, 17), per la prima volta, proclamò solennemente la resurrezione di Cristo (“..Questo è quel Gesù che Dio ha risuscitato e noi tutti ne siamo testimoni. Egli è stato dunque esaltato alla destra di Dio, ha ricevuto dal Padre il dono dello Spirito Santo … ed ha effuso questo stesso Spirito” Atti 2, 32-35), quindi sollecitò tutti i presenti a pentirsi e di ricevere il battesimo, (18) ...
(18) Il battesimo era praticato nelle religioni del tempo di Gesù in cui le abluzioni erano molto frequenti. Gesù ricevette il battesimo da Giovanni Battista (Luca 3, 21) come segno di penitenza e lo utilizzò come rito d’iniziazione per entrare nel Regno di Dio fondato da lui “Andate dunque, ammaestrate tutte le genti, battezzandole in nome del Padre, del Figlio e dello Spirito santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho ordinato” (Matteo 28, 19); “Chi crederà e si farà battezzare sarà salvato ma chi non crederà sarà condannato” (Marco 16, 16). Non sembra che Gesù abbia battezzato se non, all’inizio, quando collaborava con Giovanni il Battista.
... simbolo di purificazione e di vita nuova, avviando quel processo di conversione cui aderirono miglia di persone, ebrei-aramaici ed ancor più ebrei-ellenisti (ebrei di cultura e lingua greca), meno ancorati al mondo giudaico e maggiormente disponibili ad accogliere la predicazione che li avvicinava alla fede in Gesù.

Le notizie sulla vita di Pietro come di altre eminenti figure del tempo sono frammentarie, comunque è verosimile che a questo iniziale proselitismo ne sia seguito un altro consistente allorché il popolo assistette al risanamento di uno storpio ad opera di Pietro affiancato da Giovanni. Episodio che, per un verso, rafforzandolo nella convinzione che la fede in Gesù aveva contribuito a far guarire lo storpio, gli conferì maggior autorità ed ascendenza sulle folle, ma, per l’altro verso, indusse i sacerdoti del Sinedrio ed i sadducei, (19) ... I sadducei con i farisei, gli esseni ed i seguaci di Giuda il Galileo erano le correnti più importanti del giudaismo del tempo di Gesù. I Vangeli menzionano solo i primi due, di cui offrono una immagine negativa quali avversari implacabili di Gesù. I sadducei sono indicati come miscredenti ed i farisei come ipocriti e formalisti.
I Rotoli del mar Morto (recentemente rinvenuti, 1947) prospettano una situazione del giudaismo alquanto più complessa e portano a conoscenza la comunità di Qumran, setta giudaica insediata sul mar Morto ed identificata con gli esseni. Essa viveva separata dal giudaismo ufficiale del tempo (patrimonio dei farisei e sadducei) in comunità monastiche soggette a rigide regole che prevedevano noviziato, frequenti abluzioni, norme di purità, preghiere e pasti comuni.
Nella stessa regione del mar Morto è stata recentemente rinvenuta una stele, risalente al alcuni decenni precedenti alla nascita di Gesù, in cui si trova una frase che predice la resurrezione del Messia tre giorni dopo la sua morte.


... contrariati dagli insegnamenti che venivano diffusi, a trarne spunto per arrestarlo mentre predicava con accanto Giovanni. Pietro trovò l’autorità di confermare la guarigione dello storpio fatta nel nome di Gesù davanti ai componenti del Sinedrio, i quali stupiti dalla presenza del miracolato e dall’entusiasmo che l’evento aveva scatenato, non poterono far altro che lasciare i due apostoli liberi di proseguire la predicazione in nome di Gesù.
Dopo l’episodio dello storpio, si moltiplicarono i segni di prodigi attribuiti a Pietro (20) ...
(20) Tra cui la conversione del centurione Cornelio (Atti 10).
... che lo fecero incorrere in altri due arresti miracolosamente evitati ed ordinati, rispettivamente, dai sacerdoti e da Erode Agrippa I. (21) ...
(21) Erode Agrippa I (6 aC-44 dC), nipote di Erode Antippa e discendente di Erode il Grande, nominato nel 39 governatore della Betania dall’imperatore Caligola (37-41 dC), riuscì ad ottenere dall’imperatore Claudio (41-54 dC) altri governatorati (Idumea, Samaria e Giudea) fino ad estendere il suo potere su un territorio uguale a quello di Erode il Grande. Territorio che, dopo la morte di quest’ultimo (4 aC), era stato diviso tra i figli Arclelao (Giudea, Samaria e Idumea) Filippo (Traconitide, Gaulanitide, Batanea, Auranitide e Iturea) ed Erode Antipa (Galilea e Perea), al tempo nel quale fu indetto il censimento del 6 aC (Luca 2, 1-3)(n.4), organizzato, a fini tributari, dal governatore romano Caponio (su indicazione del legato di Siria Supplicio Quirino). Non essendo di origine ebraica, Erode Agrippa usò la persecuzione dei seguaci di Gesù per divenire re (41-44), su disposizione dell’imperatore Claudio. Da re, governò in maniera equa e tale da essere condiviso sia dai giudei che dai romani. Dopo la sua morte la Giudea tornò nuovamente sotto l'amministrazione romana, prima che alcune parti venissero assegnate al figlio Agrippa II.
... Questi, a cavallo degli anni 40, al fine di ingraziarsi i giudei e farsi accettare come re (41 dC), fu indotto ad avviare la prima persecuzione contro i cristiani nel corso della quale venne catturato e messo a morte (44 dC) l’apostolo Giacomo (fratello di Giovanni, n.5). Molti cristiani, per sfuggire alla persecuzione, si dispersero in Giudea e Samaria (Atti 8), molti altri ripararono a Damasco, in Fenicia, Cipro ed ad Antiochia che, a quel tempo, con circa mezzo milione di abitanti, era, dopo Roma ed Alessandria, la più grande città dell’Impero romano.
Pietro, accompagnato da Giovanni, si mise in viaggio per somministrare, nelle varie regioni, il battesimo ai cristiani il cui numero cresceva. Andò prima in Samaria (22) ...
(22) Al tempo di Gesù la parte meridionale della Palestina era costituita dalle regioni di Samaria, Giudea ed Idumea che erano province romane. La Palestina, di civiltà ellenistica a seguito dell’occupazione di Allessandro Magno (332 aC), era stata conquistata dai Romani (Pompeo Magno, nel 63 aC), consentendo successivamente che (40 aC) sorgesse, sotto il loro controllo, la monarchia di Erode il Grande (n.21). Alla morte di questi (4 aC) e fino al 6 dC si susseguirono una serie di rivolte controllate, infine, dal legato romano in Siria Quintilio Varo. Il controllo della regione fu allora affidato al governatore romano Caponio (6-9 dC) a cui succedettero, di seguito, Marco Ambivolo, Annio Rufo, Valerio Grato e Ponzio Pilato (26-36 dC). Quest’ultimo, non avendo favorito la distensione tra giudei e romani, fu rimosso e sostituito con Marcello. Seguì un periodo di sommosse ed un alternarsi di procuratori romani, da Cuspio Faro (il primo dopo Agrippa I nel 44) a Gessio Floro (64-66), il cui malgoverno, e soprattutto il tentativo di usare a fini personali il tesoro del tempio, causò lo scoppio dell’ira polare. Egli la represse nel sangue provocando la reazione dei giudei che si impossessarono della fortezza romana di Masada, dando avvio ad una rivolta che si estese a tutta la Palestina ed indusse l’intervento del legato della Siria, Cestio Gallio. Questi marciò alla testa di una legione verso la Palestina, di fatto, dando avvio alla I Guerra giudaica (66-73). Un indugio di Gallio consentì ai giudei, posizionati dentro e fuori le mura di Gerusalemme, di contrattaccare e mettere in fuga i romani. Nel 67 Nerone sostituì Gallio con Vespasiano affidando a lui ed al figlio Tito l’incarico di ristabilire l’ordine il Palestina. Riunite le legioni in Siria, da qui ripartì l’attacco a tutte le città conquistate dai Giudei che registrò episodi di atroci repressioni. Tutto ciò avveniva mentre a Gerusalemme i capi zeloti mettevano a morte molti influenti personaggi ritenuti collaborazionisti con i Romani ed a Roma dove, dopo l’assassinio di Nerone privo di successori, si alternavano al potere, nominati dalle rispettive legioni, prima Galba, poi Vitelio e quindi Vespasiano (69-79). Questi, dopo la nomina, rientrò a Roma, lasciando il comando delle operazioni in Palestina al figlio Tito (successe al padre come imperatore, 79-81). Questi cinse d’assedio Gerusalemme dove la popolazione favorevole ad una convivenza con i Romani era condizionata dalle fazioni di farisei zeloti che, pur in contrapposizione fra di loro, erano solidali nella rigorosa osservanza della legge e per il rigido nazionalismo.
I Romani dopo aver penetrato due delle tre cinta di mura che fortificavano Gerusalemme, subirono un contrattacco prima di riprendere un rigido assedio che si protrasse per mesi fino a riuscire a penetrare nell tempio, dove si era attestata l’estrema difesa degli zeloti. Il tempio, malgrado il volere di Tito, personaggio colto e raffinato, fu incendiato dai Romani, presumibilmente dopo che i difensori zeloti avevano già appiccato il fuoco per impedirne la conquista. Quindi completamente raso al suolo (70 dC). Episodio che drammaticamente segnò la storia del popolo di Israele (di fianco: Patrticolare dell’arco di trionfo di Tito: Soldati romani mettono in salvo suppellettili prima della distruzione del tempio).
Il tempio era stato distrutto una prima volta dai Babilonesi (re Nabucodonosor, 586 aC) allorché si verificò la prima dispersione del popolo ebreo per il mondo (diaspora; n.51) che si ripeté anche in questa occasione. Dopo la distruzione del tempio ci vollero ancora tre anni prima di sedare i rivoltosi di cui gran parte (5000) furono crocefissi e la fortezza di Masada, dove si erano asserragliati, riconquistata.

... dove il diacono Filippo svolgeva una rimarchevole opera di proselitismo. Si recò quindi ad Antiochia (Atti 11, 19) dove ebbe divergenze di opinioni con Paolo (§ 1.2.2) e dove sembra che Pietro abbia soggiornato per circa sette anni, al punto da essere ritenuto fondatore e primo vescovo della Chiesa di Antiochia. L’ultima citazione di Pietro, negli Atti, si riferisce al Concilio di Gerusalemme (49 dC) dove incontrò Paolo e Giacomo (24) ...
(24) Diverso da Giacomo di Zebedeo e da Giacomo di Alfeo (n.5).
... nei riguardi dei quali, considerata l’attività del primo (§ 1.2.2) ed il ruolo del secondo che dirigeva la Chiesa di Gerusalemme, venne a perdere il suo ruolo preminente.
Pietro dopo aver predicato in Bitinia, nel Ponto, in Cappadocia ed a Giaffa si diresse a Roma (41 dC, I anno dell’imperatore Claudio) per emarginare il samaritano Simon Mago (25) ...
(25) Simon Mago si era già scontrato con Pietro a Gerusalemme “..vedendo che per imposizione delle mani degli Apostoli veniva dato lo Spirito, offrì loro del denaro dicendo - Date anche a me questo potere .. - Ma Pietro gli rispose – Alla malora tu ed il tuo denaro, poiché hai creduto che si potesse comperare con il denaro il dono di Dio ..” (Atti 8, 18-20). Da esso deriva il peccato di “simonia” che consiste nel commercio di cose sacre.
... che, acclamandosi “nuovo figlio di Dio”, aveva causato defezioni nella comunità cristiana esistente già da qualche anno.
Pietro avrebbe stabilito a Roma il centro della sua attività per un arco di circa venticinque anni (presumibilmente fino all’anno della morte, 67-68 dC), dove diffuse il messaggio cristiano anche fra la numerosa comunità ebraica e da dove sarebbe partito per viaggi missionari in Asia minore (si trovava a Gerusalemme per il Concilio del 49; v. seguito) ed in numerose altre località . (26) ....
(26) Durante questo periodo scrisse la prima delle due Lettere a lui attribuite che, inserite nel NT (le Lettere cattoliche comprendono anche quelle di Giacomo, di Giuda e le tre di Giovanni), hanno esercitato una certa influenza sui commentatori cristiani del II sec, Clemente Romano (III successore di Pietro, 88-97, ed autore della Lettera ai Corinzi, documento più antico successivo agli apostoli) Policarpo (n.47), Origene (125-254; v. cap. successivo). La seconda lettera, con più lentezza, fu accolta e riconosciuta da Clemente Alessandrino (150-215; teologo ed apologeta del II sec) e da Eusebio di Cesarea (265-339, descrisse l’affermazione del cristianesimo nella Storia Ecclesiastica). Tuttavia, considerata la scarsa cultura del pescatore Pietro, molti dubitarono circa l’attribuzione. Si ritiene che esse, particolarmente la seconda, considerata la buona qualità della lingua greca, possano essere state redatte da qualche discepolo, colto e fedele.
Cadde vittima nel corso della persecuzione anticristiana (64 dC) favorita dell’imperatore Nerone , (27) ...
(27) Nerone (54-68), imperatore a 17 anni, inizialmente, sotto l’influenza dei suoi precettori (Seneca e Burro), apparve tollerante ma dopo pochi anni, iniziarono le sregolatezze: uccise la madre, ruppe con la tradizione e si diede a perseguire una politica personale. Una vera rivoluzione culturale, improntata sull’esaltazione delle espressioni artistiche, esibendosi, egli stesso, come attore, cantante, auriga. Dopo l’incendio si dedicò alla ricostruzione di Roma e della sua abitazione (domus aurea).
... non tanto per una preconcetta avversione verso la fede cristiana i cui praticanti non erano ancora numerosi al punto da impensierire le istituzioni, ma abbastanza da indirizzare contro gli incolpevoli componenti della comunità cristiana l’indignazione popolare ed allontanare da se i sospetti di aver provocato il grande incendio di Roma. Verso questa comunità preesistevano infatti motivi di diffidenza e sospetti di pratiche infamanti, originati dalla loro attitudine ad isolarsi dalla cittadinanza. La quale stessa, nel momento in cui si rese consapevole di essere divenuta strumento della falsità di Nerone, finì per solidarizzare con le vittime della crudele repressione. Le ragioni della diffidenza che circondava i cristiani saranno motivo delle successive persecuzioni e verranno dettagliate nel capitolo seguente.
Va sottolineato che quello descritto, storicamente, rappresenta il primo episodio di persecuzione cruenta, benché circoscritta, subita dai cristiani al di fuori della Palestina, anche se non è stato accertato il fondamento giuridico su cui si sia poggiato l’impianto accusatorio . (28) ...
(28) Secondo quanto riporta Tacito (56-120) negli Annali (XV, 44) “Il volgo odiava i cristiani come malfattori …. la perniciosa superstizione (religione cristiana) pullulava ora non soltanto nella Giudea, focolare di quel morbo, ma anche nell’urbe, dove tutte le atrocità e le brutture confluiscono e sono festeggiate ….”. Il motivo delle condanne risiedeva “non tanto nella responsabilità dell’incendio quanto perché nemici del genere umano”.
Su quale fondamento giuridico essi venivano condannati? Sembra che il predecessore di Nerone (Claudio, 41-54) avesse assunto un provvedimento legislativo in base al quale, individuando nei cristiani elementi di turbativa della tranquillità, li aveva espulsi da Roma (Svetonio, Claudio/De vita Caesarum). Tra le altre notizie, Tertulliano (160-220), cita un “istituto” imperiale che, emanato nell’occasione dell’incendio da Nerone, rese illecita la religione cristiana (“non licet esse christianos”; Ad Nationes I, 7, 14). Si ipotizza, inoltre, che una tale norma anticristiana possa risalire ai tempi dell’imperatore Tiberio (14-37 dC) allorché il senato, avendo rifiutato la proposta di riconoscimento della religione cristiana, di fatto proibisse il cristianesimo. Lo stesso Tertulliano (Apologetico 7, 1; 10, 1) ricorda i vergognosi crimini (infanticidi, incesti, ecc.) di cui erano sospettati i cristiani e le modalità con cui vennero condotti i processi contro di loro dove, contrariamente alle procedure, ad essi non veniva consentita facoltà di discolparsi né venivano ricostruite le circostanze del crimine. L’istituto imperiale citato da Tertulliano (a cui Svetonio non fa alcun riferimento) porta a ritenere che non si trattasse di un provvedimento che consentisse a qualunque magistrato di sollevare contro di loro l’accusa di delitto contro lo Stato, se non dopo apposita denuncia. Ipotesi che verrebbe confermata dal successivo sviluppo delle persecuzioni (capitolo seguente. Le pene subite dai perseguitati di Nerone furono quelle prescritte per gli incendiari, consistenti nel farli ardere cosparsi con liquidi infiammabili, esporli, coperti da pelli animali, all’aggressione di belve feroci o affigerli alle croci.

... La bufera che si abbatté contro i cristiani ne assottigliò le fila ma non ne soffocò l’attività e Pietro (come Paolo, v. seguito), sfuggito inizialmente alla persecuzione, ne sarebbe rimasto vittima qualche anno dopo. Fu condannato alla crocefissione (67/68 dC), ma, ritenendosi indegno di subire la stessa fine del Maestro, sembra abbia chiesto di subire il martirio posizionato a testa in giù (l’immagine a lato è relativo al dipinto del Caravaggio), evento la cui autenticità è tutt’ora dibattuta . (29) ...
(29) Una leggenda che accompagna la fine di Pietro lo vorrebbe vittima di una congiura contro di lui ordita dal prefetto Agrippa e dal nobile Albino, influenti cittadini romani desiderosi di riprendere mogli ed amanti che avevano seguito Pietro nella sua predicazione. Pietro, avvertito, avrebbe tentato la fuga durante la quale incontrò Gesù a cui chiese “Domine, quo vadis?”, ricevendo in risposta “vado a Roma a farmi crocefiggere di nuovo!” il ché indusse Pietro a recedere dalla fuga. Il luogo del suo martirio è ancora oggi ricordato dalla chiesa del “Domine quo vadis”. Secondo altre leggende sembra che Pietro sia stato rinchiuso assieme a Paolo nel carcere Mamertino dove successivamente sorse la Chiesa “San Pietro in Carcere”. Recentemente (1953), durante gli scavi effettuati nelle Grotte vaticane, in corrispondenza dell’Altare della basilica di S. Pietro in Vaticano, sono stati rinvenuti resti che sarebbero stati attribuiti all’Apostolo.
... La sua tomba, nel cimitero del Verano, fu venerata fin dai primi secoli, pratica che non è mai stata messa in dubbio.

 

1.2.2 Paolo di Tarso

Paolo (Sha’ul, Saulo), (30) ...
(30) Nel NT è inserito l’epistolario di Paolo, 14 lettere che, redatte occasionalmente e con diverse finalità tra il 51 ed il 67 dC, rappresentano gli scritti più antichi del Cristianesimo e ad esse è stata attribuita un’autorità pari a quella delle altre scritture (n.3). Esse sono divise in tre gruppi: a) prime lettere: I e II alla comunità (c.) di Tessalonica (Grecia), I e II ai alla c. di Corinto, alla c. della Galazia (Turchia), alla c. di Roma; b) lettere dalla prigionia: alla c. di Filippi (Grecia), a Filemone, alla c. di Colosse (Turchia), alla c. di Efeso; c) lettere pastorali : I e II a Timoteo, a Tito.
L’analisi critica ritrova nella maggior parte delle lettere l’autenticità del pensiero di Paolo anche se qualche dubbio permane su chi le abbia effettivamente redatte. Delle tredici lettere solo sette vengono attribuite integralmente a Paolo (I ai Tessalonicesi, ai Filippesi, ai Galati, le due ai Corinzi, ai Romani e quella a Filemone). Le altre (II ai Tessalonicei e quelle agli Efesini, ai Colossesi, I e II ai Timoteo, a Tito) si ritiene siano state scritte da seguaci che ne interpretarono il pensiero e le attribuirono a lui per conferire maggiore autorevolezza allo scritto.
Sulla quattordicesima lettera, quella agli Ebrei, esistono seri dubbi di attribuzione ed, anche se si ritrovano i temi della cristologia paolina, diverse sono forma e concetti.


... fariseo nato nel decennio successivo alla nascita di Gesù (5-10 dC) a Tarso, città della Cilicia che, confluenza di cultura greca e semitica, si caratterizzava per “un grande fervore per la filosofia e per ogni ramo della formazione universale” (Strabone, Geografia XIV, 5, 13) e dove si ritiene abbia ricevuto la sua prima educazione di stampo giudaico-ellenista sulla base della Legge mosaica (Torah). Fu dapprima avviato, secondo la tradizione rabbinica, ad apprendere il mestiere manuale di fabbricatore di tende (At, 18, 3), quindi inviato a Gerusalemme, presso la scuola del prestigioso maestro (rabbi) Gamaliele (Atti 22, 3) dove acquisì la perfetta padronanza del greco e dell’ebraico-aramaico che gli consentiranno subito di ricoprire vari ruoli nell’ambiente fariseo con diritto di voto nel Sinedrio (Atti 26, 10) e gli faciliteranno, successivamente, la diffusione delle dottrine elementari del Cristianesimo (catechesi) ad ebrei e greci. Non vi è notizia di diretti rapporti con Gesù perché nel periodo in cui Questi annunciava a Gerusalemme la venuta imminente del regno di Dio e forniva una nuova interpretazione della Legge di Mosé, Paolo era rientrato a Tarso (anni 25-30 dC).
Giudeo di stretta osservanza “..della tribù di Beniamino, ebreo da ebrei, fariseo quanto alla Legge; quanto a zelo, persecutore della Chiesa; irreprensibile quanto alla giustizia che deriva dall’osservanza della Legge” (l. ai Filippesi, 3, 5-6), legato alle tradizioni ebraiche, si allineò alla corrente giudaica più rigorosa “e mi ero spinto nel giudaismo oltre tutti i miei coetanei, difensore fanatico come ero, in misura maggiore di loro, delle tradizioni dei miei padri” (l. Galati, 1, 14) e con un ruolo nella persecuzione dei cristiani di formazione giudaica tra cui la lapidazione del diacono Stefano (n.23) entrato in contrasto con il sinedrio a causa della sua missione (Atti 6-7), “E Saulo approvava l’uccisione di Stefano. In quel giorno si scatenò una grande persecuzione contro la chiesa che era in Gerusalemme … Saulo intanto devastava la chiesa, entrava nelle case, trascinava fuori uomini e donne e li faceva mettere in prigione” (Atti 8, 1-3).
Circa la sua conversione, essa può collocarsi intorno al 33, nel corso del suo viaggio verso Damasco finalizzato alla persecuzione dei cristiani (Atti 9, 2; 22, 5). Giunto nei pressi delle mura della città, venne “afferrato da Cristo Gesù” (l. ai Filippesi, 3, 12) con un’apparizione folgorante che mutò radicalmente il corso della sua vita e segnò una tappa fondamentale nella storia della Chiesa, secondo quanto egli stesso riporta (l. Galati 1, 15; I. Timoteo 1, 12-13) e secondo quanto descritto negli Atti (22, 6): “Or mentre io ero in viaggio e mi stavo avvicinando a Damasco, … una gran luce venuta dal cielo mi folgorò tutto intorno. Io caddi a terra ed udii una voce che mi diceva: – Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? - Io risposi: - Chi sei o Signore? -. Mi disse: - Sono Gesù il Nazzareno che tu perseguiti - …“. Ricevuto a Damasco il battesimo (Atti 9) si ritirò, forse per due anni, nel deserto dell’Arabia a sud di Damasco (l. Galati 1, 17), per pregare e riflettere sulle sacre scritture, quindi ritornò a Damasco dove i suoi antichi compagni di fede non tardarono a dichiararlo apostata (31) ...
(31) Apostasia : abbandono della propria religione per seguirne un’altra.
... e costringerlo a fuggire a Gerusalemme per porsi sotto la protezione di Barnaba, un giudeo-cristiano suo protettore. Là incontrò Pietro e Giacomo con cui confrontò la sua predicazione e da cui ricevette informazioni sugli episodi fondamentali della vita di Gesù.

Fu durante quel soggiorno che gli apparve di nuovo Gesù “… mentre stavo pregando nel tempio fui rapito in estasi e vidi lui che mi diceva: - Presto affrettati ad uscire da Gerusalemme perché non accetteranno la tua testimonianza riguardo a me’ ... Va, perché io ti manderò lontano tra i pagani” (Atti, 22, 17ss) che gli diede la coscienza di aver ricevuto “la missione apostolica per portare all’obbedienza della fede tutti i gentili, a gloria del suo nome” (l. Romani 1, 5). Ricevuta direttamente da Gesù l’istruzione della dottrina cristiana, (32) ...
(32) Paolo, nella l. Galati (1, 11 e 17) “..il Vangelo annunciato da me non è a misura d’uomo: infatti né io ho ricevuto da un uomo né da un uomo sono stato ammaestrato, ma da parte di Gesù Cristo attraverso una rivelazione ….. Quando poi piacque a Colui che… mi aveva chiamato in forza della sua Grazia di rivelare il Figlio suo in me affinché io lo annunziassi ai pagani ..”
... che in parte gli era nota perché patrimonio di quel gruppo che egli perseguitava, si trovò in difficoltà nel divulgarla perché mentre il mondo cristiano, memore dei suoi precedenti, lo accolse con diffidenza, il complesso del mondo giudaico, accusandolo di apostasia, lo respinse dimostrandogli rancore ed obbligandolo alla fuga (39 dC). Alcuni seguaci lo accompagnarono prima a Cesarea, quindi a Tarso dove completò la riflessione su Gesù che, nella sua mente, finì col sostituirsi a quella sulla Torah fino ad indurlo a rivelare (l. Galati, 2, 20) “vivo, però non più io, ma vive in me Cristo. La vita che ora io vivo nella carne, la vivo nella fede, quella del Figlio di Dio ..”.
Durante il soggiorno a Tarso, durato presumibilmente quattro o cinque anni, riprese ad esercitare il suo antico mestiere di fabbricatore di tende, finché Barnaba lo indusse a trasferirsi ad Antiochia, in Siria, dove si fermò ad istruire una comunità i cui componenti per la prima volta furono chiamati cristiani (Atti, 11, 25). Là stabilì la base della sua missione che, attraverso le vie più frequentate dell’Impero romano, raggiunse Siria e Cilicia, Asia Minore e Grecia per concludersi infine a Roma. Durante la sua zelante opera di proselitismo egli intese rivolgersi “al giudeo prima e poi al greco” (l. Romani 1, 16) coll’intento di dimostrare che Gesù di Nazaret è proprio il Messia da loro atteso e che le scritture dell’AT, secondo la sua interpretazione, anticipano quanto si è compiuto con Cristo.

- Il primo viaggio missionario

Nel 45 partì da Antiochia con Barnaba ed il giovane evangelista Marco per il primo viaggio missionario (45-49) che lo condusse a Cipro, Salamina, Listra e nelle regioni meridionali dell’attuale Turchia (Atti, 13 e 14) evangelizzando molte città e fondando diverse comunità ma incontrando altrettante difficoltà e persecuzioni. Nel corso del viaggio diede inizio alla fase di gerarchizzazione con la scelta, tra gli anziani più ragguardevoli, dei primi capi delle comunità locali evangelizzate (Atti 14; 15; ecc), chiamati presbiteri (presbyteros), (33) ...
(33) Ne parla Paolo nelle lettere (n.30): I a Timoteo (5, 17) ed a Tito (1,5; n.43). Sono gli attuali preti, in cui il termine si è trasformato attraverso il meridionale previte.
... tra i quali, quelli chiamati episcopi (vescovi) erano residenti ed avevano compiti di sovrintendenza. Non si evitarono però contrasti con i giudei convertiti, soprattutto farisei, che volevano imporre ai cristiani provenienti dal paganesimo l’osservanza delle pratiche ebraiche, cioè la circoncisione (“..Se non vi fate circoncidere secondo la legge di Mosè non potete essere salvi”; Atti 15, 1) che assicurava l’appartenenza al vero popolo di Dio. Fu allora che si rese necessaria la convocazione del Concilio apostolico di Gerusalemme (49 dC), prototipo di tutti i concili ecumenici successivi, dove, con la partecipazione dell’intera comunità di Gerusalemme, venne superato il ritualismo ebraico e, riconosciuta ai giudei-pagani la dispensa dalla piena osservanza della legge di Mosé, venne confermato che la “salvezza” proveniva unicamente dalla fede in Gesù. Conclusioni che risultarono determinanti al fine di staccare la nuova religione dalla matrice giudaica (di cui conservava il monoteismo, l’osservanza del sabato e poche altre regole elementari) ed estenderla alle genti di matrice ellenistica. Regole che però non trovarono uniformità di applicazione e, dopo la partenza di Pietro da Gerusalemme, i seguaci di Giacomo espressero la loro intenzione di non abbandonare le tradizioni che venivano dai padri. Anche ad Antiochia (l. Galati 2, 11), sorsero contrasti che contrapposero Pietro e Barnaba a Paolo su atteggiamenti pastorali devianti. Disputa che, in merito alle norme che devono regolare la convivenza fra cristiani provenienti dal giudaismo e dal paganesimo, sembrerebbe fosse stata risolta con deroghe rispetto a quanto stabilito in concilio.


- Il secondo viaggio missionario

Tra il 50 ed il 52 Paolo intraprese, in compagnia di Sila e Timoteo ma senza Barnaba con cui aveva allentato i rapporti, la seconda spedizione missionaria dirigendosi verso nord dove fondò la comunità della Galazia (Turchia), quindi verso le città della Macedonia dove vennero fondate le comunità di Filippi e Tessalonica (odierna Salonicco). Proseguì quindi per Atene, incontrando ripetute difficoltà per la sua predicazione. Si recò quindi a Corinto (34) ...
(34) Nella cronologia di Paolo abbastanza controversa, la permanenza a Corinto nel 50-51 è abbastanza sicura per l’incontro con il proconsole dell’Acaia, Gallione, presso cui era stato condotto e denunciato perché “induce la gente a rendere un culto a Dio in modo contrario alla legge” (Atti 18, 13). Anche a Tessalonica, a seguito della predicazione di Paolo, i cristiani furono condotti davanti alle autorità cittadine ed accusati di agire “contro le leggi di Cesare, dicendo che c’è un altro re, Gesù” (Atti 17, 7).
... dove soggiornò per più di un anno, nel corso del quale scisse le due lettere ai Tessalonicesi (35) ...
(35) In esse Paolo, oltre a raccontare l’evangelizzazione della città di Tessalonica ed i motivi di preoccupazione per le persecuzioni cui erano soggetti i cristiani, rivela l’ardore, la delicatezza d’animo ed il trasporto dei primi evangelizzatori. Affronta inoltre temi evangelici come la sorte dei defunti (I-4, 13) la delicata attesa del ritorno di Cristo (I-5, 1; II-2, 1; Parusia; n.14) e della resurrezione dei morti (I-4, 13).
... che, scritte in successione, rappresentano gli scritti più antichi della nuova religione. Fece quindi ritorno alla sua sede di Antiochia.


- Il terzo viaggio missionario

Da Antiochia, dove era rientrato, partì per il terzo e movimentato viaggio (53-58 dC) in cui visitò le comunità dell’Asia Minore fondate in precedenza e sostando per più di due anni ad Efeso dove, sembra già esistesse una comunità di credenti e dove aprì un centro di insegnamento cristiano presso i locali del retore Tiranno in cui “continuò a tenere le sue discussioni ogni giorno” (Atti, 19, 9).

Ad Efeso scrisse la prima lettera ai Corinzi, (37) ...
(37) In essa viene affermato il raggiungimento della salvezza mediante la fede in Cristo in contrapposizione con i giudeo-cristiani che volevano imporre l’osservanza della legge mosaica ai pagani convertiti (tema del Concilio apostolico di Gerusalemme).
... le lettere ai Galati , ai Filippesi (38) ...
(38) La lettera ai Filippesi, di carattere colloquiale, contiene l’inno a Gesù Cristo (2, 6).
... e, probabilmente, a Filemone. (39) ...
(39) Quella a Filemone, un ricco cittadino di Colosse convertito da Paolo, è una breve lettera scritta da Roma (probabilmente dal domicilio coatto; n.30) per annunziargli che ha convinto a rientrare lo schiavo Onesimo, occasionalmente incontrato a Roma e convertito. Lo scritto rivela l’atteggiamento cristiano di Paolo nei riguardi della schiavitù. Questa sembra un lettera interamente scritta dall’Apostolo che affronta il fenomeno della schiavitù e dell’eguaglianza di fronte a Dio.
.... In questa città, sede del culto ad Artemide, si verificò contro di lui l’insurrezione della corporazione pagana degli orefici che, fondando i loro guadagni sulla vendita di simulacri (Atti 19, 24ss) lo costrinsero a riparare prima in Macedonia, da dove scrisse la seconda lettera ai Corinzi (n.36), poi a Corinto da dove scrisse ai Romani la lettera che viene identificata come il suo testamento spirituale e dove viene puntualizzato il tema della salvezza che viene da Gesù e della fede, suggellata dal battesimo. Viene inoltre ribadito che la promessa fatta da Dio ad Abramo si è attuata in Cristo “costituito Figlio di Dio con potenza, secondo lo Spirito di santificazione mediante la resurrezione dai morti” (l. Romani 1, 1ss).
Alla fine del 57 Paolo partì da Corinto ed, attraverso una via tortuosa nel timore di imboscate, raggiunse Gerusalemme dove, a seguito dell’accusa di ”religione non permessa”, venne arrestato per ordine del tribuno romano (40) ...
(40) I culti dovevano essere riconosciuti dai romani per essere legali ed il cristianesimo non lo era (Atti 18, 12). In questa occasione i romani lo salvarono dall’ira degli ebrei che volevano lapidarlo e temendo altre iniziative contro Paolo, il tribuno Claudio Lissa lo fece accompagnare sotto scorta a Cesarea, sede della più importante guarnigione romana in Giudea. Là rimase, con la possibilità di condurre una vita pressoché normale, sotto custodia militaris, cioè protetto da eventuali azioni degli ebrei.
... e, trasferito a Cesarea Marittima, vi rimase in custodia per due anni scrivendo le lettere agli Efesini ed ai Colossesi (secondo altre ipotesi scritte da Roma) (41) ...
(41) Nella l. Efesini che rappresenta il vertice del suo pensiero sull’apostolato, descrive il grande disegno della salvezza legato all’inserimento nella Chiesa. In quella alla comunità di Colosse si scaglia contro le dottrine singolari diffuse dai “falsi dottori” per riaffermare la supremazia di Cristo come unico mediatore di salvezza.
... che rappresentano la parte più elevata del suo insegnamento.


- L’epilogo

Non intravedendo la possibilità di ottenere la libertà, considerate le pressanti accuse e l’accanimento con cui i suoi avversari lo perseguivano, ricorse al diritto di cittadinanza romana (ereditato dal padre o dal nonno per servigi resi all’impero o per un loro affrancamento) facendo appello all’imperatore per essere giudicato a Roma. Dopo un viaggio travagliato , (42) ...
(42) Scortato dal centurione Giulio, subì un naufragio a Malta, quindi fece tappa in Sicilia, a Reggio (dove, secondo la leggenda, compì l miracolo della colonna, conservata tutt’ora nel Duomo) per sbarcare infine a Pozzuoli.
... giunse nella primavera del 61, e trovò seguaci della nuova religione che andarono ad incontrarlo alle porte di Roma. Rimase agli arresti domiciliari per due anni (61-63) durante cui, presumibilmente, scrisse, oltre alle due lettere prima citate, anche quella ai Filippesi (n.38). A seguito del processo presieduto da uno stretto collaboratore di Nerone, Afranio Burro, gli fu restituita la libertà, probabilmente nel 62, comunque prima dell’incendio di Roma e della persecuzione dei cristiani.
Da qui in poi sono ancor più incerti i suoi spostamenti e, secondo alcune testimonianze, sembra si sia recato in Spagna (64 dC) e quindi in Asia Minore. (43) ...
(43) In Asia Minore lasciò Timoteo, a capo della Chiesa di Efeso ed affidò la comunità di Creta a Tito per mettervi ordine e per scegliere i presbiteri. A Timoteo, dalla successiva tappa in Macedonia, scrisse la prima lettera suggerendogli i comportamenti da seguire. La II l. Timoteo, scritta da Roma quando vide prossima la sua fine e considerata il suo testamento spirituale, è pervasa di ricordi, rievocazioni ed ammonimenti. Nella l. Tito, un pagano battezzato da Paolo, indica le qualità ed i doveri richiesti ai ministri del Vangelo.
... ll suo martirio, che egli stesso pretese fosse per decapitazione in quanto cittadino romano, si ritiene avvenuto nel 67 dC presso le Acque Salvie, sulla via Ostiense.

Con la sua predicazione egli contribuì al superamento dei caratteri giudaici del cristianesimo e, restando fedele alla questione, per quel tempo vitale, dell’unità nella chiesa di giudei e gentili, la allargò ad un contesto geograficamente e culturalmente più ampio. Le sue Lettere (n.30), tracciano il periodo di consolidamento della nuova religione e costituiscono la più antica testimonianza del Nuovo Testamento. Esse furono subito utilizzate dalle comunità di credenti per conoscere e trasmettere con la predicazione i temi fondamentali ed i termini teologici dell’insegnamento di Gesù.

 

1.3 Le comunità del Medio Oriente

1.3.1 La comunità primitiva

La comunità di Gerusalemme che Gesù aveva raccolto, ricostituitasi dopo gli eventi della Pasqua del 30 che aveva registrato la morte e resurrezione di Gesù, era composta sia coloro che si accostavano inizialmente alla fede nel Gesù Cristo risorto che da quelli che lo avevano conosciuto nella vita terrena. Lo stato d’animo di questi ultimi, così come era accaduto agli stessi apostoli, oscillava tra la sorpresa e lo sbalordimento per la immediata realizzazione degli eventi annunciati durante la predicazione. Fra gli aderenti prevalevano i giudei di lingua aramaica (nativi della Palestina ed accusati di apostasia) che, identificandosi nella fede in Gesù (atteso Signore e Messia che tornerà alla fine dei tempi) e consapevoli di essere stati chiamati a testimoniarLo, si differenziavano dalla visione teocratica e di attesa messianica dei gruppi farisei, esseni e sadducei da cui provenivano, pur restando comunque legati alle loro tradizioni e osservando la legge mosaica. Meno problematico l’atteggiamento degli aderenti di lingua greca (ebrei dispersi in mezzo ai pagani che avevano allentato i legami con la religione originaria) che, scarsamente legati all’osservanza della legge di Mosé, già ai tempi della predicazione di Gesù, ne avevano seguito senza incertezze l’insegnamento.
Le due componenti (aramaici ed ellenisti) si ponevano comunque in rotta di collisione con le autorità teocratiche di Gerusalemme ed il contrasto teologico che si venne a creare diede origine alle prime persecuzioni rivolte sia verso gli ebrei-aramaici che verso gli ebrei-ellenisti. Nei riguardi dei primi prevalevano le motivazioni di carattere dottrinale mentre nei riguardi dei secondi le motivazioni erano di natura più prettamente politica in quanto, con l’accoglienza dei nuovi canoni religiosi, venivano messe in crisi le istituzioni giudaiche. Motivazioni analoghe costituiranno la base del fondamento giuridico utilizzato successivamente per le persecuzioni attuate dall’Impero romano.
La fuga da Gerusalemme dei componenti la prima comunità, perseguitati e dispersi da Erode Agrippa (§1.2.1) divenne una opportunità per la nuova religione (“..quelli che si erano dispersi se ne andavano in giro predicando la parola del vangelo”; Atti 8, 4) in quanto allargarono la predicazione alle province ed all’Asia minore, in cui la città siriana di Antiochia divenne un centro di vastissima attività missionaria. La comunità giudo-cristiana rimasta in Gerusalemme, a seguito della partenza di molti ellenisti e sotto l’influsso del diacono Giacomo che ne aveva assunto la guida, registrò un rafforzamento dei vincoli con la comunità giudaica, e, pur mantenendo la fede in Gesù, tentava di realizzarla all’interno del giudaismo, con il riconoscimento della legge, inclusa la circoncisione. Questione che, come si è detto precedentemente (§ 1.2.2) rese necessaria la convocazione del Concilio di Gerusalemme.

1.3.2 L’opera di proselitismo

Successivamente l’opera di proselitismo che, da Antiochia, si sviluppò lungo le grandi vie di comunicazione dell’impero romano, dalle grandi città della Grecia (Efeso, Filippi, Tessalonica, Corinto, Atene) fino a giungere al centro del Mediterraneo e dell’Impero romano (Alessandria, Cartagine e Roma), consentì alla nuova religione di valicare l’ambito provinciale per assumere una dimensione globale.
L’opera di proselitismo, soprattutto da parte di Paolo ma anche di Pietro e dei suoi seguaci, a causa del prevalente rifiuto del mondo giudaico ad accogliere la predicazione che Paolo avviava dalle sinagoghe e rivolgeva preferenzialmente ad esso, si rivolse, favorendone l’ingresso nelle comunità, ai pagani (gentili) che, del tutto estranei alla legge mosaica e più aperti ad accogliere la dottrina di Gesù, permisero di allentare il legame con le concezioni apocalittiche dell’AT. Essi, nell’abbracciare la nuova religione, ponevano al centro del loro credo la venerazione per il Cristo figlio dell’uomo, morto e risorto, salvatore e Signore, nell’attesa del suo prossimo ritorno .

(maranathà) ed, al fine di limitare comportamenti e concezioni individualiste, venivano opportunamente inseriti all’interno della comunità del popolo di Dio. La componente giudaica invece continuò a mantenere le tradizioni della legge mosaica e la sua influenza, prevalente soprattutto in Gerusalemme dove era guidata da Giacomo (§ 1.3.1), (44) ...
(44) Nel 62, alla morte di Giacomo, un parente di Gesù, Simone figlio di Clopa, era subentrato alla guida della comunità.
... continuò fino alla caduta della città (n.22). Caduta che ben presto fece nascere nelle comunità cristiane la convinzione che si trattasse della punizione voluta da Dio per la miscredenza dei giudei.
Il tramonto dello stato ebraico ed il declino della comunità cristiana di Gerusalemme tuttavia non ne cancelleranno il ricordo che rimase, nella memoria dei cristiani, come quella da cui era originato il cristianesimo.
L’ampliamento del numero di aderenti alla nuova religione fece accrescere i motivi di avversione da parte delle componenti sia giudaica che pagana. I primi perché assistevano all’estensione della messa in discussione della loro tradizione religiosa, i secondi perché vedevano messi in pericolo i loro interessi economici, come si è visto con gli orefici di Efeso (§1.2.2) e come avvenne anche a Filippi (Atti 16, 20). Tali contrasti che a quel tempo sorgevano un po’ ovunque per la mescolanza di razze e di credenze spesso degeneravano in contrapposizioni difficilmente controllabili che spesso obbligò le truppe romane stanziate in Asia minore ad intervenire per motivi di ordine pubblico, ma senza pregiudizio, bensì con atteggiamento protettivo nei riguardi dei cristiani (
christianoi : legati a Cristo) (Atti 11, 26). (45) ...
(45)
... Il neologismo “cristiani”, utilizzato dai pagani per differenziare i seguaci del Cristo-Messia dagli ebrei rimasti fedeli alle leggi di Mosé e diffuso dai Romani, prova la consistenza e l’autonomia assunta da questa comunità al di fuori del giudaismo. E’ importante sottolineare la mancanza di pregiudizio per evidenziare come, ancora a quel tempo, era costume la tradizionale tolleranza delle autorità romane nei riguardi delle credenze religiose. In applicazione di essa, il proconsole d’Acacia, Gallione, ai giudei che accusavano Paolo di indurre ad “..onorare Dio in modo contrario alla legge” rispose “se si trattasse di un delitto o di una azione malvagia vi ascolterei ..” (Atti 18, 13).

... La città di Antiochia, a seguito dell’arrivo di Pietro, di Paolo, di Barnaba e dei loro seguaci che avevano richiamato “profeti e dottori” e predicatori itineranti, fra cui Luca, era diventata il fulcro da cui si irradiava la predicazione missionaria della buona novella (“Torniamo a visitare i fratelli in ogni città in cui abbiamo annunziato la parola del Signore, per vedere come stanno” Atti 15, 36) facendo sì che essa si estendesse “fino all’estremità della terra” (Atti 1,8). La concentrazione di tali fervidi interessi teologici fece crescere quel movimento culturale che, verosimilmente, concorse alla redazione del Vangelo di Matteo e della Didachè . (46) ....
(46) Didaché’ un testo di insegnamento apostolico che, scritto presumibilmente verso la fine del I sec., rappresenta la più antica regola delle comunità cristiane siro-palestinesi e sviluppa temi liturgici, morali ed organizzativi.
.... La tradizione culturale di Antiochia continuò con S. Ignazio, (47) ...
(47) S. Ignazio, riconosciuto Santo sia dalla Chiesa cattolica che ortodossa, nel corso delle persecuzioni messe in atto dall’imperatore Traiano (98-117)( cap. successivo), fu imprigionato e condotto a Roma per essere dato in pasto alle fiere (117). Nel corso del lungo viaggio scrisse le lettere rivolte alle comunità dei paesi che attraversava dove traspare il desiderio di essere immolato “concedetemi di essere pasto delle belve per mezzo delle quali è possibile conseguire Dio”. E’ pervenuta una lettera di Policarpo (69-166), vescovo di Smirne, in cui riferisce di un viaggio a Filippi di S. Ignazio. L’allievo e biografo di questi, S. Ireneo (Smirne 130-Lione 202), teologo venerato dalla Chiesa cattolica ed ortodossa, fu vescovo di Lione e fondatore della Chiesa delle Gallie.
...successore di Pietro, in qualità di Vescovo, ed autore di sette lettere ardenti di misticismo dove si incontrano, per la prima volta, i neologismi di “Chiesa cattolica” e “cattolicesimo” (48) ...
(48) Cattolicesimo (
katholikos : universale) comprende il complesso dottrinario della Chiesa intesa come società fondata da Gesù ed affidata alla guida di Pietro e dei suoi successori.
... e si ritrovano importanti testimonianze della Chiesa di Antiochia di fine secolo. Da Antiochia il cristianesimo si diffuse molto presto, probabilmente ad opera dell’apostolo Simone lo zelota (n.5), nel vicino centro carovaniero di Aleppo (Halab), la cui comunità cristiana ebbe un ruolo, nei secoli successivi, sia per le persecuzioni subite (Santi Cosma e Damiano) che per la vita monastica.

Le comunità cristiane, che si andavano costituendo nelle varie città della Grecia e caratterizzate da una matrice essenzialmente greco-romana, erano costituite in larga misura da componenti provenienti dalle classi medio basse, quali commercianti ed artigiani, giunti per disparate evenienze dalle varie parti dell’impero. Esse si erano dotate di proprie regole di vita, strutture organizzative e rituali di culto ed apparivano, per la solidarietà che manifestavano verso il prossimo (la medesima che si era evidenziata nelle comunità primitive, § 1.2), come entità sociali assolutamente anomali per l’epoca. E, benché rispettose delle leggi e delle autorità, (49) ...
(49) Dall’affermazione di Gesù “Rendete a Cesare quel che è di Cesare ed a Dio quel che è di Dio” (Marco 12,17), affermazione che resterà alla base del successivo pensiero cristiano e che, rispetto al potere politico, ha assimilato quel “ .. e a Dio ..” ad un “ .. ma a Dio ..” volendo intendere il riconoscimento del tributo a Cesare “purché” (quindi primariamente) vengano rispettati i diritti di Dio. Paolo, nella lettera ai Romani (13, 1ss) commenta: “Ogni persona si sottometta alle autorità superiori. Non c’è infatti autorità se non da Dio, ma quelle che ci sono, sono state ordinate da Dio. Di modo che chi si ribella alle autorità si pone contro l’ordine stabilito da Dio. E quelli che si pongono contro attireranno a se stessi la condanna … per questo dovete anche pagate i tributi….” , e da Pietro nella prima lettera (2, 1; 11-12): “Deponendo quindi ogni cattiveria, inganno, le ipocrisie, le invidie e ogni forma di maldicenza …… La vostra condotta in mezzo ai pagani sia buona, in modo che, mentre essi sparlano di voi come malfattori, osservando attentamente glorifichino Dio, in forza delle vostre opere buone ….. Sottomettetevi ad ogni istituzione umana in grazia del Signore, sia all’imperatore, per la sua autorità suprema, sia ai governatori, perché sono inviati da lui per punire i malfattori e a lode di chi opera il bene …. Voi, schiavi domestici, siate sottomessi, con tutto il senso di Dio ai padroni, non solo a quelli onesti e compresivi ma anche a quelli che sono perversi …”. Messaggi miranti a spingere gli uomini al rispetto dell’autorità politica perché ha origine divina. La qualcosa condizionò l’atteggiamento dei cristiani che finiranno coll’intendere che la loro identità non è data dalla partecipazione alla comunità politica e quindi dalla loro cittadinanza terrena ma dalla appartenenza a Cristo e quindi alla loro cittadinanza celeste.
... erano portatrici di una dirompente carica rivoluzionaria poggiata su un Dio che, fattosi uomo, abbracciava la condizione dei diseredati, degli oppressi e dei più esposti alle insidie del mondo. Carica rivoluzionaria coinvolgente le classi più umili che, fino ad allora escluse da ogni iniziativa promozionale, trovavano appagamento nell’attenzione che veniva loro rivolta e nell’apprendimento delle scritture. Il governo di ciascuna di esse veniva affidato ad un collegio di presbiteri, tra cui emerse la figura del vescovo. (50) ...
(50) In Siria ed Asia minore il vescovo assume, già alla fine del I sec. un potere di governo mentre, in altre località dell’Impero, si mantiene più a lungo un governo collegiale. Nelle lettere di S. Ignazio (n.47) per la prima volta si trova la tripartizione vescovo, presbitero, diacono.
... I componenti di esse si affidavano, sia presso le comunità giudaiche che in ambienti pagani, a contatti personali ed a testimonianze di vita per divulgare, con un messaggio semplice ma innovativo, quanto della nuova religione avevano appreso e cioè : Dio è quello stesso degli ebrei e testimoniato dalla Bibbia, Gesù è il Salvatore che è resuscitato ed ha aperto le porte del cielo a coloro che accolgono il suo invito.

Va sottolineata la rapidità con cui il cristianesimo, favorito dalla diaspora (51) ...
(51) Diaspora (dispersione), intesa da Dio come frutto della sua benedizione per cui gli uomini dovevano moltiplicarsi e riempire la terra (Genesi 1, 28; 9, 1), ha assunto altri significati come la dispersione degli ebrei nel mondo a causa della loro infedeltà (II libro dei Re 17, 6-12), dispersione da cui Dio trarrà un bene in quanto farà conoscere il vero Dio (Tobia 13, 3-16). Il significato che successivamente ha assunto si riferisce alla dispersione del popolo ebreo nel mondo causata dalle persecuzioni
... e dalle grandi vie di comunicazione, si diffuse in tutto l’Impero romano di lingua greca, prima fra i centri urbani quindi in quelli rurali, solitamente più statici. Ed accanto alle comunità impostate da Paolo ne furono fondate diverse altre da missionari precedenti o suoi contemporanei che non si limitarono ad operare in territori ristretti. In Asia minore, a seguito della predicazione dell’apostolo Giovanni (n.10) sorsero sette Chiese (52) ...
(52) Sono quelle di Efeso, Smirne, Pergamo, Tiatira, Sardi, Filadelfia, Laodicea cui Giovanni indirizza il libro profetico dell’Apocalise per mettere in guardia da errori insorgenti ed incoraggiarli a superare le difficoltà inerenti alla professione di fede.
... che, rispetto a quelle di Paolo, espressero una tradizione maggiormente segnata dall’impronta giudaica ma differente da quella delle comunità primitive.



1.3.3 Vita delle comunità

I cristiani, identificandosi profondamente nell’appartenenza a Cristo e quindi alla sua cittadinanza celeste (n.49), conducevano una vita separata nei confronti della cittadinanza terrena, senza assimilarne le istituzioni ma rifiutandone i costumi ed evitando di partecipare alle vicende della vita politica, nei riguardi della quale si atteggiavano come stranieri. Atteggiamento che finì coll’identificarsi come una obiezione di coscienza nei confronti delle autorità e dei cittadini di cui, attraendone sospetti e diffidenze, può spiegare i motivi profondi delle persecuzioni (§ 1.2.1).
Il Centro vitale delle comunità e del cristiano erano le riunioni liturgiche dove i componenti si ritrovano in case private messe a disposizione da chi tra loro era più facoltoso, per rafforzare l’unione e per la preghiera, affidata a forme celebrative diverse da comunità a comunità ed ispirata dalla creatività dei singoli o a modelli della sinagoga, suggerite dalla presenza di giudei . (53) ...
(53) L’unificazione della liturgia si verificherà nella Chiesa imperiale del IV sec.
... Nelle preghiere prevaleva il Pater noster (Matteo) recitato in piedi, rivolti ad oriente, con le braccia alzate ed aperte ad imitazione della croce, e le letture riguardavano le prime testimonianze divulgate con le Epistolae di Paolo ed i Vangeli. I cristiani, nello sforzo di emulare Cristo, iniziarono a praticare la continenza, la castità nel matrimonio, i digiuni che aiutano a controllare la cupidigia ed accrescono i vincoli di solidarietà verso i bisognosi, gli ammalati i condannati. Nelle prime comunità di Gerusalemme si era instaurato un regime comunistico di beni (54) ...
(54) “La moltitudine dei credenti era un sol cuore ed un’anima sola. Non vi era nessuno che ritenesse cosa propria alcunché di ciò che possedeva ma tutto era fra loro comune” (Atti 4, 32). Anche se successivamente la resistenza di coloro che possedevano di più si fece sentire.
... che era la naturale conseguenza di un sentimento di amore. Atti di disinteressata generosità (caritas) che si differenziavano da quelli dei pagani, volti prevalentemente ad accrescere il prestigio personale. La solidarietà dei cristiani si manifestò anche col provvedere alla sepoltura dei diseredati, nell’offrire ospitalità a confratelli di passaggio e nel condannare i maltrattamenti verso gli schiavi cui si raccomandava stima e fedeltà verso i padroni (l. Timoteo 6, 1; n.43). Disponibilità caritativa che, in tempi successivi ed in occasione di pestilenze, nel soccorrere i contagiati, si spingerà fino a mettere in pericolo la propria vita, quale atto personale volto a rivivere la passione di Cristo. Così dai cristiani viene valorizzato il lavoro manuale che, ritenuto dai pagani una triste necessità che umilia l’uomo, veniva dedicato alla gloria di Dio. Con altrettanta fermezza venivano ripudiati le attività ludiche che mettevano in gioco la vita umana. Nello stesso tempo si continuavano a sbrigare i propri affari e ad adempiere gli obblighi verso lo Stato.

Tra i principi assunti dalle comunità vi era quello del matrimonio, ritenuto indissolubile, (55) ...
(55) Il matrimonio non era ancora divenuto un rito e le unioni erano sancite con una benedizione.
... criterio affermatosi fin dagli inizi con la motivazione che esso prefigura l’unione di Cristo con la Chiesa. Non erano pertanto permessi matrimoni con i pagani, portatori di diversi comportamenti ed il secondo matrimonio era considerato alla stregua di un adulterio. L’aborto era ritenuto omicidio, pur in un contesto in cui l’uomo era considerato tale solo dopo la nascita.

La riunione della comunità avveniva la domenica, giorno della resurrezione di Cristo (“il primo giorno della settimana eravamo radunati per spezzare il pane … “; Atti 20, 7) ed i rituali più importanti delle loro celebrazioni erano il battesimo, la celebrazione dell’eucarestia, la Pasqua cui si legavano i digiuni, risalenti alla tradizione giudaica ma significativi di una nuova realtà spirituale.
Il battesimo era proceduto da una iniziazione dottrinale preliminare ed avveniva per immersione in ”acqua viva” (Didaché 7, 1) e con l’imposizione delle mani. Rituali attraverso cui si realizzava rispettivamente la remissione dei peccati d’origine e si trasmetteva il dono dello Spirito Santo che indirizzava il credente sulla strada che porta al regno del Padre e lo introduceva in una vita nuova in cui si realizzava la salvezza operata dalla morte e resurrezione di Gesù.
L’eucarestia era l’atto rituale della memoria e della comunicazione della salvezza che veniva celebrata in ricordo dell’ultima cena in cui Gesù aveva preannunciato la sua passione ed invitato a ripetere il rito in memoria di Lui (I lettera ai Corinzi 11, 23-25). Si compiva in occasione di un pasto in comune e si rafforzava con la celebrazione comunitaria, nel giorno del Signore, la domenica (56) ...
(56) Non rappresenta più il giorno del riposo di Dio ma il giorno del Signore, nel ricordo della resurrezione.
... che prima si aggiunse al sabato quindi lo sostituì. Con l’eucarestia veniva celebrato il rito della trasformazione del pane e del vino (alimenti base dei popoli mediterranei) nel corpo e sangue del Cristo-Messia, che, distribuiti come cibo, mettono i fedeli in comunione col Signore e fra di loro. (57) ...
(57) Il rito trova riscontri in antiche pratiche animistiche in cui si riteneva che con gli alimenti si assimilassero le entità divine di cui si assumevano le energie che vi si sprigionavano.
... Il rito ha termine con l’invocazione “vieni o Signore” (maranathà) con cui la comunità attende il compimento finale (n.14) e con l’abbraccio della pace. Rito che, col tempo, verrà celebrato anche il mercoledì (giorno del tradimento di Giuda) ed il venerdì (giorno della crocefissione di Cristo).

La Pasqua che celebra la morte e resurrezione di Cristo, ha modificato il suo iniziale significato relativo al ricordo dell’uscita degli ebrei dall’Egitto ed, ancor più di quella della domenica, viene rivissuta la passione, morte e resurrezione di Cristo.


1.4 La persecuzione di fine secolo

Ancora prima della conclusione del I sec. il cattolicesimo si era diffuso nel bacino mediterraneo ed aveva conquistato Roma. I suoi aderenti, pur vivendo con distacco, prendevano posizione su qualsiasi problema scottante della vita cittadina ed incominciavano ad inserirsi nelle amministrazioni di tutti i grandi centri commerciali, nelle professioni e nella milizia e, se pur si erano procurate ostilità, non avevano ancora dissipato la tradizionale tolleranza delle autorità nei riguardi delle credenze religiose.

Sul finire del secolo (95 dC), l’imperatore Domiziano (81-96) (58) ...
(58) Domiziano, impreparato all’esercizio del potere, essendo precocemente succeduto alla scomparsa del fratello Tito quarantenne (n.25), interruppe il regime di tolleranza che aveva contraddistinto gli imperatori della famiglia Flavia (Vespasiano e Tito) che, a parte la repressione di una rivolta in Germania, si tradusse nella messa a morte del cugino, il console Flavio Clemente e di un suo collaboratore. Neppure la moglie si sentì sicura e forse partecipò ad una congiura che tolse di mezzo un tiranno delirante
... accentuò gli aspetti assolutistici del suo ruolo, alienandosi il favore dei ceti aristocratici di cui dovette contrastare le congiure. In tali occasioni utilizzò l’accusa di appartenenza alla fede cristiana (vita giudaica) per disfarsi prima di alcuni oppositori (uccisione del console Clemente ed esilio della moglie Domitilla) quindi per colpire la comunità dei cristiani, con una feroce repressione fatta di arbitri, processi inventati e condanne, dando prova di “efferata crudeltà: a Roma fece giustiziare senza giudizio una folla tutt’altro che piccola di nobili e persone ragguardevoli; condannò ingiustamente un gran numero di uomini illustri alla confisca dei beni ed all’esilio” (Lattanzio, De mortibus persecutorum, 3) . (59)
(59) Notizie analoghe vengono riportate da Svetonio (Vita di Domiziano 15, 1) (n.28) e da Eusebio di Cesarea (Storia Ecclesiastica III, IV) (n.26).

Benché, dopo l’uccisione di Domiziano, l’imperatore Nerva (96-98) abbia sospeso le accuse di “vita giudaica”, in tutto l’Impero romano si instaurò una condizione di vigilanza che, all’inizio del secolo successivo, fece sollevare il problema del comportamento delle autorità verso i cristiani.

FINE DEL PRIMO CAPITOLO

segue il capitolo secondo:

* Le persecuzioni e il riconoscimento del Cristianesimo >

seguirà
* L'affermazione del cristianesimo
* Le spiritualità * Cristianizzazione dell'Europa - ecc.

 


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